CAPITOLO VENTOTTESIMO. SCONTRO INCROCIATO.

Nel frattempo, mentre Ioria, Scorpio e Mur combattevano contro i tre Giudici Infernali, Mizar, Alcor e Cristal erano alle prese con i vari Cavalieri Celesti, che cercavano di fermare il loro cammino. Dopo qualche scontro tra i due fronti, Cristal propose ai fratelli di Asgard un’azione congiunta per bloccare, almeno temporaneamente, l’assalto dei Cavalieri di Zeus. I tre Cavalieri bruciarono il loro gelido cosmo, concentrando tutti i loro poteri per un attacco glaciale.

"In nomine tuo Acquarius!" –Urlò Cristal, lanciando il massimo colpo delle energie fredde.

"Ghiacci eterni di Asgard!" –Esclamarono i due fratelli.

L’unione dei tre geli produsse una violenta tormenta di ghiaccio che investì Sterope e gli altri Cavalieri Celesti, prima rallentando i loro movimenti e poi iniziando a ricoprire il loro corpo di ghiaccio, fino a congelarli completamente.

"Ce l’abbiamo fatta!" –Esclamò Mizar, soddisfatto, osservando le umane sculture di ghiaccio.

"Non credere che durerà a lungo!" –Commentò Cristal. –"Percepisco i cosmi dei nostri nemici pulsare ancora sotto quella fragile gabbia!"

"Durerà a sufficienza per mettere in salvo la nostra Dea!" –Affermò Alcor, accennando un sorriso a Ilda.

La Celebrante di Odino, ricoperta dalle vestigia delle Valchirie, pregò nuovamente i suoi guerrieri di non preoccuparsi, ma Alcor insistette con decisione.

"Prendila con te!" –Esclamò rivolto a Cristal. A cui sembrò quasi un ordine. –"E portala in salvo!"

"Ma..." – Balbettò Cristal, mentre Alcor li incitava ad allontanarsi.

"Adesso! Cristal, mi raccomando! Abbiamo fiducia in te!" –Incalzò Mizar, mentre il ghiaccio in cui avevano rinchiuso Sterope e i Cavalieri Celesti iniziò a scricchiolare, frantumandosi lentamente.

Cristal afferrò allora la mano di Ilda, incitandola a seguirlo e a correre via con lui, nonostante le resistenze della donna. In quella il ghiaccio esplose completamente, rivelando la massiccia sagoma del Ciclope Celeste: Sterope del Fulmine.

"Non avrete davvero creduto di bloccarmi in questo modo?" –Esclamò Sterope, fissando i due fratelli di fronte a lui. –"Per congelare le nostre vestigia è necessaria una temperatura inferiore allo Zero Assoluto, che peraltro il vostro attacco non ha raggiunto!"

"Abbiamo comunque guadagnato un po’ di tempo!" –Ironizzò Alcor, prima di espandere il proprio cosmo. Mizar fece lo stesso, imitando il fratello, e scattando avanti insieme a lui, puntando sul fianco destro di Sterope, mentre Alcor sul sinistro. –"Bianchi artigli della Tigre!" –Urlarono i due fratelli di Asgard, liberando il freddo gelo pungente del Nord.

Sterope tentò di contrastare l’assalto, creando una barriera di fulmini, formata da incandescenti folgori che dal basso salivano verso il cielo, in un ventaglio dal color amaranto. Gli artigli ghiacciati di Mizar e Alcor scivolarono sulla barriera di folgori, senza riuscire a penetrarla, ma i due fratelli provarono nuovamente, prima di venire respinti dall’attacco di Sterope.

Il Ciclope Celeste infatti liberò la devastante energia delle folgori incandescenti, travolgendo Mizar e Alcor e scaraventandoli lontano, mentre il loro corpo era martoriato da roventi saette.

"Finalmente potremo concludere il nostro scontro, guerrieri di Asgard!" –Affermò Sterope, ricordando il breve combattimento di fronte alla Tredicesima Casa di Atene.

"Non ci tireremo indietro, Cavaliere!" –Esclamò Alcor arditamente, rimettendosi in piedi.

Non sarà facile averne ragione! Commentò, stringendo i denti. È uomo di grandi poteri costui, e temo che finora ne abbia mostrato soltanto una parte! Dovremo dare fondo a tutte le nostre risorse per riuscire a sconfiggerlo, a tutti i nostri poteri, anche quelli fino a questo momento mai utilizzati! Gli stessi pensieri rimbalzarono nella mente di Mizar, più preoccupato del fratello, e anche più debole di lui. Oltre alla stanchezza e alla prospettiva di una vittoria incerta, Mizar non poté fare a meno di pensare a Ilda, confidando che Cristal riuscisse a proteggerla adeguatamente. , sospirò infine, Cristal saprà difenderti, mia Regina! Anche per noi!

