CAPITOLO SESTO. L’IDRA E IL LEONE.

Pegasus stava correndo lungo la scalinata di marmo che dalla Prima Casa dello Zodiaco conduceva alla Seconda, ripercorrendo lo stesso cammino che l’anno precedente aveva percorso con gli amici, per salvare Lady Isabel, trafitta ai piedi del Grande Tempio dalla freccia di Betelgeuse. Per un attimo si chiese se non fosse uno scherzo del destino il fatto di ritrovarsi nuovamente in una corsa contro il tempo, attraverso i dodici palazzi dei Cavalieri d’Oro. Ma questa volta la posta in gioco è ancora più alta! Si disse. Non soltanto la salvezza di Atena, ma quella dell’intera Terra, che rischia di essere percorsa dalle malvagie armate di Ares, addestrate per distruggere ogni cosa!

Tutto immerso nei suoi pensieri giunse nel piazzale antistante la Casa del Toro, senza accorgersi di due luminosi occhi che, nascosti nelle ombre del colonnato greco, lo fissavano attentamente. Un attimo dopo gli occhi furono su di lui, mentre un agghiacciante ruggito accompagnava i loro movimenti.

"Ehi!" –Urlò Pegasus, venendo sbattuto a terra da una bestia grande e furiosa, dalle sembianze simili a un leone. –"E togliti!" –Esclamò, gettando via con un calcio la furente fiera.

Questa, scalciata da Pegasus, ricadde compostamente sul selciato con le quattro zampe, prima di voltarsi e caricare nuovamente il ragazzo.

"Maledizione!" –Commentò Pegasus, mentre il leone muoveva rapidamente i suoi artigli.

Con un balzo, evitò un affondo della bestia, saltando sopra di lei e colpendola con un pugno, scaraventandola lontano, senza ucciderla. Non fece in tempo a gioire che subito Pegasus fu costretto a difendersi, sollevando le braccia davanti al viso per non essere colpito da guizzanti fasci di luce.

"Che cosa?!" –Si chiese il ragazzo, mentre una veloce figura si muoveva di fronte a lui.

Rapidi gruppi di cinque fasci lucenti fendevano l’aria con forza, schiantandosi tutti sull’Armatura Divina di Pegasus, che, ritemprata da Efesto, riusciva a sopportare l’assalto del nuovo nemico. Stanco di subire, Pegasus passò al contrattacco, bloccando un braccio del suo avversario e scaraventandolo poi lontano, contro le colonne della Seconda Casa. Il guerriero fu però abile a unire le gambe, appoggiandosi alla colonna per darsi una spinta e balzare nuovamente sul Cavaliere di Atena, muovendo le braccia alla velocità della luce.

"Artigli di Nemea, colpite!" –Gridò il guerriero, mentre una fitta pioggia di raggi di luce piombava su Pegasus, che dovette muoversi ad alta velocità per evitare di essere colpito.

Qualche fascio energetico raggiunse comunque la sua armatura, senza distruggerla, proprio mentre il guerriero precipitava su di lui. Ma Pegasus fu svelto a spostarsi a sinistra, lasciando che il suo avversario atterrasse sul pavimento, prima di concentrare il cosmo sul pugno destro e scagliare un violento colpo energetico contro il petto del berseker.

"Aargh!" –Urlò questi, colpito in pieno dal lucente Fulmine di Pegasus, mentre l’impeto del colpo del Cavaliere di Atena lo scaraventava indietro, facendolo sbattere con forza contro una colonna esterna del Tempio del Toro, abbattendola.

"Chi sei, guerriero di Ares?" –Domandò infine Pegasus, senza allentare la guardia.

"Non è evidente?!" –Rispose questi, rimettendosi in piedi a fatica.

Era un uomo non molto alto, con mossi capelli neri, viso abbronzato e virile, ricoperto da un’armatura dal colore marrone, con scarlatti riflessi di morte, che raffigurava un leone. Il pettorale della corazza aveva la mostruosa forma di un leone dalle fauci spalancate, mentre lunghi artigli ricurvi coprivano le sue mani. Il mantello era marrone, composto dalla pelle di qualche animale.

