CAPITOLO TRENTASEIESIMO. RITROVARSI.
"Virgooooo!!!"
L’acuto strillo del Cavaliere del Leone risuonò nell’aria per pochi secondi, prima che il tremendo boato con cui l’isola dell’Apocalisse esplose, per effetto del malvagio cosmo di Ares, lo coprisse.
Ioria non fece in tempo a realizzare ciò che stava accadendo che si sentì trascinare via, schiacciato da vari piani spaziotemporali, prima di ritrovarsi sulle rive del lago di lava, proprio dove era giunto qualche ora prima, insieme alla Sacerdotessa dell’Aquila. Ferito, con l’armatura distrutta in più punti, penetrato dall’infuocata spada che Ares aveva immerso nel suo fianco destro, con qualche costola rotta dalla demoniaca lancia della Guerra, Ioria rantolò sul terreno, mentre guizzanti lapilli di lava scintillavano nell’aria intorno a lui, testimoni soddisfatti della distruzione del Tempio dell’Apocalisse, e di quel che restava di quell’empio luogo.
Castalia ansimò, cercando di rimettersi in piedi, ma non ci riuscì e ricadde a terra, con la faccia a terra, trascinandosi fino al corpo martoriato di Ioria, disteso poco distante. Lo raggiunse, aggrappandosi ad esso, stringendolo a sé, con le ultime forze rimaste, senza dire niente, incapace di pronunciare qualsiasi parola di conforto. Rimasero così, senza sapere neppure loro quanto e perché, vinti dalla stanchezza e dal dolore, mentre la terra tremava ancora sotto di loro e le scroscianti onde di lava increspavano la superficie del lago. Castalia si strinse a Ioria, sfiorando il suo corpo con le braccia ferite, sperando di dargli un po’ di affetto e di fiducia che il ragazzo capiva di aver perso.
Perché era così che Ioria si sentiva in quel momento.
Vinto. Sconfitto da Ares, a cui non aveva saputo tenere testa, trafitto dall’infuocata Spada che aveva distrutto la sua sicurezza e gli aveva ricordato che egli era ancora un mortale, un uomo mortale, come suo fratello prima di lui, e come Virgo, l’amico che non era riuscito a salvare. Shaka! Singhiozzò Ioria, in silenziose lacrime. Perdonami! Ho fallito! Avrei voluto essere migliore, avrei voluto essere più forte, per sconfiggere Ares e liberarti da quel martirio! Avrei voluto essere Micene! Sospirò infine, dando libero sfogo ad un complesso che non l’aveva mai abbandonato per tutti quegli anni. Micene ti avrebbe salvato! Commentò, cercando di rimettersi in piedi.
"Ioria…" –Mormorò Castalia, osservando il ragazzo barcollare sul terreno. –"Devi riposare!"
"Ho già riposato abbastanza!" –Rispose bruscamente il Cavaliere d’Oro. –"Chissà quante altre vittime Ares ha mietuto in queste ore in cui sono rimasto inattivo!" –E subito si chiese se sarebbe cambiato qualcosa se fosse intervenuto. In fondo, si disse, Shaka non sono stato capace di salvarlo!
"Non colpevolizzarti!" –Gli sorrise Castalia, rialzandosi a sua volta. –"Hai fatto tutto ciò che era possibile per salvare Virgo! Ed egli lo sa!"
"No, non ho fatto abbastanza! Ed è morto per causa mia, perché non sono riuscito a salvarlo! Se avessi sconfitto Ares, saremmo potuti andarcene tutti e tre da quell’isola infernale, senza bisogno che lui si sacrificasse per noi, dandoci la sua ultima energia!"
"Sono sicura che l’ha fatto col cuore, perché era ciò che veramente sentiva in quel momento!"
"Sai… sai qual è la cosa più ironica in tutto questo?!" –Esclamò Ioria, singhiozzando. –"Virgo un giorno mi disse che avrebbe voluto morire sotto gli Alberi Gemelli, dove morì il Buddha millenni fa! Mi disse che quello era il destino scritto per lui! Ebbene, oggi con il suo gesto ha confermato la teoria che sostengo da anni! Che non esiste alcun destino, alcun fato supremo, ma che sono gli uomini, con i loro gesti, con le loro azioni, a determinare la loro strada!"
