CAPITOLO TRENTAQUATTRESIMO. L’ALLEANZA OSCURA.
La Reggia di Zeus era avvolta da una tenebrosa cappa di nuvole, che rendeva difficile penetrare al proprio interno e percepire gli oscuri cosmi che vi si agitavano. Flegias, il Flagello degli Uomini, giunse nella Sala del Trono rivestito della sua armatura scarlatta, dai toni inquietanti, e armato della sua Spada Infuocata. Quella volta non c’era nessuno ad aprirgli la porta, essendo i tre Ciclopi Celesti caduti in battaglia e i Cavalieri e le Divinità superstiti impegnati in battaglia sull’Olimpo.
Issione era già arrivato, inginocchiato ai piedi della scalinata che conduceva al trono, rivestito della sua scura Veste, con le due scimitarre incrociate dietro la schiena, in perfetto assetto di guerra.
"Sangue cosparge le immacolate distese dell’Olimpo, tingendo di un rosso sublime i verdi campi dove gli Dei un tempo passeggiavano, sorseggiando ambrosia e ascoltando gli aedi cantare!" –Esclamò Flegias. –"Quella che un tempo era la residenza del Signore degli Dei, adesso è un campo di battaglia, il cui esito è ancora incerto!"
"E la cosa ti dispiace, mio fido Flegias?" –Domandò il Dio seduto sull’alto trono.
"Affatto!" –Sogghignò Flegias, mentre i suoi occhi neri avvampavano di sangue. –"Da ore i Cavalieri di Atena e i difensori dell’Olimpo si affrontano ininterrottamente, in un tumultuoso scontro di passioni e di violenza! Posso sentire le loro grida, i loro cosmi che avvampano come lingue di fuoco verso il cielo, la loro energia che sfrigola nell’aria, eccitando il mio io a dismisura!"
"Energia che cadrà tutta nelle nostre mani!" –Commentò il Dio.
"Ma i Cavalieri di Atena sono giunti al Cancello del Fulmine!" –Intervenne bruscamente Issione. – "Quando daremo loro l’assalto finale?"
"Giasone e gli ultimi Cavalieri Celesti si stanno occupando di quei miserabili!" –Commentò Flegias. –"Lascia che si uccidano tra di loro, favorendo ulteriormente la nostra vittoria finale!"
"E quando non ci saranno più Cavalieri Celesti, mio Signore? Chi difenderà l’Olimpo?" –Continuò Issione, incurante delle critiche di Flegias.
"Quando non ci saranno più Cavalieri Celesti, non ci saranno neppure più Cavalieri di Atena! E, in caso contrario, disporremo di un’energia talmente grande da disintegrare ogni loro proposito semplicemente con la forza di un dito!" – Esclamò Flegias, inebriato dal sapore della vittoria.
"Se Hel non avesse fallito, avremmo avuto meno nemici da affrontare…" –Commentò Issione, con una certa preoccupazione. –"I Cavalieri d’Oro sono forti e potenti, dei validi rinforzi…"
"Non denigrate la Signora del Niflheimr!" –Sibilò una voce, proveniente dall’ombra.
Issione e Flegias si voltarono verso destra, osservando un’alta figura, ammantata da uno scuro mantello, spuntare da dietro una colonna e incamminarsi verso di loro, di fronte al soddisfatto sguardo del Signore degli Dei, che poco prima lo aveva ricevuto. Loky, Dio nordico dell’Inganno.
"Loky?! Tu qui?!" –Esclamò Issione, sgranando gli occhi.
"Non dimenticatevi che l’alleanza oscura è anche merito mio!" –Sussurrò il Dio del Nord. –"Mio e delle trame che ho saputo ordire, su suggerimento di Flegias!"
"Trame che si stanno però rivelando un fallimento! I Cavalieri d’Oro sono stati liberati e adesso marciano alla volta della Reggia di Zeus, facendo strage di Cavalieri Celesti!" – Precisò Issione.
"Ed è questo un problema?" –Sogghignò Loky. –"Non credevo che la sorte dei Cavalieri di Zeus vi stesse a cuore..."
Issione non rispose, non comprendendo l’atteggiamento del Dio dell’Inganno, né soprattutto quello del Signore degli Dei. Com’era possibile che fosse così impassibile da non pronunciare parola alcuna per la sorte dei suoi Cavalieri Celesti, dei Difensori dell’Olimpo che lui stesso aveva scelto?
"Non è il caso di litigare tra di noi!" – Intervenne l’imperiosa voce del Dio seduto sul trono. –"Hel ha fatto quanto le avevamo ordinato! Ha catturato i Cavalieri d’Oro, impedendo loro di tornare dal limbo da cui lentamente, grazie ai poteri congiunti di Virgo e Ariete, sarebbero usciti e li ha imprigionati nelle prigioni di Helgaror, con lo scopo di farne Guerrieri di Ghiaccio! Progetto che, purtroppo, non è riuscita a portare a termine, in quanto ostacolata dall’assalto di Odino!"
