CAPITOLO TRENTUNESIMO. ETERNO TERRORE.

Deimos, Divinizzazione del Terrore, figlio di Ares e Afrodite, fermò il pugno a mezz’aria, distratto dall’apparizione di una donna all’interno del Dodicesimo Tempio, e concedendo a Phoenix qualche ulteriore momento per recuperare le forze. Si voltò verso l’ingresso e vide una figura avvicinarsi a loro, una figura che ben conosceva, avendola suo Padre richiamata al suo servizio pochi giorni prima: Ippolita, Regina delle Amazzoni.

La donna indossava un’armatura grigiastra, dai toni spenti, identica a quella che vestiva durante lo scontro con Phoenix, e portava appesa alla cintura una rozza spada. Aveva lo sguardo fiero delle Amazzoni e un portamento impeccabile e niente poteva far pensare che due ore prima fosse stata malamente sconfitta proprio da Phoenix.

"Ippolita!" –Esclamò Deimos, stupito di trovarsela di fronte.

"Comandante Deimos!" –Affermò la donna, inginocchiandosi di fronte al Dio. –"Chiedo a voi solennemente il permesso per affrontare quest’uomo!"

"Uh?!" –Mormorò Deimos, fissando la Regina inginocchiata ai suoi piedi. –"Stupidaaa!!!" –Le urlò, scagliandole un calcio in pieno viso e scaraventandola indietro. –"Hai avuto la tua occasione, inutile donna, di dimostrare la tua fedeltà ad Ares, e l’hai sprecata, permettendo a costui e ai suoi compagni di superare il Nono Tempio!!! E adesso vieni a chiedermi un’altra possibilità?!"

"Ho fallito, mio Signore!" –Continuò Ippolita, pregando Deimos di concederle una nuova occasione. –"Ho avuto paura di morire! La morte, per noi che abbiamo vissuto per secoli in un limbo senza fine, è una prospettiva terrificante, a cui non ho saputo opporre tenace resistenza!"

"La morte vince su tutto, Regina delle Amazzoni! Ed è ciò che meriti per il tuo tradimento!"

"Vi prego... vi imploro umilmente... a nome di tutto il mio popolo… offritemi la possibilità di rimediare al mio errore! Qua! Adesso! Lasciate che onori il giuramento che feci a vostro Padre!"

Deimos la fissò ancora per qualche secondo, combattuto tra il desiderio di ucciderla, per l’incapacità dimostrata e quello di lasciarla fare, rischiando al massimo di vederla massacrata nuovamente da Phoenix. La sadica prospettiva di uno scontro tra i due lo eccitò, spingendolo ad acconsentire alla sua richiesta.

"E sia Ippolita…" –Esclamò infine, ordinando alla donna di alzarsi. –"Ma non avrai un’altra possibilità! Uccidilo, e fallo adesso!"

"Grazie... grazie infinite." –Disse Ippolita, rialzandosi commossa. Senz’altro aggiungere, la Regina delle Amazzoni si portò di fronte a Phoenix, bloccato al muro dall’infuocata spada che gli aveva trapassato un braccio, incuriosito, quasi preoccupato, dall’evolversi della situazione.

"Ippolita…" –Mormorò stancamente Phoenix, mentre la donna impugnava la spada, estraendola di colpo e facendo barcollare il ragazzo. Con lo sguardo perso nel niente, malinconico ed eterno al tempo stesso, la Regina delle Amazzoni strinse con forza la mortifera lama, sollevandola con entrambe le mani, mentre Deimos osservava eccitato l’intera scena.

"Uccidilo!!!" –La incitò follemente. –"Adesso!!!"

"Sì!" –Commentò semplicemente lei, incrociando finalmente lo sguardo di Phoenix. Durò soltanto un attimo, ma ad entrambi sembrò eterno. Ippolita si voltò di scatto verso Deimos, scagliandosi contro di lui, lanciando fendenti infuocati che stridettero contro la corazza del Dio del Terrore.

