CAPITOLO VENTICINQUESIMO: AMICI PER SEMPRE.
Eurialo e Niso erano stati fatti prigionieri dal Dio Anubi, il Giudice degli Inferi egiziano, che li aveva trovati sulle dune, poco distanti da Tebe. Niso era stato in precedenza massacrato da Ammit, la Divoratrice, fiera che Anubi aveva inviato contro di loro, ma era riuscito ad ucciderla, mentre Eurialo aveva iniziato un violento scontro con i Soldati del Sole Nero, riuscendo ad abbatterne una ventina, quando Anubi in persona era comparso sul campo di battaglia.
Eurialo lo aveva osservato bene, percependo in lui un cosmo superiore a quello di qualsiasi altro Cavaliere, ed intuendo che doveva probabilmente trattarsi di un Dio. Il bastone dorato che questi reggeva in mano gli tolse ogni dubbio, riconoscendo lo scettro della Divinità.
"Tu sei Anubi, o Anpu o Inepu, "colui che ha testa di un cane selvaggio", un tempo Dio degli Inferi egizio, adesso Guardiano dei Defunti! Cosa fai qua?" –Gli aveva detto Eurialo.
"Ti sei espresso correttamente, Cavaliere di Athena! Un tempo ero il Dio degli Inferi, Sovrano dell’Oltretomba, ma presto venni soppiantato da Osiride, che Amon Ra e gli altri Dei del pantheon egizio consideravano a me superiore! Così fui relegato al modesto ruolo di Guardiano degli Inferi, con il compito di custodire la bilancia sulla quale le anime dei morti erano pesate con la piuma di Maat!" –Gli aveva detto il Dio con voce calma, quasi malinconica.
"Sembra che tale compito ti dispiaccia, Dio Anubi!" –Aveva commentato Eurialo, ascoltando il tono rattristato del Dio Egizio.
"Mi dispiace e mi opprime!" –Aveva esclamato Anubi, arrabbiandosi improvvisamente. –"Mi dispiace e lo detesto! Detesto essere il Guardiano dei Morti quando un tempo ne ero il Signore! È un insulto alla mia forza, alla mia personalità!"
Eurialo lo aveva lasciato parlare, senza interromperlo, preoccupato per i suoi scatti di ira selvaggia e repressa. Era evidente che non aveva accettato di diventare un subordinato di Osiride e, probabilmente per vendicarsi, aveva aderito alla congiura di Seth, sperando di ottenere nuovamente il suo posto di Signore degli Inferi.
"Avete sconfitto Ammit, la mia fiera Divoratrice, e pagherete anche per questo!" –Aveva ripreso a parlare Anubi, adesso con tono apertamente ostile.
"E voi non pagherete, Dei egizi, per i morti greci caduti per i vostri folli piani di dominio?" –Aveva protestato Eurialo, accendendo il suo cosmo, dal colore verde acqua. Con un balzo si era lanciato avanti, diretto verso il Custode degli Inferi, allungando lo stiletto che portava sul braccio destro, mirando al cuore della Divinità.
Ma questi era rimasto impassibile al suo posto, ad osservare la folle corsa del Cavaliere di Athena con disprezzo, limitandosi a muovere soltanto all’ultimo istante il suo bastone d’oro. Con un colpo secco era piombato sulla mano destra di Eurialo, distruggendo la sua corazza protettiva e facendo a pezzi la lama del Dorado, quindi Anubi lo aveva impugnato nuovamente, trapassando il corpo del Cavaliere di Athena in pieno sterno.
Eurialo, impotente, si era accasciato sulle ginocchia, tastandosi il petto sanguinante, prima che un nuovo colpo di bastone lo colpisse sulla mandibola, sbattendolo definitivamente a terra. Anubi aveva trascinato le carcasse di Eurialo e Niso fino a Tebe, rinchiudendoli nei sotterranei della Piramide Nera, per dare loro una sentenza definitiva. Posti sulla grande Bilancia del Giudizio, in opposizione alla Piuma di Maat, i due Cavalieri di Athena erano pronti per la Pesatura dell’Anima, quando Ioria del Leone arrivò a disturbare la cerimonia.
