CAPITOLO SETTIMO: PRIMO INTERLUDIO.

FUOCO

Estratto dalle Cronache di Avalon.

Tempo: duecentocinquantaquattro anni prima del Secondo Avvento.

Spazio: Biblioteca di Alessandria.

"Sono lieto che siate potuti intervenire. La situazione è drammatica!" –Esordì Galen, andando incontro ai suoi ospiti.

"Con il pessimismo non si risolvono i problemi. Con l’azione diretta, invece, sì." –Chiarì Andrei, entrando a passo svelto nella struttura celata tra le sabbie del grande deserto africano.

"Trattieni la tua furia, Andrei. È opportuno conoscere il nostro nemico prima di agire e sono certo che Galen disponga di tutte le informazioni necessarie per garantire un intervento discreto e efficace!" –Lo redarguì Alexer, seguendo il fratello nei corridoi rischiarati da decine di torce, fino a ritrovarsi in un’ampia sala centrale, dal soffitto alto e realizzato in vetro, che gli permise di individuare subito la luna sopra di loro. Pallida, come se stesse condividendo le loro stesse ansie.

È davvero così? Si chiese l’Arconte Azzurro, prima che un servitore lo raggiungesse, aiutandolo a togliersi la pelliccia, poco adatta al clima mite egiziano. Recuperato anche il mantello di Andrei, l’uomo scambiò due parole con Galen, fece un inchino e si congedò, lasciando i tre da soli. O, quantomeno, così credettero i due fratelli.

"Ecco, lasciate che vi mostri la dislocazione degli schieramenti!" –Commentò l’ospite, aprendo su un tavolo un’ampia mappa del pianeta. A giudicare dalla carta ingiallita, ai bordi quasi consunta, Andrei ritenne che avesse almeno qualche secolo. O forse l’aveva dipinta lo stesso Galen quando ancora girovagava per il mondo, incuriosito dalle sue meraviglie, prima di rinchiudersi in un volontario esilio? –"Questa è l’ubicazione del complesso templare di Uuc Yabnal, nel nord della penisola che i conquistadores chiamarono Yucatàn."

"Umpf, i conquistadores? Gli scagnozzi di Anhar, vorrai dire." –Bofonchiò Andrei, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Alexer. Fingendo di non aver udito, Galen continuò.

"Sappiamo che Anhar ha conquistato la Chiocciola e il tempio del Dio della Pioggia, Chaac, sconfiggendolo, o peggio, e adesso il suo esercito sta assediando la piramide di Kukulkan, ove il Dio si è asserragliato, inviando un accorato appello a tutte le potenze del mondo."

"Ma nessuno, immagino, ha risposto. Non è così?" –Sbuffò Andrei. –"Non fraintendermi, Galen, io sono sempre pronto per menar le mani con quella carogna di mio fratello ma vorrei che, ogni tanto, anche le altre Divinità muovessero il culo. E non guardarmi con quello sguardo torvo, Alex, tu per primo dovresti capire le mie parole. Da quanti secoli ormai tieni d’occhio quello scoglio tra i ghiacci, sperando che un giorno Odino scenda dal suo bel regno oltre le nuvole e venga a visitare il Recinto di Mezzo? E tu, Galen? Hai mai incontrato Amon Ra, il signore di queste terre che, secoli addietro (quanti ormai? Scommetto che li hai dimenticati!), ti concesse di insediarti qua? No, vero? La verità, che nessuno vuole ammettere, è che delle sorti di questo mondo non frega niente a nessuno, nemmeno agli uomini che lo abitano, sempre a scannarsi tra di loro per qualche futile motivo. Ricchezze, religione o potere. Non c’è da meravigliarsi che gli Dei lo abbiano abbandonato. Forse dovremmo fare lo stesso anche noi? Lasciare che Anhar ottenga quello che voglia, che distrugga questa Terra e dia inizio a un nuovo ciclo."

"Stolto!" –Lo schiaffeggiò Galen, prima di ritirare la mano tremante, sconvolto, più dei due fratelli, per quell’atto di violenza commesso. –"Ti chiedo perdono, Arconte Rosso, ma noi… non abbiamo combattuto per questo. Per arrenderci."

"Perdono? E che dovrei perdonarti?" –Esclamò Andrei, prima di scoppiare a ridere. –"Dovresti farlo più spesso e magari insegnare anche al nostro serioso fratello a sbottonarsi un po’. A proposito dov’è Avalon? Come mai non è presente al concilio? Da Asterios non mi aspetto niente, lui ormai vive fuori dal mondo. Letteralmente. Ma l’assenza dell’Arconte Supremo è sospetta."

