CAPITOLO SECONDO. GUERRA SENZA FINE.
Lady Isabel girava preoccupata per il vasto salone della Tredicesima Casa, un tempo residenza del Grande Sacerdote, l’uomo che in periodo di assenza della Dea aveva il compito di mantenere efficiente e organizzato il Grande Tempio e l’esercito dei Cavalieri al suo servizio, sempre pronti, in caso di minaccia, a difendere l’umanità e la giustizia. La ragazza dai capelli viola indossava un lungo abito bianco e reggeva in mano lo scettro di Thule, il bastone di Nike, simbolo del suo potere. Le notizie che aveva ricevuto dal suo ospite, in tutta la giornata, erano sconvolgenti e al tempo stesso preoccupanti. Quando Castalia l’aveva avvisata dell’attacco alla Prima Casa, si era limitata a farle soltanto dei brevi cenni, per non causare in lei maggior sgomento del necessario.
"Hanno attaccato Asgard…" –Esclamò, voltandosi verso il palco.
Là, su una poltrona di fianco al trono, sedeva Ilda di Polaris, coperta da un pesante mantello. La Celebrante di Odino era arrivata a Atene nel pomeriggio, in incognito, accompagnata da due Cavalieri di Asgard, per conferire con l’amica Isabel, che già l’anno prima aveva avuto occasione di aiutarla a liberare la sua terra dal nefasto influsso dell’Anello del Nibelungo.
"E adesso minacciano il Grande Tempio…" –Aggiunse, fermandosi e concentrando i propri sensi.
Poteva sentire i cosmi dei suoi Cavalieri accendersi impetuosamente e poi spegnersi subito dopo, colpiti da qualcuno che non aveva alcun interesse a tenerli in vita. Poi percepì un altro cosmo, veloce e ostile, che si muoveva in fretta sulla scalinata dello Zodiaco. Aveva da poco oltrepassato la Sesta Casa, trovandola vuota come tutte le altre. Atena strinse lo scettro di Nike saldamente, consapevole che il suo nemico sarebbe venuto da lei, ma Ilda le fece cenno di non preoccuparsi. I Cavalieri di Asgard sarebbero stati pronti per affrontarlo.
***
La figura ammantata di nero scaraventò indietro i tre Cavalieri di Atena, facendoli sbattere contro le rocce retrostanti. Li osservò ricadere a terra, con le armature mezze distrutte, pieni di tagli e ferite, di lividi che non potevano che galvanizzarlo. Un omaggio alla mia potenza! Sogghignò.
Tisifone si rialzò ancora, ansimando per la fatica, ma decisa a continuare la lotta. Fino alla morte. Accese nuovamente il proprio cosmo, gettandosi avanti, lanciando scariche energetiche contro la figura ammantata. Questi si spostò semplicemente di lato, per evitare i fendenti luminosi della donna, e concentrò il cosmo sul palmo destro. Ma in quel momento Asher da destra, e Castalia da sinistra, scattarono contro di lui, per fermarlo.
"Cometa Pungente!" –Gridò Castalia, lasciando partire la sua cometa di luce.
"Criniera dell’Unicorno!" –Urlò Asher, balzando in alto.
"Un attacco combinato?!" –Mormorò la figura ammantata. –"Tecnica interessante! Ma inefficace!"
Con un rapido movimento schivò la Cometa Pungente, afferrando Castalia e lanciandola a peso morto contro Asher che giungeva dal lato opposto. Evitò un paio di affondi di Tisifone, ma non riuscì però a schivarli tutti, prima di colpirla con una sfera incandescente. Nel balzare indietro perse il mantello, travolto dall’impeto dell’Ofiuco d’Argento, e rivelò il suo volto agli stanchi combattenti. Castalia fu sorpresa nel trovarsi di fronte un ragazzo, giovane come loro, ricoperto da una rifinitissima armatura scura dai riflessi scarlatti.
Moro, con occhi scuri iniettati di rosso sangue, il viso abbronzato e lo sguardo deciso, il nemico stava in piedi su una roccia su cui era balzato per evitare l’affondo di Tisifone ed era pronto a finirli.
"Immaginavo di trovare un mostro sotto quel mantello…" – Ironizzò Tisifone, rialzandosi.
Aveva perso la maschera, che si era distrutta, e il suo volto scoperto mostrava segni di ferite e righe di sangue, che si asciugò disordinatamente. Asher, accanto a lei, si reggeva in piedi per miracolo, con l’armatura distrutta e numerosi sfregi su tutto il corpo. Dopo Thanatos, che avevano tentato di contrastare a distanza, era il nemico più potente che avesse mai affrontato. Di gran lunga superiore alle mie possibilità! Rifletté il Cavaliere dell’Unicorno.