"I Ciclopi Celesti avrebbero dovuto massacrare Cristal a Midgard, impedendogli di raggiungere la Corte di Odino!" –Esclamò Issione, rabbioso.
"Ma nessuno poteva prevedere che Odino in persona sarebbe sceso in campo, sfidando la profezia delle Norne!" –Commentò Loky.
"Se tua figlia non avesse rapito Balder, Odino non sarebbe intervenuto e la missione di Cristal sarebbe fallita!"
"Ci sono anche altri obiettivi da perseguire, figlio di Ares!" –Sibilò Loky, il cui volto continuava a rimanere nascosto dal cappuccio del mantello. –"Aspettavamo da secoli l’occasione per rapire Balder, indipendentemente dalle trame tessute con voi, greci alleati!"
"Loky ha ragione, Issione!" –Parlò il Signore degli Dei. –"Certe occasioni, quando si presentano, devono essere sfruttate al meglio, uniche nel loro genere! Se tu avessi la possibilità di sedere sul più alto trono del mondo, non la sfrutteresti, qualunque mezzo sia richiesto per un simile atto?!"
"In ogni caso…" -Continuò Flegias. –"Non tutto il male viene per nuocere. I Cavalieri di Atena hanno eliminato Eros e i Ciclopi Celesti, e adesso combattono al Tempio dei Mercanti!"
"Quei maledetti!" –Sibilò Issione. –"Voglio le loro teste!"
"Le avremo!" –Lo zittì il Padre degli Dei. –"Ma prima ho un altro compito da affidarti, Issione!" –Il figlio di Ares rimase in silenzio, ad ascoltare l’insolita richiesta del Dio dell’Olimpo. Per un momento fu quasi tentato di rifiutare, per paura di perdere un potenziale sostegno nella sua corsa al trono Olimpico, ma alla fine accettò, accomiatandosi poco dopo. –"Quanti ancora resistono su questo Sacro Monte?"
"Un infimo numero, rispetto alle nostre forze!" –Sibilò Flegias. –"Li prenderemo di sorpresa, e li uccideremo tutti!"
"Così sia!" –Esclamò il potente Dio, alzandosi in piedi.
In quel momento due potenti emanazioni cosmiche arrivarono nella Sala del Trono, dal colore scarlatto e violetto, che assunsero presto la forma di due Cavalieri, ricoperti da un’Armatura di Divina fattura, simile tra loro, e inquietante nell’aspetto, dotata di una lunga e infuocata spada.
Flegias non fu troppo sorpreso nel ritrovare i due fratellastri mitologici sogghignare malignamente, prima che il Signore dell’Olimpo, dall’alto del suo celeste trono, desse loro l’ordine finale.
"Uccidete tutte le Divinità! E portatemi il loro potere, cosicché io possa nutrirmi!" –Esclamò, mentre Flegias e gli altri due guerrieri si inginocchiarono, dichiarandosi pronti all’ultima battaglia.
In un attimo sfrecciarono via dalla Sala del Trono, lasciando il Padre degli Dei solo, a riflettere. Anche Loky se ne era andato, silenzioso come era arrivato, ritornando nelle fredde lande di Asgard, dove avrebbe tessuto altri macchinosi piani ai danni di Odino.
Rimasto solo, il Dio discese la bianca scalinata, affacciandosi a un’ampia finestra per fissare il cielo sopra di sé. Scuro e nuvoloso, come era da giorni ormai, da quando insieme a Flegias aveva dato il via al macchinoso piano per la presa del potere. Toccò la pietra nera che portava legata al collo e per un attimo gli sembrò di sentire profonde vibrazioni provenire dal cielo sopra le nuvole, vibrazioni che lo inebriarono, aumentando il proprio potere.
Presto l’Olimpo sarà mio! E allora non ci sarà più nessuno in grado di tenermi testa! Sogghignò la possente Divinità. Grazie al potere supremo riaprirò le porte del Tartaro, liberando le creature che troppo a lungo vi hanno dimorato, libererò i miei fratelli, che i Cavalieri di Atena hanno sconfitto, e affiderò loro il comando del mio esercito! Io, il Signore dell’Olimpo, il Signore del Mondo!
