CAPITOLO TRENTASEIESIMO. TREMENDA VERITA’.
Ikki di Phoenix aprì gli occhi improvvisamente, sorprendendo Morfeo e Castalia che avevano quasi rinunciato alla speranza di vederlo destarsi di nuovo. Per un momento i due si chiesero con preoccupazione quale Phoenix sarebbe uscito da quel traumatico viaggio nella memoria a cui era stato costretto, augurandosi che il ragazzo fosse riuscito a vincere le sue paure inconsce; l’espressione distesa, seppur frastornata, sul volto di Phoenix li fece rasserenare entrambi.
"Castalia…" –Mormorò il ragazzo, mettendosi a sedere sul lettino.
"Sono contento di rivederti, ragazzo!" –Esclamò Morfeo, avvicinandosi. –"Allora il mio contro-incantesimo ha avuto effetto!"
"Contro-incantesimo?!" –Balbettò Phoenix, chiedendogli a cosa si riferisse.
"Ho tentato di inviarti, tramite il sogno, dei piccoli segnali che avrebbero dovuto aiutarti a risvegliarti! Purtroppo non potevo intervenire direttamente, per paura di provocare pericolosi scompensi psichici alla tua mente, ma vedo che i messaggi subliminali che ti ho inviato hanno potuto aiutarti a sconfiggere le tue paure!"
"Sì!" – Sospirò Phoenix, alzandosi in piedi. –"Ho sconfitto gli spettri del passato!"
Morfeo e Castalia raccontarono in breve a Phoenix l’accaduto, e il Dio si scusò più volte per essersi prestato ad un simile gesto, sperando che il ragazzo non gliene volesse troppo.
"Morfeo, Dio dei Sogni! Un uomo con il mio passato, che del perdono ha fatto una fonte di sicurezza, non potrebbe mai negarlo a te, che ti sei pentito dei tuoi errori e sei intervenuto per rimediare!" –Commentò Phoenix. –"Inoltre, credo che una parte di me debba ringraziarti… Forse questo viaggio a ritroso, negli oscuri sentieri della mia memoria, è stato necessario per completare il mio percorso di espiazione, per confermare la mia fede nella giustizia e nell’amicizia!"
Castalia sorrise, prima di incitare l’amico all’azione. La Sacerdotessa aveva indossato le vestigia d’Argento ed era pronta per scendere in campo, ma Morfeo pregò entrambi di fare attenzione.
"Temo per voi, giovani cuori!" –Esclamò il Dio. –"E mi dispiace di non aver potuto fare altro per aiutarvi.. solamente aver curato le vostre ferite con le foglie medicinali di Asclepio, sperando che non se la prenda troppo!" –E si lasciò scappare una risata. –"La Reggia di Zeus non è un luogo sicuro… forse dovreste…"
Ma il Dio dei Sogni non riuscì a terminare la propria frase che l’intera stanza fu invasa da un’incandescente emanazione cosmica. Due secchi colpi di lame infuocate tagliarono la testa di Morfeo, di fronte agli occhi atterriti di Phoenix e Castalia.
"Sapevo che non dovevo fidarmi di te, lurido traditore!" –Esclamò un guerriero dalle vestigia scarlatte, buttando a terra con un calcio il corpo del Dio dei Sogni.
Phoenix e Castalia non riuscirono a muoversi che furono travolti dalla furia demoniaca del guerriero, che scaraventò entrambi fuori dalle stanze di Morfeo, scagliando i loro corpi contro le grandi vetrate che davano sul giardino retrostante, sul terreno del quale Phoenix e Castalia ruzzolarono per parecchi metri.
"E adesso a noi, Cavalieri di Atena!" –Esclamò il guerriero, balzando fuori su di loro.
Phoenix e Castalia furono svelti a rotolarsi sul terreno, ognuno in una direzione diversa, per evitare l’affondo delle infuocate sciabole del guerriero scarlatto. La Sacerdotessa dell’Aquila lo fissò per un momento, senza avere dubbi su chi fosse. Dalla descrizione che Morfeo le aveva fatto, doveva essere Issione, figlio di Ares.