Improvvisamente una corrente energetica iniziò a soffiare, avvolgendoli e rendendo difficoltosi i loro movimenti.
"Cosa diavolo succede?" –Chiese Asher, guardandosi intorno. Ma Tisifone e Castalia non risposero, volgendo lo sguardo avanti. In piedi, su quella roccia, il cavaliere invasore stava espandendo tutto il suo potere. Li avrebbe colpiti, presto, e definitivamente.
"Dobbiamo impedirgli di attaccare! Coraggio!" –Esclamò Tisifone, cercando di incoraggiare i compagni. E nel dir questo bruciò al massimo il proprio cosmo. Asher e Castalia fecero lo stesso, seppure con minore convinzione. E un secondo dopo Kiki fu in mezzo a loro, apparso come dal nulla.
"Lanciate i vostri colpi migliori! Io cercherò di proteggervi!" –Esclamò, creando nuovamente il Muro di Cristallo.
Asher avrebbe voluto dirgli quanto fosse inutile il suo gesto, quanto fosse vano. Ma non volle offenderlo, credendo che anche lui, proprio come loro, fosse pronto a morire, per Atena.
"È stato un bel gioco, ma adesso mi sono stancato! Perciò fatemi un favore, e fatelo a voi stessi! Morite!" –Esclamò il guerriero invasore, alzando il braccio destro al cielo. –"Apocalisse Divina!!!"
Un’enorme tempesta cosmica si sprigionò dalle sue braccia, travolgendo i quattro difensori di Atena, che non ebbero neppure il tempo di lanciare i propri colpi. Kiki mise tutto se stesso nel Muro di Cristallo, e lo stesso fecero Asher, Castalia e Tisifone, potenziando con il cosmo la barriera invisibile. Ma fu tutto vano. Il Muro di Cristallo andò in frantumi e i quattro furono travolti dall’impetuoso turbine energetico. Sollevati, scaraventati lontano, sbattuti contro rocce e pavimenti, tra i frammenti delle loro corazze. Il misterioso aggressore sorrise, balzando a terra, soddisfatto per il proprio operato.
"Questa è la giusta punizione per esservi opposti agli Dei! Perché solo la morte può attendere chi osa levare il braccio contro di me, Flegias, figlio di Ares!"
***
Con un balzo Sterope raggiunse il piazzale antistante alla Tredicesima Casa dello Zodiaco, la residenza del Grande Sacerdote, dove sapeva che avrebbe trovato Atena. Il sole stava tramontando e gli ultimi raggi illuminarono la sua luminosa corazza celeste. Non fece in tempo a fare un passo che fu attaccato da rapidi fendenti energetici. Come pioggia di spilli, veloci affondi lo costrinsero a mettersi subito sulla difensiva, muovendosi velocemente per evitare di essere colpito.
Impossibile! Chi altri può difendere il Santuario della Dea Guerriera?! Si chiese, ben sapendo della scomparsa di tutti e dodici i Cavalieri d’Oro. E a sentire questi cosmi, si tratta di due combattenti di notevole potenza! Dall’ombra del tempio uscirono fuori due Cavalieri, con addosso le loro vestigia. Sterope fu genuinamente sorpreso nel riconoscere le vestigia dei leggendari guerrieri del Nord.
"Chi siete?" –Domandò, indispettito.
"Siamo Cavalieri di Asgard, invasore del sacro suolo di Grecia!" –Gli rispose un uomo dall’armatura nera. –"Io sono Mizar, l’agile tigre!"
"E io sono Alcor!" –Aggiunse l’altro Cavaliere, che indossava un’identica armatura ma bianca.
"E cosa fate qua? Perché non siete nel vostro regno?"
"Questo non ti riguarda!" –Fu la schietta risposta di Mizar, che, senza pensarci due volte, scattò avanti, veloce come una tigre. Concentrò il proprio cosmo e scagliò il suo colpo migliore, i Bianchi Artigli della Tigre, rapidi fendenti di energia diretti verso Sterope.
