CAPITOLO TRENTADUEESIMO: IL FIGLIO DEL DRAGO.

Ioria e Nikolaos osservarono stupiti il guerriero giunto in loro soccorso e, finché non si tolse l’elmo, rivelando il volto virile e gli occhi neri, non lo riconobbero. L’armatura che indossava era infatti ben diversa da quella dei difensori dell’Olimpo, più simile, come fattura, alle corazze di Jonathan e degli altri Cavalieri delle Stelle. Elegante, coprente, leggera al tatto, era decorata da due teste di drago stilizzate, usate come protezioni per le spalle, una dalle sfumature rossastre, l’altra dalle tinte bianche. Colori sacri agli antichi culti cui era devoto.

"A… Ascanio…" –Mormorò l’Eridano Celeste, concedendosi un sorriso speranzoso.

"È Ascanio Pendragon il nome mio, Cavaliere della Natura, di cui vesto infine la corazza, e Comandante dei Cavalieri delle Stelle! Il ruolo in cui mi avete conosciuto, amici e nemici, non più mi appartiene! Smessi i panni del Cavaliere Celeste, quando l’ultimo membro della Legione Nascosta, Gwynn del Biancospino, morì per mano del Licantropo, rappresento adesso il Signore dell’Isola Sacra, ai cui misteri sono stato iniziato! In nome suo combatto, per riscattare un antico tradimento, che tu, miserabile Anhar, hai compiuto!" –Declamò fiero l’uomo dai capelli neri, puntando il dito contro il Rosso Fuoco. –"Preparati a sorte terribile! Il ruggito dei draghi dell’antica Albion ti travolgerà di nuovo!"

"Non credere troppo nella buona sorte, scagnozzo di Avalon! Mi hai atterrato sfruttando la mia distrazione, condizione che non si ripresenterà!" –Esclamò Flegias, mentre attorno a sé sorgevano oscure vampe infuocate, che subito diresse contro il Cavaliere delle Stelle.

"È con questo fuoco che hai segnato il tuo cammino, Anhar? È questo il marchio dell’infamia con cui hai reciso ogni legame con l’Isola Sacra?" –Chiese Ascanio, espandendo il proprio cosmo, fresco e potente, carico di una vitalità che né Ioria né Phantom avevano mai percepito in lui, quasi fosse rinato in una seconda vita.

"Questo è il fuoco purificatore con cui incendierò il mondo, l’ecpirosi che incenerirà Avalon e tutti i suoi abitanti!" –Ringhiò il Maestro di Ombre, chiudendo il pugno della mano destra e lasciando che, allo stesso modo, le tetre vampe cingessero d’assedio il corpo del Cavaliere della Natura. –"Questa è la vampa oscura della conflagrazione universale, l’incendio della fine del mondo!!!"

"Un’eresia. Il sogno di una notte d’inverno destinato a sciogliersi ai primi raggi di sole!" –Sentenziò quest’ultimo, lasciando esplodere il proprio cosmo e annientando le fiamme che lo attorniavano. Quindi, muovendo il braccio destro avanti, generò uno scintillante dragone di energia, dalle scaglie rosse e le fauci aperte, che azzerò in un lampo la distanza che lo separava da Flegias, abbattendosi su di lui. –"Che le zanne del Drago di Sangue ti conducano alla morte, traditore dei misteri! Come gli instancabili Cŵn Annwn di Arawn, la sacra bestia di Britannia ti caccerà fintantoché non ti avrà smembrato!"

"Non se io la uccido prima!" –Ghignò Flegias, le cui vampe si chiusero a cupola attorno a lui, difendendolo dal devastante attacco, che smosse il terreno tutto attorno, sollevando zolle di fiori e polvere. –"Con le fiamma di Garuda!!! Kaan!!!"

"Continua a usare i poteri di Virgo! Ma perché?" –Intervenne Ioria, notando che il Maestro di Ombre aveva iniziato a radunare la propria energia tra le mani, pronto per rilasciarla all’improvviso. –"Allontanati Ascanio o l’abbraccio dell’Oriente ti travolgerà!!!"

