CAPITOLO TRENTANOVESIMO. LA LUCE DEL NORD.
Pegasus stava fronteggiando il Sommo Zeus in persona, completamente rivestito dalla sua Veste Divina, ai piedi della Bianca Torre dell’Olimpo, ai confini estremi del Sacro Monte, mentre la Dea Atena era imprigionata in cima ad essa, dilaniata dalle folgori del Signore degli Dei.
"Non avrei mai immaginato che un Cavaliere di Bronzo arrivasse fin qua, alla Torre Bianca!" – Esclamò il Dio, avvicinandosi. –"Dimmi, Pegasus, come hai fatto a giungere fin qua?"
"Non era forse questo lo scopo della mia missione, Dio dell’Olimpo?" –Rispose a tono Pegasus, preferendo non rivelare del passaggio segreto, per paura di mettere in pericolo i generosi pastori.
"Non difetti di coraggio, ragazzo!" –Commentò il Dio, osservandolo con aria di superiorità. –"Pur tuttavia, per quanto dote degna di lode, non è abbastanza per abbattere il Signore dell’Olimpo!"
"Questo lo vedremo! Discordia, Apollo, Nettuno, Lucifero e Ade mi dissero qualcosa di simile!" –Ironizzò Pegasus, scattando avanti, concentrando l’energia sul pugno destro. –"Fulmine di Pegasus, risplendi!!!"
Ma tutti i pugni di Pegasus furono evitati dal Sommo Zeus, semplicemente spostandosi sul posto, a una velocità superiore, prima che il Dio afferrasse il braccio di Pegasus e lo scaraventasse in aria, colpendolo con folgori incandescenti. Pegasus ricadde sul terreno, sbattendo con forza una spalla e scheggiando l’Armatura Divina, ma si rimise comunque in piedi, determinato a non lasciarsi andare.
I miei compagni sono qua! Lo so, anche se non riesco a sentire i loro cosmi! Rifletté. Non posso lasciarmi andare! Devo trattenerlo fino al loro arrivo, così insieme potremo sconfiggerlo!
"Non perderti in fatui pensieri!" –Commentò il Dio. –"Non arriverà nessuno a salvarti! La Torre Bianca è ormai isolata dal resto dell’Olimpo, protetta da un’immensa cupola energetica da me creata, con i cosmi delle Divinità cadute!"
"Divinità cadute?!" – Chiese Pegasus, non comprendendo a cosa si riferisse.
"Morirai qua, Cavaliere di Pegasus, davanti agli occhi sconvolti della tua dolce Atena!" –Esclamò il Dio, concentrando il suo cosmo sulla mano destra, prima di spingerla avanti, travolgendo il ragazzo.
"Aaah!!!" – Urlò Pegasus, scaraventato indietro, mentre nuove crepe si aprivano sulla sua corazza.
"Guarda Atena, ammira la fine del tuo paladino!" – E lo colpì nuovamente, scagliandolo proprio contro la Torre Bianca dell’Olimpo. –"Morirete insieme, osservando il mio trionfo dall’Aldilà!" –Ma quella volta Pegasus reagì, espandendo al massimo il proprio cosmo e contrastando lo strapotere del Signore dell’Olimpo.
"Iaiiii!" –Urlò Pegasus, respingendo l’assalto di Zeus e scagliando la luminosa Cometa Lucente.
Il Dio, per quanto sorpreso dalla resistenza del ragazzo, non ebbe problema alcuno a contenere l’impatto con il suo colpo, e a respingerlo indietro, travolgendo ancora una volta Pegasus.
"Addio ragazzino, ho sprecato fin troppo tempo con te!" –Esclamò Zeus, sollevando entrambe le braccia sopra di sé. Una strana massa energetica comparve tra le sue mani, stupendo Pegasus, e al tempo stesso preoccupandolo.
"L’ora finale sta per arrivare, ancora una ventina di minuti e poi disporrò dell’energia necessaria per piegare il mondo, realizzando il mio grande progetto!" –Esclamò il Dio, prima di portare le braccia avanti e volgere l’ammasso energetico contro di lui. –"Strappo nel Cielo! Risucchialo!"