"Come osi?! Come osi?!" –Tuonò questi, evitando i veloci attacchi della Regina delle Amazzoni.

"Ippolitaaa!!!" –Urlò Phoenix, sorpreso e disorientato dalla situazione.

"Mi hai chiesto un motivo per combattere per la libertà e per il mio popolo!"–Mormorò la Regina, continuando a fronteggiare Deimos. –"Eccolo! Ed è lo stesso che spinge anche tu a lottare, Ikki! Un patto fatto con noi stessi, di cui noi soltanto siamo i firmatari ed i beneficiari! Un patto che si chiama lealtà, onore, orgoglio, rispetto! Amore!" –Aggiunse, calando la lama su Deimos.

Il figlio di Ares fece schiantare la spada sul bracciale sinistro, usandolo come scudo e trattenendo un urlo di dolore, mentre il sangue usciva dalla ferita; ma questo gli permise di sferrare un violento calcio contro Ippolita, scagliandola indietro e recuperando il possesso della propria arma.

"Traditrice!!!" –Le puntò l’indice contro Deimos, mentre le bianche onde di terrore del suo cosmo aleggiavano intorno a lui. –"Ares ti avrebbe donato la tua terra, ma tu hai preferito rinunciarvi, condannandola ad un rogo perpetuo!! Lo stesso rogo nel quale brucerai tu!!!"

"Dardo incandescente delle Amazzoni!" –Esclamò Ippolita, concentrando il cosmo verdastro sotto forma di arco e scoccando un’incandescente freccia di energia contro Deimos. Ma il dardo si perse nelle onde che circondavano il Dio del Terrore, sfasciandosi al proprio interno, di fronte allo sguardo preoccupato di Phoenix, che cercò di intervenire, caricando il proprio Pugno Infuocato, che incontrò la stessa sorte della freccia di Ippolita.

"Onde di Terrore!" –Urlò Deimos, liberando le proprie onde cosmiche, le quali, a differenza di quelle che avevano terrorizzato e vinto Andromeda e Pegasus, erano molto più violente, simili a fluttuante energia cosmica che scaraventò Phoenix contro la parete, facendola crollare su di lui, e paralizzò Ippolita, sospendendola a mezz’aria.

"Uungh…" –Mormorò la Regina delle Amazzoni, tentando di liberarsi, ma si rese conto di non riuscire a muovere autonomamente neppure un muscolo, bloccata a mezz’aria, tremante come un canarino, dalle onde di bianco cosmo di Deimos.

"E dopo aver ucciso te… taglierò la gola a tutte le tue donne, con questa mia spada!!!" –Sibilò perfidamente il Dio, avvicinando la lama alla donna e passandola contro il suo collo. Non aggiunse altro e la scaraventò contro il muro retrostante, schiacciandola con le sue onde di energia, mentre la protettiva cozza della guerriera andava in frantumi.

"Muoriii!!!" –Urlò infine Deimos, lanciando la spada contro Ippolita e mirando al cuore. Ma essa non la raggiunse, venendo intercettata da Phoenix, che offrì il suo corpo come scudo alla donna, lasciando che l’affilata lama lo centrasse alla spalla sinistra, distruggendo la sua Armatura Divina.

"I… Ikki…" –Mormorò Ippolita, vedendo il ragazzo accasciarsi a terra, in una pozza di sangue. Bruciò il cosmo, cercando di liberarsi dalla prigionia del Dio del Terrore, ma si rese conto di essere troppo debole, di avere ancora le cicatrici dello scontro con Phoenix. Si maledisse, incitandosi a reagire, prima che Deimos massacrasse entrambi. Improvvisamente una catena scintillò nell’aria, moltiplicandosi in infinite copie, che Deimos fu svelto ad evitare, venendo però spinto indietro. Si voltò e trovò Andromeda in piedi, seppur affaticato, e Pegasus al suo fianco.

