CAPITOLO DICIASSETTESIMO. LA SCALATA DELL’OLIMPO.
Giunse infine la sera di quel lungo giorno, in cui il Grande Tempio aveva subito il più tremendo attacco mai portato prima, neppure paragonabile all’assalto delle truppe di Ade durante la Guerra Sacra. Un attacco che aveva lasciato dietro sé una lunga scia di sangue e dolore. L’infermeria del Grande Tempio era strapiena di feriti e le giovani Sacerdotesse, aiutate da Kiki e da alcune donne anziane, facevano fatica a curare tutti i soldati bisognosi. Ilda e i Cavalieri di Asgard si offrirono per dare loro una mano, come fece Andromeda, rattristato nel vedere un simile spettacolo. Asher, Ban, Black, Aspides e Geki erano in condizioni veramente gravi, e anche Tisifone non stava affatto bene, nonostante il caldo cosmo del Cancro le avesse restituito un po’ di forze. La Celebrante di Odino partecipò attivamente alla cura dei feriti, insegnando alle giovani ragazze alcune ricette particolari di Asgard, come decotti di erbe e altre tecniche utili per il medicamento dei malati.
Pegasus rimase a conversare con Castalia tra le rovine del Tempio e la ragazza riuscì a convincerlo a rimandare di qualche ora la partenza, per permettere ai dottori di curare le loro ferite.
"Atena ha bisogno di Cavalieri sani e efficienti, non di un gruppo di folli suicidi che non riuscirebbe a superare il cancello dell’Olimpo!" –Esclamò Castalia, affidando Pegasus alle cure dei medici.
A mezzanotte in punto Pegasus e i suoi compagni si incontrarono alla Prima Casa dell’Ariete, pronti per partire alla volta dell’Olimpo. Pegasus e Andromeda indossavano le loro Armature Divine, Tisifone quella del Cancro, mentre Castalia, Mizar e Alcor avevano ancora indosso le loro corazze, seppur danneggiate dagli scontri. Anche Ilda sarebbe partita con loro, nonostante le pressanti richieste dei suoi Cavalieri affinché restasse al sicuro al Grande Tempio.
"Non posso rimanere inerme mentre i miei guerrieri rischiano la vita, mentre la Dea Atena soffre nuovamente per difendere la giustizia e l’umanità intera! Ma non preoccupatevi, non sarò un peso!" – Esclamò, risoluta più che mai.
"Perfetto! Allora possiamo partire!" –Incitò gli amici Pegasus.
"Vi porterò io fino all’Olimpo!" –Intervenne Kiki, dando la mano a Pegasus e a Castalia, e pregando tutti gli altri di fare lo stesso. –"Birnam mi ha insegnato la strada!"
Le porte dello spaziotempo vibrarono per un istante e Kiki, sostenuto dai cosmi dei suoi compagni, condusse i sette fino alle pendici del Monte Olimpo.
"Ecco!" –Mormorò, accasciandosi esausto per lo sforzo mentale. –"Di più non posso fare! I miei poteri si fermano alle porte dell’Olimpo!"
"Non preoccuparti, Kiki!" –Lo baciò Andromeda. –"Hai già fatto abbastanza!"
"Birnam ci disse che qualcuno gli aveva permesso di raggiungere l’Olimpo!" –Intervenne Castalia. – "Mi chiedo chi sia questo misterioso alleato!"
"Beh, a quanto pare sono in molti ad opporsi alla tirannia di Zeus! Anche Euro e Phantom!"
"Frena il tuo impeto, Pegasus, e non farti fatue illusioni! Il fatto che un Cavaliere Celeste non approvi completamente l’operato del proprio Dio non significa che sia disposto a ribellarsi a lui!" – Precisò Castalia. –"Se Zeus ordinerà di massacrarci, come probabilmente farà avendo già percepito il nostro arrivo, non credo che qualche Cavaliere Celeste si tirerà indietro!