"Ioria…" –Disse Castalia, osservando una nuova luce di determinazione negli occhi del ragazzo.
"Virgo!" –Esclamò il Cavaliere, voltandosi verso il lago di lava. –"Hai sfidato il destino! E per questo sei stato punito! Ma io vendicherò la tua morte, lo giuro! Taglierò la testa di Ares e la getterò in questo lago infuocato! Voglio vederlo agonizzare quel bastardo!!!" –E nel dir questo strinse i pugni con rabbia, scagliando un violento colpo energetico contro l’infuocata distesa di lava, che scivolò su essa, esplodendo in mezzo.
Ansimando con fatica, il ragazzo voltò le spalle al lago, al tempio inabissato e a tutti i suoi rimorsi, trascinandosi a passo stanco lungo il sentiero che avevano percorso all’andata, seguito da Castalia, anch’ella affaticata e con poche energie. Non riuscirono a percorrere neppure due metri che furono attaccati da una pattuglia di berseker, inviati dal Dio della Guerra per controllare che non vi fossero stati superstiti. Era un drappello poco numeroso, e dai poteri non molto grandi, che Ioria avrebbe potuto sconfiggere con un colpo solo se fosse stato in condizioni fisiche perfette. Ma in quello stato, ferito e insanguinato, con la corazza semidistrutta, riuscì soltanto a mettersi davanti a Castalia, per proteggerla, venendo trafitto da un paio di dardi al posto suo.
"Ioria!" –Urlò la ragazza, osservando il Cavaliere d’Oro estrarre le frecce dalla sua schiena.
"Va… tutto bene!" –Cercò di sorridere Ioria, ben sapendo che non era così. Non avevano più forze, neppure per camminare. E quelle nuove ferite sarebbero state il loro boia. Ares, alla fine, avrebbe vinto.
Il pensiero che Virgo si fosse sacrificato invano fece avvampare l’orgoglio del Leone, spingendolo a bruciare al massimo il proprio cosmo, i cui dorati bagliori invasero l’intera radura, terrorizzando per un momento i berseker di Ares.
"Non indietreggiate!" –Esclamò un uomo, brandendo una falce. –"È uno soltanto e si regge in piedi per miracolo! Uccidiamolo!" –E si lanciò avanti, seguito dai compagni, che impugnavano lance e picche.
Con la forza della disperazione e con un tremendo sforzo di volontà Ioria mosse il braccio destro, creando un reticolato di energia lucente, contro il quale si infransero le armi dei berseker, venendo distrutte, prima di dirigerlo verso di loro. Alcuni guerrieri furono travolti, ma altri riuscirono ad evitare il colpo, non essendo portato alla velocità della luce, giungendo ai lati del Cavaliere d’Oro.
Accerchiato, Ioria vide picche scarlatte puntare su di lui, ed immaginò che presto le avrebbe sentite nel suo corpo. Ma non accadde, e questo lo stupì non poco. Le armi dei berseker andarono in frantumi, distrutte da sottili, ma precisi, raggi di luce, che trapassarono le corazze dei guerrieri di Ares, uccidendoli subito dopo.
"Che cosa?! Un altro?!" –Esclamò il berseker che brandiva la falce.
"Andiamo Falcetto!" –Lo esortò un guerriero con una lunga picca. I due berseker scattarono avanti, brandendo le loro sanguinarie armi, ma furono investiti in pieno da luminosi affondi dorati. Ricaddero a terra, pochi metri addietro, mentre la splendente sagoma di un Cavaliere dalla scintillante armatura si ergeva su di loro.
"Chi… sei tu?" –Domandò Falcetto, prima che un secco colpo di spada lo privasse della vita.
L’ultimo gruppo di berseker, rimasto in disparte, si dette alla fuga, ma bastò un rapido movimento del braccio del Cavaliere scintillante a travolgerli con i suoi fendenti dorati, e a spazzarli via.
"Maledette carogne di Ares!" –Brontolò lo sconosciuto, ma provvidenziale, arrivato. E questo permise a Castalia di riconoscere che il Cavaliere che li aveva salvati era in realtà una donna.
