CAPITOLO VENTIDUESIMO: ILLUSIONI DISTRUTTIVE.
Nel frattempo, al Grande Tempio di Atene, i Guerrieri Egizi, adesso guidati da Kepri e da Aspide, correvano lungo la bianca scalinata di marmo, diretti verso la Quinta Casa di Leo. Grazie agli scarabei di Kepri, erano riusciti a superare le illusioni della Quarta Casa, generate da un cosmo molto potente, che aveva tentato di rallentare la loro corsa, senza muoversi dalla sua Casa.
"Shaka della Vergine!" –Mormorò il Guerriero egizio chiamato Kepri. –"Sto venendo da te! Pagherai per aver avuto la pretesa di fermarmi!"
All’interno della Quinta Casa, Galan, servitore di Ioria e migliore amico di Micene, era molto agitato. Sedeva con la testa tra le gambe in cucina, con una spada ai suoi piedi. Era la spada che aveva usato durante l’addestramento e che aveva nuovamente tirato fuori per difendere la Quinta Casa in assenza del suo Custode. Ma adesso che i Guerrieri erano così vicini, Galan sentiva di non essere all’altezza, di non essere in grado di portare a termine il suo progetto.
Non è codardia che frena la mia mano! Mormorò, sentendo i passi dei Guerrieri Egizi risuonare nel piazzale antistante la Quinta Casa, di fronte ai due leoni di marmo bianco. Ma la prospettiva del futuro! Micene mi ha affidato Ioria, per aiutarlo a crescere e per proteggerlo! Se cadessi oggi, come potrei prendermi cura di lui?
"Avrai la tua occasione per dimostrare affetto al tuo padrone, nobile Galan!" –Esclamò improvvisamente una voce, parlandogli tramite il cosmo. –"Ma non oggi!"
"Uh?" –Esclamò Galan, balzando improvvisamente in piedi. –"Chi parla al mio spirito?"
"Sei un servitore, non un guerriero! Non chiedere troppo a te stesso!" –Continuò la voce, incitando Galan a nascondersi nei sotterranei della Quinta Casa, certo che i Guerrieri Egizi, sicuri dell’assenza del Cavaliere di Leo, non avrebbero perso tempo a controllare la presenza di eventuali servitori. –"Lascia a me i Guerrieri Egizi, li fermerò alla mia Casa!" –E la voce scomparve.
Galan si affrettò a seguire il consiglio del Cavaliere d’Oro della Vergine, rifugiandosi nei sotterranei della Quinta Casa, proprio mentre la nera masnada infilava il corridoio principale del Tempio, correndo senza fermarsi verso l’uscita.
"Nessuno difende questa Casa!" –Mormorò Aspide, correndo in cima al gruppo.
"No! Il Leone d’Oro è impegnato in Egitto!" –Rispose Kepri. –"È alla Sesta Casa che ci sarà battaglia!" –E incitò i Guerrieri ad aumentare l’andatura.
Quando i Guerrieri Egizi giunsero all’ingresso della Sesta Casa di Virgo, sentirono con nitidezza un forte cosmo provenire dall’interno. Un cosmo potente, apertamente osteggiato contro di loro.
"Umpf! Volgare ostentazione di materialistica sicumera!" –Mormorò Kepri, entrando per primo all’interno del Tempio, dimostrando ai soldati di non avere niente di cui temere e lanciando al tempo stesso una sfida verso il Custode della Casa della Vergine.
Man mano che i cinquanta guerrieri egizi camminavano nella Sesta Casa, fiori colorati, dalle profumate essenze, apparvero ai lati del corridoio, quasi a voler segnare il confine del loro percorso. Qualche Guerriero, magicamente attratto dagli effluvi di tali piante, si avvicinò per odorarle meglio, nonostante gli avvertimenti di Kepri, ma non riuscì più a staccarsi da esse, cadendo a terra in un sonno profondo.
"Una strana pace regna in questo Tempio!" –Mormorò Aspide, con un certo timore.
"Non è pace! È la grande calma prima della tempesta!" –Rispose Kepri, continuando ad avanzare.
