CAPITOLO VENTICINQUESIMO. RUGGE IL DRAGO DELLA SPERANZA!

Sirio il Dragone era in piedi sul terreno roccioso che costeggiava il fiume dei Cinque Picchi, ricoperto dalla sua Armatura Divina, che emanava una lucente aura, forte anche del cosmo di Capricorn, che nuovamente lo aveva soccorso dal Paradiso dei Cavalieri. Di fronte a lui stava un uomo, alto e robusto, con ampie spalle e braccia possenti. Aveva un viso elegante, con mossi capelli scuri striati di grigio, che spuntavano dall’elmo della sua Armatura Celeste. Un elmo su cui era impresso il simbolo del fulmine, emblema di Zeus.

Arge, lo Splendore, figlio di Urano e di Gea, uno dei tre Ciclopi Celesti che nel Mondo Antico avevano combattuto al fianco di Zeus, durante la Titanomachia, dopo che il Dio aveva liberato lui e i suoi fratelli dalle oscure prigioni del Tartaro. Per ricompensarli dell’aiuto prestatogli, Zeus aveva chiesto a Efesto, Dio della Lavorazione dei Metalli, di creare un’indistruttibile spada, la Spada del Fulmine, da offrire in dono ai Ciclopi.

"Perché possiate usarla per difendere l’Olimpo!" –Gli aveva detto millenni prima, porgendogliela.

E adesso la sto usando per offendere! Rifletté il Ciclope, con una certa ironia. Ma la cosa non lo turbò più di tanto. Per quanto fosse la prima volta che Zeus ordinava loro di scendere dall’Olimpo per attaccare deliberatamente nemici specifici, avendo sempre avuto ordine di difendere il Sacro Monte, Arge non aveva battuto ciglio, come Bronte e Sterope prima di lui, limitandosi a chinare il capo e a eseguire l’ordine. Senza chiedersi perché, né tanto meno se fosse giusto o sbagliato. Arge, al riguardo, non aveva dubbi. Un ordine che viene dal Signore dell’Olimpo non può che essere giusto! Pensò, muovendo velocemente la Spada del Fulmine.

Rapidi fendenti energetici si abbatterono su Sirio, il quale fu svelto ad evitarne la maggioranza, scattando di lato in lato, e tentando di parare gli altri con il proprio scudo, più resistente che mai. Rendendosi conto però di non poter evitare gli attacchi di Arge per sempre, Sirio decise di passare al contrattacco, scattando avanti, con il braccio destro carico di energia cosmica.

"Colpo del Drago Nascente!" – Esclamò, piombando su Arge.

Ma il Ciclope, come poco prima, non si mosse, lasciando che il pugno di Sirio si schiantasse davanti a lui, a pochi centimetri dal suo corpo, contro un’invisibile barriera capace di contenere ogni assalto. Sirio rimase sospeso in aria, dal contraccolpo generatosi, ma Arge, con un fulmineo colpo di mano, mosse la spada in orizzontale, tagliando il ragazzo all’altezza dello stomaco.

"Aargh!" –Urlò Sirio, balzando indietro e constatando con orrore una sottile crepa nella sua armatura. Una dritta fenditura da cui il sangue iniziò a colare immediatamente, mentre il ragazzo stringeva i denti per il dolore.

"La tua Armatura Divina, per quanto nata dal Sangue di Atena, non è certamente pari alle Divine Vesti degli Dei, forgiate da Efesto stesso nel Vulcano Etna! La mia spada è di tale fattura, e come tale più resistente e penetrante!" –Commentò Arge, incamminandosi verso il ragazzo.

"Questo è da vedersi!" –Urlò Sirio, caricando il braccio destro di energia cosmica. –"Anch’io possiedo una spada e con essa abbatterò la tua barriera! Excalibur!!!" –Urlò, sollevando il braccio destro e poi abbassandolo di colpo. Un rapido fendente energetico si diresse contro Arge che, per quanto inizialmente stupito nell’udire simili parole, riuscì a parare il colpo, storcendo la Spada del Fulmine davanti a sé.

"Come hai detto? Excalibur?!" –Chiese Arge. –"Sei dunque tu il Cavaliere di Atena che ha ricevuto in dono la spada mitica?"