Il Comandante dei Cavalieri delle Stelle fu svelto a balzare all’indietro, proprio mentre Flegias liberava un ventaglio di energia infuocata che disperse il Drago Rosso, concedendosi un sorriso compiaciuto.

"Le tue speranze in una vittoria rapida si assottigliano, figlio dell’Isola Sacra!"

"Ad Avalon ho appreso ad essere paziente!" –Si limitò a commentare Ascanio, evitando i tranelli del nemico, specialmente quelli verbali. –"E a volte una lenta vittoria è molto più gratificante, non trovi, Anhar? Non è forse questo che insegui da secoli, ormai?"

"Perché lo hai chiamato Anhar?!" –Si intromise allora Ioria, aiutando al qual tempo Phantom a rialzarsi. –"Non è Flegias il suo nome?!"

"In verità l’ombra ha molti nomi, tante quante sono le facce della verità! Pur tuttavia, egli rimane sempre figlio dell’unico Dio da cui tutti gli Dei sono discesi." –Chiosò Ascanio, sibillino, osservando l’accigliarsi del volto del Cavaliere di Virgo. –"Anhar era un membro della gilda dell’equilibrio guidata da Avalon, un membro che abbandonò la retta via, infettato e corroso da un’ombra primordiale! Flegias temo sia stata solo una delle tante identità cui è passato attraverso, per convincere se stesso di essere qualcuno. Per dare uno scopo ad una vita che a nient’altro è stata votata se non al perseguimento del caos!"

"Tanta filosofia e così poca azione!" –Ringhiò il Maestro di Ombre. –"Sono stufo!!!" –Aggiunse, sollevando il braccio destro e scatenando una furiosa tempesta di vampe infuocate. –"Apocalisse Divi…" –Ma prima che riuscisse a completare l’invocazione, Ascanio era già scattato avanti, il pugno destro rigurgitante energia cosmica.

Come un drago di luce, il Cavaliere della Natura sfidò le demoniache fiamme oscure, portandosi a ridosso del nemico e colpendolo sul petto con un pugno secco, che lo spinse indietro, mozzandogli il respiro e interrompendo il suo assalto. Per l’impatto, Flegias scavò due solchi nel terreno con i piedi, gli stessi solchi dove ricadde sulle ginocchia poco dopo, sputando sangue e bile dalla rabbia.

"Bastardo!!! Quando avrò raso al suolo quella nefasta isola nebbiosa, la concimerò con le tue budella!" –S’infiammò, rialzandosi e accorgendosi che Ascanio era già pronto in posizione offensiva, le braccia portate avanti a sé, la maestosa sagoma di un drago dalle scaglie marmoree che lo attorniava.

"Attacco del Drago bianco!" –Tuonò, liberandone l’impeto e osservandolo saettare verso Flegias, che non riuscì a ricreare in tempo il Kaan, limitandosi a portare avanti il braccio destro, palmo aperto all’infuori, con cui tentò di frenarne l’avanzata.

Fu allora che Ioria intervenne, piantando il pugno nel suolo e scaricandovi guizzanti folgori dorate, che subito sorsero attorno a Flegias, fulminandolo e strappandogli un grido furioso, mentre anche Phantom evocava robusti filamenti dal terreno, avvinghiandoli attorno al corpo del Maestro di Ombre, per bloccargli i movimenti.

"Misero tentativo, miserrimo risultato. E miserabili combattenti!!!" –Ringhiò questi, lasciando avvampare il proprio cosmo oscuro e riducendo in cenere le liane dell’Eridano e le zanne del Leone.

"Parli di te stesso?" –Lo sorprese però Ascanio, sfrecciato di fronte a lui a velocità incredibile, poggiando la mano sul pettorale della corazza della Vergine e scatenando la forza devastante del Drago dalle squame bianche.

"Aaargh!!!" –Flegias venne scagliato in aria, tra i frammenti insanguinati dell’armatura d’oro, fino a schiantarsi a terra, proprio in mezzo ai salici gemelli.

"Bel colpo!" –Commentò Phantom, crollando ansimante sulle ginocchia.

Ascanio non rispose, limitandosi ad osservare il loro nemico che si rialzava, sputando e maledicendoli in tutte le lingue che conoscesse, prima di guardarsi attorno e realizzare dove fosse stato scagliato.

