CAPITOLO QUARTO. COLPE DA SCONTARE.

Quando Ilda di Polaris raggiunse Midgard le parve che fossero passati anni da quando se ne era andata; invece era stato solo cinque giorni prima. Era un freddo mezzogiorno nordico e la cittadina sembrava apparentemente disabitata. Nessuno camminava per le strade in parte ancora innevate, ma tutta la popolazione era chiusa in casa. Ilda, avvolta da uno scuro mantello, passò per la strada principale, dirigendosi verso il Palazzo, affiancata da Cristal il Cigno e da Ermes, e seguiti dai Cavalieri Celesti che conducevano il feretro dove riposavano Mizar e Alcor.

D’un tratto dei bambini spuntarono da dietro l’angolo di una strada, rincorrendosi tra loro e si bloccarono completamente quando videro la strana processione. Di fronte a loro c’erano uomini ricoperti da scintillanti armature, lucenti come le stelle, che sembravano diradare la fredda brezza di Asgard soltanto passandovi attraverso.

"Bambini, non abbiate paura!" –Sorrise loro Ilda, scoprendo il capo. Ma ciò contribuì a spaventarli ancora di più. –"Che strano!" –Commentò, osservando i bambini fuggire via, quasi terrorizzati.

"Sembra quasi che abbiano visto un fantasma!" –Mormorò Cristal, prima di voltarsi e sorridere alla Celebrante di Odino, facendole cenno di proseguire oltre. Ilda acconsentì, continuando il cammino, giungendo fino al portone esterno della grande rocca del Palazzo della Celebrante. Cristal sorrise, riflettendo quanto fosse simile al Valhalla che egli aveva avuto modo di ammirare giorni prima.

"Gli somiglia moltissimo, non è vero?!" –Sorrise Ilda, intuendo i pensieri del giovane.

"Sì!" –Rispose Cristal.

"Questi luoghi sono splendidi, Celebrante di Odino!" –Disse Ermes, intervenendo nella conversazione. –"Da molti secoli ormai non mi ero più spinto così a nord, ma rivedere questi luoghi, ammirare lo splendore di queste mura, così forti e resistenti, è per me motivo di serenità!"

"Ti ringrazio per le tue parole cortesi, Messaggero degli Dei, e rinnovo a te, e ad ogni altro membro dell’Olimpica Reggia, l’invito a visitare Midgard ogni volta che ne sentirete la necessità! Sarete sempre trattati come ospiti nella nostra città! L’accoglienza nelle terre di Asgard è sacra!"

Proprio mentre Ilda finiva di parlare un rumore massiccio di passi richiamò la sua attenzione e dall’interno del Palazzo uscì una decina di uomini, ricoperti da armature dalle fattezze vichinghe.

"Uh?!" –Mormorò Cristal, chiedendosi per quale motivo fossero armati di asce e di scudi.

"Eccola, guardate! Allora è vero!" –Esclamò uno dei guerrieri.

"Incredibile… deve aver venduto l’anima al demonio!" –Continuò un altro.

"Questo non cambia la realtà delle cose!" –Li zittì un terzo.

"Uomini del Nord!" –Li chiamò Ilda, con tono neutrale. –"Per quale motivo indossate le vostre corazze da battaglia, e brandite armi nella città sacra di Odino?! Non sapete che è vietato! Le guerre sono terminate e Midgard è tornata ad essere una città di pace!"

"Midgard sarà libera soltanto quando sarai morta, ex-Celebrante!" –Gridò un uomo, che brandiva una lancia. Senza aggiungere altro, l’uomo scagliò con tutta la sua forza la lancia contro Ilda, la quale, stupefatta e sconvolta, non riuscì a muovere un muscolo per spostarsi. Fu Cristal a fermare la lancia, afferrandola con il braccio sinistro e congelandola, mandandola in frantumi.

"Che atto è mai questo?!" –Domandò rabbioso il Cavaliere del Cigno. –"Rivolgere un’arma contro la vostra Celebrante di Odino, la Regina di Asgard?!"