Giunsero infine al centro della Sesta Casa, in un’ampia sala dalle alte finestre decorate da immagini sacre, come rosoni di antiche cattedrali. Là, seduto in posizione meditativa, su un trono a forma di fiore di loto, dai petali aperti, stava il Cavaliere d’Oro della Vergine, con gli occhi chiusi e il cosmo che riluceva dorato attorno a lui.
"Eccolo dunque, il creatore delle illusioni alla Casa di Cancer!" –Esclamò Aspide, fissando il suo nemico. –"Me lo immaginavo più grosso! Forse anche più maschio!"
"Non è l’aspetto fisico a determinare la potenza di un cosmo, Aspide!" –Rispose Kepri, indispettito dall’indifferenza che il Cavaliere della Vergine stava dimostrando nei loro confronti. Maledetto arrogante! Sei così pieno di boria da credere di poterci persino ignorare?
"Cos’è, forse il Custode del Sesto Tempio ha altre occupazioni a cui dedicarsi che non prendersi cura dei propri ospiti?" –Lo chiamò Kepri a gran voce.
"Già! Che fa questo biondino? Ha così paura di noi da essersi rinchiuso in una preghiera?" –Esclamò un Guerriero egizio.
"Pregare non lo salverà certo dalla morte!" –Gli andò dietro un altro, sfoderando la sua Spada del Sole Nero.
"Diamogli una bella lezione, a questo presuntuoso che crede di poterci ignorare!" –E si lanciarono contro il Cavaliere di Virgo, puntando le Spade verso il suo volto.
"Fermi!!!" –Li chiamò Kepri, ma ormai era troppo tardi.
Una devastante onda di luce, generata dal cosmo del Cavaliere d’Oro di Virgo, li travolse, annientandoli all’istante. Di dieci guerrieri, che si lanciarono contro di lui, rimasero soltanto le ceneri.
"Terrificante!" –Balbettò Aspide, facendo un passo indietro.
"Umpf! Vuole solo impressionarci!" –Rispose Kepri, avanzando verso il Cavaliere della Vergine. –"Allora ci vedi, Vergine d’Oro!"
"Non ho bisogno di occhi per vedere!" –Fu la risposta di Shaka, che per la prima volta parlò, con una calma così imperturbabile da gelare il sangue ai Guerrieri Egizi. –"Né di braccia muscolose per fermare l’avanzata di barbari invasori del Tempio di Athena! Sarà sufficiente il mio cosmo, sorretto da una giusta fede in Athena!"
"Sei sicuro di te, Cavaliere di Virgo!" –Esclamò Kepri. –"Forse un po’ troppo! Ed io saprò sfruttare questa tua superbia, per vincerti!"
"Sciocco!" –Mormorò Virgo, giungendo le mani in segno di preghiera. Immediatamente il cosmo prese a sorgere, quasi un piccolo universo, tra le sue mani, aumentando a dismisura di potenza. –"Ohm!!!" –Gridò il Cavaliere d’Oro, mentre il cosmo si apriva come un ventaglio di fronte a lui, avvolgendo i Guerrieri Egizi.
Un’altra decina di Guerrieri cadde a terra, privi di vita, ma gli altri sopravvissero, riparati da una barriera formata da stelle luminose. E questo stupì, e indispettì, persino lo stesso Shaka, che aggrottò un sopracciglio, in segno di dissenso.
"Non stupirti! Poiché grandi sono i miei poteri!" –Esclamò Kepri, ritto di fronte a lui, completamente avvolto dal suo cosmo, dal colore simile ad oro bianco. –"Aspide! Egli è il mio avversario, voi sareste come gocce di pioggia contro di lui!"
"Come preferisci!" –Storse il naso Aspide, un po’ offeso dall’affermazione del compagno. Fece un cenno ai Guerrieri Egizi e li radunò, preparandosi per uscire. Ma Virgo non aveva intenzione alcuna di permettere loro di superare la Sesta Casa.
