CAPITOLO VENTISETTESIMO. TRE CONTRO TRE.

Cristal e i Cavalieri d’Oro guardarono stupiti i Comandanti dell’Aldilà, ma nonostante l’iniziale sorpresa non si persero d’animo, risoluti a superare anche quel nuovo ostacolo. In fin dei conti, commentò Cristal, espandendo il proprio cosmo, li abbiamo già sconfitti una volta! Ma Scorpio lo fermò, pregandolo di rimanere indietro. Si sarebbero occupati loro dei tre Giudici Infernali.

"Allora, Radamante!" –Esclamò Ioria del Leone, facendosi avanti e sbattendo il pugno destro nel palmo della mano sinistra. –"Se non sbaglio abbiamo una battaglia da terminare, noi due!"

"Se non ti è bastata la lezione dell’altra volta…" –Disse baldanzoso Radamante della Viverna.

"Intendo una vera battaglia! Senza aiuti esterni! Non come al Castello di Ade!"

"Non ho bisogno dell’aiuto di nessuno per piegare un bamboccio come te!" –Si irritò Radamante.

Eaco e Minosse si fecero avanti, per combattere a fianco del loro compagno, ma Mur e Scorpio li fermarono, determinati ad affrontarli singolarmente. Sterope del Fulmine caricò il braccio di folgori incandescenti, per scagliare la loro elevata potenza distruttrice sul gruppo di Cavalieri di Atena, ma Minosse lo trattenne, pregandolo di farsi da parte.

"È il momento di stabilire una volta per tutte chi vale di più, tra un Giudice Infernale e un Cavaliere d’Oro!"

"Come già dissi a Papillon, durante il nostro scontro alla Casa di Cancer, nessuno spectre potrà mai valere più di un Cavaliere d’Oro!" –Affermò pacatamente Mur. –"E non sono solo la forza fisica o i nostri poteri paranormali a fare la differenza, ma le motivazioni, che spingono i nostri cosmi lucenti fino ai limiti estremi della galassia, permettendoci di rialzarci ogni volta, anche di fronte ad avversari apparentemente più forti, per difendere i nostri ideali di giustizia!"

La conversazione tra i due fu interrotta dallo scontrarsi impetuoso dei cosmi di Radamante e di Ioria, poco distanti, un boato che sovrastò ogni altro rumore. Lo spectre della Viverna espanse il proprio cosmo, dal colore violetto, creando un’immensa sfera di energia, che dal suo corpo si espanse intorno a lui, divorando tutto ciò che incontrava sul suo cammino.

"Subisci il Castigo Infernale, cane d’Atena!" –Urlò, spingendo l’enorme globo contro Ioria.

Ma il Cavaliere di Leo, per quanto messo a dura prova, non arretrò di un passo. Puntando saldamente i piedi nel terreno, portò le braccia avanti, per contenere con il cosmo l’assalto energetico di Radamante. La pressione era impressionante, ma le robuste braccia di Ioria non cedettero, invocando il nome di Atena e di suo fratello Micene che, Ioria ne era certo, lo stava guardando dal Paradiso dei Cavalieri. Con un colpo secco, Ioria respinse la sfera di Radamante, rispedendola indietro, travolgendo il Giudice Infernale. Il suo contrattacco non si fece attendere, portando avanti il braccio destro e creando un reticolato di luce diretto contro il suo nemico.

"Per il Sacro Leo!" –Gridò, con foga. –"Lightning Plasma!"

"Sciocco! Tenti ancora quel colpo inefficace?!" –Ironizzò Radamante, muovendo le braccia avanti a sé, per annullare l’effetto del suo attacco. Ma ebbe una brutta sorpresa, riuscendoci solo in parte. Numerosi fendenti di luce infatti guizzarono fuori dalla sua presa, colpendo in pieno la sua armatura, nei punti più esterni, come le gambe, le ali e l’elmo fregiato. Incredibile! Commentò il Giudice, mentre Ioria rinnovava l’assalto con vigore. E non è neppure un attacco portato al massimo della potenza! Ma riesce a raggiungermi comunque!

