CAPITOLO TRENTASETTESIMO. ARDI, FUOCO DELLA SPERANZA!

Nel giardino retrostante le Stanze di Morfeo Ikki di Phoenix, rivestito della sua abbagliante Armatura Divina, stava fronteggiando il figlio di Ares, Issione, dopo aver scoperto che questi aveva ordito, sette anni fa ormai, un piano per potenziare l’animo rabbioso del giovane, caricandolo di odio e di violenza, al fine di forgiare un rude e sanguinario Comandante per le sue Armate del Fuoco e della Paura, che avrebbe combattuto al suo fianco per creare un nuovo ordine mondiale.

Ma Phoenix non ci sta! Commentò il ragazzo, bruciando il proprio ardente cosmo. Non dopo aver trovato l’assassino di Esmeralda! Colui che per tutto questo tempo ha inquinato il mio cuore, caricandolo di rancori e rimorsi! È giunta l’ora di mettere da parte tutti i miei risentimenti, tutti i miei sensi di colpa! E lo farò sconfiggendo te, Issione, causa principale del mio Male di vivere!

"Pugno infuocato!" –Tuonò il Cavaliere della Fenice, scattando avanti con il braccio destro teso, e scagliando un velocissimo pugno di fuoco contro il figlio di Ares.

Issione incrociò le spade davanti a sé, ricreando la Croce infuocata, mentre il Pugno di Phoenix si schiantava contro la sua difesa, impegnando notevolmente il guerriero, che fu comunque spinto indietro dalla furia del Cavaliere di Atena, scavando profondi solchi nel terreno con la sua corazza.

"Croce Infuocata!" –Gridò Issione, potenziando il suo attacco. I fasci rossastri che scaturirono dalle lame incrociate di fronte a lui travolsero il pugno di Phoenix, ferendo il ragazzo e spingendolo indietro, mentre Issione scattava avanti, brandendo le sciabole incandescenti.

"Hai rifiutato l’occasione della tua vita!" –Esclamò Issione, muovendo velocemente le proprie lame infuocate. –"Hai sprecato l’occasione di sedere al mio fianco, sul trono del nuovo mondo!"

"Non ci sarà nessun nuovo mondo, Issione! Viviamo già in una terra splendida e piena di luce! Dobbiamo semplicemente impegnarci nel migliorarla!" –Lo criticò Phoenix.

"Taciiiii!!!" –Urlò Issione, sollevando bruscamente una sciabola.

Il fendente infuocato scaraventò Phoenix indietro, scheggiando la Divina Armatura della Fenice.

Non posso indietreggiare! È determinato e sanguinario! Non si fermerà finché non mi avrà ucciso! Rifletté Phoenix, bruciando il cosmo. E io non posso morire qua! Non ancora! Devo salvare Atena, rivedere mio fratello e i miei compagni, e fare altre mille cose in questa vita! Oh Esmeralda, quante cose avrei voluto fare con te! Sospirò, mentre le fiamme della Fenice lo circondavano.

"Difenditi, Issione!" –Tuonò Phoenix. –"Adesso subirai il mio colpo segreto, le Ali della Fenice!"

"Non te lo permetterò!" –Rispose Issione, puntando tre dita avanti. Veloci come la luce, tre fiammelle rosse partirono dalla sua mano circondando Phoenix, unendosi in un vorticoso cerchio infuocato che iniziò a roteare all’istante, facendo girare Phoenix al suo interno.

"Ruota di Fuoco!" –Esclamò Issione, soddisfatto per aver imprigionato il proprio nemico. –"E adesso, il colpo di grazia!" – Sogghignò, lanciandosi avanti, con entrambe le apade impugnate.

"Cane!!!" –Urlò Castalia da lontano, lanciando la sua lama contro Issione, il quale fu svelto a colpirla con un secco colpo di spada e farla cadere a terra. –"Vigliacco traditore! Attacchi un nemico che non può muoversi!"

"Dopo aver ucciso Phoenix taglierò anche la tua testa, Sacerdotessa!" –Sibilò Issione, lasciando partire un fendente infuocato che si diresse rapido verso Castalia, scavando un solco profondo nel terreno. La ragazza fu svelta a rotolare a terra, venendo ferita di striscio al braccio sinistro, mentre Issione esprimeva sconci pensieri su di lei.

