CAPITOLO VENTESIMO. GLASTONBURY IN FIAMME.
La verdeggiante piana sotto al Tor, nella cittadina di Glastonbury, era invasa dall’esercito di Ares, i cui fiammeggianti blasoni rilucevano sotto lo stanco sole del Somerset, contrastando la carica dei Bianchi Cavalieri, ultima difesa della collina. Ascanio Testa di Drago, Comandante dell’Ultima Legione, e Phantom dell’Eridano Celeste, Luogotenente dell’Olimpo, rimasero in cima al colle, ad osservare la massa di berseker di Ares scontrarsi contro i Cavalieri Bianchi.
"Li batteremo!" –Commentò Ascanio, stringendo i pugni. –"Siamo numericamente superiori! Contiamo centoventi Cavalieri Celesti, tutti ben addestrati e pronti a lottare con vigore…"
In quel momento, due guerrieri, ricoperti da inquietanti vestigia, si lanciarono avanti, evitando la fitta pioggia di dardi scintillanti che i Cavalieri Celesti scagliavano loro contro dalla cima del Tor.
"Sento un cosmo particolarmente ostile in loro!" –Mormorò Phantom. –"Non si fermeranno!" –E infatti uno dei due guerrieri iniziò a produrre, sfiorando con la mano sottili corde musicali, tempestose note capaci di frenare la raffica di frecce e rispedire i dardi indietro.
"Attenti!!" –Gridò Ascanio, osservando le frecce ritornare verso l’alto, e ferire pure qualche Cavaliere Celeste. –"Chi siete? E come osate invadere il sacro suolo di Ynis Witrin?"
"Appiccheremo un immenso rogo su quest’isola, Cavaliere di Zeus, e della tua verde terra resterà soltanto un lembo isterilito, dove pianteremo le teste dei tuoi soldati su picche infuocate!"
"Maledetto…" –Ruggì Ascanio, ma Phantom gli fermò il polso, pregandolo di fare attenzione, e non lasciarsi distrarre.
"Lascialo sfogare, Luogotenente dell’Olimpo, quel cane bastardo! Abbandonato in questa terra dimenticata e costretto a far da cane guardiano ai vetusti porci nascosti da Zeus, concedigli un ultimo sfogo, prima che vada incontro alla morte!" –Esclamò beffardo uno dei due guerrieri.
"Come conoscete il mio nome? E come sapevate dell’esistenza dell’Ultima Legione?"
"Non ne eravamo a conoscenza infatti!" –Spiegò uno dei due. –"È stato grazie a te, Phantom dell’Eridano Celeste, che i sospetti nutriti da nostro Padre sono diventati realtà, quando qua siamo giunti, inseguendo la scia del tuo cosmo!"
"Che cosa?!" –Mormorò Phantom, sconvolto che qualcuno avesse potuto seguirlo. –"Ma soltanto Zeus era a conoscenza dell’Ultima Legione!!!"
"Questo è vero!" –Rispose un guerriero. –"Ma Zeus ha avuto la sfortuna di trascorrere molto tempo con Flegias, quando questi risiedeva sull’Olimpo, e il figlio di Ares è stato molto abile a carpire certi suoi segreti, lavorando diabolicamente la sua mente, fino a giungere alla conclusione dell’esistenza di altri Cavalieri Celesti, prudentemente celati da Zeus!"
"L’unico problema era trovarli, e distruggerli prima che potessero portare aiuto all’Olimpo!" –Intervenne l’altro. –"E a quel punto sei entrato in scena tu, Luogotenente! Flegias era sicuro che Zeus avrebbe inviato te, il più fidato ed il più abile tra i suoi fedelissimi, per questo abbiamo approntato una pattuglia speciale con il compito di seguirti, non appena avessi lasciato l’Olimpo! Devo ammettere che non è stato affatto facile, abilissimo come sei a far perdere le tue tracce, e solamente noi due, tra i cinquanta berseker di nostro Padre, riuscivamo a malapena a starti dietro, esclusivamente perché Flegias ci aveva istruito su come riconoscere il tuo cosmo!"
"Non avete speranze contro l’Ultima Legione!" –Tuonò infine Ascanio. –"Siamo numericamente e qualitativamente superiori! Non riuscirete mai ad abbatterci!"
"Forse no… Per quanto ci piacerebbe! Ma il piano di nostro Padre era molto più semplice: uccidere quanti più Cavalieri Celesti fosse possibile, ritardando al massimo la vostra partenza per la Grecia!"