Il Cavaliere del Cigno aveva afferrato Ilda per un braccio e stava correndo insieme a lei verso l’entrata del Tempio di fronte a loro. Sentiva un cosmo potente provenire dall’interno, e, per quanto temesse che fosse loro nemico, in quel momento non aveva altra scelta. Doveva mettere al sicuro la Celebrante di Odino, ancora debole e sanguinante per le ferite dello scontro con Issione, e la strada principale era impercorribile, occupata in parte dagli scontri tra i Cavalieri d’Oro e i Giudici Infernali, e in parte dai Cavalieri Celesti, che erano anche nel bosco intorno a loro, rendendo il Tempio l’unica possibile via di uscita da quella situazione di stallo.

Arrivati alla scalinata di marmo bianco che conduceva all’ingresso, Cristal esitò un momento, combattuto se tornare indietro per dare manforte ai Cavalieri di Asgard, col rischio di esporre Ilda nuovamente al pericolo, o avventurarsi nell’ignoto, forse verso un pericolo maggiore. Alla fine scelse di aver fiducia nei suoi improvvisati compagni di battaglia, iniziando a salire la scalinata del Tempio, bordata da statue di marmo raffiguranti bambini, pitti e svolazzanti cupidi. Prima di entrare nell’ampio edificio, si voltò un’ultima volta indietro, giusto per vedere Sterope atterrare Mizar e distruggere il suo elmo nero. Sospirò, mentre una strana angoscia si impadronì di lui, un’angoscia che lo portò a credere che non avrebbe più combattuto al loro fianco.

Cristal e Ilda non riuscirono a fare neppure tre passi all’interno del Tempio che subito si fermarono, per osservare l’uomo che si parava loro di fronte. Tranquillo e sereno, in piedi al centro di un’enorme stanza dall’alto soffitto, stava un Cavaliere Celeste, ricoperto da una bianca armatura di divina fattura, ornata di fregi dorati e con grandi ali fissate sullo schienale. Alla vita portava un arco ripiegato, come quello del Sagittario, ma dal colore più chiaro e brillante. Era alto e magro, con biondi capelli sfilacciati e un viso candido su cui splendevano due occhi azzurri e profondi come il mare. Ilda e Cristal convennero che li stava aspettando.

"Chi sei, Cavaliere Celeste?" –Domandò Cristal.

"Non sono un Cavaliere Celeste, Cristal il Cigno!" –Disse l’uomo, con voce giovanile e frizzante. –"Ma una delle Divinità più antiche! Forza primordiale, attrazione irresistibile, pulsione irrefrenabile!" –E nel dir questo si avvicinò a una fontana di marmo, che sorgeva proprio all’interno della vasta sala. Una fontana circolare al cui centro si ergeva una colonnetta di marmo con sopra una statua rappresentante due fanciulli in atto di baciarsi. L’ignota Divinità sedette sul bordo della vasca, toccando l’acqua con una mano, e iniziando a declamare versi di una poesia in greco antico, ma, intuendo che Cristal e Ilda non lo conoscessero, la tradusse in un linguaggio più moderno.

"In me, Eros, che mai alcuna età mi rasserena, come il vento del Nord rosso di fulmini rapido muove: così, torpido, spietato, arso di demenza, custodisce tenace nella mente tutte le voglie che avevo da ragazzo! Ibico! Un poeta greco del VI secolo a.C.; spesso mi recavo a fargli visita, sotto mentite spoglie ovviamente, e non sapevo resistere alla tentazione di chiedergli una declamazione."

"Dunque tu sei Eros, Dio dell’Amore?!" –Esclamò Cristal, mentre il cosmo della Divinità invadeva l’intero salone.

"È riduttivo definire Eros soltanto Dio dell’Amore!" –Commentò egli, alzandosi in piedi e allontanandosi dalla vasca. –"Ma se a voi piace così ricordarmi... che così sia!"

Cristal e Ilda si guardarono un attimo negli occhi, cercando di comprendere gli strani atteggiamenti del Dio, a tratti frizzante e allegro, altri malinconico.