"Eurialo! Niso! Svegliatevi, amici!" –Gridò Ioria, piombando nel salone sotterraneo.
"Come osi, tu, disturbare la Pesatura dell’Anima?" –Esclamò Anubi, fulminando il ragazzo con uno sguardo. Sollevò il suo Bastone dorato, caricandolo del suo cosmo e dirigendolo verso il Cavaliere di Athena.
Ma Ioria fu lesto ad evitare l’affondo energetico del Dio Anubi e a rispondere prontamente con una variante del Lightning Plasma. Il reticolato di luce questa volta fu creato per immobilizzare il nemico al suo interno, impedendogli ogni fuga, prigioniero di una gabbia di fasci di luce, che si abbattevano su di lui ogni volta in cui tentava un movimento. Questo permise a Ioria di guadagnare tempo e raggiungere la grande Bilancia del Giudizio.
Saltò sul piatto della Bilancia, facendolo oscillare ancora e schiantarsi a terra, tra le grida furiose del Dio Anubi, che fece esplodere il proprio cosmo, spazzando via la prigione di raggi energetici che lo aveva momentaneamente bloccato. Ioria schiaffeggiò i due ragazzi, ordinando loro di svegliarsi.
"Vi porterò fuori di qua, amici!" –Esclamò, rendendosi conto che le loro condizioni erano veramente preoccupanti. E si chiese quali nemici avessero affrontato per essere così mal ridotti. Sorrise, riflettendo che persino lui, che era un Cavaliere d’Oro, e Albione, che era tra i migliori Cavalieri d’Argento, avevano avuto problemi con Onuris e con il Custode delle Sabbie del Sahara, e immaginò che Eurialo e Niso si fossero battuti fino allo stremo delle forze con avversari loro superiori.
Un raggio di energia sfrecciò nell’aria del sotterraneo, diretto verso Ioria, che fu svelto ad afferrare i corpi dei due Cavalieri di Bronzo e trascinarli di sotto, giù da quell’infernale marchingegno, mentre il fascio di energia colpiva proprio la Bilancia del Giudizio, distruggendone un pezzo.
"Nooo! Aaargh! Maledetti!" –Gridò Anubi, furibondo per il danno alla sua magnifica costruzione.
"Mi dispiace, cagnaccio! Dovrai chiamare una ditta di restauri!" –Ironizzò Ioria, appoggiando ad una parete i corpi semisvenuti di Eurialo e Niso, e preparandosi a combattere con il Dio Egizio.
"Sarai tu ad aver bisogno di restauro, blasfemo profanatore di Sacri Templi!" –Tuonò Anubi, puntando il bastone dorato contro Ioria e caricandolo di una potente energia cosmica.
"Stai al tuo posto!" –Gridò Ioria, scagliandogli contro un fittissimo reticolato di luce, composto da migliaia e migliaia di fasci di energia luminosa che piombarono sul Dio alla velocità della luce. Con abilità e maestria Anubi riuscì a pararli tutti, con l’aiuto del suo Bastone dorato, venendo raggiunto di striscio solo da alcuni, che bruciarono in parte la sua tunica.
"A te morire adesso!" –Esclamò Anubi, puntando il Bastone verso il cuore di Ioria.
Ma improvvisamente una penetrante energia cosmica invase l’intero sotterraneo, sorprendendo i due contendenti, attratti da questa primordiale fonte di energia che pareva essersi risvegliata da un sonno profondo. Onde di luce dai colori dell’arcobaleno scivolarono nell’aria, lambendo il corpo stanco di Ioria e quello preoccupato di Anubi, che realizzò finalmente la fonte di provenienza di tale potere.
Eurialo e Niso si erano rimessi in piedi, tenendosi l’uno all’altro, tra i frammenti delle loro Armature distrutte, ed avevano iniziato ad espandere i loro cosmi al massimo, bruciandoli oltre l’inverosimile.
"Eurialo! Niso!" –Li chiamò Ioria, felice di vederli in piedi.
"Vattene via, Cavaliere di Leo!" –Esclamò Eurialo, avanzando insieme a Niso verso il centro del salone.
"Uh?! Che dici? Verrete con me!" –Rispose Ioria.