"Il mio volto, Guerrieri del Sole Nero, sarà il vostro biglietto per l’Inferno!" –Esclamò Virgo, concentrando nuovamente il cosmo tra le mani. Quindi si mosse per rilasciarlo, e travolgere con esso i restanti Guerrieri Egizi, ma si accorse, con stupore e con sommo orrore, di non poterlo fare. Di essere prigioniero, bloccato, fermato da qualcosa che impediva al suo cosmo di liberarsi.
"Hai il vizio di non ascoltare i tuoi avversari, Cavaliere della Vergine! Forse perché superbamente ritieni che non abbiano niente di interessante da dirti? Che non abbiano niente da cui tu possa trarre insegnamento?" –Esclamò Kepri, ergendosi di fronte a lui. –"Grandi sono i miei poteri, e questa è solo una dimostrazione!" – E fece cenno ad Aspide di proseguire.
Il Guerriero Egizio sfrecciò verso l’uscita sul retro, seguito da tutti i Soldati semplici rimasti, venticinque, dopo i caduti all’interno della Sesta Casa, lasciando Kepri a combattere di fronte a Shaka.
Il Cavaliere della Vergine era stupefatto e molto adirato, poiché per la prima volta qualcuno era riuscito a bloccare, se pur limitatamente, i suoi poteri. E ciò era per lui intollerabile. Era intollerabile che esistesse qualcuno che potesse, anche solo per qualche minuto, frenare i suoi poteri, poiché egli, ritenendo di essere nel giusto, era sempre convinto di agire nel bene, e come tale essere necessariamente vittorioso e superiore agli altri.
"Chi sei?" –Domandò, ancora seduto nella posizione del loto.
Davanti a lui c’era un uomo sui trent’anni, alto, con mossi capelli verdi, ricoperto da un’armatura celeste, simboleggiante un coleottero. La struttura totemica era facilmente riconoscibile, dalle piccole zampe poste sui fianchi, dalle ali chiuse, affisse alla schiena, e soprattutto dall’elmo, con le due zampe rivolte verso l’alto. Sul pettorale risplendeva un disco dorato, le cui incisioni attirarono l’attenzione di Shaka, molto più dell’aspetto fisico dell’uomo, che non aveva niente di significativo.
"Kepri dello Scarabeo Sacro è il mio nome celeste!" –Rispose l’uomo, con voce piena di dignità e orgoglio. –"Sono una delle più potenti divinità solari egizie!"
"Kepri?!" –Mormorò Shaka, ricordando ciò che conosceva al riguardo. –"Lo Scarabeo Sacro egiziano, simbolo di rinascita! L'animaletto originale è lo scarabeo stercorario Scarabaeus sacer. Nel suo paziente lavoro di far rotolare nel deserto la palla di letame contenente le sue uova, l'umile insetto ricordava agli Egiziani l'eterno corso del sole in cielo, per questo veniva spesso associato a Ra!"
"Io sono l’aspetto mattiniero del Sole, io sono il Sole che sorge!" –Esclamò Kepri. –"E questi sono i miei servitori, gli Scarabei Sacri!" –Aggiunse, rivelando migliaia di scarabei dorati, risplendenti come stelle, che svolazzavano nell’aria attorno a lui. –"Proprio gli stessi Scarabei che unendosi a barriera hanno protetto me e i miei Guerrieri, ed hanno impedito al tuo cosmo di liberarsi! Sei alla mia mercè, adesso!"
"Interessante punto di vista! Ne dovremmo parlare!" –Esclamò Shaka, sollevandosi improvvisamente e mettendosi in piedi sul calice del fiore di loto. Con un gesto brusco, spostò il bianco mantello, scacciando via come fossero polvere i coleotteri che gli ronzavano intorno, di fronte agli occhi stupefatti di Kepri.
"Che cosa?! Ma come puoi farlo? Eri bloccato?"
"Bloccato? Non mi risulta di essere mai stato in tale situazione!" –Mormorò Virgo, con voce tranquilla ma al tempo stesso terrorizzante. –"Tu piuttosto, fai attenzione! Il sole sta sorgendo, è tempo che il tuo turno di lavoro inizi!"
"Il mio… ma cosa?!" –Balbettò Kepri, prima che una luce violenta lo abbagliasse.