"Ancora vivi?! Credevo che le vostre anime già vagassero terrorizzate per la Valle di Ade!"

"E così è stato, infatti!" –Disse Andromeda, ancora agitato a quel ricordo. –"Ma è stato mio fratello a riportarci qua! Il suo cosmo ardente, accendendosi intorno a me, mi ha richiamato alla vita!"

"Phoenix…" –Mormorò Pegasus, chinandosi sull’amico. Ma questi lo spinse via, estraendosi a fatica la spada dalla spalla, e lo incitò a correre avanti, portando Andromeda con sé. –"Ma Phoenix.. vuoi rimanere da solo a combattere contro di lui?!"

"Voi non sareste in grado di fronteggiare i suoi poteri." –Commentò Phoenix bruscamente. –"E non sono da solo!" –Pegasus e Andromeda si scambiarono uno sguardo dubbioso, prima di annuire con un sospiro; fecero per voltarsi e correre via, ma Deimos scattò dietro di loro, determinato a fermarli.

"Non ci provare!" –Gridò Phoenix, mettendosi in mezzo. –"Sono io il tuo avversario!"

"Tu eri il mio avversario, Phoenix! Adesso sei morto!" –Gli rispose Deimos, poggiando la mano sinistra sul petto del Cavaliere. Onde di energia scossero l’intera superficie dell’Armatura Divina, mentre Phoenix era bloccato davanti a lui, incapace di muoversi. –"Tremor!" –Sibilò il Dio.

Le forme del corpo di Phoenix, i lineamenti del suo viso, i suoi occhi, parvero deformarsi orribilmente, prima di venir scaraventato in alto, schiantarsi contro il soffitto e ricadere a terra, precipitando verso il basso, dove Deimos lo aspettava con la Spada Infuocata sollevata sopra di sé.

"Nooo!!!" –Urlò Ippolita, espandendo al massimo il proprio cosmo e liberandosi dal potere psichico di Deimos. Si avventò sul figlio di Ares, gettandolo a terra, e impedendogli di penetrare Phoenix con la sua lama, mentre il Cavaliere si schiantava sul pavimento, battendo la spalla ferita.

"Sei pazza, donna!" –Mormorò Deimos. –"La furia di mio Padre ti perseguiterà in eterno!"

"Saprò domarla!" –Sibilò lei, afferrando di scatto la sua corta spada e piantandola nell’interno del braccio destro di Deimos. –"Come domerò te!" –Fece per sollevarsi ma Deimos la scaraventò in aria con un potente calcio all’addome, facendola rotolare a terra per diversi metri, mentre il Dio estraeva la corta lama dal suo braccio, troncandola sulle proprie gambe. Ma Ippolita era determinata a non lasciarsi abbattere e aprì il suo palmo destro, liberando iridescenti fasci di energia, che travolsero Deimos, intrappolandolo al centro di una rete.

"Maglia delle Amazzoni!" –Gridò, usando la tecnica che aveva immobilizzato Sirio ore prima.

"Traditrice... traditriceee!!!" –Urlò Deimos come un dannato.

"Risparmia il fiato, figlio di Ares!" –Mormorò Ippolita, mentre i fili di energia della maglia da lei creata intrappolavano Deimos, sospeso in aria, in una grande ragnatela. Assicuratasi che il Dio fosse momentaneamente innocuo, Ippolita si avvicinò a Phoenix, per sincerarsi delle sue condizioni; si chinò su di lui, ancora debole e frastornato, e gli sfiorò una mano, aiutandolo a rialzarsi.

"Ippolita…" –Disse Phoenix, fissandola con i suoi occhi scuri. La Regina delle Amazzoni sorrise, senza abbassare lo sguardo, e in quel momento si sentì meno guerriera e più donna, più umana.