Il Cavaliere Celeste si spostò velocemente di lato, per evitarli, ma Mizar continuò la sua corsa, spostandosi a sua volta e proseguendo l’attacco. È veloce quest’uomo! E molto determinato! Dovette riconoscere Sterope, evidenziando la superiore velocità e potenza, rispetto agli assalti delle due Sacerdotesse Guerriere. Aprì il palmo della mano destra, per contenere l’attacco del nemico, ma Mizar creò un reticolato di energia, muovendo la mano velocemente, scagliandolo contro Sterope, che vide scavalcato il proprio potere difensivo. Il Cavaliere fu ferito in numerosi punti, sentendo il freddo cosmo della Tigre Nera di Asgard stridere contro la sua corazza.
Per quanto sapesse che non avrebbe potuto neppure scalfirla, si spaventò non poco, ma subito si impose di reagire. Scattò avanti, muovendosi come un fulmine nel reticolato di energia, fin quasi ad arrivare di fronte a Mizar, al quale assestò un diretto dal basso sul mento, sollevandolo in aria, prima di scagliarlo indietro con una sfera incandescente in pieno petto.
Non ebbe il tempo di riprendere fiato che dovette però affrontare l’attacco della Tigre Bianca di Asgard, che intuì essere il fratello di Mizar, data l’uguaglianza degli attacchi e del loro aspetto fisico. Alcor sfrecciò verso Sterope, liberando la forza dei Bianchi Artigli della Tigre. Il Cavaliere Celeste, convinto di saper adesso evitare quel colpo, si mosse con superficialità, immaginando che il ragazzo avrebbe ricreato il reticolato. Ma Alcor cambiò tattica, lanciando affondi in ogni direzione, senza uno schema preciso, rendendo difficile prevedere il prossimo colpo. Sterope fu colpito a un fianco e a una spalla, prima di riuscire a reagire, scatenando i Fulmini dell’Eternità.
Alcor fu travolto dal turbine energetico e scaraventato contro le colonne del tempio, distruggendone un paio prima di ricadere a terra. Non sono da sottovalutare! Rifletté Sterope, tastandosi la spalla destra. Fortunatamente coperta dalla sua infrangibile corazza, la spalla gli doleva, come il fianco, ma sarebbe riuscito a sopportare il dolore. Portando a termine la mia missione.
Improvvisamente si accorse di non riuscire a muovere i piedi, quasi come fossero incollati a terra. Vide che il pavimento intero era diventato una lastra di ghiaccio e che le sue gambe si stavano ricoprendo di gelo, fondendosi col pavimento.
"Ma cosa?!" –Chiese, osservando Mizar, in ginocchio davanti a lui, concentrare il cosmo sulla mano destra, appoggiata al suolo.
"Adesso, Alcor!" –Gridò la Tigre Nera, mentre il fratello, ripresosi, saettava veloce contro Sterope.
"Bianchi Artigli della Tigre!"
I fendenti luminosi di Alcor, dalla potenza che avevano, tranciarono in più punti la pavimentazione gelata, prima di dirigersi contro Sterope che, per difendersi, incrociò le braccia davanti a sé. Alcor gli balzò davanti, credendo di poterlo colpire da distanza ravvicinata, ma anch’egli, come Castalia prima di lui, sottovalutò il potere del suo nemico. Sterope lo afferrò per il collo, sollevandolo da terra e stringendolo in una stretta morsa energetica. I Fulmini dell’Eternità stridevano intorno al braccio di Sterope e tutt’intorno al corpo di Alcor, percorso da forti scosse energetiche.
"Maledetto! Lascialo!" –Gridò Mizar, scattando avanti. –"Bianchi Artigli della Tigre!"
E in tutta risposta Sterope lanciò Alcor contro Mizar, abbattendoli entrambi. Il Cavaliere Celeste bruciò il suo cosmo, distruggendo il gelo che lo aveva temporaneamente immobilizzato, e mosse le gambe, avviandosi verso l’ingresso del tempio. Mizar e Alcor però si rimisero subito in piedi, espandendo il loro freddo cosmo.
"Non ne avete prese abbastanza?" –Ironizzò Sterope.
"Non oltrepasserai quella soglia!" –Ringhiò Alcor.
"E chi mi fermerà?" –Domandò Sterope, concentrando il proprio cosmo.
Folgori incandescenti si srotolarono intorno alle sue braccia, pronte per colpire nuovamente i suoi avversari. Mizar e Alcor si guardarono un momento, prima di scatenare la loro tecnica combinata.
"Fulmini dell’Eternità! Danzate!" –Gridò Sterope, portando nuovamente avanti il braccio destro e lanciando folgori energetiche contro di loro.
Ma i Fulmini dell’Eternità quella volta non raggiunsero il bersaglio, venendo attirati all’interno di un semicerchio di energia fredda che i due fratelli avevano creato.
