CAPITOLO VENTIDUESIMO. IL TERRIBILE GERIONE.
Pegasus, Sirio, Cristal, Andromeda e Phoenix correvano lungo la scalinata di marmo, diretti verso le ultime tre fatiche che Ares aveva riservato loro, finalmente riuniti. Era la prima volta che i cinque compagni si ritrovavano a correre insieme. Alle Dodici Case Phoenix era infatti arrivato dopo, per aiutare gli amici in difficoltà, mentre ad Asgard, nel Regno Sottomarino e in Ade avevano tutti corso separatamente. La battaglia sull’Olimpo aveva infine visto i cinque amici ritrovarsi alla Torre Bianca, dopo mesi in cui erano stati separati, per volontà di Isabel di toglierli dalla guerra.
Tre fatiche dovevano ancora affrontare, tre fatiche prima di giungere alla Tredicesima Casa, dove Ares si era sistemato, infangando con il suo sporco e sanguinario cosmo il Grande Tempio di Atena. Le battaglie intermedie avevano stancato tutti e cinque i Cavalieri, danneggiando in parte le loro Armature Divine; quella di Cristal inoltre era l’unica a non essere stata riparata da Efesto, l’unica che non aveva goduto del mithril, elemento che si era rivelato utilissimo per proteggere i ragazzi.
Un latrato improvviso rallentò la corsa dei cinque compagni, anticipando l’arrivo di un grosso animale che torreggiò sopra di loro, occupando l’intera larghezza della scalinata.
"Attenti!" –Urlò Pegasus, osservando la grossa bestia.
L’animale, simile ad un immenso cane, si avventò sui Cavalieri, cercando di schiacciarli con le sue grosse zampe e di affondare i suoi velenosi artigli nei loro corpi, mentre litri di torrida bava calavano dalla sua bocca mostruosa.
"Ma…" –Mormorò Cristal, osservandolo. –"È un cane bifronte! Ed è immenso!"
Il cane era alto quasi tre metri, formato da un corpo robusto, con folto pelo scuro, da cui partivano due grandi musi ornati da putridi denti affilati. Pegasus e Andromeda notarono immediatamente una somiglianza con una bestia che avevano incontrato l’anno precedente, Cerbero, guardiano della Seconda Prigione dell’Inferno, anche se questo era di dimensioni ridotte.
Phoenix evitò l’affondo dell’immenso cane, prima di lanciargli contro centinaia di piume infuocate che si piantarono nel suo collo, esplodendo poco dopo e facendolo sbraitare dal dolore. Andromeda liberò la catena, creando una gigantesca tagliola con la quale imprigionò le zampe anteriori dell’animale, prima di lanciare la catena di offesa sotto forma di Spiral Duct per unire insieme le due teste del cane, facendole sbattere tra loro. Ma la bestia oppose forte resistenza, dimenandosi e sollevando Andromeda con una brusca spinta, fino a farlo sbattere contro la parete laterale.
"Lo fermerò io!" –Gridò Cristal, espandendo il proprio freddo cosmo che congelò l’intera scalinata, prima di lanciarsi avanti, scivolando sul ghiaccio da lui creato e portandosi proprio in mezzo alle gambe del bestione.
"Stai attento, Cristal!" –Urlò Pegasus preoccupato, mentre l’amico sfiorava con la mano le gigantesche zampe del cane, sprigionando il suo potere gelante.
La bestia guaì selvaggiamente, mentre il gelo della Siberia paralizzava i suoi arti anteriori, impedendogli provvisoriamente di muoversi. Prima che Pegasus riuscisse a muoversi, per scagliare il suo lucente fulmine contro di essa, un fischio risuonò nell’aria, quasi un richiamo, attirando l’attenzione della creatura, che parve momentaneamente rilassarsi.
"Uh?!" –Mormorò Phoenix, osservando una figura, di stracci vestita, discendere la scalinata e raggiungere il grosso animale.
Era un vecchio zoppo e rachitico, con lunghi capelli grigi e sporchi, faccia scavata e piccoli occhi grigi. Indossava cenci stracciati in più punti e camminava tenendosi ad un bastone. Al di là dell’apparenza, che poteva spingere alla commiserazione, tutti i Cavalieri percepirono l’ostentazione del suo piccolo cosmo ostile.