"Ooaaah!!!" –Urlò improvvisamente Deimos, espandendo il proprio cosmo biancastro. Onde di energia apparvero intorno a lui, scivolando nell’aria fino a lambire i feriti corpi di Phoenix ed Ippolita, fermando nuovamente i loro movimenti.

"Co.. come puoi fare questo, prigioniero della mia maglia?" –Chiese Ippolita, incapace di muoversi.

"Stupida donna!" –Sibilò il Dio dello Spavento. –"Puoi fermare il mio corpo, ma non i miei poteri! Le onde di energia da me generate possono arrivare ovunque, superando qualsiasi difesa, perché agiscono direttamente sulle emozioni umane!"

"Che... cosa?!" –Balbettò Phoenix, mentre il suo corpo tremava e fremeva agitatamente.

"Le Onde di Terrore agiscono sui sentimenti inconsci, acuendoli, incupendoli, trasformando anche l’uomo più sicuro e determinato in una larva incapace di scegliere, in un dubbioso cronico, insicuro e impaurito! Paralizzando i suoi centri nervosi e generando in lui il panico!" –Spiegò Deimos, osservando soddisfatto Phoenix e Ippolita, fermati a mezz’aria di fronte a sé, mentre le loro corazze vibravano sinistramente. –"La pressione a cui le vostre armature e i vostri corpi sono sottoposti diventerà presto insostenibile ed esploderete!"

"Ma... mai…" –Rantolò Phoenix, bruciando il suo ardente cosmo.

"Non puoi vincermi Phoenix! Non finché non vincerai le tue paure!!!" –Esclamò Deimos, ridendo beffardamente.

"Le tue paure?!" –Domandò Ippolita, ma Phoenix non rispose, concentrando i propri sensi.

Fin da quando era diventato Cavaliere non aveva avuto alcuna paura, non aveva mai provato sentimenti di terrore e di panico, in parte perché, grazie al supremo potere della Fenice, poteva sempre trovare la forza per risorgere, anche dalle situazioni più buie, in parte perché non c’era realmente niente che potesse spaventarlo. Spavaldo ed arrogante, Phoenix aveva sempre affrontato i suoi nemici a testa alta, anche quelli più tremendi, come Virgo e Gemini, senza mai mostrare cenni di debolezza, ma riuscendo sempre a vincere, superando ogni volta i proprio limiti.

L’unica occasione in cui si era realmente trovato in difficoltà era stato in Ade, affrontando Ade reincarnatosi in suo fratello; ma non era stata paura a fermare il suo pugno, bensì l’affetto fraterno che lo legava ad Andromeda, la triste, ma profonda consapevolezza, che Andromeda avesse deliberatamente accettato Ade dentro di sé, per permettere ai Cavalieri suoi amici di ucciderlo.

Allora cos’è?! Si domandò. Cos’è questo terrore che mi corre lungo la schiena, come un’affilata lama che scende sulla mia pelle nuda? Perché le Onde di Terrore mi bloccano? Su quali sentimenti agiscono per rendermi così tremante e insicuro? Phoenix non rispose, ma una parte di sé iniziò a capire. C’era un unico sentimento che era mancato nella sua vita, un’unica emozione che non aveva mai provato, o che forse aveva messo da parte. E su essa Deimos stava giocando.

"Maledetto!!!" –Ringhiò Phoenix.

"Smettila di agitarti, ragazzino!" –Mormorò Deimos, mentre il suo cosmo cresceva sempre più intorno a lui, fino al punto da strappare i fili della maglia di energia.

"Nooo… si sta liberando!!!" –Esclamò Ippolita, stupefatta.

"Tutti i limiti sono fatti per essere superati!" –Sogghignò Deimos. –"E il terrore vince su tutto!" –E con un brusco gesto strappò via la ragnatela energetica che lo aveva imprigionato, ricadendo compostamente a terra. Sollevò il braccio destro, mentre le Onde di Terrore fluttuavano nell’aria, ballerine danzanti al suo comando, e aprì il palmo di colpo. Ippolita e Phoenix furono scaraventati indietro, schiantandosi contro la parete retrostante, mentre le loro corazze si danneggiavano ancora.

