CAPITOLO VENTESIMO. BATTAGLIA NEL MEDITERRANEO.
Kiki e Shaka di Virgo seguirono la scia di cosmi lasciata dai Cavalieri Celesti, giungendo infine in uno spazio aperto. Un’ampia spiaggia dalla sabbia fina, proprio di fronte al mare. La luce della luna illuminava l’enorme distesa d’acqua, su cui brillavano fioche luci di navi lontane.
"Perdonami Virgo!" –Si scusò Kiki, immaginando di aver sbagliato strada. –"Eppure mi sembrava di aver seguito il loro cosmo…"
"Non scusarti, Kiki! È così infatti! I Cavalieri Celesti sono giunti fin qua, di fronte al Mar Mediterraneo!" –Virgo si guardò intorno, cercando di capire dove si trovassero, ma non trovò indizi a sufficienza. Immaginò comunque si trattasse di una costa della Grecia meridionale; ma avrebbe potuto essere anche Creta. Un’onda si schiantò sulla riva davanti a loro, mentre una leggera brezza soffiava da sud, risvegliando le idee del biondo Cavaliere di Virgo.
"Ma certo!" –Esclamò, denigrandosi per non averlo capito prima. –"Il Tempio di Nettuno! Ecco dove siamo!"
"Vuoi dire il Regno Sottomarino?! Dove Pegasus e gli altri combatterono l’anno scorso?!"
"Esattamente Kiki! Sento una grande energia cosmica provenire dal fondo del mare, mentre il Tempio dovrebbe essere disabitato! Dobbiamo verificare!" –Esclamò Virgo, e nel dir questo espanse il suo cosmo fino a creare una bolla di energia dorata, che avvolse lui e Kiki al suo interno.
Il Cavaliere della Vergine chiuse gli occhi, mettendo le mani in posizione di preghiera, mentre la grande bolla dorata si mosse, fluttuando prima sulla superficie dell’acqua e poi scendendo in mare, inghiottita rapidamente da esso.
***
Neppure un’ora prima Ermes, il Messaggero degli Dei, era stato convocato da Flegias, il figlio di Ares, nonché Consigliere Personale del Sommo Zeus. Con poche parole Flegias aveva ordinato al Dio di guidare una squadra di Cavalieri Celesti nel Mediterraneo, per raggiungere il Tempio di Nettuno e recuperare un oggetto andato smarrito durante la battaglia dell’anno precedente.
"Un oggetto?!" –Domandò Ermes.
"Esattamente!" –Sogghignò Flegias, liquidando in fretta il Dio. –"L’ordine viene direttamente dal Sommo Zeus; non vorrai tirarti indietro, tu che sei il suo Messaggero?!"
Sono il suo Messaggero, non il suo galoppino! Mormorò indispettito Ermes, prima di voltare i tacchi e andarsene, di fronte allo sguardo compiaciuto di Flegias.
Radunati alcuni Cavalieri Celesti, Ermes li condusse ai piedi dell’Olimpo, pronti a combattere con eventuali invasori che avessero incontrato, percependo numerosi cosmi nella foresta nebbiosa. I Cacciatori di Artemide non si tirano mai indietro! Rifletté, prima di giungere al Cancello dell’Olimpo, trovandolo abbattuto dall’esterno. Bronte del Tuono era stato ucciso e il suo cadavere giaceva nella radura poco distante dalle mura. Ermes ordinò ad alcuni uomini di depositarlo in un luogo più riparato, prima di coprirlo col suo mantello, in attesa di onorarlo come meritava.
"Incredibile! Hanno sconfitto uno dei Ciclopi!" –Mormorò una voce, tra i Cavalieri Celesti.
"Bronte massacrato da un invasore!" –Gli fece eco un altro, spaventato. Ma Ermes li zittì tutti quanti, spiegando loro di non preoccuparsi.
"Nessun invasore riuscirà mai a raggiungere la Reggia di Zeus! Ci sono troppi Cavalieri posti a sua difesa!" –E radunò la truppa ai piedi dell’Olimpo. A un cenno della sua mano, tutti i presenti furono investiti da un luminoso cosmo celeste, un’immensa bolla di energia che esplose poco dopo, rischiarando l’intero paesaggio notturno. Kiki, che si era nascosto in cima a un albero per non essere sorpreso, dovette tapparsi gli occhi, e quando li riaprì si accorse che non c’era più nessuno.
