CAPITOLO TRENTESIMO. AMORI E RIMPIANTI.

Al Tempio dell’Amore era in corso un violento scontro tra Shaka di Virgo e Eros, Dio dell’Amore e delle Forze Primordiali. Il Cavaliere d’Oro, dopo aver sventato, con l’aiuto di Syria delle Sirene, il furto del Vaso di Nettuno, al Tempio sottomarino, era arrivato velocemente sull’Olimpo insieme a Kiki. Il ragazzino aveva subito soccorso Ilda e Cristal, sdraiati a terra in pozze di sangue, portandoli fuori dal Tempio, e cercando di medicare alla meglio le loro ferite, mentre il Custode della Sesta Casa aveva deciso di affrontare il Dio, unico al momento in grado di poterlo fare, essendo Mur e Scorpio ancora alle prese con i Cavalieri Celesti, e Ioria in corsa verso la Reggia di Zeus.

"Sento in te una grande energia cosmica, Cavaliere d’Oro!" –Esclamò Eros, piuttosto interessato al suo nuovo avversario. –"Quasi maggiore rispetto al biondino, che pure mi ha sorpreso!"

"Il Cavaliere del Cigno è un combattente dai grandi poteri, Dio dell’Amore, al punto che Acquarius lo ha scelto come suo diretto erede, nuovo Signore delle Energie Fredde!" –Precisò Virgo.

"Non solo le sue energie sono fredde, Cavaliere d’Oro, ma anche il suo cuore!" –Lo disprezzò Eros. –"Incapace di dare libero sfogo ai suoi sentimenti verso la donna amata, il Cigno ha preferito l’onore e la morte in battaglia, calpestando quel supremo valore in cui io ripongo tutta la mia fede!"

"E non credi che questa sia la suprema manifestazione dell’amore?" –Chiese Virgo, sedendosi sul pavimento, in posizione meditativa. –"Avere la forza, il coraggio, di abbandonare una vita facile e sicura, un focolare domestico, per un’incerta battaglia, condotta fino in fondo, con l’ardore incandescente delle stelle, per il futuro della Terra e delle sue libere genti?"

"Assolutamente!" –Tuonò Eros. –"Anche tu, come Cristal e Ilda, metti l’onore e la gloria prima dell’amore, tu, l’uomo più vicino a Dio, che meglio di chiunque altro dovrebbe conoscere la nobiltà dell’amore divino!"

"Ed è proprio per quella nobiltà divina che Cristal combatte, e io con lui! Per l’amore verso la nostra Dea, impegnata da millenni a difendere gli uomini e la giustizia, per consentire loro di vivere in un mondo sereno e pacifico, dove possano amare liberamente e crescere felici, nella tolleranza!"

"L’amore verso gli Dei non vale certo quanto l’amore tra due persone, tra due soggetti dello stessa entità, Cavaliere d’Oro! Quello che chiami amore in realtà non lo è; è ammirazione, devozione, ricerca di gloria e di onore, volontà di emergere in battaglia, rispetto verso il proprio Dio, fede! Ma non può gloriarsi dell’appellativo di Amore!"

"Sbagli, Eros!"

"No, non sbaglio!" –Tuonò il Dio, scagliando un violento fascio di luce contro Virgo, che, per difendersi, fu costretto a creare una cupola di energia dorata su cui si infranse il raggio di Eros.

"Sì, invece! E posso comprendere meglio di chiunque altro i tuoi sentimenti, perché sono gli stessi che ho provato io per molto tempo!" –Sospirò Virgo. –"Per quanto sia stato addestrato fin da piccolo a dialogare con il Divino, solamente in tempi recenti mi sono reso conto cosa significa veramente amare qualcuno! Solamente in questi ultimi mesi, grazie all’incontro con i Cavalieri di Atena, Ikki di Phoenix per primo, e con la reincarnazione della Dea stessa, ho potuto tastare con mano il vero amore, il vero senso della vita! E ho imparato che si può amare in molti modi, sotto molte forme diverse!"

"E rinunciare all’amore è una di queste, Cavaliere della Vergine?" –Esclamò sarcastico Eros.