"Chi sei tu?!" –Incalzò Pegasus.
"Euritione è il mio nome, pastore di Gerione!" –Rispose il vecchio, carezzando le gambe del cane. –"E voi non siete i benvenuti, Cavalieri di Atena!"
"Strano che un invasore si permetta di rivolgersi in tal modo al proprietario di casa!" –Ironizzò Phoenix.
"Questa non è più casa vostra, ma del mio signore, il Gigante Gerione! A lui appartiene questa parte dei Templi dell’Ira, e io sono il suo pastore!" –Affermò il vecchio.
I Cavalieri lo osservarono con aria torva, temendo un trucco, come alla Terza Casa con la Cerva di Cerinea, ma il vecchio continuò a carezzare il cane, prima di sfiorare il ghiaccio della Siberia.
"Ti fa male, non è vero Ortro?!" –Esclamò Euritione, rivolgendosi al cane. –"Ma questi bastardi la pagheranno! Sì... la pagheranno!" –E nel dir questo la sua mano sprigionò una calda energia che liquefece il gelo di Cristal, permettendo all’immenso cane di liberarsi.
"Cosa?! Il ghiaccio della Siberia che evapora nel breve spazio di un istante?!" –Mormorò Cristal, sconcertato come sempre quando qualcuno superava le sue tecniche.
"Sono un pastore di Ares, e come tale dispongo dell’infuocato potere del suo cosmo! Cosmo con il quale vi fermerò!" –Sentenziò il vecchio. –"Uccidili, Ortro!!!" –E il cane, obbedendo, si lanciò avanti, sollevando le artigliate zanne e obbligando i Cavalieri a separarsi. –"Sbranali, mio fido, e divora le loro giovani carni!" –Lo incitò, mentre Ortro digrignava i denti, ringhiando affamato.
"Ortro?!" –Mormorò Pegasus, evitando una zampata
"Era il cane guardiano della mandria di Gerione!" –Spiegò Sirio, sferrando un calcio in pieno muso all’animale. –"Figlio di Tifone ed Echidna, e fratello di Cerbero!"
"Ecco spiegata la somiglianza!" –Concluse Pegasus, stufo di giocare con la bestia. Concentrò il cosmo sul pugno destro e scattò avanti, presto seguito da Phoenix. –"Fulmine di Pegasus!" –Urlò, mentre anche il cosmo dell’amico si univa al suo.
Il violento assalto colpì Ortro in pieno ventre, squarciandolo, e permise ai due Cavalieri di portarsi al di là del mostro, mentre Andromeda liberava la catena, fermando tutte le sue zampe in un’immensa tagliola, dominata da scariche elettriche. Sirio terminò l’impresa, saltando in aria, con il braccio destro carico di energia, e abbassandolo di colpo, trinciando a metà l’orrida bestia.
"Excalibur!" –Mormorò, atterrando a fianco di Cristal e Andromeda.
L’immonda carcassa ricadde sulla scalinata, grondando fetido sangue nero, mentre Euritione, irato e disperato, caricava il palmo destro di rovente energia.
"Nooo! Maledetti! La mia creatura!" –Urlò, liberando vampe infuocate. Ma esse non raggiunsero i Cavalieri, protetti da un resistente muro di ghiaccio creato da Cristal. La fredda energia del Cigno congelò l’intero pavimento, murando le gambe di Euritione al suolo, per quanto il pastore usasse il proprio rovente cosmo per liberarsi.
"Non affannarti troppo, servitore di Ares! Adesso lo raggiungerai!" –Esclamò Cristal, sollevando le braccia giunte sopra di sé. –"Aurora del Nord, colpisci!" –Urlò, sbattendole di colpo avanti a sé.
La violenta tempesta di ghiaccio travolse il pastore, che venne scaraventato in aria per un po’, prima di schiantarsi contro la parete rocciosa, completamente congelato, ed esplodere poco dopo. Le fiamme della Fenice finirono il lavoro, bruciando quel che restava dell’immonda carcassa di Ortro.
Ma i cinque Cavalieri non ebbero neppure il tempo di congratularsi tra loro per l’ottima azione congiunta che un immenso grido echeggiò sull’intera Collina della Divinità, incutendo loro paura e soggezione. Mai avevano udito un simile mortale suono.