"Avevo sentito i vostri cosmi arrivare, riconoscendoli tutti quanti, uno ad uno! "–Li interruppe Eros. –"E mi compiaccio nel sentire l’amore dentro i vostri cuori e dentro quello dei vostri compagni che combattono là fuori! Ma, ahimè, un amore che per indolenza non riuscite a realizzare!"

"L’amore?!"

"Naturalmente, Ilda di Polaris! L’amore, il sentimento che domina l’uomo, principio animatore e ispiratore dell’intero universo, forza procreatrice e, al tempo stesso, distruttrice! L’amore alberga in tutti i cuori puri, ed io, grazie ad esso, riesco a raggiungere le zone più profonde del vostro animo, carpendo segreti occulti che la mente cercherà sempre di nascondere! Quei rimorsi, quei rimpianti, quei sogni nel cassetto per cui non siete stati forti abbastanza per combattere, per lasciarvi andare! Ooh, Ilda di Polaris, quanto mi addolora leggere ogni volta nel tuo cuore… le bianche pagine del libro sono spoglie, macchiate solo dalle lacrime che versi ogni volta che ripensi a lui, all’unico uomo che hai amato, e osservato morire davanti ai tuoi occhi!"

"Eros, Dio dell’Amore, non so di cosa tu stia parlando... ma vorrei che tu capissi che noi siamo…"

"Lo sai, Ilda di Polaris, lo sai, meglio di me, che posso soltanto leggere ciò che è scritto sul libro del tuo cuore, mentre tu lo vivi in prima persona!" –Esclamò Eros, prima di rivolgersi a Cristal. –"E tu, impavido eroe, che per Atena fosti costretto a uccidere il tuo maestro e il maestro di lui, e l’amico che aveva rallegrato i tuoi giorni d’infanzia, mitigando col suo calore le gelide giornate siberiane, ancora non hai trovato pace, ancora hai sacrificato l’amore certo e stabile di una donna, per un’incerta lotta che potrebbe condurti alla morte! Perché?" –Cristal non rispose, rifiutandosi di aprire bocca e parlare con lui, ma il Dio incalzò. –"Non vorrei combattervi, io rifuggo il combattimento violento e sanguinario, come quello in cui sono impegnati i vostri compagni!"

"Lo eviteremmo anche noi, Dio dell’Amore, a meno di non esserne costretti!" –Precisò Cristal, sentendo i cosmi dei propri amici ardere fuori dalle mura. –"Dobbiamo raggiungere la Reggia di Zeus e liberare Atena! Se vuoi aiutarci in questo, saremo ben lieti di accettare ogni forma di aiuto!"

"Lo credo bene! Disperati come siete, profughi di amori rinnegati, naufraghi allo sbando, aggrappati ad uno scoglio di vita che presto verrà sommerso dai flutti! Pur tuttavia continuate a lottare. Bello! Sì, bello e degno di onore!" –Per un momento un’espressione di sollievo si dipinse sul volto di Ilda e Cristal, ma presto si trasformò in delusione, e timore.

"Ma io odio l’onore!" –Tuonò Eros, cambiando umore di scatto e facendo esplodere il proprio cosmo. –"Esso corrode i sentimenti, limita l’amore, la libera espressione del desiderio pulsante che alberga nel cuore degli uomini! L’onore uccide l’amore, come la ragione uccide il cuore! E io detesto gli uomini deboli e impauriti dall’amore, che preferiscono rinunciarvi, che preferiscono abbandonarlo come un fuscello al vento, per inseguire fatui sogni di gloria in battaglia!"

"Non cerchiamo la gloria! Solamente di salvare Atena!" –Incalzò Cristal, sperando di convincerlo.

"Atena è morta, Cigno! E voi presto la raggiungerete se vi ostinerete nei vostri stupidi propositi!" – Esclamò Eros, mentre il suo candido viso si contrasse in una terribile smorfia. –"Atena ha tradito l’amore due volte! Come Divinità, abbandonando suo Padre e l’Olimpica sua famiglia, per difendere gli uomini indolenti e incapaci di amare, e come persona umana, incapace di ammettere i suoi veri sentimenti verso l’uomo che le fa battere il cuore! Non vale la pena combattere per lei!"

"Ti sbagli Eros! Il cuore di Atena è colmo di amore, di amore puro e disinteressato, per l’intero genere umano, che lei, da millenni, difende con tutte le armi in suo possesso!"

