VI CAPITOLO: Dubbi e contraddizione
Rimase immobile a fissare le montagne, che si perdevano nel cielo, screziato da candide nuvole, che risplendevano di bagliori dorati.
Sospirò, cercando di trattenere le lacrime che si erano impigliate sulle lunghe ciglia. Perchè Athena chiedeva a lui questa terribile prova?
Rientrò nel palazzo e fissò con sguardo serio il fratello, che ancora dormiva, il viso dai lineamenti delicati abbandonato nella quiete del sonno. Non aveva conoscenza di quanto il Fato avesse deciso per lui... Non aveva avuto il coraggio di dirgli nulla... E come poteva? Come poteva dirgli che Athena, la dea che aveva onorato con devozione, rischiando di perdere la sua giovane vita, aveva richiesto il suo sangue...
Si privò del pettorale dell'armatura e si massaggiò il petto, cercando di sciogliere l'oppressione che stringeva il suo cuore in una devastante morsa d'acciaio. Sentiva un devastante conflitto tra il suo dovere di cavaliere d'oro, che gli imponeva di sacrificare qualsiasi cosa per la sua giusta signora, e il suo affetto per Kiki, che gli distruggeva l'anima...
-Forse... Forse davvero la mia è una battaglia tracotante... Chissà, magari tutto quello che sto facendo è sbagliato...- sussurrò e lasciò che alcune lacrime gocciassero dai suoi occhi, morendo sulle labbra, talmente livide da confondersi nel pallore dell'incarnato.
Rientrò a passi svelti nel palazzo. Kiki ancora riposava dolcemente, il petto che si abbassava e si alzava seguendo il regolare ritmo del respiro, quasi fosse uno strumento musicale, un lieve sorriso luminoso sulle piccole labbra.
-Chissà cosa starai sognando...- pensò il cavaliere di Aries accarezzandogli la fronte e, improvvisamente, la determinazione bruciò nel suo animo. Non poteva permettere che i sogni del suo amato fratellino fossero spezzati! Non doveva permettere che il suo sangue innocente macchiasse il freddo marmo del Grande Tempio! Il suo amato fratello doveva vivere! E lui lo avrebbe protetto sempre, anche a rischio della sua stessa vita!
-Non permetterò che il tuo sangue sia versato! Piccolo, io ti proteggerò dal male che vuole rapire la tua anima!- esclamò il cavaliere e un'aura cosmica dorata palpitò attorno alla sua figura atletica, facendola risplendere di dorati bagliori, come una stella che squarcia l'oscurità dell'universo, riempiendola di uno sfavillio sfolgorante.
-E noi... Noi siamo con te Mur...- mormorò una voce femminile vibrante di risolutezza.
Il guerriero di Aries si volse e, con suo stupore, riconobbe Ioria e Aphrodite e nei loro occhi vide bruciare la sua stessa determinazione. Non era solo... Anche loro avrebbero lottato per impedire che le ali di Kiki fossero spezzate da un Fato spietato e terribile...
-Grazie amici.- mormorò.
Intanto, al Grande Tempio, Milo e Shura si preparavano ad affrontare il Grande Sacerdote. Basta! Dovevano impedire che quel tributo di sangue fosse versato! E se questo avesse voluto dire affrontare il custode dei destini del santuario, ne avrebbero pagato il prezzo, qualunque esso fosse stato! Ma dovevano evitare che Kiki fosse ucciso!
Il giovane, che un tempo aveva indossato le potenti vestigia di Gemini, sorrise e fece risplendere il suo cosmo.
-Saga, riceverai ora il colpo più devastante dei guerieri di Scorpio! La cuspide scarlatta trafiggerà le tue membra e distruggerà la tua mente, facendola precipitare nell'abisso della follia!- tuonò Milo e il suo sguardo azzurro brillò d'ira.
E, subito, dietro la schiena del custode dell'ottava casa dello Zodiaco, comparve un gigantesco scorpione in posizione da combattimento, le stelle della costellazione che brillavano sul suo corpo di riflessi sanguigni, simili a gocce di corniola, e Antares, scintillante come un prezioso rubino di Birmania, sulla punta della coda, pronta a vibrare il colpo di grazia, dopo l'ansito furioso di una lotta senza respiro.
-Riceverai ora anche il taglio di Excalibur, la spada che Athena, signora della luce e della giustizia, donò al mio antenato nei tempi del mito! Essa distruggerà il filo della tua esistenza!- gridò il cavaliere di Capricorn con voce decisa e la sua voce risuonò nell'aria limpida.
-Non vi temo, cavalieri. Io so che Athena con me e che mi darà la forza di distruggervi.- gridò il giovane che, un tempo, aveva custodito la Terza Casa dello Zodiaco e un sorriso beffardo brillò sulle sue labbra sottili.
I guerrieri sentirono violenti brividi di terrore trafiggere i loro animi. Colui che si stava preparando a lottare contro Milo e Shura non poteva essere Saga... La sua personalità malvagia, bruciata da un devastante desiderio di potere, era scomparsa durante la dura e terribile battaglia delle Dodici Case, trafitta dalla luce dello scudo di Athena... E il suo essere puro, sincero, avrebbe urlato di disgusto dinanzi alla prospettiva di un simile tributo di sangue! Mai avrebbe accettato la morte di un bambino! Mai!