"Che sia dunque già giunto?!" –Si chiese Cristal, tirando uno sguardo avanti a sé.
La scalinata continuava per altri trenta metri, prima di giungere ove un tempo sorgeva la Decima Casa, crollata l’anno precedente durante lo scontro tra Sirio e Capricorn, e mai più ricostruita.
"Lo affronteremo insieme, amici!" –Esclamò Pegasus, cercando di infondere nel loro cuore speranza e determinazione. –"E insieme lo vinceremo!"
"Sì!" –Risposero gli altri quattro, prima di scattare avanti.
Giunti dove sorgeva un tempo la Decima Casa trovarono soltanto macerie, cumuli di rocce franate, colonne mozzate, e niente di più. Sirio si guardò per un momento intorno, sconsolato, cercando di trovare la statua che raffigurava Atena consegnare Excalibur al Cavaliere d’Oro del Capricorno. Ma non la trovò, e di questo si rattristò.
Un nuovo urlo ghiacciò loro le vene, mentre i loro sensi si fecero sempre più acuti. La Catena di Andromeda vibrava pazzamente, indicando l’aria attorno, tesa come mai era stata prima.
"Il nemico è vicino! La catena lo sente!" –Gridò Andromeda, facendo fatica a trattenere l’arma.
"Dove sei?!" –Mormorò tra sé Pegasus. –"Mostrati!!!"
Per qualche secondo i Cavalieri rimasero in cerchio, uno al fianco dell’altro, controllando tutto lo spazio circostante, mentre la Catena di Andromeda, disposta ad anelli concernici attorno a loro, strisciava sul terreno come un serpente. Ma a niente servirono le sue fitte scariche energetiche.
Contro di lui persino quell’arma si rivelò inutile.
Apparve improvvisamente, dalle nebbie circostanti, posando il suo grande piede sulla catena roteante e schiacciandola sotto il suo immenso peso. Era altissimo, più di quanto Pegasus e gli altri avevano immaginato, ed emanava un’aria truce e malvagia. Il Gigante Gerione era determinato a fermare la loro avanzata.
"Figlio di Crisaore e Calliroe, era uno dei Giganti più grandi dell’intero Occidente e l’uomo più forte del mondo!" –Raccontò Sirio, osservando l’immensa creatura. –"Viveva nell’isola di Eritea, ai confini del mondo conosciuto, dove possedeva un’immensa mandria di buoi dal colore scarlatto, custoditi dal pastore Euritione e dal cane Ortro! Euristeo, geloso, domandò a Eracle, come Decima Fatica, di portargli tale mandria, e per farlo l’eroe fu costretto a uccidere Gerione e i suoi servitori!"
"E adesso Ares lo ha riportato in vita!" –Mormorò Cristal. –"Per uccidere noi!!!"
Gerione era altissimo, superava sicuramente i dieci metri, ed era costituito da tre corpi che si univano all’altezza dell’inguine, tre robusti tronchi sostenuti da due possenti gambe. Ogni corpo aveva due grosse e nodose braccia, e una testa che emanava ira e ferocia solamente osservandola. Era rivestito da una scarlatta cotta protettiva, e il braccio destro di ogni corpo reggeva una massiccia clava scura, sbattendola sul palmo dell’altra mano, pronto ad iniziare il combattimento.
"Immagino che parlare con lui sia inutile!" –Ironizzò Pegasus, bruciando il proprio cosmo.
"Lo credo anch’io!" –Commentò Sirio, imitando l’amico.
"Dei dell’Olimpo... è immenso! Mai visto un essere simile!" –Commentò Andromeda, spaventato, ma non demoralizzato.
"Grande o grosso che sia, non potrà resistere ai Cavalieri della Speranza!" –Esclamò Pegasus, allungando una mano verso gli altri quattro.
"No!" –Gli andò dietro Sirio, ponendo la propria mano su quella dell’amico. –"Non potrà resistere!"
Andromeda e Cristal sorrisero, appoggiando le loro mani su quelle dei compagni, speranzosi anche loro che insieme sarebbero riusciti a vincere. Per ultimo, Phoenix appoggiò la propria mano destra, e quel momento strappò un sorriso persino a lui.
