CAPITOLO DODICESIMO. NELLA NEBBIA.
Cristal, Orion e Artax erano giunti fin quasi a Helgaror, la Casa delle Nebbie, residenza della Divinità nordica Hel, Sovrana del Niflheimr, seguendo un misterioso suono, quasi un ronzio, che rimbombava nella mente del Cavaliere del Cigno, e che nel Niflheimr si era fatto più consistente. Un suono che aveva iniziato a sentire nella lontana Siberia, sua terra natia, e che lo aveva portato prima a Midgard e poi alla Corte di Odino, nella Terra Superiore, la vera Asgard.
Adesso la situazione si era fatta pericolosa, essendo i tre compagni stati avvistati da un gruppo di Hrimthursar, i Giganti del Ghiaccio, creature infide al servizio di Hel.
"Credi che potremmo trovare un punto di incontro?" –Sussurrò Artax, appoggiato spalla a spalla a Orion.
"Onestamente?!" –Ironizzò il Drago del Nord, osservando i Giganti del Ghiaccio disporsi in cerchio intorno a loro. –"Non credo proprio!"
Ad occhio e croce Cristal ne contò una decina. Alti cinque o sei metri, grossi e robusti, erano creature deformi, ricoperte da cotte azzurre e grigie di uno sconosciuto materiale. Qualcuno portava seco una spada, qualcun altro uno scudo, ma nessuno sembrava intenzionato a parlare con loro. Anche perché, come fece giustamente osservare Orion, i Giganti parlavano una lingua che nessuno di loro riusciva a comprendere. Senza perdere troppo tempo un gruppetto di Hrimthursar si lanciò avanti, brandendo spade e lance, per colpire i tre amici, che furono costretti a dividersi, scattando in ogni direzione, nel piccolo spazio che i Giganti avevano lasciato loro per muoversi.
"Non sembrano tipi ragionevoli, eh?" –Affermò Cristal, evitando l’affondo di una lama nemica.
"Affatto!" –Rispose Orion. –"Anzi, credo proprio che sarebbe il caso di zittirli, prima che richiamino l’attenzione di qualche altro gruppo di Giganti, o peggio ancora di Hel stessa!"
"Sono d’accordo!" –Esclamò Artax, scattando avanti. Evitò una lancia nemica, afferrandola al volo e usandola poi come asta per saltare e centrare in pieno petto un Gigante, che però non crollò. Artax allora si aggrappò alla corazza nemica, balzando fino in cima ed espandendo il proprio cosmo.
"Caldo soffio del Meriggio!" –Urlò, piantando le mani nel cranio del Gigante.
La violenta esplosione di calore fece impazzire il Gigante, che iniziò a urlare e a dimenarsi, scaraventando Artax a terra, mentre violente fiamme gli bruciarono il volto. Artax dovette fare attenzione a non essere schiacciato da quel corpulento mostro, mentre barcollando cadde all’indietro, schiantandosi con fragore sulla distesa di ghiaccio.
Nel frattempo anche Orion aveva caricato alcuni Giganti, travolgendoli con una carica inarrestabile che aveva fatto impallidire persino lo stesso Cristal, che non poté fare a meno di ricordare lo scontro tra i suoi quattro amici e l’invincibile guerriero. Uno scontro che, sia Cristal che gli altri, avrebbero voluto avesse finale differente.
"Occhi del Drago!" –Urlò Orion, scagliando il suo colpo contro alcuni Giganti che furono colpiti e distrutti. –"Non dimenticarti che sono prevalentemente fatti di ghiaccio!" –Disse, incitando Cristal.
"Sì!" – Mormorò il Cavaliere del Cigno, espandendo il suo cosmo. E si lanciò avanti, scagliando una violenta Polvere di Diamanti, con cui ricoprì i corpi di due Giganti di Ghiaccio.
Credendo di averli fermati, Cristal si voltò, per continuare a combattere, ma i due Hrimthursar si liberarono dall’effimera prigione, avventandosi sul giovane. Un Gigante lo afferrò con le proprie mani, stringendolo con forza, determinato a stritolare il ragazzo, mentre l’altro pareva incitarlo, emettendo suoni incomprensibili, che a Cristal parvero solo versi osceni.
