CAPITOLO QUARTO: UN NUOVO ORACOLO.
Su richiesta del Grande Sacerdote, Micene di Sagitter e Saga di Gemini si erano trattenuti nella Sala del Trono, inginocchiati di fronte al rappresentante di Athena in terra, pronti per ascoltare le sue parole. Probabilmente, pensarono i due Cavalieri d’Oro, con lo scopo di dare loro consigli su come affrontare la delicata situazione che stava nascendo in quelle ore, ed evitare quindi, se possibile, una sanguinaria guerra. Ma il Grande Sacerdote prese entrambi in contropiede, affrontando un argomento a cui mai avrebbero pensato in quel momento.
"Sono vecchio!" –Mormorò il Celebrante di Athena, lasciandosi cadere sul morbido trono. –"Vecchio e stanco! E credo che pochi anni passeranno ancora prima che le mie spoglie mortali lascino questo mondo!"
"Mio Signore.." –Mormorarono Micene e Saga, con sincera preoccupazione. –"Non dite così… voi siete la nostra guida.. la nostra forza!"
"Presto avrete un’altra guida!" –Li chetò il Sacerdote. –"Un nuovo oracolo siederà sul trono di Grecia ed egli, dall’alto della sua lucente saggezza, guiderà i Cavalieri di Athena verso la prossima Guerra Sacra, la quale, ahimè, tristemente si avvicina!"
"Un nuovo oracolo?!" –Balbettò Saga. –"Ma mio Signore.. non avrete intenzione di abdicare?"
"Non lo farò, infatti!" –Precisò il Sacerdote. –"Ma è tempo che faccia una scelta, miei nobili Cavalieri, che prepari il mio successore ad adempiere al meglio le sacre funzioni quando io non sarò più in vita! Non voglio lasciare il Grande Tempio nel caos! Non voglio vedere stupide lotte intestine per il potere!"
"È questo ciò che temete, Grande Sacerdote?" –Domandò Saga. –"Che vi siano scontri tra i Cavalieri di Athena per prendere il potere?"
"Io temo gli uomini, Saga di Gemini! La debole ed infida natura che è insita dentro ognuno di noi e che, se non ben indirizzata, può portare a scelte sbagliate, a liberare il lato oscuro che risiede dentro di noi, la zona d’ombra capace di oscurare la lucente armonia del cosmo e vincere sulla sapiente guida delle stelle!" –Spiegò Sion. –"Sarebbe un’atroce tortura, per me, che ho dedicato la vita a questo Santuario, che ho affidato tutto me stesso ad Athena, per organizzare al meglio il suo Tempio ed i Cavalieri posti alla sua difesa, vedere tali sforzi vanificati! Vedere i frutti del mio bicentenario lavoro andare sprecati solo per un’assurda guerra di egoismi personali! No, Saga! Non permetterò che ciò avvenga! Per il bene di Athena e delle genti libere della nostra Terra, che hanno bisogno di uomini valorosi, capaci di dare anche la vita, per combattere per la loro Dea e per gli ideali di giustizia e di libertà che essa rappresenta!"
"Noi Cavalieri combatteremo fino alla fine contro le oscure forze del male!" –Esclamò Micene, sollevando lo sguardo verso il Sacerdote. –"Quando sarà il momento, nessuno di noi, Cavalieri d’Oro, d’Argento, di Bronzo, o semplici soldati adoratori della Dea, si tirerà indietro!"
"Quel momento è già arrivato!" –Sussurrò il Sacerdote, ghiacciando per un momento il sangue nelle vene dei due Cavalieri d’Oro.