"Se davvero credi che tra questi alberi giaccia la mia tomba, sei un illuso, Comandante! Li sradicherò e te li pianterò nel cuore!!!" –Latrò, furibondo.

"Abbiamo un problema!" –Parlò infine il Cavaliere della Natura, a bassa voce, per non farsi udire dall’indemoniato avversario. Ioria e Phantom lo osservarono subito con interesse, prima che questi cominciasse a spiegare. –"Attaccandolo in questo modo, se pure riuscissimo a ferirlo, danneggeremmo solo Virgo! Credevo che il Drago Bianco fosse sufficiente per estirpare l’anima di Flegias dal corpo del Cavaliere della Vergine, non che vi fosse così profondamente radicata!"

"Che intendi dire?"

"I draghi al mio comando riprendono il dualismo della tradizione celtica tra il rosso e bianco, colori concorrenti e complementari! Il rosso, colore del sangue, è il drago della morte, l’attacco poderoso che sfonda ogni difesa e lascia i nemici esanimi al suolo. Il bianco, come il latte di una madre o il seme dell’uomo, è colore della vita, il suo potere è più spirituale, in grado di smuovere i sentimenti nel profondo dell’animo umano. Ma temo che dello spirito di Virgo non sia rimasto alcunché!" –Sospirò Ascanio. –"Ben due volte l’ho colpito con l’Attacco del Drago Bianco e ancora Flegias sghignazza follemente, imperando su un corpo che non è il suo! No, amici miei, questa non è una semplice possessione, come accadde a te, Ioria, per mano di Arles! Questo è un vero e proprio caso di annullamento della coscienza di un uomo, sostituita per intero dallo spirito di un altro! Un potere così oscuro che solamente gli Dei possono manovrare! E neppure tutti!"

"Non possiamo fare niente? Neppure tu, Ascanio, non potresti provare a risvegliare la coscienza del Custode della Sesta Casa con il tuo potere? Sfruttare la metempsicosi per entrare dentro di lui?!"

"No, Nikolaos, non posso e non voglio farlo! Perché, se anche riuscissi nell’impresa, la psiche di Virgo ne risulterebbe sconvolta! Il suo corpo non potrebbe sopportare di essere conteso da ben tre anime al suo interno! Nessun mortale sopravvivrebbe!"

"Dunque… non vi è niente che possiamo fare? Solo continuare a colpirlo, ferendo il corpo di Virgo e condannandolo noi stessi a morte?" –Mormorò Ioria, demoralizzato. Ma la conversazione tra i tre fu interrotta da una pioggia di vampe di fuoco che Flegias aveva diretto su di loro, osservando compiaciuto i loro tentennanti tentativi di proteggersi, per quanto niente potesse offrire loro riparo sicuro dalla sua violenza sanguigna.

"Cadete, vermi! Rantolate al suolo, contorcetevi e smaniate! Vi guarderò soffrire, i corpi divorati dalle fiamme nere, prima di schiacciarvi e mettere fine alle vostre sofferenze che giungono come gradita musica ai miei timpani! Ah ah ah!" –Esclamò delirante il Maestro di Ombre.

Ioria afferrò Phantom, ruzzolando assieme sul terreno squassato per sfuggire alle violente vampe di fuoco che parevano saturare il cielo, ma non poterono evitarle a lungo, venendo risucchiati in un turbine di energia ardente che li scaraventò contro le mura esterne della Sesta Casa, intrisi di ferite e crepe sulle corazze.

Ascanio invece rimase nel giardino, le gambe piantate nel terreno, espandendo il cosmo fino a generare due dragoni, uno bianco e l’altro rosso, che si avvolsero a spirale attorno a lui, proteggendolo dalla furia della pioggia di fuoco e facendo inalberare Flegias.

"Tu sia dannato, figlio dell’isola sacra!!!" –Avvampò, scattando avanti, mentre sfere di energia infuocata apparivano sulle sue mani, venendo da lui prontamente dirette verso il Cavaliere della Natura. Una dopo l’altra, Flegias le scagliò contro la barriera di cosmo che attorniava Ascanio, su cui rimbombarono, esplodendo, pur senza creparla. –"Aaargh!!!" –Strillò infine il Rosso Fuoco, piantando un pugno nel terreno e infondendovi l’incandescente energia delle sue vampe oscure che schizzarono fuori proprio sotto i piedi di Ascanio, disperdendo i draghi di energia e scaraventandolo in alto.

