Capitolo IX
MISTERI SVELATI
Kharax tornò ad Atene. Avrebbe raggiunto Rodorio al calar della notte, lontano da occhi indiscreti. Giocherellava col prisma che teneva in mano, guardando dalla finestra della casupola che un vecchio conoscente gli aveva concesso di abitare gratuitamente. Osservava i pescatori intenti a rassettare le reti ed a controllare le piccole barche bianche. Quando Sorush gli aveva riferito quali Cavalieri fossero scesi in campo, gli era sorta un'innaturale curiosità verso uno di loro. Senza pensarci due volte, si era teletrasportato in una zona appartata ed aveva seguito le prime fasi dello scontro. Aveva riconosciuto subito quel Cavaliere ed il sangue gli si era gelato nelle vene. Anche lui era stato sedotto dalle promesse di pace di Atena? Come aveva osato Alexer allungare l'ombra della sua nefasta persuasione su di lui? Era furioso: si sarebbe aspettato di tutto, tranne che il suo stesso figlio diventasse un burattino del Grande Tempio. Prima era stato costretto ad abbandonare la sua famiglia e ora doveva sopportare anche la conversione del figlio ad una falsa giustizia? La rabbia lo assaliva ogni volta che queste domande gli si affacciavano alla mente. "Dannato Alexer, pagherai per aver ingannato mio figlio!", disse fra sé, battendo il pugno sulla parete e creando un piccolo cratere.
Intanto, al piano superiore della tredicesima casa della residenza terrena di Atena, Alexer e Kanaad attendevano il ritorno dei Cavalieri nella Sala dello Zodiaco. Quest'ultima era un'ampia stanza, al cui centro era posto un tavolo semicircolare di legno di quercia. Sul lato lungo erano accostati due scranni, mentre altri dodici erano distribuiti lungo i lati semicircolari, sei da una parte, sei dall'altra. Dietro ognuno di questi scranni svettava una colonna di marmo bianco su cui era poggiata la rappresentazione crisoelefantina di uno dei segni zodiacali. Erano ordinate in senso orario, da destra verso sinistra. Oltre al Sacerdote e all'ex Cavaliere di Virgo erano presenti anche Altager e Syrma, seduti sotto le colonne corrispondenti al loro segno. Una guardia era stata incaricata di aspettare i custodi dorati di ritorno dalla missione all'ingresso del Palazzo del Sacerdote e di indirizzarli verso la sala. Era stato indetto un Consiglio Dorato, una rara riunione convocata in tempi di profonda crisi.
Il primo ad arrivare fu Pelag. Con espressione fiera e soddisfatta varcò la soglia della stanza, s'inchinò ed andò ad occupare lo scranno sotto la colonna del Sagittario. Poco dopo entrò Hamal con l'elmo sotto braccio ed il volto inespressivo. Anch'egli andò a sedersi dopo aver espletato il rigido protocollo della corte di Atena. Una decina di minuti dopo, le voci di Calx e Nashira, incontratisi all'ingresso del Grande Tempio, annunciarono la loro venuta. Il Cavaliere di Gemini aveva un'aria vagamente triste, mentre il custode della decima casa aveva stampato sul viso un insolito sorriso, che suscitò sguardi incerti fra i parigrado.
La sfida che gli aveva lanciato Rodrigo era finita in parità. Nessuno dei due era riuscito a prevalere sull'altro e il loro antico vincolo di fratellanza si era rinsaldato. Rodrigo gli aveva promesso che avrebbe cercato di non combattere solo per la gloria e di contribuire a creare un futuro migliore, in nome della loro ritrovata amicizia. Nashira gli aveva stretto forte la mano, col cuore colmo di gioia, ed era andato via, promettendogli che forse un giorno si sarebbero rivisti.