Ricoperta da una scintillante armatura, dal dorato colore e dalle aerodinamiche forme, che sembrava non rappresentare alcun animale o figura conosciuta, la donna si voltò verso di loro, domandando se stessero bene. Non era affatto alta, anzi era più bassa di Castalia, ma aveva un fisico ben fatto e curato, con muscoli atletici e seno abbondante; un viso sereno su cui splendevano due bellissimi occhi, più azzurri del mare stesso, e lisci capelli castani, che parevano trecce d’oro sfuso da tanto che erano luminosi, fermati dal brillante elmo a diadema della sua corazza.
"Uh…?!" –Balbettò Ioria, osservando la ragazza, mentre un senso di dejà-vu lo invadeva.
"È un piacere rivederti, Cavaliere del Leone!" –Esclamò lei, sorridendo a Ioria.
"Reis?!"
La ragazza si limitò a sorridere, aiutando Castalia, caduta a terra durante l’assalto, a rialzarsi.
"Gra… grazie." –Mormorò la Sacerdotessa. –"Dunque.. voi vi conoscete?"
"Ci siamo... incontrati qualche anno fa!" –Esclamò Ioria, accennando finalmente un sorriso.
"Parecchi anni fa…" –Rise la ragazza. –"Quando eri ancora un ragazzino inesperto, che aveva qualche problema ad accettare il suo ruolo di Cavaliere!"
"Beh, non sono poi così cambiato da allora…" –Rifletté Ioria, prima di fare le presentazioni di rito. –"Castalia dell’Aquila, ti presento Reis di Lighthouse, Cavaliere di Luce!"
"Piacere di conoscerti!" –Esclamò Reis con decisione, stringendo la mano di Castalia.
"Pia... piacere mio!" –Mormorò Castalia, rimasta un po’ basita. –"Cavaliere di Luce?! Non sapevo dell’esistenza di altri Cavalieri oltre a quelli di bronzo, d’argento e d’oro!"
"Per la verità io non sono un Cavaliere di Atena!" –Precisò Reis. –"Ma un Cavaliere delle Stelle! E, a differenza vostra, non traggo i miei poteri da una specifica costellazione, ma dalle forze stesse della natura! La luce, nel mio caso!"
"Reis mi ha salvato la vita molti anni fa!" –Spiegò Ioria, ricordando la sua prima battaglia, a fianco di Micene.
"Non metterla in questi termini! Mi fai sentire vecchia! In fondo ho soltanto un anno più di te!" –E scoppiò a ridere, mentre Ioria faceva altrettanto, davanti agli occhi sempre più straniti di Castalia.
La Sacerdotessa dell’Aquila, non sapeva bene come, iniziò a provare un sentimento strano nei confronti di Reis, per quanto la ragazza li avesse salvati. Una gelosia inconscia dovuta alla paura di perdere il posto che aveva mantenuto per tutti quegli anni a fianco del Leone. Sospirò un momento, prima di chiedersi se in fondo fosse mai stata davvero importante per Ioria. Se fosse mai stata guardata come lei avrebbe voluto che fosse? Come la donna al cui fianco vivere, e non solo combattere? Nel vedere i sorrisi e gli sguardi complici tra Ioria e Reis, Castalia si rispose da sola, ma non ebbe tempo di dire o fare niente che la radura fu invasa da una potente energia cosmica.
"Che succede?" –Chiese Ioria, osservando striature violacee sul terreno stridere sui loro corpi.
"C’è qualcuno!" –Mormorò Reis, concentrando i sensi. Quindi si voltò, scandagliando l’aria intorno a loro, caliginosa come quando erano arrivati, molte ore prima. E notò una figura, avvolta da un nero mantello stracciato, camminare verso di loro. –"Chi sei?!" –Tuonò, stringendo l’impugnatura della sua spada. E solo allora, Castalia la notò.
Una spada bellissima, con un’impugnatura rifinita da antichi disegni, e una lama bianchissima e splendente, come fosse un raggio di sole. Che sia…? Si chiese, ricordando una leggenda dei tempi antichi.
La corrente energetica aumentò d’intensità, mentre l’ammantata figura si avvicinava senza proferire parola. Ma ai tre Cavalieri sembrò di udire una sottile, quanto maligna, risata risuonare nell’etere.
"Mostratii!!!" –Urlò Reis, scattando avanti.