Detto questo la massa di energia attirò Pegasus a sé, dentro di sé, fin quasi a inghiottirlo, nonostante i disperati tentativi del ragazzo di non lasciarsi andare.
"Inutile dimenarsi, Pegasus! Accetta il destino che gli Dei hanno scelto per te e muori!" –Commentò il Dio, ma Pegasus non parve cedere minimamente.
"Il destino degli uomini non appartiene agli Dei, ma agli uomini stessi! Loro, con i loro comportamenti, lo determineranno!" –Urlò Pegasus, espandendo il proprio cosmo lucente. –"Questo me lo ha insegnato un grande guerriero, il più valente tra i Cavalieri di Atena, colui che sacrificò la vita per salvare la piccola Isabel, incurante di ciò che gli altri avrebbero potuto pensare di lui! Micene di Sagitter era il suo nome, e in me rivive oggi il suo spirito!"
Il cosmo di Pegasus esplose come una piccola stella, mentre le scintillanti ali della sua Armatura Divina gli permettevano, seppur con un tremendo sforzo, di librarsi in aria, uscendo dallo Strappo Divino. In quel momento un’enorme esplosione risuonò per l’intero Olimpo, distogliendo l’attenzione del Sommo Dio, permettendo a Pegasus di liberarsi completamente dal vortice dello Strappo e di scagliare una potentissima Cometa Lucente contro di lui. Zeus si mosse tardivamente per evitare il colpo del ragazzo, che lo colpì di lato, spingendolo a terra qualche metro addietro. Per un momento si domandò cosa fosse stata quell’enorme esplosione energetica, ma poi sogghignò, riflettendo che di qualunque cosa si trattasse era tutto a suo esclusivo vantaggio.
Nel frattempo, fuori da quella che un tempo era la Reggia di Zeus, i Cavalieri di Atena, insieme a Ermes, Artemide e Phantom dell’Eridano Celeste, stavano studiando la barriera energetica che impediva loro di proseguire per la Torre Bianca.
"Ascoltate!" –Esclamò Mur dell’Ariete, concentrando i propri sensi. –"Ci sono dei cosmi in movimento all’interno della barriera!"
"Qualcuno combatte già alla Torre Bianca!" –Aggiunse Virgo, riconoscendo una debole traccia di cosmo.
"Possibile?" –Si chiesero Ermes e Artemide, ritenendo impossibile che qualcuno avesse potuto raggiungere la Torre Bianca.
"È il cosmo di Pegasus!" –Esclamò Virgo infine, mentre gli occhi dei Cavalieri di Bronzo si illuminarono di gioia.
"Come ha potuto raggiungere la cima dell’Olimpo?" –Si chiesero meravigliati, ma i loro pensieri furono interrotti da un’esclamazione di stupore di Ermes, quando, avvicinatosi alla barriera, realizzò con orrore com’era stata realizzata.
"È di fattura divina!" –Commentò. –"Ed è retta dai cosmi delle Divinità cadute!"
"Che cosa?!" –Tuonò Artemide, avvicinandosi per sentire a sua volta. E dovette dargli ragione. – "Morfeo! E Afrodite!"
"E Dioniso, e Pan!" –Continuò Ermes. –"La barriera è formata dalle energie delle Divinità scomparse, convogliate in un unico grande muro!"
"Ma per quale motivo gli Dei uccisi dai figli di Ares dovrebbero aiutare Flegias a difendere Zeus?" – Si chiese Andromeda.
"Non credo che lo facciano di loro spontanea volontà!" –Commentò malinconicamente Ermes. –"No! Percepisco chiaramente il tumulto che regna nei loro cosmi, l’inquietudine e la disperazione che albergano dentro di loro, per essere stati traditi!"
"In ogni caso…" –Intervenne Ioria del Leone. –"Dobbiamo superare questa barriera! E dobbiamo farlo adesso! Perciò…" –E nel dir questo si rivolse ai suoi parigrado. –"Credo che ci sia un solo modo per abbatterla!"
"Concordo con Ioria!" –Esclamò Scorpio, avvicinandosi al compagno, mentre Mur fece altrettanto. La sincronia cosmica che crearono fece capire ai Cavalieri di Bronzo e alle Divinità l’intenzione di lanciare l’Urlo di Atena, il loro massimo colpo, e convinse Sirio e gli altri a fare altrettanto.