Per non essere ulteriormente colpito Radamante spalancò le ali dell’Armatura Celeste, sollevandosi in aria con un balzo, e uscendo dal campo d’azione del Lightning Plasma. Concentrò il cosmo tra le mani, lanciando una violenta sfera energetica, di medie dimensioni, contro Ioria, che fu abile ad evitarla, rotolando sul terreno, prima di rialzarsi e scattare in alto a sua volta, con un pugno di luce. Lo scontro tra i due spinse entrambi i contendenti a terra, ma prontamente si rialzarono, saltando in alto e incontrandosi a mezz’aria. Ognuno afferrò le mani del suo nemico, stringendo con forza e bruciando il proprio cosmo, mentre i loro occhi ardevano di un’impressionante determinazione.

Radamante mosse le ali della sua armatura, sollevandosi ulteriormente e roteando su se stesso, tentando di trascinare Ioria con sé, per poi sbatterlo a terra; ma il Cavaliere del Leone fu intuitivo ed abile nel lasciare la presa e voltarsi di scatto, scagliando un violento pugno di luce da distanza ravvicinata. Il colpo, pur se impreciso, colpì Radamante in pieno, facendolo cadere a terra parecchi metri indietro, scavando una fossa nel terreno con la sua robusta armatura; ma il Comandante dell’Aldilà non ebbe tempo di riposare, che subito si sentì stritolare da violenti fasci di luce.

"Che diavolo succede?" –Urlò, tentando di rialzarsi. Vide Ioria con un ginocchio a terra toccare il terreno con un pugno, sprigionando una violenta quantità di energia cosmica, che percorse l’intera superficie dello spiazzo, fuoriuscendo intorno a Radamante e avvolgendolo in folgori dorate.

"Assaggia le zanne del Leone!" –Commentò Ioria, con un sorriso soddisfatto. –"Lightning Fang!"

Radamante, irato e spazientito, bruciò al massimo il cosmo, creando una sfera energetica che spazzò via tutto ciò che gli stava intorno, comprese le folgori del leone. Aprì le ali dell’armatura, balzando in alto, e invocando il potere supremo della Viverna, sua costellazione oscura. Ioria fu inizialmente stupito da quell’improvvisa manifestazione cosmica e gli parve di vedere la mostruosa sagoma di un rettile alato piombare su di lui, con due grossi artigli pronti a ghermirlo.

"Stritolamento della Viverna!" –Urlò Radamante, piombando su Ioria e afferrandolo con forza, stringendo sulla sua corazza, per distruggerla. La coda dell’armatura della Viverna, uncinata come quella della mostruosa bestia, si mosse afferrando Ioria per il collo, stringendo con forza la nuda pelle, e facendolo urlare. –"Ti uccido nuovamente! E questa volta non c’è la barriera a limitare i tuoi poteri! No, l’unica verità è che sei più debole di me!"

"Tu credi?!" –Affermò Ioria, mentre un sorriso sarcastico si dipingeva sul suo volto. –"Le vestigia del Leone non cederanno mai! Se le vecchie Armature d’Oro erano indistruttibili, per qualcuno che non fosse un Dio, queste, forgiate nel fuoco sacro di Muspellheimr, sono ancora più resistenti, bagnate dal sangue divino del Dio del Sole, Balder, lo splendente!"

"Che cosa? Muspellheimr?!" –Replicò confuso Radamante.

Il Cavaliere del Leone espanse improvvisamente il suo cosmo, un’abbagliante esplosione dorata che accecò l’intero spiazzo, spingendo via numerosi Cavalieri Celesti. La coda della Viverna fu disintegrata dall’esplosione cosmica, mentre Ioria afferrava con le sue robuste braccia gli artigli della bestia, allontanandoli, pur se con un notevole sforzo, dal suo collo.