Perché la Polvere di Diamanti non ha avuto effetto? Si chiese, cercando di liberarsi dalla stretta morsa del Gigante. Ma certo... che stupido sono stato! Questi bestioni vivono qua, nel Niflheimr, un luogo così freddo che persino la Siberia sembrerebbe il Sahara! Sono abituati a temperature ben più rigide! E nel pensar questo, bruciò il suo cosmo ancora di più, cercando di congelare la mano del Gigante che lo stringeva. Artax venne in suo aiuto, atterrando il compagno del Gigante, piantandogli una lancia infuocata nel collo e spingendolo indietro.
"Cristal!" –Urlò Artax, osservando dal basso l’amico prigioniero della mano del Gigante.
"Tutto... bene!" –Rispose Cristal, continuando a bruciare il suo cosmo. Un’aura bianca circondò il ragazzo, ricoprendo l’intera mano del Gigante, che iniziò a urlare, percependo il dolore. La mano andò in frantumi poco dopo, congelata dal potere gelante del Cavaliere del Cigno, che ricadde a terra, proprio sotto di lui.
"E adesso finiamola!" –Esclamò Cristal, assumendo la sua tipica posa da combattimento. –"Vortice fulminante dell’Aurora!" –E scagliò uno dei suoi massimi colpi segreti, già usato l’anno prima nella battaglia contro Phoenix. Un enorme vortice di energia congelante travolse il Gigante e altri suoi compagni, scaraventandoli in alto, prima di farli ricadere a terra, congelati e distrutti.
"Ottimo colpo!" –Si complimentò Artax, mentre Orion eliminava gli ultimi Giganti.
"Dobbiamo andare!" –Li incitò il guerriero del Drago del Nord. –"Questi erano soltanto dei controllori! Se arriva il grosso dell’esercito siamo finiti!" –Cristal e Artax annuirono, scattando verso Helgaror, infilandosi in quella fitta coltre di nebbia.
Dopo pochi passi risultò chiaro a tutti e tre che procedere in quel modo sarebbe stato un suicidio. L’aria era tremendamente fredda, più fredda di quanto i tre fossero abituati, e la nebbia era fittissima, da rendere impossibile la visibilità se non a un palmo dal naso. Maledizione! Mormorò Orion, cercando di mantenersi vicino ai due compagni. Ma non era affatto facile.
"Non riesco a vedere niente!" –Mormorò Cristal.
"Attenti a non cadere in qualche crepaccio!" –Esclamò Artax, abbassando la visiera dell’elmo.
Il vetro speciale della sua visiera gli permetteva una visibilità maggiore di quella dei compagni, e fu lui a prendere la guida della piccola spedizione, proseguendo nella direzione indicata da Cristal. Ben presto però iniziò a soffiare una tremenda tempesta di ghiaccio, così forte da rendere impossibile continuare il cammino. Artax cercò di creare delle fiamme, per far luce e riscaldarsi dal freddo, ma il vento era troppo forte per permetterglielo. Devo fare qualcosa! Mormorò Cristal, dispiaciuto anche per i due compagni. In fin dei conti è per me che sono qua!
"Anelli del Cigno!" –Esclamò, creando una cupola di ghiaccio sopra di loro, in modo da ripararli dalla violenta tempesta, lasciando scoperta soltanto la cima, per permettere loro di respirare.
"Che si fa adesso?" –Domandò Artax.
"Le sento!" –Esclamò Cristal. –"Le vibrazioni sono sempre più forti! Provengono da qua!"
"Dal Palazzo delle Nebbie?! Mi chiedo chi possa mandarti un messaggio da laggiù!" –Commentò Orion.
"Temi una trappola?" –Chiese Artax.
"Probabile... ma è un’ipotesi come un’altra!" –Rispose il guerriero del Drago.
Improvvisamente la tempesta aumentò ancora di intensità, al punto da far scricchiolare il muro di ghiaccio che Cristal aveva creato. Mezzo minuto dopo la difesa andò in frantumi, lasciando nuovamente gli amici in balia della tormenta. Cristal venne spinto indietro, travolto dalla furia della bufera, mentre Orion e Artax non poterono fare niente per salvarlo, non riuscendo a vederlo né a percepirlo. In quella dimensione infatti, percorsa da spiriti e da anime erranti, usare il cosmo per sentire o comunicare con qualcuno era estremamente difficile, se non impossibile.
"Lo abbiamo perso!" –Urlò Artax al compagno, in piedi a pochi centimetri da lui.