Ermes guidò i Cavalieri Celesti nel Regno Sottomarino, edificato da Nettuno nel Mondo Antico, dopo l’affondamento dell’epica Atlantide, conseguente alla prima Guerra Sacra con Atena, su cui il Dio aveva eretto il suo primo Tempio. Di quell’antico regno rimaneva ben poco, essendo stato distrutto l’anno precedente al termine dello scontro tra i Cavalieri di Atena e Nettuno e i suoi generali, quando, dopo il crollo del Sostegno Principale, immense onde si erano abbattute su di esso, mondandolo dalle sanguinarie battaglie che vi si erano svolte.
"Credevo di trovare solamente detriti!" –Commentò un Cavaliere Celeste. –"Invece esistono ancora delle costruzioni!"
"Certamente!" –Rispose Ermes, continuando a marciare lungo una strada nel Regno Sottomarino. – "Non dimenticare che qua risiede la Divina Volontà di Nettuno, fratello del Sommo Zeus, e che essa è sufficiente a mantenerlo in vita, e a ricrearlo dopo ogni distruzione!"
Ermes condusse i Cavalieri Celesti fino a un ampio spiazzo pavimentato sul fondo del mare azzurro, davanti al quale si ergeva un imponente costruzione in stile greco. Il Tempio di Nettuno, con un colonnato davanti e una scalinata per raggiungerne l’entrata. Questo non crollerà mai! Rifletté, paragonandolo all’Olimpo. E ordinò ai Cavalieri di entrarvi, eseguendo gli ordini di Zeus.
Ma mentre i Cavalieri Celesti si lanciavano lungo la scalinata, una soave melodia li raggiunse. Un canto dolce, ma a tratti malinconico, che ricordò loro i canti delle sirene che incantavano i marinai.
"Che succede?" –Chiese Ermes, osservando i Cavalieri Celesti fermarsi senza riuscire a muoversi.
Improvvisamente, da un lato del Tempio, apparve una figura, e Ermes capì che quella era la fonte della musica che intanto continuava a diffondersi intorno a loro.
"Chi sei?" –Domandò, fissando il musicista misterioso. Ma questi non rispose, continuando a produrre quell’ammaliante sinfonia con il suo lungo flauto dorato, perfettamente intonato alle vesti dell’ignoto Cavaliere. Scaglie d’oro e arancio ricoprivano il corpo dell’uomo dai capelli violetti, che continuò a camminare fino a trovarsi di fronte a Ermes. Quindi staccò lievemente le labbra dal flauto e si rivolse a lui.
"È Syria delle Sirene il mio nome celeste, Generale degli Abissi dell’Atlantico del Sud!" –Esclamò.
"Un Generale?!" –Rispose Ermes. –"Credevo che foste stati tutti uccisi dai Cavalieri di Atena!"
"Non tutti, io ancora resto, ultimo dei sette Generali di Nettuno!" –Esclamò Syria, avvicinando nuovamente le labbra al flauto.
"Beh, poco importa! Non ti faremo del male, non hai di che temere, se non ostacolerai la nostra missione!" –E ordinò ai suoi Cavalieri di entrare del tempio, per recuperare l’oggetto della cerca.
"Fermatevi!" –Esclamò Syria. –"C’è solo un oggetto che potrebbe interessare gli Dei dell’Olimpo! Un oggetto che non vi è permesso avvicinare!"
Ermes non riuscì a pronunciare parola, quasi incantato dalla mistica figura di fronte a sé. Ma doveva portare a termine la propria missione.
"Il Vaso di Atena! In cui la Dea rinchiuse nuovamente lo spirito di Nettuno al termine del conflitto! Zeus lo vuole!"
"Per quale motivo?" –Chiese Syria.
"Questo non so dirtelo, Generale degli Abissi, non essendo stato informato al riguardo! Mi limito ad eseguire la Volontà Divina!"