"Perciò, se anche dovessimo uccidere uno soltanto tra di voi…" –Mormorò l’altro, prima di scambiarsi una rapida occhiata con il suo compagno. –"...sarebbe un nostro indiscusso successo!"
E scattarono avanti improvvisamente, espandendo il cosmo e scagliando assalti energetici contro Phantom e Ascanio, i quali prontamente si spostarono, per evitare di essere colpiti, mentre Gwynn, dietro di loro, dava ordine ai Cavalieri Celesti di lanciare una nuova raffica di frecce. Ma anche tali dardi tornarono indietro, venendo respinti dalle maledette note di uno dei due guerrieri, che si erano fatti sempre più vicini alla cima del Tor, permettendo ad Ascanio e a Phantom di osservarli meglio.
Il primo era alto e magro, con carnato chiaro, quasi gialliccio, ricoperto da una particolare armatura dal colore argilla, con appariscenti e contrastive striature bianche e nere sulle gambe, ed un mantello, sempre bianco e nero, rappresentante ali ripiegate. L’elmo inoltre raffigurava inequivocabilmente la testa di un uccello, avendo un ciuffo a ventaglio di piume erettili dal colore marrone chiaro, ed una sporgenza a forma di lungo becco, che copriva la sua bocca.
"Tereo dell’Upupa, figlio di Ares!" –Si presentò l’uomo, che, per quanto potesse apparire ridicolo, ostentava un cosmo sanguinario ed ostile. –"E io sono suo fratello, Driante dell’Arpa Nera!" –Aggiunse l’altro, la cui voce era più decisa e maschile del fratello.
Questi era leggermente più basso, ma ben piazzato, con ricciuti capelli corvini, ricoperto da un’armatura nera, dalle sfumature violacee, apparentemente banale, se non fosse stato per una particolare sporgenza che presentava davanti, che altro non era se non un’arpa scura, fissata direttamente al pettorale dell’armatura, come una smussata pinna di squalo, che facilitava l’esecuzione delle orribili melodie da parte di Driante, potendo disporre di una mano libera.
"Tereo... e Driante…" –Mormorò Phantom, a cui il ricordo di quei nomi richiamava orribili immagini di stupri e violenza.
Tereo era Re della Tracia, figlio di Ares e sposo di Procne, figlia del Re di Atene, da cui ebbe un figlio che pagò in prima persona gli errori dei genitori. Tereo infatti era innamorato non corrisposto della sorella di Procne, Filomela, ma essendo da lei respinto, usò uno stratagemma per possederla, dopo aver ucciso il fratello Driante. Tereo infatti raccontò che Procne era morta e violentò Filomela e poi, per evitare che potesse raccontare l'accaduto, le tagliò la lingua. Ma la donna riuscì comunque a informare la sorella dell'accaduto ricamandolo su una tela e facendogliela pervenire. Procne, per vendicarsi, uccise il figlio e lo diede da mangiare a Tereo, che, quando si rese conto dell'accaduto, inseguì le sorelle che intanto si erano rifugiate a Dauli, chiedendo aiuto agli dei, che le trasformarono in uccelli: Procne divenne una rondine e Filomela un usignolo. E Tereo un upupa.
"Sempre ottimi i curriculum dei figli di Ares!" –Ironizzò Phantom.
"Non disprezzare il tuo carnefice, Luogotenente!" –Commentò Tereo, bruciando il proprio cosmo, dalle sfumature giallo-argilla.
Ascanio si mosse per combattere con lui, ma Phantom lo pregò di fermarsi.
"Mio è stato l’errore di portarli fin qua, e mio è il dovere di rimediare ad esso!"
"Up up up!" –Mormorò Tereo, ricreando il verso monotono dell’upupa.
Immediatamente onde di energia a forma di U rovesciata travolsero Phantom, che cercò di difendersi incrociando le braccia di fronte a sé, ma venne comunque spinto indietro e sollevato da terra, mentre Tereo ripeteva il suo sonoro attacco energetico.
"Fermati!" –Lo bloccò però Driante, toccando una corda della sua malefica arpa. –"Non sprechiamo inutilmente le nostre forze!" –E iniziò a suonare, con la mano destra, una macabra melodia che sovrastò il monotono canto dell’upupa, invadendo l’intera vallata e instillando in tutti i Cavalieri presenti un forte senso di angoscia e incertezza.