"Dannazione! Non possiamo fare niente! I nostri poteri sono inutili!"
"E allora?!"
"Continuiamo nella nostra missione! Prima o poi cesserà questa tempesta!" –Detto questo, Orion afferrò Artax per un braccio, avanzando insieme a lui in quella torbida tempesta.
Cristal venne travolto in pieno dalla tempesta, sballottato come un fuscello al vento per parecchi minuti, finché non si schiantò al suolo, con la faccia sul freddo ghiaccio del Niflheimr. Per un attimo il Cavaliere del Cigno provò quasi la sensazione di lasciarsi andare, di lasciarsi ricoprire da quel consistente strato di gelo che si stava depositando su di lui. Ma poi trovò la forza di rialzarsi. Per se stesso, per andare in fondo a quel mistero, e per i suoi compagni, un tempo suoi nemici, che non avevano esitato ad offrirsi volontari per accompagnarlo in quella missione letale.
Espanse il cosmo, tentando di rimettersi in piedi, ma si ritrovò improvvisamente schiacciato a terra, bloccato in una morsa che lo stava letteralmente congelando. Urla e grida confuse riecheggiarono intorno a lui, e a Cristal parve di vedere sagome di creature deformi emergere dal terreno, e spiriti fluttuare nell’aria. Non capì se si trattava di un’allucinazione o della realtà. Una nuova botta lo fece sbattere sul terreno gelato, paralizzando i suoi movimenti, e ricoprendolo di un consistente strato di ghiaccio. L’abbassamento della temperatura corporea, unito alla stanchezza e alla difficoltà di respirazione, fecero perdere i sensi al ragazzo, che chiuse gli occhi pochi istanti dopo.
Quando Cristal rinvenne, impiegò qualche minuto prima di capire dove si trovasse. Vide qualche luce in lontananza, deboli fiammelle che brillavano nella nebbia. Vide sbarre e mura, e un pavimento di ghiaccio. Fece per muoversi, ma si accorse di essere bloccato. Era stato murato dentro una parete di ghiaccio, a gambe e braccia aperte, come l’Uomo di Vitruvio. L’unica parte che rimaneva fuori dal feretro di ghiaccio era la testa, che comunque non riusciva a muovere. Era nudo, spogliato dalla sua armatura del Cigno, e imprigionato in un luogo che non conosceva. Tentò di muovere le braccia e le gambe, ma non riuscì a spostare neppure un dito, completamente ricoperto da quella fredda massa di gelo. Se al suo posto ci fosse stato un altro, non abituato a quelle fredde temperature, non addestrato nell’artica Siberia, sicuramente sarebbe morto molto prima.
Dove mi trovo? Si chiese, cercando di riordinare i frammenti della sua memoria. Dove sono Orion e Artax? Aggiunse, preoccupato per la sorte dei compagni. Cercò di raggiungerli attraverso il cosmo, ma si accorse di non riuscire a trovarli, percependo un groviglio di vibrazioni confuse, dovute probabilmente all’enorme presenza di spiriti in quella dimensione, il Regno degli Inferi. Concentrò ancora i sensi e si accorse con stupore che il richiamo che aveva tanto sentito, che lo aveva disturbato negli ultimi giorni, proveniva proprio da lì. Sì, non aveva dubbi. Si trovava nel luogo da cui partivano le vibrazioni. Cercò di riprendersi e di liberarsi da quella prigione di ghiaccio, bruciando il proprio cosmo, come il suo maestro, il Maestro dei Ghiacci, e il maestro di lui, il Cavaliere di Acquarius, gli avevano insegnato a fare.
Ma non riuscì a smuovere niente, neppure a incrinare il robusto feretro di ghiaccio. Non è la prima volta che vengo congelato vivo! Ironizzò, e comprese che quella bara doveva essere stata realizzata con una temperatura uguale allo Zero Assoluto. Mentre cercava di liberarsi dalla prigionia, un forte vento iniziò a soffiare per la stanza dove era rinchiuso. Il Cavaliere del Cigno guardò avanti a sé, e gli parve di vedere una figura danzare nella tempesta. Sbatté le palpebre, incapace di credere ai propri occhi, ma alla fine dovette ammettere che c’era davvero qualcuno. Qualcuno che si stava avvicinando. Una donna.
"Ben svegliato, Cigno Bianco!" –Sibilò la figura, avvicinandosi a Cristal.