"Così... giunge la fine!" –Mormorò Deimos, richiamando a sé la sua Spada Infuocata. –"Che siate pronti oppure no, che la vogliate accettare o meno!"

"I... Ippolita…" –La chiamò Phoenix, cercando di voltarsi verso di lei. –"Liberati dalle tue paure, cerca di vincerle!"

"Che... cosa?!" –Balbettò lei, non capendo a cosa Phoenix si riferisse.

"Le Onde di Terrore agiscono sui sentimenti, sulle nostre incertezze, trasformando dubbi in angosce, rimorsi in opprimenti sensi di colpa, amore in disperazione!" –Spiegò Phoenix, che aveva compreso il segreto di Deimos. –"Cos’è che ti preoccupa così tanto?! Libera i tuoi sentimenti ed egli niente più potrà su te!" –Urlò Phoenix, mentre le Onde di Terrore lo opprimevano sempre più.

I miei sentimenti?! Rifletté Ippolita. E per un momento realizzò di non averne, di non provare desiderio alcuno che non fosse tornare a Themiskyra, sulle rive del Termodonte, dove vivere in pace, Regina del popolo di Donne guerriero che desideravano essere libere dalle schiavitù dei maschi. Indipendenti e fiere di loro stesse. Doveva forse rinunciare a quello?! Ma realizzò che non era la risposta giusta. Quella non era una paura, ma una speranza che coltivava da millenni e che Ares aveva riacceso in lei, offrendole un’occasione per riavere la sua terra. Ma adesso che aveva tradito, ribellandosi a lui, Ippolita era perfettamente cosciente che il Dio non gliel’avrebbe mai resa.

No! Deimos non sta giocando con questo. Rifletté Ippolita, prima di voltarsi a fatica verso Phoenix, sentendo un suo nuovo grido di dolore, stretto dalle mortali Onde di Terrore. Lo osservò per un momento, appiattito al muro, con il volto stanco e ferito e i capelli mossi, e chiazze di sangue sulla sua splendida corazza ammaccata, e lo trovò… bello! Sì! E le scappò un sorriso, prima che una nuova fitta le stringesse il cuore, facendola quasi esplodere dall’interno.

"Libera i tuoi sentimenti ed egli niente più potrà su di te!" –Le ultime parole di Phoenix rimbalzarono nella sua mente. E… se fosse?! Rifletté per un momento, prima di cacciare quel pensiero improbabile. Ma una nuova fitta al cuore la ferì, obbligandola a fronteggiare se stessa. Ikki. Mormorò. E per un attimo le sembrò di sentire le Onde di Terrore diminuire. Ikki di Phoenix

"Ikkiiiii!!!" –Gridò. E come d’incanto le onde allentarono la presa, lasciandola cadere al suolo, di fronte agli occhi stupefatti di Deimos.

"Che cosa?!" –Esclamò il Dio, spostando poi lo sguardo su Phoenix.

"Eh eh…" –Sorrise il ragazzo, mentre il suo corpo riacquistava scioltezza nei movimenti.

"Non può essere! Non potete sfuggire alle Onde di Terrore!" –Gridò Deimos, rinnovando l’assalto. Fluttuanti onde di energia biancastra tentarono di abbattersi sui corpi di Ippolita e Phoenix, ma furono improvvisamente fermate da un’invisibile barriera.

"Il Cinto di Ippolita!" –Commentò la donna, toccando la sua cintura. –"Adesso è tuo!" –Sorrise, rivolgendosi a Phoenix.

"A buon rendere!" –Mormorò questi, scattando avanti, con il pugno destro carico di energia. –"Pugno Infuocato!!!" –La sfera di rovente cosmo sfrecciò verso Deimos, rimasto sorpreso e allibito dal fallimento della sua mortifera tecnica, che non riuscì ad evitare l’impatto, venendo scaraventato indietro, e ricadendo con fragore sul pavimento di marmo.