"Inquietudine esistenziale!" –Mormorò Driante, mentre la sua mano pizzicava fugacemente le corde dell’arpa nera della sua corazza.
Inizialmente molti Cavalieri Celesti risentirono del malefico effetto dell’Arpa Nera, arretrando dalle loro posizioni, sentendo un’angoscia montante farsi strada nell’animo, rendendoli insicuri, incerti sui loro attacchi, e permettendo ai berseker di colpirli, superando le loro abbassate difese. Gli unici a non risentire degli effetti dell’Arpa Nera furono i Bianchi Cavalieri sui loro destrieri e questo confermò il pensiero di Phantom, che aveva creduto fin dall’inizio che essi non fossero che spiriti.
"Spiriti combattivi di eroi che un tempo diedero la vita per difendere queste terre!" –Mormorò Ascanio, su cui l’effetto dell’Arpa Nera sembrava non sortire effetto alcuno. –"Spiriti di luce, che le inquietanti melodie del figlio di Ares non possono raggiungere!"
"Bugia!" –Sibilò Driante, aumentando l’intensità della propria oscura melodia. –"Nessuno può resistere all’incantesimo dell’Arpa Nera!" –Ma Ascanio non rispose, limitandosi ad espandere il proprio scintillante cosmo, concentrandolo sulle sue robuste braccia. Per un momento, Driante credette di vedere guizzanti serpenti, fatti di energia, incrociarsi tra loro, sulle braccia del Comandante della Legione Nascosta. Fu l’ultima cosa che vide, prima che lo sfavillante cosmo di Ascanio lo travolgesse, scaraventandolo indietro con l’armatura distrutta.
"Driante!!!"–Gridò Tereo, alla vista del fratello rantolante inerme a terra.
"Preoccupati per te stesso, piuttosto!" –Esclamò Ascanio, sollevando l’indice destro contro di lui e liberando un violento raggio energetico. Ma Tereo fu abile ad evitarlo, appiattendosi sul terreno, spiegando le ali e balzando avanti, leggero e silenzioso, proprio come l’uccello da lui rappresentato.
Il figlio di Ares concentrò il cosmo sul palmo destro, per scagliarlo su Ascanio, ma Phantom, ripresosi dall’angosciosa melodia di Driante, scattò avanti, contrastandolo a mezz’aria. Il contraccolpo tra i due poteri scagliò entrambi indietro, rilanciando Phantom all’altezza di Ascanio e obbligando Tereo a volteggiare in aria, piroettando con le ali striate di cui la sua corazza era dotata.
"Gorgo dell’Eridano!" –Esclamò Phantom, incrociando le braccia al petto e aprendole poi di scatto, liberando il suo energetico vortice, dirigendolo verso il figlio di Ares, ancora in volo.
Grazie alle ali della sua corazza, Tereo riuscì a fluttuare tra le correnti energetiche del gorgo di Phantom, scivolando sorprendentemente al suo interno, fino a portarsi a terra, proprio di fronte a lui, emettendo un nuovo monotono e cadenzato suono upupup che scagliò il Luogotenente indietro.
A quel punto Ascanio, vedendo Phantom in difficoltà, decise di intervenire nuovamente, puntando l’indice destro contro il figlio di Ares, ma prima che riuscisse a sprigionare la sua devastante energia, si ritrovò il braccio completamente avvolto da sottili fili neri.
"Il concerto non è ancora finito!" –Commentò Driante, rialzatosi. Sfiorò con un dito le corde della sua arpa, un po’ ammaccata, e liberò scariche energetiche che corsero sui fili che aveva prodotto, raggiungendo il braccio di Ascanio, stridendo fortemente sulla sua corazza.
Approfittando della temporanea immobilità del Comandante, Tereo si lanciò su di lui, ma Phantom fermò il suo assalto, balzandogli addosso e sbattendolo a terra, iniziando a colpirlo con rapidi pugni carichi di energia.
"In due contro uno, eh? Canaglie di Ares!" –Esclamò il Luogotenente dell’Olimpo. Ma Tereo non rispose, fingendo di subire i pugni del suo avversario, riuscendo a liberare un braccio, puntandolo contro di lui. Un liquido giallognolo spruzzò improvvisamente dalla corazza dell’Upupa, investendo il Luogotenente che ne rimase invischiato.
"Che… diavolo è?!" –Mormorò Phantom, cercando di liberarsi da quell’appiccicosa sostanza.