"Non io, Ciclope Celeste! Ma il custode della Decima Casa dello Zodiaco, Shura di Capricorn, che la cedette a me, in segno di amicizia e di riconoscenza, affinché la usassi per salvare Atena, recidendo con essa ogni male dalla Terra!"

"La potenza di una simile spada supera ogni immaginazione!" –Commentò Arge, molto interessato alla cosa. –"È sempre stato un mistero conoscere come i druidi e le Sacerdotesse di Avalon siano riusciti a forgiare una spada simile! Una spada che, per potenza e resistenza, è degna di essere messa a fianco della Spada del Fulmine e di altre opere generate dalla divina mano di Efesto!"

"Avrai modo di sentire sulla tua pelle il taglio della mia spada!" –Urlò Sirio, balzando in alto.

Caricò il braccio destro di energia cosmica, prima di abbassarlo, lanciando nuovi fendenti luminosi contro Arge. Il Ciclope Celeste fu svelto a muovere la Spada del Fulmine, parando tutti i colpi lanciati da Sirio, e lasciando che altri, da lui considerati minori in quanto a potenza, si schiantassero sulla sua invisibile barriera.

"Come puoi vedere la mia barriera è impenetrabile!" –Esclamò Arge, avanzando ancora. –"Essa trae origine dalla forza del mio cosmo, un cosmo di natura divina, antico come il mondo!"

Solida davvero è la sua difesa, ma riuscirò a penetrarla! Si disse Sirio, bruciando ancora il cosmo.

In quella, un boato riscosse entrambi i contendenti. Il caldo cosmo della costellazione della Bilancia distrusse i detriti che erano caduti su di lui, liberando il corpo di Dohko dalle macerie. Il Cavaliere d’Oro, un po’ stordito, si rimise in piedi, pronto per aiutare Sirio nel combattimento. Ma Giacinto e Paride, i due Cavalieri Celesti giunti in Cina per ordine di Arge, si rialzarono a loro volta, lanciandosi contro di lui. Il nuovo scontro tra il Cavaliere d’Oro e i due uomini proseguì per una decina di minuti e, per quanto si concluse in fretta, con la sconfitta dei due Cavalieri Celesti, travolti dal Drago Nascente, impedì momentaneamente a Dohko di correre in aiuto del suo allievo.

Arge, stufo ormai di combattere con il Cavaliere di Bronzo, che reputava un essere inferiore, decise di accelerare i tempi, preoccupato anche per ciò che stava accadendo sull’Olimpo. Aveva sentito il cosmo di Bronte esplodere poco prima e intuì che la situazione fosse più delicata del previsto.

"Il tuo tempo è scaduto, Cavaliere di Atena! Cadi, come la tua Dea prima di te! Spada del Fulmine!" – Esclamò Arge, sollevando la lama.

Un’esplosione di luce travolse Sirio, scaraventandolo lontano e, per quanto il ragazzo si difendesse con il suo scudo, non poté evitare di essere colpito in più punti. La potenza di Arge era incredibile, e Sirio dovette ammetterlo; quest’ultimo colpo gli aveva permesso di scagliare migliaia di fendenti semplicemente sollevando la Spada del Fulmine sopra di sé, tutti alla velocità della luce.

Il colpo scaraventò Sirio nelle basse acque del fiume, mentre Arge, soddisfatto, riabbassava la spada, convinto, quella volta, di averlo eliminato. Ma pochi istanti dopo fu genuinamente sorpreso nel vedere Sirio riemergere a fatica dalle acque.

"Ancora?!" – Brontolò, prima di espandere il proprio cosmo e balzare in alto, deciso a scagliargli contro altri fendenti luminosi.

Ma Sirio, che si aspettava una simile mossa, lo anticipò di mezzo secondo, scattando in alto con il braccio carico di energia cosmica.

"Colpo del Drago Volante!!!" – Urlò, scaricando un violento assalto energetico dal basso.

