CAPITOLO TRENTACINQUESIMO. IL FLAGELLO DEGLI UOMINI.

Mentre Phoenix, aiutato da Ippolita, combatteva contro Deimos, e Andromeda fronteggiava Phobos, parecchi metri più in basso, in una radura di alberi inceneriti, nel cuore del Giardino delle Esperidi, il terzo diabolico figlio di Ares, ma primo in astuzia e potenza, faceva la sua comparsa, circondato da infernali vampe di fuoco che travolsero Cristal e Scorpio, già indeboliti per la battaglia contro Ladone. Flegias, il Rosso Fuoco, apparve di fronte a loro, rivestito della sua oscura Veste Divina, inquietante solo a guardarsi, e brandendo la sua Spada Infuocata si lanciò su Cristal, mirando alla sua gola. Ma Scorpio, per difendere l’amico, si spostò rapidamente di fronte a lui, lasciando che l’indemoniata lama penetrasse la propria gola, da parte a parte, raggiungendo persino il pettorale dell’armatura di Cristal al riparo dietro di lui.

"Scorpiooo!!!" –Gridò Cristal, mentre Flegias ritirava la spada, lasciando che violenti fiotti di sangue sgorgassero dal collo del Cavaliere d’Oro, imbrattando ulteriormente la sua semidistrutta armatura.

"Mi faciliti il lavoro, Cavaliere di Scorpio!"

"Bada a te, bastardo!" –Gridò Cristal, alzandosi di scatto e scagliando un violento pugno dal basso verso l’altro contro Flegias.

Il figlio di Ares fu abile a balzare indietro, con una capriola in aria, e ad atterrare compostamente, stringendo ancora la Spada Infuocata e venendo colpito solo di striscio dallo spostamento d’aria. Cristal barcollò per un momento sul terreno, ma non poté non esitare a chinarsi sul Cavaliere di Scorpio, agonizzante ai suoi piedi, in una pozza di amaro sangue.

"Scorpio… che cosa hai fatto?!" –Singhiozzò Cristal, accarezzando i capelli sporchi e macchiati di sangue del Cavaliere.

Un violento fendente infuocato scavò il terreno, correndo verso i due Cavalieri di Atena, e obbligò Cristal a spingere Scorpio di lato, per non essere travolti. Fu ferito alle gambe, ma riuscì a rimettersi in piedi, incontrando il sogghignante volto di Flegias, a pochi metri da lui.

"Avrai tempo per piangere, Cavaliere del Cigno!" –Commentò il Rosso Fuoco. –"Quando sarai all’Inferno, non ti resterà che quello! Uahahah!" –E nel dir questo scagliò un nuovo fendente infuocato, che scavò il terreno tra di loro, dirigendosi con fragore su Cristal, che lo evitò, rotolando sul terreno ghiacciato fino ai resti della carcassa di Ladone.

Recuperò la spada che Orion gli aveva donato, liberandola dall’oscuro liquido della mostruosa creatura, e si voltò giusto in tempo per usarla per parare, con gran fatica, un nuovo fendente di energia che Flegias gli aveva diretto contro.

"Suvvia, mio buon amico, non vorrai combattere ancora?!" –Esclamò il Flagello degli Uomini, con voce melodica e suadente. –"Le profonde ferite che segnano il tuo corpo non lasciano spazio a dubbi! Stai per morire, Cristal, e questo sarà il tuo ultimo canto!"

"Se anche dovessi morire…" –Ansimò Cristal, continuando a tenere Gramr avanti a sé, frenando a fatica i fendenti di Flegias. –"Io ti condurrò con me, bastardo figlio di Ares!"

"Ragazzaccio testardo!" –Si indispettì Flegias. –"E allora provaci!!!" –Aggiunse, liberando un violento fendente di infuocata energia, che travolse la spada di Orion, raggiungendo Cristal e scagliandolo indietro, tra schizzi di sangue e frammenti di armatura.

Il fendente trinciò la corazza del Cigno in verticale, proprio a metà, affettando anche ciocche di capelli sporchi del Cavaliere, il cui volto sudato e stanco era sporco di sangue e grumi di terra. Ma Flegias non gli concesse neppure un attimo di riposo, liberando il suo violento assalto energetico.