Il ruggito di Gerione riportò gli amici in battaglia, mentre l’immenso gigante si avventava su di loro, sbattendo le sue grosse clave. Subito i Cavalieri si divisero, scattando in direzioni diverse, tentando di evitare le massicce mazze che crollavano su di loro e di contrattaccare. Sirio tentò un Drago Nascente, ma il suo assalto, di media potenza, si infranse sulla corazza di Gerione, resistente e dura a cadere, proprio come il gigante. Phoenix evitò un pugno del corpo centrale, grosso come una casa, rotolando sul terreno e scagliando decine di piume infuocate nella mano del gigante, senza sortire effetto alcuno.
"Sono per lui come punture di zanzara!" –Commentò, rialzandosi e cercando il fratello, al momento in una brutta posizione.
Andromeda aveva infatti cercato di ripetere l’esperimento che aveva avuto successo con Cerbero e Ortro, utilizzando la catena nella forma a spirale per imprigionare i tre corpi e farli sbattere tra loro. Ma a quei colossi, la Catena di Andromeda parve un braccialetto, al punto che uno di loro, il corpo di sinistra, la afferrò con un braccio, incurante delle scariche elettriche, da lui neanche avvertite, e sollevò bruscamente il ragazzo, tirandolo in alto ed esponendolo al violento assalto della clava.
La massiccia arma colpì Andromeda sulla schiena, facendolo schiantare malamente a terra, distruggendo le ali posteriori della sua Armatura Divina, e ferendolo gravemente.
"Andromeda!!!" –Urlò Phoenix, vedendo il fratello in difficoltà.
Il terzo corpo sollevò la clava, pronto per colpire nuovamente Andromeda, ma Cristal tentò di aiutare l’amico, concentrando il suo attacco glaciante sull’arma stessa. Senza riuscirvi.
"Incredibile!" –Mormorò, osservando un’immensa vampata di fuoco proveniente dalla stessa clava liquefare i suoi ghiacci. –"Le Clave di Gerione sono come la Spada Infuocata di Flegias!"
In quella il terzo corpo del Gigante abbatté la clava, per colpire Andromeda ancora a terra sanguinante, ma Phoenix intervenne prontamente, fermando l’arma con le proprie braccia, imprimendovi tutta la sua forza, tutto il suo cosmo.
"Phoenix…" –Mormorò Andromeda, rantolando nella fossa che aveva scavato nel pavimento.
Il fratello stava sostenendo con le braccia l’immensa potenza della clava di Gerione, per impedire all’arma di schiacciarlo. Ma anche se il suo cosmo ardeva al massimo non era ancora sufficiente, tanta era la forza del colosso di Ares.
"Spostatiiii!!!" –Urlò Phoenix, incapace di continuare a sorreggere la clava. E infatti Gerione la sbatté con forza contro di lui, schiacciandolo nel terreno, mentre Andromeda riusciva a rimettersi in piedi e a scansarsi.
"Fratello!!!" –Gridò, osservando Phoenix sprofondato nel pavimento dal violento colpo di Gerione. Senza altro attendere srotolò la Catena di Andromeda, lanciandola contro il braccio destro del terzo corpo di Gerione, quello che brandiva la robusta clava, e avvolgendola intorno al polso del gigante. –"Vai, Onda del Tuono!" –Gridò, mentre l’arma si moltiplicava in infinite copie che trafissero il braccio di Gerione.
"Aaaaaaargh!!!" –Gridò il terzo corpo di Gerione, agitando il braccio furiosamente. Ma Andromeda, per quanto sballottato qua e là dalla violenza del gigante, non aveva intenzione di mollare la presa, obbligando Gerione ad afferrarlo con la mano sinistra, stringendolo dentro ad essa.
"Andromeda!!!" –Urlò Cristal, osservando l’amico scomparire all’interno di quella grande mano. –"Maledizione…" –Ed espanse a dismisura il suo cosmo glaciante, lanciando una potente Polvere di Diamanti contro il braccio sinistro di Gerione, cercando di congelarlo. Ma non fece in tempo a raggiungere lo Zero Assoluto, che la robusta clava del gigante piombò su di lui, scaraventandolo indietro, fino a farlo rotolare sulla scalinata del Grande Tempio.