"Sono il guerriero del Leone di Nemea, seconda delle fatiche che dovrete affrontare, sporchi bastardi di Atena!"

"Seconda fatica?!" –Mormorò Pegasus.

"Esattamente! Come Eracle nel mito fu costretto ad affrontare Dodici Fatiche, decise da Euristeo, Re di Tirinto e di Micene, ugualmente voi, Cavalieri prediletti di Atena, siete costretti dal Sommo Ares ad affrontare i suoi dodici guerrieri, per salvare le fanciulle la cui vita vi è tanto cara!"

"Le fanciulle…" –Mormorò Pegasus. –"Patricia!!!" –Urlò, ma il guerriero di Nemea fu presto su di lui, muovendo velocemente le mani, mentre violenti raggi energetici partivano dai suoi artigli.

"Muori!" –Gridò, cercando di colpirlo. E ci riuscì, stridendo sulla divina corazza del ragazzo in più punti, senza mai raggiungere il corpo al di sotto, impenetrabile barriera per il berseker di Ares. –"Cadi, trafitto dagli Artigli del Leone di Nemea!" –Incalzò, continuando a sferrare pugni energetici contro Pegasus, che sembrava lasciarlo fare, limitandosi a indietreggiare e a cercare di evitare i colpi. Infine, il Cavaliere di Atena reagì, bloccando con la mano destra il pugno di Nemea.

"Uh?" –Si chiese il berseker, non riuscendo a liberare la mano dalla presa del ragazzo.

"Questo gioco è durato fin troppo!" –Commentò Pegasus, bruciando il cosmo. –"E adesso mi sono stufato! Sono in ansia per mia sorella, e per i nostri cari, e non posso più perdere tempo a giocare con te! Quindi, a cuccia gattaccio!"

"Giocare?!" –Urlò rabbioso Nemea, ferito nell’orgoglio. Ma prima che potesse aggiungere altro, fu spinto indietro da Pegasus, che raccolse il cosmo sul pugno destro, scattando rapidamente avanti, liberando la sfolgorante energia del Fulmine di Pegasus. Nemea non riuscì neppure a muovere un muscolo, venendo colpito in svariate parti del corpo dai centinaia di pugni luminosi portati dal ragazzo, che lo superò, fermandosi dietro di lui.

"Ho già affrontato un Cavaliere del Leone!" –Commentò Pegasus. –"E ti garantisco che egli è l’unico che possa vantarsi di un simile nome!" –Detto questo concentrò il cosmo sulle mani, prima di scagliare il suo attacco più potente.

Il berseker si voltò, tentando di reagire, ma fu travolto dall’esplosione di luce che Pegasus liberò. La Cometa Lucente colpì in pieno il guerriero del Leone di Nemea, sollevandolo e trapassandolo, distruggendo la sua corazza e facendolo schiantare al suolo in una pozza di sangue.

"No... non è possibile... io, il Leone di Nemea, ucciso così miseramente… con un solo colpo…" -Rantolò, prima di spirare.

Pegasus quietò quindi il proprio cosmo, dando le spalle a Nemea e al suo leone, e infilando a passo deciso nel corridoio centrale della Seconda Casa. Per qualche momento ripensò ad Aldebaran, il buon vecchio Cavaliere del Toro, e al loro combattimento in quelle sale. Il primo scontro combattuto durante la scalata delle Dodici Case, il primo nel quale riuscì ad espandere il proprio cosmo al massimo, cercando di raggiungere quel fantomatico settimo senso di cui Mur aveva in precedenza parlato loro. Adesso del settimo senso ne era completo padrone, ed anche dell’ottavo, che gli aveva permesso di raggiungere vivo l’Inferno. Pegasus sorrise, prima di dedicare una preghiera al suo vecchio amico, il Cavaliere del Toro, sicuro che anche in quel momento, dal Paradiso dei Cavalieri, lo stesse osservando. Sarai fiero di me, Aldebaran! Pensò, scattando lungo la bianca scalinata dietro la Casa del Toro, diretto verso la Casa dei Gemelli.