"Apocalisse Divina!" –Tuonò, sollevando il braccio destro e scatenando un’immensa tempesta di energia a cui Cristal tentò di opporsi, per quanto le folgori dilaniassero la sua corazza e il suo corpo.

"Re... resisterò!!!" –Mormorò, ma sapeva anche lui che non sarebbe stato possibile.

D’un tratto la tempesta sembrò calare d’intensità, come se un muro si fosse interposto tra i due contendenti. Un muro umano.

Cristal, che aveva socchiuso gli occhi, li riaprì improvvisamente, vedendo Scorpio in piedi di fronte a lui, che stava parando la bufera energetica di Flegias, facendogli da scudo con il suo corpo.

"Scorpio… Nooo.. che fai?!" –Gridò Cristal, cercando di affiancare l’amico. Ma l’Apocalisse Divina esplose in tutta la sua potenza, travolgendo persino Cristal, riparato dietro Scorpio, il quale non poté far altro che portare ai limiti estremi della galassia il suo cosmo, concentrandolo in una sfera di energia rossastra, che scagliò contro Flegias, sotto forma di una luminosa cometa.

"Antareeees!!! Per Atena!!!" –Urlò, prima che l’Apocalisse Divina lo scaraventasse via.

Quando Cristal ricadde a terra, schiantandosi in malo modo, la tempesta di Flegias si stava placando, e il Cavaliere poté vedere il figlio di Ares rialzarsi da terra, toccandosi il petto dolorante, raggiunto probabilmente dalla Cometa di Antares. E quello gli fece tornare in mente Scorpio, l’amico che si era sacrificato per lui, disteso a terra, in una pozza di sangue, con l’armatura distrutta, retaggio di un glorioso passato.

"Scorpio…" –Balbettò Cristal, rotolando su se stesso, incapace di rimettersi in piedi.

"Non sprecare il fiato, Cavaliere del Cigno! Milo di Scorpio ha lasciato questo mondo!" –Esclamò Flegias, incamminandosi verso il corpo inerme del Cavaliere d’Oro e sollevando infine la Spada Infuocata. –"Proprio adesso!" –Aggiunse, piantandola nel cranio di Scorpio.

"Nooooo!!!" –L’urlo furibondo di Cristal esplose nella radura del Giardino delle Esperidi, penetrando le fitte nebbie che la circondavano. Rabbioso e furibondo, con le lacrime che gli scendevano dagli occhi azzurri, il biondo Cavaliere si rialzò, mentre il suo cosmo cresceva intorno a lui, raggiungendo immense dimensioni, ghiacciando tutto ciò che si trovava loro intorno.

"Uh?!" –Mormorò Flegias, stupefatto persino lui da un simile prodigio. –"Un uomo in punto di morte che ancora non accetta il proprio destino?!"

Cristal neppure lo ascoltò, quel pazzo, limitandosi a sbattere i pugni avanti a sé, con tutta la forza che aveva dentro, fino all’ultimo bagliore del suo candido cosmo.

"Aurora del Nord!" –Gridò, mentre immensi getti di ghiaccio correvano verso Flegias, il quale, per non essere travolto, fu svelto ad evocare lo Scudo di Ares, la mistica barriera di energia capace di proteggerlo da qualsiasi attacco.

"Incredibile!" –Mormorò, osservando l’interminabile sforzo del Cavaliere del Cigno.

Cristal stava infatti seguitando a sbattere i pugni avanti a sé, in un ininterrotto flusso di energia glaciale, pari allo Zero Assoluto, che continuava a schiantarsi contro lo Scudo di Ares, congelando tutto ciò che stava loro attorno, creando un immenso paesaggio siberiano. Un sospetto scricchiolio fece spaventare Flegias, che vide, con orrore, la propria barriera congelarsi lentamente, ricoperta da un consistente strato di ghiaccio che la stava privando delle sue funzioni.

"Non può essere! Lo Scudo di Ares!!!" –Urlò, mentre la sua difesa andava in frantumi. –"Aaah!!!" –Gridò, venendo travolto dallo scintillante vortice di energia creato da Cristal e scaraventato lontano. Quando ricadde a terra, sbattendo la spalla destra, lussandosela, e perdendo la presa della Spada Infuocata, Flegias osservò con stupore l’intera radura, che non aveva più alcun tratto del mitico Bosco dalle foglie d’oro. Adesso era pari alle desolate lande della Siberia, interamente ricoperte di ghiaccio. A fatica il figlio di Ares si rimise in piedi, richiamando a sé la propria spada.