Arge, preso alla sprovvista, tentò di evitare il colpo, atterrando dall’altra parte del fiume, ma fu comunque colpito di striscio al fianco destro. Quando si tastò l’anca dolorante, poté sentire con orrore la Veste Divina bruciare e dovette ammettere che quel ragazzino non era così sprovveduto e inferiore come l’aveva considerato all’inizio. Bronte mi disse di aver avuto problemi con Pegasus e Andromeda, e di essere solamente riuscito a ferirli più volte, senza mai riuscire a dare loro il colpo di grazia! Rifletté il Ciclope. Quando me lo disse gli risi in faccia, dandogli dell’incompetente, del permissivo! Ma adesso mi rendo conto che forse non aveva tutti i torti! I pensieri di Arge furono interrotti dall’accendersi impetuoso del cosmo di Sirio.

Ardeva, bruciava come un incandescente Dragone che vorticava intorno a lui, prima di liberarsi in aria in tutta la sua potenza. Immense colonne d’acqua sorsero nel fiume, stupendo Arge per la potenza che il ragazzo stava dimostrando, mentre il terreno sotto i piedi del Ciclope si sgretolò, ed egli fu sollevato e travolto da un devastante getto d’acqua, controllato proprio da Sirio.

"Maledetto!" – Urlò Arge, riprendendosi dalla sorpresa e brandendo la sua spada. Un attimo dopo vide uno scintillante drago verde guizzare nel cielo di fronte a lui, mentre spruzzi d’acqua di fiume bagnavano la sua Celeste Armatura.

"Colpo Segreto del Drago Nascente!" –Urlò Sirio, ormai diventato uno splendente dragone.

"Spada del Fulmine, fermalo!" –Gridò Arge, abbassando la lama, proprio mentre il pugno destro di Sirio piombava su di lui.

Lo scontro tra i due poteri fu spaventoso, una grande esplosione energetica che spinse entrambi indietro, ognuno su una riva del fiume, danneggiando l’ambiente circostante. Arge rovinò al suolo, sbattendo con forza una spalla, perdendo l’elmo dell’Armatura Divina e la presa della sua Bianca Spada che ruzzolò sul terreno acquitrinoso. Nonostante il dolore che per la prima volta nella vita sentiva, si rimise subito in piedi, ansimando per lo sforzo.

Era dai tempi della Titanomachia, della grande guerra per l’Olimpo che combattemmo millenni fa, tra Divinità, che non provavo il dolore! Che non conoscevo un’emozione simile! Rifletté il Ciclope, respirando affannosamente. Con la sola forza del pensiero richiamò la Spada del Fulmine, che tornò prontamente nelle sue salde mani. Il suo tocco lo fece sentire meglio, ma non fu abbastanza per ridargli la baldanza e il senso di facile vittoria che aveva provato all’inizio. No! Si disse, tastandosi il fianco dolorante. Non è abbastanza!

Sirio si rimise in piedi a fatica, ansando, ma deciso a continuare la lotta. Adesso che era riuscito ad abbattere Arge una volta, era certo che avrebbe potuto farlo ancora. Sperò semplicemente di riuscire a farlo prima di morire. Osservò il pugno destro che sanguinava in più punti, avendo la Spada del Fulmine distrutto il guanto di protezione, proprio mentre Sirio lanciava il Drago Nascente. E anche la ferita allo stomaco gli doleva, ma strinse i denti e cercò di resistere.

"Questa volta morirai! Non puoi sopravvivere a un altro attacco!" –Urlò il Ciclope, dall’altra riva del fiume.

Sirio non rispose, limitandosi a bruciare al massimo il proprio cosmo, carico di verdi bagliori che invasero l’aria circostante, e a caricare il braccio destro. Arge sollevò la spada sopra la testa, che si illuminò poco dopo, liberando tutta la devastante forza del Ciclope Celeste.

"Spada del Fulmine! Spazzalo via!" –Urlò il Ciclope, abbagliando l’intera vallata.

Sirio, padrone ormai del Settimo Senso, che aveva riscoperto dentro di sé, cercò di vedere, non con gli occhi ma con il cosmo, i colpi di Arge. E ci riuscì, mentre prima aveva fallito. Vide chiaramente le migliaia di fendenti che partivano dalla spada sollevata sopra Arge e che si dirigevano verso di lui, come affilate lame pronte a bere il suo sangue. Si spostò velocemente, prima a destra, poi a sinistra, per evitare gli affondi del Ciclope, e alla fine, aiutandosi anche con la protezione offerta dal suo scudo, cercò di avanzare, nelle basse acque del fiume.