"Ma... non ci credo!" –Urlò Radamante, osservando il Cavaliere d’Oro allargare le braccia. Ma non ebbe tempo di reagire che un calcio di Ioria lo colpì in pieno petto, spingendolo indietro, sollevandolo leggermente, mentre un pugno luminoso, ben assestato, lo colpì sulla mandibola, dal basso verso l’alto, scaraventandolo lontano, in una pozza di sangue. Furioso, Radamante si rialzò immediatamente, concentrando il proprio potere sotto forma di un’immensa sfera energetica che resse tra le mani, prima di scagliarla contro Ioria alla velocità della luce.

"Castigo Infernale!"

Ma Ioria rispose all’istante, scagliando un violento Sacro Leo contro la sfera di Radamante. Lo scontro tra i due poteri mise entrambi i contendenti in una situazione di stallo, dove la tensione era al massimo. Entrambi erano tesi, concentrati sull’avversario, e stavano riversando tutti i loro poteri in quell’attacco. Radamante aveva entrambe le braccia tese per lo sforzo, mentre Ioria contrastava il Comandante soltanto con il braccio destro, con cui aveva scagliato il suo colpo sacro poco prima.

In quel momento una voce risuonò all’orecchio di Ioria. Un segnale debole, quasi impercettibile, che parve al ragazzo una richiesta di aiuto. Da una persona che non vedeva da troppo tempo. Anche Scorpio e Mur, impegnati in battaglia, lo sentirono e fecero cenno al giovane di correre da lei.

"Viaaa!" –Urlò Ioria, espandendo il cosmo al massimo, mentre tutta la sua corazza risplendeva di dorati bagliori. –"Double Bolt!" –Esclamò, portando anche il braccio sinistro avanti e scagliando con esso una nuova cometa luminosa.

Il rinnovato attacco di Ioria travolse Radamante, che fu colpito in pieno e sollevato in aria, mentre la sua Armatura Divina andava in frantumi in più punti. Non ebbe il tempo di ricadere a terra, che fu colpito nuovamente dal ragazzo, stritolato dal reticolato di luce che fece a pezzi le sue carni.

"Per il Sacro Leo!!!" –Urlò Ioria, osservando il Giudice schiantarsi a terra poco distante. Stanco per la battaglia, Ioria crollò per un momento a terra, sbattendo le ginocchia sul selciato, ma poi si riprese subito, rendendosi conto che c’era ancora bisogno di lui.

Radamante si mosse sul terreno, rantolando in un lago di sangue, prima di sentire la divina voce di Zeus che lo accusava di debolezza e lo condannava a una nuova morte. La mia seconda opportunità di gloria è svanita! Torno nel limbo da cui provengo! Addio, Cavalieri d’Oro! Ci incontreremo nuovamente nella prossima Guerra Sacra! Mormorò il Giudice, prima che il suo corpo andasse in frantumi e la sua anima scomparisse dall’Olimpo.

Ioria scattò avanti, facendosi strada tra un gruppo di Cavalieri Celesti che subito si avventarono su di lui, fermandone l’avanzata con i propri scudi. Ma niente poteva fermare l’impeto del Leone Dorato che si sbarazzò dei suoi avversari con il suo violento colpo sacro. Sterope del Fulmine, che aveva seguito l’intero combattimento tra Ioria e Radamante, concentrò le folgori incandescenti sul suo braccio destro, scagliandole contro il Leone in corsa, ma il suo colpo fu intercettato, e bloccato, da una resistente, quanto intangibile, barriera difensiva.

"Muro di Cristallo!" –Esclamò Mur, ponendosi con un balzo tra il Ciclope e Ioria, che esitò un momento, ma le voci di Mur e Scorpio risuonarono nella sua mente, incitandolo ad andare. Senza dire altro, ma con un groppo in gola, Ioria scattò lungo il sentiero, diretto verso la Reggia di Zeus.