Apparentemente la sua armatura era ancora intatta, poiché lo Scudo di Ares lo aveva comunque protetto, ma guardandola bene si accorse che era ricoperta di un consistente strato di ghiaccio. Bravo Cristal! Si complimentò, osservando il ragazzo, crollato infine a terra, dopo aver esaurito le proprie energie. Se il tuo assalto mi avesse investito in pieno, mi avresti congelato vivo! Ed ucciso! E nel dir questo strusciò con la Spada Infuocata l’intera superficie dell’Armatura Divina, sciogliendo il ghiaccio e liberandola. Quindi si incamminò verso Cristal, senza più quella baldanza che aveva ostentato inizialmente. Per quanto non avesse riportato ferite esteriori, lo smacco che aveva subito, venendo travolto dall’Aurora del Nord, era stato notevole.

E io odio perdere! Sibilò il Rosso Fuoco, sollevando la Spada Infuocata sopra il cranio di Cristal.

"Muoriii!!!" –Urlò, calando la lama su di lui. Ma essa non raggiunse la testa del Cigno, in quanto Flegias fu obbligato a muoverla di colpo alla sua destra, per parare un violento piano energetico verticale, che aveva scavato un profondo solco nel terreno, dirigendosi verso di lui.

"Chi osa?!" –Tuonò il Flagello degli Uomini, osservando i due nuovi arrivati.

Di fronte a lui, pochi metri distanti, c’era Sirio il Dragone, con il braccio destro avanti a sé, ancora carico dell’incandescente luce che aveva sprigionato poc’anzi, e al suo fianco Dohko di Libra. Entrambi sporchi e malconci, con graffi sulle corazze, in parte distrutte, ma pronti a una nuova lotta.

"Siriooo!" –Esclamò Flegias, abbassando la Spada Infuocata. –"Che piacere rivederti! Sei dunque arrivato fin qua! Pensavo che Gerione vi avrebbe sbranati vivi e usato le vostre teste come defecatoio per le sue giumente!"

"Allontanati da Cristal!!!" –Urlò Sirio, senza curarsi delle parole di Flegias. –"Adesso!!!"

Il figlio di Ares, a quella frase, sorrise, con un perverso ghigno che infastidì i due Cavalieri.

"Sai qual è il vostro problema, Sirio?!" –Mormorò, voltandosi nuovamente verso Cristal, senza curarsi dei due. –"Siete troppo generosi, troppo preoccupati l’uno per l’altro che a volte vi sfugge il nocciolo della questione!!!" –E nel dir questo sollevò la Spada Infuocata, calandola poi su Cristal.

"Nooo…" –Urlò Sirio, balzando in alto, per abbattersi su Flegias, con il braccio destro avanti.

"Attento Sirio!!!" –Urlò Dohko, che aveva compreso il rischio che l’allievo correva.

Zac! Con un colpo secco di Spada Infuocata Flegias colpì Sirio ancora in volo, trinciando la sua Armatura Divina proprio all’altezza dell’addome, e facendogli sputare sangue dal dolore. Sirio si chinò a terra, toccandosi il ventre ferito, mentre Flegias, senza remore alcuna, lo colpì con un violento calcio in pieno viso, scaraventandolo indietro.

"Sirio!" –Intervenne quindi Dohko, liberando il suo colpo segreto.

Un drago di energia saettò verso Flegias, ma egli fu abile a spezzarlo in due con la propria spada, sogghignando dietro di essa, prima di rispedirne parte indietro e saltare verso il suo avversario. Rapidi fendenti squarciarono l’aria, mentre fiamme avvampavano stridendo sul dorato scudo della Bilancia, dietro al quale Dohko tentava di difendersi.

"Frammenti!!!" –Mormorò Flegias, continuando a colpire lo scudo con botte rapide e decise. –"Resteranno solo frammenti di voi!!!"

Dohko tentava di difendersi, ma l’impeto del figlio di Ares era travolgente, non lasciava spazio alcuno a pensieri o riflessioni strategiche, neppure a movimenti, e continuava a colpire lo scudo dorato, scheggiando sempre di più quel che restava dell’antica difesa.