"Vostro fratello ha molte cose di cui occuparsi, Angelo di Fuoco!" –Parlò allora una voce proveniente da un angolo in ombra del salone, costringendo Andrei e Alexer a voltarsi e a trovarsi di fronte un vecchio alto e snello che avanzava a passo lento verso di loro. –"Dalla Guerra di Britannia non ha più abbandonato l’Isola Sacra, perciò ha invitato me a rappresentarlo. Ma non temere, di certo ci sta guardando in questo momento, come osserva tutti gli eventi del mondo nelle acque del Pozzo Sacro. E terrà in considerazione le tue… osservazioni."

"Primo Saggio, quale onore!" –Esclamò l’Angelo Azzurro, chinando il capo, prima che Tegel gli facesse cenno di rialzarsi.

"Già, un grande onore. Adesso che siamo tutti riuniti, come un’allegra famiglia felice, possiamo prendere una decisione? O dovremo aspettare che altri muoiano a causa del nostro immobilismo?" –Si infervorò Andrei.

"Hai qualcosa da obiettare, Angelo di Fuoco?"

"Ho molto da obiettare! Se mi aveste lasciato agire, a suo tempo, avrei impedito ai conquistadores di conquistare Cuzco. Mi sarebbe bastato poggiare il culo su una delle cime della Sierra e far piovere una pioggia di fuoco su di loro, ma no. Avalon ha detto di no e tutti noi dobbiamo obbedire!"

"Quello che Andrei vuole dire…" –Intervenne Alexer, con tono conciliatorio.

"E che sa dire benissimo da solo, è che sto per andarmene a Uuc Yabnal o Chichén Itzá, che dir si voglia, quale che sia la vostra, e quella di Avalon, opinione!"

"Allora siamo tutti concordi!" –Esclamò il Primo Saggio, sorprendendo lo stesso Andrei. –"Avrai il comando della missione, Angelo di Fuoco. Qualunque cosa ti serva, devi solo chiedere. Sono certo che Kukulkan e i suoi sacerdoti ti accoglieranno con i giusti onori!"

Andrei rimase un attimo stordito, dalla facilità con cui aveva ottenuto l’assenso, chiedendosi se non vi fosse qualche tranello nascosto. Ma poi scosse la testa, eccitato all’idea di scendere sul campo.

"Parto!" –Disse soltanto, avviandosi verso l’uscita della biblioteca, solo per voltarsi dopo pochi passi. –"Non vieni?"

"Se tu non avessi monopolizzato il concilio con irrequiete farneticazioni, ti avrei informato che ho questioni importanti di cui occuparmi a nord. Bestie immonde e streghe sono tornate a popolare la Foresta di Ferro, i miei esploratori sono inquieti e voci (che ho ragione di ritenere fondate) riferiscono di un complotto in atto per destituire l’attuale Celebrante di Odino e porre sul trono di Midgard un regnante noto per le sue politiche belligeranti." –Chiarì Alexer.

"Un membro del casato dei Megres, suppongo." –Disse il Primo Saggio, strusciandosi la lunga barba. –"Se ciò accadesse, e se ci fosse l’ombra dell’Ingannatore dietro tutti questi eventi, potremmo perdere un importante alleato in vista dell’Ultima Guerra. È tuo dovere assicurarti che il complotto non vada a buon fine. Midgard deve restare regno di uomini, non l’avamposto da cui attaccare Asgard il giorno di Ragnarok!"

"Ho capito ben poco, ma arguisco che non verrai con me. Neanche stavolta!" –Commentò Andrei, voltandosi e allontanandosi, incurante dei richiami del fratello. Non fece caso neppure al servitore che lo inseguiva porgendogli la mantella e quasi rischiando di essere incendiato dall’improvviso accendersi del suo cosmo. Vi fu un lampo di luce rossastra e poi l’Arconte di Fuoco già sfrecciava lontano, oltre il deserto e l’oceano.

"Primo Saggio, vogliate scusarlo. Conoscete Andrei, la schiettezza è nella sua natura!" –Esclamò Alexer, cui Tegel rispose scuotendo la mano davanti al viso.