"Cristal ha ragione, Eros!" –Intervenne Ilda. –"Io stessa, mesi fa, ho potuto rendermi conto dell’immenso amore di Atena, un cosmo caldo e luminoso capace di confortare e portare quiete nei cuori affannati! Il suo amore ha permesso ad Asgard di sopravvivere, e a me di lavare via l’onta della vergogna per la prigionia mentale a cui ero stata sottoposta!"

"Quello non è amore, quella è follia!" –Precisò Eros, indispettito. –"Il sacrificio non porta mai all’amore, solo alla morte! E chi preferisce la morte, la fine di tutto, ad una vita vissuta amando, non merita salvezza alcuna!"

"No, tu non capisci Eros..." –Urlò Cristal. Ma Eros perse la pazienza e lo colpì con una sfera energetica in pieno petto, spingendolo indietro, fino a farlo sbattere contro la parete anteriore del Tempio. Il Cavaliere del Cigno ricadde a terra fragorosamente, perdendo l’elmo a diadema della sua corazza, mentre Ilda correva ad aiutarlo a rialzarsi.

"Ciò che vedo, e che comprendo, è il rifiuto dell’amore libero e passionale, del principio ispiratore dell’universo! Per questo motivo, nonostante avessi esitato fino all’ultimo, adesso vi combatterò, togliendovi dal mondo, cosicché possiate rinascere a nuova vita e iniziare da capo la vostra ricerca dell’amore!"

"Non abbiamo bisogno di cercare l’amore, Eros!" –Esclamò Ilda. –"Esso già splende come una stella nei nostri cuori! Se tu non riesci a leggerlo, se tu non riesci a riconoscerlo, allora non sei degno del titolo che porti, Dio dell’Incomprensione!"

Eros si infervorò ancora, nell’udire simili parole, espandendo il proprio cosmo divino; Cristal fece altrettanto, pregando Ilda di farsi da parte. Avrebbe affrontato lui il Dio dell’Amore.

Nel frattempo, all’esterno del Tempio, la lotta tra i Cavalieri di Atena e i Cavalieri Celesti proseguiva con veemenza. Mur e Scorpio, che si erano liberati di Eaco e Minosse, stavano fronteggiando Sterope, per impedirgli di correre dietro a Ioria, lanciatosi in una corsa solitaria verso la cima dell’Olimpo, ma Mizar e Alcor li pregarono di lasciare a loro il Ciclope Celeste.

"Abbiamo iniziato un combattimento ad Atene! E lo porteremo fino in fondo!"

Mur tentennò un momento, preoccupato per le gravi condizioni in cui versavano i due Cavalieri di Asgard ma Scorpio gli afferrò un braccio, socchiudendo gli occhi, quasi a voler intendere di non opporsi. Fate attenzioni, Tigri del Nord! Commentò Mur, prima di volgere la propria attenzione contro altri Cavalieri Celesti, di rango inferiore a Sterope.

"Allora, Ciclope, sei pronto all’ultima battaglia?" –Domandò Alcor, con una certa baldanza.

"E tu sei pronto a morire, guerriero di Odino?" –Rispose Sterope, con la stessa aria di certezza.

Mizar e Alcor non dissero altro, limitandosi a scambiarsi una fugace occhiata e a balzare via, sventolando i loro mantelli in una celere corsa.

"Vediamo se riesci a stare al passo!" –Esclamarono i due fratelli, obbligando Sterope a seguirli.

"Inutile fuggire, Cavalieri di Asgard! Non scapperete alla fine che meritate!" –Rispose Sterope, buttandosi senza esitazione al loro inseguimento. Mur li osservò sfrecciare via, una chiazza bianca e una nera, guizzanti fulmini alla velocità della luce. Sospirò, pregando Atena di prendersi cura di loro, sicuro che si sarebbero ritrovati per l’ultima battaglia, alla fine dei giorni.

Mizar e Alcor sfrecciarono davanti all’ingresso del Tempio dell’Amore, puntando alla sua sinistra, entrando in un grande e fiorito giardino, ornato di statue di marmo bianco, raffiguranti cupidi, bambini e angeli. Il Giardino dell’Amore, dove Eros, Custode del Tempio, era solito passeggiare in compagnia di sua madre, Afrodite, Dea della Bellezza, e declamarle poesie.

"Bianchi Artigli della Tigre!!!" –Gridò Alcor, fermandosi e lanciandosi improvvisamente indietro, contro il Ciclope Celeste.

Sterope, sorpreso dal repentino cambio di direzione, cercò di evitare l’assalto, spostandosi di lato, ma fu comunque ferito a un fianco, prima di fronteggiare l’attacco di Mizar, sul lato opposto.