"Proprio così!" –Commentò Issione, avventandosi sulla donna, brandendo le sue sciabole infuocate.
Castalia cercò di evitare gli affondi del figlio di Ares, ma si rese conto che la sua velocità era molto inferiore a quella dell’uomo, che muoveva le sue armi con precisione millimetrica. Issione abbassò parallelamente le due scimitarre su di lei, ma Castalia, con tutta la forza che aveva in corpo, fermò l’affondo con il lungo pugnale argentato che Kiki aveva aggiunto in dotazione alla sua corazza. Ma la donna non aveva la forza per opporsi alle robuste braccia di Issione, che la scagliò indietro, scheggiando la sua armatura ad un braccio, prima di calare nuovamente le sciabole su di lei.
"Pugno infuocato!!!" –Urlò Phoenix improvvisamente, scattando verso il figlio di Ares.
Un pugno secco si diresse su Issione, che per evitarlo balzò in alto, puntando poi contro Phoenix. Con rapidità e sincronia, il figlio di Ares muoveva entrambe le sue sciabole, affondando pericolosamente e costringendo Phoenix a mantenere la concentrazione massima. Il ragazzo non sapeva come fermare quelle lame, inoltre si muoveva più lentamente del solito, essendo ancora stordito a causa del lungo viaggio mentale che aveva fatto. Un colpo secco di Issione lo colpì in pieno petto, distruggendo la sua corazza di Bronzo, mentre un’altra sciabola si abbatteva sul suo braccio, mentre tentava di difendersi.
"Muori!" –Urlò Issione, incrociando le lame a forma di croce infuocata, da cui partì un violento raggio energetico che travolse Phoenix, scaraventandolo indietro, tra i frammenti della sua armatura distrutta.
Mentre Issione si avvicinava per dargli il colpo di grazia, una voce femminile echeggiò nell’aria.
"Volo dell’Aquila reale!!!" –Urlò Castalia, balzando in alto e puntando poi verso di lui, come un rapace in volo verso la sua preda.
Issione, per quanto preso di sorpresa, riuscì a balzare indietro, evitando di essere colpito, e mosse una sciabola infuocata per colpire Castalia in piedi a mezzo metro da lui, ma la ragazza fu svelta a alzare nuovamente la propria lama, su cui si infranse il colpo di Issione. Non riuscì però ad evitare il secondo che le distrusse il guanto protettivo dell’Armatura, gettando via l’arma argentata, e ferendole la mano, senza però tagliarle alcun dito. Ma Castalia non si arrese, bruciando il proprio cosmo al massimo e caricando il sanguinante pugno destro di energia.
"Cometa Pungente!!!" –Urlò, liberando il suo assalto, che, proprio perché lanciato da vicino, travolse Issione spingendolo indietro di qualche metro, senza comunque che il ragazzo accusasse qualche danno particolare, ma dando tempo a Phoenix di rimettersi in piedi.
"Mi avete stancato, bambocci! Vi manderò insieme all’altro mondo!" –Tuonò Issione. –"Croce Infuocata, tu sia il marchio che segnerà la loro dipartita verso l’Ade!" –Esclamò, incrociando le sue due sciabole di fronte a lui. Dalla croce che si creò partì un raggio rovente diretto contro i due Cavalieri di Atena, ma Phoenix cercò di contrastarlo portando le mani avanti e caricandole del suo vasto e infuocato cosmo.
"Atenaaa!!!" –Urlò il ragazzo, mentre l’infuocata Croce di Issione penetrava le sue carni scoperte.
"Phoenix!!!" –Gridò Castalia, venendo travolta e scaraventata lontano, mentre la sua Armatura si frantumava in più punti.
"Muori, Phoenix!" –Rinnovò l’assalto Issione, e quella volta Phoenix non riuscì a contenere l’impatto devastante della Croce Infuocata che lo investì in pieno, trapassandolo da parte a parte.