"Asgard non ha re né regine! Odino l’ha abbandonata secoli fa, e da allora è sempre rimasta esposta alle intemperie e alla violenza del clima!" –Esclamarono gli uomini. –"Ilda è una traditrice! Come Odino prima di lei! Dopo averci lasciato in balia, lo scorso anno, dei Cavalieri di Grecia, che avevano invaso la nostra terra, pochi giorni fa è fuggita ad Atene con loro, nella calda e assolata Atene, quella terra che noi mai vedremo né avremo!"

"Non è questo il nostro destino, Uomini del Nord! "–Cercò di spiegare Ilda. –"Combattere Atene per avere il sole sarebbe una follia, un bagno di sangue assurdo di cui Odino non vuole macchiarsi!"

"Sciocchezze! Come tutti i regnanti, tu, Ilda di Polaris, pensi solo al tuo benessere! Vivi rinchiusa nel tuo bel Palazzo, riscaldato e protetto, e non sei costretta a sopportare i freddi venti nordici, le devastanti bufere che imperversano sulla cittadina di Midgard, che mietono i nostri raccolti, che falcidiano gli animali e il nostro spirito di sopravvivenza! Hai ingannato per troppo tempo la tua gente, vecchia strega, e non sei più degna di rappresentarci!"

"Tacete, miserabili!" –Esclamò Cristal, con rabbia. –"Ilda è un’ottima sovrana, che ha pregato Odino per tutti questi anni, per ottenere la sua clemenza e il suo interesse, per permettere a voi, a tutti quanti voi, compresi gli ingrati e gli irriconoscenti, di sopravvivere in quest’erma terra!"

"Miserabile sarai tu, straniero invasore!" –Gridò un uomo.

"Uccidiamolo!" –Gli andò dietro un secondo.

"Provateci!" –Sorrise Cristal, con aria di sfida.

"Adesso basta! Sono stata fuori dalla mia città per cinque giorni, cinque lunghissimi giorni in cui non ho mai smesso di pensare alla mia gente, al mio popolo che vive di stenti in questa nordica e fredda regione! Ma ho dovuto comportarmi così, per esprimere il mio ruolo nel mondo e nel corso degli eventi! Eventi troppo grandi e complessi da potervi adesso spiegare bene, ma che hanno richiesto la mia presenza, al fine di proteggere anche Midgard, come la Terra tutta!"

"Eventi che le hanno fatto dimenticare i compiti primari della sua funzione, Celebrante!" –Esclamò un uomo, uscendo dal palazzo. I guerrieri si spostarono per fare posto al nuovo arrivato, che indossava una lunga tunica marrone, che lo copriva completamente, fermata in vita da una cintura scura, che gli conferiva un aspetto quasi sacerdotale.

"Conte Turin!" –Esclamò Ilda, riconoscendo l’uomo, un suo vecchio consigliere, appartenente alle antiche famiglie reali di Midgard.

"Infelice di rivedervi, Celebrante di Odino!" –Sogghignò il conte.

"Cos’è questa storia?" –Chiese Ilda, indispettita. –"Avete organizzato una rivolta in mia assenza?"

"Una rivolta?! Oh oh!" –Rise bruscamente il conte. –"Non mi permetterei mai! Ho semplicemente accelerato gli eventi, in vista di una vostra successione!"

"Questo è alto tradimento!" –Rispose Ilda a tono.

"Questa è la fine della vostra era sbandata!" –Le rispose il conte, ordinando ai guerrieri di ucciderli.

I dieci uomini che erano attorno a lui si lanciarono avanti, brandendo le loro asce e le loro lance, dirigendosi verso Ilda, ma nessuno di loro riuscì a compiere più di cinque passi che si ritrovò praticamente trasformato in statua di ghiaccio. Cristal aveva espanso il proprio cosmo, utilizzando il potere glaciante che gli era proprio ed aveva fermato l’effimera corsa dei guerrieri.

Il Conte Turin, che non si aspettava che Ilda rientrasse a Palazzo con una scorta di Cavalieri, probabilmente di Atena, rimase ammutolito, osservando le dieci sagome di ghiaccio andare in frantumi pochi istanti dopo.

"E adesso a noi!" –Esclamò Cristal, facendo un passo avanti, verso l’uomo che aveva sobillato quella vergognosa rivolta.

