III CAPITOLO: Sogni destinati a infrangersi?

NdA: Vediamo come introdurre questo capitolo. Dunque, sarà un intermezzo in cui capiremo alcune reazioni dei personaggi.

Dolore lacerante sentiva in quel momento Mur. Athena... Athena voleva il sacrificio di suo fratello Kiki... Per la sua salvezza lei voleva il sangue di un bambino innocente, la cui unica colpa era quella di avere un animo limpido come acqua sorgiva, nel quale risplendevano gli aurei bagliori del cosmo di un cavaliere!

"No... No..." sussurrò prendendosi la testa tra le mani. Doveva fare qualcosa! Non poteva finire così! Doveva impedire una simile eventualità!

"Ma cosa posso fare?" si chiese. I suoi doveri di cavaliere d'oro gli imponevano di obbedire agli ordini di Saga, tuttavia sentiva che qualcosa glielo impediva! Non era solo l'affetto per il fratello, ma un sentimento ben più forte... La sua umanità si rifiutava di accettare che, in nome di un dio, si dovessero compiere atti così efferati, come sacrificare la vita diun bambino...

D'improvviso Kiki entrò, con in mano dei fiori rossi di zafferano, delle glantinie multicolori, delle orchidee e degli splendidi iris violetti.

"Cosa fai con quei fiori?" chiese incuriosito il giovane guerriero di Aries.

Un leggero rossore si sparse sul viso infantile del bambino e Mur sorrise dolcemente, sentendo però nel suo animo una grande angoscia. Athena chiedeva di spegnere questo... Per la sua salvezza...

"Non li ho rubati fratello, se è questo che credi!" esclamò d'un tratto Kiki con voce stranamente concitata.

"Non hai risposto alla mia domanda. Comunque non preoccuparti, so che non li hai rubati. Solo... Vorrei sapere per chi sono." sorrise ancora il giovane guerriero di Athena.

Dinanzi a quella domanda il bambino divenne ancora più rosso.

"Ecco... Sono per Aphrodite..." rispose con voce soffocata.

Gli occhi chiari del custode della Prima Casa brillarono di sorpresa.

"Per Aphrodite?" balbettò stupito.

"Sì. Mi piace molto fratello mio. Quando sarò grande e robusto come te, vorrei sposarla. Però, vorrei che lei avesse una prova di quello che sento per lei." concluse il bambino.

"Spero solo che le piacciano... In fondo, lei ha un giardino di fiori..." mormorò con voce triste.

La mano di Mur si posò leggera sui capelli di Kiki e li scompigliò.

"Non preoccuparti. Lei li accetterà di sicuro, perchè il tuo regalo è dato con il cuore. E i regali fatti col cuore sono quelli che valgono più delle più belle pietre preziose del mondo." sorrise dolcemente il cavaliere di Aries.

"Ne sei sicuro?" chiese il bimbo dubbioso.

"Certo. E ora vai." sorrise dolcemente il giovane.

Il bambino prese i suoi fiori e si allontanò.

Quando il cavaliere di Aries lo sentì lontanao, scoppiò a piangere disperato. Gemme di sentimenti erano nate nel suo cuore di fanciullo... Appena sarebbero sbocciate, fiori d'amore meravigliosi avrebbero ricoperto il cuore puro di Kiki...

"Forse non sbocceranno mai... Se non faccio qualcosa..." mormorò tra le lacrime. Doveva fermare assolutamente la mano di Saga! O quelle delicate gemme sarebbero morte! Kiki doveva vivere! Doveva conoscere la bellezza della vita!

D'improvviso sentì un tocco leggero alla porta.

"Avanti." mormorò con voce stanca.

Nella Prima Casa entrò Aldebaran, gigantesco custode della casa di Taurus.

"Mur... Tu hai pianto..." mormorò con voce bassa il gigante, definito, per la sua forza esplosiva "il Toro selvatico d'oro". Era la prima volta che vedeva gli occhi del custode della Prima Casa rossi di lacrime, ma si sarebbe stupito del contrario... Saga, con un ordine disumano, aveva condannato a morte il piccolo Kiki...

"Io... Io non posso fare quello che mi si domanda... Non è giusto... Non..." balbettò il cavaliere di Aries guardando il compagno negli occhi.

"Nessuno te lo chiede... A parte Shaka e forse Dauko..." obiettò Aldebaran.

"Non me lo chiedete voi, ma Athena sì! E non posso fare questo per lei! Non posso uccidere Kiki! Non posso spegnere il suo sorriso, il suo sguardo per lei! Non posso infrangere i suoi sogni di vita! Non è giusto! E' solo un bambino! Già gli ho sacrificato l'infanzia, non posso costringerlo a perdere la vita, scannato come un agnello!" gridò Mur tenendosi la testa tra le mani.

Il cavaliere di Taurus taceva. In realtà il dolore più vivo feriva il suo cuore generoso. Certo, per Athena avrebbero dovuto dare qualsiasi cosa, ma non la loro umanità! Non potevano distruggere i principi di umanità e di giustizia per i quali avevano tanto lottato! Non sarebbero stati peggio degli specter, che tanto condannavano!