-E invece...- mormorò Camus. Invece imponeva che Kiki fosse sacrificato. Ma perchè? Quale demone aveva posseduto l'animo del custode del santuario, un tempo custode della potente armatura di Gemini? Quale desiderio si era impadronito del suo cuore con tale forza da fare sparire nel suo sguardo qualsiasi luce di umanità? Cosa era accaduto a colui che custodiva i destini del Grande Tempio e, quindi, dell'intera umanità? Si era alleato con le forze oscure oppure Athena davvero desiderava che il sangue del piccolo Kiki bagnasse i freddi marmi del Grande Tempio?
-Vi ringrazio molto, amici. E' bello sapere di non essere soli in questa lotta.- sussurrò Mur con un mesto sorriso.
Aphrodite gli posò una mano sulla spalla.
-Non potevamo lasciarti solo, cavaliere di Aries.- rispose la ragazza e lasciò scorrere uno sguardo colmo di tenerezza sul bambino, che riposava.
-Ho dovuto stordirlo per portarlo via... Non sono riuscito a dirgli la verità...- balbettò il giovane riparatore di armature.
-Nessuno ti condanna, Mur. Non sempre è facile essere fedeli al nudo vero in momenti come questo.- lo confortò Ioria e lo abbracciò dolcemente.
Il custode della Prima Casa non rispose e, per lunghi, eterni istanti, si abbandonò al confortante calore delle braccia del custode dell'armatura di Leo. Per qualche istante voleva evitare di sentire il lacerante dolore che lo stava devastando... Desiderava e bramava abbandonarsi e dimenticare la lotta che stava conducendo...
Poi, cortesemente, si scostò.
-Avremo tempo per ogni cosa, cavaliere di Leo. E' il momento di impedire a Shaka e Dauko di raggiungere questo palazzo. E dovremo farlo con qualsiasi mezzo.- mormorò il custode della Prima Casa con decisione e strinse il pugno con tanta forza da farlo sanguinare.
-Giusto. Sento i loro cosmi palpitare.- sussurrò la sacerdotessa di Pisces stringendosi istintivamente le spalle con le braccia, quasi cercando di trattenere un brivido.
-Ma come possiamo fare?- domandò Ioria.
Mur parve pensarci per qualche istante, poi un lampo squarciò la sua mente. Il sangue degli alchimisti gli permetteva di controllare gli spiriti che popolavano la desolata regione dello Jamir! Non era sicuro che avrebbe funzionato, tuttavia, pur di salvare il suo amato fratello, avrebbe percorso qualsiasi via...
Ben presto la sua aura cosmica scintillò di bagliori d'oro, facendo risplendre la sua figura atletica, quasi fosse una statua, costruito col nobile metallo, da molti popoili antichi considerato materiale per gli dei.
-Ombre di guerrieri che popolate queste vallate sorgete! Sorgete dall'oscurità degli abissi e distruggete i nemici che vogliono violare la pace del vostro sonno!- gridò alzando le braccia e le sue urla risuonarono come un immane ruggito nella valle dello Jamir.
D'improvviso Shaka e Dauko si bloccarono.
-Ma cosa sono?- si chiese il cavaliere di Virgo perplesso.
Dinanzi ai loro occhi si erano materializzati centinaia di evanescenti spiriti dalle umane sembianze, che vestivano diverse armature dai policromi riflessi.
Diverse ferite si aprivano sui loro corpi evanescenti e i loro sguardi erano vuoti, simili ad abissi di oscura tenebra che tutto risucchia nelle sue spire.
-Sono gli spiriti dei guerrieri che cercarono, in epoche diverse, di portare le loro armature dai leggendari alchimisti che qui si ritiravano per riparare le vestigia danneggiate e che, invece, trovarono la morte ad attenderli. Mur deve averli evocati per ostacolarci, ma non capisco come abbia fatto.- riflettè perplesso il custode della leggendaria armatura di Libra fissandoli senza alcun timore.
-Cosa ci importa? Sono evanescenti spiriti di cavalieri che, in vita, non riuscirono a superare gli ostacoli opposti da questa natura inclemente! Saranno nuovamente avvolti dalla tenebra dell'oblio- tuonò Shaka e la sua aura cosmica sfolgorò come una stella nel cielo notturno.
Lentamente, il guerriero aprì gli occhi, che risplendevano di pagliuzze d'oro, e assunse la posizione yoga del loto.
Ben presto, dietro la sua schiena, comparve l'immagine di un bocciolo di loto rosa, dai madreperlacei riflessi. che, lentamente, si dischiuse, rivelandosi nella sua bellezza.
Qualche istante dopo una potente energia luminosa sgorgò dal fiore e, lentamente, si abbattè sugli spiriti, che non poterono difendersi e ne furono travolti.
-Mi dispiace molto per loro. In fondo, non avevano colpe di quanto sta accadendo...- sussurrò Dauko di Libra con malinconia e le lacrime danzarono sulle sue ciglia, facendole rassomigliare a lucidi fili di seta nera.
-Sono un ostacolo per la nostra missione.- replicò con tono gelido Shaka e riprese il cammino, seguito dal custode delle Dodici Leggendarie Armi di Libra.
Il loro cammino continuava.