"Questo non fermerà i nostri propositi!" –Urlò Pegasus, esaltato. –"Coraggio! Andiamo!"
Detto questo si lanciò avanti, correndo lungo l’erboso pendio, affiancato da Andromeda, e seguito da Tisifone, Castalia, Mizar, Alcor e Ilda. Kiki si appoggiò a un albero, osservando i compagni lanciarsi nella più pericolosa delle loro imprese. La scalata dell’Olimpo aveva finalmente inizio.
I sette compagni non percorsero neppure duecento metri che subito il loro cammino fu bloccato. Un boato tremendo scosse il terreno, da cui uscirono poco dopo gigantesche figure deformi. I Giganti di Pietra, Custodi del Monte Sacro.
"I Giganti di Pietra!" –Esclamò Ilda, puntando avanti il suo bastone. La luce del tridente illuminò per un attimo l’oscuro paesaggio, rivelando una decina di sagome di immensi guerrieri, tozzi e ricoperti di armature che sembravano fatte di pietra lavorata.
"Sono i Custodi dell’Olimpo! Non ci faranno certamente passare!"
"Beh, troveremo comunque un modo!" –Urlò Pegasus, scattando avanti, lanciando il Fulmine di Pegasus. Il colpo, seppur forte e veloce, si schiantò contro il grande scudo di un gigante, senza smuoverlo minimamente. E Pegasus capì che non sarebbe stato facile oltrepassare tale difesa.
Una decina di Giganti, uno accanto all’altro, sbarravano il passo ai Cavalieri di Atena e Odino, una cintura difensiva col compito di scoraggiare chiunque volesse invadere il Monte degli Dei. Al di là di essi, un ripido sentiero conduceva al Cancello dell’Olimpo, la vera entrata del Regno di Zeus.
"Cobra Incantatore!" –Urlò Tisifone, lanciandosi contro un Gigante, ma questi parò il suo colpo, spingendo indietro la Sacerdotessa con una secca botta del suo scudo, facendole sbattere la faccia a terra.
Mizar e Alcor subito scattarono verso il Gigante, sfoderando i Bianchi Artigli della Tigre, che non riuscirono però a superare la resistente difesa offerta dagli scudi delle mostruose creature.
"Una solida barriera protegge il Monte Olimpo!" –Commentò Ilda, osservando i suoi guerrieri venire spinti indietro dalla furia dei Giganti.
"Dobbiamo aggirare l’ostacolo!" –Rifletté Castalia. –"Ed evitare uno scontro aperto di forza fisica!"
Intanto Pegasus aveva cambiato tattica, preferendo concentrare tutti i suoi colpi in un unico punto, in modo da frantumare lo scudo di un Gigante. Si lanciò quindi in alto, roteando su se stesso ed espandendo al massimo il proprio cosmo, creando una luminosa cometa di luce che si diresse verso i Giganti. Questi, colti un poco di sorpresa, lanciarono spade e lance contro di essa ma tutte le loro armi vennero respinte dall’incandescente cometa che si schiantò contro lo scudo di uno di loro, mandandolo in frantumi, e trapassando l’intera creatura, distruggendola.
"Ma… sono realmente fatti di pietra!" –Commentò Pegasus, osservando il Gigante da lui colpito sgretolarsi in un attimo.
"Ma sorretti da cosmo divino!" –Continuò Castalia, evitando una lama nemica.
"Pegasus ci ha aperto la via, e noi non staremo certo qua ad osservarlo correre da solo sull’Olimpo!" –Esclamò Andromeda, liberando la sua arma.
La Catena di Andromeda saettò rapida verso un Gigante, ma invece di puntare allo scudo, che riteneva troppo resistente, puntò sulle gambe, attorcigliandosi ad esse. Immediatamente la catena liberò una violenta scarica energetica, che fece vibrare l’intero Gigante, che la afferrò per cercare di liberarsene, ma gli fu fatale. Il colosso di pietra cadde all’indietro, percorso da scariche energetiche, mentre Andromeda balzava dall’alto su di lui, scagliando le Onde del Tuono, che penetrarono nella corazza e nel corpo stesso del Gigante, frantumandolo in più punti. Con un altro balzo anche Andromeda fu al di là della barriera, in tempo per aiutare Pegasus con un nuovo Gigante.