I due Cavalieri presero posto e poco dopo arrivò Vernalis, i cui modi gentili erano in grado di rasserenare anche l'animo più agitato. Mancava all'appello solo Sertan. Il Sacerdote attese ancora, ma del custode della quarta casa non si vedeva neppure l'ombra. Sapeva che lo scontro che aveva sostenuto ad Edessa era finito, ma non riusciva a spiegarsi il motivo di un tale ritardo. Decise di iniziare senza di lui e, presa la parola, disse: "Anche se manca Sertan, dichiaro aperto il Consiglio Dorato! Vi ho riuniti qui per raccogliere le informazioni che avete ottenuto durante gli scontri e per capire chi si nasconde dietro questa nuova minaccia. " Dopo aver pronunciato queste parole, Alexer fissò i suoi Cavalieri. Hamal si alzò per primo e chiese di poter intervenire. Il Sacerdote annuì ed il custode della prima casa iniziò il suo resoconto:
"Sommo Alexer, ho fatto scoperte molto interessanti durante il duello che ho sostenuto a Baghdad! Potrebbero essere cruciali per vincere questa guerra! Noi tutti sappiamo che non è possibile uccidere gli dei, perché la loro anima continua a perdurare e può reincarnarsi anche in corpi temporanei, ma vi sono eccezioni. Gli dei di un'antichissima e misteriosa civiltà, Sumer, usavano armature maledette per imprigionare le anime delle creature celesti macchiatesi di alto tradimento. Queste corazze vengono chiamate 'Arâia'. Se vengono distrutte, anche l'anima che incatenano muore e non può più reincarnarsi. I demoni che stiamo affrontando indossano questo tipo di armatura e credo siano il retaggio di quell'antica civiltà. Inoltre, Bazi, il demone con cui ho combattuto, ha definito sé stesso ed i suoi compagni 'Sabitti', forze ausiliarie di Irkalla".
Il Sacerdote ringraziò il Cavaliere e rifletté sulle notizie che aveva portato: "Probabilmente anche il dio che li governa possiede un'armatura simile. Sarà il nostro obiettivo principale distruggere la sua corazza nel momento in cui risorgerà. Mi chiedo se sia questa la maledizione degli Utukki di cui parlava Jorkell".
"Non credo, signore!", intervenne Syrma, il cui volto serio aveva attratto l'attenzione di tutti gli astanti. "Il nobile Jorkell asseriva che Umma, il demone che aveva affrontato, non era in grado di generare il vento grazie al proprio cosmo. I nemici che abbiamo incontrato finora, invece, sono capaci di creare l'elemento che li contraddistingue. Ritengo che quella maledizione si riferisse a questo e sia stata in qualche modo annullata. Dev'essere stata opera del misterioso consigliere di Bisanzio che abbiamo a lungo cercato".
Alexer concordò con l'analisi del Cavaliere di Virgo. Il burattinaio che stava tirando i fili di quella intricata trama si stava dimostrando un uomo paziente e lucido. Ma c'era anche qualcos'altro che lo preoccupava: il cosmo che mesi prima aveva avvertito a Rodorio: "Quell'uomo non opera da solo. Uno strano cosmo si è palesato a Rodorio mesi fa e da allora sto facendo sorvegliare il villaggio e i dintorni giorno e notte, ma finora non ne ho ricavato nulla!"
Queste ultime parole incuriosirono Syrma, che ricordava la strana aura cosmica avvertita presso la confluenza del Tigri e dell'Eufrate e scomparsa improvvisamente. "E' probabile che sia lo stesso cosmo che percepii io nei pressi di Bassora", disse, guardando il Sacerdote. Alexer, però, scosse il capo: "Quell'aura cosmica si manifestò per pochi attimi e non sono riuscito a riconoscerla. Tuttavia, per affacciarsi così vicino al Grande Tempio dev'essere guidata da qualcuno che conosce questi luoghi", affermò con tono grave, fissando un punto indefinito del tavolo.
"Intendete dire che c'è un traditore al Santuario?", proruppe Pelag, visibilmente turbato dalle affermazioni del Sacerdote. Sospirando, Alexer, si alzò ed iniziò ad esternare le proprie supposizioni: "Circa dieci anni fa, il Grande Tempio fu scosso da un grave scandalo. Un Cavaliere d'Argento, ribellatosi alle leggi ed ai dettami di Atena, cominciò ad uccidere degli innocenti mosso da un distorto senso di giustizia. Fu catturato e condannato a morte. Un suo parigrado, Alsam di Sagitta, fu incaricato dell'esecuzione. Un anno dopo, Alsam fu sgozzato in un vicolo di Atene mentr'era in missione. Alcuni testimoni dissero che era stata opera di una banda di briganti che imperversava in città, ma io non ho mai dato credito a questa storia! Alsam aveva un animo estremamente gentile, ma non si sarebbe mai lasciato uccidere così facilmente. Credo che quell'uomo sia scampato al suo destino e stia tramando col nemico per attuare i propri piani!"
I Cavalieri erano rimasti interdetti. Sapevano già qualcosa di quella brutta storia, ma l'avevano sempre ritenuta una pagina del passato che mai più si sarebbe ripresentata. "Qual era il nome di quel traditore?", chiese Altager, guardando il Sacerdote con reverenza e rispetto.