Improvvisamente una porta laterale si aprì di scatto, attirando gli sguardi attenti di Micene e di Saga, che si trovarono di fronte un uomo, abbigliato come il Grande Sacerdote, dal volto coperto da una scura maschera, che reggeva in mano un piccolo fagotto. D’istinto, i due Cavalieri si alzarono in piedi, mentre l’uomo si avvicinava al palco, procedendo con lentezza, avendo molto cura di ciò che stava trasportando. Un gemito improvviso scosse i presenti, facendo preoccupare i due Cavalieri d’Oro, che rimasero immobili, in piedi, ad osservare Arles, il Primo Ministro di Atene, raggiungere il palco e porgere il fagotto al Grande Sacerdote, il quale, con molta delicatezza e maternità, abbassò lentamente le fasce bianche, rivelando il candido volto di una bambina nata da poco.
"Aaahh…" -Mormorarono Micene e Saga, facendo un passo indietro, stupefatti da tale divina apparizione.
"Inginocchiatevi, Cavalieri d’Oro, di fronte alla vostra Dea! Athena, Signora della Guerra e della Giustizia è rinata a nuova vita!" –Esclamò il Grande Sacerdote, sollevando la bambina in fasce sopra di sé.
Arles per primo e Micene e Saga subito dopo chinarono il capo, prostrandosi in segno di rispettosa ammirazione verso la Dea, tornata a nuova vita. Un’immensa sensazione di pace e di gioia invase i loro cuori, un sentimento di serenità infinita per trovarsi di fronte alla Divinità a cui le loro azioni, le loro stesse vite, erano da sempre consacrate.
"A.. Athena…" -Balbettarono Micene e Saga, rialzando timidamente il volto.
Era una piccola bambina, avvolta in bianche fasce, dal candido viso e dai leggeri capelli violacei, che singhiozzava confusamente tra le braccia del Grande Sacerdote, il quale, seppure indossasse una maschera, era chiaro a tutti i presenti che sorrideva, con il cuore pieno di commozione e gioia.
"Athena si è reincarnata!" –Spiegò infine il Grande Sacerdote, rimettendosi a sedere sul trono di Grecia. –"Questa stessa notte! L’abbiamo trovata stamattina, ai piedi della grande statua di Athena situata sul retro della Tredicesima Casa, che gemeva e si agitava deliziosamente, piccola bambina con un grande cammino di fronte a sé. Così grande che neppure lei, forse, potrebbe riuscire ad immaginarlo!"
"Ma se Athena si è reincarnata questo significa che.." –Intervenne Micene.
"Ciò significa che le oscure forze si sono messe in movimento, che la tenebra sta crescendo sull’intera Terra, al punto da rendere necessaria la nuova discesa della Dea della Giustizia tra gli uomini, con il compito di radunare i suoi Cavalieri e guidarli in una nuova Guerra Sacra, con il compito di sconfiggere l’oppressione oscura!" –Esclamò con voce decisa il Grande Sacerdote. –"Ed è per combattere questa grande battaglia, in cui si decideranno i destini del mondo, che ho convocato qua, al Santuario, tutti voi giovani Cavalieri che affiancherete Athena quando sarà il momento, quando il sigillo che tiene le demoniache ombre sarà infranto ed esse torneranno a portare terrore e disperazione su questa terra, proprio come duecento anni fa!"
"Sotto la vostra guida, Grande Sacerdote, e sotto quella di Athena noi combatteremo!" –Mormorarono Micene e Saga, quasi come se stessero prestando un epico giuramento.
"Non io guiderò gli eserciti di Athena, Cavalieri d’Oro! Ma uno di voi! L’uomo che ho scelto a succedermi sul trono di Grecia, l’uomo che, dopo la mia morte, diventerà il nuovo Grande Sacerdote di Atene!"
"Uh?!" –Balbettarono Micene e Saga, presi alla sprovvista da quell’inaspettata confessione.
Erano entrambi a conoscenza che la scelta del successore al trono di Grecia era solitamente effettuata tra i Cavalieri d’Oro, essendo quelli di rango superiore e, si presumeva, più vicini alla Dea, come ideali e purezza di animo. Ma, per quanto sapessero che il Grande Sacerdote fosse vecchio e stanco, credevano ingenuamente che li avrebbe comunque condotti alla prossima Guerra Sacra, magari con l’aiuto di Athena, e non pensavano che tutto quel discorso era stato fatto per indicare tra loro il suo successore.