"Una dote che sempre apprezzo. Purché non diventi fretta e scelleratezza. Non che abbia tutti i torti, ma siamo garanti dell’equilibrio, sebbene questo ruolo, a volte, possa andare stretto."

Galen, seduto al tavolo, annuì, intingendo la piuma nell’inchiostro e iniziando a trascrivere il resoconto di quel fugace incontro.

***

Fu con una cascata di fuoco che Andrei apparve di fronte al tempio di Kukulkan.

Atterò su una piattaforma rialzata da cui, guardando a destra, poteva ammirare la piramide dedicata al Serpente Piumato, sui cui gradoni i fedelissimi del Dio stavano combattendo, mentre a sinistra intravedeva le colonne perimetrali del Tempio dei Guerrieri. Quantomeno quelle che la furia degli invasori non aveva ancora abbattuto.

Ovunque, nella piana erbosa che si apriva nel cuore del complesso templare, uomini combattevano contro bizzarre creature che non riuscì subito a definire, armi calavano e sprazzi di cosmo e sangue rischiaravano quello che poteva essere l’ultimo tramonto di Uuc Yabnal. Un nome che gli uomini non sarebbero mai riusciti a tradurre correttamente ma che Andrei ben sapeva cosa significasse.

La casa dei Sette Grandi.

Una casa che era stata violata.

Fu mentre prendeva la decisione di avviarsi in quella direzione che notò un’ombra volteggiare su di lui. Quasi non l’aveva udita avvicinarsi, tanto silenzioso era il battito delle sue ali nere, al punto che, fosse stata notte fonda, avrebbe potuto persino assalirlo. Invece, adesso, riuscì a scansarsi in tempo per evitare l’affondo di artigli rossicci che gli passarono a un soffio dalla gola e, prima che il letale avversario potesse ritirare il braccio, Andrei glielo afferrò.

"Chi sei?" –Esclamò, fissandone il volto esangue, senza riuscire a trattenere un moto di disgusto.

Era una donna, o così gli apparve quella figura snella, quasi rachitica, rivestita da una corazza vischiosa che aderiva perfettamente al suo corpo, ornata da larghe ali scure simili a quelle dei pipistrelli. Ed in effetti, a guardarla meglio, al chiarore del cosmo che Andrei fece avvampare, anche il suo viso non sembrava molto umano, con quelle orecchia sottili e a punta e quei… canini aguzzi?

Prima ancora di ottenere risposta, Andrei dovette scansare la testa, che già la figura femminea allungò la bocca verso di lui, digrignando i denti quasi volesse azzannarlo. E si dimenò, scalciando e agitando il braccio libero, aiutandosi con le ali che non smisero un attimo di sbattere.

"E finiscila!" –Disse l’Angelo di Fuoco, liberando una vampa incandescente che ustionò l’arto prigioniero, distruggendo la protezione e rivelando l’esile osso al di sotto. Ma anziché piegarla per il dolore, quel gesto la eccitò ancora di più.

La donna-pipistrello si diede una spinta verso l’alto, sollevando le gambe e sgusciando sotto la presa di Andrei, fino a chiuderle attorno al suo collo. Sorpreso dalla sua destrezza, e sentendosi soffocare, l’Arconte Rosso dovette lasciare la presa, mentre la sua avversaria si lasciava cadere in avanti, facendo una capriola e trascinandolo con sé e gettandolo a terra, nell’erba macchiata dal sangue dei seguaci di Kukulkan.

"Ora mi hai fatto infuriare, donna!" –Esclamò Andrei, rimettendosi prontamente in piedi, con il cosmo amaranto che scintillava attorno a sé.

"Non sono una donna. Non più, adesso che ho abbracciato l’onnipotenza!" –Sibilò lei, aprendo le braccia di lato e allungando le unghie delle mani. –"Il mio nome è Camazotz e sono il Pipistrello della Morte! Della tua morte, Andrei di Isla del Sol!"

"Mi conosci? Dovrei sentirmi onorato?"

"Tutt’altro, perché non sarà una morte veloce la tua. No, ti sevizierò, aprendo quel bel corpo atletico che ti ritrovi, avendo cura di non ucciderti subito. Voglio gustarmelo il tuo sangue. Huay Chivo dice che è molto buono, il migliore che potrei bere. Il sangue degli antichi. Sei davvero così vecchio? Più di Kukulkan?"

