VIII CAPITOLO: Triste verità

Per qualche istante solo i sibili del vento, che aveva iniziato a gridare attraverso le aspre rocce, interruppero il silenzio che era sceso nella valle.

-Aphrodite, Ioria, pensate a Dauko! Sarò io a occuparmi di Shaka!-tuonò Mur e la sua figura atletica avvampò di dorati bagliori.

I due combattenti annuirono.

-Ioria, preparati! Forse so come fare!-esclamò la ragazza e il suo corpo, immediatamente, parve dissolversi in una nuvola policroma di petali di rosa.

-Aphrodite, non serve a nulla celare la tua presenza!-esclamò il custode della leggendaria armatura di Libra. Ma davvero la sua compagna era così sciocca?

D'un tratto una sensazione di stordimento possedette il suo corpo. Ma come era possibile? Di quale misteriosa malia la sua compagna si stava servendo?

-Prendi il colpo più potente della costellazione di Leo! Lightingh Plasma!-tuonò d'un tratto Ioria.

Una rete di raggi cosmici si chiuse attorno al corpo del custode delle leggendarie armi di Athena, che, stordito dall'attacco di Aphrodite, nulla potè fare per difendersi e rovinò malamente al suolo.

Intanto Mur e Shaka si fronteggiavano.

-Perchè non cedi Mur? E' questa la volontà di Athena!- tuonò il cavaliere di Virgo e le sue iridi brillarono di bagliori violetti, come lapislazzuli accarezzati dalla luce artificiale.

-Anche se te lo svelassi, non capiresti!-tagliò corto il custode della Prima Casa e il suo braccio si sollevò alto sul suo capo.

Decine di stelle, simili a globi dorati, iniziarono a volteggiare attorno al suo corpo, come un turbine di vento dorato. Era consapevole di quanto ampio fosse il cosmo del suo avversario, ma non avrebbe ceduto... La vita di Kiki era molto più importante...

Al santuario, intanto, Shura e Milo fronteggiavano fieri il Grande Sacerdote. Presto i loro colpi avrebbero trafitto quel demone, il cui volto serbava i lineamenti decisi di Saga... Non avrebbero mai accettato la morte di un bambino!

-Fermi!-esclamò una voce decisa.

I due si voltarono e videro avanzare, con passo calmo e deciso, Kanon.

-Perchè hai deciso di fermare le nostre mani? Sei per caso dalla sua parte?-esclamò il custode di Excalibur e la sua voce tremò di rabbia.

-No. Voglio affrontarlo io. Per quanto i vostri cosmi siano ardenti, nulla potete contro di lui. I vostri cuori sono troppo limpidi e non conoscete le trappole del male.-spiegò il custode dell'armatura di Gemini con voce calma e decisa e un'aura cosmica dai dorati bagliori palpitò attorno al suo corpo atletico.

I due giovani annuirono.

-Anche tu contro di me fratello?-esclamò Saga e una risata beffarda risuonò sulle labbra sottili.

Un globo di luce dorata si materializzò nella sua mano destra e, ben presto, sfrecciò contro il combattente di Gemini, che replicò con un'altra sfera di energia dorata.

I due attacchi si annullarono in uno scintillare di bagliori dorati.

Fulmineamente le gambe di Kanon scattarono contro il gemello e un potente calcio intriso di cosmo cercò di colpire alla testa il fratello, che si difese con un braccio.

-Hai commesso un errore ad esporti!-rise d'un tratto Saga.

Un brivido trafisse la schiena del suo avversario. Quello... Quello non era Saga... La sua voce non poteva essere così fredda e glaciale... I suoi occhi non erano così spenti! Cosa era successo a suo fratello?

Nella mano di Saga scintillò un'altra sfera energetica che impattò contro l'addome di Kanon, che fu allontanato di qualche metro.

-E tu sottovaluti il potere di un'armatura d'oro...-brontolò il cavaliere di Gemini rialzandosi, ma uno strano dolore lo schiantò al suolo.