Il Cavaliere della Fenice cadde a terra, in una pozza di sangue, mentre sul suo petto lampeggiava ancora il segno della Croce Infuocata, come un marchio che produceva in lui infinito dolore.
Issione si avvicinò a Castalia, ritenendo che il ragazzo, con una ferita simile, sarebbe morto da solo; sollevò una sciabola infuocata e puntò alla sua gola, ma Castalia fu svelta a ruzzolare sul terreno, mentre la lama si piantava accanto alla sua testa.
"Yaaiih! Artigli dell’Aquila!" –Esclamò la Sacerdotessa, balzando in piedi e lanciandosi contro Issione, muovendo le braccia a gran velocità, come fossero gli artigli di un’aquila pronti a ghermire.
Ma il tentativo della donna non andò in porto, essendo Issione più veloce di lei, e capace di spostarsi a sinistra mentre Castalia ancora si muoveva per colpirlo, anticipandola quindi di una manciata di secondi, in cui poté muovere la Scimitarra infuocata colpendo la ragazza su un fianco. La cintura protettiva dell’Armatura dell’Aquila andò in frantumi, mentre le vesti della donna presero fuoco, incendiate dal demoniaco figlio di Ares, e schizzi di sangue zampillavano dalle sue ferite. Un secondo colpo, di ritorno, colpì Castalia al braccio sinistro, con il quale stava tentando di difendersi, e la spinse indietro, distruggendo ulteriormente la sua Armatura. Stesa a terra, sporca di sangue e incapace di rialzarsi, Castalia sembrò contare i secondi che mancavano alla propria morte, mentre Issione sollevava nuovamente la propria sciabola infuocata su di lei.
"Muoriii!!!" –Urlò il figlio di Ares, calando la punta della lama.
In quella, un sottilissimo raggio di luce lo trafisse al cranio, trapassandolo da parte a parte. Durò un secondo, ma fu sufficiente per bloccare i movimenti di Issione, più per lo stupore che non per il dolore che quel colpo provocò in lui.
"Beh?!" –Domandò il guerriero, prima di esplodere in una sadica risata. –"Cos’era questo? La puntura di una zanzara?!" –E si voltò indietro, verso il sanguinante corpo di Phoenix che stava in piedi poco distante, con il pugno destro portato avanti.
"È il Fantasma Diabolico!" –Rispose Phoenix, mentre Castalia trovava la forza per rialzarsi, rantolare sul terreno e andare ad appoggiarsi contro il tronco di un albero. –"Il colpo dell’Illusione della Fenice!"
"Il colpo dell’Illusione?!" –Rise Issione di gusto. –"Uahahah!!! Bel tentativo Phoenix, davvero! Avevo proprio bisogno di farmi una bella risata! Adesso potrò massacrarvi con il sorriso sul volto!"
"Tu credi?!" –Domandò ironico Phoenix.
"Sai una cosa? Credo proprio di averti sopravvalutato, Cavaliere della Fenice!" –Confessò Issione, incamminandosi verso di lui. –"In fondo non sei tutto questo granché! Mi aspettavo un guerriero forte, rude, determinato, che aveva fatto della guerra la sua fede di vita, e invece mi ritrovo davanti un ragazzetto ferito, che si arrende subito e tenta di evitare il conflitto, ricorrendo a fantomatici poteri nascosti! Aaah… Temo proprio di essermi sbagliato!"
"Io non voglio evitare il conflitto, figlio di Ares! Voglio solo avere informazioni da te!" –Replicò Phoenix, con voce determinata.
"Informazioni? E cosa ti fa credere che io te le darò?" –Si fermò Issione, stringendo le due sciabole infuocate. –"L’unica cosa che avrai da me sarà la morte! A meno che tu non decida di accettare la mia offerta, quella che quel vecchio idealista di Morfeo avrebbe dovuto mettere nella tua mente!"