***

Mentre Ioria affrontava Radamante, Scorpio aveva ingaggiato combattimento contro Minosse del Grifone, della stella del Cielo Nobile. I due si lanciarono l’uno contro l’altro varie volte, scagliando violenti attacchi energetici che si infrangevano ripetutamente sugli assalti dell’avversario. Quindi Scorpio decise di cambiare, sollevando la mano destra e concentrando sull’indice il proprio cosmo dorato. L’unghia del dito si allungò improvvisamente, diventando un affilato aculeo, mentre Scorpio scagliava il proprio colpo segreto.

"Cuspide Scarlatta!" –Esclamò, lanciando tre sottili raggi di luce rossa contro il suo avversario.

Minosse tentò di evitare i fasci di luce, ma non ci riuscì, venendo colpito in tre punti del suo corpo, sulle due gambe e su un braccio. Ma non accadde altro.

"Uh?" –Si chiese Scorpio, perplesso e preoccupato.

"Non so cosa fosse quel colpo, Cavaliere d’Oro, ma mi auguro per te che abbia un effetto ritardato altrimenti potrei deriderti per l’eternità!"

Scorpio non raccolse la provocazione, domandandosi perché la Cuspide Scarlatta non aveva avuto effetto. Durante lo scontro alla Sesta Casa l’ago avvelenato dello Scorpione aveva penetrato senza problemi le difese di Gemini, Capricorn e Acquarius, che all’epoca indossavano delle Surplici. Che contro le Armature Divine la Cuspide Scarlatta non abbia effetto? Ma Scorpio non ebbe molto tempo per pensare che si ritrovò prigioniero di strani fili bianchi, sottili ma altamente resistenti.

"Cosa succede?" –Si chiese, osservando il proprio corpo intrappolato in una fitta rete di fili bianchi.

"Sei mio prigioniero, Cavaliere d’Oro!" –Esclamò beffardo Minosse, muovendo le proprie mani, da cui partivano i fili che avevano trasformato Scorpio in un burattino. –"Cosmic Marionette!"

"Una marionetta?!" –Si chiese, indignato, il Cavaliere dello Scorpione, mentre i fili stringevano sempre di più, rendendo difficili i suoi movimenti.

Le braccia furono legate insieme al corpo e anche le dita furono impigliate in quello strano groviglio che si faceva sempre più stretto, stridendo sulla corazza dorata. Senza però riuscire a danneggiarla minimamente. Scorpio sorrise, prima di espandere a dismisura il proprio cosmo, sorprendendo lo stesso Minosse, a cui parve di vedere fiamme incandescenti esplodere dal corpo del Cavaliere d’Oro e salire verso il cielo. I primi fili si schiantarono, permettendo a Scorpio di liberare le braccia, e gli altri incontrarono la stessa fine poco dopo.

Muovendo le braccia velocemente, come affilate chele di uno scorpione, il Cavaliere tranciò tutti i fili che lo rendevano prigioniero, nonostante Minosse tentasse di intrappolarlo con nuovi attacchi. Quindi scattò avanti, falciando i fili del burattinaio infernale, e giungendo proprio davanti a lui. Con il braccio destro carico di energia cosmica, lo sbatté con forza contro il coprispalla sinistro di Minosse, distruggendolo con le sue aguzze chele.

"Chele dorate!" –Esclamò, muovendo anche il braccio sinistro per affondarlo nell’altra spalla.

Ma il Giudice Infernale non rimase ad aspettare il suo assalto, balzando in alto, seppur a fatica, e roteando su se stesso fino ad atterrare dietro a Scorpio. Concentrò il cosmo sulla mano destra, prima di muoverla contro Scorpio, che fu sbalzato lontano dal colpo del nemico. Minosse si tastò la spalla dolorante, osservando il sangue fuoriuscire dalla ferita. La Divina Armatura del Grifone, che Zeus gli aveva donato, era già stata distrutta, dal potere e dalla determinazione dei Cavalieri d’Oro.

"Cuspide Scarlatta!" –Urlò nuovamente Scorpio, rivolgendo l’indice acuminato contro di lui. Ma Minosse lo derise, senza neppure muoversi, convinto che la sua tecnica nulla potesse contro le sue difese. Ma si sbagliò, accucciandosi a terra in preda ad una fitta di dolore pochi istanti dopo.

