CAPITOLO DICIANNOVESIMO. PREPARATIVI PER LA BATTAGLIA.

Cristal e i Cavalieri d’oro si fermarono per un giorno intero ad Asgard, nel Regno di Odino, per curare le ferite e recuperare le forze necessarie in vista delle imminenti battaglie che, il Cavaliere del Cigno sapeva bene, li avrebbero impegnati duramente. I cinque uomini furono affidati alle cure di Eir, la Dea della Salute e della Guarigione, mentre Flare preferì occuparsi personalmente di Cristal, approfittandone per trascorrere del tempo con lui; tempo che, la Principessa lo sapeva, stava inesorabilmente giungendo a termine.

Per tutte le ore in cui aveva atteso sue notizie, appoggiata al balcone del Palazzo di Odino, la fanciulla non aveva smesso di pensare a lui, e di chiedersi cosa sarebbe rimasto di loro quando Cristal sarebbe ritornato. Quando Cristal sarebbe partito per affrontare gli Dei dell’Olimpo. E in quel frangente, logorata dalla paura e da mille dubbi, abbandonata su quella rocca, senza una voce amica e consolatoria, aveva commesso un gesto audace, e in parte sconsiderato. Si era rivolta alle Norne, le Divinità del fato che sedevano ai piedi del grande frassino Yggdrasil.

"Cosa c’è nel mio futuro?" –Aveva chiesto alle tre donne, con il cuore in gola.

Queste l’avevano guardata di sottecchi, continuando a tessere le trame del fato, e Flare non aveva potuto fare a meno di notare quanto il loro aspetto fosse orribile a vedersi, quasi fossero tre vecchie megere avvizzite. Infine Skuld, la Norna del futuro, si era rivolta a lei a bassa voce, sussurrando parole che la fecero rabbrividire.

"Morte!" –Aveva sibilato, continuando a tessere.

E a Flare era parso di vedere, sulla maglia da lei tessuta, ciò che sarebbe accaduto. Un grande prato fiorito, un bosco di satiri e ninfe, un bellissimo tempio greco da cui sgorgavano canti e felicità. E improvvisamente un’immensa luce, un’abbagliante esplosione di luce che cancellò tutto. La visione scomparve ma l’ultima immagine risultò chiara nella sua mente: un lago di sangue.

Flare era corsa via piangendo, immaginando che se Cristal fosse andato sull’Olimpo avrebbe trovato morte certa. Si era gettata sul letto della camera a lei assegnata a Fensal, il palazzo di Frigg, e aveva pianto fino al ritorno del giovane. Cristal era corso subito ad abbracciarla, e Flare non aveva potuto fare a meno di notare il suo viso ferito e sporco, le ferite e i lividi che aveva nuovamente riportato in battaglia. E, si era detta, questi non sono che una parte!

I due amanti trascorsero buona parte del tempo insieme, durante il quale Eir si prese cura dei Cavalieri d’Oro, rigenerando le loro forze, e Flare fu profondamente combattuta se confessare l’accaduto a Cristal o meno. Alla fine optò per una soluzione diplomatica, spiegando al ragazzo di essere preoccupata per lui.

"So che partirai non appena i tuoi compagni staranno bene! Ma vorrei tanto che tu restassi qua, con me, tra le millenari nevi di Asgard!"

"Devo andare, Flare! Odino mi ha spiegato che Atena è in difficoltà e che un’aspra lotta contro le Divinità Olimpiche è iniziata! E devo correre a prestare aiuto ai miei compagni che sicuramente staranno già lottando!"

"Odio la guerra!" –Commentò Flare, volgendo lo sguardo altrove. –"Odio dover vedere ogni volta il ragazzo che amo rischiare la vita contro terribili nemici!"

"È proprio per questo che esistiamo, Flare!" –Le sussurrò Cristal, prendendole le mani tra le proprie. –"Per dare agli uomini un futuro, un mondo dove tutti possano amarsi liberamente e non ci sia più da combattere!"

Quindi la baciò sulle labbra, sul balcone della grande Reggia di Odino, mentre una frizzante brezza smuoveva le grandi fronte di Yggdrasil.