"Risvegliare il mio lato oscuro?! E unirmi a te in questa folle strage?!" –Ironizzò Phoenix.
"Risvegliare il tuo vero io, il tuo lato dominante, Phoenix!" –Precisò Issione, travolto da un’eccitazione incredibile. –"Tu sei nato per dominare il mondo, proprio come me! In te arde l’immortale fuoco della Fenice, l’uccello dalle ali incandescenti! Esso sarà impresso sugli scudi dei nostri eserciti; esso volerà sopra di noi, dispiegando le sue ardenti ali, e porterà la distruzione a tutti coloro che oseranno opporsi! Insieme, Phoenix, domineremo questo decadente mondo, facendo piazza pulita dei vecchi Dei e dei loro idoli, e li sostituiremo con un nuovo culto: il culto del fuoco e della guerra! Marchieremo le genti con il nostro simbolo, facendone abili guerrieri dalle incandescenti vestigia; comporremo inni che glorificheranno le nostre imprese, che saranno scolpite in splendide statue di marmo, che saranno celebrate su arazzi, mosaici, affreschi! Credimi, Phoenix, il mondo che ti offro, io, Issione, figlio di Ares, va aldilà di ogni prospettiva, aldilà di ogni possibilità che qualsiasi altra Divinità potrebbe proporti! Perché il mio regno durerà per sempre, come la guerra che è parte integrante dell’umana natura, e che sempre insanguinerà il mondo, giacché ne dicano gli idealisti e i pacifisti!"
Phoenix rimase qualche secondo in silenzio, ad ascoltare il delirante monologo del figlio di Ares, realizzando che la sua psiche fosse molto più complessa di quella di un comune uomo e che l’effetto che il Fantasma Diabolico aveva sortito non era stato quello di piegarla al suo volere, probabilmente impossibile, ma quello di liberare tutti i propositi dell’uomo, le sue confessioni che adesso si riversavano come un fiume in piena, spingendo Phoenix ad ascoltarle e a nutrirsi di esse.
"Proprio come gli uomini si nutrono della guerra, Phoenix!" –Lo esortò Issione, piantando una sciabola infuocata a terra. –"È scritto su ogni libro, impresso nel cuore della razza umana che essa è l’unico motore che fa muovere la mortale specie! È un potenziale immenso quello di cui potremmo disporre, quello che ci è offerto, a noi, nuovi Signori della Guerra!" –Fece una pausa poi riprese. –"Per quale motivo credi che mi sia unito a Flegias? Per quale ragione credi che abbia accettato i suoi folli piani di dominio sull’Olimpo? Per arrivare a te, Ikki di Phoenix, il Comandante del mio futuro Esercito dalle Vestigia Scarlatte! Le Armate del Fuoco e della Paura! Quelle che comanderai in mia vece, quando questo patetico massacro Olimpico sarà terminato!"
"Che cosa ne sarà dell’Olimpo?" –Domandò Phoenix.
"Cosa vuoi che me ne importi di quest’erba brulla e isterilita?!" –Tuonò Issione, recuperando la sua spada e incitando il ragazzo a guardarsi intorno. –"Non vedi le nuvole addensate su questo colle? Non scorgi il tramonto degli Olimpici Fasti? La stella di Zeus è volta al tramonto e Flegias gli ha dato il colpo di grazia con le sue idee malsane di attaccare Atene! So per certo come finirà questa guerra, con un massacro inaudito e la morte di tutti i Cavalieri Celesti e di Atena! E, in fondo, tutto questo potrebbe solo venire a mio vantaggio, a nostro vantaggio, eliminando possibili avversari!" –Sibilò Issione. –"Flegias è davvero convinto di salire sul trono Olimpico, come sottoposto del Sommo, a cui ha leccato i piedi per tutto questo tempo! Che si illuda pure! Lo ucciderò quando avrà finito di essere utile!"