"Ci siamo appena conosciuti e già mi chiedi l’età. Piuttosto scortese da parte tua. E dimmi, questo Huay Chivo che ti ha parlato di me, è per caso una carogna infame con gli occhi neri che, quando si adira, lanciano fiamme?"

"Non deridere il sommo sacerdote! Egli mi ha reso quello che sono!" –Avvampò Camazotz, scattando avanti. Evitò un paio di sfere di fuoco che Andrei le diresse contro, servendosi delle ali per portarsi sopra di lui, e poi calò il braccio, rivelando un pugnale dalla lunga lama, che ancora grondava il sangue delle precedenti vittime.

"Non così in fretta!" –Esclamò Andrei, afferrandole il polso e impedendo all’arma di raggiungerlo. Fece per torcerglielo quando si accorse che la lama si stava allungando, quel tanto che bastò per piantarsi nel suo collo e abbeverarsi del suo sangue.

Fu una ferita leggera ma fastidiosa, che fece barcollare l’Arconte Rosso, e Camazotz ne approfittò per roteare su se stessa e colpirlo al petto con un calcio, gettandolo di nuovo a terra. Soddisfatta, la donna-pipistrello leccò la punta del coltello, godendo del sapore acre del sangue di Andrei, a sentir lei delizioso. Subito la ferita al braccio si rimarginò, le ustioni scomparvero e anche la corazza si riparò, tornando a rivestirla interamente.

"Una Divinità vampiro!" –Notò l’Angelo di Fuoco, rimettendosi in piedi, una mano premuta sulla ferita. –"Gli esperimenti di Anhar scivolano sempre più nel macabro!" –Per un attimo gli sembrò di vedere doppio, poi sfumato, infine credette che la terra tremasse sotto i suoi piedi, prima di capire di essere stato avvelenato.

"Oh no, nessun veleno. Non potrei mai rovinare quel corpo perfetto. Dormirai solo un pochino e quando ti sveglierai… beh, potresti non svegliarti affatto, in verità! Ih ih ih!" –Esclamò Camazotz, scattando di nuovo avanti.

In quel momento una violenta esplosione fece voltare entrambi verso la piramide di Kukulkan, il cui tempio sulla sommità saltò in aria in un’esplosione di pietre e fumo. Anhar, a quanto pareva, aveva deciso di non risparmiarsi.

Fu quel pensiero, assieme all’immagine di centinaia di morti, forse migliaia, che quel bastardo si sarebbe lasciato alle spalle, a farlo reagire, proprio mentre la lama di Camazotz puntava alla sua gola. Si scansò, lasciando che la Dea gli scivolasse davanti, travolta dalla sua stessa carica, e poi la afferrò da dietro, chiudendole le braccia con le proprie, in un ferreo abbraccio.

"Stupido. La viscosità della mia corazza mi permetterà di liberarmi!" –Si agitò subito lei, strusciandosi per uscire dal basso, ma bastò che Andrei espandesse il proprio cosmo per fermarla. E farla preoccupare.

"Lo so bene. Ma tu sai cosa succede alla torba quando vi si avvicina una fiamma?" –Disse il Signore del Fuoco, prima di liberare tutto il suo potere.

Camazotz non riuscì neppure a urlare, divorata da una vampata che incenerì corazza e corpo, lasciando Andrei ad abbracciare un mucchio di ossa carbonizzate. Solo il pugnale si salvò, cadendo e conficcandosi nel terreno. L’Arconte Rosso lo sollevò, carezzandone la lama e chiedendosi cosa avrebbe provato nel nutrirsi del sangue di un altro Angelo, molto più oscuro.

***

"Portami alle tombe!" –Tuonò lo stregone, avvolto in sontuosi abiti cerimoniali neri.

"Ma io… non so… non saprei dove…" –Balbettò il sacerdote in ginocchio di fronte a lui.

"Tut tut…" –Lo stregone agitò l’indice, spostando lo sguardo sulle figure che lo accompagnavano e che, a quel gesto, subito si lanciarono sull’uomo, azzannandone la carne e sventrandolo, tra gli strepiti che presto sfumarono d’intensità. –"Il prossimo!" –E si avvicinò al successivo sacerdote, dal viso più giovane, e forse più inesperto, sebbene egli per primo sapesse che le apparenze a volte potevano ingannare. –"Spero che tu sarai più accondiscendente. Per la tua salvezza, lo dico, ovviamente!"

"Perché fate questo?"

"Non hai sentito? Voglio le tombe dei Grandi!"