Per un momento le sembrò di udire la voce di Artax risuonare nella sua mente, memorie insepolte di un dolore mai dimenticato. Mi dispiace, ma l’obbedienza a Ilda viene prima nel mio cuore! Aveva affermato Artax, nella caverna di lava, prima di morire per mano di Cristal. Per colpa del dovere ho già perso un amore, perché deve accadere di nuovo? Si chiese la Principessa di Midgard.

Poche ore dopo Freyr venne a bussare alla loro porta, convocandoli per un’ultima riunione nel Valhalla, nella Sala di Odino. Quando Cristal arrivò fu felicemente sorpreso nel trovare, oltre a Odino e Freyr, anche i suoi cinque compagni, Mur, Ioria, Virgo, Scorpio e Dohko, in piedi e rivestiti di panni puliti.

"Cristal!" –Esclamò Scorpio, correndo incontro all’amico per abbracciarlo, e ringraziarlo per quello che aveva fatto per loro. La stessa cosa fecero gli altri Cavalieri d’Oro. Persino lo schivo Virgo si unì al caldo abbraccio, tanto grande era in lui il desiderio di ritornare alla luce.

"Hai rischiato molto per noi!" –Commentò Ioria. –"E ti siamo immensamente grati per averci liberato da quella mortale prigionia!"

"Ma com’è accaduto?" –Domandò Cristal. – "Io credevo che voi foste…"

"Che fossimo stati spazzati via al Muro del Pianto?!" –Continuò Ioria, sorridendo. – "Lo pensammo anche noi inizialmente, ma poi fummo come catapultati in un’altra dimensione, una dimensione lontana da cui non riuscivamo a tornare, nemmeno tramite gli immensi poteri di Virgo e di Mur!"

"Era un vasto limbo senza fine nel quale restammo confinati per mesi, senza neppure la forza e la capacità per muoverci!" –Commentò Mur. –"Infine, qualche giorno fa, si aprì una breccia extradimensionale che ci permise di uscire da quel limbo, per ritrovarci, soli e stanchi, in un esteso deserto di ghiaccio. Deboli com’eravamo fummo subito sopraffatti dai Giganti di Brina e condotti al Palazzo delle Nebbie, dove Hel ci rinchiuse nel ghiaccio, sperando di fare di noi dei combattenti al suo servizio, come gli Hrimthursar!"

"L’unica cosa che potevo fare era inviare un messaggio con il cosmo!" –Intervenne Virgo, con la sua solita calma. –"Ma i miei poteri erano molto deboli, e l’intera dimensione era percorsa da vibrazioni ostili che rendevano il mio messaggio di indecifrabile lettura!"

"Ecco cos’era quel richiamo! Era la tua voce che mi parlava da lontano!" –Esclamò Cristal.

"Cavalieri di Atena!" –L’imperiosa voce di Odino sovrastò tutte le altre, costringendo i presenti a voltarsi verso di lui.

Il Dio del Nord stava seduto sul suo intarsiato trono di legno, con Frigg alla sua sinistra e Freyr alla destra, mentre Flare si era inginocchiata per rendergli omaggio. Cristal e i Cavalieri d’Oro fecero la stessa cosa, ma Odino li pregò di rialzarsi.

"Conservate le vostre forze, giovani Cavalieri! Ben altre battaglie vi aspettano sull’Olimpo!"

"Sull’Olimpo?!" –Domandò Scorpio.

"Esattamente! La vostra Dea è stata imprigionata da Zeus, il quale, dopo secoli in cui ha lasciato in pace e tranquillità gli uomini, pare adesso che voglia rendere la Terra suo feudo personale!"

"È terribile!" –Mormorò Cristal.

"Non so cosa stia accadendo sull’Olimpo, Cavalieri di Atena! I miei poteri si fermano al Bianco Cancello, al di là del quale si estende il Regno di Zeus, e il mio occhio più non riesce a vedere!"

"Ma abbiamo avuto notizia che alcuni vostri compagni hanno iniziato la scalata del Monte Sacro!" –Intervenne Freyr. –"Probabilmente con l’intenzione di liberare Atena e convincere Zeus a desistere dalla folle impresa!"

"Impresa altrettanto folle come quella in cui si è lanciato Zeus!" –Ironizzò Odino. –"Sappiamo questo in quanto due nostri guerrieri stanno accompagnando i vostri amici!"

"Pegasus!" –Intervenne Cristal. –"Sicuramente starà già combattendo! E ci saranno anche Andromeda e Sirio con lui!"