Il suo delirio cosmico raggiunge livelli altissimi! Rifletté Phoenix, cercando di elaborare una strategia per neutralizzare quello che si prospettava il nemico più violento e determinato che mai aveva affrontato. Quando una frase di Issione lo fece sussultare.
"Ma veniamo a te, Ikki di Phoenix, al ruolo che ricoprirai nel nuovo ordine da me forgiato! Non vuoi forse accettare il supremo compito di comandare le Armate del Fuoco e della Paura?" –Chiese Issione, con un perverso ghigno sul volto. –"Non sei forse tu, il ragazzo della Regina Nera, che da solo riuscì a piegare quel letamaio di Cavalieri Neri, privi di scrupoli e di ideali, e a farne un esercito al tuo servizio?! Credi che piegare le umane genti sia forse più complesso?" –Ed esplose in una sadica risata. –"Non ti ha forse Guilty dato motivi sufficienti per odiare la razza umana?!"
"Che ne sai tu di Guilty e di quello che mi ha fatto?" –Replicò Phoenix, disturbato dal dover parlare ancora del suo Maestro.
Un ghigno perverso comparve sul rude volto del figlio di Ares, sicuro di aver colto nel segno.
"Conosco ogni frase che Guilty ti disse, ogni insegnamento che quell’uomo ti diede, essendo stato io ad addestrarlo, io ad insegnargli ad odiare, chiedendo che lui facesse altrettanto con te!"
"Che cosa?! Non è possibile!" –Esclamò Phoenix, non credendo alle proprie orecchie.
"È più che possibile, Phoenix! È reale!" –Commentò Issione, ricordando quel lontano giorno di sette anni addietro.
Il figlio di Ares si trovava sull’Isola della Regina Nera, luogo in cui si era nascosto per anni, e in cui aveva avvelenato il suo animo già malato, usando il proprio tetro potere per attirare uomini da ogni parte del mondo, desiderosi di lasciarsi tentare dal lato oscuro, e farne dei briganti senza scrupoli, dei Cavalieri che avrebbe usato in seguito per mettere alla prova il suo futuro Comandante.
"Verrà un giorno…" –Amava ripetere Issione, nelle torride giornate sull’Isola. –"…in cui un ragazzo raggiungerà queste terre, per prendere l’Armatura di Phoenix! Tu dovrai addestrarlo, Guilty, tirare fuori l’odio in lui, la violenza e il male! Insegnargli i valori fondamentali a cui dovrà essere dedito: la vendetta, la collera, l’ingiustizia, figlie della Dea Madre Guerra, principio motore dell’intero universo! E voi…" –Aveva aggiunto, rivolgendosi ai Cavalieri Neri inginocchiati di fronte a lui. –"E voi dovrete seguirlo, se lui si riterrà degno di essere nostro fratello!"
"Tu eri il prescelto, e rivelasti qualità superiori alle mie aspettative! Forza fisica e vigore non ti mancavano, e pure la determinazione e la risolutezza in battaglia, doti indispensabili per un Comandante! Ma per quanto Guilty si sforzasse di rendere i tuoi giorni un Inferno, come volevo che fossero, dentro te qualcosa ancora ti frenava, qualcosa ancora ti impediva di abbracciare l’oscuro potere, che invece era là, a portata delle tue mani! La tua nobiltà d’animo ti frenava, Phoenix, la nobiltà dei tuoi sentimenti che dovevi assolutamente abbandonare per diventare come ti avrei voluto! In una guerra non c’è posto per i sentimenti, essi corrodono soltanto lo spirito battagliero di un guerriero, indebolendolo e conducendolo irrimediabilmente alla sconfitta! Per questo organizzai la morte di Esmeralda, obbligando Guilty ad ucciderla, e facendo ricadere la responsabilità di questo su di te!" –Confessò Issione. –"Quello fu l’ultimo tassello del puzzle, lo stimolo che fece di te l’uomo che eri destinato ad essere, il malvagio Comandante che avevo scelto!"