"Micene del Sagittario!" –Esclamò il Sacerdote, rivolgendosi al giovane dai capelli castani. –"Tu che hai sempre dimostrato saggezza e lealtà nei confronti della Dea, prenderai il mio posto come Grande Sacerdote di Grecia! Il tuo coraggio e la tua abnegazione alla causa saranno sentimenti capaci di attirarti il consenso di tutti i Cavalieri del Grande Tempio, che in te vedranno, come già vedono tutt’oggi, un eroe, un esempio da imitare!"
"Uh… mio Signore.. io.."–Balbettò Micene, imbarazzato da una simile affermazione.
"E tu, Saga dei Gemelli, valoroso Cavaliere di Athena, da tutti rispettato e venerato per la tua splendida generosità, aiuterai Micene ad adempiere al suo nuovo dovere?" –Domandò il Sacerdote a Saga.
"Sì, Grande Sacerdote! Anch’io immaginavo che egli fosse più idoneo a ricoprire tale incarico, e farò del mio meglio per aiutarlo!" –Esclamò Gemini, prima di alzarsi in piedi, insieme a Micene.
Il Grande Sacerdote consegnò nuovamente la piccola Athena ad Arles, avendo cura di non compiere gesti bruschi, e pregò il Primo Ministro di condurla nel torrione a lei dedicato, sul versante orientale della Tredicesima Casa.
"Da adesso sei il suo tutore, Micene! Il tutore della Dea Athena!" –Commentò il Sacerdote. –"Nei giorni che verranno ti istruirò sui tuoi futuri compiti, e spero di poterti trasmettere saggezza e utili consigli, come il mio predecessore fece con me, pur senza vivere abbastanza per vedermi assiso sul trono di Grecia!"
"Sarà un onore per me imparare da voi, Grande Sacerdote!"
"Un’ultima cosa.. prima che andiate!" –Li trattenne il Celebrante ancora per un momento. –"Le informazioni che vi ho dato quest’oggi sono strettamente riservate, assolutamente personali! Notizie che ho scelto di condividere con voi, i due più valenti Cavalieri, l’orgoglio e il vanto di questo Santuario, per elaborare insieme una strategia comune! Non fatene parola con nessuno, per il momento! Finché questa scomoda situazione con l’Egitto non sarà chiarito, preferisco rimandare l’annuncio della discesa di Athena sulla Terra!"
"Sono d’accordo con voi, Grande Sacerdote!" –Esclamò Saga, ed anche Micene annuì. –"Non conosciamo ancora le intenzioni dei nostri potenziali nemici! Ed è meglio essere cauti e prudenti prima di abbandonarci a trionfalistici annunci che potrebbero causare più danni che non mantenere un semplice segreto!"
"Mi affido a te, Gemini!" –Mormorò il Sacerdote, con il cuore in mano. –"L’esito di questa spinosa situazione dipende da te, dalle tue capacità diplomatiche, in cui molto confido, come ho sempre fatto!"
"Non vi deluderò!" –Esclamò Saga, prima di chinare nuovamente il capo, dare le spalle al trono ed incamminarsi verso l’uscita.
Micene rimase ancora qualche minuto all’interno della Tredicesima Casa, con il cuore colmo di grandi emozioni. In un breve lasso di tempo la sua vita di diciottenne era stata sconvolta, con la reincarnazione di Athena e la nomina a futuro Grande Sacerdote. Felicità e gioia albergavano nel suo animo, ma anche un forte senso di preoccupazione. Non solo per il difficile compito che lo attendeva, quello di tutore di Athena prima e di Oracolo della Dea in seguito, ma anche per l’espandersi della tenebra sul mondo.
"Sono certo che sarai un ottimo Sacerdote, Micene!" –Commentò il Celebrante, rincuorando l’animo del giovane.