-Come... Come è possibile?-sussurrò e la sua mano, istintivamente, artigliò il ventre in una stretta spasmodica. Nonostante l'armatura lo proteggesse, sentiva una terribile sofferenza lacerargli l'addome.

-Guardate! Il suo ventre sanguina!-esclamò sorpreso Camus di Acquarius. Nastriformi sentieri di sangue interrompevano la dorata perfezione dell'armatura di Gemini, morendo al suolo, come una piccola cascata... Ma come era possibile? Non ferite laceravano le dorate vestigia...

-Fermi! Non intervenite!-tuonò deciso colui che, tempo prima, aveva cercato di ingannare il sovrano degli azzurri abissi marini. Un fremito d'ira ardeva nei cuori, vibranti di generosità, dei suoi compagni, ma non poteva lasciare che intervenissero...

Una risata sinistra vibrò sulle labbra di Saga.

-Come pensi di battermi con quella ferita che lacera le tue carni? Sei debole Kanon, troppo debole per distruggermi!-esclamò e i suoi occhi di tanzanite brillarono di bagliori beffardi.

-E' debole chi è sicuro della propria forza.-replicò il custode della armatura dalle due facce con voce decisa, anche se tremante di sofferenza.

La tempesta di stelle scintillanti, con un rombare di tuono, si abbattè sul custode delle vestigia di Virgo, in un vorticare di dorate scintille.

-Stardust Revolution!- tuonò con voce decisa il cavaliere di Aries.

Qualche istante dopo l'esplosione cosmica si dissolse e, dinanzi all'allievo del possente Sion, si materializzò la figura atletica di Shaka, che brillava di possenti bagliori d'oro, come la statua di una antica divinità.

-Sempre possente è il tuo cosmo Mur... Ma saprà resistere al letale abbraccio della Volta di Minosse?-domandò retoricamente il giovane.

Un'espressione di disappunto contrasse i lineamenti del riparatore di armature in una smorfia. Presto il suo spirito si sarebbe disperso in uno dei Sei Mondi dell'Erebo, controllati dal suo compagno...

-Non cederò.-si disse risoluto. Doveva difendere il suo amato fratello! I possenti colpi del custode della Sesta Casa si sarebbero infranti contro la sua determinazione, come si dissolve un'onda distruttrice che si abbatte sullo scoglio nel tormento di una tempesta...

Intanto Dauko, nonostante le ferite che si aprivano sul suo corpo, si rialzò e di nuovo la sua aura cosmica fiammeggiò, sciogliendo sul suo viso un pallore irreale, quasi funereo.

-Basta! Basta con questa inutile lotta! Non ha senso!-scoppiò d'un tratto una voce decisa, anche se lacerata dalla sofferenza.

Gli sguardi dei guerrieri si posarono sulla esile figura di Kiki, che si era materializzato ai piedi dell'abitazione.

-Ma cosa dici?-domandò Mur sorpreso. Perchè le sua parole erano così calme e vibranti di tristezza? E per quale ragione nessuna espressione si disegnava sul suo visino dai lineamenti cesellati? Una calma inquietante, simile a quella di una statua che sfida i millenni, fiera della sua possanza, regnava sul suo volto...

Per qualche istante il silenzio soffocò nella sua morsa il gruppo dei guerrieri e il bambino.

Solo il vento faceva risuonare i suoi cupi lamenti tra le aspre gole che tagliavano le montagne, mescolandosi al lugubre verso dei rari uccelli che interrompevano, con la loro figura, lo splendore metallico del cielo.

Il bambino, lentamente, si volse verso il fratello.

-Grazie per quanto hai fatto per me. E grazie anche a te Ioria. E anche a te, Aphrodite, Ma non importa. Se Athena chiede la mia vita, una motivazione c'è. E io sono pronto a fare questo passo. Sono pronto a morire per la signora della giustizia.-