"Fermati Cristal!" –Lo chiamò Ilda. –"Non è mio desiderio che le scale del Palazzo di Midgard si tingano di altro sangue! Conte Turin, vi prego, siete sempre stato uno dei miei più anziani consiglieri, cosa vi ha spinto a questo atto increscioso?"

"La speranza, Ilda di Polaris! La speranza di poter dare a Midgard un sole!" –Esclamò il conte. E senza aggiungere altro, tirò fuori un coltello affilato da sotto la propria tunica e se lo piantò nel cuore, accasciandosi pochi istanti dopo.

"Conte Turin!!!" –Gridò Ilda, sconvolta, precipitandosi avanti. Cristal e Ermes le furono accanto, preoccupati per lo svolgersi della situazione, mentre Ilda sollevava il corpo insanguinato e morente del vecchio consigliere. –"Perché?!" –Gli domandò, con gli occhi gonfi di lacrime.

"Ci avevano detto che eravate morta, che eravate caduta in guerra, lontano da Midgard, lontano dalla terra che avreste dovuto difendere fino alla fine!" –Balbettò il conte, prima di spirare. –"Non l’avete difesa abbastanza, Celebrante, e presto, molto presto, anche Midgard cadrà nell’ombra!"

Nient’altro aggiunse il Conte Turin, spegnendosi tra le braccia della Celebrante di Odino.

Cristal, immaginando che tutto ciò avesse sconvolto il fragile animo della Regina, offrì la propria mano ad Ilda, per aiutarla a rialzarsi, e la condusse all’interno del Palazzo. Nessuno di loro si accorse di una figura, ammantata di uno scuro mantello, che aveva seguito l’intera scena nascosta dietro i vetri del Palazzo. Una figura che scomparve poco dopo.

"Perdonatemi!" –Esclamò la Regina di Midgard, rivolgendosi ad Ermes. –"Non era questa l’ospitalità di cui avrei voluto farvi dono, Messaggero degli Dei!"

"Non vi sentiate in colpa, Celebrante di Odino! Moti di ribellione da parte di uomini ingrati e corrotti hanno dominato la storia, anche quella dell’Olimpo, perciò comprendo perfettamente!" –La rassicurò Ermes. Ma Ilda, quelle parole, non la convinsero affatto. O meglio, non le condivideva.

Il Conte Turin non era un ingrato né un uomo corrotto! Rifletté la Celebrante, qualche minuto dopo, rinchiusa nelle proprie stanze. Aveva chiamato due ancelle e si era fatta preparare una vasca di acqua calda, dando disposizioni che i propri ospiti venissero alloggiati nelle migliori stanze del Palazzo e che fossero messi a loro disposizione tutti i servitori possibili, imbandendo un banchetto sostanzioso per il tardo pomeriggio. Era uno dei miei consiglieri, un saggio a cui spesso ho chiesto illuminanti pareri sulla vita della città! Che cosa lo ha spinto ad approfittare della mia assenza per sobillare questa rivolta? E se non fosse stato da solo? Se non fossero stati solo dieci coloro che hanno prestato orecchio alle sue idee? E se tutto il paese fosse d’accordo con lui, concorde sul fatto che io non sia degna di rappresentare Midgard e celebrare Odino per loro?! Si chiese la Celebrante, immersa nei caldi vapori della sua vasca da bagno.

Ooh Odino, vieni in mio soccorso! Sono davvero così indegna di rappresentarti?! Ma nessuna voce rispose alla sua domanda, soltanto il vento che sbatteva impetuosamente i rami degli alberi esterni, increspando le loro fronde e scuotendole dalla neve.

Un’ora più tardi, Ilda ricevette Ermes, Cristal e i Cavalieri Celesti nel grande Salone del Fuoco, ad una tavola perfettamente imbandita, anche se non molto abbondante.

"Vogliate scusarmi, Messaggero degli Dei! Ma la mia città, come ben sapete, è stata attaccata cinque giorni fa, dai Ciclopi Celesti inviati da Flegias! E in questo stato di emergenza non ho potuto far preparare un migliore banchetto!" –Esclamò Ilda, invitando i Cavalieri a sedersi.