"Addio!!!" –Sibilò infine, puntando la cima della spada contro il cuore dello scudo. Fu un attimo, ma Dohko sentì un dolore immenso, una rovente energia trapassargli il braccio sinistro, mentre lo scudo d’oro andava in mille frammenti, distrutto dalla Spada Infuocata.

"Maestro!!!" –Urlò Sirio, tentando di rialzarsi. Bruciò il cosmo e scattò avanti, caricando il braccio destro di energia cosmica, che assunse la forma di un luminoso dragone verde. –"Colpo segreto del Drago Nascente!"

Ma Flegias non ebbe difficoltà ad evitare l’attacco, estraendo di colpo la Spada Infuocata e balzando indietro, con agili piroette. –"Il Drago Nascente?! Che nome ridonante per un colpo così debole!" –Lo schernì, camminando sul terreno ghiacciato. –"Io l’avrei chiamato drago dormiente!"

"Ti chiamerò fantasma tra poco!" –Tuonò Sirio, scattando ancora avanti. Ma, indebolito per la ferita all’addome, barcollò cadendo a terra, e subito Flegias ne approfittò, lanciandosi su di lui, sollevando con entrambe le mani la Spada Infuocata.

"Sirioo!!!" –Urlò Dohko, liberando una delle Barre Gemellari, che si allungò fino a colpire il ventre di Flegias, mentre calava su Sirio, spingendolo indietro.

"Ancora tu, vecchio maestro?!" –Esclamò furioso il Rosso Fuoco, rialzandosi. –"Dopo duecentocinquanta anni non hai capito che non dovresti intrometterti negli affari divini!"

"Dopo duecentocinquanta anni sono sempre più convinto che le res divinae e le res humanae siano così simili tra loro, da rendere necessario combattere affinché menti aperte e tolleranti collaborino insieme per mantenere la pace su questa nostra verde Terra!"

"La pace, eh?!" –Grugnì Flegias. –"Io odio la pacee!!!" –Gridò istericamente, lasciando partire un violento fendente infuocato, che travolse Dohko, trinciando la sua corazza sull’avambraccio destro. –"Ed è mio supremo dovere evitarla, e fare in modo che le genti si combattano le une con le altre, in un caos perpetuo, in un circolo continuo di violenza e follia! Perché la follia mi inebria, mi eccita pazzamente, come l’acuminata lama di un pugnale che scende sulla gola inerme di una bambina!"

"Maledetto!" –Esclamò Dohko, scagliando un raggio di energia contro Flegias, che non ebbe alcun problema a pararlo con la Spada Infuocata. –"Fosti tu ad ordinare a Gemini di uccidere Atena?!"

"Io? O Crono? O Ade?! Che importanza ha?! Non sono tutti gli Dei un unico Dio?! Non sono tutti dei sottoposti, manifestazioni temporanee della suprema volontà che sta dietro la creazione?!"

"La suprema…?!" –Ripeté Dohko. Ma Flegias non gli diede tempo per riflettere, balzando avanti nuovamente, brandendo la sua Infuocata Spada, che fronteggiò la spada dorata della Bilancia. Lama contro lama, mentre frizzanti bagliori di luce e fiamme si sprigionavano al loro contatto.

"Affonderò questa mia lama nel tuo cranio vetusto, Cavaliere di Libra!" –Sogghignò Flegias. –"Proprio come ho ucciso il Cavaliere di Scorpio tuo compagno, adesso prenderò anche la tua vita!"

"Cosa? Scorpio?!" –Esclamò Dohko, distraendosi per un momento. E ciò permise a Flegias di colpirgli la mano con violenza, mozzandogli un paio di dita e facendogli perdere la presa sulla spada che fluttuò in aria finché Flegias non la afferrò, sogghignando compiaciuto.

"Ah ah!" –Rise il Figlio di Ares. –"Hai perso, Libra!!!" –Aggiunse, puntando la Spada Infuocata alla gola di Dohko, il quale, per evitarla, si gettò a terra, scivolando sul terreno ancora ghiacciato.

"Prendi, maledetto!" –Esclamò, sdraiato in terra. –"Colpo dei Cento Draghi!!!" –E portò entrambe le mani avanti, per quanto la destra gli sanguinasse copiosamente e gli dolesse.