"Darò tutto me stesso, anche la mia stessa vita, per Athena!" –Rispose Micene, prima di inginocchiarsi ed andarsene a sua volta.
"Che tu non abbia a pentirti di questa tua maledizione!" –Mormorò Sion tra sé.
E nuovamente si morse la lingua. Nuovamente percepì di aver pronunciato parole gravi contro la sua stessa volontà, come se fossero sensazioni di presagio che portava dentro e che non riusciva a controllare. Stanco, si lasciò cadere con la testa appoggiata al morbido velluto del trono, prima che uno scricchiolio proveniente da sinistra lo facesse voltare nuovamente. In tempo per trovare Arles di fronte a sé, preoccupato per le condizioni di salute del Celebrante.
"Athena è nella sua culla, Grande Sacerdote!" –Esclamò Arles, inginocchiandosi. –"Dorme serenamente, proprio come una bambina!"
"Che possa godere di questi momenti di pace e serenità, prima che la Divina Volontà si risvegli in lei!" –Mormorò Sion, con un pizzico di malinconia.
"Non angustiatevi, Sommo Oracolo! Athena vivrà una vita piena di gioie e di soddisfazioni! C’è ancora tempo prima che il sigillo si.."
"Puoi perdonarmi?" –Esclamò improvvisamente il Sacerdote, sollevandosi dal trono e inginocchiandosi di fronte ad Arles.
"Uh?!" –Balbettò il Primo Ministro completamente stupefatto da un simile gesto.
Ma il Sacerdote non si fermò, togliendosi l’elmo e la maschera bluastra che gli copriva il viso, e mostrando il suo volto, stanco e anziano ma ancora acceso da una vivida luce, da una profonda passione per la giustizia e per Athena.
"Puoi perdonarmi, Arles, per non aver scelto te, come mio successore?" –Domandò Sion, prendendo le mani di Arles tra le proprie.
"Ma.. Mio Signore… non dite così! Non avete niente di cui farvi perdonare!" –Esclamò confusamente Arles, preso alla sprovvista dall’uomo. –"Vostra è la decisione di nominare il nuovo Sacerdote, e credo che la scelta di Micene sia stata la più giusta, essendo egli, tra i Cavalieri d’Oro, il più idoneo a succ…"
"Avrei voluto nominare te, mio successore!" –Confessò il Sacerdote. –"Ma la tradizione vuole che la scelta del Celebrante di Athena ricada tra i Dodici Custodi dorati, essendo i Cavalieri di grado più alto, e quindi dotati di cuore puro e cosmo lucente! Ad eccezione del mio vecchio amico, il Cavaliere della Bilancia, però gli altri Custodi sono tutti troppo giovani, compreso il mio giovane allievo, Mur! E dei dodicenni inesperti non possono salire sullo scranno più ambito di Grecia! Solo Micene e Saga dispongono dell’esperienza e della saggezza necessarie per governare giustamente!"
"Sono certo che Micene metterà cuore e anima nel suo nuovo ruolo!" –Commentò Arles, aiutando il Sacerdote a rialzarsi.
"Spero di aver fatto la scelta giusta, mio caro Arles!" –Confessò infine Sion, tra dubbi e rimorsi. –"E di non avere, con questo mio atto, alimentato odi e rancori che tanto ho temuto si verificassero!"
"Temete per Micene?"
"E per Athena! E per te, e per tutti quanti noi!" –Esclamò Sion, lasciandosi cadere sul trono. –"Un’ombra è scesa sul mio cuore, e non mi dà pace da giorni! Un’ombra che sembra quasi accusarmi di aver mandato Micene a morte!"