"Andate avanti, voi!" –Propose Ilda, rivolgendosi alle Sacerdotesse. –"Affronteremo noi i Giganti!"
"Ma non ce la farete!" –Rispose Castalia, preoccupata. –"Sono troppi!"
"Non curatevi di noi, Sacerdotesse di Atena, ma pensate ad arrivare alla bianca Torre dell’Olimpo! Troveremo il modo per raggiungervi!" –E nel dir questo, sollevò il tridente argentato, dalla cui punta partì un violento raggio energetico, diretto contro un Gigante che stava per attaccarle.
Il Gigante fu letteralmente trapassato dal colpo di Ilda e, quasi come se stesse impazzendo per il dolore, iniziò a dare colpi a casaccio con la propria lancia. Un secondo raggio energetico lo distrusse completamente, liberando la via alle due Sacerdotesse.
"Abbi cura di te, Celebrante di Odino!" –Esclamò Castalia, sfrecciando avanti insieme a Tisifone.
Lo farò! Sospirò Ilda. Ma promettimi che lo farete anche voi, giovani Cavalieri della Speranza! E osservò Pegasus e Andromeda fare a pezzi un altro Gigante, mentre Mizar e Alcor liberavano il loro potere glaciale per fermarne altri. Castalia e Tisifone afferrarono Pegasus e Andromeda, strattonandoli lungo il sentiero nel bosco, diretti verso il Cancello. Ilda li osservò perdersi tra gli alberi, prima di continuare a combattere contro i rimanenti Giganti, e per un attimo provò la spiacevole sensazione che non sarebbe mai giunta insieme a loro alla Torre Bianca dell’Olimpo.
Pegasus, Andromeda, Castalia e Tisifone corsero a perdifiato lungo l’irto sentiero, che scoraggiava i rari visitatori del Monte Olimpo, fino a giungere ad un’ampia radura, al termine della quale sorgeva un elegante, quanto grandioso, cancello, unico passaggio per superare le bianche mura di confine. Ai lati del Cancello due luminose fiaccole rischiaravano il paesaggio.
"Il Cancello!!!" –Gridò Pegasus, scattando avanti.
In quel momento la Catena di Andromeda vibrò repentinamente, ma il Cavaliere non fece in tempo ad avvertire gli amici che un tuono esplose nell’aria notturna, prima che un’incandescente tempesta di folgori travolgesse i quattro Cavalieri scaraventandoli contro i tronchi degli alberi.
"Ma cosa…?!" –Brontolò Pegasus, rialzandosi.
"Non avrete creduto di poter passare il Cancello dell’Olimpo così impunemente?!" –Esclamò una voce virile. –"A comuni mortali come voi non è concesso di varcare questa sacra soglia!"
Un fulmine si schiantò proprio davanti al cancello, illuminando l’intero paesaggio, permettendo a Pegasus e ai suoi compagni di vedere una scintillante Armatura Celeste risplendere davanti a loro. In piedi, in cima al bianco muro di confine, c’era il custode scelto per fermarli, una vecchia conoscenza di Pegasus e Andromeda. Alto e robusto, con un viso maschile e massiccio, barbetta incolta, occhi azzurri e capelli mossi: Bronte del Tuono, uno dei tre Ciclopi Celesti.
"Bronte!" –Esclamò Pegasus, riconoscendo l’uomo che avevano affrontato a Villa Thule.
"Ci ritroviamo, Cavalieri di Atena!" –Commentò il Ciclope, con aria di sdegno. –"Come vi dissi a Nuova Luxor, un Ciclope termina sempre la missione a lui affidata dal Sommo! E quale occasione migliore di questa?!"