"Ma che succede?! Aargh!" –Iniziò a urlare, mentre Scorpio si avvicinava soddisfatto.

"La tua corazza ti protegge dalla Cuspide, è vero! Ma non alla spalla sinistra, il cui coprispalla ho poc’anzi frantumato con le mie chele! E là ti ho bucato tre volte con il mio ago avvelenato!"

"Incredibile!" –Mormorò Minosse, rimettendosi in piedi, con molta fatica. –"Quale precisione millimetrica! Quale pericolosa arma quella Cuspide Scarlatta!"

Ma non ebbe il tempo di riflettere ulteriormente che Scorpio giunse con un balzo di fronte a lui e puntò il dito contro il petto di Minosse, sprigionando un ardente cosmo che spinse indietro il Giudice Infernale, scaraventandolo a terra. Quando si rialzò Minosse dovette constatare che il colpo del Cavaliere, portato da così ridotta distanza, aveva danneggiato l’Armatura Divina.

"Basta!" –Esclamò infuriato. –"Muori!" –E balzò in alto, sfruttando le ali della sua corazza.

Scorpio tentò di colpirlo scagliandogli contro varie Cuspidi Scarlatte, ma i colpi, imprecisi, non andarono a segno, permettendo a Minosse di avvicinarsi. Il cosmo del giudice esplose improvvisamente, assumendo la forma di una creatura mostruosa, il simbolo della sua demoniaca costellazione.

"Artigli del Grifone, ghermite!" –Gridò, mentre unghioni incandescenti si abbattevano sul Cavaliere dello Scorpione, che cercò di difendersi, incrociando le braccia avanti a sé, ma ci riuscì solo in parte, venendo scagliato indietro. Non fece in tempo a rialzarsi che Minosse era già sopra di lui e lo avvolse di nuovo nei fili del Cosmic Marionette prima di sollevarsi in aria, portandolo con sé, sua preda.

"Addio Cavaliere d’Oro!" –Esclamò Minosse, scaraventando violentemente Scorpio, ancora immobilizzato, contro alcuni alberi lontani.

Ma Scorpio, espandendo al massimo il proprio cosmo, e sostenuto dall’aiuto immortale di Atena, bruciò i legami che lo rendevano prigioniero, compiendo un’abile piroetta nell’aria e ricadendo compostamente a terra. Si voltò di scatto, aprendo le braccia e sollevando una gamba, assumendo una posizione strana, mentre un sorriso sardonico si dipinse sul suo volto.

Una violenta tempesta energetica iniziò a soffiare poco dopo, travolgendo Minosse ancora in aria. Nonostante la sua forza, e la potenza delle ali del Grifone, il Giudice Infernale fu investito dalla furia della tempesta, che presto assunse la forma di una tromba d’aria carica di energia cosmica.

"Aaaah!!!" –Urlò Scorpio, spingendo ancora, travolgendo al tempo stesso un paio di Cavalieri Celesti che stavano intervenendo per aiutare il Giudice.

Minosse fu sballottato per qualche minuto, prima di schiantarsi a terra, poco distante, con l’Armatura notevolmente danneggiata e tutto il corpo percorso da scariche energetiche. Dolorante, tentò di rimettersi in piedi, ma si accorse di non potersi muovere, bloccato dalle onde mentali di Scorpio che lo esposero completamente al suo ultimo attacco.

"Hai disprezzato la mia arma, Giudice Infernale, definendola inadatta per penetrare le tue difese!" – Esclamò Scorpio, sollevando l’indice. –"Ma sarà proprio questo mio aculeo a rispedirti all’inferno! Accetta la tua fine! Cuspide Scarlatta!"