"Chi... chi sei?" –Balbettò Cristal, osservandola.
"Sono la Sovrana di questo regno, colei che ha ricevuto da Odino in persona la potestà su tutti coloro che il Valhalla non ha accolto! I morti senza onore, per malattia, per vecchiaia o incidente, i traditori e i criminali! Tutti loro trovano posto qua, dopo la morte!"
"La Sovrana del regno?! Dunque tu sei…"
"Hel!" –Sibilò la donna, rivelandosi in tutta la sua mostruosità.
Fu in quel momento che Cristal la vide con chiarezza per la prima volta, e provò un enorme senso di disgusto. Hel era avvolta da una leggera tunica che sembrava svolazzare mossa dal vento, era di media altezza e corporatura esile, con lunghi capelli mossi che le cadevano sulla schiena. Ma il viso… Il viso era orribile. Metà volto era quello di una donna di mezza età, ma l’altra metà era cadaverica, putrefatta, orribile a vedersi. Un viso che esprimeva la duplicità della sua figura, da un lato quello di Grande Dea Madre, dall’altro quello della Signora della Morte.
È orribile! Mormorò Cristal, disgustato.
"Orribile?! Sì, orribile!" –Esclamò la donna, facendo comprendere al ragazzo di poter leggere nella mente. –"Come il Regno in cui Odino mi ha confinato, per farmi stare buona, sai?"
"Buona?!" –Balbettò Cristal.
"Sììì!" –Sibilò la donna, avvicinandosi al viso del ragazzo. –"Sono la figlia del Dio del Male, Loky, e combatterò al suo fianco alla fine dei tempi, usando le anime di tutti coloro che il Valhalla ha rifiutato come esercito!"
"E cosa vuoi da me? Perché mi hai catturato?" –Chiese Cristal, cercando di recuperare la sua abituale freddezza, per quanto il viso deforme della donna, a pochi centimetri dal suo, lo disgustasse e spaventasse notevolmente.
"Catturato?! Io?! È questo il tuo modo di ringraziare? Se non fosse stato per i miei Hrimthursar saresti morto là fuori, nella tormenta?!" –Gridò Hel come una pazza.
"Beh, certo... qua invece sto al caldo!" –Ironizzò il Cigno.
"Non giocare con me, ragazzino! Non ti conviene!" –Sibilò la donna, alitando in faccia al Cavaliere di Atena, che subito iniziò a tossire. Quindi si distaccò da Cristal, voltandogli le spalle e andandosene, fluttuando nell’aria come un essere incorporeo. –"Avrò bisogno di te, prima o poi! Sì! Sarai un ottimo combattente, per Hel!" –E sghignazzando scomparve.
Cristal rifletté per un istante sulle sue parole, immaginando che Hel volesse usarlo come guerriero al suo servizio. Probabilmente Odino le ha affidato il Niflheimr per bandirla da Asgard, impedendole di fare danni lassù. D’altronde essere la Regina di questo Regno di ghiaccio è un po’ come esserne schiava! Commentò, adesso più risoluto che mai a liberarsi.
Coraggio Cristal! Puoi farcela! Sei uscito da solo da un feretro di ghiaccio mesi fa! Puoi farlo nuovamente! Si incitò, bruciando il proprio cosmo. Ooooh!!! L’intero muro fu avvolto dal potere del Cavaliere di Atena, percorso da lunghe e profonde vibrazioni. Devo portare il mio gelo allo Zero Assoluto! Sì, allo Zero Assolutoooo!!! Con notevole sforzo e grande uso di energia, Cristal riuscì infine a liberarsi dalla prigione di ghiaccio, frantumando il muro e lasciando cadere a terra il nudo corpo del Cavaliere del Cigno, debole e inerme. Rantolò sul pavimento di ghiaccio, tremando come un disperato, cercando con lo sguardo qualcosa con cui coprirsi, qualcosa che potesse riscaldarlo. Ma era tutto buio, eccezion fatta per una luce lontana, che a Cristal parve una fiaccola, alla fine della grande stanza.