"Addio Phoenix!" –Esclamò il ragazzo, sollevando entrambe le sciabole sopra di se, mentre Phoenix, davanti a lui, continuava a vorticare su se stesso, prigioniero dell’infuocata ruota.

Un momento dopo Issione abbassò le lame, ma non riuscì a colpire il ragazzo, perché protetto da fiamme incandescenti, che si librarono in aria come l’impetuoso battito d’ali di un grande uccello.

"Che diavolo succede?" –Si chiese Issione, osservando la Ruota di Fuoco, con al centro Phoenix, cambiare forma e assumere la maestosa sagoma di un uccello infuocato.

"Non aver paura!" –Lo schernì una decisa voce, apparendo tra le fiamme. –"La paura non si addice a un guerriero spietato!" –Ironizzò Phoenix, circondato dalle sfavillanti fiamme. –"Accetta invece la morte con onore! Ali della Feniceee!!!" –Urlò, liberando l’immenso potenziale del suo cosmo.

Issione tentò di incrociare le sciabole avanti a sé, ma fu travolto comunque, trovandosi troppo vicino, e sollevato in alto, mentre le incandescenti Ali della Fenice stritolavano il suo corpo, facendolo schiantare contro le mura del Tempio di Morfeo, distruggendole. Il guerriero spietato cercò di liberarsi dai detriti caduti su di lui, tossendo a fatica, mentre Phoenix balzava in aria, spiccando il volo come una fenice, liberando decine e decine di piume metalliche, che Issione tentò di evitare, ma avendo perso le proprie sciabole fu colpito in più punti e la sua Armatura fu penetrata dalle Piume della Fenice che presero fuoco all’istante.

"Aargh! Tu sia dannato Phoenix!" –Urlò Issione, rimettendosi in piedi a fatica.

"Dannato?! Credo di esserlo già da un po’!" –Ironizzò Phoenix, recuperando il suo solito cinico sarcasmo. –"Ma non credere che finisca qua, Issione! Hai ucciso Esmeralda, e devo fartela pagare! Pugno Infuocato!" –Tuonò, lanciandosi avanti.

Issione, ancora senza sciabole, non poté far altro che portare entrambe le braccia avanti, per contenere l’impatto col pugno del ragazzo. I due restarono così, vicini, uno contro l’altro, mentre i loro occhi si fissavano con rabbia, mentre il pugno destro di Phoenix, carico di rovente energia, cercava di abbattere la difesa di Issione.

Fu il guerriero a smuovere la situazione, cercando di colpire Phoenix con un calcio allo sterno, ma Phoenix lo parò con una gamba, aspettandosi un simile attacco. L’enorme pressione a cui furono sottoposti entrambi liberò una grande quantità di energia, la cui esplosione spinse entrambi indietro, Phoenix a terra e Issione contro un pezzo di muro del Tempio.

Il figlio di Ares fu svelto a recuperare le proprie sciabole infuocate e a lanciarsi contro Phoenix, sferzando l’aria con rapidità e ferocia, mentre il Cavaliere di Atena rotolava sul terreno per evitare i fendenti incandescenti di Issione. Afferrò l’argentea lama di Castalia, trovata per caso sul prato, e parò con essa un colpo secco di spada di Issione, ma non poté evitare la seconda sciabola che lo ferì al braccio destro. Dolorante, Phoenix espanse il proprio cosmo, lanciandosi avanti, incurante dei fendenti infuocati che giungevano contro di lui, con il braccio destro teso, carico di un’ardente energia cosmica.

"Pugno infuocato!!!" –Urlò il ragazzo, sbattendolo con forza contro il petto di Issione, che non si aspettava un attacco così diretto.

Il guerriero fu scaraventato lontano, ma riuscì comunque a piantare una sciabola nella coscia sinistra di Phoenix, facendolo urlare di dolore. Quando Issione si rialzò, notò con orrore che il pettorale scarlatto della sua Armatura era andato completamente distrutto, poco sopra il suo cuore, e che sangue stava uscendo copioso dalla ferita.