"Muori, Luogotenente!" –Gridò Tereo, liberando un potente upupup da distanza ravvicinata, che travolse Phantom scaraventandolo indietro di parecchi metri. Quindi il figlio di Ares si rialzò, per attaccare nuovamente Phantom, ma fu straniato dall’osservare un biancospino fluttuare nell’aria di fronte a lui, prima di posarsi sul suo avambraccio. Come un vampiro, il fiore si avvinghiò al corpo di Tereo, penetrando con forza le sue carni, con le sue spinose foglie, fino a fargli uscire il sangue, mentre il guerriero cercava vanamente di liberarsi.
"Aargh!" –Gridò Tereo, sentendo quello stupido fiore che gli stava succhiando l’energia vitale.
Phantom approfittò di quel momento per rimettersi in piedi, espandendo il proprio cosmo scintillante. Concentrò i sensi, percependo dentro sé un’immensa energia vitale, che gli derivava dall’ambiente circostante, da quella mitica natura in cui era immerso, e a cui il suo cosmo poteva attingere, quasi fosse un serbatoio di energia.
Per un momento si chiese se ciò che Ascanio gli aveva raccontato, che Glastonbury si trovasse lungo una ley line, una linea di energia, capace di unire paesaggi realizzati dall’uomo, spesso con funzioni religiose o mistiche, in punti diversi della Terra, fosse vero. Se così fosse stato, in quel momento Phantom stava attingendo proprio a quella profonda fonte di energia.
"Liane dell’Eridano!" –Gridò, mentre robusti filamenti di erba spuntavano dal terreno sotto i piedi del figlio di Ares, attorcigliandosi intorno al suo corpo e stringendolo con forza, come piante stritolatrici. Nonostante tutto Tereo sembrava comunque determinato a non cedere, bruciando ancora il proprio cosmo maligno, nonostante il dolore al braccio destro e l’impossibilità a muoversi.
"Non ti arrendi, eh?!" –Commentò Phantom.
"Non voglio deludere mio Padre!" –Rispose Tereo. –"Egli non ha mai avuto fiducia alcuna in noi figli bastardi, prediligendo sempre e soltanto Phobos e Deimos! A loro ha affidato il Comando Supremo del suo esercito di berseker, lasciando a noi soltanto compiti secondari! Questa è un’occasione per dimostrargli il mio valore! Non posso permettermi di perdere!"
"E io non posso permetterti di spargere altro sangue su questo sacro monte!" –Esclamò una voce giovanile, apparendo a fianco di Phantom. Era Gwynn, il ragazzetto amico di Ascanio, e reggeva in mano un biancospino. –"Il Biancospino è uno dei simboli di Glastonbury!" –Spiegò, mostrandolo con orgoglio. –"La prima pianta nacque dal seme di Giovanni d’Arimatea e per tutti questi duemila anni è stato coltivato, con cura e devozione, sfruttando tutti i suoi poteri! Ascanio in persona mi ha gloriato del titolo di Custode del Biancospino di Glastobury!"
"Ma che bell’onore!" –Ringhiò Tereo, bruciando il proprio cosmo e distruggendo le Liane dell’Eridano. –"Farò mettere nella tua tomba una pianta di quello stupido fiore!"
"Le tue luride e insanguinate mani non potranno neppure sfiorare il candore di questo fiore sacro!" –Esclamò Gwynn, rivelando finalmente il suo cosmo, lucente e determinato. –"Sono Gwynn del Biancospino, Cavaliere di Zeus! E ti condanno ad un eterno tormento per aver invaso la nostra sacra terra, portandovi la guerra! Glastonbury Thorn!" –E scagliò una pianta di biancospino contro il guerriero di Ares, il quale, aiutandosi con le ali della sua corazza, spiccò un balzo acrobatico, ma venne comunque raggiunto dal fluttuante fiore, che si avvolse intorno al collo di Tereo, affondando le sue spine in esso.
"Aaaa… Aargh!!!" –Urlò il figlio di Ares, ricadendo a terra, in preda al dolore. Contorcendosi sul terreno, cercò di togliersi la pianta dal collo, ma ogni volta che si toccava il biancospino si moltiplicava in una nuova copia, avvinghiandosi a un’altra parte del suo corpo, succhiando il suo sangue e la sua energia vitale. Dopo pochi minuti i biancospini diventarono rossi, avendo assorbito gran parte della linfa vitale del figlio di Ares, e del suo cosmo, e Tereo cadde all’indietro, esausto.