Quindi si chetò, scivolando in un profondo, ma angosciato sonno, di fronte agli occhi preoccupati del Primo Ministro, il quale non poté far altro che sospirare, ricoprire il corpo stanco del Sacerdote con una calda coperta, prima di ritirarsi nelle sue stanze e ragionare un poco. Arles approvava la scelta effettuata dal Sacerdote, avendo grande stima e fiducia nei confronti di Micene, ed era certo che egli avrebbe adempiuto con onore e passione al suo nuovo incarico. Ciò che lo turbava, e che probabilmente turbava anche Sion, era il dubbio che Gemini, forse, non avrebbe messo la stessa passione nell’aiutarlo. No! Mormorò Arles, con il cuore in trepidazione. Qualcosa mi dice che Gemini farà cadere molto presto il Regno di Micene!
***
Usciti dalla Tredicesima Casa, Micene e Saga si avviarono per la bianca scalinata di marmo che scendeva lungo la Collina della Divinità, snodandosi per le Dodici Case dello Zodiaco, in un caldo pomeriggio di agosto. Quando raggiunsero la Decima, Gemini si accordò con Shura per partire per l’Egitto entro poche ore, il tempo di documentarsi sul loro viaggio e preparare qualche riga di un discorso da rivolgere ai regnanti africani. Quindi continuarono a discendere la scalinata, fermandosi all’uscita della Nona, quella del Sagittario, in cui avrebbero dovuto separarsi.
Saga salutò Micene con un cordiale saluto e gli promise che avrebbe risolto questa crisi diplomatica apertasi con le Divinità Egizie, prima di incamminarsi verso le scale anteriori, ma il Cavaliere di Sagitter fermò l’amico, essendo suo desiderio parlare ancora con lui.
"Gemini… io…" -Balbettò Micene, cercando le parole, che gli morirono in bocca.
"Sì, Micene?!" –Mormorò Saga, notando l’imbarazzo dell’amico.
"Spero che tu non me ne voglia, per quanto accaduto nelle Stanze del Grande Sacerdote!" –Esclamò infine Micene, fissando Saga negli occhi.
"Oooh! Ma non dire sciocchezze!" –Lo frenò all’istante il Cavaliere di Gemini. –"Non è mai stata mia intenzione salire al trono come Grande Sacerdote! Non sai che noia portare tutto il giorno quella maschera soffocante!" –Aggiunse, ironizzando, per sciogliere il muro di ghiaccio improvvisamente calato tra loro. –"Non preoccuparti, Micene! Il Sacerdote ha fatto la scelta migliore, per Athena e per noi tutti Cavalieri! Sarà un onore per me, combattere sotto la tua guida!" –Esclamò, inginocchiandosi di fronte a Sagitter. –"Sotto la vostra guida, Oracolo della Dea!"
Micene restò per un momento basito, ancora incapace di rendersi conto della nuova situazione. E sorrise all’amico, pregandolo di rialzarsi.
"Non farmi arrossire, Saga!" –Mormorò Micene, incontrando nuovamente il fresco sguardo del ragazzo.
"Grandi imprese compierai Micene! Lo sento nelle stelle!" –Esclamò Saga, con gli occhi lucidi di una grande emozione. –"Il tuo nome resterà scritto in cielo, e tutti i giovani Cavalieri che qua verranno nutriranno per te sconfinata ammirazione, come io l’ho sempre nutrita per te, il più valoroso e giusto tra i Cavalieri d’Oro! E sarà per me un onore, oltre che un piacere, eseguire le tue direttive, combattendo in nome di Athena sotto la tua guida!"
"Sa… Saga!!" –Mormorò Micene, mentre il Cavaliere dei Gemelli gli dava le spalle, incamminandosi verso l’uscita del Nono Tempio. –"Torna presto!" –Si limitò ad aggiungere, augurando buona fortuna all’amico nella sua missione diplomatica.
Saga uscì dalla Casa del Sagittario, mentre il sole splendeva alto sopra il Grande Tempio di Atene, seguito dall’attento sguardo del Cavaliere suo amico. Per un momento, per un maledetto momento, un’ombra sfiorò il volto del giovane Sagitter, un’ombra che gli fece temere che non avrebbe più rivisto il suo vecchio amico. Micene scosse subito la testa, allontanando quei tristi presagi, e impegnando la mente in fantasticherie sul suo nuovo ruolo.