Nel frattempo Sirio e Pegasus stavano fronteggiando gli altri due corpi, quello centrale e quello di destra, del terribile Gerione, trovandosi anche loro in seria difficoltà. I movimenti del gigante erano notevolmente veloci, considerando la sua tozza massa, al punto da non permettere ai due troppe riflessioni strategiche, né di espandere esageratamente il proprio cosmo.
Sirio lanciò un paio di Excalibur che scheggiarono solamente la corazza del Gigante, non essendo portate con grande intensità, mentre Pegasus tentò di sfondare il corpo del colosso, venendo respinto. Un colpo secco di clava lo fece schiantare contro la parete rocciosa laterale, prima di farlo ricadere a terra. Gerione fu su di lui, afferrandolo con la mano destra, di fronte agli occhi preoccupati di Sirio.
"Pegasus!!!" –Urlò, evitando un colpo secco di clava. Ma il Cavaliere di Atena, prigioniero del pugno del colosso, non si perse d’animo, trovando il momento di concentrarsi ed espandere il proprio cosmo lucente. Gerione sentì il suo polso destro scaldarsi, al punto da diventare rovente ed obbligarlo ad aprire le dita, liberando Pegasus, completamente avvolto dalla sua aura lucente.
Il ragazzo svolazzò nell’aria, grazie alle splendenti ali della sua corazza, prima di scagliare migliaia di fulmini luminosi contro il viso del gigante, che non fece in tempo a coprirsi, venendo ferito in più punti. Gerione sollevò il braccio destro per colpire Pegasus, ma egli, aspettando proprio quel momento, parò il colpo con entrambe le braccia, afferrando un dito della mano del gigante e iniziando a spingere avanti. Con tutta la forza che aveva in corpo, Pegasus spinse in alto il braccio destro del colosso, usando il dito che stringeva come leva per sollevare l’intero Gerione. Gli altri due corpi si agitarono, sentendo che il primo stava oscillando all’indietro, rendendo instabile il loro appoggio, e si mossero per cercare di afferrare il Cavaliere di Atena.
"Ora amici!" –Gridò Sirio, incitando Phoenix, risollevatosi grazie all’aiuto di Cristal, e Cristal stesso a scagliare i loro colpi migliori. –"Colpo del Drago Volante!" –Urlò, balzando in alto e puntando alla testa del corpo di destra.
"Aurora del Nord, colpisci!!!" –Lo seguì Cristal, dirigendo il proprio attacco sulla seconda testa.
"Pugno Infuocato! Iaah!" –Gridò Phoenix, balzando in alto, e scaricando un violento pugno di energia rovente sul viso del terzo corpo.
L’assalto congiunto distrasse il terribile Gerione, obbligando il terzo corpo ad aprire la mano per cercare di difendersi, liberando Andromeda che precipitò al suolo. Nell’agitazione complessiva, Pegasus venne spinto indietro, con un gesto brusco e forzuto, ma il ragazzo riuscì comunque a ricadere in piedi, vicino agli amici.
"Incredibile!!!" –Esclamò Cristal, stupefatto. –"Il nostro attacco unito lo ha solamente fatto arrabbiare ancora di più! Ma non lo abbiamo ferito!"
Il gigante era infatti di fronte a loro, con le tre teste ferite e sanguinanti, per gli attacchi ricevuti, ancora in piedi e pronto a dare loro battaglia con le tre clave.
Improvvisamente la testa di sinistra iniziò a gemere, urlando confusamente, prima di portarsi le mani al collo, come se stesse soffocando. Per un momento i Cavalieri non compresero cosa stesse accadendo, ma poi videro un noto bagliore scintillare intorno al collo del terzo corpo.
"Andromeda!!!" –Gridò Phoenix, cercando il fratello. Non visto, approfittando della confusione creatasi durante l’attacco congiunto, il ragazzo si era portato alle spalle del gigante, srotolando la propria catena e lanciandola verso il collo, avvolgendola ad esso per soffocarlo.
"Aaaargh!!!" –Urlò il terzo corpo, cercando di afferrare la Catena di Andromeda. Ma l’arma era talmente piccola, in proporzione alle sue enormi dita, che Gerione non riusciva ad agguantarla, tanto stava stridendo contro il suo collo.