"Lanceremo tre Urli di Atena!" – Esclamò Phoenix, unendosi a Virgo e a Libra nella postura della Triade, mentre Cristal, Sirio e Andromeda congiungevano i loro cosmi, per tentare, per la prima volta, il colpo congiunto.
"È una follia!!!" –Urlò Tisifone, pregandoli di rinunciare.
"Lo fu anche alla Sesta Casa! Ma adesso come allora, non ci sono alternative!" –Commentò il Grande Mur, socchiudendo gli occhi.
Per un momento l’aria fu percorsa da indicibile tensione, mentre i tre gruppi di Cavalieri di Atena concentravano i propri cosmi, pronti per liberare un’immensa energia. Ermes e Artemide si guardarono per un lungo momento, stupefatti dal coraggio che i Cavalieri stavano dimostrando, quando una voce di donna distrasse tutti i presenti.
"Non gettate via la vostra via, Cavalieri di Atena! Altre battaglie ancora vi vedranno impegnati, per mantenere la libertà e la giustizia sulla nostra splendida Terra!"
Una donna si fece avanti tra le macerie, avvolta in un lacerato mantello con il quale si era coperta dopo averlo rimosso dai corpi dei suoi Guerrieri caduti. Per mantenere ancora un contatto con loro, un caldo soffio di vita in un mondo che sembrava darle soltanto dispiaceri.
"Quel cosmo..." –Commentò Phoenix, riconoscendo la donna.
"Ilda di Polaris!" –Continuò Andromeda, mentre la donna mostrava il suo triste volto ai Cavalieri.
"Per distruggere una barriera di divina fattura, è necessaria altrettanta energia divina!" –Spiegò Ilda, passando lo sguardo su tutti i Cavalieri presenti, senza mai soffermarsi troppo su nessuno di loro. – "Per quanto forti siate, Cavalieri di Atena, non riuscirete a ricreare l’energia necessaria per una simile impresa!"
"Tenteremo comunque, Celebrante di Odino!" –Esclamò Phoenix, baldanzoso. –"Lanceremo tre Urli di Atena!"
"Non basteranno! E se anche fossero sufficienti, poi vi trovereste privi di forze per affrontare Zeus!" –Precisò Ilda, zittendo Phoenix. –"Lasciate a me il compito di aprirvi la via! Grazie all’aiuto di Odino e degli Dei del Valhalla vi aiuterò a raggiungere Atena!"
"Ilda…" –Commentò Andromeda, commosso ma angosciato.
Ma i Cavalieri d’Oro si opposero, non desiderando che ulteriore sangue innocente venisse sparso. E la stessa cosa fecero Ermes e Artemide, spiegando che avrebbero abbattuto loro la barriera. Senza attendere risposta Artemide incoccò una freccia dalla sua faretra, potenziandola con il suo vasto cosmo, mentre Ermes puntò il Caduceo avanti a sé, liberando un violento raggio energetico. Ma entrambi gli attacchi, per quanto potenti e mirati, furono respinti, e Artemide fu ferita di striscio dal rimbalzo della sua freccia, che le scheggiò un coprispalla.
"Incredibile!" – Mormorò Ermes, rimettendosi in piedi.
"Se adesso avete capito, allontanatevi, vi prego! Odino mi darà la forza per liberare la Luce che porto dentro, il cosmo ultimo dei Guerrieri del Nord!" –Esclamò Ilda, mentre i Cavalieri, con rassegnazione, decidevano di accettare il suo aiuto.
La Celebrante di Odino si inginocchiò a terra, di fronte alla barriera, evocando il suo Signore.
"Mio Signore Odino, Dio degli Asi, elevo a te una preghiera! Concedimi la forza di abbattere l’ultima barriera, affinché i Cavalieri di Atena possano raggiungere la loro Dea, e liberarla così dalla tirannica prigionia dell’ingiusto Padre! Tu che già hai prestato aiuto ai Dorati Difensori della Giustizia, dona a me adesso la forza e l’energia cosmica necessaria per superare l’estrema difesa, dona a me la Luce del Nord!"