Tentò di rimettersi in piedi, ma ricadde a terra, col viso sul pavimento; ma non si arrese e provò di nuovo. Pensò ad Atena, pensò a Orion e Artax, sperduti chissà dove nella tempesta, se non fatti prigionieri a loro volta, pensò ai suoi compagni, in Grecia o in qualunque parte del mondo si trovassero, infine pensò a Flare, e il suo sorriso gli scaldò il cuore. A fatica si rimise in piedi, e procedette barcollando per l’intera sala ghiacciata, un enorme stanzone privo di finestre e di luce. Arrivò infine alla fiaccola, fissata accanto al grande portone d’uscita, la estrasse e la avvicinò al corpo nudo per riscaldarsi. Fu un vero e proprio tepore, quanto mai necessario per la sua sopravvivenza. Quando si fu ripreso, e poté sentire i muscoli muoversi con maggiore scioltezza, Cristal pensò ad agire. Appoggiò una mano sulle sbarre di ghiaccio che costituivano il portone e le congelò, mandandole in frantumi e uscendo dalla stanza.
Si guardò intorno e capì di essere in un corridoio, su cui si affacciavano altre stanze come quella. Probabilmente, pensò, queste sono le Prigioni di Helgaror! Si appoggiò al muro, ancora piuttosto debole, e concentrò i propri sensi. La prima cosa di cui aveva bisogno era coprirsi, ritrovando la sua Armatura del Cigno. La evocò con il cosmo, sperando che non l’avessero distrutta durante la sua prigionia, e per fortuna essa apparve davanti a lui pochi istanti dopo. Cristal la indossò e subito si sentì meglio, rincuorato dalla presenza di Atena, che trasudava da quella bronzea corazza.
Fatto questo s’incamminò lungo i corridoi delle Prigioni di Helgaror, alla ricerca della fonte delle vibrazioni che sentiva. Camminò per parecchi minuti negli scuri corridoi della Città delle Nebbie, facendo attenzione a rimanere nascosto, ma non incontrò mai nessuno. Né Hel, né i Giganti di Ghiaccio, né altri abitanti di quello strano Regno. A Cristal parve di essere solo in un mondo sconosciuto, e non era molto lontano dal vero. Raggiunse un’ampia sala, debolmente rischiarata dalla luce esterna proveniente da un’ampia fessura nel muro, una stanza molto simile a quella in cui era stato rinchiuso. Vi entrò silenziosamente, attratto dal sensibile aumento delle vibrazioni, ma non trovò niente. E non udì più il richiamo.
Stava quasi per voltarsi e uscire quando qualcosa attirò la sua attenzione. Si avvicinò al muro e sfiorò la fredda superficie, percependo qualcosa; sulle prime parve non notare niente, ma poi guardando con maggiore attenzione si accorse di qualcosa che lo fece spaventare non poco. Dentro al muro, incastonati nel ghiaccio, c’erano cinque uomini. Sì, degli uomini mezzi nudi probabilmente fatti prigionieri da Hel! Maledetta! Mormorò, immaginando si trattasse di Einherjar, di Guerrieri del Nord fedeli a Odino.
Si avvicinò nuovamente al muro, per osservarli meglio, attratto da una strana sensazione di dejà-vu, come se conoscesse quegli uomini, nonostante non riuscisse a vederne il volto, a causa della poca luce della stanza e dell’oscuro spessore del ghiaccio. Poi un brivido lo scosse, facendolo tremare, come mai prima di allora. Debolissima, giunse al suo cuore una labile traccia di cosmo, proveniente dai prigionieri. Cristal lo riconobbe subito. Era il cosmo di cinque Cavalieri che conosceva bene. Là dentro Hel aveva murato vivi cinque amici che Cristal non avrebbe mai creduto di rivedere: i Cavalieri d’Oro di Atena: Mur dell’Ariete, Ioria del Leone, Dohko di Libra, Milo di Scorpio e Shaka di Virgo.
Nel frattempo, mentre Cristal cercava di orientarsi nelle Prigioni di Helgaror, ad Asgard Flare sospirava preoccupata per il ragazzo. Appoggiata al bancone della reggia di Odino, la Principessa di Midgard fissava l’Albero dell’Universo, incantata da tale solennità. Dopo la partenza di Cristal, Odino l’aveva affidata alle cure della moglie, Frigg, che le aveva dato il benvenuto nella sua residenza a Fensal. Ma Flare non vi era trattenuta molto, ringraziando la Dea per l’enorme disponibilità dimostrata e preferendo aspettare il ritorno di Cristal, e di Orion e Artax, di fronte all’Albero Cosmico, riscaldata dal calore che Yggdrasil pareva emanare.