"Ben fatto, Andromeda!!!" –Esclamò Phoenix, orgoglioso del fratello. Concentrò il cosmo rovente sul pugno destro, prima di scattare avanti, balzando, aiutato dalle ali della sua Armatura Divina, fino di fronte al viso del terzo corpo, che lo osservò con orrore, senza riuscire, ormai, a fermarlo.
Il Pugno Infuocato si piantò nell’occhio sinistro del corpo del Gigante, facendolo impazzire per il dolore, al punto da muovere confusamente le braccia e colpire, per puro caso, Phoenix in volo e scaraventarlo contro la parete rocciosa.
"Phoenix!!!" –Gridò Cristal, preoccupato per l’amico.
"Un occhio è stato colpito!" –Rifletté Sirio. –"Se solo riuscissi ad avvicinarmi di più, potrei trafiggerlo con Excalibur!" –Ma i suoi pensieri furono interrotti dal violento assalto degli altri due corpi del Gigante, i quali, armati di clave infuocate, le stavano sbattendo in terra con forza, cercando di schiacciare i Cavalieri come mosche.
Sirio, Cristal e Pegasus evitarono gli affondi di Gerione, mentre Andromeda, dietro di lui, continuava a stringere e a stritolarlo con la sua Catena e le scariche energetiche che essa emanava.
"Ho un’idea!" –Esclamò Sirio, rivolgendosi agli amici. –"Ricordate come abbattemmo la Colonna Portante di Nettuno?!"
"Lanciando Pegasus contro di essa!" –Gridò Cristal, evitando un colpo di clava.
"Precisamente! Lanciatemi contro Gerione! Gli caverò gli occhi con la sacra spada!"
"Ma Sirio…" –Intervenne Pegasus. –"È rischioso! Le altre teste ti fermeranno!"
"È un rischio che dobbiamo correre, amici!" –Disse Sirio, espandendo al massimo il proprio cosmo. –"Non esiste vittoria senza sacrificio! E voi ben lo sapete!"
Cristal e Pegasus, seppur titubanti, imitarono l’amico, bruciando il loro lucente cosmo, prima di riunirsi intorno a lui. I loro cosmi fecero barriera contro i colpi di clava che Gerione rivolse loro, prima che la devastante energia che liberarono spingesse indietro persino il gigante.
"Oraaa!!!" –Urlò Sirio, scattando avanti.
"Vola Pegasus! Danza, Cigno Bianco!" –Esclamarono Pegasus e Cristal, lanciando Sirio in alto, completamente avvolto dal suo lucente cosmo verde.
Gerione tentò di fermare quell’assalto, ma non vi riuscì, muovendo a vuoto le clave infuocate, e l’ultima cosa che l’occhio destro del terzo corpo vide fu la maestosa sagoma di un dragone con le fauci spalancate puntare verso di lui. Poi niente più, venendo completamente trapassato dall’incandescente drago, esplodendo in grida di dolore.
"Ce l’ha fatta! Evviva!!!" –Esclamarono gli amici, convinti che quel colpo avrebbe fatto crollare il terzo corpo di Gerione. Ma così non accadde, e questo li demoralizzò notevolmente.
Per quanto cieco da entrambi gli occhi, e grondante sangue, il terzo corpo del gigante continuava a rimanere eretto e a brandire la sua massiccia clava. Anzi, l’affronto che aveva subito e il dolore che stava provando contribuivano a renderlo più pazzo, al punto che trascinò gli altri due corpi in un continuo e perpetuo assalto contro i Cavalieri di Atena.
"Attentiii!!!" –Urlò Phoenix, rotolando sul terreno, e afferrando Pegasus al volo, prima che un colpo secco di clava lo schiacciasse.
"Grazie... amico!" –Mormorò Pegasus, rialzandosi insieme a Phoenix.
Sirio e Cristal furono meno fortunati, venendo travolti da un affondo dell’immensa clava infuocata e scaraventati contro la parete rocciosa. Gerione sbatté la clava contro il muro di roccia, facendolo crollare poco dopo su di loro, di fronte agli occhi sgomenti degli amici.