"Cedi il passo o passeremo con la forza!" –Urlò Pegasus, pronto per scattare avanti. Ma Andromeda lo fermò, afferrandolo per un braccio. E facendogli cenno di calmarsi.
"L’uomo che hai di fronte non è un normale avversario! Non ricordi a Luxor? I nostri due cosmi uniti sono stati appena sufficienti per ferirlo! Dobbiamo essere prudenti!"
"Cosa suggerisci, allora?"
"Affrontarlo tutti insieme! Non avrà il tempo di fermarci tutti! E chi riuscirà a varcare il Cancello proseguirà verso la Reggia di Zeus!"
"Senza voltarsi indietro?" –Domandò Pegasus.
"Senza voltarsi indietro!" –Sospirò Andromeda.
Castalia e Tisifone annuirono, seppur angosciate all’idea di doversi confrontare col Ciclope. Avevano combattuto contro Sterope, suo parigrado, e sapevano quanto potevano essere tremendi quei guerrieri. Tuttavia approvarono il piano, bruciando il loro cosmo, e scattarono lungo i fianchi di Pegasus e Andromeda. I quattro Cavalieri scagliarono insieme i loro colpi segreti, uno dopo l’altro, per impegnare maggiormente Bronte, correndo verso il Cancello dell’Olimpo. Ma ebbero una brutta sorpresa.
Bronte infatti schivò con facilità il Fulmine di Pegasus, il primo colpo a raggiungerlo, prima di lanciarsi di sotto, evitando le guizzanti Catene di Andromeda, e atterrando sul selciato proprio tra il Cancello e i quattro amici. Non fece neppure caso ai colpi di Castalia e Tisifone che, se anche lo raggiunsero, non intaccarono neppure la liscia superficie della sua Armatura Celeste. Portò avanti il braccio destro, scatenando una violenta tempesta energetica, simile ai Fulmini dell’Eternità di Sterope, ma più compatta.
"Tuonò dell’Olimpo!!!" –Vociò, mentre scariche incandescenti travolsero i Cavalieri di Atena.
Castalia e Tisifone furono scaraventate lontano, incapaci di difendersi, mentre Andromeda tentò, con gesto disperato, di richiamare le Catene creando la Difesa Circolare per difendere lui e Pegasus. Non ci riuscì e fu travolto insieme all’amico.
"Perfetto!" –Commentò Bronte, con aria soddisfatta. –"I Giganti elimineranno gli ultimi tre invasori! Le preoccupazioni di Flegias erano infondate!" –E voltò le spalle ai quattro Cavalieri, pronto per rientrare sull’Olimpo, quando una debole voce lo richiamò.
"Aspetta un momento, Ciclope Celeste! Non crederai che sia già finita?!"
"Pegasus! Ancora vivo?!" –Esclamò Bronte, sorpreso.
"L’Armatura rinata col sangue di Atena mi protegge, non dimenticarlo, Ciclope Celeste! Queste vestigia sono pari alle tue! Inoltre Andromeda si è messo di fronte a me per proteggermi, in modo che il tuo colpo mi raggiungesse soltanto in parte!"
"Nobile gesto quello del tuo compagno! Ma futile! Visto che morirai comunque!" –Commentò Bronte, bruciando il proprio cosmo celeste.
"La nobiltà di un uomo non sta nei grandi gesti, ma nelle piccolezze! Esse rendono un’amicizia degna di essere vissuta!" –Rispose Pegasus.
"E allora muori! Ringrazierai il tuo amico dall’aldilà!" –Urlò Bronte, creando un furioso vortice di energia, che scagliò contro il ragazzo. –"Vortice Impetuoso dei Ciclopi Celesti!!!"