"Capisco, Messaggero degli Dei!"
"Tu sai chi sono?" –Chiese Ermes.
"Naturalmente! Ho riconosciuto le celesti vestigia che indossi, i rapidi calzari che ti permettono di muoverti ad altissima velocità, le splendide ali forgiate da Efesto, fissate dietro la tua armatura! Nettuno mi parlò di tutti gli Olimpi, in particolare di te, Ermes! Per il quale ho sempre avuto un’enorme ammirazione!"
"Realmente?"
"Non fosti tu, figlio di Zeus e di Maia, a fabbricare per primo la lira, servendoti del guscio di una tartaruga e di sette corde fatte di budello di pecora? E a trasmetterla poi ad Apollo, che della musica sarebbe diventato il Dio, circondandosi delle affascinanti Muse?" –Esclamò Syria, con voce suadente. –"Io, che delle sirene ricreo il canto, non posso che ammirarti, Dio che facesti dono al mondo della musica!"
"Sono confuso e affascinato, Syria delle Sirene, nel sapere che ancora oggi, millenni dopo, qualcuno ricorda Ermes non soltanto come l’araldo di Zeus!" –Sorrise lusingato il Messaggero. – "Ti chiedo quindi il permesso di entrare nel Tempio del tuo Signore, per recuperare il Vaso in cui il suo spirito dimora, di modo che io possa portarlo a Zeus, che l’ha richiesto!"
"Mi dispiace! Non so quali siano le intenzioni di Zeus, ma a nessuno è concesso asportare il vaso dal Tempio di Nettuno, vaso dal quale lo spirito del mio signore uscirà autonomamente quando il sigillo di Atena perderà efficacia!"
"Vuoi dunque opporti alla Divina Volontà del Sommo?" –Domandò Ermes, indispettito.
"Intendo solo salvaguardare il Tempio del mio Signore e non mettere nuovamente in pericolo la giustizia e gli equilibri della Terra!"
"Opponendoti all’Olimpo?" –Si adirò Ermes, incitando i Cavalieri a proseguire.
Ma Syria non rispose, appoggiando le labbra al flauto dorato. Una melodia incantata si diffuse intorno a lui, raggiungendo nuovamente i Cavalieri Celesti, incapaci di fare un solo passo. Una sinfonia di morte. In un attimo i Cavalieri Celesti si accasciarono al suono, con le mani alla testa, in preda a un forte senso di delirio. Si tapparono gli orecchi, cercarono di non ascoltare quell’incantevole melodia, ma la musica, come sostenne Syria, non poté essere fermata.
"Melodia di Requiem!" –Sussurrò, aumentando l’intensità della melodia.
Come circondati da farfalle e da fiori, i Cavalieri Celesti furono travolti dall’incantesimo del Generale, sollevati da terra e spinti indietro, mentre le loro armature si incrinavano.
Stanno diventando pazzi! Mormorò Ermes, urlando al Generale di smetterla. Ma Syria neppure lo ascoltò, continuando a suonare il flauto. Ermes concentrò una sfera di energia cosmica nel braccio destro, scagliandola quindi contro Syria, che fu obbligato a togliere la bocca dal flauto e a rotearlo velocemente avanti a sé, creando una barriera su cui si infranse l’attacco del Dio. Quindi il Generale degli Abissi avvicinò nuovamente le labbra per riprendere la sua melodia suadente, quando comparvero una ventina di soldati semplici, vestiti di armature di cuoio con gli elmi squamati, che attaccarono i Cavalieri Celesti.
Ermes, approfittando della confusione che si creò, scattò in avanti per raggiungere l’ingresso del Tempio, ma Syria, con grande sforzo, tentò di anticiparlo, sollevando il braccio destro, con cui reggeva il flauto, e lanciando un fendente luminoso che fermò l’avanzata del Dio. Ma questi, deciso a proseguire, concentrò una sfera energetica sul palmo destro, scagliandola contro Syria, che si era lanciato su di lui. Il Generale respinse la sfera con il proprio flauto, prima di atterrare proprio di fronte all’ingresso del Tempio di Nettuno.