Rapidi e veloci fendenti luminosi si liberarono dalla sua spada, dirigendosi verso la figura ammantata, che li evitò, prima di scagliare un violento attacco energetico contro la ragazza. Il contraccolpo tra i due poteri spinse entrambi indietro, facendo volar via lo sbrindellato mantello che ricopriva la figura, rivelandola in tutta la sua bruttezza e ferocia.
Era una donna, dai lunghi capelli neri, che le ricadevano sulla schiena di una scarlatta armatura, così simile, come forme, a quelle di Flegias e di Ares, per quanto ricoprisse una minore percentuale di corpo. Era orribile a vedersi, con quella pelle chiara, quasi verdastra, e quegli occhi intrisi di sangue, quasi come sputassero fuoco.
"Enio è il mio nome!" –Si presentò infine. –"Dea della Strage e della Distruzione! Sono giunta fino qua, alle porte dell’antico Tempio del mio amante, per portarvi l’Apocalisse!"
"L’Apocalisse, dici?!" –Esclamò Reis, per niente intimorita. –"Sarai tu ad esserne travolta, Dea malvagia e crudele!"
"Taci, donna!" –La zittì Enio, concentrando l’energia sul palmo della mano destra, e volgendolo contro Reis, che fu investita in pieno e spinta indietro, scavando solchi nel terreno con i piedi. Ma riuscì a non crollare, tenendo salda la spada avanti a sé, usandola come lucente barriera.
"Reis!!!" –Esclamò Ioria, preoccupato.
"Non temere, Ioria! Vi proteggerò!" –Lo rassicurò Reis. –"Non ricordi la mia spada? Essa non teme confronti né Divinità alcuna!" –Quindi scattò avanti, lanciando rapidi affondi luminosi. –"Flashing Sword!" –Urlò, dirigendo migliaia di fendenti dorati contro Enio.
La Dea della Strage dovette muoversi a velocità altissima per non essere travolta, ma non riuscì comunque ad evitare tutti i fendenti di Reis, precisi e taglienti. Alcuni la raggiunsero ad un fianco, stridendo fortemente sulla sua scarlatta protezione, ed obbligandola a contrattaccare con impeto.
"Drops of Loneliness!!!" –Gridò allora, lasciando cadere a terra una goccia di energia.
Prima ancora che Reis potesse riflettere sul suo gesto, un guizzante piano energetico le falciò le gambe, facendola cadere in avanti, dolorante, perdendo la presa della spada. Un secondo cerchio energetico la sollevò bruscamente, scaraventandola indietro, mentre l’elmo a diadema della sua corazza volava via, scheggiandosi.
"Uahahah! Muori!!! Drops of Loneliness!!!" –Rinnovò l’assalto Enio, lasciando cadere una nuova goccia di energia. Come un sasso in un lago, rapidi cerchi di incandescente energia saettarono intorno a lei, diretti verso Reis, ancora stordita, davanti agli occhi sghignazzanti di Enio, che di Cavalieri voleva fare strage. Ma presa com’era dalla sua arrogante superbia, non si avvide del rapido balzo di Ioria, che si portò di fronte a Reis per difenderla, fermando con la sola forza delle mani il piano di energia.
"Che... Cosa?!" –Gridò Enio, imbestialita, aumentando la pressione del suo assalto. Ma Ioria non era intenzionato a mollare, spingendo con tutto se stesso, con tutte le ultime forze che gli rimanevano, mentre la protezione dorata delle sue dita andava in frantumi e schizzi di sangue colavano sulle sue mani logorate. –"Togliti di mezzo, bel damerino!" –Lo apostrofò Enio, lasciando cadere una nuova goccia di energia. –"O ti taglierò quelle mani maschili e forti!"
"Non... arretrerò di un passo!" –Mormorò Ioria, con decisione, mentre il dorato cosmo di Leo esplodeva intorno a lui, frenando l’ardente impeto della Dea della Distruzione.
Ho già fallito una volta, quest’oggi! Rifletté il ragazzo, con il cuore in gola. Non permetterò che un’altra persona, per me importante, venga uccisa davanti a me! No, giammai Ioria fuggirà! Ed aumentò la pressione sui piani di energia, riuscendo ad allungare un po’ di più le proprie braccia, spingendo con forza quasi delirante.
"Oooh…" –Gridò, pressando sempre di più le proprie braccia avanti, ormai al limite della tensione. – "Cadiiiiii!!!" –Urlò, rispedendo indietro i cerchi di energia di Enio.