Il turbine energetico illuminò la radura, sollevando polvere e detriti, prima di avvolgere Pegasus tra le sue spire. Il ragazzo cercò di difendersi, portando entrambe le mani avanti e concentrando su esse il suo cosmo, quasi a voler creare un muro difensivo. Ma non ci riuscì e fu sollevato in alto, iniziando a roteare all’interno del vortice, mentre fulmini incandescenti stridevano sulla sua armatura. Bronte osservò soddisfatto il risultato del proprio lavoro, ma una strana angoscia in fondo al cuore lo spinse a non cantare vittoria troppo presto. Pegasus infatti cercò di reagire, espandendo ancora il proprio cosmo, determinato più che mai a superare il Cancello e raggiungere Isabel. Roteò su se stesso, circondato dalle tredici stelle di Pegasus, mentre le ali della sua armatura si aprivano, permettendogli, pur se a fatica, di uscire dall’impetuoso vortice e sorprendere l’esterrefatto Bronte.
"Cometa Lucente!" –Gridò Pegasus, vorticando su se stesso fino a diventare una luminosa cometa energetica, che si diresse verso Bronte alla velocità della luce.
"Groviglio di Fulmini!" –Urlò Bronte, creando la propria barriera difensiva, sulla quale si schiantò la Cometa Lucente.
Lo scontro tra i due grandi poteri spinse entrambi indietro di parecchi metri, facendoli cadere a terra. Ma subito si rialzarono, pronti a darsi nuovamente battaglia.
"I miei complimenti, Cavaliere di Atena!" –Affermò Bronte, leggermente affaticato. –"Sei riuscito a liberarti dal Vortice dei Ciclopi!"
"E saprò anche rispedirtelo indietro, Bronte!" –Replicò Pegasus, ansimando per lo sforzo.
"Provaci!" –Sibilò Bronte, rilanciando il Vortice impetuoso dei Ciclopi Celesti.
Il turbine energetico travolse nuovamente Pegasus, ma non riuscì a sollevarlo in alto, nonostante la forte pressione esercitata su di lui.
"Iaiii!!!" –Urlò il ragazzo, spingendo con tutte le sue forze avanti a sé.
"Non è possibile! Un umano non può tanto!" –Commentò Bronte, osservando Pegasus, a braccia tese, respingere il suo vortice energetico.
Il turbine cambiò infine direzione, spinto da Pegasus e dal suo cosmo, travolgendo Bronte e scagliandolo in alto, fino a farlo ricadere proprio contro il muro bianco di confine. Il Ciclope si rialzò sputando sangue e maledicendo la propria stoltezza nell’aver sottovalutato quel ragazzino. Avrei dovuto eliminarlo a Luxor, quando ancora non aveva ricordato! Commentò, cercando Pegasus per ucciderlo. Ma non lo trovò.
"Eh?!" –Si chiese, mentre due mani lo stringevano con forza da sotto le braccia.
"Spirale di Pegasus!!!" –Urlò Pegasus, bruciando il proprio cosmo e sollevando Bronte con sé.
I corpi dei due avversari, avvolti dalle scintille del cosmo di Pegasus, rotearono sopra il Cancello dell’Olimpo, prima che, con un rapido gesto, Pegasus allentasse la presa, afferrando Bronte per un braccio e scagliandolo via, fino a farlo nuovamente sbattere contro il muro di confine, che crollò in più punti.
"Maledetto!!!" –Urlò Bronte, rimettendosi in piedi. Con orrore si accorse che in numerosi punti la sua Armatura Celeste presentava delle crepe, nonostante l’avesse fatta riparare da Efesto proprio poche ore prima.
"Beh, ne hai abbastanza, portinaio dell’Olimpo?" –Lo schernì Pegasus, sempre in posizione di combattimento.
"Taciiii!!!" –Gridò Bronte, fuori di sé per l’umiliazione. E scagliò contro Pegasus il Tuono dell’Olimpo, un colpo dal devastante impatto, simile a una carica di buoi, che colpì il ragazzo in pieno, scagliandolo parecchi metri indietro, facendogli perdere anche l’elmo della corazza.