"Non è quel che vi ho chiesto!" –Esclamò il celebrante di Kukulkan, dal viso pesto e logoro, faticando nel rimettersi in piedi, mentre attorno a lui si radunavano le mostruose creature che avevano sventrato gli altri officianti, pronte a sbranarlo a un cenno del loro padrone. –"Perché avete attaccato il Tempio sacro del Serpente Piumato, scatenando questo bagno di sangue?"

"Oh, a quello ti riferivi? La risposta è semplice, perché vedi, sfrontato ragazzino, io sono un servitore del caos e a nient’altro anelo se non a sprofondare questo pianeta in una guerra senza fine. Non che debba sforzarmi molto, grazie alla ben poca sagacia degli esseri umani, ma a volte è necessario dare una dimostrazione di potere!"

"A chi dovete darla? A noi? Siamo un popolo pacifico, gli ultimi discendenti dei Maya e degli Aztechi. Non meritiamo questo!"

"Imparerai a tue spese che nessuno merita la propria rovina!" –Commentò lo stregone, quasi stesse parlando con se stesso. –"Io prima degli altri! E ora portami alla cripta o chiuderò quel che rimane del tuo ridicolo popolo in questo vetusto tempio e vi brucerò vivi tutti quanti! A Cuzco ho fatto così, sai? Prima ho bruciato i bambini, poi le madri in lacrime, infine i padri. È stato divertente, oh sì! Ah ah ah!"

"Che mostruosità…"

"Sono Huay Chivo, potrei essere diverso?" –Sghignazzò lo stregone, prima di fare un cenno alle creature.

"Huay Chivo? Presuntuoso come sempre, caro fratello!" –Esclamò una voce, risuonando per i corridoi della piramide. –"A Cuzco ti spacciasti per Villac Umo, il Sacerdote Supremo, spingendo il Qhapaq Inca ad accogliere i conquistadores, anziché a difendersi. In Africa ti hanno visto cavalcare un mamba nero, fomentando disordini tra tribù un tempo amiche. Cosa sceglierai di essere, un giorno? Il consigliere di un Dio? O forse un Dio stesso?"

"Io sono un Dio. Consapevole delle mie infinite possibilità." –Sibilò colui che si faceva chiamare Huay Chivo. –"A differenza dei miei fratelli che hanno rifiutato il loro lato divino. Tu invece cosa sei, Andrei? Il burattino di Avalon o il soldato da sacrificare in guerra, mentre egli complotta e attende riparato dalle sue nebbie?"

"Nessuno dei due!" –Disse Andrei, apparendo infine nel cuore del tempio, avvolto in una torma di fiamme rossastre. –"Io sono il Signore del Fuoco e, come tale, ardo!"

Prima ancora che finisse di parlare, sinuose vampe incandescenti si allungarono lungo il pavimento di pietra, dirette verso la mostruosa schiera che accompagnava Anhar. Sembravano piccoli orsi, con una cresta di aculei che dalla coda saliva lungo la schiena, fino a sormontare il cranio, la cui pelle pareva quella di un ramarro. Ma non erano orsi, soltanto Chupacabra.

"Uccidetelo, vermi!" –Ringhiò Anhar, scatenando le immonde creature contro il fratello, che non ebbe alcun problema a incenerirle tutte, saturando l’aria dell’edificio di un nauseabondo odore di carne bruciata. –"Sembra che, per ottenere qualcosa, debba occuparmene io. Vedi, ragazzo?" –Aggiunse, strattonando il sacerdote e portandoselo davanti al petto. –"Impari oggi una grande lezione. Mai fidarsi di nessuno, se non vuoi rimanere deluso."

"Oh povero piccolo Anhar. I tuoi fratelli ti hanno deluso? Forse avrebbero dovuto ucciderti quando ancora ti avevano sott’occhio, anziché lasciarti libero di portare caos e morte nel mondo. Se vuoi saperlo, da questo punto di vista, Avalon ha deluso anche me! Io ti avrei ammazzato subito anziché riporre speranza in un tuo futuro pentimento!"

"Abbiamo più cose in comune ti quanto tu creda, Andrei! Come me, anche tu sei un guerriero. Anche tu rifuggi l’anacronistica immobilità a cui il Gran Tessitore ti ha consegnato. Anche tu aneli a qualcosa di più che fare da balia a un’umanità corrotta che non ha imparato, e mai imparerà, dai propri errori. Se comprendi le mie parole, unisciti a me. Insieme troveremo i Talismani e li useremo per instaurare un nuovo ordine, dimostrando ad Avalon quanto si è sbagliato!"

