II CAPITOLO: Ordine controverso

NdA: L'inizio di questo capitolo è un po' sconclusionato, ma avevo bisogno di una premessa

Ben presto l'alba di un nuovo giorno scese sul Grande Tempio di Grecia.

Un limpido sole gettò sulle Dodici Case i suoi mantelli d'oro e porpora, risvegliandole dolcemente dall'oblio notturno.

"Presto il mio risveglio sarà una realtà..." sorrise il giovane Grande Sacerdote. I suoi pensieri si proiettavano ardentemente al primo giorno dopo il plenilunio... Il sangue di Kiki presto avrebbe tinto di rossi nastri il Grande Tempio e solo allora la sua essenza demoniaca si sarebbe risvegliata...

Suonò un piccolo corno e, ben presto, dinanzi a lui comparve una giovane guardia, che si inchinò rispettosamente dinanzi a lui.

"Vado a farmi un bagno. Porta questo messaggio ai cavalieri d'oro. Tra un'ora li voglio nella sala delle Udienze." ordinò con tono cortese, seppur freddo.

Il giovane soldato annuì e si allontanò subito dopo.

Saga, con passo deciso, seppur lento, si diresse verso il suo bagno privato.

Un'ora dopo i dodici cavalieri d'oro, i più forti e valorosi tra i guerrieri della dea Athena, erano nella sala delle Udienze, seduti ad un tavolo di mogano rotondo con tredici sedie, sulle quali spiccava quella destinata al Grande Sacerdote, che rassomigliava più ad uno scranno.

Questa sala era di forma rettangolare ed era di dimensioni abbastanza ampie.

Un'ampio finestrone di cristallo di Boemia permetteva alla luce del sole di entrare e di illuminare gli affreschi che ornavano le pareti, che rappresentavano scene tratte dall'Iliade.

La maestria dell'artista si scorgeva nella possanza dei muscoli dei guerrieri e dei cavalli, resi con tale padronanza del chiaroscuro da sembrare di carne viva e sangue puro, nella torsione dei corpi dei combattenti e degli animali nelle scene più concitate di guerra, nei loro sguardi di fuoco mentre cercavano i loro nemici, nello scintillio metallico delle armi, che sembravano mandare lividi riflessi di morte ad un cielo metallico e limpido, nelle espressioni sofferenti dei morenti, contorte in disperati rantoli d'agonia e di sofferenza, che contrastavano con la calma spettrale delle espressioni dei corpi morti, che, tuttavia, erano travolti senza rispetto nella furia bruciante della battaglia, che, seppur fermata in quell'affresco, sembrava conoscere l'ardore di un movimento che sembrava non avere mai fine, alla ricerca della gloria e della morte.

"Cosa vorrà mai Saga?" si chiese Shura di Capricornus.

"Lo sapremo presto. Sta arrivando." rispose Milo di Scorpio.

Infatti il giovane Grande Sacerdote era entrato e, con gesti misurati e cortesi, si era seduto sul suo scranno.

"Cavalieri d'Oro, una nuova minaccia ci attende. La statua di Athena mi ha parlato." esordì colui che, un tempo, aveva custodito l'armatura di Gemini.

Tutti si guardarono. Una nuova minaccia? Un nuovo demone malvagio stava cercando di stendere i suoi artigli di morte sull'umanità?

"Si tratta per caso di Hades?" chiese Dohoko di Libra.

"No Dohoko. Non è il signore degli Inferi." rispose Saga.

"E allora chi è? E soprattutto, che vuole da noi?" domandò Micene di Sagitter.

"In cambio della vita di Athena, che lui tiene prigioniera?" chiese retoricamente il giovane Grande Sacerdote.

"Vuole sangue puro e innocente. Sarà placato solo quando sarà versato il sangue di un bambino nel cui animo risplendano gli aurei bagliori del cosmo di un cavaliere." decretò serio.

"Vorresti dire che..." balbettò Aldebaran. Non aveva il coraggio di terminare la frase... Era troppo sconvolto e pallido per parlare...

"Già. Vuole il sangue di Kiki." terminò con voce solenne il giovane.

Sentendo queste parole, Mur di Aries rimase immobile e incapace di parlare e, per qualche istante, parve agli altri cavalieri di vedere una statua di marmo. Kiki... Il suo amato fratellino doveva morire? Il suo sangue... il suo sangue doveva essere versato?

Per qualche istante tutti rimasero in silenzio, senza parlare. La loro dea richiedeva un tale, terribile tributo per la sua salvezza e per quella dell'umanità?