La Dea della Strage, sorpresa e stupefatta che un uomo potesse tanto, fu travolta in pieno dai propri piani energetici e scaraventata indietro, danneggiando notevolmente i bracciali e gli schinieri della sua Veste Divina. Sbuffando rabbiosa, come una Furia infernale, Enio si rimise in piedi, agitandosi gli scompigliati capelli scuri, prima di battersi il petto con foga ed emettere suoni osceni e lamenti.
"Ioria…" –Mormorò Reis, osservando il ragazzo crollare a terra, esausto.
Per difendere me e la Sacerdotessa dell’Aquila hai esaurito le tue forze, Cavaliere di Leo, nobile ed altruista come sempre! Sorrise, mentre Castalia si chinava sul ragazzo per prendersi cura di lui. No, non ho sbagliato, quel lontano giorno, sotto il caldo sole dell’Egitto, a credere in te e nel tuo cosmo, anche se eri soltanto un ragazzino, un po’ arrogante ed irascibile, ma con un’immensa voglia di vivere e di dare! Per te, per difendere te, adesso Reis combatterà! Rifletté, richiamando la sua spada lucente e stringendola con forza.
"Ihihih…" –La malefica risata di Enio risuonò nell’aere caliginoso, mentre una fitta nebbia scendeva sui tre Cavalieri.
"In guardia, Dea della Strage!" –Esclamò Reis, lanciandosi avanti, circondata dal suo luminoso cosmo.
"Perditi… donna infame… nelle Nebbie della Disperazione.. nelle Nebbie di Sangue di cui sono Regina!!! Uahahah!" –Sogghignò la Dea, scomparendo nella scura foschia e lasciando Reis, da sola, completamente avvolta da un’opprimente cappa caliginosa.
"Dove sei? Vigliacca!" –Gridò il Cavaliere di Luce, guardandosi continuamente intorno.
Le nebbia era fittissima, innaturalmente prodotta dal cosmo della Dea della Strage, al punto da rendere impossibile per lei ritrovare persino Ioria e Castalia, sepolti chissà dove in quell’oscura caligine. Improvvisamente, parve a Reis che la nebbia si muovesse, modellando oscene figure di guerrieri armati di lance e di spade, soldati di un esercito oscuro che dalla disperazione era nato.
"Che succede?!" –Si chiese, sbattendo i suoi occhi azzurri come il mare.
Le orribili figure si mossero contro di lei, impugnando le loro armi sanguinarie e mormorando versi osceni. Per un momento Reis fu quasi tentata di lasciarli fare, credendo si trattasse di illusioni, di un trucco ottico con cui Enio voleva ingannarla; ma quando un colpo di lancia la ferì ad un braccio dovette ricredersi, e bruciare al massimo il proprio cosmo.
Lucenti raggi di energia sorsero dalla sua scintillante armatura, rischiarando l’aere intorno a lei e permettendole di identificare con ribrezzo le orride figure che aveva attorno. Un vero e proprio esercito di ombre, tenebrosi figli della disperazione più cupa, che si avventarono su Reis da ogni lato, impegnando duramente la ragazza, obbligandola a muoversi continuamente, senza distogliere l’attenzione nemmeno per un momento.
"Ahahah! È inutile, Cavaliere… Presto la luce del tuo cosmo si spegnerà, debole, proprio come te!" –La derise Enio, nascosta all’interno dell’oscuro ammasso nebbioso. –"Abbandona ogni speranza di vittoria e cadi, abbracciando la mortale disperazione che ti attende!"
"Mai!!!" –Esclamò Reis, con voce decisa, continuando a muovere la propria spada e a colpire quelle deformi sagome. Ma ogni volta che ne feriva una, tranciandola a metà con la sua affilata lama, essa si ricreava automaticamente, rinascendo dalla propria polvere, e stringendosi sempre più intorno al Cavaliere delle Stelle, mentre sinistre risate risuonavano nell’aria greve.
"Esercito della Disperazione! Stringiti in un mortale abbraccio attorno alla donna che ha sfidato la Dea della Strage!" –Esclamò istericamente Enio, mentre l’esercito di nebbia si chiudeva su Reis.