Arge rinnovò l’assalto, con fresco impeto e vigore, e a quel punto Sirio, con il cosmo carico al massimo, decise di scattare avanti, tentando il tutto per tutto. Evitò una raffica di fendenti, venendo colpito da altri, che, avvicinandosi al punto di origine, si facevano più forti e veloci, ma non se ne curò, sollevando il braccio destro, deciso a portare a compimento la sua opera.

"Manterrò la mia promessa, Arge!" –Esclamò Sirio. –"Excalibur, abbatti la barriera!!!"

Un unico fendente, deciso e veloce, partì dal braccio di Sirio, travolgendo tutti gli altri, lanciati da Arge, che si infransero vanamente contro di esso. Il Ciclope inorridì nel vedere un sottile fascio di luce stamparsi sulla barriera invisibile che lo proteggeva, e mandarla in frantumi pochi istanti dopo, trapassandolo da parte a parte e spingendolo indietro.

"Incredibile!" –Esclamò, sputando sangue, mentre cercava di rimettersi in piedi. –"Ha distrutto la mia barriera protettiva! Excalibur è veramente degna della sua fama!"

In quel momento la sua armatura vibrò in più punti, e numerose crepe comparvero su di essa, mostrando il sangue del suo corpo ferito. Possibile? Che dopo millenni sia destinato a riscoprire nuovamente il sapore del sangue? Del dolore? Mormorò Arge, accasciandosi al suolo. E che sia un uomo, un bastardo figlio mortale, a farmi provare tutto ciò? Sollevò lo sguardo e si accorse solo allora che Dragone era svenuto, per l’eccessivo sforzo, nelle acque del fiume.

A fatica, Arge si rimise in piedi, proprio mentre Dohko, dopo essersi finalmente liberato dei due Cavalieri Celesti, scendeva nel corso d’acqua per portare aiuto al discepolo. Il Cavaliere di Libra sollevò il corpo inerme di Sirio e lo trasportò sull’altra riva, depositandolo sul terreno acquitrinoso, mentre un sorriso stanco si dipingeva sul suo volto.

"Riposa adesso, Sirio! Mi occuperò io di Arge!" –Sussurrò il Cavaliere d’Oro, prima di portarsi di fronte al Ciclope Celeste. –"Sirio ha combattuto con onore! Come un vero Cavaliere di Atena! Sono fiero di lui!"

Arge non disse niente, limitandosi a stringere la Spada del Fulmine nelle proprie mani, mentre Dohko liberava un’arma della Bilancia, la Spada Dorata, afferrandola con la mano destra.

"Adesso affronterai le Sacre Armi di Libra, Ciclope!" –Urlò Dohko, espandendo il proprio cosmo.

"Fatti avanti, allora!" –Lo incitò Arge, con rinnovata baldanza.

"Fe... fermi!" –Esclamò una flebile voce.

"Sirio!" –Urlò Dohko, voltandosi verso l’allievo, che a fatica si era rimesso in piedi. –"Siediti, non…"

"Maestro!" –Affermò Sirio. –"Si faccia da parte, la prego! Finirò io il combattimento con Arge!"

"Sei troppo debole, Sirio, lascia fare a me!"

"Lei ha fiducia in me?" –Domandò Sirio, sorprendendo lo stesso Dohko.

"Certo che ne ho!" –Rispose questi, mentre Sirio si faceva avanti, seppur con passo tremolante.

"E allora si scansi, e corra a prendersi cura di Fiore di Luna!" –Esclamò Sirio, sorpassando il Cavaliere d’Oro.

"Come desideri!" –Acconsentì infine Dohko, ritenendo inutile discutere con Sirio su queste cose, conoscendo la sua determinazione.

Dohko si mosse, pronto per tornare dall’altra parte del fiume, ma prima di andarsene, si voltò verso il ragazzo e gli sorrise.

"Un’ultima cosa. Non darmi più del lei! Non sono più il tuo Maestro!" –Esclamò il Cavaliere d’Oro. –"Per te sono Dohko, un tuo compagni di armi!"