"Forse…" Rifletté Virgo. –"Se quella che può sembrare una momentanea rinuncia, è in realtà finalizzata ad uno scopo più grande, più universale… che possa permettere alle genti libere della Terra, ai cuori pulsanti che battono intorno a noi, di continuare ad amare!"

"Sono solo sciocchezze! E dall’uomo più vicino a Dio mi aspetto qualcosa di più, che non semplici frasi fatte!"

Virgo non rispose, continuando a mantenere la sua posa meditativa, con gli occhi chiusi e i sensi concentrati.

"Spazzerò via la tua blasfemia con un solo colpo, Cavaliere d’Oro!" –Esclamò Eros, puntando nuovamente l’indice contro di lui.

Un raggio energetico, di potenza maggiore rispetto ai precedenti, sfrecciò nell’aria del Tempio dell’Amore, schiantandosi nuovamente contro la cupola energetica che riparava Virgo.

"Kaan!!!" –Urlò il Cavaliere d’Oro, concentrando al massimo il proprio cosmo, per resistere all’onda d’urto del Dio dell’Amore.

"Cadrai come un eretico, Shaka di Virgo, per mano mia, Dio di un sentimento che non hai mai provato!" –Tuonò Eros, abbassando il braccio e terminando il suo attacco, mentre un sorriso sarcastico si dipingeva sul suo volto.

Virgo, per paura di un nuovo assalto, decise di passare al contrattacco, concentrando il cosmo tra le mani e liberandolo poi di botto. –"Abbandono dell’Oriente!" –Ma Eros lo arrestò con una sola mano, spegnendo tutta l’energia del suo assalto, stupefacendo lo stesso Cavaliere d’Oro.

"Adesso ti mostrerò, uomo più vicino a Dio, quanto sei stato distante dall’Amore, nella tua misera vita!" –Esclamò Eros, avvicinando le proprie mani.

Fece qualche segno nell’aria, abbozzando un rozzo cuore di energia, prima di mostrare al Cavaliere d’Oro il suo pericoloso colpo segreto, un colpo che non attaccava fisicamente l’avversario, ma psichicamente, uccidendolo con i propri rimorsi.

"Rimpianto dell’Amore perduto!" –Sussurrò, mentre il cuore di energia si allargava sempre più, fino a invadere l’intera stanza, penetrando, con somma meraviglia di Virgo, anche la sua barriera protettiva. –"Non ci sono difese ai rimpianti, Cavaliere di Virgo! Essi non aggrediscono il corpo di un uomo, ma la sua anima! E Dio solo sa quanti ne hai accumulati in vita!" –Esclamò il Dio, prima di entrare nel cuore del Cavaliere e leggere il libro dei suoi amori perduti.

Aveva nove anni Virgo quando una bambina, figlia di un’ortolana che commerciava nei mercati lungo il Gange, gli dichiarò il suo amore. Piccola, con un gran sorriso e occhi verdi, la fanciulla era da sempre innamorata di lui, recandosi spesso a Kasia Kusinagara, in Uttar Pradesh, dove sorgeva il Tempio in cui il futuro Cavaliere d’Oro praticava la meditazione, e il suo addestramento. Ma Virgo all’epoca non aveva tempo da dedicare alle ragazze, né all’amore, essendo la meditazione l’unico interesse a cui prestare la sua attenzione, e il suo cuore.

Una situazione simile si era verificata nuovamente tre anni più tardi, all’epoca della sua investitura a Cavaliere d’Oro, quando nuovi compiti e nuove prospettive gli si presentarono, impedendogli di dedicare tempo a coltivare relazioni affettive con le ragazze, ma negandogli anche un’altra forma di amore, molto importante per l’età adolescenziale: l’amicizia dei suoi coetanei, a cui Virgo aveva dovuto rinunciare, per proseguire i suoi studi e la sua meditazione.