I figli di Ares eseguirono alla perfezione il compito assegnato loro da Zeus, portando le infuocate spade a bere il divino sangue degli Olimpi. Flegias si occupò personalmente di sterminare gli ultimi rifugiati nella Reggia di Zeus, sgozzando Ebe, la Coppiera Divina, nelle cucine del Tempio, e tutte le sue ancelle; poi fu la volta di Ganimede, ferito allo stomaco dal Flagello degli Uomini, mentre i due guerrieri suoi fratelli tagliavano la testa di Estia, Dea del Focolare Domestico. Quindi i tre demoni si teletrasportarono altrove, veloci come fulmini: nel vigneto di Dioniso, dove fecero strage di menadi e di satiri, di Guerrieri Caprini e delle Divinità loro protettrici; nella selva di Pan, dove tagliarono il capo del fallico flautista, distruggendo anche il suo strumento, in una veloce e sanguinaria strage di Divinità. Il trionfo di Flegias, che tanto egli aveva bramato.
Mentre Sirio e Cristal stavano combattendo contro Afrodite ed Efesto, all’interno del Tempio dei Mercanti, due potenti emanazioni cosmiche raggiunsero il sacro edificio, cogliendo tutti quanti di sorpresa. Due guerrieri dalle scarlatte vestigia comparvero uno di fronte e uno dietro ad Afrodite, sogghignando all’antica madre, con cui mai avevano legato, dediti a culti completamente diversi. Erano due uomini molto simili, maschili nel volto e nei modi di fare, e brandivano due sottili spade infuocate, intrise di odio e di dolore.
La Dea della Bellezza fu sorpresa di trovarsi di fronte i suoi mitologici figli, ma la sorpresa cedette il passo alla disperazione quando li vide avventarsi su di lei, sguainando le incandescenti spade. Afrodite tentò di evitare il fendente del guerriero di fronte a lei, completamente avvolto in un’aura rossastra, ma fu colpita alla schiena dalla Spada infuocata dell’altro guerriero, che le trapassò il corpo, falciandole un urlo di dolore. Un secondo affondo, da parte del guerriero che le stava davanti, e Afrodite si accasciò al suolo, in un lago di sangue. Nel vedere l’orribile omicidio, Efesto, che era impegnato a combattere con Cristal, si liberò del ragazzo, scaraventandolo contro Sirio, e iniziò ad urlare, in preda alla disperazione, scatenando il suo ardente cosmo contro i due guerrieri.
"Nooooo!!!" –Urlò, liberando il devastante potere della Lava Incandescente.
I getti di lava travolsero completamente i due guerrieri, scaraventandoli contro la parete e ricoprendo i loro corpi, fino a murarli vivi. Quindi, stanco per lo sforzo sostenuto e per il dolore per la morte della sua amata, Efesto crollò a terra, sbattendo le villose ginocchia sul pavimento, accorgendosi troppo tardi del manifestarsi di un terzo cosmo, ardente come le fiamme dell’Inferno, proprio di fronte a lui. Alzò il volto, tentando di rialzarsi, ma fu scaraventato contro un mucchio di detriti da una violenta tempesta energetica, che tutto distrusse.
"Apocalisse Divina!!!" –Tuonò una maschile voce, scatenando il suo cosmo distruttivo contro Efesto, che rovinò a terra pieno di ferite.
In quella, Sirio e Cristal, per quanto non avessero compreso bene ciò che stava accadendo, si lanciarono sullo sconosciuto Cavaliere dell’Armatura scarlatta, senza riuscire però a raggiungerlo. Il guerriero sollevò il braccio destro di colpo, creando un fendente energetico che travolse i due Cavalieri di Atena, facendoli finire nuovamente al suolo.
Efesto tentò di rimettersi in piedi, nonostante gocciolasse sangue, ma l’unica cosa che riuscì a fare fu incontrare il rabbioso sguardo di Flegias, Flagello degli Uomini, mentre con un secco colpo piantava la sua Spada infuocata nella gola del Dio, trapassandola da parte a parte. Mentre Efesto si accasciava al suolo, in una pozza di sangue, Flegias si voltò verso l’altra parete, lanciando la Spada infuocata che si conficcò nella lava solidificata, facendola esplodere poco dopo. Liberati i suoi fratelli, Flegias li incitò ad andarsene, mentre Cristal e Sirio si avventavano nuovamente su di loro, venendo ancora una volta respinti. La strage degli Dei Olimpi era stata compiuta.
Fuori dal Tempio dei Mercanti, Ermes e Dohko stavano ancora combattendo tra loro, quando percepirono due vaste emanazioni cosmiche entrare all’interno dell’edificio, e scontrarsi in poco tempo con i divini cosmi di Afrodite e di Efesto. Poco dopo anche un terzo cosmo li raggiunse, scatenando un violento assalto, che non sfuggì ad Ermes.