In quella, finalmente, il terzo corpo riuscì ad afferrare la Catena di Andromeda, arrotolata intorno al suo collo, strattonando il ragazzo in alto, proprio mentre la robusta mano del secondo corpo, voltandosi indietro, lo afferrava con forza, tirandolo a sé. La forza del gesto fu talmente brusco da rompere alcuni anelli della Catena di Andromeda, privandolo momentaneamente della sua arma, e lasciare il ragazzo indifeso, di nuovo nella mano del gigante.
Pegasus e Phoenix scattarono subito per aiutarlo, ma il primo corpo sbatté con forza la clava, al punto da creare una fenditura nel terreno che corse verso di loro, obbligandoli a saltare in alto per non precipitarvi dentro, esponendoli così all’assalto del secondo corpo. Un colpo violento di clava li raggiunse in pieno, scaraventandoli indietro e distruggendo parte delle loro armature. Andromeda fu scagliato direttamente nella faglia apertasi nel terreno, ma il ragazzo, precipitando al suo interno, riuscì ad afferrarsi ad una sporgenza, fermando la sua rovinosa caduta verso l’abisso.
I tre corpi di Gerione, fieri del loro successo, sbatterono le clave sui petti, urlando e latrando, sicuri di avere eliminato i Cavalieri di Atena, e potendo quindi chiedere la ricompensa. E cosa avrebbe chiesto Gerione al Sommo Ares se non la sua vecchia isola, al di là delle Colonne d’Ercole, dove avrebbe potuto coltivare i suoi amati buoi in pace, fuori dal mondo di cui non sentiva di fare parte.
Un boato alla sua destra interruppe il suo sogno di gloria. Cristal aveva congelato le pietre franate su lui e Sirio, facendole esplodere poco dopo e liberandoli, ma, debole per lo sforzo, era crollato in ginocchio. Gerione si preparò a colpire i due, quando una seconda esplosione di energia lo disturbò nuovamente. Andromeda aveva espanso il suo cosmo a dismisura, richiamando i frammenti distrutti della sua catena, che, come già accadde contro Gemini alla Terza Casa, si riunirono, forti anche del maggior potere acquisito grazie al mithril e al sangue di Atena. Grazie alla catena, Andromeda riuscì ad uscire dalla faglia, portandosi proprio di fronte al terribile Gerione, per quanto stanco e debole anche lui sentiva di essere. Pegasus e Phoenix ricomparvero in cima alla scalinata, dopo essere stati scagliati molte decine di metri più in basso, ansimanti, con crepe sulle corazze divine, ma determinati a non lasciarsi abbattere.
Gerione, alla vista dei cinque Cavalieri di nuovo in piedi, esplose in una rabbia frenetica, usando tutte le sue sei mani per schiacciarli, afferrarli, stritolarli, eliminare quei moscerini che osavano ribellarsi a lui. Inoltre, aveva un motivo maggiore per ucciderli. Vendicarsi di Atena, che aveva sempre aiutato Eracle, sostenendolo in battaglia, e ingloriarsi Ares.
Sirio spinse Cristal a terra, evitando un pericoloso colpo del gigante, mentre anche Andromeda, Pegasus e Phoenix fronteggiavano le altre robuste mani che piombavano su di loro. Il terzo corpo di Gerione era il più pericoloso e violento, poiché dava infatti, non vedendo, colpi a casaccio, di una brutalità terribile. Per cercare di proteggere Cristal, Sirio venne afferrato da una mano del Gigante e stretto in una devastante presa, che stritolò la sua corazza, piegando e frantumando le ali del Dragone, facendolo urlare di dolore. Pegasus e gli altri cercarono di intervenire, ma furono bloccati dalle mani e dalle clave degli altri corpi del colosso, mentre Gerione stritolava Sirio sempre di più.
Improvvisamente un Tridente Dorato si conficcò nel polso del Gigante, facendolo urlare di dolore, mentre un secco colpo di spada gli tranciava il dito mignolo, permettendo a Sirio di scivolare via, di sotto, dalla presa di Gerione. Pegasus si voltò verso i due Cavalieri dalle dorate vestigia che erano appena giunti alla Decima Casa, stupito ma felice: Dohko di Libra e Milo di Scorpio.