Le verdi zanne dei draghi di Cina si schiantarono però sulla difesa di Flegias, lo Scudo di Ares, una tecnica insuperabile che poteva essere abbattuta provvisoriamente ma mai definitivamente, traendo origine dal cosmo stesso del figlio di Ares. Ma Dohko non si arrese, continuando a scaricare la possente energia dei Cento Draghi su Flegias, e sulla barriera posta a sua difesa.

"Excalibur!!!" –Urlò una voce improvvisamente.

Flegias si voltò, trovando Sirio poco distante, con il braccio destro sollevato e un veloce piano di energia che guizzava verso di lui, distruggendo il terreno ghiacciato. Con agilità, il figlio di Ares balzò in alto, superando il proprio Scudo di Ares, nel momento stesso in cui Excalibur lo raggiungeva dall’interno, scontrandosi con i Cento Draghi e facendo esplodere la difesa. Ancora in volo, lanciò la Spada Infuocata contro Dohko, piantandola nel petto del Cavaliere d’Oro, ancora sdraiato a terra, e abbatté Sirio con un’onda di energia, prima di atterrare sul terreno e liberare la devastante potenza dell’Apocalisse Divina.

La tempesta di energia travolse sia Dohko, sollevandolo da terra, mentre cercava di estrarre la Spada Infuocata dal suo petto, sia Sirio, leggermente più distante, facendoli fluttuare in aria, mentre le folgori devastanti distruggevano parte delle loro armature. Ricaddero a terra molti metri addietro, deboli e pieni di ferite sanguinanti.

"A… Atena.. quest’uomo.. è il demonio in persona!!!" –Mormorò Dohko, rialzandosi a fatica.

Aveva estratto la spada dal petto, e sangue aveva iniziato a scorrere copiosamente sulla sua corazza, offuscando l’antica brillantezza di ciò che in quel momento parve a Dohko soltanto un ricordo. Scorpio! Mormorò, tirando uno sguardo in lontananza, verso il corpo inerme dell’amico di cui non avvertiva più il cosmo.

"Maestro…" –Balbettò Sirio, risollevandosi e affiancandolo. –"Dobbiamo vincerlo! Pegasus è ormai alla Tredicesima Casa! Sento il suo cosmo esplodere!"

"Sì, Sirio!" –Annuì Libra, anche se non aveva idea alcuna su come abbattere il semidio di fronte a loro. Tranne una, forse troppo rischiosa.

"Ancora vivi?! Siete duri a morire!" –Commentò Flegias, aprendo il palmo della mano. La Spada Infuocata, gettata via da Dohko, fluttuò nell’aria, tornando nella sua stretta presa, mentre un ghigno di perversa soddisfazione adornava il viso maschile del figlio di Ares, che la agganciava alla cintura dell’armatura.

"Siamo Cavalieri di Atena, Flegias! Abbiamo uno scopo per cui combattere!" –Gli rispose Sirio.

"Spero che ne abbiate anche uno per cui morire!" –Sogghignò questi, bruciando il proprio cosmo, vasto e oscuro, come la notte più nera.

"Ne abbiamo molti… per cui vivere!" –Esclamò una voce, proveniente da dietro di lui.

"Uh?!" –Mormorò il figlio di Ares, voltandosi, e vedendo Cristal che, a fatica, si rimetteva in piedi. –"Non ti arrendi eh, Cigno?!"

"Abbiamo troppi motivi per cui valga la pena vivere su questa Terra! Ed è così triste che tu, Flegias, che in fondo sei un uomo, non ne comprenda neppure uno!" –Mormorò Cristal, trascinandosi a fatica sul terreno, per raggiungere i propri amici.

Ma Flegias non glielo permise, avventandosi su di lui e iniziando a tempestarlo di pugni. Diretti cazzotti in pieno viso, sul corpo martoriato del Cavaliere di Atena, che frantumarono ancora la sua corazza ammaccata, finché uno di questi non gli sfondò il pettorale all’altezza del cuore.

"Cristal!!!" –Urlò Sirio, osservando il figlio di Ares affondare il pugno destro nel petto dell’amico. Ma Cristal prevenne ogni suo movimento, afferrando il braccio del Rosso Fuoco e sprigionando tutta la sua energia gelante.