Sirio non rispose, ma i suoi occhi si illuminarono di felicità; poi si concentrò nuovamente sul suo nemico. Aveva abbattuto la sua barriera, ma egli ancora disponeva della sua spada, e non era sicuro che il suo scudo, seppur irrobustito dall’Ichor di Atena, avrebbe resistito alla sua devastante potenza. No, doveva riuscire a colpirlo, prima che Arge scagliasse i suoi colpi. Facile a dirsi! Mormorò Sirio, scattando improvvisamente di lato.

Arge non aveva perso tempo, scagliando nuovi decisi fendenti energetici contro il ragazzo, ad altissima velocità. Ormai la battaglia stava giungendo alla fine, e il Ciclope voleva essere sicuro che la spada che avrebbe trafitto il cuore dell’avversario sarebbe stata la sua.

"Spada del Fulmine!" – Tuonò, scattando avanti, brandendo l’antica lama.

Sopra, sotto, di lato, Sirio dovette difendersi da tutti i fronti dal devastante assalto del Ciclope Celeste, mettendo a dura prova il suo scudo e le sue forze. Devo... togliergli la spada! Rifletté, ricordando il modo in cui aveva disarmato Capricorn, e poi Crisaore. Istintivamente si fermò, proprio mentre Arge abbassava la lama su di lui, sbattendola con forza sullo Scudo del Dragone. Lo scudo resistette e in quella frazione di secondo Sirio sollevò il braccio destro, abbassandolo di scatto su quello di Arge.

"Excalibur!!!" –Urlò il ragazzo, imprimendogli tutta l’energia che aveva in corpo.

"Aaargh!" –Arge gridò dal dolore, sentendo una fitta immensa dilaniargli il braccio, al punto da obbligarlo a lasciare la presa della spada.

Il bracciale divino di Arge andò in frantumi poco dopo, rivelando il suo braccio nudo e pieno di tagli sanguinanti. Ma il dolore per il Ciclope non era finito, obbligato da Sirio a fronteggiare il suo nuovo attacco. Il Cavaliere del Drago portò entrambe le mani avanti a sé, bruciando al massimo il proprio cosmo, e scagliando il colpo che il Vecchio Maestro gli aveva insegnato mesi prima, di fronte alla Prima Casa di Ariete, mentre combatteva con Shin.

"Colpo dei Cento Draghi!!!" –Urlò Sirio, e ad Arge sembrò davvero di vedere cento dragoni incandescenti puntare su di lui.

Provò a ricreare la sua barriera difensiva, ma era troppo tardi, ed essa non resse all’impatto, facendo sì che il Ciclope venisse travolto e ferito dalle Zanne dei Cento Draghi. Arge tentò di rimettersi in piedi, tra i frammenti insanguinati dell’armatura semidistrutta, ma fu afferrato da sotto le ascelle da Sirio che, bruciando tremendamente il proprio cosmo, lo sollevò da terra, in un’avvolgente cometa di energia. È come una grande drago che sale verso il cielo! Rifletté Arge, incapace di liberarsi dalla stretta incandescente del Drago. Vide la terra sotto di lui farsi sempre più piccola, poi vide soltanto il cielo, e il sole lontano, poi rivide improvvisamente la terra, il fiume, la foresta di bambù, il mondo alla rovescia. Poi non vide altro, schiantandosi con fragore nel letto del fiume.

Sirio, dopo aver effettuato quel mezzo volo in aria, precipitò dall’altra parte del fiume, proprio dove Dohko lo aveva trovato un paio d’ore prima. Con le sue ultime forze tentò di rimettersi in piedi, in tempo per vedere Arge sollevarsi dal fiume un’ultima volta, lanciare uno sguardo al sole e cercare, con il cosmo, il suo adorato Olimpo, da cui non si era mai allontanato se non per morire.

Dohko e Fiore di Luna spuntarono poco dopo dalla foresta di bambù, e la ragazza corse subito da Sirio, piangendo nel vederlo pieno di tagli e ferite. Il Cavaliere d’Oro la pregò di essere forte, anche quella volta, e di essere paziente.

"Aspetteremo che Sirio si riprenda, prima di partire!" –Commentò Dohko.

"Pa... partire, maestro?!" –Balbettò ingenuamente Fiore di Luna.

"Esattamente! L’Olimpo ci aspetta, e noi non possiamo farlo attendere ancora!" –Esclamò Dohko, chiedendosi cosa stessero facendo i suoi compagni in quel momento, e quali fossero le condizioni di Atena.