Veloci come tigri, i fratelli di Asgard saettavano continuamente contro il Ciclope, preferendo un combattimento di velocità e movimento rispetto a uno scontro fisico, obbligando in questo modo Sterope a mantenere l’attenzione sia sull’uno che sull’altro, senza permettergli di distrarsi.

"Maledetti! Vi farò a pezzi!" –Gridò il Ciclope Celeste, espandendo il cosmo. Folgori incandescenti si sollevarono davanti a lui e di lato, creando un ventaglio energetico su cui si infransero gli ultimi attacchi dei due fratelli, dandogli il tempo di caricare il braccio destro di energia cosmica.

"Fulmini dell’Eternità!" –Tuonò, liberando le saette roventi del suo colpo.

Mizar e Alcor cercarono di evitare l’assalto, ma furono comunque raggiunti dalle folgori del Ciclope che si attorcigliarono intorno ai loro corpi, stridendo sulle loro malconce corazze.

"Aaargh!!!" –Urlò Mizar, accasciandosi, mentre il fratello lo incitava a non mollare.

"Avete ostacolato la mia missione ad Atene, Cavalieri di Asgard, interferendo in fatti che non vi riguardano! Adesso ho l’occasione di farvela pagare!" –Esclamò il Ciclope, osservando soddisfatto i due guerrieri prigionieri dei suoi Fulmini dell’Eternità.

"Questo è tutto da vedere…" –Sibilò Alcor, espandendo al massimo il proprio cosmo.

Il freddo gelo nordico travolse le incandescenti folgori di Sterope, liberando la Tigre Bianca dalla prigionia, e iniziando a congelare il terreno tra lui e il Ciclope Celeste.

"Stolto!" –Mormorò Sterope, caricando nuovamente il braccio destro di saette ardenti.

Ma il suo attacco non raggiunse Alcor, che si era lanciato prontamente in avanti, scivolando sul terreno ghiacciato, fino a portarsi ai piedi del Ciclope, rimasto sorpreso per la rapidità dell’assalto. Dal basso, Alcor scagliò i suoi Bianchi Artigli che stridettero con forza contro l’Armatura Celeste di Sterope, che accusò il dolore, venendo ferito in pieno viso dalle unghie della Tigre Bianca. Alcor però non riuscì a fuggir via, afferrato per le gambe dalle robuste braccia del Ciclope che le strinse con forza, al punto da far scricchiolare la corazza grazie alle folgori che albergavano nelle sue mani.

"Alcor!!!" –Urlò Mizar, scattando avanti e creando un sottile piano di energia che si interpose tra Sterope e Alcor, permettendo al secondo di liberarsi e rotolare sul terreno, e ferendo le braccia di Sterope, la cui armatura si danneggiò in più punti.

"Artigli della Tigre, affondate nelle sue carni!" –Esclamò Mizar, puntando le sue affilate unghie contro le braccia di Sterope. Riuscì a piantare i suoi artigli ghiacciati nel braccio destro del Ciclope Celeste, frantumando la sua protezione, ma fu afferrato per il collo dall’altro braccio e imprigionato dalla stretta di Sterope.

"Porterò al Divino Zeus la testa delle Tigri di Asgard, cosicché possa farne trofeo nella Sala del Trono!" –Sibilò il Ciclope, mentre folgori incandescenti percorrevano il corpo prigioniero di Mizar.

"Aaargh!!!" – Urlò il nordico guerriero, tentando di liberarsi.

Iniziò a graffiare con i suoi artigli il braccio sinistro di Sterope, ma questi, pur con grande fatica, colpì col pugno destro il petto di Mizar, scaraventandolo lontano, tra i frammenti della sua armatura distrutta in più punti e imbrattata di sangue. Alcor si precipitò immediatamente dal fratello, per sincerarsi delle sue condizioni, approfittando di una momentanea debolezza del Ciclope, il quale era caduto a terra, sulle proprie ginocchia, toccandosi il braccio destro dolorante.

Maledetti Cavalieri di Asgard! Mormorò Sterope, riconoscendo la loro forza. Il suo braccio destro era stato penetrato dagli artigli di Mizar, che avevano distrutto l’armatura protettiva, raggiungendo la carne cruda, e adesso era ricoperto da un consistente strato di ghiaccio che rendeva difficile e doloroso il suo uso. Ma anche Mizar e Alcor non erano in buone condizioni, soprattutto il primo, il cui corpo grondava sangue in gran quantità, fuoriuscendo da quel che rimaneva della sua corazza nordica. Alcor era messo meglio del fratello, ma si muoveva a fatica, a causa del dolore alle gambe, dovuto alla stretta di Sterope.