"Non dovete preoccuparvi, Regina di Midgard! È un piacere e un onore per me sedere a questa ricca tavola!" –Disse Ermes, accomodandosi, imitato dagli altri Cavalieri Celesti. –"Temo purtroppo che non potrò fermarmi a lungo! Ho sentito cosmi inquieti agitarsi in Grecia e un’improvvisa vampata di energia accendersi sul Monte Olimpo! Qualcosa di oscuro è tornato dal limbo in cui lo avevamo confinato, un potere grande e malvagio, determinato a distruggere Zeus, Atena e gli Dei tutti!"

"Che cosa?!" –Esclamò Cristal, subito preoccupato per la sua Dea.

"Non temere per la Dea della Giustizia! Ella, adesso, si trova nel luogo più sicuro e irraggiungibile sulla faccia della terra!" –Lo tranquillizzò Ermes. –"Spero soltanto che non diventi la sua prigione!" –Aggiunse, con un pizzico di amarezza.

"Oscuri sono questi tempi, e ogni regno è chiamato ad affrontare i suoi problemi!" –Sospirò Ilda. –"Eppure anche qua, tra i ghiacci eterni, confido ancora in un raggio di sole, nella luce buona delle stelle, che possa illuminare il cammino e garantire a noi, e a chi verrà dopo di noi, un futuro!"

"Polaris è la vostra stella, mia Regina"! –Sorrise Ermes. –"Conoscete la sua storia?"

"Ooh, molte leggende circolano sulla stella Polare, la guida dei naviganti!"

"Tra le molte, una è la mia preferita!" –Continuò Ermes. –"Una leggenda pellerossa narra che un gruppo di guerrieri smarritisi nella foresta avrebbero visto una fanciulla che indicò loro la stella Polare per aiutarli a ritrovare l'accampamento. Come ricompensa essi la posero in cielo dove sarebbe stata sempre vista come la guida verso il Polo e il vero Nord! E voi siete come quella fanciulla, guida per il vostro popolo, un faro per la vostra gente! Non dimenticatelo!"

Ilda sorrise, compiaciuta per la gentilezza del Dio dei Mercanti, e si chiese se fosse realmente così che il popolo la considerava. O forse vedono in me soltanto una dispotica tiranna che ha scelto per la sua gente un destino di fame, freddo e miseria?!

La dolce voce di Cristal la rubò nuovamente ai suoi pensieri, e la fece sorridere e ricordare Flare, sua sorella, ancora ad Asgard, alla corte del Dio Odino. Le era mancata in quei giorni, come era certa che pure a Cristal fosse mancata, ma sapeva che solamente là sarebbe stata al sicuro.

Terminato il banchetto, Ermes si accomiatò dalla Celebrante di Odino, rinnovando l’alleanza che Zeus, poche ore prima, aveva inequivocabilmente fissato.

"Da oggi…" –Esclamò Ermes, lasciando la città del nord. –"Asgard e Atene sono più vicine!"

"Che possano esserlo per sempre, in pace e serenità!" –Aggiunse la Regina, salutando i Cavalieri Celesti. Anche Cristal la abbandonò, avviandosi verso Asgard. Non aveva intenzione di fermarsi molto, forse soltanto un’ora, ma doveva vederla. Sì, voleva vedere Flare.

Heimdall non fu affatto sorpreso quando trovò Cristal il Cigno sul pinnacolo roccioso dove il ragazzo e Flare avevano atteso il Guardiano del Ponte-Arcobaleno pochi giorni prima. Lo guardò di sottecchi, com’era solito fare, e lo trovò proprio come lo aveva lasciato: vivo e con una percentuale maggiore di baldanza, dovuta al desiderio di rivedere l’amata Flare. E questo lo fece sorridere.

"Salute a te, Heimdall, Dio Guardiano del Ponte-Arcobaleno!" –Esclamò Cristal, inginocchiandosi, mentre il colorato ponte arrivava a lambire la superficie della montagna su cui si trovava.

"Bentornato, Cavaliere del Cigno!" –Rispose Heimdall, con voce tonante. –"Vedo che porti il medaglione della Principessa di Asgard!" –E indicò il talismano che Cristal portava al collo.

"Esattamente! Mi è stato donato dalla Principessa Flare prima della partenza, per permettermi di ritrovare la via che mi conducesse alla corte di Odino da cui ho ricevuto doni e benevolenza!"