"Maledetta Fenice… ti strapperò le piume una ad una!!!" –Ghignò Deimos, tentando di rialzarsi

"Eccole!" –Esclamò Phoenix, scagliando raffiche di Piume Infuocate verso il Dio, il quale, disteso in terra, rotolò in fretta per evitarle, nascondendosi dietro una colonna e rimettendosi poi in piedi. L’ultima infuocata piuma della Fenice si piantò nel marmo della colonna dietro alla quale Deimos si era celato, per riprendere un attimo fiato. Non era debole fisicamente, ma solamente sorpreso, quasi sconvolto, che qualcuno avesse sventato il suo attacco sentimentale. Senza demoralizzarsi troppo, sogghignò, concentrando il proprio cosmo.

"Phoenix!!! Attento!!!" –Gridò Ippolita, osservando la Spada Infuocata, caduta in terra quando Deimos era stato colpito, tremare per un momento, prima di sfrecciare verso il Cavaliere della Fenice, mirando alla sua schiena. Ma non la raggiunse, venendo imbrigliata da una sottile trama di energia, che assunse presto la forma di una ragnatela.

"Maglia delle Amazzoni!" –Esclamò Ippolita, prima di crollare in ginocchio, debole e stanca.

"Maledetta Amazzone!" –Gridò Deimos furibondo, uscendo da dietro la colonna e colpendo Phoenix con un pugno in pieno addome. La spinta fece barcollare il ragazzo, permettendo al Dio di avvicinarsi e toccare il suo petto con il palmo sinistro. –"Tremor!" –Sogghignò, mentre il corpo di Phoenix, bloccato di fronte a lui, iniziò a tremare, e la sua corazza a vibrare. –"A differenza delle Onde di Terrore, questo mio colpo non incide sull’animo della vittima, limitandosi a fermare i suoi movimenti e a farla tremare, finché, disperata, non crolla su se stessa!"

Ippolita, vedendo Phoenix in difficoltà, si rialzò, cercando di aiutarlo, ma Deimos, stufo dei suoi continui interventi, le puntò l’indice destro contro, sprigionando un violento fascio di energia che la trapassò completamente, distruggendo quel che restava della sua corazza e dilaniandole il petto.

"Phoenix…" –Mormorò Ippolita, accasciandosi in un lago di sangue. –"Apri le tue ali e vola via…"

"Ippolitaaa!!!" –Urlò Phoenix, angosciato alla vista della donna gravemente ferita.

Il cosmo della Fenice avvampò impetuoso, mentre tutto il suo corpo si surriscaldava, obbligando Deimos a togliere la mano, per non essere scottato, e a balzare indietro, stupefatto. Un momento dopo, l’infuocato uccello si liberò, mentre Phoenix riprendeva possesso dei suoi movimenti.

"Pagherai, per il male che hai voluto farci!" –Gridò, mostrando il pugno carico di energia cosmica. –"Ali della Feniceee!" –L’impetuosa tempesta infuocata scivolò nel salone della Dodicesima Casa, travolgendo Deimos e scaraventandolo in alto, mentre stridenti vampe di fuoco danneggiavano la sua Veste Divina. Ricadde rovinosamente al suolo molti metri indietro, scavando una fossa nel pavimento, da cui comunque emerse poco dopo, ansimando per la fatica, ma pronto a lottare ancora.

Phoenix non ebbe neppure il tempo per avvicinarsi ad Ippolita che sentì una tremenda angoscia montargli nel cuore, così grande come mai l’aveva provata prima. Il timore di perdere qualcuno che gli era caro. Si voltò verso Deimos e lo vide sollevare il braccio destro sopra di sé, concentrando il cosmo sull’indice destro; vide onde di energia fluttuare nell’aria, attratte dal dito del Dio, evanescenti strati di cosmo che si racchiudevano in un’unica piccola sfera.