Di fronte a quella scena, Flegias sogghignò pago, torcendo le labbra in un sorriso di sfida. –"Vengo a prenderti!" –Sibilò, pronto per balzare in alto e inseguire l’ambita preda.

"Non ti disturbare!" –Parlò Ascanio, direttamente al suo cosmo. –"Sarò io… a venire da te!!!" –Aggiunse, mentre le vampe di fuoco si richiudevano su di lui, iniziando infine a turbinare attorno al suo corpo, senza raggiungerlo mai. Con un’esplosione accecante, il Comandante dei Cavalieri delle Stelle liberò la propria energia interiore, sommandola a quella che lo circondava e dirigendo l’intero ammasso contro Flegias, sotto forma di due enormi dragoni dalle fauci aperte. –"Double Dragon Attack!!!"

"Non mi avrai!!! Apocalisse divina!!!" –Tuonò il Maestro di Ombre, scatenando la devastante tempesta di vampe oscure e osservandola, sconvolto, venire trapassata dalla furia dei draghi di Albion, che si abbatterono su di lui, scaraventandolo indietro, con nuove crepe aperte sull’armatura d’oro e una fitta imprevista al cuore. Quella stessa fitta che l’aveva aggredito all’inizio dello scontro, quando Ascanio lo aveva atterrato per la prima volta.

"Per quanto il Drago Bianco non possa liberare completamente Virgo dalla tua opprimente coscienza, posso logorarla poco a poco, strappandotene un po’ ogni volta! Proprio come ho fatto finora!" –Commentò il Cavaliere di Avalon, atterrando a piedi uniti e osservando il disprezzo sul volto del Flagello di Uomini e Dei, che affannava nel rialzarsi.

"Un’impresa piuttosto ardua e lunga!" –Ghignò questi. –"Hai tutto questo tempo?"

"Per la verità, no!" –Esclamò deciso Ascanio, espandendo il proprio cosmo, forzando il nemico ad un impulsivo passo indietro. Anche Ioria e Phantom, sorreggendosi a vicenda, si erano intanto avvicinati, incuriositi dalla nuova mossa del Comandante. –"Vi è un solo modo per salvare Virgo ed eliminare una volta per tutte la Terra dalla tua fastidiosa presenza! Un rito che prevede una nascita e una morte, per bilanciare l’equilibrio cosmico! La rinascita di Virgo e la tua scomparsa!"

"Sei un buffone! Tu non…" –Gridò Flegias, scattando avanti, ma venendo spinto indietro dall’esplosione del cosmo di Ascanio, puro e lucente come un sole sorgente. Cosmo che, tutti osservarono, pareva essere concentrato attorno alla testa.

Anzi no. Per la verità attorno all’elmo! Notò Ioria, mentre il copricapo della corazza si sollevava dal cranio, levitando in aria e dilatando la propria forma. D’un tratto roteò su se stesso, capovolgendosi e fermandosi proprio nello spazio tra Ascanio e Flegias, che subito lo riconobbe, avendolo visto nei ricordi dell’Antico.

"Ma questo è…"

"Il manufatto da me custodito! Il più potente dei Sette!" –Spiegò calmo Ascanio, mentre Ioria e Phantom lo osservavano affascinati. –"E se lo riconosci, allora saprai anche cosa è in grado di fare!"

Il cosmo presente nel talismano esplose all’improvviso, rigurgitando fuori un fiume di energia, come se qualcosa all’interno bollisse sotto una fiamma elevata, rivelando nitide le sue forme finali. Quelle di una grossa pentola.

"Il calderone dei misteri!!! Il talismano celato ad Avalon, che mai avevo usato finora, perché mai nessun nemico mi aveva spinto così lontano da doverlo usare!"