E nel dir questo scagliò undici raggi energetici contemporaneamente, che raggiunsero il corpo di Minosse, ormai nudo in più punti, a causa del danneggiamento della sua armatura. Il Giudice Infernale cadde a terra, mentre il sangue iniziò a zampillare fuori dalle ferite, annebbiando la sua vista e indebolendo i suoi sensi. Deciso comunque a non mollare, per l’odio che provava verso i Cavalieri di Atena, che avevano sconfitto il suo signore Ade, e per la riconoscenza verso Zeus, si rialzò ancora, caricando le sue braccia di energia cosmica.

"L’ultimo colpo! Il cuore dello Scorpione!" –Gridò il Cavaliere, lanciandosi avanti. –"Antares!"

"Artigli del Grifone!" –Rispose Minosse, liberando la sua energia.

Antares colpì il Giudice in pieno petto, spingendolo indietro, mentre il suo corpo andava in frantumi e la sua anima lasciava l’Olimpo, precedendo quella di Radamante, che in quel momento lanciava il Castigo Infernale. Ma anche Scorpio fu colpito dal Comandante dell’Aldilà, venendo spinto indietro e ricadendo a terra. Il Cavaliere d’Oro tastò con orrore la sua corazza, all’altezza dello stomaco, e la trovò incandescente. Incredibile! Se avessi avuto la mia vecchia armatura di Scorpio, sicuramente sarebbe stata danneggiata! E ringraziò Balder e Odino per il prezioso dono che gli avevano fatto, rinforzando le armature d’oro dello Scorpione e dell’Ariete, non essendo andate distrutte nell’Esilio, a differenza di quelle di Leo, Virgo e Libra.

***

Mur dell’Ariete stava scrutando Eaco di Garuda, il terzo Giudice Infernale, che, per quanto emanasse un cosmo di intensità inferiore rispetto a Radamante e Minosse, era comunque avversario da non sottovalutare, soprattutto in virtù di ciò che la sua costellazione simboleggiava, e che Mur aveva subito riconosciuto: la fenice nella cultura induista. Eaco non accennava a muoversi, né ad attaccare, continuando a studiare Mur, di cui avvertiva probabilmente l’enorme potenziale psichico. Fu l’Ariete d’Oro a smuovere la situazione, sollevando il braccio destro per poi riabbassarlo di colpo, scagliando una violenta pioggia di stelle contro il suo nemico.

"Per il Sacro Ariete! Rivoluzione stellare!" –Urlò. Ma Eaco, con sua grande sorpresa, evitò tutti i colpi di Mur, muovendosi a una velocità così elevata che sorprese il Cavaliere di Ariete. Con un abile scatto Eaco si portò di fronte a Mur, sollevando il braccio destro di colpo e scagliandolo in alto, con la sua tecnica segreta.

"Volo del Garuda!" –Esclamò, prima di sollevare lo sguardo verso l’alto. Ma con grande sorpresa, e paura, non vide niente. Solamente una fitta cappa di nuvole che emanava una luce grigiastra, facendo di quel Sacro Monte un triste e spento paesaggio. –"Ma dov’è finito?" –Si chiese, guardandosi intorno.

"Sono qua!" –Giunse presto la risposta di Mur, che apparve dal niente sopra di lui, muovendo rapidamente il braccio e creando dei cerchi energetici con cui imprigionò il Giudice.

"Che cosa?! Non… riesco a muovermi!" –Esclamò Eaco, cercando di distruggere quegli esecrabili legami. –"Non è possibile che questi miseri cerchi di energia riescano a immobilizzare Garuda!"

"Non sono infatti i cerchi a limitare i tuoi movimenti, Giudice Infernale! Ma il mio potere mentale, di cui i cerchi sono mera manifestazione esteriore!" –Commentò Mur, atterrando di fronte all’uomo.

"Il tuo potere mentale?! Degno davvero della tua fama, Grande Mur! Ora capisco come hai potuto avere ragione di Papillon!"