Improvvisamente però, deludendo le aspettative di Enio, un’abbagliante luce risplendette in mezzo all’oscurità, obbligando le deformi figure a compiere un passo indietro. Il primo passo verso la fine.
"Spada di Luce!!!" –Esclamò Reis, sollevando la scintillante arma con il braccio destro e lasciando che sprigionasse un’immensa luce, capace di rischiarare tutto attorno.
Per un momento, Reis vide i volti tumefatti delle mostruose sagome che Enio aveva creato, li vede sciogliersi come neve al sole, svanire di fronte all’abbagliante luminosità delle stelle, che nella Spada di Luce, ancestrale talismano del Mondo Antico, trovava espressione.
"Che cosa?! Non può essere!!!" –Esclamò Enio, sgomenta, mentre i fitti raggi di luce facevano breccia nell’oscura cappa, come un piccolo ma potente sole.
"Sparite, ombre infernali!" –Gridò Reis, liberando l’immenso potenziale della spada di cui era Custode. –"E tornate nell’inferno di disperazione cui la vostra Dea ha attinto!"
"Non ci credo!!! Bastardaaaa!!!" –Ruggì Enio rabbiosa, gettandosi nelle nebbie.
Come un avvoltoio, la Dea della Strage si lanciò su Reis, avvinghiandosi su di lei con le sue torve grinfie, sbattendola a terra e iniziando a graffiarla a più non posso, mentre i suoi serpentiformi capelli si allungavano a dismisura, arrotolandosi intorno al corpo di Reis, fermando le sue braccia, le sue gambe, impedendole di muoversi. Persino di respirare.
"Muori, muori cagna bastarda!!! Ti mostrerò le porte di Ade! Riaprirò i gironi dell’Inferno per trovarti un posto dove terminare la tua banale esistenza!!!" –Ghignò Enio, sgraffiando Reis convulsamente. Ma mentre i suoi unghioni cercavano di penetrare la robusta protezione del Cavaliere di Luce, un immenso calore si liberò dal corpo di Reis, accendendosi di un cosmo luminoso, simile a quello dei Cavalieri d’Oro.
"Questo cosmo…" –Mormorò Ioria, ancora debole tra le braccia di Castalia. –"Questa sensazione.. l’ho già provata anni fa… così pacifica... così serena... così eterna al tempo stesso… è il calore delle stelle.. la luce profonda della galassia!"
Vampate di luce arsero il corpo di Enio, provenendo proprio dall’imprigionata ragazza sotto di lei, la quale, con un rapido movimento del braccio, trinciò parte dei capelli che la rendevano prigioniera, liberando finalmente il braccio destro, con cui brandiva la Spada di Luce. Con un secondo colpo, recise il resto della serpentiforme chioma di Enio, tagliando persino una mano alla Dea, che si alzò di scatto, gridando istericamente, mentre sangue nero e orribili vipere uscivano dal suo polso mutilato.
"Aaargh!!! Aarrgh!!!" –Gridò Enio, scuotendo il braccio forsennatamente. –"La disperazione! La disperazione proverai per questo!!!" –E le puntò il braccio mozzato contro, da cui uscirono schizzi di sangue oscuro e orripilanti serpenti che erano annidati dentro il suo corrotto animo, puntando su Reis, senza comunque raggiungerla. Il Cavaliere di Luce aveva infatti creato una resistente barriera lucente, simile ad una scintillante cascata di polvere di stelle, la quale la rendeva praticamente irraggiungibile ai velenosi morsi delle vipere di Enio.
"Cascata di Luce!" –Esclamò Reis, espandendo il proprio cosmo, ed una violenta esplosione di energia lucente fece piazza pulita del sangue nero, delle serpi, delle rocce, di tutto ciò che le stava intorno, scaraventando persino Enio indietro.
Quando la donna si rialzò, trovo Reis che camminava verso di lei, brandendo con determinazione la lucente spada. La rabbia e lo spavento che iniziò a provare la fecero impazzire, portandola a sollevare il braccio sinistro, quello non mutilato, e a scagliare gocce di energia contro il suo avversario, una goccia per ogni dito, a getti continuati. Bombe di energia cosmica, come quelle che aveva lasciato cadere in precedenza a terra. Ma Reis fu svelta a passare nel mezzo a quella fitta pioggia mortale, prima di sollevare la Spada di Luce lasciando partire un violento fendente energetico che travolse Enio, scaraventandola indietro e distruggendo parte della sua corazza.