"No!" –La risposta di Eurialo, pronunciata con tono così deciso, fece gelare il sangue di Ioria, che tentennò esitante. –"In questi laboratori sotterranei il Dio Seth ha compiuto macabri esperimenti, e altri ancora sono in corso, con lo scopo di acquisire un sempre maggiore potere!"
"Ma a quale prezzo?" –Si domandò Niso. –"Vite stravolte, uomini che diventano mostri, che perdono ogni razionalità divenendo pari a delle bestie! Questo non è potere, è follia!"
"Distruggeremo tutto questo!" –Esclamò infine Eurialo. –"Il compito dei Cavalieri di Athena è difendere la vita, ovunque essa sia minacciata, e in questi oscuri sotterranei troppi esperimenti sono stati effettuati con lo scopo di offenderla!"
"Io.. ve lo impedirò!" –Gridò Anubi, che aveva compreso il progetto dei due Cavalieri. E puntò il Bastone dorato su di loro.
"Sei duro a comprendere!" –Gli balzò contro Ioria, scagliandogli un violento Lightning Bolt a distanza ravvicinata, che investì il Dio in pieno, scaraventandolo indietro, disteso sul pavimento.
"Cavaliere di Leo!" –Lo chiamarono i due amici, il cui cosmo aveva raggiunto ampiezza tale da non poter più essere trattenuto. –"Vattene adesso! E continua a combattere per Athena! Anche per noi!"
"Io…" –Balbettò Ioria, tentennante sul da farsi. Ma la violenta esplosione dei cosmi dei due Cavalieri lo sciolse da ogni dubbio.
Le mura interne dei sotterranei della Piramide Nera iniziarono a tremare, percosse alle fondamenta da profondi tumulti. Striature di cosmo, dai colori dell’arcobaleno, invasero ogni angolo delle catacombe, dei laboratori sotterranei del Dio Seth, portando un ultimo raggio di luce, forse l’unico, in luoghi così tenebrosi dove forse il sole non era mai arrivato. Per un momento creature orribili, mutazioni mal riuscite di esperimenti falliti, emisero grida disperate, prima che una violenta esplosione di luce le abbagliasse, facendole tacere per l’eternità.
"Nube... di… Magellano!!!" –Gridarono insieme Eurialo e Niso, liberando l’immenso potere cosmico che portavano dentro, nella sua forma più pura e distruttiva.
Le mura dei sotterranei vennero disintegrate dalla devastante esplosione energetica e tutto ciò che si trovava nelle sale nascoste, protette dall’ombra, fu annientato. Bilance del Giudizio, armi, Spade del Sole Nero in fabbricazione, creature nascoste, esperimenti incompiuti. Tutto venne inghiottito dalla Nube di Magellano.
Anche i piani superiori della Piramide Nera tremarono, e Seth, assiso sul suo trono, nella Sala dei Serpenti, dove aveva incontrato Shura e Saga, sobbalzò, sentendo le fondamenta tremare. L’onda d’urto causò immensi danni, soprattutto ai piani inferiori, facendo crollare interi livelli su se stessi, distruggendo mura e pavimenti e squassando ampie parti interne della Piramide Nera. Lo stesso Seth fu costretto a mettersi al riparo, poiché le grandi pietre delle pareti e del soffitto della Sala dei Serpenti furono scosse in profondità e molte caddero o andarono in frantumi.
Ioria cercò di ripararsi dal crollo delle fondamenta della Piramide Nera, mentre pietre e rocce piovevano su di lui da ogni dove. Fece appena in tempo a ritrovare le scale, mentre queste stavano crollando, e a balzare al piano di sopra, scattando verso il portone d’ingresso. Un macigno gli crollò addosso, ferendolo ad una gamba ed obbligandolo ad accasciarsi, stringendosi contro una parete, mentre tutto il resto sembrò crollargli addosso.
Nel buio che si chiuse su di lui Ioria sentì l’immenso calore della Nube di Magellano riversarsi nella Piramide Nera e cingere anche lui, ma non per lederlo bensì per proteggerlo, quasi fosse un guscio protettivo. Micene gli aveva raccontato anni addietro la storia della Nube di Magellano: una grande galassia nana in orbita attorno alla nostra Via Lattea. Suddivisa in Grande Nube, nella costellazione del Dorado, e Piccola Nube, nella costellazione del Tucano, contiene un’energia cosmica immensa, custodita dai Cavalieri delle rispettive costellazioni, del Dorado e del Tucano.