"Non credo ne avresti avuto bisogno, onorevole Cavaliere!" –Si limitò a commentare Heimdall, facendo cenno a Cristal di alzarsi e incamminarsi con lui lungo Bifrost. –"Odino non ama i visitatori, soprattutto quelli inattesi, ma nel tuo caso credo si tratti di un’eccezione ben voluta!"

"Non mi tratterrò a lungo, solo il tempo necessario per ringraziare il tuo Signore… e rivedere una persona a me cara!" –Precisò Cristal, proseguendo a passo svelto su Bifrost, insieme ad Heimdall.

"Come preferisci! Odino un tempo non avrebbe accettato così frequenti visitatori al suo palazzo, essendo sempre stato piuttosto schivo, soprattutto nei confronti di voi abitanti del Regno di Mezzo! Ma temo che arriverà un giorno in cui dovremo combattere unendo tutte le nostre forze!" –Detto questo, Heimdall non aggiunse altro, per quanto Cristal avrebbe voluto saperne di più. Ma non insistette, limitandosi a ringraziare il Dio per la sua disponibilità e a correre al Palazzo di Asgard, dove incontrò finalmente Flare.

La Principessa era in piedi sulla porta della grande Reggia, avvolta da un candido abito color latte, sul quale scendevano i suoi lunghi e voluminosi capelli biondi. Aveva trascorso gli ultimi giorni nell’angoscia per la guerra in corso e nella speranza di rivedere il giovane da lei amato, temendo che la profezia delle Norne riguardasse proprio lui. E il resto del tempo l’ho passato a chiedermi se ho realmente fatto la scelta giusta?! Se questo è realmente ciò che voglio?!

"Flare!" –La chiamò Cristal, correndole incontro.

"Cristaaal!!!" –Urlò lei, felice di gioia, scendendo in fretta i gradini dell’ingresso del palazzo e gettandosi letteralmente tra le sue braccia.

I due si scambiarono un profondo sguardo carico di amore e felicità, prima di abbandonarsi ad un intenso bacio. Ignari che, qualche piano più in alto, qualcuno li stesse osservando.

"Cristal il Cigno è di nuovo ad Asgard!" –Commentò Freyr, il Dio della Bellezza e della Fecondità. –"Di questo passo dovremo regalargli un alloggio privato!" –Ironizzò, allontanandosi dalla grande finestra che dava proprio sull’ingresso del Palazzo di Asgard.

Nessuno rispose alla frase del Dio, alle cui orecchie giunsero soltanto mugugni di riflessione.

"Chiederà di incontrarti, probabilmente per ringraziarti!" –Continuò Freyr, avvicinandosi all’uomo seduto su uno scranno.

"Ed io non lo farò!" –Rispose una decisa voce maschile. –"No, Freyr, non adesso! Abbiamo cose più importanti di cui occuparci! Rintracciare Loky, per esempio!"

"Temi ancora un suo complotto?!"

"Io non lo temo, Freyr! Io lo aborro! Ma al tempo stesso non posso privarmene! Perché lui è l’ago della bilancia! Una delle chiavi del mantenimento dell’equilibrio!" –Detto questo, l’anziano sovrano si alzò in piedi, trascinandosi fuori dalla stanza, avvolto nei suoi preoccupanti pensieri.

Molti metri più in basso, Flare condusse Cristal all’interno del palazzo, tenendolo per mano e ponendogli continuamente domande, su Ilda, su Atena, su Pegasus e i suoi compagni.

"Sono stata così angosciata, così preoccupata! Perché deve esserci sempre la guerra?"

Già, perché? Si chiese Cristal a sua volta. Forse perché fa parte dell’umana vita? La storia ci insegna che non esiste popolo che non abbia combattuto almeno una volta, che non esiste epoca che non sia stata segnata da guerre o conflitti. E nei più importanti, quelli in cui si sono decisi i destini dell’intero pianeta, i Cavalieri hanno giocato un ruolo fondamentale. I Cavalieri, e gli Dei dietro di essi.