Anche l’anno precedente aveva dovuto correre da solo alla Terza Casa, lasciando Sirio, Cristal e Andromeda a combattere contro il Toro Dorato, ma poi li aveva ritrovati, vittime dell’illusione del Cavaliere di Gemini. Tutti questi pensieri occupavano la mente del rampollo di Atena, quando un urlo, in vicinanza della Casa dei Gemelli, lo distrasse, costringendolo ad accelerare il passo.

"Questa voce…" –Si disse, superando con un balzo gli ultimi gradini della scalinata. –"Che sia lei?"

Un nuovo grido risuonò nell’aere, confermando il terribile sospetto di Pegasus. Aveva riconosciuto quella voce, la stessa che aveva tanto cercato negli anni precedenti, la stessa che gli raccontava le favole quando era bambino. Patricia! Mormorò Pegasus, stringendo i pugni e gettandosi di corsa nel corridoio principale della Terza Casa, seguendo le grida della sorella.

Giunto nel centro della Casa, una scena raccapricciante si presentò di fronte ai suoi occhi. Patricia era distesa a terra, con il viso gonfio e dolorante, mentre un gruppo di guerrieri di Ares la stava schiaffeggiando e insultando.

"Patriciaaa!!!" –Urlò Pegasus, scaricando un violento assalto contro i berseker.

"Attenti!" –Gridarono alcuni, cercando di evitare il Fulmine di Pegasus. Ma furono tutti travolti e scaraventati lontano, mentre le loro corazze esplodevano sotto i lucenti colpi del Cavaliere di Atena.

Esaurita la sua rabbia, Pegasus si chinò sulla sorella, osservando con dolore il suo volto sanguinante, e la aiutò a rimettersi in piedi.

"Patricia... come stai?"

"Pe… Pegasus…" –Mormorò la ragazza, tremando impaurita.

"Va tutto bene! Adesso va tutto bene!" –Le disse il fratello, abbracciandola, per confortarla.

Patricia accettò l’abbraccio del ragazzo, sentendo le robuste braccia corazzate stringersi intorno al suo esile corpo. Un momento dopo, una luce brillò intensa nei suoi occhi, mentre la ragazza sollevava il braccio destro, brandendo un gladio dorato.

"Aaah!" –Urlò Pegasus, mentre la lama si conficcava nel suo collo. –"Patriciaaaa… Perchéé?!"

"Perché siamo in guerra!" –Furono le ultime parole che Pegasus udì, accasciandosi al suolo in una pozza di sangue, di fronte allo sguardo diabolicamente soddisfatto della sorella.

Nel frattempo, mentre Pegasus correva verso la Casa del Toro, qualche decina di metri più a valle, Sirio era impegnato in battaglia contro il guerriero dell’Idra di Lerna, un discreto combattente, ma che, come ebbe a osservare Dragone, non era certamente al pari dei grandi nemici che avevano affrontato in passato, Arge lo Splendore tra gli ultimi.

Il berseker si lanciò avanti, con l’artigliato pugno teso, mirando al cuore del drago, ma Sirio fu rapido a sollevare lo scudo, lasciando che il colpo si scontrasse con esso. Con un gesto rapido, sollevò il braccio destro, che subito si accese di una dorata luce, abbassandolo di colpo sul nemico.

"Excalibur!!!" –Gridò Sirio, tagliando il braccio destro del guerriero.

"Aaargh!!!" – Urlò questi, indietreggiando, mentre con l’altro braccio si reggeva l’arto sanguinante.

"Arrenditi adesso, guerriero di Lerna! Lasciaci passare ed avrai salva la vita!" –Cercò di spiegargli Sirio, non essendo suo desiderio affrontarlo.