"Un calderone… Meraviglioso!" –Commentò Phantom, invaso da un’improvvisa tranquillità. –"È un potentissimo simbolo di potere nella tradizione celtica! La storia ci ha regalato il ricordo di molti celebri pentoloni in grado di dare vita, morte o sostentamento! Il calderone di Dagda, per esempio, il Dio buono dei celti, era celebre per non svuotarsi mai, fonte inesauribile di nutrimento per tutti coloro che avevano fame! Quello di Bran, invece, si diceva avesse il potere di riportare in vita i morti! Altri potevano invece donare saggezza!"

"Dici il vero, Nikolaos. Il potere del calderone è immenso, rappresenta il grembo della Grande Dea Madre, espressione della sua forza trasfigurante! Forza di cui tu, Flagello di Uomini e Dei, adesso avrai un assaggio!" –Esclamò Ascanio, mentre Flegias veniva trascinato verso il pentolone da un’immensa forza invisibile.

"Cosa ne sai tu della Dea Madre? Che ne sapete voi degli Dei Antichi?!" –Ringhiò, agitandosi con foga ma senza riuscire a vincere la forza d’attrazione che lo sollevò da terra, fino a inzupparlo dentro l’energia cosmica che ribolliva nel manufatto. –"Io solo sono l’araldo dell’ombra! Io solo ne conosco i segreti!!!"

"Tu, tra poco, più non sarai!" –Sentenziò il Comandante dei Cavalieri delle Stelle, ampliando al massimo il proprio cosmo, che venne rigurgitato dal Calderone dei Misteri dentro cui il corpo posseduto da Flegias ardeva, si dimenava, si contorceva, invaso da una sensazione di pace, di serenità, di luce che così tanto strideva con la sua reale natura. –"Che il Calderone dei Misteri compia la sua opera! Che la liberazione del Cavaliere di Virgo dall’ombra trovi infine attuazione!"

Un’ultima scossa fece sussultare il corpo del Custode della Sesta Casa, prima che questi si accasciasse contro il bordo esterno del pentolone, mentre un’aura nera, su cui lampeggiavano due occhi rossastri, fuoriusciva dal suo corpo, rimanendo sospesa in aria, sopra la lucente energia in fermento.

"Virgo!!!" –Gridò Ioria, avvicinandosi al talismano, per poi voltarsi verso Ascanio e aspettare un cenno di conferma.

"Portalo via! Il suo corpo ormai è stato purificato, la sua anima è libera infine! Ma che lui viva o muoia, dipende solo dalle sue forze!" –Precisò il Comandante, mentre Ioria trascinava il parigrado fuori dal gorgogliante magma energetico.

"Lo aiuterò io! Gli darò il mio cosmo! Virgo è forte, si sveglierà!" –Ansimò il Leone, fermandosi vicino ad Ascanio, che aveva ancora gli occhi puntati sull’evanescenza oscura che aveva estirpato dal corpo del Cavaliere d’Oro.

"Ho ancora una cosa di cui occuparmi! Dopo potrò gioire!" –Commentò, mentre il suo cosmo spumeggiava furioso all’interno del pentolone. –"Hai dimenticato le mie parole, Flegias? Una vita per una vita. L’equilibrio del mondo deve essere garantito! Come il calderone puà dare vita, ugualmente può dare morte! E morte è ciò che meriti di ricevere! Troppe le tue colpe per enumerarle tutte quest’oggi! Mi limiterò a farti scontare gli oltraggi che hai recato ai miei maestri! Dohko di Libra, il Primo Saggio e Avalon, la loro vendetta è la mia!" –E, nel dir questo, risucchiò la fiammeggiante anima oscura di Flegias all’interno del pentolone, per quanto questa guizzasse vampe nere nel tentativo di liberarsi. –"Ardi! Ardi e consumati, come troppi uomini e Dei hai consumato inseguendo i tuoi progetti imperiali!"

"Non.. puoi farlo! Non puoi uccidermi!!!" –Gridò la sua voce stridula, in quel ribollir di cosmo lucente. –"Non devi farlo! Avalon non lo vorrebbe! Lui… si arrabbierebbe molto con te!"

"Che sciocchezze vai dicendo?!" –Rise Ascanio, continuando a concentrare la propria energia in quell’operazione tanto attesa. –"Un ultimo bluff prima della fine?!"