Ma la più grande negazione dell’amore in Virgo ebbe luogo sei anni dopo, quando aveva diciotto anni ed era già noto e rispettato all’interno del Grande Tempio di Atena per le sue facoltà e le sue grandi doti, al punto che il Grande Sacerdote non esitava a ricorrere ai suoi consigli in caso di bisogno. Ana, Sacerdotessa di Bronzo del Pittore, che era stata sua allieva negli anni precedenti, iniziò a provare per il Maestro qualcosa di più di una semplice ammirazione, di una semplice infatuazione verso il proprio precettore, alle cui idee aveva consacrato la vita, arrivando a dichiarargli il suo amore. Ma anche quella volta, l’uomo più vicino a Dio si dimostrò il più lontano dall’amore, non sentendone la necessità, in quel momento, nella propria vita.

Disperata per essere stata rifiutata, Ana meditò anche il suicidio, tanto grande era la disperazione provata, che neppure la meditazione e le tecniche di rilassamento mentale, di cui era abile maestra, poterono lenire il suo dolore. La ragazza scelse quindi di allontanarsi dal Grande Tempio, incurante della guerra contro i Titani che stava scoppiando, rifugiandosi in un’isola solitaria del Mediterraneo, dove dedicò il suo tempo alla preghiera e alla coltivazione della più grande passione della sua vita, la pittura. Arte alla quale si era sempre dedicata fin da bambina, e per la quale lo stesso Virgo provava un autentico, genuino interesse. Reso ancora più consistente dal fatto che Ana era cieca, e non poteva vedere gli oggetti e gli ambienti intorno a lei, ma semplicemente immaginarli.

Anni più tardi, quando ormai la stella di Arles si andava offuscando a causa delle vittorie dei Cavalieri di Bronzo su quelli d’Argento, involontari sicari al suo servizio, Ana fu richiamata dal Sacerdote, affinché scendesse in campo per uccidere i cinque traditori del Grande Tempio. Ma Ana, unica tra i tanti, forse anche grazie alla cecità, che le aveva insegnato per anni a vedere con il cuore, a sentire i veri sentimenti delle persone, aveva rifiutato, percependo un’oscura ombra nell’animo del Sacerdote, una tenebra estesa su tutto il Santuario. Ne aveva parlato con Virgo, appena rientrato ad Atene, ma il Maestro non le aveva creduto, giudicando negativamente le sue percezioni.

"Tu vuoi disubbidire ad Arles solamente per fare un torto a me!"

"Lei sbaglia, Maestro mio! E mi rammarica che non ricordi uno dei fondamentali insegnamenti del nostro addestramento! Ascoltare il proprio cuore, e seguirlo, anche a prezzo di sacrifici!" –E se ne era andata, lasciando la Casa della Vergine e il Grande Tempio.

Quello fu il loro ultimo incontro. Per vendicarsi dell’umiliazione, Arles inviò infatti due Cavalieri d’Argento, discepoli di Virgo come lei, Loto e Pavone, che la uccisero dopo un’estenuante battaglia, vinta a causa della loro superiorità numerica. E Virgo non fece niente per impedirlo.

"Tu sapevi qual era il compito dei tuoi discepoli!" –Tuonò l’imperiosa voce di Eros. –"Ma non hai mosso dito per evitarlo, lasciando che massacrassero l’allieva che un tempo avevi ammirato!"

"No!" –Urlò Virgo delirante, vittima dell’incantesimo del Dio dell’Amore. –"Non sapevo... non potevo sapere... non potevo… oppormi!"

"Tu non volevi opporti, Custode della Porta Eterna! Poiché detestavi quella donna, solo perché avevi paura di lei! Di lei che liberamente aveva dichiarato i propri sentimenti, decidendo di viverli senza timore né vergogna; di lei che aveva compreso l’ombra che aleggiava sul Grande Tempio, superando persino il maestro, vissuto per anni a fianco del Sacerdote, coperto da un velo di ottusa miopia!"

"Tu menti..." – Gridò Virgo. –"Io non la odiavo... no, ero affezionato ad Ana..."

"Tu l’hai lasciata morire, osservando la sua morte in diretta sul rosone del Sesto Tempio, vedendo con gli occhi di Loto e Pavone l’omicidio di cui ti sei reso complice!"