"Hai sfregiato la mia armatura, vile mortale! Pagherai col sangue questo affronto!"
"Eh eh..." –Ridacchiò Pegasus, rialzandosi e sputando sangue. –"E come mi colpirai? Col tuo invincibile vortice che posso rimandare indietro?!"
Ancora una volta Bronte si adirò, scagliando il Tuono dell’Olimpo contro Pegasus. E ancora una volta il ragazzo venne colpito e scaraventato indietro, schiantandosi contro un albero che crollò per il colpo.
"Posso colpirti quando voglio, ragazzino! Non sottovalutare un Ciclope Celeste!"
"E tu non sottovalutare la natura umana, Bronte del Tuono!" –Commentò Pegasus, rialzandosi nuovamente, col viso pieno di graffi e sangue. –"Non sai quanto testardi riusciamo ad essere, noi uomini, quando siamo determinati, quando siamo accesi da una fiamma immortale!"
"E cosa ti spinge a tanto, Cavaliere? Soltanto il disperato tentativo di salvare la tua Dea?"
"Io combatto per un ideale! Senza obblighi né costrizioni impostemi da alcuna tirannica Divinità! Combatto per salvare Atena, e con essa l’umanità, per dare agli uomini un futuro e una luce!"
"Il futuro degli uomini è già scritto, Pegasus! Appartiene a Zeus e per tale motivo essi lo serviranno!" –Urlò Bronte, bruciando il proprio cosmo.
"Il futuro appartiene soltanto agli uomini stessi! Loro, con le proprie azioni e i propri gesti, lo determineranno! Da nessuna barriera costretti, secondo il loro libero arbitrio!"
"Eresie!" –Commentò Bronte, sputando per terra.
"Si vede che non hai mai letto Pico della Mirandola!" –Mormorò Pegasus, ricordando le lezioni di storia e cultura ricevute da Castalia nelle loro serate in Grecia.
"E perché avrei dovuto farlo? Un altro di quei filosofi mortali che si degna di eruditismo, che parla di Dio e degli uomini senza aver mai conosciuto il primo, né compreso i secondi! Perché se così fosse stato, non avrebbe potuto non notare la loro effimera essenza! La loro temporanea presenza nel mondo, che li rende deboli e destinati a servire un potere immortale, immensamente superiore!"
"Se credi questo, sei tu che non hai mai compreso gli uomini!" –Commentò Pegasus, con disprezzo.
"Gli uomini esistono per servire gli Dei, e il tuo comportamento lo dimostra!" –Precisò Bronte. – "Non è forse per questo che sei qua?! Per salvare colei a cui tutto è dovuto?!"
"Oooh... andiamo.. è inutile parlare con te, Bronte!" –Esclamò infine Pegasus. – "Sei veramente un Dio! Ma non perché sei forte, ma perché non credi nel libero arbitrio dell’uomo!
"Sono un Ciclope Celeste, Cavaliere di Pegasus! E combatto per il mio Signore!"
"E sia dunque..." –Strinse i pugni Pegasus, prima di lanciarsi avanti, scagliando centinaia e centinaia di pugni luminosi. –"Fulmine di Pegasus!"
Bronte evitò i numerosi pugni di luce del ragazzo, spostandosi velocemente, prima di rispondere con il proprio colpo: il Tuono dell’Olimpo. Ma quella volta il colpo non andò a segno, in quanto Pegasus lo fermò, a braccia tese, come aveva fermato il Vortice poco prima.
"Che cosa?! Come puoi resistere?! Il Tuono ha una potenza tale da sollevare una mandria di buoi!"
"Non conosci la prima regola di un combattimento, Bronte?! Un colpo segreto ha effetto soltanto la prima volta su un Cavaliere!"