"Dobbiamo andare anche noi!" –Incalzò Scorpio, mentre gli altri Cavalieri d’Oro annuirono.

"Dio degli Asi!" –Esclamò Cristal, inginocchiandosi nuovamente. –"Ti siamo grati per la disponibilità che hai mostrato nei nostri confronti, per averci soccorso nel Niflheimr e per aver curato le nostre ferite al meglio! Atena ti è riconoscente!"

"Vorrei aver potuto fare di più!" –Commentò Odino, prima di incontrare lo sguardo sorridente, ma compiaciuto, di Flare. –"Ma se non ho rischiato prima è stato per non mettere in pericolo i miei Einherjar e le genti di Asgard, in un conflitto che non consideravo propriamente mio!"

"C’è qualcuno che vorrebbe ringraziarvi di persona!" –Esclamò Freyr, mentre una delle cinquecentoquaranta porte della grande Sala si aprì. Da essa uscì un giovane avvolto da una lucente aura, alto e robusto, con biondi capelli candidi e gli occhi azzurri. Balder, il Dio del Sole.

"Balder!" –Esclamò Cristal, riconoscendo il giovane che aveva salvato da Hel.

"È un onore per me incontrarti, Cristal il Cigno!" –Sorrise Balder, inginocchiandosi di fronte al Cavaliere di Atena. Poi si rialzò e continuò a parlare, con voce tranquilla ed eterea, senza mai smettere di sorridere. –"Hai rischiato molto per proteggermi, aiutando i miei guerrieri nella perigliosa impresa! Impresa di cui, da ciò che so, non eri neppure al corrente!" –E nel dir questo tirò un’occhiata di rimprovero a Odino e Freyr.

"Non ho fatto niente di particolare, Dio del Sole! Soltanto il mio dovere di Cavaliere!"

"Coraggioso e modesto!" –Rise Balder. –"Hai sentito, Padre? Dovremmo averne di guerrieri così!"

In quel momento altre porte del Valhalla si aprirono e Cristal riconobbe i cinque uomini che entrarono nella sala: cinque Cavalieri di Asgard che lui e gli altri Cavalieri di Bronzo avevano affrontato l’anno prima. Orion, Artax, Thor, Luxor e Mime. Ognuno dei cinque guerrieri reggeva in mano un grande scrigno dorato, la cui luce rischiarava l’immensa sala.

"Per ricompensarvi dell’aiuto prestato, ho ordinato che le vostre Armature venissero riforgiate!" – Esclamò Balder. –"Nella terra delle Fiamme, a Muspellheimr, dai Giganti nostri alleati! Eccole!"

E i cinque Cavalieri di Asgard depositarono a terra gli scrigni dorati, che subito si aprirono, rivelando le Armature dell’Ariete, del Leone, dello Scorpione, di Libra e della Vergine. Le corazze vibrarono immediatamente al contatto col cosmo dei loro possessori, scomponendosi poco dopo e andando a ricoprire i corpi ritemprati di Ioria e degli altri Cavalieri d’Oro.

"Forgiate nel fuoco eterno di Muspellheimr, sono state intrise del caldo potere del Sole! Cosicché possano essere per voi fonte di ristoro ogni volta in cui le forze vorranno abbandonarvi, ogni volta in cui l’oscurità tenterà di avvolgervi!"

"Grazie, Dio del Sole!" –Esclamarono i Cavalieri d’Oro, inginocchiandosi.

"Ma adesso andate... come in tutte le imprese, il tempo è nemico!" –Li incitò Balder, mentre anche Odino si alzava dal trono, avvicinandosi con Freyr e Frigg ai Cavalieri di Atena. –"Questa non è la nostra guerra!" –Sospirò infine. –"Ma sta arrivando un giorno in cui tutte le guerre apparterranno a tutti! E quel giorno dovremo essere pronti a lottare insieme!"

Odino annuì, consapevole della veritiera profezia di Balder, e fece cenno ai Cavalieri di seguirlo. Raggiunsero tutti un’ampia terrazza, rivolta a meridione, da cui poterono godere di un panorama straordinario. Montagne innevate in lontananza, nuvole all’orizzonte, dove i lucenti raggi del sole lontano creavano spettacolari giochi di luce color amaranto.