Il Cavaliere della Vergine non rispose, ma il Dio dell’Amore poté percepire l’enorme vibrazione del suo vasto cosmo, sottoposto a una pressione terribile, superiore alle prove a cui era stato costretto fino ad allora. Per un momento Eros temette che sarebbe esploso da un momento all’altro, crollando a terra esausto. Ma incredibilmente la pressione terminò, mentre il candido viso di Virgo riprendeva la sua pacata espressione.

"Uh?" –Si domandò Eros, cercando di percepire cosa stesse accadendo nel cuore dell’uomo.

"Dici il vero, Dio dell’Amore! Io vidi cosa accadde quel giorno... con gli occhi di Loto e Pavone, partecipai alla morte di Ana, senza poter intervenire! Cercai in ogni modo di scacciare quelle immagini dalla mente, ma esse continuavano a tornare, continuavano a palesarsi di fronte a me, dentro di me, senza darmi tregua, martoriandomi il cuore incessantemente!" –Esclamò Virgo, lasciandosi andare a un leggero singhiozzo.

Una lacrima cadde infine sul volto del Cavaliere della Vergine, scivolando fino a terra, bagnando il bianco marmo del Tempio dell’Amore.

"Quanto avrei voluto evitarle quella sorte! Intercedetti persino presso Arles, pregandolo di affidarmi la Sacerdotessa, di modo che potessi tentare di recuperarla, credendo veramente che fosse nel torto, e che sul trono di Grecia sedesse un uomo retto e puro! Aaah, Dei dell’Olimpo, se soltanto fossi stato meno cieco... se soltanto avessi ascoltato i miei insegnamenti, quelli che Ana mi rinfacciò in quel giorno d’autunno…" –Pianse Virgo, e Eros pensò di aver vinto.

Aveva sconvolto l’equilibrio interiore del Cavaliere d’Oro, sacrificando la sua calma di fronte ai rimpianti che portava dietro. Adesso avrebbe potuto ucciderlo ed egli non avrebbe opposto resistenza. Eros concentrò il cosmo sull’indice destro, quando si accorse di non potersi muovere, trattenuto da un’invisibile corrente energetica che aveva preso a soffiare nell’intera stanza. Con orrore, il Dio dovette riconoscere che la fonte di quella corrente era proprio Virgo.

"Devo ringraziarti, Dio dell’Amore, per aver risvegliato in me il ricordo di quel momento, di quel volto mai dimenticato! Sbagliai quel giorno a non ascoltare le parole di Ana, e sbagliai anche nel non fare abbastanza per impedire che fosse punita... ma credevo di essere nel giusto, così come quando affrontai Phoenix alla Sesta Casa, oscurandomi con lui in un mondo di luce! Sbagliai… Sì, e un giorno pagherò per tutto questo! Ma non oggi, non qua, non di fronte a te, quando ancora la mia presenza è richiesta altrove, per fornire qualche insegnamento che io stesso ho potuto imparare a mie spese, sulla mia stessa pelle!" –Il cosmo di Virgo esplose in quel momento, concentrandosi in una grande sfera di dorata energia tra le sue mani. –"Oggi combatterò anche per Ana, per l’amore che non ha mai avuto! Per l’amore che non sono stato in grado di darle! Guardami Ana, guarda il tuo maestro, e perdonami se puoi! Abbandono dell’Oriente!" –Gridò, aprendo gli occhi.

In quel momento la sfera di cosmo che aveva in mano esplose in un ventaglio di energia dorata, diretta verso Eros, che per difendersi portò entrambe le braccia avanti, evitando di essere travolto. Ma Virgo rinnovò l’attacco una seconda volta, e poi una terza, mentre l’aria intorno a loro si saturava di energia cosmica. L’ultimo Abbandono dell’Oriente scaraventò Eros indietro, fino a farlo sbattere contro la lontana parete dietro di lui, distruggendo l’interno del Tempio dell’Amore, lasciando soltanto una massa confusa di detriti. Eros si rimise in piedi immediatamente, irato come non mai, aumentando il suo cosmo a dismisura, mentre Virgo, notevolmente stanco, preparava le proprie difese.