"Sembra un bel progetto!" –Commentò Andrei, avanzando di qualche passo, mentre Anhar arretrava fino a ritrovarsi schiena al muro, il collo del sacerdote ancora stretto nella sua mano sinistra. –"Ho solo una domanda: dopo che ti avrei aiutato a riunire i Talismani, esattamente… come mi uccideresti? I tuoi metodi sono sempre brutali e sono certo che, per me, imbastiresti una cerimonia spettacolare, non è così, fratello?"

"La tua diffidenza mi ferisce!"

"Tanto quanto il tuo tradimento? Ne dubito! Lascia quel ragazzo e combatti con me!"

"Oppure potrei sgozzarlo davanti ai tuoi occhi, sull’altare dove ho immolato Kukulkan! Una Divinità a forma di Serpente Piumato, ridicola nevvero?" –E, nel parlare, indicò un lato del tempio, dove, su un’ara di pietra, giaceva scomposta una sagoma per metà umana, per metà animale.

"Sei un abominio!" –Ringhiò Andrei, mentre Anhar, approfittando di quel momento, aveva sfoderato una lunga spada dalla lama infuocata, sollevandola sopra la testa.

"E tu uno sciocco sentimentale!" –E fece per calarla sul sacerdote, ma Andrei fu lesto a scagliargli il coltello contro, infilzando il polso e bloccandolo al muro. –"Aaargh!!!" –Gridò Anhar, perdendo la presa sulla spada, mentre l’officiante ne approfittava per sgusciare via e allontanarsi, lasciando le due potenze del mondo ad affrontarsi.

"Ora dimmi, fratello, cosa si prova ad assaporare la propria medicina?" –Rise Andrei, espandendo il cosmo e radunandolo attorno alle braccia. –"Aurora infuocata!"

Anhar riuscì infine a togliersi il pugnale dal polso, barcollando e scuotendo la testa, un istante solo, di cui ebbe bisogno per riprendersi e sollevare un muro di fiamme nere a sua difesa, su cui l’attacco di Andrei impattò, spingendolo indietro.

"Maledetto! Non mi fermerai, non adesso, a un passo dalla vittoria! Apocalisse…"

"Quale vittoria? Credi davvero che i Talismani siano stati nascosti tutti assieme nelle tombe dei saggi? Un pensiero troppo ingenuo persino per te!" –Lo zittì Andrei.

"Taciii!!!" –Avvampò Anhar, generando un’onda di fuoco nero che disperse l’attacco del fratello, annerendo le pareti attorno e divorando i cadaveri dei Chupacabra e degli officianti di Kukulkan. –"Avalon si è mosso nell’ombra ma li ha recuperati, i corpi dei Sette Saggi. Beh, di cinque almeno. Oh, prima o poi troverò un modo per arrivare a Galen! Usa le sabbie per ingannarmi e celare la sua posizione, ma un giorno appiccherò il fuoco a quella maledetta Biblioteca e al suo custode!"

"La tua rabbia nasconde l’incertezza! La verità è che non sai dove cercare, né cosa! Se tu fossi stato furbo, se tu avessi aspettato che Avalon condividesse con noi il sapere dei Sette Saggi, non avresti bisogno di lanciarti in inutili campagne di guerra nei più disparati luoghi sacri del mondo! Cosa conti di fare? Visitarli tutti, finché non avrai trovato i Talismani?"

"È quello che farò! Dovessi metterci tutti i giorni che ci separano dal Secondo Avvento!"

"Non ne restano poi molti. Sbrigati, allora, o il tuo nuovo padrone potrebbe non apprezzare il tuo operato!" –Ironizzò Andrei, prima che un rinnovato assalto di Anhar lo costringesse a proteggersi con un muro di fuoco.