Per qualche incalcolabile secondo la cima dell’Olimpo fu avvolta nel più rigoroso silenzio, finché una debole risposta giunse all’orecchio della Celebrante, e dei Cavalieri riuniti intorno a lei.
"Ilda di Polaris, ultima Celebrante di Midgard, che hai saputo risvegliare in te l’indomita Valchiria per affrontare con risolutezza e determinazione i tuoi nemici, io, Odino, Signore supremo degli Asi, offrirò il mio aiuto, in segno di riconoscenza verso i Cavalieri di Atena, che per ben due volte in pochi mesi hanno aiutato Asgard disinteressatamente!" –Parlò il Dio degli Asi, mentre Ilda si rimetteva in piedi, togliendosi il mantello lacero e rivelando la grigia corazza, danneggiata in più punti. –"Che tu possa splendere come una stella, portando la Luce degli Asi su un Olimpo che si è dimostrato sempre più buio!" –Quindi un’aura lucente circondò la figura della Celebrante di Odino, il cui corpo si sollevò in aria, abbagliando l’intera cima del Monte Sacro.
I Cavalieri presenti si allontanarono, tappandosi gli occhi, mentre un’immensa energia cosmica veniva liberata. Un’energia che conteneva il vasto potere di Odino, di Freyr, di Balder e di tutti gli Dei e gli Einherjar del Valhalla. Prima di liberare l’ultimo potere, Odino avvertì Ilda, con poche sibilline parole, temendo che il suo debole corpo non avrebbe retto allo sforzo.
"Non importa!" –Sorrise Ilda, mentre lacrime scorrevano sul suo volto sereno. –"Sono stata pronta alla morte fin da quando è iniziata questa guerra! Fin da quando i Cavalieri Celesti hanno invaso Midgard, portandovi fiamme e distruzione! Per Atena, Dea della Giustizia e mia cara amica, nella speranza che, aiutata dai suoi valenti Cavalieri, riesca a far sorgere un mondo nuovo e migliore, dove la violenza e le battaglie siano bandite e le uniche fiamme che ardano siano quelle dell’amore, e non della guerra!"
E in quel momento a Cristal, e agli altri Cavalieri, parve di vedere il deciso volto della Celebrante di Odino sorridere, prima di liberare l’immenso potere della Luce del Nord. Tutto fu inghiottito, divorato dalla fagocitante luminosità, i resti del Tempio di Zeus, i prati e il giardino attorno, i boschi di satiri e ninfe, tutto fu cancellato nel breve spazio di un istante. Quando i Cavalieri riuscirono ad aprire nuovamente gli occhi, trovarono la via finalmente libera, sgombra dall’energetica barriera che aveva impedito loro di proseguire.
Cristal sospirò, avvicinandosi al corpo disteso a terra di Ilda, ormai praticamente nuda, essendo i resti della corazza stati spazzati via dall’esplosione. Con cura la avvolse nel mantello di Alcor, distendendola delicatamente, e giurando sul suo onore che si sarebbe preso cura di Flare, anche per lei. Fatto questo, mentre i restanti Cavalieri chinarono il capo commossi dal sacrificio della Celebrante, il Cigno si rivolse ai compagni, incitandoli a proseguire e a raggiungere finalmente la Torre dell’Olimpo, dove sentivano che Pegasus stava già lottando. Tutti annuirono, scattando nel verde prato, domandandosi, con un certo timore, contro chi avrebbero dovuto combattere.
Di fronte alla Torre Bianca, Zeus stava per colpire nuovamente il Cavaliere di Pegasus, che aveva messo a dura prova la sua pazienza, continuando a rialzarsi, nonostante le sue mille ferite, per salvare Atena, imprigionata nella stessa Torre. Il Dio dell’Olimpo sollevò un braccio, per scagliare nuovamente folgori incandescenti su Pegasus, ma un sibilo metallico lo distrasse, costringendolo a voltarsi, proprio mentre una lunga catena scintillante si arrotolò intorno al suo braccio destro.
"Fermati!" –Esclamò Andromeda, stringendo con forza la propria Catena.