Quando riuscì a riaprire gli occhi, si ritrovò sotto il torrido sole africano, intento a spingere di fronte a sé grandi palle di sterco, dalla forma rotonda facilmente assimilabile a quella del sole. Tutto intorno l’aria sembrava irrespirabile, permeata da un violento odore, quasi nauseabondo, e migliaia di coleotteri svolazzavano su di lui. Kepri spingeva le grandi palle di sterco, sudando e ansimando, cadendo spesso a terra, nel letame da lui custodito, e venendo prontamente attaccato da sciami di scarabei che si posavano su di lui, quasi fossero avvoltoi.
"Bastaaaa!!" –Gridò Kepri. –"Scarabei Sacri, io vi ho generato, da me siete nati! Noi siamo la stessa persona! Aiutatemi!!" – Ma gli scarabei parvero non udire il suo richiamo, ronzandogli pesantemente intorno. –"Maledetto!!! Maledetto Shaka!!!" –Urlò, prima di sollevare con rabbia la grande palla di sterco e gettarla via, verso il sole.
L’illusione cessò e Kepri si ritrovò nuovamente all’interno della Sesta Casa, di fronte al severo sguardo del Cavaliere di Virgo, per quanto questi continuasse a tenere gli occhi chiusi. Aveva il respiro pesante, e sentiva un enorme macigno schiacciargli il cuore, ma era ancora vivo e con la sua Armatura indosso, rasserenato per non dover vedere ulteriormente quella terribile visione.
"Ovvio! Ti ho fatto tornare io!" –Esclamò Virgo, sorprendendo ancora Kepri. –"Ti è piaciuto il mondo che hai visto? Ma è soltanto uno di quelli possibili!"
"Uno dei mondi possibili?" –Balbettò Kepri, facendo per la prima volta un passo indietro, mentre il cosmo di Virgo si ampliava, fino a coprire l’intera stanza.
"Ti mostrerò sei mondi, Kepri dello Scarabeo, e in uno di essi ti perderai!" –Spiegò Virgo, giungendo le mani. –"Scegli bene, perché in quel mondo dovrai trascorrere l’eternità! Volta di Minosse!"
L’attacco colpì in pieno Kepri, scagliandolo a terra pochi metri indietro, con il volto disteso sul freddo marmo del pavimento. Shaka lo osservò per un momento, prima di dargli le spalle, spostandosi i capelli dietro le spalle con un gesto di vanitoso snobismo.
"Ecco! È perso ormai! Ben poco è rimasto, soltanto il corpo, del guardiano dello sterco egizio!" –Esclamò con disprezzo, avvicinandosi al suo trono a forma di fiore. –"Misera fine la sua, non lo invidio! Perdersi nei sei mondi di Ade è disperazione mortale per chi non possiede ali per volare via! Chissà in quale mondo è caduto? Forse nel terzo, quello degli ipocriti?!"
"Perché non lo chiedi a me direttamente?" –Esclamò una voce, facendo voltare Shaka di scatto, quasi avesse visto un fantasma. –"O non hai il coraggio di confrontarti con me?"
"Vivo?! Come puoi esserlo? Nessuno è mai sopravvissuto alla Volta di Minosse! Nessuno può tornare dai sei mondi di Ade dove non batte mai il sole!" –Gridò Virgo, quasi delirante.
"Non mi sono dispiaciuti i tuoi mondi, Cavaliere di Virgo, ottimi per una vacanza forse, ma perdonami se non mi sono trattenuto a lungo, perché grande era il mio desiderio di affrontarti!" –Ironizzò Kepri, mentre migliaia di scarabei dorati luccicavano intorno a lui. –"Gli Scarabei Sacri, che tanto hai disprezzato, chiamandoli guardiani di sterco, mi hanno ricondotto in salvo! Essi conoscono la via, poiché essi sono la creazione, il sorgere, il divenire. La rinascita!"
"Avevo sottovalutato il potere dei tuoi Scarabei!" –Mormorò Virgo, quasi tra sé. –"Ma ciò è irrilevante, poiché presto non sarete più!" –E giunse le mani tra sé, creando un’immensa sfera di energia lucente. –"Abbandono dell’Oriente!" –Gridò, e la sfera esplose, liberando un ventaglio di energia che avvolse Kepri e i suoi scarabei.