"Flegias…" –Mormorò il Dio, riconoscendo il cosmo del figlio di Ares. E subito si chiese cosa stesse accadendo all’interno. –"Fermati, Dohko! Qualcosa di terribile sta succedendo all’interno del Tempio dei Mercanti ed è mio dovere andare a verificare!"
"Ti accompagnerò, Divino Ermes, essendo anche il mio discepolo e il suo caro amico in pericolo!"
Quando entrarono in quel che restava del Tempio trovarono Sirio che aiutava Cristal a rimettersi in piedi, entrambi doloranti e malconci, mentre Efesto e Afrodite giacevano a terra, nella polvere, sadicamente trafitti da sanguinarie lame.
"Che Zeus ci protegga!" –Esclamò Ermes, correndo dalle Divinità massacrate.
"Sirio, Cristal, state bene? Cos’è accaduto?" –Incalzò Dohko.
I due Cavalieri raccontarono quello che avevano visto, e che non avevano ben capito, non conoscendo i misteriosi guerrieri dalle vestigia scarlatte che avevano assalito Afrodite ed Efesto.
"Sono spuntati dal nulla e hanno trafitto le Divinità, disinteressandosi di noi!" –Commentò Cristal, mentre Ermes raggiungeva i Cavalieri di Atena, profondamente affranto per la morte dei due Dei.
"Chi erano costoro?"
"Da ciò che ho potuto percepire, e che mi avete raccontato, posso supporre si trattasse del figlio di Ares, Flegias, colui che a mio parere ha ordito questa guerra, inducendo Zeus ad attaccare Atene!"
"Flegias..." –Sibilò Sirio. –"Un nome che sa di terrore!"
"Un nome che porta con sé una scia di violenza e di sangue!" –Disse Ermes. –"Figlio di Ares e Re della Tessaglia, nel Mondo Antico era soprannominato il Rosso-Fuoco per il sanguinario sadismo che lo caratterizzava, mai clemente con nessuno, ma battagliero e fiero in ogni occasione, degno erede del Dio della Guerra! Di lui si sa ben poco, e voci sussurravano che professasse magia oscura, che ambisse disperatamente al potere, da raggiungere con qualunque mezzo! Persino le notizie sulla sua morte non abbondano; la tradizione vuole che sia stato ucciso da Apollo, punito per aver incendiato il suo Tempio a Delfi, dopo che il Dio aveva sedotto e ucciso sua figlia Coronide! Ma lo stesso Apollo, più volte, non fu mai convinto di averlo ucciso realmente, credendo di aver ferito soltanto il corpo, lasciando lo spirito libero di perdurare!"
"E così è stato dunque..."
"Non saprei dirti, Dohko! Ciò che so è che qualche mese fa, dopo la morte di Apollo per mano vostra, Flegias giunse sull’Olimpo, in veste di mendicante, arrivando fino alle porte della Reggia di Zeus senza che nessuno se ne accorgesse!"
"Che cosa?! Superando persino i Cancelli Olimpici?!" –Esclamarono sbigottiti Sirio e Cristal.
"Esattamente! Ma Zeus, mosso a compassione per il suo aspetto derelitto, invece di fulminarlo come avrebbe meritato, lo accolse nella sua Reggia, confessandomi che avrebbe voluto guarirlo!"
"Altro che guarigione!" –Ironizzò Cristal. –"Credo proprio che Flegias abbia avvelenato la mente di Zeus, corrompendo il suo pragmatismo e facendone una macchina bellica nelle sue mani!"
"Che voglia emulare il padre?" –Chiese Sirio.
"O superarlo!" –Commentò Dohko.
"E chi erano gli altri due guerrieri, che hanno trafitto Afrodite senza la minima esitazione, nonostante i disperati urli della donna?!"
Ermes non rispose subito, lasciando che il suo sguardo si perdesse tra le macerie del Tempio dei Mercanti, sua millenaria residenza. Solo un’ora fa conversavamo insieme al tavolo della mia mensa! Commentò, afflitto per la sorte dei due sposi. E adesso i vostri corpi a pezzi giacciono tra la polvere del mio palazzo! Che fallimento sono stato! Come Dio e come amico!
"Venite con me!" –Esclamò infine. –"Alla Reggia di Zeus! Il Sommo deve essere immediatamente informato del massacro operato dai figli di Ares!"
"Figli?!" –Domandò Cristal, chiedendo nuovamente chi fossero i due guerrieri scarlatti.
"Demoni che speravo che il vento del tempo avesse spazzato via!" –Esclamò Ermes, correndo insieme a loro verso il Cancello del Fulmine. –"I demoniaci figli di Ares, avuti dal suo incestuoso rapporto con Afrodite! Phobos, Divinizzazione della Paura, e Deimos, Divinizzazione del Terrore!"