Al suo fianco apparvero Sirio, Cristal e Phoenix, tutti ricoperti dalle loro Armature Divine, seppur danneggiate per i combattimenti sostenuti. Pegasus sorrise nel rivedere i quattro amici, ma la sua gioia aumentò quando dietro di loro vide spuntare cinque Armature Dorate, quelle dei Cavalieri che credeva di aver perso di fronte al Muro del Pianto.
"E invece siamo ancora qua!" –Ironizzò Ioria del Leone, aiutando il ragazzo a rimettersi in piedi.
Dietro di lui apparvero Libra, Scorpio, Mur e Virgo, seguiti da Castalia, piuttosto malconcia, e da Tisifone, ricoperta dalle dorate vestigia del Cancro. Per un totale di dodici Cavalieri di Atena di fronte al Dio dell’Olimpo. Ultimi arrivarono Ermes, il Messaggero degli Dei, Artemide, Dea della Caccia, e Phantom, il Luogotenente dell’Olimpo. Per un momento il Signore dell’Olimpo fu quasi sorpreso nel trovarseli tutti di fronte, sperando che qualcuno di loro fosse caduto durante la battaglia, ma poi scosse le spalle, immaginando che l’energia di cui adesso disponeva sarebbe sicuramente bastata per spazzarli via tutti.
"Mio Signore!" – Esclamò Ermes, facendosi avanti. –"Finalmente sono riuscito a trovarvi!"
"Ermes, mio fido, per fortuna sei qua!" –Affermò il Dio. –"E anche la Divina Artemide è con te! Perfetto! Eliminate questi invasori, questi barbari assassini di Dei che hanno portato la guerra sull’Olimpo!"
"Con tutto il rispetto, mio Signore, ma credo che la responsabilità di questa guerra ricada su Flegias e i figli di Ares!" –Esclamò Ermes, mentre Artemide al suo fianco incalzava.
"Sui figli di Ares?!" –Domandò il Dio dell’Olimpo.
"Sì, oh potente Zeus! Essi hanno fatto strage di Divinità, sacrificando i Cavalieri Celesti e tutti gli abitanti dell’Olimpo!"
"E con questo?!" –Replicò Zeus, stupefacendo le due Divinità. –"Non è forse compito dei Cavalieri Celesti, scelti personalmente da Zeus, difendere l’Olimpo dagli invasori? E non sono costoro, sporchi di sangue celeste, combattenti della Dea traditrice de me punita?!"
"Questo non toglie che siano stati i figli di Ares a sterminare le Divinità Olimpiche, mio Signore! Noi stessi abbiamo assistito al massacro!"
Il sacrificio degli Dei si è reso necessario!" –Commentò infine Zeus, con un filo di voce. –"La loro energia è stata per me fonte di nutrimento, permettendomi di erigere una barriera capace di ritardare l’avvento dei Cavalieri di Atena.. E liberandomi inoltre da scomodi rivali…"
"Come?!" –Chiese Ermes, non comprendendo realmente le parole del Dio. Ma questi più non parlò, limitandosi a scagliare folgori incandescenti contro Ermes e Artemide, che furono travolti e scaraventati lontano, mentre il Dio sogghignava maliziosamente.
"Che razza di Dio sei?" – Incalzò Ioria, concentrando il cosmo sul pugno destro. –"Che non esita a colpire i suoi fedeli quando questi osano dissentire dalle sue posizioni! Per il Sacro Leo!" –E subito Scorpio e Dohko lo affiancarono, con i loro colpi segreti, ma furono tutti e tre respinti.
"Tu..." –Esclamò la possente Divinità, puntando il dito contro Ioria. –"Conosco il tuo cosmo…"
Mur, Ioria, Virgo e Scorpio si guardarono un attimo esterrefatti, mentre un brivido corse subito lungo la loro schiena. Un ricordo rimosso di un cosmo già sentito.
"Tu, sei colui che sciolse i miei sigilli, otto anni fa!" – Continuò il Dio.
"Otto anni… ma… allora…" –Balbettò Ioria, affiancato da Mur e Virgo. –"Sei dunque tu? Tornato dal Tartaro in cui eri stato confinato?"