"Grazie…" –Commentò il Luogotenente, ringraziando il ragazzo per l’aiuto.
"Lo avresti vinto comunque!" –Sorrise Gwynn. –"Ma non potevo più rimanere a guardare. Questi barbari assetati di sangue hanno invaso la nostra terra, la terra dei nostri Padri, che abbiamo ereditato dal Piccolo Popolo antico… ed è nostro dovere respingerli e difendere l’Isola Sacra!"
"L’isola sacra?!" –Mormorò Phantom, ma la loro conversazione fu interrotta dal brusco risuonare di un corno.
Alcuni berseker, liberatisi dai Bianchi Cavalieri, si erano lanciati in una folle corsa lungo il pendio del Tor, brandendo lame e picche acuminate, mentre il loro incendiario cosmo scivolava sul colle, scontrandosi con quello dei Cavalieri Celesti. Phantom si voltò in tempo per osservare una cinquantina di Cavalieri, ricoperti da scintillanti cotte divine, proprio come la sua, gettarsi contro i guerrieri di Ares, per fermare la loro ultima avanzata.
"Gorgo dell’Eridano!" –Esclamò, liberando il suo lucente vortice energetico, che scivolò sull’erboso pendio del Tor, prima di travolgere un nutrito gruppo di berseker, e scagliarli indietro.
Il resto dell’armata venne eliminato dai Cavalieri Celesti, che discesero lungo la collina come un fiume di stelle, sorretti dalla mistica energia che quel luogo sacro pareva emanare.
Di colpo, Phantom si ricordò di Ascanio, e del suo scontro con Driante, e corse verso di lui, con l’intento di aiutarlo, ma realizzò che il Comandante dell’Ultima Legione non aveva affatto bisogno di aiuto. Serpenti di energia erano scaturiti dalle sue braccia, divorando gli oscuri fili con cui il figlio di Ares aveva tentato di imprigionarlo, e si erano abbattuti nuovamente su Driante, trapassandolo da parte a parte.
"Quella luce…" –Mormorò Driante, rantolando sul terreno. –"Pen… Dragon…" –E spirò.
Ascanio espanse ancora il proprio cosmo, che assunse la forma di un immenso dragone rossastro, che scivolò sul colle, travolgendo tutti i berseker di Ares e le loro orribili armi, sia i caduti che i pochi ancora in vita. Li annientò completamente, liberando il Tor dalla loro sanguinaria presenza.
"Incredibile!" –Rifletté Phantom, stupito dallo straordinario e lucente potere del Comandante dell’Ultima Legione.
Ascanio gli fece un cenno, invitandolo a ridiscendere il colle, mentre dava ordini a Gwynn di prendersi cura dei feriti, pregando i druidi di onorare i caduti. Non c’era il tempo, in quel momento, di celebrare la loro morte, come avrebbero dovuto fare, ma Ascanio ordinò che tutto fosse preparato affinché il rito si potesse compiere al loro ritorno dalla Grecia.
Phantom seguì Ascanio fino a Glastonbury, passando in una piccola vallata coperta di alberi, in cui sentì sgorgare dell’acqua, probabilmente proveniente da sorgenti sotto il Tor, che riscendevano a valle approfittando del digradare dolce del terreno. Entrarono in un bosco di tassi, giungendo fino ad una piccola radura di forma circolare, che Ascanio spiegò essere Chalice Well.
"I cristiani lo chiamano il Pozzo del Calice, con riferimento alla leggenda che sostiene che qua venne nascosto il Sacro Calice dell’Ultima cena di Gesù Cristo, il Graal, che Giuseppe d’Arimatea avrebbe condotto in Inghilterra!" –E gli mostrò un pozzo in cui zampillava dell’acqua dal colore rossastro, ferruginoso. –"L’acqua che qua sgorga proviene da un complesso sistema sotterraneo di dimensioni e profondità ignote, che percorre lo strato di arenaria del Tor! Qualunque sia la sua origine, agli abitanti del Popolo Antico risultò chiaro fin dall’inizio la sua funzione!"
E senz’altro aggiungere, Ascanio iniziò a togliersi l’Armatura Celeste, gettando a terra i pezzi, rimanendo infine nudo sul bordo della Blood Spring, la Sorgente di Sangue, pregando Phantom di fare altrettanto. Il Luogotenente, per quanto non comprendesse le intenzioni del Comandante, non fece opposizioni, togliendosi pezzo dopo pezzo la sua corazza, mostrando il corpo cosparso di taglie e ferite, e seguendo Ascanio all’interno del pozzo.