"Non ho il potere di portarvi da Zeus, ma posso condurvi ai piedi dell’Olimpo, di fronte al Bianco Cancello!" –Esclamò Odino, chiamando un nome a gran voce. –"Ma fate attenzione, giovani Cavalieri! Qualcosa di oscuro si agita sull’Olimpo!"

Pochi istanti dopo un uomo apparve dal nulla, nel cielo di fronte a loro, camminando su una sottile striscia colorata, che lentamente andò aumentando di consistenza, fino a giungere al grande balcone di Odino. Cristal sorrise, riconoscendo l’uomo che aveva incontrato al suo arrivo ad Asgard: Heimdall, il Dio Guardiano del Ponte-Arcobaleno.

Cristal e i Cavalieri d’Oro si accomiatarono da Odino, e il ragazzo ringraziò più volte Orion e Artax, per l’aiuto prestatogli. Quindi salutò Flare, e fu la separazione più difficile della sua vita.

"Tornerò!" –Esclamò, baciandola. –"Quando questa guerra sarà finita, tornerò a prenderti!"

"Sì!" –Rispose Flare, in lacrime.

Ma finirà mai la guerra? Si domandò, osservando il Cavaliere del Cigno salire sulla ringhiera del terrazzo insieme ai suoi cinque amici, e mettere poi piede sul Ponte-Arcobaleno.

"Siamo sicuri che resista questo ponte?" –Domandò Ioria, battendo un piede sulla sua superficie.

"Non abbiate timore!" –Li rincuorò Odino. –"L’Arcobaleno di Heimdall vi porterà ai piedi dell’Olimpo!" –E aggiunse qualche avvertimento strategico. –"Credo che dovrai fare una deviazione nel tuo percorso, nobile Maestro dei Cinque Picchi!" –Commentò Odino, rivolgendosi a Dohko, e raccontandogli di aver sentito un violento cosmo esplodere nella sua natia terra.

"Siate prudenti!" – Aggiunse Freyr, mentre Heimdall sollevava il Ponte-Arcobaleno.

In un lampo di luce Bifrost scomparve, sfrecciando tra le nuvole diretto verso la Grecia, lasciando Odino, Freyr, Frigg, Balder e Flare sul grande balcone, insieme ai cinque Cavalieri di Asgard.

Cristal si voltò un’ultima volta, mentre una lacrima si congelava prima ancora di lasciare il suo occhio, e l’ultima cosa che vide fu Flare in lacrime pregare per lui, prima che la calda mano di Artax la stringesse, incitandola ad essere forte.

***

Durante quel giorno che Cristal e i Cavalieri d’Oro trascorsero ad Asgard, Odino non era mai uscito dal Valhalla, rinchiudendosi nella grande sala di fronte al caminetto, tentando di parlare con Zeus tramite il cosmo. Ma non era mai riuscito a raggiungere l’Olimpo, cinto da un’oscura e tenebrosa barriera che impediva al Dio di leggere al suo interno. Frigg, sua moglie, lo aveva raggiunto più tardi, spiegando di aver servito l’idromele ai Cavalieri loro ospiti, la bevanda degli Dei del Nord, opportunamente preparato da Eir, in modo che potesse fornire loro energia.

"Sei preoccupato, marito mio?"

"Sì! Mi chiedo cosa troveranno quei ragazzi sull’Olimpo! Credo che il Sacro Monte non sia più il paradiso degli Dei e degli eroi, ma sia diventato simile a un inferno!"

Prima di salutare i sei Cavalieri di Atena, camminando verso l’ampio balcone da cui Heimdall li avrebbe trasportati in Grecia, Balder si avvicinò a Cristal, scusandosi per non aver potuto riparare la sua Armatura Divina.

"Ma un amico ha comunque un dono da farti!" –Commentò il Dio, mentre Orion si affiancava ai due. –"Non sia mai detto che l’ospitalità non è sacra ad Asgard!"

E Orion consegnò a Cristal una spada dai riflessi azzurri, lunga e tagliente, con il manico intarsiato di disegni che mostravano un uomo uccidere un drago.

"Gramr è il suo nome! Ed è con essa che uccisi il Drago Fafnir, divenendo invulnerabile! La sua lama ti sarà utile in battaglia, e il mio caldo cosmo, che in essa risiede, ti conforterà quando ne avrai bisogno!"