"Maledetto Phoenix! Che il diavolo ti porti!" –Esclamò rabbioso, prima di barcollare un momento ed accasciarsi a terra, in preda a un fitto dolore.

Ma Phoenix non stava meglio di lui, penetrato fin dentro le carni dall’infuocata lama del figlio di Ares, che il ragazzo fu lesto a estrarre e a gettare via, prima di appoggiare la schiena a un albero per respirare un momento.

"Phoenix…" –Mormorò Castalia, tentando di mettersi in piedi.

"Vattene via Castalia!" –La incitò Phoenix. –"Trova Pegasus e mio fratello e salva Atena con loro!"

"Non potrei mai abbandonarti qua!" –Commentò Castalia nonostante sapesse che avrebbe potuto fare ben poco.

"Non essere sciocca! C’è bisogno di te altrove! Vattene!" –Urlò Phoenix, prima di concentrare il cosmo incandescente sul pugno destro e lanciarsi avanti.

Issione aveva appena fatto altrettanto e i due uomini si fronteggiarono a mezz’aria, colpendosi a vicenda e scaraventandosi indietro. Ma fu il figlio di Ares, per quanto ferito e dolorante, a rimettersi in piedi per primo. Bruciò il suo demoniaco cosmo, evocando il fuoco mortale di suo padre, Dio della Guerra, mentre immonde fiamme lo circondarono poco dopo.

"Danzate, fiamme di Ares, e distruggete quest’impuro mondo!" –Urlò Issione, guidando le lingue di fuoco con la sua mente, come ballerine al comando del maestro. –"Danza del Fuoco di Morte!"

Le vampe incandescenti invasero l’intero giardino, divorando tutto ciò che trovavano sul loro percorso, fagocitanti creature animate dalla maligna energia cosmica di Issione. Phoenix tentò di respingerle, travolgendole con le Ali della Fenice, ma dovette ammettere, con orrore, che la stessa Fenice era inerme, stritolata dalla mortale Danza di Issione, e sbranata in volo.

"Aargh!!!" –Gridò Phoenix, mentre l’avvolgente Fuoco di Morte si attorcigliava intorno al suo corpo, strusciando sulla sua corazza, incendiando il suo stesso sangue che sgorgava dalla ferite.

"Addio Fenice immortale, qua finirai in cenere!" –Rise Issione, delirando come un pazzo.

Quindi, senza aggiungere altro, recuperò una sciabola incandescente, scattando veloce come una fiera verso Castalia, la quale non riuscì a difendersi in alcun modo, venendo afferrata per il collo e sbattuta contro un albero. Per quanto cercasse di liberarsi, dimenandosi e tirando pugni contro il braccio robusto di Issione, presto dovette cedere, sentendo il respiro mancare e le forze venire meno. Il pesante alito di Issione sibilò qualche sconcezza al suo orecchio, mentre l’uomo sollevava la sciabola, pronto per spaccarle il cranio. Addio Atena! Mormorò la ragazza, perdendo i sensi. Perdona la mia debolezza, perdona la mia incapacità a reagire! Ho fallito su tutti i fronti, deludendo le aspettative che avevi riposto in me! Non ho saputo difenderti, permettendo a Zeus di imprigionarti nella Torre Bianca, né ho saputo affiancare degnamente i tuoi Cavalieri! Morirò qua, adesso, in questo sconsacrato giardino… con tutti i miei rimpianti!

Mentre l’infuocata lama di Issione scendeva sulla testa di Castalia, un fascio di luce colpì con decisione l’uomo sulla mano destra, con la quale reggeva l’arma, tagliando il guanto protettivo della sua Armatura e obbligandolo a voltarsi e a lasciare la presa, mentre il fascio luminoso si moltiplicava, diventando un infinito labirinto che colpì il guerriero sull’intero braccio.

"Chi osa?" –Tuonò il figlio di Ares inviperito, mentre Castalia ricadeva a terra, inerme.