Dopo qualche ora però si stufò e iniziò a passeggiare all’interno della Fortezza di Asgard, per ingannare il tempo e distrarre la mente. Giunse così poco distante dal Valhalla, la Grande Sala di Odino, dove poche ore prima aveva incontrato il Dio del Nord. Per un attimo fu tentata di bussare e chiedergli consiglio, ma poi preferì evitare, non volendo disturbarlo. Mentre si allontanava udì la voce imperiosa del Dio risuonare all’interno della sala.
"Ancora nessuna notizia dal Niflheimr?" –Chiese Odino.
"Nessuna nuova!" –Rispose una voce, e a Flare parve quella di Freyr. Inconsciamente appoggiò l’orecchio alla porta, per udire la conversazione tra i due, sperando di captare qualche informazione rassicurante. Ma ciò che udì la preoccupò ulteriormente, facendo crescere in lei anche un sentimento di delusione e di rabbia.
"Temi per la sua vita?" –Domandò Freyr.
"E per tutta Asgard! Non dimenticare la profezia!" –Commentò Odino, con voce preoccupata.
"Essa è oscura, come il Crepuscolo da lei annunciato! E non necessariamente deve coincidere con la sua cattura!"
"Ma è lui la chiave di tutto, Freyr!" –Esclamò Odino, sbattendo un pugno su un tavolo, spazientito. –"Se Balder muore, Asgard cadrà con lui!"
"Credo che adesso tu stia esagerando, Dio degli Asi! Ricorda ciò che hanno predetto le Norne! Esse tessono le trame del fato, ma non chiariscono quando ciò avverrà!"
"Tuttavia è necessario non rischiare, Freyr! Lo sai bene anche tu! Asgard non può cadere!" – Esclamò il Dio, mettendosi in piedi. –"Noi... non siamo ancora pronti per l’ultima guerra!"
"E non cadrà! Devi avere fiducia!"
"Fiducia?! E in cosa dovrei averla?! In un ragazzino di sedici anni che vaga per le desolate lande del Niflheimr alla ricerca della fantomatica fonte delle sue vibrazioni?" –Esclamò Odino, sfiduciato.
"Chissà... forse quella è la chiave per risolvere l’enigma…"
Un rumore improvviso distrasse le due Divinità, impegnate a discutere tra loro. Una delle porte di legno del Valhalla si aprì cigolando e una graziosa fanciulla dai capelli biondi entrò poco dopo. Le mani giunte, gli occhi lucidi, un’espressione sconcertata sul viso.
"Flare…" –Mormorò Freyr, avvicinandosi a lei.
"Perdonate l’intrusione, Signore degli Asi!" –Esclamò la giovane, con un filo di voce. –"Stavo venendo a conferire con voi… quando... quando… che significa tutto questo?" –Domandò ansiosa.
Freyr si voltò verso Odino, con aria preoccupata, incerto se confessare alla ragazza di cosa stessero parlando o meno. Odino sbuffò per un momento, ma Flare incalzò.
"Cosa c’entra Balder con Cristal? E perché non avete fiducia in lui?"
"Non si tratta di fiducia, Flare! Siamo semplicemente preoccupati per il futuro di Asgard!" –Spiegò Freyr. –"Tempo fa Balder, il Dio del Sole, nonché figlio di Odino, cominciò ad avere incubi spaventosi, in cui sognava ripetutamente la propria morte! Impaurito, decise di consultare le Norne, nonostante sia io che suo padre glielo avessimo sconsigliato!"
"Le Norne?! Le Divinità che tessono il fato?!"
"Proprio loro! Urd, il passato, Werdandi, il presente, e Skuld, il futuro! Fu proprio la terza che predisse a Balder la sua morte, mettendolo però in guardia, in quanto agendo sconsideratamente avrebbe potuto soltanto anticiparla, mettendo in pericolo l’intera Asgard!"
"È dunque questa la profezia di cui parlavate?"
"Esattamente!" –Affermò Freyr.
"E questo cosa c’entra con Cristal?"
"Quattro giorni or sono Balder discese l’Albero dell’Universo, entrando nel Niflheimr, per incontrare Hel! Aveva preso talmente a cuore la sorte di Asgard, che la sua paura per l’eventuale Crepuscolo in cui la sua Città sarebbe potuta incorrere lo spinse ad un gesto simile, scellerato!" –Continuò Freyr, mentre Odino si sedeva sul trono di legno, stanco e preoccupato. –"Voleva parlare con Hel! Per ritardare la propria morte!"