"E poi... come si può uccidere un bambino che ha cominciato a vivere, a conoscere le luci e le ombre della vita?" si chiese tra sè e sè.

"Secondo me, hanno ragione Kanon e Ioria: è strano che Athena abbia richiesto un simile tributo al suo celebrante... E se fosse tutto un imbroglio?" azzardò con voce perplessa il giovane guerriero di Taurus.

"Ma cosa risolveremo?" domandò il cavaliere di Aries tenendosi la testa tra le mani.

"Non lo so... Ci vorrebbero delle prove, ma non le abbiamo... E il tempo per cercarle resta poco..." sussurrò Aldebaran con voce mesta.

Tacquero entrambi.

"Mur..." azzardò il custode della seconda casa.

"Sì?" chiese cortesemente il giovane guerriero di Aries.

"Kiki... Glielo hai detto? Insomma, sa a che prova terribile è stato destinato?" domandò il gigantesco custode della armatura d'oro di Taurus.

"No. Come posso dirgli che Athena vuole il suo sangue? Non ce la faccio amico mio... E' più forte di me. Non è giusto dirgli che i suoi sogni sono destinati a infrangersi... E per giunta per un decreto della divinità che, nonostante la sua giovane età, ha onorato con devozione, alle volte a rischio della sua stessa vita..." rispose con voce sottile il cavaliere della Prima Casa.

Un triste e sconsolato sorriso comparve sul viso del custode dell'armatura di Taurus. Già... Chi aveva dimenticato l'ndomito coraggio con cui il piccolo guerriero aveva sfidato i pericoli di Asgard e del regno degli Abissi pur di aiutare i cinque combattenti leggendari, che tante imprese avevano compiuto per Athena? E, come se non bastasse, non aveva esitato a offrirsi come scudo umano per salvare Seika, la sorella perduta del cavaliere di Pegasus... Perduta e mai più ritrovata...

"Si può dire che un grande merito delle vittorie dei cinque guardiani di Athena è dovuta all'instancabile lavoro di un bambino dal cuore puro e dai lineamenti di folletto... Eppure, chissà perchè, nessuno lo ricorda mai..." riflettè il cavaliere di Taurus.

D'improvviso il bambino comparve e saltò in braccio al fratello, che, colto di sorpresa, arretrò e cadde.
"Oh scusami... Volevo solo dirti che avevi ragione! Aphrodite ha gradito tantissimo i fiori che le ho portato! Anzi, mi ha detto una cosa splendida..." e qui gli occhi chiari di Kiki si fecero lucidi e brillarono come stelle su un cielo screziato dei colori del tramonto.

"Cosa ti ha detto, Romeo?" chiese Mur..

"Mi ha detto... Questi fiori sono più preziosi delle pietre preziose più belle, perchè sono dei frammenti di un cuore puro come il tuo... E un cuore puro è ben più prezioso delle gemme, che sono solo pietre che mandano la luce." mormorò Kiki arrossendo.

Un leggero sorriso, venato d'amarezza, sorse sulle labbra del cavaliere d'oro di Taurus.

"Cosa c'è da sorridere?" domandò Kiki, accorgendosi solo in quel momento della presenza del cavaliere di Taurus.

"Aphrodite ha descritto in pieno quello che sei..." rispose il cavaliere della seconda casa. La luce di una purezza adamantina brillava attraverso gli occhi chiari di Kiki... E Athena avrebbe voluto spegnerla... No, qualcosa di sicuro non andava... Non era possibile! Non aveva senso! Di sicuro era un imbroglio!

"Grazie... Vado di nuovo da Aphrodite. Mi ha detto che potevo restare da lei a prendere il thè? Posso fratellone?" domandò con imbarazzo il bambino.

"Certo." rispose Mur con un sorriso.

Il bimbo si allontanò. Nel suo portamento Mur vide un pallido riflesso della vitalità sincera che brillava come stella nel suo animo puro... Doveva spegnere quella luce? No....

Qualche istante dopo i due custodi delle armature d'oro rimasero da soli.

"Visto? La luce dei sogni brilla negli occhi del mio fratellino... E come posso spegnerla, anche se per Athena? Non è giusto distruggere i sogni... No..." balbettò Mur e di nuovo le lacrime di una angoscia infinita iniziarono a scivolare lente sulle sue guance di marmo, scavando solchi serpentinati.

Con un braccio Aldebaran gli cinse le spalle, curve come sotto un peso troppo grande, e, dolcemente, gli fece poggiare la testa sulla sua spalla gigantesca.

Silenziose le lacrime cominciarono a sgorgare dai visi dei cavalieri, come la pioggia discende dagli occhi di nuvola del cielo tempestoso sul mondo, per sommergerlo in un mare nero e farlo sparire.

p.s: ultima frase liberamente reinventata presa da un romanzo Mireille Caimell (prendete per buona la mia scrittura), ossia "le nozze di Eleonora"