"Che stai facendo?! Mollalo Cristal!!! Mollalo o te lo maciullo!" –Ringhiò Flegias, mentre fitte di dolore gli stavano raggiungendo il braccio, al di sotto dall’armatura.

"Almeno questo braccio voglio troncartelo!" –Mormorò Cristal, arrabbiato come non mai per la morte di Scorpio. –"Il punto della bandiera!"

Flegias non rispose iniziando a colpire il Cavaliere di Atena con pugni in pieno viso, con il braccio sinistro, e a sferrargli calci violenti tra le gambe, sull’addome, distruggendo con la sola forza fisica la sua Divina Corazza. Ma Cristal non era intenzionato a lasciare la presa.

Non finché non ti avrò gelato il braccio! Rifletté il Cigno, incurante del dolore, delle ferite, delle botte che stava incassando su tutto il suo corpo.

"Flegias!!!" –Gridò improvvisamente Dohko, obbligando il figlio di Ares a voltarsi.

Prima ancora che questi lo avesse fatto, il Tridente d’Oro della Bilancia saettò nell’aria, piantandosi alla fine nel petto di Flegias, proprio mentre Cristal, senza più forze, lasciava la presa, crollando al suolo esanime, permettendo al figlio di Ares di togliere il braccio dal suo pettorale sfondato, portando con sé la croce del nord, il rosario ultimo dono di Natassia.

"Mio Dio… Cristal!!!" –Esclamò Sirio, correndo verso l’amico, sotto il quale si stava allargando una chiazza di sangue.

Flegias si accasciò in terra a sua volta, estraendo il tridente dorato con la mano sinistra, incapace a muovere il braccio destro, completamente paralizzato, diveuto un ammasso indistinto di ghiaccio.

"Maledetto Cigno! Hai dunque mantenuto la tua promessa! Anche se in punto di morte, mi hai ghiacciato il braccio!" –Sibilò Flegias, rialzandosi. Gli doleva il petto, avendo probabilmente alcune costole rotte a causa del tridente di Dohko, ma fortunatamente la sua Divina Armatura aveva ben retto, impedendogli di scendere in profondità. Nonostante tutto non voleva arrendersi. Non poteva arrendersi. Bruciò ancora il suo cosmo oscuro, avvolgendo l’intera radura con le sue vampe di tetra energia, deciso all’ultimo attacco.

"Sirio!" –Esclamò Dohko, avvicinandosi all’allievo, chinato su Cristal, in una pozza di sangue.

"Sì…" –Rispose semplicemente Dragone, rialzandosi. Ma prima che si rimettesse completamente in piedi, una mano afferrò la sua gamba, sussurrando lievi parole. –"Cristal!" –Urlò sorpreso, mentre l’amico cercava il suo aiuto per rialzarsi.

"Avete... bisogno di me…" –Mormorò soltanto Cristal. E Sirio comprese a cosa si riferisse, incontrando anche lo sguardo annuente di Dohko.

In quella, la tempesta di energia si fece ancora più potente, mentre le infuocate vampe di odio stridevano sul terreno, sciogliendo il ghiaccio e riscoprendo la terra sotto di esso.

"Qua giunge la fine, Cavalieri di Atena! Violenta e inesorabile!" –Esclamò Flegias, espandendo ancora il suo oscuro cosmo. E si preparò per portare l’Apocalisse Divina ai limiti estremi, finché non si fermò improvvisamente, osservando la strana posa che avevano assunto i tre Cavalieri di Atena. La postura della Triade.

Dohko si era messo nel mezzo, genuflesso sulle proprie ginocchia, mentre Sirio e Cristal erano ai suoi lati, ognuno di spalle all’altro, rivolgendo a Flegias le proprie braccia cariche di energia. Il figlio di Ares riconobbe la posizione del colpo segreto dei Cavalieri di Atena, bandito dalla Dea secoli prima, ma recentemente rispolverato.

"Ah ah! Ma sì! Codardi!" –Li derise Flegias. –"Unite pure i vostri poteri, usate il colpo che la vostra Dea ha proibito! Se sfidare gli Dei non vi disturba, se la morte non la temete, potete anche non temere l’indignazione e l’infamia!"