Eurialo e Niso erano ben consci di possedere un simile potere, altamente distruttivo, e avevano giurato a se stessi che lo avrebbero liberato soltanto per fare del bene. In un momento di estremo bisogno. Poiché esso, ne erano consapevoli, era un potere talmente grande, talmente possente, da svuotare completamente chi lo liberava.
E in quel momento, mentre la devastante tempesta di energia cosmica spazzava via tutto, facendo strage dei progetti sperimentali del Dio Seth, Eurialo e Niso non poterono che sentirsi felici. Finalmente felici. Lasciarono vagare la loro mente altrove, via da quelle sporche mura, ritrovandosi bambini, a correre nei campi della grande proprietà della famiglia di Eurialo, sotto l’attento sguardo di Nonna Ada. Niso ritrovò il sapore di quei giorni, trascorsi a lavorare nei campi di canna da zucchero, ad aiutare la famiglia di Eurialo, che lo aveva ospitato e preso con sé.
Sorrisero, i due Cavalieri di Bronzo, ricordando i giorni lontani del loro addestramento, le storie intorno al fuoco che Nonna Ada raccontava loro, miti e leggende di Guerre Sacre tra Divinità, che erano state combattute in passati lontani, gesta di eroi il cui nome era passato alla storia. Forse il loro nome sarebbe stato dimenticato, forse Eurialo e Niso non sarebbero stati ricordati negli annali di coloro che la storia ha reso grandi, ma questo non li fece arretrare di un solo passo, decisi fino in fondo a compiere la loro opera di purificazione.
"Saremo amici per sempre, Eurialo!" –Mormorò Niso.
Si guardarono un’ultima volta, ed Eurialo sentì un groppo al cuore, forse colpevolizzandosi per aver condotto Niso in un posto simile. Per averlo condotto alla morte. Ma poi sorrise, con le lacrime agli occhi, fiero del coraggio dimostrato dal suo giovane amico. Dal suo fratello minore. Portò ai limiti estremi dell’universo il suo cosmo, proprio come Niso, e lo fece esplodere, liberando l’immenso potere della Nube di Magellano. Tutto scomparve, annientato dall’onda di luce, e di Eurialo e Niso non rimase niente. Solamente un’ultima immagine sorridente di entrambi.
In quel momento, molte miglia a nord, Aldebaran era seduto in posizione meditativa al centro della semidistrutta Casa del Toro, per riposarsi dallo scontro sostenuto contro Upuaut, il Dio Lupo della Morte e della Guerra. Non ebbe bisogno di sforzarsi molto, per sentire esplodere, e poi scomparire, il cosmo di suo fratello. E comprese che aveva fatto ricorso al suo potere supremo.
"Eurialo!" –Mormorò Aldebaran, mentre una lacrime scivolava sul suo viso. –"Avevi giurato che saresti tornato! E avresti riportato Niso con te! Cosa le dirò adesso? Le si spezzerà il cuore!"
Un fruscio di passi attirò l’attenzione del Cavaliere del Toro. Si voltò verso una porta laterale e vide Nonna Ada, ansimante, correre verso di lui, con i capelli smossi e l’aria visibilmente scioccata. Si fermò soltanto quando fu a pochi passi dal ragazzo, fissandolo con due occhi sgranati, che tremavano tra le lacrime.
"Lui.. loro…" –Balbettò. Ma non ebbe coraggio di chiedere conferma.
"Per Athena! Tutto avviene per Athena!" –Mormorò Aldebaran, prima di abbassare lo sguardo e riprendere a meditare.
Nonna Ada rimase in piedi, tremante, a fianco del nipote, ancora per qualche minuto, quasi incapace di credere a ciò che aveva sentito. Avrebbe voluto essersi sbagliata, avrebbe voluto che la tarda età avesse indebolito le sue capacità extrasensoriali, avrebbe voluto vedere Eurialo e Niso entrare sorridendo dalla porta principale, ridendo e scherzando tra loro come erano soliti fare. Li avrebbe voluti vedere seduti alla tavola da lei imbandita, intenti a gareggiare per il posto accanto alla nonna, mentre il nipote più grande raccontava qualche impresa compiuta. Sorrise, asciugandosi le lacrime e realizzando che avrebbe voluto qualcosa di impossibile.