Molti caddero stecchiti al suolo, ma altri si dissolsero semplicemente, evitando l’onda di luce. Quando il bagliore si esaurì, Virgo notò con stupore che Kepri non era più davanti a lui. Per un momento fu vittima della sua innata sicumera e provò l’irresistibile certezza di averlo sconfitto, di averlo annientato completamente, ma poi, ragionando con obiettività, ritenne che fosse improbabile.
"E allora dove?!" –Si disse, fendendo l’aria con i suoi sensi, prima che centinaia di Scarabei dorati apparissero attorno a lui. Kepri comparve al suo fianco poco dopo, nascosto dai suoi coleotteri, che lo avevano mimetizzato con l’ambiente, rendendolo invisibile persino al Cavaliere di Virgo.
"Scarabei di Potenza!" –Gridò Kepri, e improvvisamente tutti gli Scarabei intorno a Virgo esplosero, liberando una violenta quantità di energia, che scaraventò il Cavaliere indietro, fino a farlo schiantare contro il proprio trono e farlo ricadere a terra.
"Non alzarti, resta! È a terra il luogo in cui devi stare, tra lo sterco della tua vita!" –Esclamò Kepri, usando i propri poteri mentali. –"Scarabei di Visione!"
Virgo tentò di muoversi, di rimettersi in piedi, ma si accorse di essere invischiato in una maleodorante sostanza molliccia. Un enorme palla di sterco in cui il corpo del Cavaliere d’Oro stava affondando e ogni movimento che compieva, seppur lieve, contribuiva a farlo sprofondare ulteriormente. Cercò allora di usare i suoi poteri mentali, i suoi affinati sensi, per focalizzare il luogo in cui si trovava e cercare una via per tornare alla Sesta Casa. Ma non ci riuscì, poiché era come se egli si trovasse in alcun posto.
Quel maledetto! Mormorò Virgo, agitandosi per la prima volta. È tutta un’illusione, una stupida illusione, ne sono certo, come è indiscusso che siamo ancora alla Casa della Vergine! Ma allora perché? Perché i miei poteri non consentono a me, che sono signore negli spostamenti dimensionali, di rientrare nella mia Casa? Che cosa blocca i miei sensi, invischiando anch’essi in questa fetida melma? Rifletté Virgo, realizzando che forse erano gli Scarabei a bloccare i suoi poteri. Proprio come avevano fatto per impedirgli di colpire i Guerrieri Egizi poco prima.
Ed infatti il Cavaliere di Virgo, concentrando i propri sensi, riuscì a percepire migliaia di presenze attorno a lui, piccoli fari di luce nell’oscurità che lo circondava, gli Scarabei Sacri con cui Kepri lo stava tenendo imprigionato.
Cosa fare, adesso? Si disse Virgo. Attaccare direttamente gli Scarabei? È una tecnica che si è già rivelata inutile! Come pure inviarli in un’altra dimensione, poiché sono maestri nello spostarsi tra i mondi, anzi sono persino la guida di Kepri! Rifletté, iniziando ad elaborare un piano. La guida di Kepri?! Uhm… E cosa accadesse se egli perdesse la loro guida? Cosa resterebbe di lui, senza gli Scarabei Sacri? Solamente un lurido sterco! Esclamò, iniziando a ridere freneticamente.
Immediatamente gli Scarabei Sacri si avventarono su di lui, per cibarsi della sua energia, ma inaspettatamente non trovarono resistenza alcuna, poiché Virgo li lasciò fare. Li lasciò posare sul suo corpo, li osservò risplendere, piccole stelle guizzanti, sulla sua dorata Armatura, e lentamente se ne impossessò, divorando i loro segreti, ponendoli sotto il controllo del suo cosmo.
"Sarete degli ottimi servitori del Guardiano di Ade!" –Mormorò Virgo, facendo esplodere finalmente tutto il suo cosmo.
