Prologo
Notte di luna.
Notte di stelle splendenti.
Una figura ammantata di nero osserva da sopra una grande nuvola color porpora, che emana lampi dal colore nero come la pece, i grandi edifici che si pongono dinanzi a se.
I templi divini: Hermes, Efesto, Dioniso, Afrodite, Eolo, Artemide, Nettuno, Athena, Ares, Hades, Apollo, Hera, Zeus.
Le grandi divinità Olimpiche, le più potenti a capo delle divinità minori. Lui padre di tutti gli Dei e nonno di altri Dei minori osservava i grandi templi sorti dinanzi a se.
Mi vendicherò, figli miei, sappiate che mi vendicherò come meglio so fare.
Detto ciò la figura svanì in un lampo d’oro.
Nel frattempo l’inquadratura attraversa i vari templi per poi giungere all’ultimo, il più grande e maestoso fra tutti gli altri. Il tempio di Zeus.
Una figura seduta sul trono di pietra, imponente e gigante fra tutte le altre opere di pietra e non presenti nel tempio, osservava con rabbia e timore il vuoto dinanzi a se, gli occhi azzurri e penetranti come zaffiri che riflettevano come specchio anche riflessi color smeraldo, la folta barba argentata colorata da qualche sfumatura d’oro platinata ed i capelli rossi come fuoco misti al castano grigiastro della terra che scendevano fino alle spalle.
Zeus signore dei cieli era in pieno contatto telepatico con una persona a lui cara, nata dal suo stesso corpo e potente in ogni sua reincarnazione quanto testarda e determinata, ma è ciò che gli aveva permesso di amarla di più al di sopra di ogni altra sua creatura.
Athena, figlia mia io ti convoco.
In quel momento una piccola nube di fumo misto di oro e violetto che emanava un senso di pace e giustizia apparve nella stanza, la nube iniziò a girare nel tempio dinanzi al grande Zeus che prese a parlare prima che questa nube potesse proferir parola.
Figlia mia, ti ho convocato in mia presenza in questa tarda ora della luna e presto prima ora del sole poiché una grande minaccia sta per scatenarsi sulla terra. Mio padre Cronos si è liberato dalla sua prigione infernale che noi chiamiamo Tartaro ed ora vuole vendicarsi su di noi colpendo prima ciò che ci è più caro: il genere umano che tu ci hai ricordato perché lo avevamo creato e che abbiamo imparato ad amare nuovamente.
Il tuo compito è quindi quello di sceglierti un corpo mortale e risvegliare coloro che ti erano cari per poter combattere al meglio la tua nuova guerra.
In quel momento una calma piatta invase la stanza mentre la nube prese ad assumere sembianze indefinite di una fanciulla armata di scettro e scudo. E fu allora che una voce maestosa e dolce si manifestò severa nella stanza. La voce di Athena.
Come il mio sommo padre desidera. Ti ringrazio se mi permetti di tornare sulla terra e che tu possa liberare i cavalieri d’oro, loro fra tutti saranno degni di riportare alla gloria il titolo di salvatori della giustizia e protettori degli uomini.
Senza aspettare parola, la nube svanì nel nulla mentre Zeus preoccupato continuava comunque a temere qualcosa di brutto per poi però espandere un candito cosmo dalle sfumature dagli infiniti colori.
In quel momento, al centro del lago che si trovava a pochi metri dal Santuario di Athena, una grande statua di ambra composta da corpi si illuminò di una luce accecante, in seguito quando questa svanì, al posto della grande statua non vi era nulla.