"Rilassati, Cavaliere!" –Mormorò Ascanio, immergendosi fino al collo nell’acqua rossastra. –"Rilassa il tuo corpo ferito, libera la mente dai pensieri e immergiti in questo tepore esistenziale!"
Phantom seguì le indicazioni del Comandante e sprofondò a sua volta nella sorgente dall’acqua ferruginosa, dovendo presto ammettere, stupito, di provare un’intrigante sensazione di pace, di ristoro, di lenimento alle proprie ferite.
"Le acque di Chalice Well cureranno le tue ferite, Luogotenente, preparando il tuo corpo per l’ultima battaglia!" –Sorrise infine Ascanio.
"Zeus attende la Legione Dormiente!" –Mormorò Phantom.
"E noi non lo faremo aspettare ulteriormente!" –Esclamò Ascanio con decisione. –"L’Ultima Legione si è svegliata, ed il drago che in essa dimora presto ruggirà sui pendii dell’Olimpo! Fuggite, bastardi figli di Ares, finché siete in tempo!"
Mezz’ora più tardi, Ascanio, affiancato da Phantom e da Gwynn, il suo giovane ed aitante ufficiale, radunò i Cavalieri Celesti ai piedi del Tor, spiegando loro, in breve, la missione. Tutti annuirono, ricoperti dalle scintillanti Armature Divine che Zeus aveva concesso loro secoli prima. Forse qualcuno la reputò quasi irreale, dopo aver atteso per duemila anni la chiamata del loro Signore, ma nessuno fece domande. Perché non sussistevano i motivi per porle. Quello era il loro destino, lo scopo ultimo per cui si erano preparati da tutta la vita: combattere a fianco di Zeus l’ultima guerra.
Un fruscio sull’erba fece voltare Ascanio e Phantom, mentre il Comandante dei Cavalieri Celesti dava loro le ultime precisazioni. Una figura ammantata da un grigio mantello comparve di fronte a loro, camminando a passo leggero sull’erba. Phantom non riuscì a vederne il volto, coperto da un cappuccio, ma intuì che Ascanio la conoscesse, e ne avesse soggezione.
"È dunque giunto il momento, Ascanio?" –Esclamò una voce profonda. –"Partite infine alla volta dei cieli di Grecia?"
"Esattamente, mio Signore! Zeus necessita il nostro aiuto!"
"Fate attenzione, giovani eroi! Un’oscura tenebra si sta allungando sul mondo, così tremenda da spingere persino il Signore dell’Olimpo a richiamare la Legione dormiente!"
"Abbia fede in noi, mio Signore!" –Lo salutò Ascanio, inginocchiandosi.
"Fede?!" –Commentò l’uomo mascherato. –"Preferirei avere certezze che speranze! Esse renderebbero più tranquillo il mio animo inquieto!"
Non aggiunse altro e diede loro le spalle, incamminandosi sull’erba, lungo un piccolo sentiero, ai lati del Tor. Phantom lo seguì con lo sguardo per una decina di metri, prima di accorgersi di non poter andare oltre. Una fitta nebbia si estendeva dinnanzi a lui, una nebbia lontana che limitava non solo la sua vista, ma anche i suoi sensi.
Per un momento provò una sensazione di stordimento, e si lasciò quasi svenire. In quell’attimo gli parve di udire una campana suonare lontano, mentre fiamme luminose brillavano nel cielo fosco di fronte a lui. Una barca scivolò sull’acqua, portando seco un’ammantata figura dagli occhi neri. Una spiaggia, un canneto. Una processione di druidi incappucciati.
Phantom si riprese, comprendendo di aver vissuto un mistero, ma tremò un momento per l’emozione, prima che Ascanio gli afferrasse un braccio, incitandolo a incamminarsi.
"Sull’Olimpo la guerra è in pieno svolgimento! Creature del Mondo Antico risvegliate sul finire del nostro millennio minacciano nuovamente la residenza degli Dei! Dobbiamo affrettarci!" –Esclamò Ascanio, prima di aggiungere sottovoce. –"So cos’è che hai visto! Esso è anche nella mia mente, da sempre!"
Il Luogotenente mosse il capo silenziosamente, senza aggiungere altro, e si incamminò a fianco di Ascanio lungo la via. Prima di scomparire, però, Phantom si voltò un’ultima volta, per osservare l’isola di Avalon perdersi nelle nebbie.