Terminata la violenta onda energetica provocata dall’esplosione della Nube di Magellano, la polvere iniziò lentamente a diradarsi, rivelando gli ingenti danni che aveva subito la Piramide Nera. Dall’esterno, Albione e Cancer non avevano ben chiaro cosa stesse accadendo, ma non poterono non trattenere un grido quando udirono la violenta esplosione, che polverizzò letteralmente alcuni blocchi di pietra delle mura laterali dell’edificio, facendo crollare la costruzione in parte su se stessa. Il Cavaliere di Cefeo si domandò se Ioria e i Cavalieri di Bronzo fossero riusciti a salvarsi, prima che un rinnovato assalto dei Guerrieri del Sole Nero lo impegnasse nuovamente in battaglia.
Ioria era rimasto bloccato sotto alcune macerie, pezzi di roccia franati su di lui, ma fortunatamente era illeso, eccezion fatta per alcuni graffi e scheggiature all’armatura d’oro. La Nube di Magellano lo aveva protetto, avvolgendolo al suo interno, come un bozzolo dentro il quale il Cavaliere di Leo aveva trovato riparo dalle devastazioni e dai crolli esterni. Liberatosi, Ioria si fece largo tra le macerie di quello che un tempo era il corridoio d’ingresso, ormai un cumulo di pietre accatastate senz’ordine, con una luce in lontananza, una specie di uscita verso cui Ioria si diresse.
Ma prima che potesse fare qualche passo, sentì un rumore di pietre smosse provenire da dietro di sé. Una figura si stava liberando dai detriti crollati sul suo corpo, rivelando nuovamente la sua figura. Pur nella scarsa luminosità dell’ambiente, Ioria riconobbe la faccia canina del Dio Anubi, ancora armato del suo Bastone dorato, e intuì che probabilmente doveva averlo seguito, su per le scale a rotta di collo, prima dell’esplosione della Nube di Magellano.
Ripensare all’esplosione gli fece tornare alla mente Eurialo e Niso, e il loro sacrificio. E ciò fece accendere impetuosamente il proprio cosmo, manifestandosi sotto forma di guizzanti fulmini di luce che stridevano tutt’intorno alla sua dorata corazza.
"Fatti sotto, cagnaccio!" –Gridò Ioria, scagliando un violento Lightning Bolt contro il Dio Anubi, con tutta la potenza che aveva in corpo.
La bomba di luce travolse il Dio in piedi, esplodendo al contatto con il suo corpo stanco, e lo annientò sul colpo, disintegrando persino il Bastone dorato, simbolo del suo potere. Ioria si scosse le mani dalla polvere, soddisfatto del suo operato, quindi si voltò verso l’uscita, per tornare ad aiutare Albione contro i Soldati del Sole Nero. Prima di uscire dalla Piramide Nera, accennò un sorriso, mandando l’ultimo saluto ai Cavalieri del Dorado e del Tucano. Quella vittoria, dopotutto, apparteneva a loro.
Non a me! Si disse Ioria, concentrando nuovamente il cosmo sul pugno destro e liberando l’uscita da cumuli di pietre e rocce franate.
Fu di nuovo fuori, giusto in tempo per aiutare Albione e Cancer, che sembravano ormai allo stremo delle forze, contro i Soldati del Sole Nero. Il Dio Seth aveva svuotato infatti la Piramide, ordinando che tutti i Guerrieri a disposizione uscissero all’esterno per affrontare e uccidere i Cavalieri di Athena, sicuri che i nemici affrontati fino ad allora li avessero stancati a sufficienza per renderli vulnerabili e facilmente raggiungibili dalle Spade del Sole Nero dei suoi soldati.
"Ancora non siete stanchi? Ancora alzate le Spade contro i Cavalieri di Athena?" –Gridò Ioria, irrompendo come una furia sul campo di battaglia. –"Uomini coraggiosi hanno dato la vita, affinché il vostro malefico signore ponesse fine agli esperimenti e agli incroci di cui si è macchiato nei suoi laboratori, e voi ancora osate servirlo? Ancora desiderate servire la tenebra, quando potreste deporre le armi e accettare la luce nei vostri cuori?