L’unica risposta che udì fu un pugno di luce che lo investì in pieno, scaraventandolo lontano, contro un albero abbrustolito del giardino di Zeus. Quando Issione si rimise in piedi, imprecando come un dannato, vide un uomo ricoperto da dorate vestigia sollevare il corpo martoriato di Castalia e confortarla con il cosmo. Il Cavaliere dorato depositò la donna con delicatezza, avvolgendola nel suo bianco mantello, essendo le sue vesti lacere e bruciate. Castalia, debolissima, non comprese ciò che stava accadendo, e per un momento pensò di vivere un sogno, un bellissimo sogno.

"Chi sei?" –Domandò Issione, impugnando nuovamente le sue sciabole.

"Sono Ioria del Leone, Cavaliere d’Oro di Atena!" –Esclamò l’uomo con decisione, facendosi incontro al figlio di Ares. –"E sono colui che ti ucciderà!"

"Ah ah ah! Issione, figlio di Ares, non teme confronti!" –Rise beffardo il guerriero scarlatto. –"Prendi!" –E scagliò un fendente infuocato contro Ioria, che si difese scattando di lato, evitandolo.

"Fermati!" –Esclamò una voce improvvisamente.

"Che cosa?!" –Balbettò Issione, incredulo. –"Come puoi essere ancora vivo?!"

Un’enorme esplosione cosmica travolse le ardenti Fiamme di Morte di Issione, rivelando la sagoma di Phoenix, stanco e provato, ma ancora vivo.

"Ioria..." –Mormorò Phoenix, riconoscendo il Cavaliere d’Oro. E grande fu la sorpresa in lui, ma non inferiore fu la felicità nel saperlo, qualunque fosse il motivo, ancora vivo.

"Phoenix... lascia a me quest’uomo!" –Esclamò Ioria, caricando il pugno destro di energia lucente. –"Tu riposa le tue ferite!"

"Non ho certo paura di affrontarvi entrambi, bastardi Cavalieri di Atena!" –Ghignò Issione, che aveva recuperato la sua sciabola infuocata.

"Ioria!" –Esclamò Phoenix, con una voce decisa che lasciava poco spazio al dubbio. –"Prenditi cura di Castalia! È debole e ferita, ma grazie al tuo cosmo riuscirà a guarire! Terminerò io l’incontro con questo mostro, che non merita l’appellativo di uomo, non essendovi in lui niente di umano!"

"Sei sicuro di ciò che fai, Cavaliere?" – Chiese Ioria.

"Mai stato più sicuro in vita mia!" –Rispose Phoenix, mentre Ioria annuì sospirando. –"Porterò a termine la mia battaglia, senza che nessuno si intrometta! Ho un conto in sospeso con te, figlio di Ares, ed è il momento di riscuotere!"

"Ah ah ah! Ma davvero?!" –Esclamò Issione, delirante. – "E cosa ti devo?"

"Il mio passato!" –Rispose con freddezza Phoenix, prima di scaricare l’immenso potenziale delle sue Ali della Fenice, che travolse l’intero mare di fiamme che lo separava da Issione, nonostante l’uomo avesse richiamato le proprie vampe di morte, raggiungendolo e scaraventandolo indietro, distruggendo parte della sua corazza. Prima che Issione potesse reagire, Phoenix era già su di lui, determinato come non mai ad avere vittoria, la sua personale vittoria.

Nel frattempo Ioria si era chinato su Castalia e aveva usato i poteri curativi del suo cosmo per lenire le ferite della ragazza, ancora stordita dall’accaduto. Ma bastò il contatto con il caldo cosmo del Leone per risvegliare in lei sopiti ricordi, mai del tutto dimenticati.

"Ioria..." –Commentò infine la ragazza, aprendo gli occhi.

"Proprio io..." –Sorrise il giovane, sollevandola e incamminandosi via dal giardino, rispettando la volontà di Phoenix.

Il Cavaliere di Leo però non riuscì a fare neppure quattro passi che dovette fermarsi, per osservare l’uomo appena arrivato nel Giardino dei Sogni. Un Cavaliere Celeste, non molto alto ma robusto, ricoperto da una splendente Armatura Divina, con raffinate striature argentate, dotata di uno scudo rotondo sul braccio sinistro e di una spada fissata alla cintura. Aveva un viso maschile, reso ancora più virile da una vistosa cicatrice sulla guancia destra proprio sotto l’occhio, scuro e brillante.