Il Dio di fronte a loro non parlò, limitandosi a scagliare un violento assalto energetico contro i tre Cavalieri d’Oro, che cercarono di difendersi con il Muro di Cristallo di Mur, potenziato dai cosmi di Ioria e Virgo. Ma alla fine il muro cedette, sottoposto a pressione indescrivibile, e i tre furono scaraventati indietro, di fronte agli occhi attoniti dei Cavalieri di Bronzo, e di Ermes e Artemide.
"Cosa accadde otto anni fa?" –Chiese Pegasus freneticamente. Ma la risposta non si fece attendere.
Un enorme cosmo esplose poco dopo, invadendo l’intero spiazzo ai piedi della Torre Bianca. Un’immensa massa di energia che aveva nell’uomo di fronte a loro il suo baricentro. Incredibilmente le sue forme mutarono, cambiando aspetto e rivelando un viso che alcuni tra i presenti già conoscevano, mentre sopra di lui apparve la sua vera Armatura Divina, che si scompose e andò a ricoprire il corpo della possente Divinità.
"Tu sei… Crono! Figlio di Gea e Urano, e Signore del Tempo!" –Esclamò Ioria, di fronte agli occhi sgranati di tutti i presenti.
"Che cosa?! Ma dov’è il Sommo Zeus?" – Incalzò Ermes.
"Che importanza può avere ormai?! L’Olimpo mi appartiene, non essendoci più nessuno in grado di opporsi a me e reclamare il trono!" –Esclamò il Dio. –"Finalmente ho immagazzinato l’energia necessaria per dominare il mondo, energia che voi stessi, con le vostre battaglie, con i vostri impetuosi cosmi, mi avete fornito! Pochi minuti ancora e i Titani, confinati nel Tartaro, usciranno nuovamente, da me, loro fratello, liberati!"
"I Titani?!" –Commentarono Mur e gli altri Cavalieri d’Oro. E istintivamente ripensarono alla guerra contro Crono e i suoi undici fratelli combattuta otto anni prima, durante la quale i Cavalieri d’Oro avevano dovuto affrontare le mostruose creature determinate a distruggere la Terra. Iperione, Ceo, Giapeto e gli altri, sconfitti a costo di tremendi sforzi e sacrifici immani.
"Come hai fatto a liberarti dal Sigillo?" –Chiese Scorpio.
"Qualcuno lo ha fatto per me!" –Commentò Crono, mentre una vasta emanazione cosmica, che i Cavalieri già conoscevano, apparve al fianco del Signore del Tempo.
"Flegias!" –Esclamò Andromeda, riconoscendo la sagoma del figlio di Ares. –"Ma sei immortale?"
"Sciocchezze! Non posso certo restare ferito da dei bambocci come voi!" –Li derise Flegias, con un malvagio sorriso sul viso. –"Si stanno smuovendo equilibri che non potete neppure immaginare! Il mondo degli Olimpi è crollato per sempre, e finalmente l’Unico recupererà il suo posto, dominando il mondo e ponendolo sotto la sua ombra!"
"Questo mai!" –Tuonò Pegasus, lanciandosi avanti e scatenando il suo pugno lucente. Ma sia Flegias che Crono non ebbero problemi a evitarlo, scagliando il ragazzo contro i suoi compagni.
"Flegias!" –Tuonò Ermes, con il viso rosso di collera. –"Cosa ne hai fatto di Zeus? Pagherai per questo tradimento! Il mio Signore ti accolse nella sua casa con generosità e fiducia, e tu l’hai tradito, vendendo l’Olimpo a suo Padre, il suo antico e mortale nemico!"
"Per causa tua sono caduti i valenti Cavalieri Celesti, che credevano di combattere realmente per la difesa dell’Olimpo!" –Lo accusò Phantom.
"Un detto terrestre dice che il fine giustifica i mezzi, e credo proprio che sia l’espressione adatta per descrivere ciò che è accaduto!" –Ironizzò Flegias, mentre Crono si gloriava del proprio immenso riacquistato potere.
"Il momento è giunto ormai! L’energia immagazzinata mi permetterà di liberare i Titani!"
"E come conti di farlo?" –Domandò Ermes. –"A quale energia ti riferisci?"
"Credo che questa non serva più!" –Esclamò Flegias, sollevando il braccio destro.