"Ioria…" –Mormorò Albione, osservando una diversa luce negli occhi del ragazzo.
"Se la violenta guerra voi desiderate, guerra avrete! Perché qua, a Tebe, c’è ancora un Cavaliere che combatte!" –Gridò Ioria, lanciandosi come una saetta in mezzo alla massa di Soldati. –"Assaggiate le zanne del Leone, sgherri di Seth!" – E folgori guizzanti sferzarono l’aria, distruggendo le Spade del Sole Nero, dilaniando le carni dei guerrieri egizi, bruciando le loro vesti, disperdendoli confusamente.
"Sono con te!" –Lo affiancò Albione, caricando la Catena d’argento di tutto il suo cosmo. –"Che ne dici di questa gabbia d’argento?" –Ironizzò, lanciando la Catena di Cefeo, che si dispose a gabbia, imprigionando alcuni soldati al suo interno e bloccando i loro movimenti.
"Dico che è il modo migliore per offrirmi le loro teste!" –Ironizzò Cancer, lanciandosi avanti. Concentrò il cosmo sulle mani, muovendole come affilate chele di un granchio, e balzò di fronte ai Soldati del Sole Nero, affondando le chele dorate nel loro collo. Staccò una decina di teste barbaramente, di fronte agli occhi disgustati di Ioria e di Albione, prima che un gruppo di soldati lo prendesse di mira, caricando le proprie Spade del Sole Nero.
Cancer rotolò sul terreno sabbioso, evitando i raggi di energia rovente, prima di rialzarsi ed iniziare a correre loro intorno, veloce, sempre più veloce, alla velocità della luce. Correva intorno a loro, che erano riuniti al centro del cerchio, e li colpiva, continuamente li colpiva, con raggi di energia, lasciandoli interdetti ed incapaci di comprendere da dove provenissero gli attacchi. Quando ritenne che fossero esausti abbastanza si fermò, concentrò il cosmo sull’indice destro, mentre onde di bianca energia fluttuavano nell’aria intorno a lui.
"Strati di Spirito!" –Gridò, e spazzò via le anime dei Soldati del Sole Nero.
Altri Soldati intervennero, impegnando continuamente i Cavalieri di Athena, i quali si posizionarono vicini tra loro, in modo da concentrare meglio i loro attacchi. Lentamente però sentirono le forze venire meno, in una maniera imprevista, quasi sovrannaturale, non commisurata all’effettivo sforzo sostenuto.
"Ma cosa ci sta succedendo?" –Domandò Ioria. –"Non riesco nemmeno ad alzare il braccio!"
"C’è… qualcosa che ci spinge a terra…" –Brontolò Cancer, cadendo sulle ginocchia. –"C’è qualcosa che ci opprime!"
"Una forza misteriosa e sovrannaturale!" –Intervenne Albione. –"Le mie forze fisiche sono allo stremo, solo la Catena guizza ancora, sembra che non risenta di questo arcano potere oscuro!"
E detto questo Albione creò una gabbia difensiva, con la quale circondò i tre corpi stanchi dei Cavalieri di Athena. I Soldati del Sole Nero, che numericamente non erano rimasti in molti, dopo le stragi effettuate da Cancer e le sconfitte inflitte loro da Albione e Ioria, approfittarono della debolezza dei loro avversari per assestare loro il colpo di grazia. Si riunirono tra loro, concentrando il fuoco delle loro Spade e dirigendolo verso i Cavalieri di Athena. Le Catene di Cefeo andarono definitivamente in frantumi, disintegrate dai raggi roventi del Sole Nero, lasciando i tre alla mercè dei loro avversari.
Maledizione! Mormorò Ioria, tentando di rimettersi in piedi. Che sia davvero finita? Noo! Non può finire così! Non può! E fece forza sul ginocchio destro per riuscire ad alzarsi. Ci riuscì ma gli doleva la testa e sentiva le gambe tremargli e attrarlo verso il basso. Cercò di muovere un braccio, per scagliare un attacco energetico, ma si accorse di essere troppo debole persino per sollevarlo.