"Grazie!" – Sorrise Cristal, commosso del dono dell’amico. E legò la spada alla cintura della sua Armatura Divina, alla quale si intonava perfettamente.

A tutto questo stava ripensando il Cavaliere del Cigno, oltre che a Flare e all’amore che provava per lei, quando improvvisamente si ritrovò con i piedi sull’erba. L’Arcobaleno scomparve in un lampo, lasciando Cristal e i quattro Cavalieri d’Oro suoi amici, in un vasto campo ai piedi di un monte alberato, monte di cui non riuscivano a vedere la cima, immersa in una coltre di nuvole.

"Che sia…?" –Domandò Cristal.

"L’Olimpo!" –Terminò la frase Mur, mentre anche gli altri Cavalieri osservavano sbalorditi quel luogo mitico.

"Coraggio! Andiamo!" –Li esortò Ioria, sbattendo i pugni. –"Atena ha bisogno di noi!"

Mentre stavano per scattare avanti, una debole voce li distrasse, facendoli voltare verso un albero. Là, appoggiato ad esso, c’era un ragazzino dai capelli fulvi e dall’aria sbarazzina, che li osservava con timore, e al tempo stesso con gioia.

"Kiki!" –Urlò Mur, riconoscendo il fratello.

"Muuur!!!" –Esclamò Kiki, correndo verso il Cavaliere d’Ariete, con le lacrime agli occhi.

I due fratelli si abbracciarono, felici di ritrovarsi, di fronte agli occhi commossi degli altri Cavalieri. Kiki chiese notizie a Mur, avendolo dato per morto, ma suo fratello preferì rimandare la conversazione a momenti più tranquilli. Il ragazzino allora raccontò brevemente tutto quello che era accaduto negli ultimi giorni. L’assalto di Flegias, la visita di Ilda, il ritorno di Phoenix, l’arrivo di Ermes e la prigionia di Atena, infine il violento attacco al Grande Tempio, sventato grazie all’intervento di Pegasus e Andromeda.

"Allora sono tutti sull’Olimpo?" –Domandò Cristal.

"Sì! Sento i cosmi degli altri Cavalieri accendersi impetuosamente da parecchie ore!"

Mur ringraziò il fratello per le interessanti informazioni e lo pregò di restare nascosto e aspettare il loro ritorno. Ma Kiki diede loro un’ultima notizia.

"Neanche mezz’ora fa un gruppo di Cavalieri Celesti è uscito dal Cancello dell’Olimpo, guidato da un uomo con indosso una splendida Armatura! Doveva essere una Veste Divina, a giudicare dalle rifiniture accurate!" –Spiegò il ragazzino, che per paura di essere catturato si era nascosto sulla cima di un albero. –"Non so dove stessero andando, ma erano armati di tutto punto! E poi sono scomparsi in un lampo di luce! Stavo riflettendo se tornare al Grande Tempio per avvertire Asher e gli altri!"

"Uhm..." –Rifletté Mur. –"Un gruppo di Cavalieri Celesti, guidati da una Divinità, sono un avversario troppo potente per i Cavalieri di Bronzo, qualunque fosse la loro missione!"

"Sono d’accordo con te, Cavaliere di Ariete!" –Intervenne Shaka di Virgo, con voce calma ma decisa. –"Mi occuperò io di loro! Se tuo fratello mi aiuterà, seguendo la scia del loro cosmo, riuscirò a trovarli e a scoprire le loro intenzioni!"

"Fai attenzione, Cavaliere di Virgo!"

Virgo sorrise genuinamente, osservando Kiki concentrare i propri sensi, per ritrovare la scia del cosmo dei Cavalieri Celesti. Quindi le porte dello spaziotempo vibrarono, mentre Kiki e Virgo scomparirono in un lampo di luce.

E anche Virgo ci ha lasciato! Sospirò Cristal, ricordando che anche Dohko si era staccato dal gruppo per raggiungere i Cinque Picchi e trovare Sirio. Scorpio, quasi avesse intuito le sue preoccupazioni, gli diede una pacca su una spalla, sorridendo, e incitandolo ad essere forte.

"Andiamo!" – Esclamò Ioria, lanciandosi avanti. Mur gli andò dietro, presto seguito anche da Cristal e da Scorpio, mentre molti metri sopra di loro cosmi esplodevano violentemente.