Non fece neppure dieci passi, fuori dalla Casa di Sagitter, che Saga subito lo sentì: un cosmo oscuro, inquinato, che lo cercava per tutto il Santuario. Un cosmo nascosto, celato alla maggioranza dei presenti, che egli soltanto poteva percepire, essendo della sua stessa natura, del suo stesso sangue. Di corsa, attraversò le Dodici Case, scendendo fino ai piedi del Grande Tempio, dirigendosi verso un anfratto nascosto tra le rocce e le antiche colonne dove era certo lo avrebbe trovato. E così fu.
Un giovane, indossante azzurri abiti greci, completi di calzari marroni, era in piedi di fronte a lui, con uno sguardo deciso ed inequivocabile, che fece intendere a Saga di aver già compreso tutto. Di aver già letto tutto nella sua anima.
"Cosa vuoi ancora, Kanon?" –Domandò Saga, osservando con disprezzo il fratello.
"Che tu ammetta la tua natura oscura, Saga!" –Sghignazzò Kanon, puntando il dito contro il Cavaliere di Athena. –"Che tu la smetta di nasconderti dietro quel velo di beata innocenza, di fedele sottomissione alla Dea e tu ammetta ciò che sei realmente!"
"E cosa sarei, realmente?!" –Domandò Saga, non troppo interessato, ma scocciato, da quella scomoda conversazione.
"Un omicida!" –Sogghignò Kanon, a denti stretti. –"Un omicida che presto ucciderà Athena ed il vecchio Grande Sacerdote, prendendo il suo posto sul trono di Grecia e dominando, insieme a me, tuo fratello e consigliere, il mondo intero!"
"Tu sei folle, Kanon!" –Esclamò Saga, balzando avanti e colpendo in fratello con un destro in pieno stomaco che lo spinse indietro, facendolo sbattere contro una colonna. –"Un folle omicida che non merita di essere qua, nel Grande Tempio di Athena!"
"Io sono un profeta, fratellino!" –Mormorò Kanon rialzandosi. –"Un uomo leale e rispettoso di se stesso, che non esita ad affermare ciò che il cuore gli comanda, ciò che effettivamente sente dentro di sé!"
"E uccidere Athena sarebbe un gesto di lealtà? Di rispetto?" –Tuonò Saga, arrabbiato.
"Sarebbe un gesto necessario per conquistare il potere!" –Sibilò Kanon. –"Il potere, Gemini!!! L’immenso e sconfinato dominio sulle terre emerse, a cui da millenni gli Dei aspirano! Zeus dai cieli, Poseidone dai mari, Ades dall’aldilà… Quanto tempo credi che passerà prima che uno di loro muova guerra ad Atene? E credi che un vecchio stolto ed una bambina in fasce saranno capaci di fermarli?! Nooo.. non ci riusciranno! E Atene cadrà sotto il cupo dominio di una di queste divinità!"
"Come sai che Athena si è reincarnata?" –Domandò Saga.
"Me lo hai detto tu stesso! Adesso!" –Sibilò Kanon, inorgoglito. –"E mi hai anche detto che la ucciderai, con un gladio d’oro! Uccidendo anche quel vecchio rimbambito del Sacerdote che ha preferito Micene a te!"
"Taciii!" –Gridò Saga, scagliando un violento pugno energetico contro Kanon, il quale venne centrato in pieno dall’assalto di Saga e scaraventato indietro, abbattendo un paio di colonne e schiantandosi malamente a terra. –"Tu sei folle, Kanon! Folle e temerario a proporre a me, uno dei Dodici Custodi, di uccidere la Dea che amo e che ho scelto di servire fino alla morte!"
"La Dea che ti ha umiliato, scegliendo un altro al posto tuo come nuovo regnante di Grecia!" –Esclamò Kanon.