In quel momento terminò il rapido scontro tra i Cavalieri Celesti e i pochi soldati degli abissi sopravvissuti. Syria accostò nuovamente il flauto alle labbra, liberando l’incantevole magia della sua melodia. Tutti i Cavalieri Celesti furono aggrediti dalla melodia della Sirena e caddero a terra deliranti, ma prima che Syria riuscisse a suonare l’ultima nota fu colpito in pieno petto da una sfera incandescente che lo spinse indietro, fino a sbattere contro il muro e ricadere a terra.
"Com’è possibile?" – Si chiese, rialzandosi.
"La musica che suoni è incantesimo suadente!" –Esclamò Ermes, avvicinandosi al Generale. –"Ma non ha effetto alcuno su di me! Non può averlo sul Dio creatore della lira!"
"Incredibile!" –Affermò Syria, poggiando nuovamente le labbra sul flauto e suonando una nuova Melodia di Requiem. Ma Ermes parve non risentirne, continuando a camminare senza problemi.
"Adesso che ti sei reso conto di non avere potere alcuno sul Messaggero degli Dei, cedi il passo Generale! Non è mia intenzione ucciderti, a meno che non sia tu a volerlo!"
"Sono l’ultimo dei sette Generali, Dio dell’Olimpo, e ho il dovere morale di impedire la profanazione del Tempio!" –Affermò Syria, puntandosi con forza di fronte all’ingresso.
"E sia dunque..." –Ermes unì le mani insieme, e prima ancora che Syria se ne rendesse conto si ritrovò scaraventato nuovamente al muro, schiacciato da potenti sfere energetiche.
Il Generale ricadde a terra, perdendo il suo flauto dorato, mentre le scaglie della sua corazza si frantumavano in più punti. Ermes fece un cenno ai Cavalieri Celesti ancora in vita, che si lanciarono all’interno del Tempio di Nettuno, mentre Syria, rialzatosi per fermarli, fu spinto nuovamente contro il muro da una nuova sfera energetica.
"Apprezzabile e doveroso il tuo comportamento, Generale dell’Atlantico del Sud!" –Esclamò Ermes, avvicinandosi. –"Ma improduttivo! Rinuncia, o morirai!"
"Non la morte in sé mi spaventa, Messaggero, ma la possibilità di non poter portare più conforto ai bambini orfani col suono del mio flauto!" –Confessò Syria, rialzandosi a fatica.
"Bambini orfani?!"
"Proprio così. Terminato il conflitto tra Atena e Nettuno, scelsi di girare il mondo con Julian Kevines, reincarnazione del Dio dei Mari, accompagnandolo nelle visite benefiche agli orfanotrofi e alle case di cura, dove bambini soli e anziani malati hanno ascoltato la musica del mio flauto!"
"Capisco!" – Sorrise compiaciuto Ermes. –"Immagino che fosse uno dei pochi momenti felici della loro vita! Che permettesse loro di sognare..."
"E di volare via… almeno con la mente!" –Continuò Syria. –"Non è forse questo uno dei migliori compiti che la musica assolve?"
Ermes non rispose, limitandosi a un sorriso imbarazzato. Vociò ai suoi uomini per sapere se avevano trovato qualcosa, ma nessuno di loro rinvenne niente.
"Devo fermarli!" –Esclamò Syria, scattando all’interno del Tempio. Ma Ermes gli andò dietro, superandolo e fermandolo con una sfera energetica che lo scaraventò fuori dall’edificio sacro.
"Come già ti ho detto, Generale, non puoi fare niente!" –Affermò Ermes, uscendo a sua volta.
"Forse la mia musica non avrà effetto su di te, Ermes, ma sui tuoi soldati su!" –E Syria iniziò nuovamente a suonare il flauto, lasciando che un’armoniosa melodia si diffondesse intorno a loro.
Ermes concentrò una nuova sfera energetica e la lanciò contro Syria, ma la sfera si schiantò contro una barriera energetica posta a difesa del Generale. Un’ottima mossa! Rifletté Ermes. Usare il cosmo come barriera! Rischiosa, ma utile! In quel momento i Cavalieri Celesti che erano penetrati all’interno del Tempio, uscirono in fila indiana, stregati dall’incantesimo di Syria.