"Non è per l’infamia né per la gloria, Flegias…" –Mormorò Sirio. –"Ma per la prospettiva di un futuro migliore!"

"Che Atena ci perdoni…" –Aggiunse Dohko, prima di far esplodere il proprio cosmo, subito imitato da Sirio e Cristal. –"Urlo di Atena!!!"

L’energia congiunta dei tre Cavalieri si concretizzò in un’immensa sfera cosmica che sfrecciò verso Flegias, il quale oppose doppia resistenza, tentando di frenarla con lo Scudo di Ares e scaricando la bestiale potenza dell’Apocalisse Divina, lo stadio ultimo del suo cosmo oscuro. Lo scontro tra i due poteri generò un’esplosione di immensa portata, che spazzò via il Giardino delle Esperidi, facendo tremare tutta la Collina della Divinità, persino Ares, impegnato in battaglia alla Tredicesima Casa. Gli alberi dalle foglie d’oro scomparvero, come il verde manto erboso, e rocce franarono, distruggendo l’antica scalinata dello Zodiaco, culmine estremo di quella sanguinaria guerra.

Quando la polvere si diradò, permettendo di vedere meglio la rovina e lo sfacelo della Collina della Divinità, emersero i tre corpi esanimi dei Cavalieri di Atena, le cui armature erano in buona parte frantumate e i cui visi stanchi e scavati erano sporchi di sangue e terriccio. Ma di Flegias non vi era più alcuna traccia.

Il primo a riaprire gli occhi fu Sirio, sdraiato a pancia in su, la cui prima visione fu il cielo fosco e caliginoso, e per un momento credette di essere morto. Resosi conto di essere ancora vivo, cercò di muovere la testa, per trovare i suoi compagni, distesi a terra vicino a lui. A fatica, allungò un braccio verso Dohko, dalla cui crepata corazza sgorgavano flussi di sangue, afferrandogli una mano.

"A… Atena…" –Mormorò Dohko, e questo permise a Sirio di capire che era ancora vivo. Stringendo i denti, Sirio si rimise in piedi, svegliando il maestro e chinandosi poi su Cristal, debolissimo ma ancora vivo.

"Abbiamo… vinto?!" –Domandò questi. Ma Sirio non ebbe risposta da dargli, non sapendo quale sorte fosse toccata al figlio di Ares. Già una volta credevano di averlo spazzato via, ed invece era ricomparso, più sadico e violento che mai.

"Pegasus ha bisogno di noi!" –Esclamò infine, aiutando Cristal a rialzarsi.

I tre Cavalieri, sorreggendosi a vicenda, si incamminarono sul terreno distrutto, cercando di trovare la strada per raggiungere la Tredicesima Casa. Improvvisamente tre fanciulle apparvero di fronte a loro, ricoperte da un candido velo bianco sporco. Egle, Aretusa ed Esperia, le Ninfe del Tramonto o Esperidi. Con un sorriso mesto, mostrarono ai tre Cavalieri il corpo del loro amico, Milo di Scorpio, completamente ricoperto di foglie dorate. Lo avevano protetto dalla furia dell’esplosione, impedendo che fosse spazzato via.

Dohko le ringraziò, prima di chinarsi sul parigrado caduto e scoprire il suo volto, per guardarlo un’ultima volta, mentre lacrime troppo a lungo represse scivolarono via sul suo viso sporco. Cristal avrebbe voluto gettarsi in terra, prendere per mano l’amico e risvegliarlo, ordinargli di alzarsi e venire con lui da Ares, a combatterlo insieme. Ma realizzò che Scorpio non lo avrebbe udito.

"No!" –Mormorò piangendo. –"Egli non udirà più il clangore delle spade che si affronteranno sui campi di battaglia, non sentirà più il dolore della guerra! Adesso, finalmente, avrà il riposo eterno!"

"Che Atena sia con te, nobile Cavaliere di Scorpio!" –Balbettò Sirio, in lacrime.

Quindi i tre Cavalieri di Atena si incamminarono verso la Tredicesima Casa, estremo confine dei Templi dell’Ira, dando l’ultimo saluto al loro vecchio amico, decidendo di onorare la sua memoria nel miglior modo possibile: sconfiggendo Ares e liberando la Terra dalla sua nefasta presenza.