"Ooh... ben arrivato Giasone!" –Urlò Issione, liberandosi di Phoenix con un calcio secco. –"Uccidi questi invasori quanto prima!"

"Non ascoltarlo, Cavaliere!" –Esclamò Phoenix. –"Costui è un vile traditore! Con il fratello mira a prendere il dominio dell’Olimpo, scalzando il Sommo Zeus dal trono!"

Il Cavaliere Celeste non rispose, spostando lo sguardo su Ioria e sulla donna che portava in braccio, senza curarsi troppo dello scontro tra il figlio di Ares e l’altro Cavaliere di Atena.

"Cavaliere Celeste!" –Lo chiamò Ioria. –"Evitiamo questo scontro, te ne prego! Conosco già il vostro valore, avendo affrontato poc’anzi uno di voi, e sono certo che voi sarete a conoscenza del nostro, indiscutibile dal momento che siamo arrivati fin qua! Concedici di passare e non ascoltare i deliri del tuo parigrado!"

"Egli non è un mio parigrado!" –Precisò il Cavaliere, parlando per la prima volta. –"Egli non è neppure un Cavaliere Celeste, ma il figlio di una Divinità Olimpica, ed è solo per questo che si trova qua, non certamente per meriti personali!"

La pungente affermazione di Giasone raggiunse Issione, ma il semidio non se ne curò, essendo impegnato a difendersi dai veloci e potenti attacchi di Phoenix.

"Il mio nome è Giasone della Colchide, Cavaliere Celeste al servizio del Sommo Zeus, ed è a lui solo che rispondo! A lui e al mio Luogotenente!" –Esclamò il ragazzo. –"Ed è per difendere la Reggia del mio Signore che sono qua!"

"Fermati, ti prego!" –Esclamò Ioria, ma Giasone parve non ascoltarlo neppure, bruciando il cosmo.

"Perdonami, Cavaliere, ma questo è il mio compito! Sono un Cavaliere Celeste e per Zeus combatto!"

"E sia dunque…" –Mormorò Ioria, depositando delicatamente Castalia a terra e pregandola di riposarsi.

Senza aggiungere altro, il Cavaliere di Leo scattò avanti, creando il suo fulmineo reticolato di luce chiamato Lightning Plasma. I fendenti luminosi si diressero verso Giasone, ma egli sollevò lo scudo, piccolo ma robusto, lasciando che su esso si infrangesse la maggioranza degli attacchi. Si preparò quindi per contrattaccare, ma fu troppo lento, trovandosi Ioria già di fronte a lui, con il pugno destro carico di scintillante energia cosmica.

"Lighting Bolt!" –Urlò Ioria, portando avanti il braccio destro con forza.

Il colpo luminoso si schiantò contro lo scudo di Giasone, evitando al ragazzo di essere ferito in pieno ma scaraventandolo indietro con vigore, fino a farlo sbattere su quel che restava del Tempio di Morfeo e ricadere a terra, mentre la costruzione franava su di lui.

"Ioria…" –Si rialzò Castalia, preoccupata. –"Non l’avrai ucciso?"

"Non credo!" –Si limitò a dire il Cavaliere di Leo, tornando indietro. –"Ho cercato di metterlo fuori combattimento, senza ferirlo gravemente! Non c’è odio né malvagità nel suo cosmo, solo il profondo e sincero desiderio di servire il proprio Signore!"

"Come hai fatto ad arrivare fin qua?" -Domandò Castalia, buttandosi addosso al ragazzo.

"Mi ha guidato il tuo cosmo!" –Rispose lui, abbracciandola con affetto.