"Ti spazzerò via, uomo mortale! Tu che hai rifiutato l’amore, in maniera indegna, non meriti più di vivere! Energia primordiale!!!" –Tuonò Eros, sollevando le braccia al cielo ed evocando un’immensa massa energetica.

"Neutralizzerò il potere del tuo cosmo!" –Esclamò Virgo, preparandosi per sferrare il suo più potente attacco: il Sacro Virgo, con il quale avrebbe eliminato in un unico colpo i sei sensi del Dio.

"Fallirai! Troppo vasto è il mio spirito affinché tu possa riuscire in una simile impresa!" –E nel dir questo Eros scagliò l’immensa energia primordiale contro Virgo, che ricreò la barriera protettiva, prima di giungere le mani e scagliare il proprio colpo sacro.

Eros fu scaraventato lontano, mentre una tremenda fitta colpiva il suo cuore, sentendo il potere del cosmo di Virgo entrare dentro di lui, per spegnere i suoi sensi; ma anche il Custode della Sesta Casa fu travolto dall’enorme ammasso di energia e scaraventato lontano, schiacciato contro i resti del muro, mentre l’immenso plasma primordiale pareva inghiottirlo. Improvvisamente una sottile barriera invisibile si interpose tra Virgo e l’Energia Primordiale, dandogli un momentaneo respiro, mentre un’infuocata cometa si schiantava contro l’ammasso stesso, respingendolo.

"Chi altro?" –Esclamò Eros, rimettendosi in piedi.

Due uomini ricoperti da vestigia dorate si ersero di fronte a lui, aiutando Virgo a rialzarsi.

"Milo di Scorpio è il mio nome!" –Esclamò un uomo dai lunghi capelli blu.

"E io sono il Grande Mur dell’Ariete, Cavaliere di Atena!"

"Siete giunti in tempo per morire, Cavalieri d’Oro!" –Ironizzò Eros, espandendo il proprio cosmo.

"Non credo proprio!" –Esclamò Scorpio, baldanzoso, concentrando il cosmo sulla mano destra e creando una grande sfera energetica. –"Cometa di Antares!!!"

"Per il Sacro Ariete!!!" –Lo affiancò Mur, liberando l’immensa polvere di stelle.

"Abbandono dell’Oriente!!!" –Esclamò Virgo, unendosi ai colpi dei suoi parigrado.

I tre attacchi si scontrarono con l’immensa massa di energia primordiale, producendo un boato che distrusse il Tempio dell’Amore, scaraventando i quattro contendenti indietro, travolti da cumuli di detriti e polvere. L’esplosione fu udita anche alla Reggia di Zeus, dove Flegias sogghignò soddisfatto. Pare che lo scontro al Tempio dell’Amore stia volgendo al termine! Ironizzò, percependo l’immensa energia liberata dai combattenti. Perfetto! Energia allo stato puro, che ci darà la forza necessaria per dominare il mondo!

Quando la polvere iniziò a diradarsi, emersero le rovine dell’antico tempio, sotto le quali Scorpio, Mur e Virgo stavano cercando di liberarsi. Un nuovo boato liberò Eros, la cui figura tornò a torreggiare sopra le macerie, mentre gli ansimanti Cavalieri d’Oro si rimettevano in piedi.


"Incredibile! Resiste ancora!" –Commentò Scorpio, affaticato.

"È veramente il Dio delle Forze Primordiali!" –Rifletté Mur.

"Cavaliere di Ariete, Cavaliere di Scorpio!" –Esclamò Virgo, con voce calma. –"Lasciate a me questo nemico e correte avanti! Cristal e Ioria avranno sicuramente bisogno di aiuto!"

"Non se ne parla, Virgo! – Lo liquidò Scorpio, ma Virgo insistette.

"Brucerò il mio cosmo al massimo, liberando tutta l’energia insita in esso, travolgendo così Eros che non potrà opporsi! Adesso allontanatevi, ve ne prego! Non avrei pace se restaste coinvolti!"

"Siamo stati fin troppo lontani!" –Sorrise Mur. –"Ben tredici lunghi anni in cui abbiamo vissuto in mondi diversi, incapaci di trovare quella coesione, quel senso di unità che invece Pegasus e i suoi amici hanno sempre avuto, nonostante il minor tempo che hanno avuto modo di passare insieme!"