"Questo non ha importanza! Il desiderio di potere e dominio non mi appartiene, Kanon e le tue sporche menzogne terminano qua!"
"Bugiardo, fratello! Ingannevole e bugiardo! Non soltanto reprimi te stesso, imponendoti un atteggiamento di forte buonismo, quando invece la crudeltà e la sete di potere regnano sovrane dentro di te, ma menti anche sulla tua natura! Per quanto tu sia un Cavaliere resti pur sempre un uomo, e come tale infido e maligno, soggetto ai devastanti tormenti interiori e alle proprie egoistiche passioni!" –Lo accusò Kanon, con fiera baldanza, mentre Saga scuoteva nervosamente la testa, stufo di quella discussione che, per lui, non aveva motivo di esistere. –"Getta via la maschera, fratello, e rivela il tuo vero volto! Il crudele e sanguinario volto di chi ucciderà Athena, facendo strage dei vecchi amici, per imporre un nuovo ordine, un forte potere capace di contrastare Zeus, Poseidone o Ades, un.."
"L’unico che ucciderò, se continuerai nei tuoi folli progetti di dominio, sarai tu!" –Lo zittì Saga con un pugno in pieno stomaco, che fece accasciare Kanon ai suoi piedi, facendogli sputare sangue.
"O… ottimo.." –Balbettò Kanon, mentre rivoli di sangue gli scorrevano sul mento. –"Continua così, Saga! Abbandona Athena e libera il tuo vero io! Insieme domineremo il mondo! Insieme regneremo su questa sterile e impaurita Terra! Tu ed io, Saga e Kanon, del segno dei Gemelli!"
"Credo che tu abbia parlato troppo, Kanon!" –Commentò Gemini, tristemente, prima di sollevare il fratello, afferrandolo per il collo.
Ma Kanon si dimenò selvaggiamente, liberandosi dalla presa del Cavaliere di Gemini e ponendosi di fronte a lui, in posizione di attacco, accendendo il proprio cosmo, oscuro come la notte.
"Le tue azioni sono dominate dalla malvagità, Saga! Perché vuoi negarlo? Perché non vuoi ammettere a te stesso che pure tu, il Cavaliere più generoso ed ammirato da tutti, è in realtà un debole, un uomo corrotto e insicuro che ha paura di confrontarsi con se stesso!?!"
Gemini, a questa ulteriore provocazione del fratello, non rispose, abbassando il capo, mentre un profondo senso di inquietudine si impadronì di lui, accendendo ulteriormente la follia nella mente di Kanon.
"Non rispondi?!" –Gridò questi, concentrando il cosmo sul palmo destro. –"Approvi infine le mie parole, Gemini?" –Esclamò, scagliando contro il fratello un violento attacco energetico.
"No!" –Rispose semplicemente Saga, risollevando il viso e fermando l’assalto con il palmo della mano destra, su cui l’energia di Kanon si spense poco dopo.
"Urgh!" –Strinse i denti Kanon, stupefatto che il suo attacco avesse fallito così malamente.
"Guarda adesso!" –Mormorò Saga, socchiudendo gli occhi ed espandendo il suio cosmo. –"Questa è la vera Esplosione Galattica!"
Improvvisamente Kanon fu sollevato da terra, travolto da una violenta tempesta energetica, mentre tutto intorno a lui iniziarono a comparire pianeti ed asteroidi, prima di esplodere con fragore. Per un momento sembrò a Kanon che tutto esplodesse, che l’universo intero si disintegrasse e lui con esso. Ricadde a terra svenuto e malconcio, con il corpo coperto di ferite, prima che Saga lo sollevasse da terra con un brusco movimento e lo portasse via.