"Lasciarvi passare?! Sei folle ad avanzare una simile richiesta, Cavaliere! Sono il berseker scelto da Ares per fermarvi, questa è la mia missione, questo è l’unico scopo della mia esistenza: combattervi qua e vincervi, o morire lottando fino alla fine!"

"Che senso ha tutto questo, Cavaliere?!" –Domandò Sirio, con malinconia.

"Non chiamarmi Cavaliere! Io sono un berseker, guerriero del Fuoco e della Morte!" –Gridò il guerriero di Lerna, facendo avvampare il proprio cosmo violetto, carico di striature rossastre.

Incredibilmente il braccio che Sirio gli aveva amputato si ricreò da solo, proprio come le teste dell’Idra di Lerna, venendo addirittura ricoperto dalla sua armatura scarlatta.

"Che prodigio è mai questo?" –Domandò Sirio, sconcertato.

"Nessun prodigio! Solo il dono offerto dal Sommo Ares a me, Guardiano dell’Idra di Lerna, unito alla bestia da un duplice legame!" –Esclamò il berseker, bruciando il proprio cosmo. –"Un dono che mi rende praticamente invincibile! Potrai colpirmi quante volte vorrai con la tua spada, ma non riuscirai mai a uccidermi, perché il mio corpo curerà da solo le proprie ferite, cicatrizzandole e rendendomi pronto a combattere ancora!"

"Incredibile!" –Commentò Sirio, iniziando a pensare a un modo per superare quella difficoltà.

Il cosmo del guerriero di Lerna aumentò improvvisamente d’intensità, raggiungendo vaste dimensioni, mentre l’uomo socchiudeva gli occhi. Che sta facendo? Si chiese Sirio, sollevando lo scudo avanti a sé, preoccupato per un repentino attacco.

"Nella costellazione dell’Idra, ispirata al mito della bestia sconfitta da Eracle, risplende una luminosa stella chiamata Alphard, la solitaria, o Cuore del Dragone, per la sua posizione centrale, nell’immensa costellazione!" –Esclamò il guerriero di Lerna. –"Adesso subirai sul tuo debole corpo il suo sterminato potenziale!!! Cuore del Dragone!!!"

Un’estesa massa energetica, simile a una grande cometa, sfrecciò verso Sirio, travolgendolo all’istante, senza che il suo robusto scudo potesse contrastarla, fino a farlo schiantare contro la parete rocciosa retrostante, che ricadde su di lui, sommergendolo di pietre.

"Perfetto!" –Commentò Lerna, soddisfatto, voltandosi verso la Prima Casa.

Andromeda e Phoenix erano riusciti nel loro intento, abbattendo la mitologica bestia, grazie ai molteplici usi della Catena di Andromeda, che aveva stritolato le teste dell’Idra, fermando i suoi movimenti, mentre Phoenix la colpiva al cuore, divorandolo con le infuocate Ali della Fenice.

"Nooo… Maledetti!" –Urlò il berseker, osservando il triste spettacolo.

L’immonda carcassa dell’Idra stava bruciando davanti a lui, dilaniata dalle immortali fiamme della Fenice, mentre Andromeda e Phoenix, in piedi vicino ad essa, si preparavano ad affrontare il loro nemico. Il berseker concentrò il cosmo sulle mani, lanciandosi avanti, ma un boato proveniente dalla sua sinistra lo fermò, costringendolo a voltarsi. E a trovarsi Sirio davanti, ancora vivo.

"Dove stai andando?" –Domandò il Cavaliere del Drago, togliendosi gli ultimi detriti di dosso.

"Sei piuttosto duro a morire, Cavaliere di Atena!" –Commentò il berseker, riportando su di lui le sue attenzioni.

"Ho valide motivazioni che mi spingono a non arrendermi, guerriero di Lerna!" –Esclamò Sirio, bruciando il proprio cosmo verde smeraldo.