"Che cosa?!" –Esclamò Ermes, sbalordito.
"Come le Sirene incantavano i marinai nel Mediterraneo, io Syria della Sirena incanto voi, invasori del Tempio di Nettuno! E vi condanno a un’istantanea morte!"
Questa fu l’ultima voce che i Cavalieri Celesti udirono nella loro mente, prima di morire, uno dopo l’altro, uccidendosi tra loro, vittime di un mortale incantesimo di requiem, lasciando Syria e Ermes da soli, fuori dal Tempio del Re dei Mari.
Il Messaggero degli Dei, per quanto dispiaciuto nel dover combattere, a maggior ragione contro un devoto cavaliere amante della musica, si fece avanti, concentrando una nuova sfera energetica sulla mano destra e lanciandola contro il Generale, che fu svelto a ricreare la bolla su cui si infranse l’attacco di Ermes. Ma il Dio continuò imperterrito, scagliando decine di sfere, che misero a dura prova la resistenza di Syria, costringendolo a portare entrambe le mani avanti per contenere l’impatto con il potente cosmo divino.
"E sia, dunque, Generale degli Abissi!" –Esclamò infine Ermes, prendendo in mano un oggetto fissato alla cinta della sua Veste Divina. –"Per te, che più di ogni altro hai dimostrato valore e coraggio, userò il mio principale attributo! Il caduceo!"
Syria inorridì nel riconoscere la bacchetta in mano al Dio dell’Olimpo. Un’arma terribile che Apollo regalò a Ermes, millenni addietro, in cambio della zampogna, dal Dio creata! Una bacchetta celeste con due serpenti intrecciati, sormontati da una coppia di ali aperte!
"Addio, Generale!" –Esclamò Ermes, puntando la bacchetta avanti a sé.
Da essa partì un potentissimo raggio di energia, diretto verso Syria, che distrusse la barriera del Generale, trapassando poi la sua armatura di scaglie, mandandola in frantumi.
"Aah…" –Urlò Syria, accasciandosi a terra, in una pozza di sangue.
"Non desidero la lotta, Generale degli Abissi! Ma sono tenuto ad obbedire agli ordini di Zeus! Per rispetto alla tua persona ti risparmierò la vita, se mi dirai dove si trova il Vaso di Atena!"
"Mai!" –Sibilò Syria, mentre Ermes puntava di nuovo la bacchetta verso di lui.
"Allora addio..." –E un nuovo potentissimo raggio di luce partì dal caduceo. Ma non colpì il Generale, al sicuro dietro una bolla di energia dorata.
"Che cosa?!" –Domandò Ermes, osservando l’avvenuto fatto.
In quel momento, sopra di loro apparve un Cavaliere indossante dorate vestigia, con lunghi capelli lisci e biondi, ad occhi chiusi e seduto in posizione meditativa, all’interno di una bolla energetica.
"Chi sei?" –Chiese Ermes, prima di puntare il caduceo su di lui.
"Sono Shaka di Virgo, Cavaliere d’Oro di Atena, e sono qua per te, Messaggero degli Dei, per impedirti di compiere un gesto di cui potresti pentirtene!"
"Ma cosa stai dicendo?!"
"Leggo nel tuo cuore l’incertezza e il dubbio, Dio dei Viaggi e dei Viaggiatori, dei Pastori, degli Oratori, dei Poeti e della Letteratura, dell’Atletica, dei Pesi e delle Misure, dei Ladri e dei Commercianti!" –Esclamò Virgo, con voce limpida. –"Nonostante l’ordine impartitoti provenga direttamente dal Sommo, tentenni e esiti nell’uccidere chi vuole difendere il Tempio del proprio Dio, come esiti nella tua missione, perché in fondo non vorresti recuperare quel Vaso!"
"Non è esitazione ciò che ferma la mia mano, Cavaliere di Atena, ma è rispetto per un nobile difensore della sua terra! Inoltre, che condivida o meno gli ordini di Zeus, sono comunque tenuto ad eseguirli!" –E nel dir questo Ermes scagliò un raggio di luce dal suo caduceo contro Virgo.