"Pensa Ascanio! Pensa! Come posso essere qui, quest’oggi, nonostante il tuo maestro mi abbia spazzato via, giorni addietro, sulla cima dell’isola?! Tu credi che io mi sia salvato per fortuna, per miracolo o per intercessione divina dalla Nebulosa delle Stelle? Ti sbagli, è stato Avalon stesso a salvarmi!" –Sibilò Flegias, profondendo le ultime forze che gli rimanevano in quell’accorata orazione. –"Egli ha lasciato che un pulviscolo di me, un misero frammento di ombra, vagasse per il cielo! E lì, nel vuoto cosmico, il mio Signore mi ha trovato, dandomi una seconda opportunità, sfruttando il corpo di Virgo da lui appena fagocitato!"

"Idiozie di proporzioni inaudite! Avalon per ben due volte ha tentato di eliminarti!"

"Appunto! Due volte, Ascanio! Due volte ci ha provato ed entrambe ha fallito! Lo reputi possibile? Reputi davvero possibile che il tuo maestro, il maestro di voi Cavalieri delle Stelle, così forte e potente, non fosse in grado di estirpare per sempre la minaccia da me rappresentata?! Mi ha lasciato vivere volutamente, per lo stesso motivo per cui ha aspettato secoli prima di darmi la caccia! Perché gli servo! Servo, come lui e i suoi tirapiedi, al mantenimento dell’equilibrio! Luce e ombra, senza che nessuna possa sopraffare l’altra!"

"Tu menti!!!" –Avvampò il glorioso Comandante. –"Vuoi ingannarmi come fuorviasti Zeus, Crono e molti altri prima di loro! Ma io ti conosco, so di cosa sei capace, serpe oscura!!!"

"E conosci anche il tuo maestro?" –Sussurrò Flegias, prima di venire completamente risucchiato dall’energia fermentante nel talismano.

Ascanio non seppe rispondersi, invaso per la prima volta da un’esitazione che non avrebbe mai voluto provare. Non durò che un attimo quella sensazione sfuggente, quell’oscuro timore che le parole del Flagello di Uomini e Dei fossero vere, prima che la fiera coscienza del seguace di Avalon riemergesse, fugando ogni esitazione e completando l’assorbimento di Flegias all’interno del Calderone dei Misteri.

"Così tutto finisce!"

Improvvisamente un fascio di energia nera fendette il cielo, schiantandosi proprio sul talismano e scaraventando Ascanio indietro. La tetra evanescenza, che un tempo era stato Anhar, venne assorbita dall’ancor più fitta oscurità, diluendosi in quel fiume di tenebra che poco dopo scomparve, ritornando nell’universo da cui era giunto.

"No!!!" –Gridò il Comandante, battendo un pugno sul terreno e osservando il calderone rovesciato, ormai vuoto.

"Se ne è andato…" –Commentò allora una voce calma, una voce che né Ascanio né i suoi compagni da tempo udivano.

"Se ne è andato!" –Ripeté Virgo, disteso tra le braccia di Ioria, gli occhi azzurri che fissavano il cielo.

"Sì, amico mio. Se ne è andato!" –Annuì il Cavaliere di Leo, felice che il parigrado fosse di nuovo libero. –"Ma non troppo presto!" –Aggiunse tra sé, ricordando i cadaveri di Pavit e di Libra.

***

Castalia giaceva incosciente su un letto dell’infermeria, dove Euro, Vento dell’Est, l’aveva portata poc’anzi. L’armatura distrutta, il corpo pieno di ferite, molte delle quali non visibili ad occhio nudo, conseguenza delle percosse subite da Cariddi. Il figlio di Eos aveva sospirato, prima di bucarsi un’unghia con uno spillo e lasciar cadere il suo sangue sul corpo della Sacerdotessa Guerriero.

Poche gocce furono sufficienti per far rifiorire la vita in lei, riparando le ossa spezzate e richiudendo le ferite superficiali. Del resto, sorrise Euro, carezzandole i capelli rossicci, il cosmo fluisce nel sangue ed è questo che rende l’Ichor così prezioso!

