I CAPITOLO: Il rapimento di uno spirito

Dolcemente la notte era scesa sul Grande Tempio, avvolgendolo con il suo mantello dagli zaffirei splendori, intessuto di stelle. Quasi sembrava volesse cullare il sonno del Grande Tempio e dei cavalieri d'Oro, i più forti e coraggiosi alfieri di Athena, signora della giustizia, e dell'umanità contro le forze dell'oscurità, sempre pronte ad attaccare il mondo, per stringerlo nella morsa dei loro artigli di tenebra, macchiati del sangue di stragi antiche e moderne, con cui compiacevano la loro sfrenata ambizione.

Saga osservò tristemente il paesaggio che, maestoso, si distendeva dinanzi al suo sguardo. Niente interrompeva la pace che regnava sovrana... O almeno così sembrava...

Si portò una mano alla fronte, preoccupato. Da un po' di tempo percepiva strane vibrazioni, ma non sapeva spiegarsi la ragione di questo fenomeno. E, malgrado le preghiere che innalzava alla Dea Athena, non riusciva ad avere alcuna risposta alle domande che affollavano la sua mente. Che cosa stava succedendo? Che fosse il segnale di una nuova, terribile battaglia, che, ben presto, sarebbe scoppiata tra luce e oscurità?

"Ma che succede? Perchè sento queste vibrazioni? E perchè la dea Athena non mi da' alcuna risposta, nonostante le mie preghiere?" si chiese preoccupato, ravviandosi con un gesto nervoso la folta capigliatura, d'un colore blu talmente scuro da annegare nel nero più profondo.

Decise di recarsi dinanzi alla statua di Athena. Era sicuro che la chiave per capire tutto fosse lì. Forse doveva solo essere più sereno e concentrato...

La statua della dea era alta all'incirca dodici metri ed aveva braccia e viso in candido avorio, labbra in rame, che spiccavano per contrasto sull'incarnato pallido e occhi di zaffiro, che sembravano brillare di bagliori ultramarini, e lunghi capelli d'oro, che scendevano sulle sue spalle in armonioso disordine.

Sulla testa aveva un elmo d'oro, adorno al centro di una Sfinge, plasmata nell'oro con straordinario realismo, e ai lati di due grifoni, anche essi modellati con plastico vigore e straordinaria cura dei dettagli.

Indossava una lunga veste bianca, con morbidi drappeggi, con sul petto la testa di Medusa che, malgrado la morte, sembrava volesse trafiggere l'anima con lo sguardo, reso ancor più penetrante dalla pasta vitrea con cui era reso il cristallino, su cui spiccavano gli occhi di corniola, che mandavano bagliori sanguigni.

Nella mano sinistra aveva una lancia d'oro, i cui bagliori aurei si mischiavano con quelli argentei delle stelle, e nella destra uno scudo, sempre d'oro, sui cui si succedevano scene tratte dall'Ammazzonomachia e dalla Gigantomachia.

Il giovane, che un tempo aveva custodito la sacra armatura di Gemini, si inginocchiò dinanzi alla statua e iniziò a concentrarsi e ad espandere il suo cosmo, che rifulse nella notte di liquidi e tenui splendori dorati.

"Aiutami... Aiutami Saga..." Una voce d'improvviso il giovane percepì. Era flebile e lontana, come un canto perduto nell'immensità del cosmo, tuttavia riusciva a sentirla distintamente.

"Chi sei?" domandò il giovane. Sentiva un brivido trafiggere la sua pelle al suono di quel flebile sussurro, ma non sapeva spiegarsi la ragione di un simile fenomeno. Che fosse un inganno?

"Athena.. Un grave pericolo minaccia l'umanità..." rispose la voce e i brividi del giovane Grande Sacerdote si fecero più intensi. Come poteva essere? Di solito, quando era dinanzi alla statua di Athena, sentiva una estasi di fuoco e luce pervadere il suo corpo...

"Chi o cosa cerca di distruggere l'umanità?" mormorò Saga con cautela. I brividi che sentiva ora erano lame di gelo che trapassavano le sue carni... Era davvero la voce della sua giusta signora quella che sentiva?

"Il signore della distruzione vuole sangue puro per compiacere i suoi istinti demoniaci..." disse in un sussurro la voce e il giovane impallidì talmente tanto che, chiunque lo avesse visto in quel momento, avrebbe creduto si trattasse di una statua di marmo. Che cosa stava dicendo? E poi, perchè Athena si sottometteva ai voleri di un dio ben più malvagio di Hades?

"Che... Che cosa intende dire?" domandò.

"Vuole il sangue puro dal cuore di un bambino, nel cui animo risplendano i bagliori lucenti del cosmo di un cavaliere."

La risposta ghiacciò Saga, che sentì le gambe, di solito salde, mancargli e crollò al suolo. Quest'essere voleva il sangue di Kiki, il fratello di Mur, cavaliere di Aries! E Athena accettava un simile compromesso! Lei, che aveva rischiato più volte la morte pur di evitare che altri dei, bramosi di potere, stendessero i loro artigli di tenebra e sangue sull'umanità! Ora lei voleva la morte di un fanciullo! No, non poteva essere! C'era qualcosa di incomprensibile, di oscuro!

"Non posso farlo. Non ho intenzione di sacrificare la mia umanità e poi tu non sei Athena. Lei non avrebbe mai chiesto al suo celebrante una prova così terribile! Athena non è una dea che uccide i fanciulli!" tuonò con voce decisa il giovane ed espanse il suo cosmo, che rifulse luminoso come una stella, pronto a combattere.

"Povero sciocco... Per quanto sia ampio il tuo potere, nulla può contro il signore della distruzione... Prigione degli spiriti!" tuonò la voce, non più lieve come il canto di un flauto, ma cupa e oscura come il suono di un corno, e alcuni lampi di luce nera squarciarono il cielo e trafissero il petto del giovane, che lanciò alte strida di dolore.

Dopo poco si accasciò al suolo, svenuto, senza tuttavia alcun apparente danno.

Qualche minuto dopo, tuttavia, si riprese, ma, chiunque l'avesse osservato negli occhi, avrebbe notato nel suo sguardo una inquietante freddezza. I suoi occhi, di solito caldi e limpidi, ora erano due pezzi di tanzanite dalla fredda e glaciale bellezza.

"Il primo passo del mio piano è compiuto... Mi attende ora il risveglio..." disse con un beffardo sorriso il giovane e rientrò nella casa, attendendo l'alba.