La vischiosa massa di sterco venne spazzata via e l’Armatura della Vergine risplendette infine in tutto il suo bagliore, mentre Shaka, con l’aiuto degli Scarabei Sacri, attraversava le dimensioni per ritornare alla Sesta Casa.
Kepri, nel frattempo, aveva avvertito una profonda vibrazione nello spaziotempo e, preoccupato che Virgo potesse ritornare dal mondo alternativo in cui lo aveva inviato, sollevò le braccia, mettendosi sulla difensiva, pronto per un nuovo confronto con lui, sicuro che non avrebbe tardato. Ed infatti il Cavaliere della Vergine si risollevò da terra poco dopo, ma intorno a lui parvero guizzare migliaia di Scarabei.
"Che cosa? Che significa questo?" –Gridò Kepri, straniato e imbestialito. –"Cosa hai fatto ai miei Scarabei?"
"Hanno scelto il loro servitore, trovandolo in me, Shaka della Vergine, il Guardiano della Porta Eterna di Ade!" –Esclamò Virgo, con calma imperturbabile.
"Menti!!!" –Gridò Kepri. –"Perché dovrebbero tradirmi? Perché dovrebbero abbandonare il Sole che nasce, a cui sono legati, con cui formano un tutt’uno?" –E espanse il proprio cosmo, dalle striature celesti, mentre la possente immagine di un grande Scarabeo d’Oro apparve alle sue spalle.
Il Cavaliere della Vergine fece altrettanto, bruciando il suo cosmo dorato e accorgendosi, senza troppo stupore, che gli Scarabei iniziarono ad allontanarsi dal suo corpo. Adesso infatti, rientrati nella giusta dimensione spaziotemporale, gli Scarabei Sacri percepirono il cosmo del loro padrone espandersi al massimo e si ricordarono di essere a lui intimamente legati. Il potere di Shaka non riusciva più a tenerli sotto controllo ed essi, liberi di muoversi autonomamente, tornarono a congiungersi con il Dio che li aveva allevati.
"Scarabei di Potenza!" –Gridò Kepri, mentre violenti getti di luce piombarono come fitta pioggia di stelle su Virgo, che per difendersi fu costretto a creare una barriera di energia cosmica, una cupola che si chiuse su se stessa, impenetrabile a qualsiasi attacco esterno. –"Distruggete quella barriera, miei Scarabei!" –Incitò Kepri, mentre migliaia di Scarabei si posavano sulla cupola dorata, lasciandosi esplodere come potenti bombe di energia.
Il Kaan di Virgo sembrò vibrare per qualche istante, come cristallo sul punto di rompersi, ma alla fine il Cavaliere trovò la forza per reagire, espandendo il proprio cosmo e liberandolo sotto forma di una violenta onda di luce. Gli Scarabei Sacri furono spazzati via, molti vennero annientati, alcuni caddero al suolo stecchiti, ma nessuno si salvò dall’onda distruttrice del Cavaliere della Vergine. Anche Kepri, alcuni metri distante, venne sbalzato indietro dal contraccolpo, sbattendo contro alcune colonne.
Ansimando, il Guerriero Egizio si rimise in piedi, triste per la perdita dei suoi Scarabei Sacri e adirato come mai era stato prima. Detestava il Cavaliere di Virgo, in ogni modo possibile. Lo detestava perché credeva di essere il migliore, di essere superiore agli altri, e si atteggiava con tronfia sicumera, trattando il resto del mondo come esseri inferiori. Lo odiava perché aveva osato appropriarsi dei suoi animali sacri e adesso che non erano più utili ai suoi piani li aveva uccisi, sterminandoli tutti. Ed infine lo odiava perché, nonostante la violenza e la veemenza dello scontro in corso tra loro, i suoi capelli parevano non risentirne, continuando a fluttuare lisci e biondi, simbolo di una pacata tranquillità d’animo che Kepri voleva distruggere.
"Io… ti uccidoooo!!!" –Gridò, espandendo il proprio cosmo al massimo.