"Mur ha ragione! Non ce ne andremo! Non questa volta!" –Intervenne Scorpio, mettendo una mano sulla spalla del compagno. –"Supereremo questo ostacolo insieme, o moriremo qua, al tuo fianco!"

Virgo non seppe cosa rispondere, commosso dall’affetto dimostrato dai suoi parigrado. No, dai miei amici! Si disse, mentre una lacrima dispettosa scivolava sul suo viso.

L’esplosione del cosmo di Eros costrinse i Cavalieri ad interrompere la conversazione, preparandosi a fronteggiare il Dio con l’unico metodo che parve loro possibile. Mur annuì, prendendo posizione, sedendosi in mezzo ai due compagni, mentre Virgo alla sua destra e Scorpio alla sua sinistra portavano le braccia avanti, creando la sintonia necessaria per eseguire l’attacco congiunto.

"Che cosa?!" –Esclamò Eros, stupefatto. –"Quella postura... intendete lanciare il colpo proibito?"

"Non può essere più considerato tale da quando tre giovani eroi, incuranti dell’infamia di cui il loro nome avrebbe potuto essere macchiato, lo lanciarono nel Giardino degli Alberi Gemelli per arrivare dalla Dea che volevano salvare!" –Precisò Virgo, ricordando Gemini, Capricorn e Acquarius.

"E sia dunque!" –Tuonò Eros, generando un’immensa massa di plasma. –"Energia Primordiale!"

"Urlo di Atena!!!" –Gridarono Mur, Scorpio e Virgo, liberando la potenza distruttrice del colpo congiunto.

L’impatto devastante dei due colpi travolse l’intero spiazzo, scagliando indietro i Cavalieri d’Oro e danneggiando addirittura le loro nuove Armature. Eros fu investito in pieno dall’Urlo di Atena, al quale non riuscì ad opporre adeguata resistenza, venendo annientato dall’esplosione. Prima di spirare, il Dio dell’Amore e delle Forze Primordiali non poté che dare ragione a Virgo, e a Cristal prima di lui, riconoscendo il vero sentimento che aveva guidato i Cavalieri di Atena: l’amore. Un sentimento che egli, forse, non aveva mai perfettamente compreso.

Nel frattempo, mentre lo scontro tra i Cavalieri d’Oro e Eros era in corso, due potentissimi cosmi raggiunsero l’Olimpo. Efesto, Dio del Fuoco e della Metallurgia, e Afrodite, Dea della Bellezza, nonché sua sposa, arrivarono sul Monte Sacro, ma invece di comparire al Tempio dell’Amore, residenza di Afrodite, dove suo figlio era impegnato in battaglia, raggiunsero direttamente il Tempio dei Mercanti, l’ultimo prima del Cancello del Fulmine, chiamati dal suo Custode.

"Bentornati sull’Olimpo, Efesto e Afrodite!" –Esclamò una voce maschile, ricevendo le Divinità.

"Ermes, Messaggero degli Dei!" –Lo salutò Afrodite, chiedendogli il perché della convocazione.

"Ho sentito i vostri cosmi arrivare e ho ritenuto importante scambiare qualche parola con voi... per concordare insieme una strategia comune!"

"Spiegati!" –Si incuriosì Efesto, mentre tutti e tre prendevano posto ad un’imbandita tavola in mezzo alla grande sala del Tempio.

"C’è battaglia al Tempio dell’Amore! Sono in ansia per mio figlio!" –Commentò Afrodite, sentendo il cosmo di Eros in forte fibrillazione.

"Lascia che vada incontro al suo destino!" –Esclamò Ermes, stupendo la Dea per la crudezza di quelle parole. –"Forse la sua risolutezza è degna di maggiore lode che non la mia titubanza!"

"Cosa vuoi dire, Messaggero degli Dei?"

Ermes non rispose subito, sorseggiando prima una coppa di squisito nettare di ambrosia; quindi porse ai suoi ospiti un vassoio pieno di focaccia, pregandoli di non fare complimenti.