"Tu... tu... hai ordinato al mio maestro di uccidere Esmeralda?!" –Tuonò Phoenix, stringendo i pugni con forza. –"Sei stato tu?"
"Povero vecchio! Per quanto il suo animo ormai fosse corrotto, avvelenato dai miei poteri e dalla vita in quell’Isola, quel miserabile del tuo maestro osò contraddirmi quel giorno, esitando sul da farsi! Dovetti minacciarlo di morte e piegare nuovamente il suo volere a me, cosa ovviamente facile per una mente intossicata dal Male come la sua, per spingerlo a ciò! Ma me ne compiaccio ogni giorno, perché quel gesto ti fece diventare proprio come ti volevo, maligno e incapace di amare, incapace di provare altri sentimenti che non fossero la rabbia, la collera, la violenza! Poi quegli stupidi di Atena e di Pegasus si sono messi in mezzo e ti hanno convertito al loro sciocco credo pacifista, ma io, che ti conosco meglio di chiunque altro, avendoti forgiato personalmente, so che nel tuo tumultuoso animo non c’è posto per la pace, solo per l’odio e per la guerra!"
"Maledettooooo!!!" –Urlò Phoenix, scagliando un violentissimo pugno infuocato contro Issione, il quale, stupefatto e sorpreso, fu investito in pieno e scaraventato indietro, ricadendo a terra con fragore. –"Tu hai ucciso Esmeralda!" –Gridò Phoenix, accecato dalla rabbia. –"Solo per usarmi come una pedina per i tuoi sporchi piani di dominio?! Maledettooo!!!" –E si lanciò avanti, con il pugno destro carico di energia cosmica. Ma Issione evitò l’affondo, balzando in alto e atterrando dietro al ragazzo, ridendo come un pazzo.
"Sì, Phoenix, io ho fatto di te l’uomo che sei, tirando fuori il lato oscuro e malvagio della tua personalità! Dovresti ringraziarmi invece di attaccarmi! Ringraziarmi e inginocchiarti a me, giurando fedeltà come mio Comandante!" –Enfatizzò Issione.
"Mi inginocchierò soltanto sul tuo cadavere, per piantarti una spada in gola e gettare il tuo corpo morto agli avvoltoi, bastardo!" –Urlò Phoenix, lanciandosi nuovamente avanti. Ma i suoi pugni infuocati, per quanto potenti, non raggiunsero Issione, che si muoveva più veloce di lui e con più tranquillità, mentre l’animo in tumulto di Phoenix rendeva i suoi colpi imprecisi, espressione diretta degli scatti d’ira del ragazzo.
"Sì! Così, Phoenix! Colpiscimi come facevi con Guilty! Libera l’odio, la rabbia che è dentro di te!" –Urlava Issione come un pazzo, mentre Phoenix continuava a lanciare pugni infuocati, senza mai colpire il bersaglio. –"Torna ad essere il Phoenix Nero che eri un tempo, il guerriero senza pietà che ha ucciso il suo maestro e avrebbe voluto fare altrettanto con i vecchi compagni d’infanzia!"
Improvvisamente Phoenix si fermò, con il braccio destro teso avanti, esausto per la lunga carica che non aveva prodotto alcun risultato, soltanto quello di lasciare alla rabbia la possibilità di esplodere dentro di sé, impedendogli di riflettere con lucidità. Il ragazzo si accasciò a terra, di fronte allo sguardo soddisfatto di Issione e a quello preoccupato di Castalia, che aveva udito l’intera confessione e poteva solo immaginare quanto dolore e rabbia albergassero nel cuore del ragazzo.