Violente onde di energia celeste solcarono l’aria all’interno della Sesta Casa, facendo tremare muri e colonne, e facendone crollare alcune, mentre Kepri avanzava verso il Cavaliere della Vergine, il quale, dopo il grande sforzo fatto per distruggere gli Scarabei Sacri, si era accasciato sulle ginocchia, ansimando. Con rapidità, Virgo si risollevò in piedi, preoccupato per l’enorme energia che Kepri stava riversando fuori, forse superiore a quanto egli aveva creduto ne possedesse.
"Non avrai creduto che i miei poteri dipendessero totalmente dagli Scarabei, vero?" –Esclamò Kepri, con voce stridula. –"Sarebbe stato sciocco e pretestuoso!" –E nel dir questo chiuse le braccia al petto, mentre il disco d’oro fissato alla sua corazza si illuminava di una luce profonda. –"Disco d’Oro!" –Gridò Kepri, aprendo improvvisamente le braccia.
Una violenta tempesta di energia si abbatté sulla Sesta Casa, distruggendo il suo interno e radendo al suolo mura e colonne intarsiate. Una tempesta che aveva in Kepri dello Scarabeo il suo epicentro, ed in particolare nel disco dorato che portava affisso al petto, cuore nevralgico di tutta la sua potenza.
Virgo tentò di difendersi, ricreando la barriera cosmica con cui aveva fatto fronte agli Scarabei, ma si accorse fin dall’inizio che non avrebbe resistito a un così grande potere. C’è tutto un universo rinchiuso in quel disco! Un mondo di rabbia e collera che Kepri sta riversando fuori, e sta dirigendo contro di me!!! Rifletté Virgo, mentre il Kaan andava in frantumi ed egli veniva scaraventato indietro. Si schiantò contro un muro dove un tempo risplendeva un magnifico mosaico di pietre lavorate, ricadendo a terra, sbattendo la testa, ed il muro crollò su di lui, mentre la devastante tempesta di energia non accennava a diminuire di intensità.
"Allora, come ti senti, bestia? Come ci si sente ad avere la faccia finalmente a terra?" –Esclamò Kepri, avvicinandosi e sghignazzando come un folle. –"Ed io che credevo che le Sante Vergini si prostrassero soltanto di fronte al loro Signore! Uah ah ah!"
"Non… parlare… di cose che non conosci!" –Esclamò Virgo, rimettendosi a fatica in piedi, liberandosi dai detriti franati su di lui. –"Solo gli eretici deridono le dottrine altrui, e questo non si addice ad un Guerriero, la cui missione in battaglia non dovrebbe mai portarlo ad offendere culti diversi dal proprio!"
"Proprio tu vuoi darmi una lezione di tolleranza, maledetto ipocrita?!" –Gridò Kepri, avvicinandosi a Virgo e aumentando l’intensità della tempesta di energia. Sollevò il braccio destro avanti a sé, stringendo le dita della mano, osservando Virgo venire sollevato dai suoi poteri mentali e sbattuto contro il muro, mentre una forza invisibile stringeva intorno al suo collo, facendolo soffocare. –"Hai rispettato tu il mio culto, definendomi un guardiano di sterco?!" –E strinse ancora la presa, mentre tutta l’Armatura d’Oro della Vergine tremava, abbandonandosi a sinistri cigolii. –"Muori, miserabile superbo!" –E lo scaraventò con forza contro un muro laterale, facendolo schiantare nella parete, che crollò velocemente su di lui.
"Aaah! Quale soddisfazione!" –Gridò Kepri, osservando Virgo liberarsi dalle macerie franate su di lui. –"Guardami Upuaut! Guarda il Guerriero che hai guidato ad Atene! Da solo sarei capace di piegarla tutta a me, come ho fatto con costui, che ha abbassato la cresta, poiché incapace di tenerla alta di fronte a me!"
"Devo… fermarti!" –Mormorò Shaka, rimettendosi in piedi. –"Adesso!" –E si incamminò verso Kepri, aumentando il suo cosmo, spingendolo oltre i limiti dell’universo.
"E credi di esserne capace?" –Ironizzò Kepri, sollevando nuovamente la sua devastante tempesta di energia cosmica. –"Non hai la forza per opporti al Disco del Sole! Chinati di fronte ad esso, o sarai spazzato via!!" –Ed aumentò l’intensità della tempesta, dirigendola interamente contro il Cavaliere di Virgo.