In quel momento i Soldati del Sole Nero caricarono nuovamente le loro Spade, dirigendo i raggi roventi verso i Cavalieri di Athena. Ma prima che potessero liberarli, si ritrovarono tutti trapassati da un sottile piano di energia. Un fendente di luce calò sulle braccia dei guerrieri egizi, mozzando a tutti la mano destra contemporaneamente, e facendo crollare a terra le loro Spade.
"Aaargh!! Doloreee!!" –Gridarono i Guerrieri egizi, rimasti monchi ad una mano. E si guardarono intorno per capire cosa aveva causato loro quel grande danno.
Ma non ebbero tempo per altro che furono travolti da un gigantesco fendente di energia, che travolse una decina di loro, scaraventandoli di lato, con il corpo pieno di ferite e di tagli, mentre una possente voce risuonava nell’aria.
"Excalibur!!!"
Un uomo, rivestito da una dorata armatura, fece quindi la sua comparsa, interessandosi alle sorti dei propri compagni. Era Shura, Cavaliere d’Oro di Capricorn.
"State bene?" –Domandò Capricorn, rivolgendosi a Ioria e agli altri.
"Shura!" –Esclamò Ioria, per una volta contento di rivederlo.
"Grazie per il tuo aiuto, nobile Cavaliere di Capricorn!" –Rispose Albione educatamente, mentre Cancer subito non perse occasione per dire la sua.
"Si può sapere dov’eri finito? Siamo venuti qua per combattere, per rimediare agli errori che tu e l’altro idiota di Saga avete commesso! Se avete adempiuto al meglio alla missione che vi era stata affidata…"
"Perdonatemi!" –Lo zittì Capricorn. –"Sono stato trattenuto!"
"Dov’è Gemini?" –Domandò Albione.
"Non lo so! Siamo stati separati la prima notte, durante un agguato notturno! Ho cercato il suo cosmo in questi giorni, ma non riesco più a percepirlo! Un’ombra terribile è scesa sul Cavaliere di Gemini, un’ombra che temo lo abbia inghiottito!"
"Vuoi forse dire che Gemini è…?" –Gridò Ioria, ma Albione lo trattenne.
"Ne parleremo in seguito! Adesso dobbiamo eliminare i Guerrieri del Sole Nero!"
"Se riuscissimo almeno a muoverci!" –Brontolò Ioria. –"C’è qualcosa che sta risucchiando le nostre forze!"
"È l’occhio!" –Esclamò Shura, attirando l’attenzione dei tre Cavalieri. –"È l’occhio di Ra, che Seth ha inquinato, usandolo per i propri scopi meschini!" –E sollevò il braccio destro, indicando la cima di quel che rimaneva della Piramide Nera.
L’enorme costruzione era in parte crollata, affossata su se stessa a causa dell’esplosione subita nei sotterranei, ma la parte superiore, sebbene sprofondata verso l’interno, era rimasta integra, e sulla cima spiccava ancora un grande occhio, dalla pupilla aperta. L’occhio di Ra, simbolo del Dio del Sole, che Seth aveva usurpato, dipingendolo di Nero, il colore del suo nuovo Impero.
"L’occhio attrae tutte le nostre energie, ci sfianca, ci lascia deboli e indifesi di fronte al nemico! L’ho capito durante lo scontro notturno fuori dalla Piramide! Sentivo che c’era qualcosa che mi toglieva energia, qualcosa che mi prosciugava lentamente dall’interno, condannandomi ad una lenta agonia! Dobbiamo distruggerlo!" –Esclamò Shura infine. –"Poiché è con esso che Seth controlla anche le menti dei suoi Soldati! Dobbiamo distruggerlo e liberare l’Egitto, restituendo il simbolo del Sole a colui al quale realmente appartiene!"
"Ma come possiamo fare? Non… abbiamo le forze!" –Mormorò Ioria, che a stento si reggeva in piedi.
"Me ne occuperò io! Voi cercate di non farvi ammazzare!" –Esclamò Capricorn, scattando avanti tra i Soldati del Sole Nero. Ne falciò alcuni, con un fendente di Excalibur, prima di correre verso la cima della Piramide Nera.