Cosa farà Phoenix? Si chiese la Sacerdotessa, maledicendosi per non essere più forte, per non avere l’energia di alzarsi e andare ad aiutarlo. Ma quale aiuto potrei dargli? Quale aiuto dare a un uomo che ha vissuto le pene dell’inferno e ha appena scoperto che quello era il destino che un semidio aveva scelto per lui? Che sia davvero così? Che Phoenix porti dentro sé il germe del Male e della Guerra? Si chiese la donna, prima di scacciare quei nefasti pensieri dalla sua mente. No! Si disse con risolutezza, mentre il suo cosmo caldo scivolava sull’erba per confortare Phoenix, accasciato a terra. Phoenix non è più quell’uomo pieno di odio e di rabbia che era un tempo! Adesso, e già da molto ormai, è il Cavaliere della Speranza! E terrà fede all’impegno che ha preso! Con Atena, e soprattutto con se stesso!
La mente di Phoenix era un crogiuolo di emozioni contrastanti, dalla rabbia verso Issione all’amore per Esmeralda, dai sensi di colpa per non aver potuto impedire la sua morte ai rimorsi per com’era diventato in seguito, e i malvagi atti di cui si era macchiato. Ma su tutto questo torreggiava un’immensa collera verso il figlio di Ares, che aveva osato ordire il suo malefico piano, che aveva strumentalizzato la sua vita, facendone un burattino nelle sue mani.
Esmeralda! Mormorò Phoenix, stringendo la terra tra le mani. Per tutti questi mesi, questi lunghi e interminabili mesi, non ho fatto altro che accusarmi, colpevolizzandomi ogni giorno per la tua morte, per non essere stato forte abbastanza, per non essere stato sufficientemente risoluto per evitarla! Ho torturato il mio cuore, chiudendolo alle nuove conoscenze, accusandomi di non meritare altro amore, tranne quello che tu, mio dolce fiore, sei stato in grado di darmi in quei sei anni infernali! E adesso… Ringhiò Phoenix, furioso. Adesso scopro che sei stata usata, come me, come Guilty, come i Cavalieri Neri, che facevi parte di un preordinato piano mirante soltanto a trasformarmi in uno spietato comandante fedele ad un Dio sanguinario e violento! Oh Esmeralda…
I pensieri di Phoenix furono interrotti da un violento calcio con cui Issione lo colpì alla mascella, scaraventandolo indietro, prima di scagliare le due sciabole infuocate contro di lui, lasciando che si piantassero ad un passo dal suo corpo e incendiassero la sua maglia, rivelando il nudo fisico scolpito del ragazzo.
"Allora, Phoenix, sei pronto per tornare a essere te stesso? Sei pronto per il destino scelto per te, quello che veramente ti farà sentire vivo?!" –Gli chiese Issione, incamminandosi verso di lui.
La risposta di Phoenix non si fece attendere, e si presentò sotto forma di un fiammeggiante cosmo che bruciò improvvisamente intorno a lui, mentre il ragazzo si rimetteva in piedi.
"Non sarai tu, Issione, a decidere il mio destino! Ma io, Phoenix, con le mie scelte e le mie azioni!"
"Credo che le tue azioni passate rendano merito al tuo futuro ruolo di Comandante delle mie Armate, Phoenix"! –Ironizzò Issione, fermandosi.
"Ho già chiesto perdono molte volte per i miei errori, ad Atena e ai miei compagni, e forse un giorno verrò condannato per questo! Forse un giorno, l’unico Creatore dell’Universo scatenerà la sua ira su di me, punendomi per il Male che ho fatto! Ma fino a quel giorno, Issione, continuerò a credere nella giustizia e nella libertà, e a lottare per questi valori, a fianco di Atena e dei miei compagni, e né tu né nessun altro folle e patetico ragazzetto accecato da sogni di dominio riuscirà a farmi cambiare idea, sovrastando il mio destino, che appartiene a me soltanto!" –Esclamò Phoenix, con decisione, mentre le ardenti fiamme della Fenice brillavano intorno a lui.
Il cosmo di Phoenix esplose in tutto il suo splendore, mentre i frammenti della corazza di Bronzo rimasti sul suo corpo avvamparono con forza, ricreando la Divina Armatura dell’uccello infuocato, che Phoenix aveva indossato contro Ade.