Ma Shaka quella volta non cedette, non aveva alcuna intenzione di farlo, non poteva farlo. Ricreò il Kaan e mise tutto se stesso, tutto il cosmo che era capace di trovare dentro di sé, per opporsi al suo nemico. La barriera di energia vibrò, tremò come un cristallo, scricchiolò più volte, ma non cedette, rimanendo al suo posto, proprio come Virgo, salda quercia in mezzo alla tempesta. Kepri, adirato per un simile atteggiamento di sfida, lanciò al massimo il suo attacco, certo che solo con la distruzione di uno dei contenenti quello scontro avrebbe potuto avere fine.
"Disco d’Orooo!" –Gridò, portando entrambe le mani avanti e riversando nella tempesta di energia tutta la potenza del suo cosmo.
Shaka, stufo ormai di resistere passivamente, espanse il proprio cosmo dorato fino al massimo, resistendo a quella devastante tempesta e riuscendo infine a rispedirla indietro. Nel bel mezzo di quel titanico sforzo, il Cavaliere d’Oro della Vergine aprì gli occhi, e con l’azzurro della sua iride fissò Kepri per la prima volta.
"Ultima luce dell’Oriente!" –Gridò, liberando l’immenso potere che teneva dentro, e che finora non aveva utilizzato.
La Luce dell’Oriente e il Disco del Sole si scontrarono paurosamente per qualche minuto, mentre l’interno della Sesta Casa veniva devastato da quel terrificante scontro di energie cosmiche, finché la prima non riuscì a prevalere sul secondo, seppure a stento. Il Disco d’Oro parve impallidirsi, indebolito anche dall’assenza degli Scarabei Sacri, e la Luce dell’Oriente lo inglobò, avvolgendolo al suo interno. Vi fu una abbagliante esplosione di luce e poi tutto finì.
Shaka si rialzò a fatica. Il contraccolpo lo aveva scaraventato indietro, fino a farlo schiantare contro il grande muro che segnava il confine con i giardini di Sala. Il massiccio portone d’ingresso si ergeva poco distante, ma Shaka, con un sorriso, ritenne che non era ancora giunto il momento di varcare quella soglia. Ma non avrò timori, quando tale giorno arriverà! Si disse con fierezza, rimettendosi in piedi. Camminò a passo lento e stanco fino a tornare alla sala centrale della Sesta Casa, ridotta ormai ad un cumulo di pietre e rocce franate, simbolo di un’immensa devastazione. Il corpo inerme di Kepri giaceva poco distante dal trono a forma di fiore di loto, svuotato ormai di ogni energia. L’Armatura era distrutta, e le ali degli Scarabei erano spezzate. Non avrebbero più volato. Non in questa vita, almeno! Ironizzò Virgo, coprendo il corpo del suo avversario con il mantello bianco.
Nonostante la vittoria, il Cavaliere della Vergine non riusciva a gioire, poiché molti erano stati per lui i motivi di apprensione. Aveva vinto, questo è vero, ma a prezzo di un enorme sforzo, che mai si sarebbe aspettato di sostenere. E anche la battaglia lo aveva lasciato con l’amaro in bocca, per le ostili parole che gli erano state rivolte. Era stato debole, troppo debole, al punto di permettere a Kepri di prendere il controllo della situazione per ben due volte, sia con l’aiuto dei suoi Scarabei che senza, ed una situazione simile non avrebbe più dovuto presentarsi. Nessun nemico avrebbe più dovuto ferirlo o colpirlo, o semplicemente osare contrastarlo.
"Questa battaglia mi ha spossato!" –Commentò il Cavaliere d’Oro. –"Tornerò in India, al mio tempio in Uttar Pradesh, per meditare! Con l’aiuto del Buddha troverò certamente la forza per accrescere i miei poteri e vincere i miei avversari, senza incorrere in tali distruzioni! Porterò con me anche dei giovani, per farne i miei allievi, coloro che un giorno diffonderanno la mia parola e i miei insegnamenti in mia vece: i discepoli di Virgo!"