"Zeus è cambiato!" –Esclamò infine. –"Non è da lui allestire una simile guerra! Riordinare l’esercito dei Cavalieri Celesti, affidandone il comando al figlio di Ares, assalire il Grande Tempio di Atena, imprigionarla nella Bianca Torre…"

"Avrà avuto i suoi motivi!" –Commentò Afrodite, non molto propensa a difendere Atena.

"Se anche li ha avuti, avrebbe dovuto rendercene partecipi!" –Puntualizzò Ermes, ancora ferito nell’orgoglio per la nomina di Flegias a Consigliere Privato del Sommo. –"Siamo sempre stati al suo fianco, lo abbiamo seguito in ogni impresa, combattendo accanto a lui millenni fa, quando i Titani tentarono di dominare l’Olimpo! E lo siamo ancora adesso, nonostante siano passati migliaia di anni, nonostante il mondo fuori dalle nubi olimpiche sia cambiato, più di quanto siamo cambiati noi, che siamo rimasti sempre gli stessi, immutati nel tempo! Ma vorrei conoscere i suoi piani, i suoi sentimenti, sapere cos’è che lo ha portato a dichiarare guerra aperta alla sua figlia prediletta!"

"Umpf, non ho mai capito perché Atena sia la sua prediletta!" –Storse la bocca Afrodite.

"Forse perché non mai chiesto niente al Padre degli Dei, combattendo da sola, con i suoi Cavalieri, le Guerre Sacre contro le oscure forze che volevano soggiogare la Terra! Credo che Zeus l’abbia sempre ammirata, applaudendola da lontano, pur senza mai intervenire direttamente!"

"Questo rende ancora più incomprensibile il suo gesto!" –Commentò Efesto, e anche gli altri due Dei dovettero dargli ragione.

Ermes aspettò ancora qualche istante, prima di confessare una sensazione che provava da un po’ di tempo. A bassa voce, quasi sussurrando.

"Un’ombra aleggia sulla Sala del Trono! L’ho percepito chiaramente!"

Afrodite tremò spaventata, mentre Efesto smise di mangiare, chiedendo ulteriori spiegazioni.

"Non so cos’altro dirti, mio caro! Queste sono le mie sensazioni e, per quanto strane possano sembrare, sono assolutamente reali!"

"Che Zeus sia vittima di qualche forza oscura, capace di dominare persino la sua mente?" – Domandò Afrodite, preoccupata.

"Ma quale Divinità potrebbe essere capace di tanto, di arrivare a controllare la mente del Signore degli Dei? No, Afrodite, mia amata, credo semplicemente che Zeus sia stato attratto dalla guerra e dall’ambizione, tentato dai figli di Ares ad espandere il proprio dominio sull’intera Terra, uscendo da quell’isolazionismo in cui l’Olimpo era precipitato nei millenni scorsi!" –Esclamò Efesto. –"Eliminati in pochi mesi Apollo, Nettuno, Lucifero e Ade, Zeus ha deciso di cogliere l’attimo, approfittando della favorevolissima congiunzione, consapevole del fatto che adesso nessuno è in grado di opporsi allo strapotere dell’Olimpo!"

"Mi dispiace ammetterlo…" -Intervenne Ermes. –"Ma credo che Efesto abbia ragione, per quanto male mi faccia doverlo ammettere! Lo Zeus che siede sul trono dell’Olimpo non è più quello di un tempo, quello che per millenni ho servito con amore e devozione!"

Le tre Divinità rimasero per qualche minuto in silenzio, prima di percepire un cosmo sconosciuto, probabilmente appartenente a un Cavaliere di Atena, dirigersi verso il Tempio dei Mercanti.

"E cosa faremo allora?" –Sospirò infine Afrodite.

"Ciò che abbiamo sempre fatto!" –Commentò amaramente Ermes. –"Difendere l’Olimpo, sperando che Zeus abbandoni i suoi progetti di dominio e ritorni ad essere il pacato re di un tempo. Un tempo che, ahimé, mi sembra talmente lontano, perso nelle nebbie del tempo, da non ricordarlo più!"