La barriera protettiva andò in frantumi, mentre un’abbagliante esplosione costrinse Ermes e Syria a coprirsi gli occhi. Quando li riaprirono, convinti che il Cavaliere d’Oro fosse stato annientato, non trovarono niente più sopra le loro teste, ma Ermes non ebbe il tempo di gioire che subito fu costretto a voltarsi, percependo un immenso potere dietro di lui.
"Virgo!!!" –Urlò Ermes, prima di essere travolto dall’Abbandono dell’Oriente.
Il colpo del Cavaliere, portato giungendo le mani in segno di preghiera, scagliò il Dio avanti, facendolo ricadere sulla scalinata del Tempio. Incredibile! Costui è degno della sua fama! Commentò Ermes, conoscendo i nomi e i fatti che accompagnavano tutti i Dodici Custodi.
"Fermati, Messaggero Celeste! Non ha senso che combattiamo tra noi per qualcosa che neppure tu vuoi realmente!" –Esclamò Virgo. –"Zeus vuole il Vaso dell’Olimpo per il motivo più ovvio e più semplice: risvegliare il Dio dei Mari e convincerlo a schierarsi al suo fianco! Una proposta che suonerebbe come un ordine, una scelta inequivocabile, dal momento che Nettuno oggi non ha più niente! Né generali né armate, essendo passato troppo poco tempo perché il suo cosmo abbia potuto radunarne di nuovi!"
"Sono perfettamente a conoscenza di questi fatti, Cavaliere della Vergine!" –Commentò Ermes.
"E non comprendi la follia insita in questo? Risvegliare Nettuno è un errore immenso, troppo grande persino per un Dio! A prezzo di dolore e sacrifici il suo spirito è stato rinchiuso nel Vaso di Atena, a prezzo di così tanti sacrifici che persino un suo Generale sta tentando di fermarti!"
"Il Cavaliere della Vergine ha ragione, Ermes!" –Esclamò Syria, rialzandosi a fatica. –"La rinascita di Nettuno non è possibile, non in quest’epoca! Condannerebbe definitivamente gli uomini alla morte! E obbligherebbe di nuovo Julian a trasformarsi! Ad abbandonare quel generoso volto che ha mostrato in tutti questi mesi, privo dell’ostico controllo del Re dei Mari!"
"Rinuncia, Ermes! So che comprendi le nostre parole!" –Continuò Virgo. –"Lo sento!"
Ermes non rispose, osservando con rabbia entrambi i Cavalieri. Strinse con forza il caduceo, espandendo il suo cosmo, prima di puntare la bacchetta avanti, verso il Cavaliere della Vergine, mentre mille dubbi gli attanagliavano il cuore senza dargli pace.
"Vorrei che fosse tutto così semplice!" –Sorrise, prima di scagliare un nuovo raggio energetico contro Virgo, che ricreò la sua barriera dorata, su cui si infranse il fascio di luce, prima di scagliare nuovamente l’Abbandono dell’Oriente. Il ventaglio di energia avvolse l’intera scalinata, ma Ermes lo evitò semplicemente balzando in alto, veloce e scattante grazie ai suoi calzari. Roteò su se stesso, prima di lanciare un nuovo raggio di energia contro Virgo.
"Fe... fermati… Messaggero!" –Balbettò Syria, portando di nuovo il suo flauto alla bocca.
Virgo contrastò ancora il potere del Dio, ma percepì il notevole sforzo che il mantenimento della sua barriera gli comportava. Giunse quindi le mani, per scagliare un ancor più potente Abbandono dell’Oriente, quando udì l’incantevole Melodia di Requiem, suonata da Syria.
Per un momento il Cavaliere non pensò più ad Ermes, ma a Kiki, chiedendosi se avesse trovato il Vaso di Atena all’interno del Tempio. Lo aveva lasciato da solo poco prima, affidandogli il delicato compito, ma era sicuro che il fratello di Mur lo avrebbe portato a termine.
"Risuona, Canto delle Sirene!" –Esclamò Syria, mettendo tutto se stesso in quella musica.