Improvvisamente la scura cappa di nuvole che ricopriva da giorni l’Olimpico cielo si diradò, rivelando a tutti i Cavalieri una frizzante alba primaverile. Ma il cielo sopra di loro non si presentò affatto terso, bensì costellato da un enorme rettangolo dall’oscuro colore, un sigillo mistico che aveva permesso di accumulare tutta l’energia e le emozioni scaricate in quei giorni di lotta.
"Lo Scudo di Ares!" –Commentò Flegias, spiegando che il suo funzionamento era identico a quello della barriera che egli usava come difesa. –"Capace di attrarre l’energia circostante e di rispedirla indietro, usandola per i propri scopi!"
"Quindi tutta l’energia liberata in questa guerra…" –Commentò Ermes.
"È qua! Nelle mie abili mani!" –Esclamò Crono, quasi delirante, mostrando una pietra nera che portava legata al collo. –"In questa pietra ho raccolto tutta l’energia necessaria per dominare il mondo, energia che in buona parte devo a voi!" –Ed esplose in una pazza risata.
"La guerra è stata necessaria proprio per questo!" –Spiegò Flegias. –"Non soltanto per eliminare fastidiosi rivali, e indebolire notevolmente gli eserciti dei nostri peggiori nemici, la Dea della Giustizia e il Dio dell’Olimpo, che da sempre si oppongono ai progetti di dominio del Dio della Guerra e di Crono stesso, ma anche per ottenere energia!"
"Incredibile!" –Commentarono Ermes e Phantom. –"Un piano calcolato nei minimi dettagli!"
"Un piano che nasce da un desiderio di vendetta, Ermes!" –Tuonò Crono. –"Dal desiderio di distruggere i miei odiati nemici! Zeus, mio figlio, che mi spodestò dall’Olimpico Trono nel Mondo Antico, confinando me e i mie fratelli nelle oscure prigioni del Tartaro, e Atena, i cui Cavalieri mi sconfissero anni fa, in occasione della mia rinascita! "
"E ti sconfiggeremo nuovamente, Crono!" –Esclamò Scorpio, mentre anche i compagni annuivano.
"È troppo tardi!" –Urlò Crono, al culmine della sua estasi. –"Nessuno ormai può contrastare lo strapotere dei figli di Gea e Urano!"
"Ah!" –Esclamò improvvisamente Flegias. –"Errore!" –E nel dir questo, impugnò la sua spada infuocata, voltandosi di scatto e trinciando la gola del Signore del Tempo, afferrando la collana con la pietra nera, mentre il Dio si accasciava al suolo, portandosi le mani al collo sanguinante.
Ermes, Artemide e i Cavalieri di Atena non capirono cosa stesse accadendo, ma alcuni di loro balzarono avanti, per attaccare Flegias, venendo però respinti da una potente Apocalisse Divina.
"Un piano perfetto! Non c’è che dire!" –Commentò Flegias. –"C’è solo una variante! Che non disporrai mai di alcuna energia per liberare i Titani!"
"Che… cosa?" –Rantolò Crono, tentando di rialzarsi.
"Questa è la vera pietra nera!" –Esclamò Flegias, mostrando il ciondolo che portava al collo. –"Qua c’è l’energia più grande del mondo, e grazie a essa forgerò un nuovo ordine dominato dal Caos, un mondo di disordini e di guerre, dove non ci sarà più spazio per gli Olimpici Signori, che dovranno piegare il capo, come gli uomini resi schiavi, alle Antiche Divinità!" –Detto questo, con un sogghigno di malefica soddisfazione sul volto, Flegias se ne andò.
Davanti al Rosso-Fuoco apparve infatti lo Scudo di Ares, formato da un oscuro plasma energetico e Flegias vi entrò dentro, mentre le porte dello spaziotempo vibrarono per un istante, scomparendo dall’Olimpo, di fronte agli occhi allibiti dei Cavalieri presenti. Mur si rivolse immediatamente a Virgo, incitandolo a seguire il figlio di Ares.
"Sei l’unico che può farlo! Devi trovarlo e impedire che quell’energia venga usata per scopi distruttivi!"
Virgo annuì, concentrando il proprio cosmo e scomparendo a sua volta, seguendo la scia energetica trasmessa da Flegias, lasciando i suoi undici compagni a combattere da soli sull’Olimpo contro Crono.