"Come promesso, Phoenix, spezzerò il tuo spirito, piegandolo a me! Tu che rifiutasti di servire il male, e divenire Cavaliere oscuro, che ti gloriasti della tua immortalità, forte della Fenice che albergava in te, che accantonasti i sentimenti umani, tronfio della tua superba indipendenza, adesso piegherai il capo a me, Dio supremo dello Spavento!"

"Tzè, non mi chinerò mai a nessun Dio malvagio, Deimos!" –Esclamò Phoenix, ma il figlio di Ares lo ignorò, continuando a concentrare il cosmo sulla punta dell’indice.

"Conoscerai adesso il vero terrore!" –Sibilò, prima di abbassare il dito e sprigionare una violenta luce biancastra. –"Il massimo colpo di Deimos! Strage di Spirito!"

Phoenix incrociò le braccia davanti a sé, come per parare l’attacco di Deimos, qualunque cosa essa fosse, ma si accorse, con stupore, che esso non era rivolto a lui. Ma ad Ippolita, che tentava di rialzarsi dolorante. La bianca dissolvenza di Deimos la raggiunse in testa, sollevandola per un momento da terra, come se un vampiro le stesse risucchiando l’anima, impedendole di proferire qualsiasi parola. Un attimo dopo ricadde a terra, giù, lungo distesa. Morta.

"Nooo!!! Ippolita!!!" –Gridò Phoenix, correndo verso di lei, sollevandola, scuotendola, cercando di risvegliarla. Ma la donna non parlò più, vuoto fantoccio di un’anima spezzata. Persino i suoi occhi erano spenti, privi di ogni fiamma vitale. A conferma di ciò, la maglia di energia dentro la quale era intrappolata la Spada Infuocata di Deimos scomparve nel nulla, lasciando cadere l’arma a terra.

"Ippolita… Ippolitaaa!!!" –Urlò Phoenix, piangendo, finalmente piangendo.

"Era la fine che meritava, per aver tradito mio Padre, colui a cui aveva prestato giuramento di fede! Giuramento che ha tradito!" –Commentò Deimos, recuperando la spada, tronfio del suo successo. –"Lo Strage di Spirito non lascia possibilità alcuna di salvezza, spezzando l’anima della vittima!"

"Perché hai colpito prima lei? Perché l’hai fatto Deimos?!" –Ringhiò Phoenix, rimettendosi in piedi, rabbioso come non mai.

"Perché era una traditrice! E meritava mille volte di morire!" –Rispose il Dio, in piedi di fronte a lui. –"Inoltre volevo tormentarti ancora un po’! Dal momento che le Onde di Terrore non hanno avuto su te l’effetto sperato, speravo che questo potesse scuoterti un po’!"

"Mi ha scosso, Deimos! Mi ha scosso!!!" –Esclamò Phoenix, bruciando al massimo il proprio cosmo infuocato. –"E sentirai sulla tua pelle quanto sono agitato adesso! Quanta rabbia covo dentro!!!" –E senza altro aggiungere Phoenix scattò avanti, scagliando un pugno dopo l’altro, destro, sinistro, carichi di energia incandescente. Deimos tentò di difendersi con la Spada Infuocata, sollevandola di fronte a sé, ma un destro di Phoenix la schiantò, spaventando persino il Dio da tale violenza, estrema espressione di una ferrea volontà di vendetta e di distruzione.

Deimos si scansava di lato in lato per evitare gli affondi del Cavaliere, ma si accorse presto, suo malgrado, che la velocità di Phoenix aumentava sempre più, dovendo faticare maggiormente per schivare i suoi colpi. Ouch! Strinse i denti, mentre un cazzotto infuocato lo raggiungeva alla spalla destra. Maledizione! Sibilò, quando un secondo pugno lo prese allo sterno.