"Ma non ha più fatto ritorno!" –Commentò infine il Dio degli Asi.
"Cosa?!" –Esclamò Flare, seriamente angosciata.
"Proprio così... temiamo che gli sia avvenuto qualcosa! Odino ha già provveduto a inviare alcuni Einherjar nel Niflheimr, per trovarlo, per salvarlo, ma sono tutti scomparsi!"
"Così voi avete lasciato che Cristal, Artax e Orion scendessero negli Inferi, senza informarli del pericolo che correvano? Se Hel ha veramente fatto prigioniero o ferito Balder, e magari ucciso tutti i vostri guerrieri, cosa vi fa credere che non faccia altrettanto con loro?!" –Si agitò Flare.
"Per la verità..." –Disse Freyr, con una punta di dispiacere. –"Orion e Artax sono al corrente della missione! È il principale motivo per cui abbiamo ordinato loro di scendere nel Regno di Ghiaccio!"
"Flare, carissima, comprendo il tuo stupore e il tuo dolore, ma il mio agire è stato dettato soltanto dalla volontà di salvare Asgard, evitando un’inutile guerra contro Hel!" – Intervenne Odino.
"Così avete preferito mandare Cristal in avanscoperta, usandolo come cavia, come distrazione! E mentre Hel sarà impegnata a farlo a pezzi, Orion e Artax libereranno Balder! È così? Non è vero?" – Gridò Flare in lacrime. Freyr e Odino tacquero, scambiandosi una malinconica occhiata.
"Io... io... sono delusa, Dio degli Asi! Delusa e amareggiata! Cristal è venuto qua, con il cuore in mano, alla ricerca di aiuto e di risposte e voi cosa avete fatto? Lo avete inviato in una missione suicida, per quale motivo poi? Che senso ha sacrificare lui, e forse anche Orion e Artax, quando potreste scendere in campo voi, i Signori degli Asi e dei Vani, insieme alle centinaia di Einherjar di questo regno e alle Valchirie, e piegare Hel come un burattino?"
"Per risparmiare le vite di altri, Flare di Polaris!" –Rispose il Dio, seduto sul suo trono intarsiato. –"Per evitare un’inutile guerra alla mia gente, e agli spiriti degli eroi che qui dimorano! Tu sai quanto lunghe furono le guerre nel Tempo Antico, quando Asi e Vani combatterono tra loro! Da allora decidemmo di usare la forza il meno possibile, preferendo altre strade per risolvere i problemi!"
"E l’inganno è una di queste?" –Esclamò Flare. –"Loky applaudirebbe se vi udisse parlare!"
"Taci, sciocca!" –La rimproverò Odino. –"La profezia delle Norne pesa su tutta Asgard, come un’affilata spada! Ogni gesto avventato e sconsiderato potrebbe anticipare il Crepuscolo degli Dei!"
"È solo questo che temi, mio Signore? Il Ragnarok?" –Commentò Flare, ritrovando il proprio tono pacato. –"Beh, mi sorprende che proprio voi, Signore supremo di Asgard, abbiate paura di una battaglia? Voi che siete il Dio delle Guerre e della Saggezza, in realtà siete soltanto impaurito come un mortale, di fronte alla fine!"
Freyr fece per ribattere qualcosa, cercando di spiegare a Flare le ragioni che avevano spinto Odino a non rischiare. Ma la ragazza voltò loro le spalle, avviandosi verso l’uscita. Prima di aprire la porta però si voltò nuovamente verso di loro.
"Voi avete un debito nei confronti di Atena, Dio degli Asi! Cristal e i suoi amici lo scorso anno liberarono mia sorella dall’influsso dell’Anello del Nibelungo, impedendo così a Nettuno di prendere possesso di Midgard, del vostro Regno! Né Atena né i suoi Cavalieri si sono mai tirati indietro, per quanto ardua e disperata parve l’impresa, per quanto cruente siano state le battaglie, per quanto fossero soltanto uomini mortali!" –Esclamò, con gli occhi lucidi. –"Se foste uomini anche voi, invece che invecchiate Divinità impaurite forse riuscireste meglio ad agire con onore, rispettando valori come la vita e la fede, e impedendo che altro sangue venga sparso inutilmente!"