"Tua sorella ti prega di rientrare a Palazzo quanto prima!" –Le spiegò Cristal, raccontandole l’accaduto. –"Ha bisogno di parlare con te! Di vederti!"

"E anch’io ho bisogno di lei…" –Commentò Flare, sospirando.

"Di lei soltanto?!" –Azzardò la domanda Cristal.

"Qualcuno vuole salutarti, se hai un minuto da dedicare a loro!" –Evitò il discorso Flare, con un serio imbarazzo nella voce.

Cristal aggrottò un attimo la fronte, quasi deluso dalla risposta della ragazza, e chiese a chi si riferisse; ma poi realizzò, rattristandosi per un momento, prima che la mano candida di Flare lo conducesse in una grande sala, dove quattro uomini li stavano attendendo.

Due ragazzi alti e ben fatti, con corti capelli celesti, affiancati da un altro ragazzo dai mossi capelli grigiastri e gli occhi argentei, e da un quarto, più in disparte, dai lisci steli biondi. I guerrieri di Asgard, adesso ascesi al cielo degli Einherjar.

"Cristal!" –Esclamarono Mizar e Alcor, avvicinandosi al ragazzo.

"Amici!" –Sorrise Cristal, con le lacrime agli occhi.

Sapeva che non erano vivi, non fisicamente, e che quelle erano soltanto le loro anime, che in quella dimensione, in quell’incantata terra sopra le nuvole, avevano consistenza fisica. Quanto bastava per renderli davvero reali, proprio come li aveva conosciuti.

"È un piacere rivederti!" –Esclamò Orion.

"Orion!" –Commentò Cristal. –"Non so come ringraziarti per la tua spada! Essa mi è stata utile arma in battaglia!" –E allungò una mano per sollevarla. –"Ecco, credo sia giunto il momento di rendertela!"

"Non preoccuparti! È un dono che ti ho fatto, a nome di tutti i Cavalieri di Asgard! Adesso appartiene a te!"

"Ma…"

"Non vorrai discutere con noi, no, biondino?!" –Intervenne finalmente Artax. –"Impugna quella spada, Cristal, per combattere per la tua Dea! E per le persone a te care, che vuoi salvare!"

Cristal non rispose, fissando il ragazzo negli occhi. In un attimo la sua mente lo riportò in quell’afosa caverna dove lo aveva affrontato molti mesi addietro. Anche lui aveva una persona da salvare, ma l’aveva sacrificata, per la fedeltà che nutriva nei confronti della sua sovrana. Che abbia adesso dei rimpianti? Si chiese. Ma Artax non aggiunse altro, allontanandosi dal piccolo gruppo.

"Credete che sia possibile incontrare Odino?!" –Azzardò la richiesta il Cavaliere del Cigno Bianco. –"Vorrei ringraziarlo per il suo aiuto, e porgerli i saluti della mia Dea!"

Mizar, Alcor e Orion si guardarono un momento tra loro, senza sapere cosa rispondere, e questo fece preoccupare Cristal.

"Odino non può ricevere nessuno!" –Intervenne una nuova voce, entrando nella stanza. –"È molto impegnato in questi giorni, ma ti porta i suoi saluti, Cavaliere del Cigno!"

"Principe Freyr!" –Esclamò Cristal, felice di rivederlo.

"Vorrei che fossero tempi migliori e che avessimo più tempo per conversare, ma credo che oggi non ci sia concesso!" –Affermò il Dio, avvicinandosi. –"No, Cristal! Una nuova guerra sta iniziando, o forse una nuova battaglia della stessa guerra, e già i tuoi compagni combattono in Grecia, contro un antico sovrano in cerca di rivalsa!" –Quindi afferrò un ciocco di legno e lo gettò nel braciere al centro della sala. –"Ma prima di tornare in Grecia, credo che qualcuno abbia bisogno di te altrove!"

Le fiamme del braciere crepitarono per un momento, prima di iniziare a muoversi, alle parole del Dio della Bellezza, trasformandosi in immagini, non troppo nitide, ma sufficienti per mostrare a Cristal un vero e proprio inferno. guerrieri demoniaci intrisi di sangue e violenza che marciavano per portare terrore e disperazione.

E una delle loro mete era molto vicina al suo cuore. Troppo, perché potesse ignorarla.