"Ed io ne ho altrettante per ucciderti!" –Sibilò il berseker, scattando avanti. –"Fauci dell’Idra di Lerna, azzannate!" –E liberò i suoi avvelenati artigli, che vennero però fermati tutti dallo Scudo del Dragone, capace di roteare ad altissima velocità.

Sirio non rimase ad aspettare l’affondo del berseker, scagliando un violento assalto contro di lui.

"Colpo Segreto del Drago Nascente!" –Urlò, travolgendo in pieno il guerriero di Ares che ricadde al suolo molti metri più indietro.

Non fece in tempo a rimettersi in piedi che dovette fronteggiare un piano energetico che, creato da Sirio con un rapido movimento del braccio destro, aveva scavato un solco nel terreno e si era diretto verso di lui. Fu colpito alla gamba destra, ma riuscì a rialzarsi, concentrando il proprio cosmo, pronto per lanciare nuovamente il suo colpo segreto.

"Non farlo!" –Lo richiamò Sirio, con voce decisa, ma al tempo stesso triste.

"Che cosa?!" –Domandò il berseker, stupito dal solenne tono adottato.

"Non lanciare nuovamente il Cuore del Dragone, o morirai!"

"Sarai tu a morire invece, Cavaliere di Atena!" –Ghignò il guerriero, espandendo il proprio cosmo. –"Non puoi resistere nuovamente ad Alphard!"

"Non mi raggiungerà!" –Commentò Sirio. –"Perché saprò colpirti prima che tu liberi la sua energia, raggiungendo il Cuore del Dragone!"

"Che… cosa?!" –Balbettò il berseker, fermandosi un momento.

"Proprio così! Non credere che non abbia notato il tuo punto debole!"

"Umpf... avrei dovuto immaginarlo…" -Commentò Lerna, riprendendo ad espandere il proprio cosmo. –"Del resto… è lo stesso che hai tu…"

"Sirio!" –Mormorò Andromeda, in pena per l’amico, ma questi gli fece cenno di non preoccuparsi.

"Adesso lanceremo entrambi i nostri colpi, esponendo il nostro cuore agli assalti dell’altro! Se raggiungerò il Cuore del Dragone, il cuore dell’Idra di Lerna, ti impedirò di rinascere! Chi riuscirà a colpire per primo l’altro sarà il vincitore! Lo sconfitto non avrà una seconda chance!" –Si fermò un momento poi si rivolse a Andromeda e Phoenix. –"Se dovessi morire continuate voi! Raggiungete Pegasus alla Seconda Casa!" –Non aggiunse altro, espandendo il proprio cosmo verde smeraldo.

Lo spiazzo antistante la Casa di Ariete fu percorso da una notevole tensione, mentre gli energetici poteri dei due guerrieri si scontravano. Il berseker scattò in avanti, liberando il violento potere di Alphard, il Cuore del Dragone, mentre Sirio faceva lo stesso, caricando il Drago Nascente. I due poteri si scontrarono a mezz’aria, fronteggiandosi per qualche secondo, finché lo scintillante dragone di smeraldo non travolse l’immonda Idra, facendola a pezzi.

Il berseker fu trapassato dall’energia lucente di Sirio, schiantandosi a terra tra i frammenti della sua armatura distrutta, ma anche il Cavaliere di Atena fu colpito e spinto indietro, fino a sbattere contro le rocce retrostanti e ricadere a terra, perdendo l’elmo a diadema dell’Armatura Divina.

"Sirio!" –Urlarono Andromeda e Phoenix, raggiungendo l’amico ed aiutandolo a rialzarsi.

"Sto… sto bene!" –Balbettò Sirio, rimettendosi in piedi. Si tastò la fronte, percorsa da un rivolo di sangue, e poi si avvicinò al corpo distrutto del berseker di Ares, il quale, con un ultimo filo di voce, mormorò parole indistinte, rivolte al Cavaliere di Atena.

"Sei stato bravo… Hai raggiunto il Cuore del Dragone!"