"Un giorno anche il tuo padrone sarà deluso da te. Un giorno l’anelito alla libertà che ti divora il cuore ti porterà a violare i dettami di Avalon. Ne sono certo, Andrei. E riderò quel giorno. Oh sì, riderò fino a star male! Ah ah ah!" –Esclamò Anhar, prima di emettere un lungo fischio. Subito un’ombra gigantesca oscurò la luna, planando sulla distrutta sommità della piramide e permettendo all’Angelo di Fuoco di distinguere un gigantesco uccello. –"Ammiri il mio cuccioletto? Presto ne avrò un esercito, Andrei. Per adesso mi accontento di Vucub Caquix!" –Disse, balzando sopra i resti di un muro e poi sulla schiena del grosso pennuto. –"Ti lascio il campo, per oggi, ma tornerò. E non mi accontenterò di queste rovine senza Dio. Prenderò tutto, anche la tua cara Isla del Sol, proprio quando sarai felice e convinto di poter avere la tua bella vita terrena, e ti ricorderò chi siamo veramente. Gli angeli guerrieri che stanno sopra gli uomini. Sopra! Porta i miei saluti anche ad Avalon e ai due saggi ancora vivi. Neppure loro sfuggiranno alla mia vendetta, ma tu, Andrei, per avermi ostacolato, pagherai il prezzo più alto! Te lo prometto, fratello!" –E stese le labbra in un ghigno divertito, prima di sollevare Vucub Caquix e scomparire nella notte.

Andrei rimase qualche istante in silenzio, a guardare la devastazione che lo circondava. Nella piana attorno al tempio i guerrieri ancora vivi di Kukulkan stavano scacciando i Chupacabra rimasti illesi alle fiamme con cui li aveva travolti poco prima, mentre sull’altare di pietra bruciavano ancora i resti del Dio adorato in quel santuario, forse l’ultimo della sua stirpe. Come missione, non era andata poi così bene, ma almeno…

"Bacab?" –Mormorò una voce alle spalle di Andrei, che si voltò, osservando il sacerdote emergere dalle rovine, sotto le quali aveva trovato riparo.

"Ancora vivo, ragazzo? Coriaceo e combattivo!" –Esclamò, mentre il giovane si avvicinava circospetto, guardando il cadavere di Kukulkan con tristezza. –"Mi dispiace per il tuo Dio, so che era una guida per voi. Mi auguro abbia trovato pace!"

"Kukulkan non è morto! Egli vive, davanti a me. Un ciclo del mondo è finito oggi, un altro è iniziato. Tu sei un Dio, non è così? Ho udito le parole di Huay Chivo!"

"Non sono un Dio. Nessuno di noi lo è. Siamo Arconti, gli Angeli Guerrieri inviati sulla Terra per proteggerla in vista del ritorno dell’ombra!"

"Bacab!" –Annuì l’officiante, ma Andrei non capì. –"Quattro fratelli che il grande Izamna, Dio creatore, inviò sulla Terra, piazzandoli ai quattro angoli del mondo, affinché la sorreggessero, permettendo agli uomini di vivere e prosperare."

"Qualcosa del genere." –Sorrise l’Arconte Rosso, prima di voltargli le spalle e incamminarsi fuori dal tempio.

"Cosa c’è nei sotterranei? Huay Chivo ha parlato di sette tombe!"

"Per la verità, ve ne sono solo cinque, per adesso. Un giorno, spero lontano, saranno sette. Le tombe dei Sette Saggi che hanno salvato questo mondo dal caos, tanto tempo addietro, e che, quando l’ora del Secondo Avvento suonerà, risorgeranno per combattere con noi."

"Le tue parole sono criptiche, ma non desidero sapere oltre. Ti ringrazio per il tuo aiuto, Arconte di Fuoco. Se c’è qualcosa che posso fare per onorarti, chiedilo e io lo farò. Sono il tuo umile servo!" –Disse il sacerdote, inchinandosi.

"Come ti chiami?"

"Il mio nome è Axayacatl!"

"Sii un buon Sacerdote, insegnante e guida per il tuo popolo." –Esclamò Andrei, avvampando nel suo cosmo, prima di sollevarsi e squarciare il cielo, come un’ardente cometa rossa, diretto verso il lago Titicaca.

Axayacatl sorrise, ripensando alle parole del Signore del Fuoco. In effetti, mai come in quel momento i superstiti alle purghe contro i Maya e gli Aztechi avrebbero avuto bisogno di un faro per rischiarare il loro incerto e oscuro presente. Poteva essere lui? Avrebbe avuto bisogno di discepoli, cui insegnare e su cui fare affidamento, e questo gli ricordò suo nipote, Antioco. Se era sopravvissuto a quella lunga notte, poteva essere un buon allievo.

Estratto dalle Cronache di Avalon.

Tempo: duecentocinquantaquattro anni prima del Secondo Avvento.

Fine.