"Che il millenario gelo di Asgard sia con noi!" –Gridò Mizar, con le braccia avanti e i palmi aperti.
Sterope guardò stupefatto i Fulmini dell’Eternità schiantarsi contro quella barriera energetica, senza riuscire a superarla.
"Ghiacci eterni di Asgard! Rilucete!" –Urlò Alcor, spingendo avanti.
Lo stesso fece Mizar e il semicerchio si chiuse progressivamente, diventando un globo energetico, all’interno del quale erano stati assorbiti i Fulmini dell’Eternità. Un secondo dopo i due fratelli lo spinsero avanti, sulla scia di una tempesta energetica che travolse Sterope, scagliandolo in alto.
Il Cavaliere Celeste, quasi meravigliato da un simile prodigio, ricadde a terra parecchi metri indietro, con un’abile piroetta che gli permise di atterrare in piedi. Non l’abbiamo abbattuto! Pensò Mizar, con timore. Ma gli abbiamo fatto capire che non sarà facile passare! Incalzò Alcor.
Sterope si tastò la corazza lucente che aveva indosso e dovette constatare, meravigliato, che in numerosi punti brillavano cristalli di gelo. Incredibile! Esclamò, e in quel momento capì che non avrebbe avuto facile e rapida vittoria.
***
Dall’alto della scalinata Flegias, figlio di Ares, contemplava soddisfatto il proprio operato. Il piazzale antistante la Casa di Ariete era stato completamente devastato, le colonne, la scalinata di marmo, le rocce circostanti distrutte. E sparsi qua e là giacevano i corpi inermi dei Cavalieri di Bronzo e d’Argento, feriti, sanguinanti e senza più difese ormai. Nel giro di una mezz’ora aveva eliminato gli ultimi difensori di Atena, aprendo la strada al suo grandioso progetto.
Un’unica cosa lo turbava non poco: il fatto che Sterope non avesse ancora preso la testa di Atena. Non capiva cosa stesse accadendo alla Tredicesima Casa, ma sentiva il cosmo di Sterope impegnato in un’ostica battaglia. Un mugolio attirò la sua attenzione. Proveniva da Tisifone, il cui corpo giaceva a terra in un lago di sangue. La Sacerdotessa dell’Ofiuco stava muovendo le dita, quasi come a voler trovare la forza per rialzarsi. Patetica! La commiserò Flegias, balzando su di lei.
"Porrò fine alle tue sofferenze, donna!" –Esclamò, concentrando una sfera energetica sul palmo della mano destra e sollevando il braccio al cielo. –"Guardami, e muori!"
Ma non appena mosse il braccio per colpirla sentì qualcosa colpirgli la mano, obbligandolo a distogliere la sua attenzione. Sconcertato, osservò delle piccole piume di bronzo conficcatesi nel guanto della sua armatura. Piume che iniziarono a bruciare istantaneamente, distruggendosi.
"Ma cosa diavolo?!" –Ma non ebbe il tempo per proferire altro, che la maestosa sagoma di un uccello infuocato saettò sopra di lui. –"Chi osa?!"
Ma non ottenne risposta, soltanto una forte corrente di energia calda, così impetuosa che lo sollevò da terra, avvolgendolo al suo interno.
"Ali della Fenice!!!" –Urlò una voce maschile.
E un turbine di energia infuocata avvolse Flegias, scagliandolo indietro, fino a farlo sbattere contro una colonna del Tempio dell’Ariete. Non fece in tempo a rialzarsi che il suo nuovo avversario gli era già sopra. Un destro in pieno viso gli fece sputare sangue, un sinistro dall’altro lato lo fece barcollare, e una raffica di calci lo sollevò da terra, prima che due mani robuste lo agguantassero lanciandolo in alto, nuovamente avvolto da fiamme incandescenti.
Tisifone intanto, con la forza della disperazione, aveva alzato lo sguardo da terra, giusto in tempo per vedere Flegias sbattere contro una parete di roccia. Vide il suo elmo scuro volare via e lo vide cadere a terra, sbattendo il cranio e perdendo sangue.
La troppo sicurezza di sé aveva tradito il figlio di Ares. Un errore che Flegias non avrebbe più ripetuto. Tisifone chiuse gli occhi, troppo debole per rialzarsi, troppo stanca persino per parlare. L’ultima cosa che riuscì a fare fu sorridere. Adesso che Phoenix era arrivato, sarebbe stato possibile sconfiggere Flegias.