"Sapevi di perdere, ma hai continuato a lottare, fino alla morte! Perché?" –Gli domandò Sirio, chinandosi su di lui.

"Non te l’ho detto?" –Mormorò questi. –"Sono un berseker del Sommo Ares, e come tutti gli altri vivo della Guerra… e della Morte…" –E più non parlò.

Sirio sospirò per un momento, prima di rialzarsi e fare un cenno ai due fratelli.

"Coraggio, andiamo! Pegasus starà sicuramente combattendo più avanti!"

"Sì! Corriamo!" –Lo affiancò Andromeda, lanciandosi dietro a lui all’interno della Prima Casa.

Dietro di loro li seguì Phoenix, stupito nel trovarsi, per la prima volta, a correre con loro verso un comune obiettivo, avendo sempre preferito correre da solo. Sorrise, ritenendosi fortunato a poter dividere la vita insieme ad amici simili.

I tre compagni raggiunsero in fretta la Seconda Casa, dove trovarono il cadavere di un guerriero disteso a terra, mentre un leone, piuttosto malconcio, leccava le sue ferite.

"Pegasus deve averlo sconfitto ed essere andato oltre!" –Disse Sirio, incitando gli amici a fare altrettanto.

Oltrepassarono la Casa del Toro, ma quando giunsero fuori, Andromeda urlò ai due compagni di fare attenzione. Rapida come un fulmine, la Catena di Andromeda sfrecciò nell’aria, deviando alcune frecce incendiarie. Sgherri di Ares uscirono fuori da dietro le rocce dove si erano appostati, assaltando i tre Cavalieri con lance e picche.

"Aaah!" –Gridarono follemente. –"Morte ai Cavalieri di Atena!"

La risposta di Phoenix non si fece attendere. –"Ali della Fenice!" –Urlò, liberando la maestosa sagoma dell’uccello infuocato, che travolse i berseker, scaraventandoli contro la parete rocciosa laterale, prima che la guizzante Catena di Andromeda penetrasse gli ultimi che erano rimasti. Dopo questo breve scontro i tre amici continuarono a correre, giungendo in fretta alla Terza Casa.

"Strano!" –Commentò Sirio. –"Non sento nessun cosmo al suo interno! Che Pegasus sia già andato oltre?" –In quel mentre, anticipando di mezzo secondo un grido di spavento, la Catena di Andromeda vibrò minacciosamente, puntando verso l’entrata del Tempio.

"Ma…" –Mormorò Sirio, che gli sembrava di conoscere quella voce.

Un secondo strillo gli strappò ogni dubbio, riconoscendo l’amata Fiore di Luna.

"Fiore di Luna!" –Urlò il ragazzo, infilando svelto nella Casa dei Gemelli.

"Prudenza, Sirio!" –Esclamò Phoenix, correndogli dietro, insieme a Andromeda.

Quando giunsero nella sala centrale del Tempio trovarono una scena simile a quella che si era presentata a Pegasus pochi minuti prima. Fiore di Luna giaceva a terra, con le vesti lacere e il viso ferito, mentre un gruppetto di berseker di Ares la insultava, minacciandola con delle armi.

"Colpo segreto del Drago Nascente!" –Esclamò Sirio, travolgendo i guerrieri.

"Ooh Sirio!" –Urlò Fiore di Luna, in lacrime.

Il ragazzo la aiutò ad alzarsi, stringendola forte, e cercando di rassicurarla.

"Stai tranquilla… è tutto finito! Non aver paura!"

Phoenix e Andromeda rimasero leggermente in disparte, ad osservare la scena con commozione, felici che Fiore di Luna fosse sana e salva. Troppo tardi Andromeda si avvide che la sua Catena continuava ad essere in tensione, segnalando un pericolo nascosto ma ancora presente.

"Sirioooo!" –Urlò il ragazzo, mentre un gladio dorato si piantava nel collo del Cavaliere del Drago.

Anche Sirio cadde a terra, in una pozza di sangue, davanti allo sguardo singhiozzante di Fiore di Luna.