"Uaaaah…" –Gridò la Dea, stramazzando al suolo come i nemici che aveva crudelmente torturato per millenni, mentre macchie di oscuro sangue chiazzavano la sua corazza e il suo corpo mutilato.
"Uccidila, Reis!!!" –La incitò Ioria, immaginando che la Dea potesse ricorrere a qualche altro bieco trucco.
Ed infatti, dopo aver rantolato per un momento sul terreno, Enio si lanciò su di loro, afferrando Castalia per il collo, con il braccio sinistro ancora sano, e sollevandola da terra, digrignando i suoi giallastri denti pieni di bava e sangue. Spalancò le sue fauci e fu su di lei, come un vampiro, di fronte agli occhi terrorizzati della ragazza e dei due Cavalieri amici, mentre le sue nodose dita stringevano con violenza il suo fragile collo.
"N... Nnooo!!!" –Urlò Ioria, muovendosi ad altissima velocità.
Una sfera di rovente energia cosmica centrò il petto di Enio, sfondandolo, e la scaraventò in alto, facendo ricadere bruscamente Castalia a terra, ma liberandola dalla mortifera presa della Dea della Strage; con un secondo scatto, Ioria balzò in alto, dietro al corpo deforme della donna, travolgendola con il suo colpo sacro e scagliandola indietro, proprio dentro il lago di lava che circondava l’isola dell’Apocalisse. Enio vi precipitò dentro, e subito increspate onde di magma incandescente furono su di lei, cercando di portarla sotto, mentre la Dea si dimenava come una pazza, strillando forsennatamente. Fu una fine orribile, di fronte agli occhi di Ioria, Reis e Castalia, arsa viva da un calore che lei stessa, millenni addietro, aveva contribuito a creare.
"Mio Dio…" –Mormorò Reis, osservando Enio divorata dal mare di lava. –"Una morte atroce…"
"Ha avuto ciò che si meritava e non provo pena per lei!! No…" –Commentò Ioria, crollando a terra. –"Avrei voluto gettarvi Ares…"
Il ragazzo ansimò convulsamente, respirando a fatica, sfinito com’era, mentre la vista andò sfumandosi e i suoi sensi si fecero sempre più deboli ed incapaci di percepire le vibrazioni attorno. Cadde sul terreno, affondando nella polvere i suoi mossi capelli castani, lasciandosi finalmente vincere dal tempo. Da quel tempo in cui per tredici anni non si era mai sentito parte.
Virgo… Mormorò, ripensando all’amico che non era riuscito a salvare. Come non aveva salvato Micene molti anni prima, come non aveva creduto al buon cuore del fratello, venendo meno a quel legame di sangue e di affiatamento che era esistito tra loro. Castalia... La donna che gli aveva dato una ragione per tornare ad Atene, in quei tredici lunghi anni in cui aveva cercato di farsi affidare più missioni possibile dal Sacerdote, per andarsene dal Grande Tempio, dove tutti lo guardavano male, e per compiere prodi azioni, che potessero ristabilire il buon nome di Micene, che Ioria si ostinava disperatamente a voler ripulire. Per quanto il fango fosse su di lui, come lo era su tutti i Cavalieri del Grande Tempio, vittime inconsapevoli di un potere più grande di loro.
Ma era davvero così? Era solo per ripulire l’onore macchiato dal fratello che Ioria si era lanciato in continue sfide suicide, in guerre senza causa, o c’era qualcosa di più? Qualcosa che il Cavaliere di Leo aveva tenuto nascosto per tutti quegli anni, segretamente sperando di poterla rivedere un giorno. Non importava dove, non importava quando, importava soltanto specchiarsi nuovamente nei suoi occhi, azzurri come il mare, profondi come le stelle.
Rispecchiarsi negli occhi della ragazza che lo aveva salvato anni prima, sotto il sole d’Egitto, curando le sue ferite e donandogli un sorriso di cui la vita poi sarebbe stata avara. Rispecchiarsi in quegli occhi in cui si era sentito meno solo.
Perciò ben venissero le guerre, se quelle potevano portare a lei, a Reis di Lighthouse, Cavaliere delle Stelle, Custode della Spada di Luce.