Kanon! Rifletté Saga, conducendo il fratello in una prigione sotterranea, sotto il promontorio di Capo Sounion, poco distante dal Santuario. Nessuno qua sa che siamo fratelli, e nessuno utilizza più questa prigione da anni, non essendo molti, per fortuna, gli uomini malvagi che si macchiano di tradimento! Adesso io rinchiudo te qua dentro, tra le sbarre di questa prigione, mentre le fredde acque del Mediterraneo salgono lentamente, in una lenta ma costante alta marea. Se un giorno ti pentirai e perdonerai te stesso per i tuoi folli propositi omicidi, se un giorno Athena ti perdonerà per aver complottato contro di lei, e contro gli uomini a lei fedeli, allora potrai trovare la forza per uscire di qua, la forza per ricominciare a vivere una vita giusta! Addio Kanon! Aggiunse Saga, richiudendo le sbarre della prigione e lasciando il fratello all’interno, da solo, come era destino che fosse. Addio fratello!
Ma non riuscì a fare neppure qualche passo che la violenta voce di Kanon lo richiamò, accusandolo del misfatto appena compiuto.
"Gemini!!!" –Gridò Kanon. –"Gemini, liberami, lasciami andare!! Non tenere imprigionato tuo fratello, non macchiarti di un crimine simile!!"
"È inutile, Kanon! Non aprirò più quella gabbia!"–Commentò Saga, allontanandosi. –"Non sei degno di uscirne, non finché non avrai compreso la follia insita nella tua ambizione di dominio! Solo allora, quando ti sarai pentito, potrai tornare da Athena, ed ella ti accetterà nuovamente tra i suoi difensori!"
"Questo non avverrà mai, Gemini!" –Sogghignò Kanon, malignamente. –"Perché tu ucciderai la Dea molto prima! Ooh.. sì.. adesso so per certo che lo farai, e ucciderai anche quel vecchio fanfarone del Sacerdote e Micene che ti ha tradito! Saga.. alla fin fine sono io il vincitore, non tu!!"
Saga non aggiunse altro, allontanandosi sui gradini della scalinata scavata nella roccia che conduceva alla prigione di Capo Sounion, ritornando sulla scogliera dove partiva la strada per il Santuario di Athena, con un’immensa tristezza nel sangue: Kanon, suo fratello gemello, che da diciotto anni viveva nel suo cuore, aveva finalmente rivelato il suo vero volto, quello di un distruttore, di un uomo assetato di sangue e potere, disposto persino ad uccidere una Dea in fasce, protettrice della giustizia, pur di perseguire i suoi violenti scopi. Disposto persino ad uccidere il suo stesso fratello, se d’intralcio ai suoi progetti.
Angosciato e dispiaciuto, Saga si incamminò verso il Grande Tempio di Atene, pronto per recarsi insieme a Shura in Egitto, per affrontare una grave crisi diplomatica, ma per un momento si domandò se fosse veramente idoneo per tale incarico, se fosse veramente idoneo per fare il moderatore, l’ambasciatore. Non aveva risolto la crisi con suo fratello, anzi l’aveva solamente acuita, ed il ricordo di quell’uomo l’avrebbe perseguitato per sempre, insieme al tormento, all’atroce tormento che prendeva sempre più forma dentro di sé, di aver compiuto un gesto ignobile, che poco si addiceva ad un Cavaliere di Athena.
Noi Cavalieri della Giustizia dovremmo essere portatori di pace, di speranza, non giudici spietati disposti a rinchiudere persino il proprio fratello, solo per un’opinione diversa dalla nostra! Rifletté Saga, tra dubbi e tormenti. Che Kanon avesse infine ragione? Che l’umana natura sia realmente infida ed incline al male, e che le mie azioni, pur dettate dal desiderio di pace e giustizia, conducano inevitabilmente ad esso? Gemini non seppe rispondersi, e per quanto cercasse di scacciare quei nefasti pensieri, essi tornavano puntualmente ad occupare la sua mente, senza dargli pace. E per quanto non volesse ammetterlo, l’uomo più giusto di Atene aveva appena commesso il suo primo crimine. E lo avrebbe portato con sé per tutta la vita.