"Non è possibile! Athena non chiederebbe mai un simile tributo, neanche se stesse per soccombere dinanzi alle forze oscure! Non è una divinità assetata di sangue!" tuonò Ioria di Leo con voce decisa.

"Ioria ha ragione Saga. Come può una dea che non ha esitato, per amore degli uomini, ad andare contro divinità della potenza di Poseidone e Hades, volere il sangue di un bambino innocente, la cui unica colpa è quella di avere nell'animo i bagliori del cosmo di un cavaliere?" chiese Kanon puntando i suoi occhi di tanzanite in quelli simili del fratello. Perchè Saga, nell'annunciare una simile eventualità, era così freddo e pacato? Non era un comportamento naturale per lui...

"Non lo so... Forse vuole evitare altre guerre sanguinose a noi e all'umanità." osservò il Grande Sacerdote.

"Sì, ma non a prezzo della vita di un bambino!" proruppe Milo di Scorpio battendo il pugno contro il tavolo e saettando uno sguardo furibondo sui presenti.

"Sono d'accordo con Milo." si intromise Shura di Capricornus.

"Basta così! Athena ha richiesto a noi questo sacrificio e noi abbiamo il dovere di compierlo! Ricordate che siamo cavalieri che hanno votato la loro vita ad Athena! Anche se questo vuole dire mettere da parte i sentimenti personali!" si intromise Shaka di Virgo con voce calma e gelida.

"Ma siamo anche esseri umani! Non possiamo uccidere un bambino innocente! Non saremo peggio degli specter che tanto abbiamo condannato!" tuonò con voce decisa Aphrodite di Pisces.

"E poi, Shaka, non credo parleresti così se fosse coinvolta una persona a cui vuoi bene..." esclamò Mur con voce tremante di dolore e rabbia. Come poteva Shaka dire con tale, gelida voce, quelle parole? Come poteva, senza sentire un lacerante dolore nell'animo, vedere morire il suo amato fratello? E come poteva Athena, la sua giusta signora, chiedere per la sua salvezza un simile prezzo? Lei... Proprio lei, che per amore degli uomini non aveva esitato a sacrificarsi molte volte, per evitare che altri dei, bramosi di potere, stendessero i loro artigli rapaci sull'umanità...

"Io sono preoccupato per la salvezza di Athena. Per me è la cosa che dovrebbe contare per un cavaliere d'oro." replicò il cavaliere di Virgo con tono pacato.

"E non ti salta alla mente che la cosa sia strana?" domandò Camus con tono all'apparenza tranquillo. Anche lui, sebbene dal suo viso dai lineamenti regolari non trapelasse alcuna emozione, era turbato e nella sua mente turbinavano come venti di tempesta tante domande. La dea per la quale avevano lottato non poteva essere diventata così sanguinaria... Piuttosto che fare scorrere il sangue innocente di un fanciullo, avrebbe sacrificato la sua vita tante e tante volte...

"No Camus. Anche gli dei alle volte sono costretti a compiere dei sacrifici per evitare delle catastrofi." replicò pacatamente il custode della Sesta Casa.

"Ma non sacrificare un bambino! Il sangue innocente è una macchia che niente potrà lavare, nemmeno le più nobili motivazioni!" intervenne ancora Ioria.

"Athena non può... Non può chiedermi questo..." balbettò Mur quasi sul punto di piangere. La sua giusta signora non poteva chiedergli la morte del suo amato fratello... Non poteva chiedergli di vedere l'ombra della morte scendere sui lineamenti gentili di Kiki... Non poteva domandargli di recidere il filo della sua esistenza... No... No...

"Basta così! Athena per bocca mia domanda che sia compiuto un tale sacrificio e così deve essere! E questo è un ordine!" tuonò Saga fissando con uno sguardo sinistro i gold saint, che rimasero muti, meravigliati dalla durezza delle sue parole. Il suo sguardo mandava lampi metallici di durezza, che ghiacciarono i dodici combattenti d'oro. Mai Saga era stato così inflessibile... Pareva fosse tornato il demoniaco Arles, che, tanto tempo prima, aveva cercato di uccidere Athena, per imporre sul mondo una tirannia di ombre e dolore, bagnata di sangue e lacrime...

"Tornate alle vostre case! Il Chrysos Sinagein è terminato!" decretò con la stessa voce inflessibile, tagliente come la lama di una spada.

I guerrieri, silenziosamente, si allontanarono.