Una lenta pioggia di lacrime iniziò a scendere sul viso della Sacerdotessa dell’Aquila, in un crogiuolo di sentimenti, anche contrastanti tra loro, che non riusciva più a dominare. Il destino si stava nuovamente prendendo gioco di lei, e lei, ancora una volta, non riusciva a reagire. Era tremendamente felice per sapere Ioria sano e salvo, avendoci così tanto sperato nei mesi precedenti, avendolo tanto sognato ogni volta in cui aveva chiuso gli occhi. Ma era anche angosciata, tremendamente angosciata, combattuta tra i suoi sentimenti, in bilico tra due mondi, apparentemente così distanti tra loro. Da un lato l’incerto amore per Ioria, che mai aveva apertamente dichiarato, giungendo persino a perdere il sonno tra i rimpianti, al termine della Guerra Sacra; dall’altro il nuovo sentimento per Phantom, un Cavaliere che aveva osato persino disubbidire al Sommo Zeus pur di salvarle la vita. Due rapporti precari, come il suo cuore in quel momento.

L’improvvisa esplosione del cosmo di Phoenix riportò Castalia al presente, obbligandola a concentrarsi sulla battaglia ancora in corso.

"Danza del Fuoco di Morte!" –Tuonò Issione, richiamando le proprie fiamme infernali e lanciandole contro Phoenix.

Ma il ragazzo quella volta cercò di reagire, bruciando al massimo il proprio cosmo ardente, nella speranza di spazzar via quelle mortali fiamme con il battito d’ali della sua Fenice.

"Fallirai!" –Esclamò Issione, mentre le danzanti vampe da lui create avvolgevano nuovamente il corpo di Phoenix, divorandolo vivo. –"Come hai sempre fatto, Phoenix, rivelandoti infine per quello che sei realmente! Un fallimento esistenziale! Incoerente, incerto, incapace di portare fino in fondo qualunque tuo credo, pacifista o violento che sia, ma sempre e continuamente in dubbio!"

"La grandezza di un uomo non sta necessariamente nella sua immutabilità! Tutt’altro Issione!" –Rispose Phoenix, mentre l’incandescente battito d’Ali della Fenice spazzava via le danzanti fiamme di morte. –"Quella che tu definisci come incoerenza, come un mio fallimento, è in realtà il mio più grande successo, la mia più grande vittoria! L’aver riconosciuto i miei errori ed aver trovato dentro di me, grazie all’aiuto dei miei compagni, la forza per andare oltre!"

"L’unico posto in cui andrai è all’Inferno, Phoenix!" –Tuonò Issione. –"Ruota di Fuoco!" –Urlò, puntando tre dita contro di lui.

Ma Phoenix quella volta, già conoscendo il suo colpo segreto, seppe parare le tre comete infuocate, semplicemente spegnendole con decisi pugni, davanti agli occhi increduli di Issione.

"Come già ti ho detto, Issione, ho un buon motivo per batterti! E non è solo una mera prova di forza, o il desiderio di un’accecante vendetta, per quanto non nasconda una tremenda rabbiosa ostilità nei tuoi confronti!" –Commentò Phoenix, mentre il suo vasto cosmo si estendeva intorno a lui, intimorendo lo stesso figlio di Ares da tanto che era esteso. –"No! Ti sconfiggerò perché sono nel giusto, perché ho fatto la scelta giusta, abbracciando il credo di Atena e dei miei compagni, uomini soli, come me, che sono stati in grado di stabilire un legame profondo tra loro, un legame chiamato amicizia! Che supera il tempo ed ogni risentimento! E non può essere sconfitto!"

"Danza, Fuoco di Morte!" –Urlò Issione, ma la decisa voce di Phoenix presto lo sovrastò. –"Ardi, Fuoco della Speranza!!!"

Dicendo questo, Phoenix scattò avanti, scaricando l’immensa potenza del suo incandescente cosmo contro il figlio di Ares, il quale tentò di difendersi con la propria sciabola rovente, ma fallì, venendo travolto in pieno dalla maestosa e nobile sagoma di un uccello infuocato, che lo trapassò completamente, distruggendo la sua armatura, e il suo corpo. Issione rotolò sul terreno, mentre il suo fisico era pieno di ferite traboccanti sangue; tentò di rialzarsi, di riprendersi, ma Phoenix non gli diede tregua, centrandolo con un pugno in pieno petto, all’altezza del cuore, e sfondando la sua cassa toracica.