Mur non disse altro, concentrando il cosmo tra le mani, in una sfera che spinse verso il Comandante Infernale, che ne fu travolto e scaraventato indietro. Eaco si rialzò ansimando, accorgendosi che numerose parti della sua Armatura erano danneggiate. Rabbioso scagliò lingue di energia infuocata contro Mur, ma queste si infransero su un’invisibile barriera posta a sua difesa.

"Muro di Cristallo! Niente può superare questa difesa invisibile!" –Commentò il Cavaliere di Ariete, prima di bruciare il suo cosmo, probabilmente per attaccare il Comandante Infernale.

"Prendi ancora!" – Esclamò Eaco, incrociando le braccia avanti a sé. –"Illusione Galattica!"

Il colpo segreto di Eaco sorprese Mur, che si aspettava un attacco più fisico che non una tecnica astratta, di discreta efficacia, come ebbe lui stesso a dire, ma incompleta. L’illusione di Eaco creò numerosi occhi intorno a Mur, che fu sollevato in alto e leggermente stordito; ma riuscì comunque a liberarsi, grazie ai suoi poteri telecinetici. Si portò sopra Eaco, immobilizzandolo un’altra volta, prima di scagliargli contro il Sacro Ariete, che travolse il Giudice, nonostante il suo tardivo tentativo di difendersi volando via, e frantumò parte della sua corazza. Mentre si rialzava, Eaco si accorse di essere completamente avvolto da un globo di energia cosmica, che lo stava lentamente risucchiando al suo interno.

Mur, poco distante, aveva socchiuso gli occhi, pronto per il suo attacco più devastante. Con le ultime forze che gli restavano, rabbioso per essere stato nuovamente sconfitto da un Cavaliere di Atena, Eaco bruciò il suo cosmo al massimo, respingendo il globo lucente di Mur, mentre le fiamme del leggendario uccello Garuda brillavano intorno a lui.

"Che le lingue di fuoco del Garuda ti divorino!" –Urlò Eaco, portando entrambe le braccia avanti e lanciando infuocati fasci contro Mur. Ma l’attacco, pur se potente, non riuscì a superare il Muro di Cristallo, insormontabile difesa che tolse a Eaco ogni speranza di vittoria. Il potere mentale di Mur lo bloccò nuovamente, mentre un cosmo lucente lo circondava.

"Onda di luce stellare!" –Urlò Mur, aprendo le braccia improvvisamente. Un globo di luce travolse Eaco, risucchiandolo al suo interno e divorando anima e corpo del Comandante Infernale. Un attimo dopo, il globo scomparve, e Eaco con lui.

Mur si voltò per prestare aiuto ai suoi compagni, ma fu subito circondato da un buon numero di Cavalieri Celesti e costretto a ricreare il Muro di Cristallo per difendersi dai loro attacchi. Per quanto stesse cercando di non darlo a vedere, anche l’Ariete d’Oro iniziava ad essere stanco, per aver fatto notevole uso dei suoi poteri, soprattutto mentali. Espanse ancora il cosmo, avvolgendo i Cavalieri Celesti in un’affascinante, quanto mortale, globo di energia. Una nuova Onda di luce stellare spazzò via gli ultimi Cavalieri Celesti, permettendo a Mur di correre in aiuto di Ioria.

Il Leone dorato aveva abbattuto Radamante e adesso si stava facendo largo tra la massa di Cavalieri Celesti. Li superò, abbattendoli, e scattò avanti, ma Sterope del Fulmine scagliò contro di lui le incandescenti folgori energetiche. Con un balzo, Mur fu tra Sterope e Ioria, aprendo le braccia di colpo e creando il Muro di Cristallo, su cui i fulmini di Sterope si infransero, non riuscendo a raggiungere Ioria, ormai lanciato in una folle corsa verso la cima dell’Olimpo. Mur dovette sforzarsi parecchio, per contenere l’assalto di Sterope, di gran lunga superiore ai Comandanti Infernali. Ma strinse i denti e non cedette di un passo, per permettere all’amico Ioria di correre avanti, a salvare una persona il cui cosmo, lo avevano entrambi percepito, aveva invocato poc’anzi aiuto.