"Bugia!" –Rispose Bronte, indispettito. –"Se un Cavaliere non ha difese sufficienti, continuerà a subire quel colpo anche la seconda e la terza volta, non riuscendo a pararlo né ad evitarlo! Come tu hai subito il tuono finora!"
"Hai così fiducia nel tuo colpo segreto?" – Lo derise Pegasus.
"E tu sei davvero così convinto che il potere di un Cavaliere stia soltanto nei suoi colpi segreti?! Sono un Ciclope Celeste, ragazzino, non un apprendista, e posso creare tutti i colpi che voglio usando l’infinita potenza del mio cosmo!" –E nel dir questo concentrò una sfera energetica nella sua mano destra. – "E questa ne è la prova!" –E la scagliò avanti, contro Pegasus, osservandola esplodere al contatto col corpo del ragazzo, scagliandolo in alto e danneggiando la sua armatura.
"E un’altra! E un’altra ancora!" –Urlò Bronte, scagliando decine di sfere incandescenti contro Pegasus, che non riuscì ad evitarle tutte venendo colpito e scaraventato indietro, fino a sbattere la faccia sul terreno.
Una possente mano lo afferrò subito per i capelli, sollevandolo, fino a mostrargli una sfera energetica che l’altra mano fece esplodere sul suo pettorale, scheggiando parte della sua corazza.
"Addio, Cavaliere!" –Esclamò Bronte, concentrando una nuova sfera energetica sulla mano destra, mentre con la sinistra stringeva il collo del ragazzo.
Ma prima che potesse sbattere la sfera contro il corpo del giovane, un sibilo echeggiò nell’aria, mentre una catena si arrotolava al braccio del Ciclope Celeste, mandando a vuoto il suo attacco.
"Onde del Tuono!!!" –Urlò Andromeda, appena ripresosi, lanciando anche l’altra catena, che si moltiplicò in decine di copie, puntando sul Ciclope Celeste, che scattò indietro e di lato per evitare di essere colpito. Ma la Punta del Triangolo scheggiò la sua corazza in più punti.
"Groviglio di Fulmini!" –Esclamò Bronte, creando con dei fulmini la sua barriera difensiva.
Le Catene di Andromeda furono attratte dal Groviglio di Fulmini, come fosse una calamita, che fu presto trasformato da Bronte in un impetuoso Vortice che scagliò contro Andromeda, travolgendo il ragazzo e scagliandolo in alto. Bronte lo osservò con soddisfazione ricadere a terra, molti metri addietro, nel momento stesso in cui anche le Sacerdotesse si riprendevano.
"Pegasus!" –Urlò Castalia, osservando il ragazzo sanguinante rialzarsi.
"Sono contento che vi siate ridestati! Così ne manderò quattro all’aldilà, non uno!" –Esclamò Bronte, concentrando il proprio cosmo sulla mano destra, sotto forma di sfera energetica.
"Maledetto!" –Ghignò Tisifone, pronta per scattare avanti. Ma Pegasus la fermò, spiegando che avrebbe continuato lui il combattimento, conoscendo ormai la forza e i colpi segreti del colosso.
"Voi correte avanti! La strada per la Torre Bianca è ancora lunga!"
Castalia fece per dire qualcosa, per replicare all’ex allievo, ma Tisifone la incoraggiò ad essere forte e a lasciare a lui il combattimento. Andromeda le affiancò poco dopo, scattando insieme a loro verso il Cancello. Come previsto, Bronte si lanciò sui tre Cavalieri per fermarli, ma Pegasus lo anticipò, ponendosi nel mezzo, e liberando la devastante energia della sua Cometa Lucente. Bronte dovette aprire entrambe le mani per contenere il colpo di Pegasus, che non accennava a diminuire di intensità, anzi andò aumentando ancora, fino a travolgere il Ciclope, scagliandolo indietro, fino a farlo sbattere contro il bianco muro di confine. In quel momento Castalia, Tisifone e Andromeda superarono il Cancello dell’Olimpo, correndo velocemente lungo il sentiero.