"Fermati Phoenix! Bastaa!" –Gridò il figlio di Ares, ma Phoenix continuò a prenderlo a pugni, uno dopo l’altro, spaccando con le sue mani la Divina Armatura del Terrore. L’ultimo pugno lo prese in pieno viso, scaraventandolo a terra. Stupefatto, Deimos si rimise in piedi, con il volto gonfio di lividi e la corazza ammaccata in più punti. Ma non ebbe il tempo di pensare ad un piano di attacco che fu subito afferrato per il collo da Phoenix e stretto da dietro la schiena in un mortale abbraccio.

"Diavolo d’un Phoenix, ma cosa vuoi fare?!" –Urlò, mentre l’ardente cosmo della Fenice esplodeva attorno a loro.

"Ucciderti…" –Mormorò Phoenix a bassa voce. –"Ma prima farti provare il terrore, lo stesso panico che tu, maledetto, riservavi alle tue vittime!" –E nel dir questo il cosmo del Cavaliere esplose, assumendo la forma di un immenso uccello infuocato che si sollevò in volo, distruggendo il soffitto della Dodicesima Casa e volteggiando nel cielo di Atene, mentre ardenti fiamme stridevano sui corpi dei due uomini.

"Volo dell’Araba Fenice!" –Urlò Phoenix, stringendo Deimos a sé, mentre il timore della sconfitta iniziava a farsi strada nell’animo del Dio. Ruotarono su loro stessi, prima di precipitare verso il basso, ancora avvolti nelle fiamme dell’uccello incandescente, schiantandosi contro la parete rocciosa dietro la Dodicesima Casa, ricadendo nel piazzale posteriore, tra i cocci delle loro corazze.

"No... non è possibile!" –Balbettò Deimos, cercando di rimettersi in piedi. –"Un uomo… senza paura ha potuto vincermi?! No! Nooo!!!" –Urlò, espandendo l’ultimo residuo del suo cosmo e concentrandolo sull’indice destro. Ma prima che potesse scagliare nuovamente lo Strage di Spirito, un violento pugno di infuocata energia gli sfondò il petto, proprio all’altezza del cuore.

"Ouch..." –Mormorò il figlio di Ares, mentre i suoi occhi parevano spegnersi. Con violenza, la mano estrasse il cuore insanguinato dal petto del Dio, ponendoglielo di fronte agli occhi.

"Questo è il terrore!" –Commentò Phoenix, prima di gettarlo via.

Deimos stramazzò al suolo, senza più vita né cosmo, in un lago di sangue, visione che gli avrebbe eccitato l’animo se fosse stato lui la causa di simile delitto. Ma anche Phoenix crollò poco dopo, troppo debole persino per camminare. Aveva ferite su tutto il corpo e perdeva sangue, ma prima di lasciarsi andare doveva fare ancora una cosa.

A fatica, si trascinò per l’intero piazzale, strisciando come un lombrico sul terreno, lasciando sporche tracce di sangue sul candido marmo. Arrivò all’ingresso del tempio e continuò a rantolare sul pavimento, trascinandosi fino all’interno, mentre tutto il corpo gli doleva, tutto il corpo gli piangeva di dolore. Fisico e morale.

Raggiunse infine il corpo di Ippolita, Regina delle Amazzoni, colei che aveva dato la vita per salvare la sua, la vita di uno sconosciuto. Un uomo che aveva saputo ricordarle cosa significasse essere donna, cosa significasse provare un sentimento per qualcuno. Le accarezzò il volto, con le mani insanguinate, mentre lente lacrime scendevano sul suo sporco viso, e rimase così per qualche minuto, a cullarla dolcemente, mentre le forze lo abbandonavano sempre più. Infine, le prese la testa tra le mani e la baciò, poggiando le sue labbra su quelle di lei.

"C’è sempre una seconda scelta... Ikki…" –Gli sembrò di udire la sua voce. Poi non udì altro, e crollò, accanto a lei, sul freddo pavimento di marmo.