"Sciocco!" –Commentò Ermes. –"Non hai capito che il tuo canto non ha effetto su di me? Non impazzirò né mi prostrerò ai tuoi piedi, Generale!" –E puntò il caduceo contro di lui.
"E non è questa l’intenzione del canto di Syria!" –Sorrise il Generale, con gli occhi gonfi di lacrime. –"Un tempo un Cavaliere di Atena mi disse che solo un puro di cuore poteva suonare una musica simile! E aveva ragione, ma non ebbi la forza di riconoscere che ero nel torto, perché, come te adesso, anteposi il dovere alla ragione! Il senso del dovere che mi legava a Nettuno, che legava tutti noi Generali ad una guerra che, a parte Kanon, non sentivamo nostra! Ascolta la mia musica, Messaggero degli Dei, e liberati dalle nefaste influenze che oscurano la tua mente!"
E riprese a suonare con sempre più vigore, mentre Ermes, incerto sul da farsi, continuava a fissarlo, stringendo il caduceo celeste in mano.
Il Dio dei Viaggi e del Commercio non era uno sciocco, e sapeva che le parole di Syria e Virgo erano vere, che la rinascita di Nettuno in quel momento, al fianco di un bellicoso Zeus, sarebbe stata la rovina per le libere genti, un pericolo da scongiurare. Ma sono il Messaggero di Zeus, uno dei suoi figli mitologici! Come posso disobbedire a un suo ordine, per quanto ingiusto e irrazionale possa sembrare? Oh Zeus... vorrei tornare indietro nel tempo, a quando l’Olimpo era un paradiso felice e grandi banchetti vi si svolgevano alla presenza di Dei e di Eroi, e gli uomini mortali agognavano salirvi per vedere almeno una volta la Reggia degli Dei, per ascoltare Apollo suonare la lira che gli donai, per ammirare le grandi sale di marmo bianco ed assaporare l’ambrosia, il nettare degli Dei.
Ma adesso tutto questo è soltanto un ricordo! Commentò amaramente Ermes, travolto dalla coinvolgente melodia di Syria. Adesso l’Olimpo è diventato una palestra di guerra, dove schiere di Cavalieri Celesti marciano senza ideali, pronti al tuo comando a scatenare guerre sulla Terra, sulla stessa Terra dove tua figlia ha combattuto per secoli per mantenere l’equilibrio e difendere la giustizia! Flegias! Mormorò infine, e per un attimo i suoi occhi grigi si incendiarono. Hai avvelenato la mente del mio Signore, mandando i nostri Cavalieri a morire in una guerra ingiusta! Aaah... ti pianterei il caduceo nel cuore, maledetto figlio di Ares!
Virgo, che nel frattempo si era avvicinato ai due, osservò l’espressione sul volto di Ermes farsi sempre più insicura e angosciata, a tratti quasi irata. E comprese che parte della sua rabbia derivava dalla frustrazione di non voler compiere un gesto che non comprendeva, che non riteneva giusto. O forse dal doverlo compiere sapendo di non volerlo? Improvvisamente Ermes diede loro le spalle, discendendo la scalinata fuori dal Tempio, di fronte agli occhi stupiti di Syria e di Virgo.
"Il potere che è stato scatenato è troppo grande per tentare di fermarlo!" –Esclamò infine. –"Ma i vostri compagni ci stanno provando lo stesso, impetuosi come sempre, voi Cavalieri di Atena! È un peccato che Zeus abbia deciso di eliminarvi tutti!"
"Rinunci al Vaso di Atena, Messaggero degli Dei?" –Domandò Virgo, volutamente beffardo.
"Potrò sempre dire di non averlo trovato!" –Ironizzò Ermes, mentre una celeste aura lo ricopriva. – "In fondo le correnti potrebbero averlo portato via..." –Non aggiunse altro e scomparve, in un lampo di luce.
Virgo, felice che il Dio avesse rinunciato a quel folle proposito, aiutò Syria a riprendersi, prima che la squillante voce di Kiki lo richiamasse. Il ragazzino aveva perlustrato l’intero Tempio, ma del Vaso di Atena non vi era realmente traccia.