"Esmeralda…" –Commentò Phoenix, mentre il corpo ormai privo di vita di Issione si accasciava a terra. –"Questa è stata la tua vendetta, non la mia! La rivincita di una donna a cui è stato negato un futuro! Un futuro che, sicuramente, sarebbe stato pieno di amore!"

In quel momento una lacrima scese sul volto di Phoenix, commosso e per un istante ancora vittima dei propri ricordi. Ioria e Castalia furono subito a fianco del ragazzo, mettendogli una mano su una spalla, cercando di comprendere il suo dolore. Phoenix non disse niente, incitando gli amici ad andare avanti, concordi nel correre quanto prima alla Reggia di Zeus, sicuri che anche i propri compagni sarebbero giunti entro breve tempo. Phoenix sorrise improvvisamente al pensiero di rivedere finalmente l’amato fratello.

Prima di andarsene, Castalia si accostò al corpo mutilato di Morfeo e lo ricoprì con un bianco telo, mentre sincere lacrime caddero dai suoi occhi. Dio dei Sogni, avevi ragione! Una maschera porto sul viso, un travestimento del volto e del cuore, che mi ha impedito per anni di dare libero sfogo ai miei sentimenti, vittime intimorite di una grande paura. La paura di amare! Forse, se avessi aperto il mio cuore prima, rivelando i miei sentimenti, all’epoca sicuri, molte cose sarebbero andate diversamente, e adesso non sarei così tormentata dai dubbi! E dai sensi di colpa! Commentò la ragazza, rialzandosi. Oh, Morfeo, che tu possa venire da me, nelle mie notti senza stelle, sbattendo le tue silenziose ali, per portarmi un po’ della tua saggezza, e un po’ dei tuoi ricordi! Addio, Signore dei Sogni! E grazie per avermene regalato uno!

Pochi istanti dopo, Phoenix, Ioria e Castalia uscirono dal Tempio di Morfeo, infilando nei silenziosi corridoi della Reggia di Zeus, puntando sulla Sala del Trono, mentre i rumorosi passi delle loro Armature riecheggiavano nel ventilato edificio.

È tutto troppo silenzioso! Rifletté Ioria, temendo un attacco a sorpresa. Lo stesso pensiero fu espresso da Phoenix e da Castalia, stupiti nel non trovare nessuno che li fermasse.

"Guardate!" –Esclamò Ioria, indicando avanti a sé.

Il corpo ferito di un ragazzo era disteso di schiena sul pavimento, mentre poco distante giacevano confusamente coppe dorate ed un vassoio, che gli era probabilmente caduto di mano quando era stato assalito. Ioria, titubante, si fermò, chinandosi sul ragazzo, e vide con orrore il violento segno di una lama che lo aveva ferito all’addome, strappando le sue vesti, adesso bruciacchiate. Il giovane, dai corti capelli castani e gli occhi marroni, emise un rantolo, e Ioria subito lo sollevò, appoggiandolo al muro, prima di usare i suoi poteri curativi per cercare di lenire la sua ferita.

"Ah aaah..." –Tentò di parlare il giovane, ma non ci riuscì, da tanto che era debole.

"Non sforzarti!" –Gli sorrise Castalia.

"Chi sei?" –Volle sapere Ioria. –"E chi ti ha assalito?"

"Ganimede..." –Mormorò il ragazzo, i cui occhi sembravano spegnersi da un momento all’altro. –"Flegias!" –Aggiunse, prima che la testa gli ciondolasse avanti.

"Flegias!!!" –Ripeté Castalia. –"Il figlio di Ares! Morfeo aveva visto bene dunque, egli trama alle spalle del Signore dell’Olimpo, e probabilmente l’ha ingannato per realizzare i suoi piani di dominio!"

"Ma Ares non è prigioniero del Sigillo di Atena?" –Chiese Ioria, appoggiando il ragazzo a terra.

"Questo è quanto mi disse Atena, e Morfeo prima mi confermò!" –Commentò Castalia, mentre Phoenix incitava entrambi a proseguire.

La Sala del Trono era ormai vicina, e là avrebbero trovato tutte le risposte alle loro domande.