Il Ciclope Celeste si rialzò, bruciando il proprio scintillante cosmo, mentre folgori incandescenti percorsero l’aria intorno, caricandola di elettricità. Concentrò il cosmo sul braccio sinistro e poi scaricò contro di loro i Fulmini dell’Eternità. Mizar e Alcor decisero di ripetere il vittorioso trucco che avevano usato il giorno prima, creando una barriera di ghiaccio di fronte a loro contro cui si schiantarono i Fulmini di Sterope, venendone inglobati poco dopo.

"Che le nevi eterne di Asgard siano con noi!" –Tuonò Alcor, espandendo il proprio gelido cosmo. –"Ghiacci eterni!" –E nel dir questo, aiutato anche da Mizar, trasformò la barriera in una sfera di energia glaciale che spinse verso il Ciclope; ma questi, aspettandosi una mossa simile, aprì il proprio ventaglio protettivo, facendo sì che il globo si schiantasse contro le folgori, neutralizzandosi a vicenda. L’esplosione che ne seguì spinse tutti e tre indietro, accecati dall’abbagliante luce.

Quando Mizar e Alcor si rimisero in piedi, trovarono Sterope di fronte a loro, determinato a concludere quell’incontro.

"È arrivato il momento di dirci addio, guerrieri di Asgard! Avete invaso il Monte Sacro, alleandovi con i ribelli di Atena che hanno osato contrastare il volere del Signore degli Dei! Per un reato simile, l’unica pena è la morte!"

A Mizar e Alcor sembrò che in quel momento tutto convergesse sul Ciclope, che egli stesse attirando su di sé tutte le energie presenti nell’aria, come un buco nero che risucchia ogni cosa. Sterope chiuse gli occhi, raccogliendo il suo cosmo, e poi li aprì di colpo, mentre la grande sagoma di un occhio lampeggiava di fronte a loro.

"Occhio del Ciclope!" –Esclamò, liberando tutta l’energia immagazzinata in precedenza.

Mizar e Alcor non riuscirono a difendersi in alcun modo da quella tremenda esplosione di luce, che li travolse, scaraventandoli indietro, tra i frammenti delle loro armature. Rotolarono sul terreno, tentando poi di rimettersi in piedi, ma si accorsero di aver perso parte delle loro energie.

"È naturale! L’Occhio del Ciclope risucchia ogni forma di energia che ha di fronte, attirandola al suo interno!"

"Che cosa?! Ma allora?!" –Esclamò Mizar.

"Ho assorbito la vostra energia!" –Commentò Sterope soddisfatto, e rinvigorito. –"Non avete modo per difendervi!" – E concentrò nuovamente i propri sensi, chiudendo gli occhi.

Mizar non si arrese, deciso a fermare quell’assalto mortale, balzando avanti, con le sue ultime energie, per scagliare i Bianchi Artigli della Tigre, nonostante l’urlo di Alcor di fermarsi. Il colpo non ferì minimamente Sterope, anzi venne assorbito dal suo potere andando ad aumentare l’aura cosmica del Ciclope Celeste, che aprì nuovamente gli occhi, liberando il proprio devastante potere.

"Occhio del Ciclope!" –Tuonò, scaraventando Mizar e Alcor indietro.

Incapaci di ergere difesa alcuna, i due fratelli furono nuovamente travolti, perdendo ancora energia.

"Aaah…" –Rantolò Mizar, mentre la vista gli si spegneva sempre più. –"Di questo passo diventeremo dei vegetali!"

"Dobbiamo... fermarlo!" –Esclamò Alcor, tentando di rimettersi in piedi. Ma le forze lo abbandonarono, facendolo crollare al suolo.

Ma come? Il suo Occhio è in grado di attrarre ogni forma di energia, risucchiandola e usandola poi a suo vantaggio! Una perfetta macchina da guerra! Rifletté Alcor, cercando un modo per neutralizzare il proprio nemico. D’un tratto un’intuizione balzò nella sua mente, rendendosi conto che l’unico modo che avevano per fermare l’Occhio del Ciclope era saturarlo, liberando una quantità di energia talmente grande da rendere impossibile all’Occhio stesso di assorbirla. Con un sorriso di tristezza sulle labbra, Mizar e Alcor si rimisero in piedi, pronti per il loro ultimo attacco.