Non ci sarebbe voluto molto tempo, al Cavaliere d’Argento, per tornare operativo, sebbene Euro percepisse una chiara agitazione nel suo animo. Turbamenti che forse non dipendevano dalla batosta presa in Francia. Le strinse ancora una volta la mano, per donarle un’ultima stilla di energia, prima di andarsene e lasciarla riposare. Aveva sentito il richiamo di Zeus e doveva rientrare sull’Olimpo al più presto, per quanto, con il cuore, avrebbe voluto essere alla Sesta Casa a lottare contro l’ombra.

Castalia rimase così da sola, la fronte ancora calda da una febbre improvvisa che l’aveva aggredita poco prima, quando, nel suo stato di incoscienza, era stata raggiunta dalla voce di un amico che non udiva da tempo.

"Svegliati, Sacerdotessa dell’Aquila! Svegliati e ascoltami! Abbiamo poco tempo!"

"Ma tu… sei Morfeo?!" –Mormorò Castalia, riconoscendo il Dio che, mesi addietro, aveva cercato di aiutare lei e il Luogotenente dell’Olimpo.

"Vorrei poter dire in persona, ma temo che presto della mia persona, anima compresa, rimarrà ben poco!" –Sospirò il Signore dei Sogni.

"Cosa significa? Cosa sta succedendo Morfeo? Dove sei?"

"L’ora è giunta, Sacerdotessa dell’Aquila! L’ora dell’ultima battaglia! L’ho attesa, languendo in questo limbo infinito per tutti questi mesi, credendo che, qualora il varco fosse stato aperto anche noi saremmo potuti tornare in libertà! Tornare a combattere per tutto ciò che riteniamo santo! E invece no! L’apertura del passaggio ha decretato la nostra fine! Già Estia e Dioniso sono stati fagocitati, per permettere all’ombra di recuperare energia! Presto toccherà a me, a Ebe e ad Artemide! Nessuno di noi tornerà più sull’Olimpo! Nessuno rimirerà più lo splendore di un mondo che abbiamo imparato ad amare troppo tardi!"

"Morfeo… le tue parole sono oscure… quale varco? Chi vi sta uccidendo?!"

"Saprai tutto molto presto, Sacerdotessa dell’Aquila, ma non è per questo che sono qua! Bensì per consegnarti un messaggio! Poche parole, solo quelle che ho potuto percepire, del resto ormai non sono più in grado di entrare nei sogni degli uomini, soltanto nei tuoi, l’ultima porta rimasta aperta a Morfeo! L’ultima ad aver creduto in me!"

"Quale messaggio?!" –Rantolò Castalia.

"Salvami!" –Esclamò il Dio, ripetendo quella stessa parola che dominava i sogni di una mente ferita, che a nient’altro riusciva a pensare se non a lei.

Il Cavaliere d’Argento subito si agitò, credendo che Ioria o Nikolaos fossero in fin di vita, ma Morfeo le tolse ogni dubbio, richiamando alla sua memoria il terzo uomo della sua vita. Un uomo da cui era stata separata tempo addietro, non per sua scelta, ma per scelta di colui che adesso invocava il suo perdono.

"Addio, Sacerdotessa dell’Aquila! Possano le tue ali portarti sempre più in alto, per volare oltre le nuvole!" –Scomparve così, il Dio dei Sogni, uscendo per sempre dai suoi pensieri.

Castalia sussultò, sollevandosi di scatto dalla branda, con il respiro affannato e il volto fradicio di sudore. Allungò una mano verso la brocca d’acqua, che qualche inserviente aveva lasciato sul cantonale accanto al letto, e lo notò, rabbrividendo.

"Non… è possibile…"

Era certo di averlo perduto nelle battaglie combattute sull’Olimpo, quando più volte era stata sul punto di morire. Aveva pianto, quando aveva realizzato di non averlo più, l’unico ricordo che ancora la legava a lui. E invece adesso era lì, l’ultimo dono che Morfeo aveva voluto fargli, usando tutto quel che restava del suo cosmo, fino all’ultima stilla. Un ciondolo di cui esistevano solo due copie al mondo, fabbricate dai suoi genitori. Uno lo aveva lei, l’altro suo fratello.