"Kharax di Crater... mio padre!", esordì una voce. Tutti si volsero verso l'ingresso, da cui fece capolino Sertan, scuro in volto e palesemente agitato. Entrò con passo fermo, s'inginocchiò ed andò a sedersi accanto a Calx. "Le vostre supposizioni sono corrette, Sommo Alexer. Ho avvertito la sua presenza ad Edessa, ma è sparito nel nulla!", aggiunse, tentando di smorzare i sentimenti contrastanti che gli attanagliavano il petto. "Inoltre, ho scoperto il nome del dio che minaccia l'umanità: si chiama Nergal, signore di Irkalla, l'Oltretomba di Sumeri e Babilonesi".
L'improvvisa comparsa del custode della quarta casa e le sue incredibili rivelazioni gettarono la sala in un profondo silenzio. Alexer tornò a sedersi e, riprendendo il controllo della riunione, esclamò: "Un altro dio infernale... quale ironia!" Per un attimo, ricordò il dolore e le sofferenze patite nell'ultima Guerra Sacra e la valorosa caduta dei suoi compagni. Stavolta desiderava ardentemente poter assicurare ai suoi Cavalieri una vittoria senza troppi spargimenti di sangue, ma si rendeva conto che se Kharax aveva deciso di passare dalla parte del nemico ogni paladino di Atena sarebbe stato un bersaglio da eliminare.
"Signore, mio padre sarebbe stato in grado di padroneggiare il teletrasporto?", chiese Sertan, in cerca di lumi per allestire una strategia atta a stanarlo. "No", rispose secco Alexer. "Serve un cosmo adeguato per padroneggiarlo e non è comunque facile ottenere una tale abilità: voi appartenete alla casta più alta dell'esercito di Atena, eppure solo in pochissimi possedete un tale potere. Tuo padre era un combattente abile e forte, ma il suo cosmo restava quello di un Cavaliere d'Argento. Inoltre, il teletrasporto lascia tracce, ma dal rapporto che mi fece Syrma dopo la sconfitta dei demoni gemelli, sembra che in questo caso non ve ne siano".
Sertan parve ponderare un attimo la risposta del Sacerdote e capì il motivo per cui subito dopo la scomparsa del cosmo di Kharax gli era risultato impossibile rintracciarlo. Aveva girato in lungo e in largo i dintorni di Edessa, si era spinto fino a Samarra, ma ben presto il suo cuore era divenuto preda di una cruda frustrazione e di un umiliante senso d'impotenza. "Ora mi è chiaro perché non sono riuscito a trovarlo!", esclamò a voce bassa, con lo sguardo perso davanti a sé.
"Se non può spostarsi tramite teletrasporto, come fa ad eludere le nostre ricerche?", esordì Calx. "Probabilmente adopera qualche manufatto che gli permette di spostarsi senza essere individuato", rispose Hamal, attirando su di sé l'attenzione dei compagni. "Esistono oggetti del genere?", esclamò Nashira, che aveva seguito la discussione in silenzio. "Sì. Il mio maestro in Jamir raccontava spesso di strumenti di fattura divina in grado di sopperire ad alcune abilità. Uno di questi è il 'Prisma d'Ambra' che ha appunto la capacità di teletrasportare chi lo impugna", spiegò il custode della prima casa. "E' probabile che Kharax ne abbia ricevuto uno dal misterioso consigliere quando hanno stretto alleanza", concluse Hamal. Il Sacerdote annuì, appoggiando l'analisi fatta dal Cavaliere. Poi prese la parola, dicendo: "Ora dobbiamo capire chi sono gli Utukki. Sono sicuro di aver già sentito questo nome, ma sembra che la mia memoria cominci ad indebolirsi". Un'espressione ironica e al contempo turbata gli si disegnò sul volto.
"Sono i Sette Guardiani di Irkalla, così li ha definiti il demone che ho affrontato", intervenne Sertan, memore delle parole dettegli di Iltasadum alla fine del loro scontro. "E probabilmente hanno un cosmo molto più potente dei semplici Sabitti. Il demone che ho incontrato a Venezia ha lasciato intendere che non sarà facile sconfiggerli", aggiunse Pelag con voce ferma e seria. "Cercano d'indebolirci per consentire a Nergal di agire più agevolmente. Il fatto stesso che siano state attaccate città specifiche dimostra che il loro intento è suscitare terrore e diffidenza fra la gente. Sono sicuro che qualcuno approfitterà di questa situazione per gettare in discredito il Grande Tempio. Dobbiamo stare attenti", asserì il Sacerdote, che ormai sembrava aver compreso appieno la tattica nemica. Tuttavia, sperava di trovare negli archivi dell'Altura delle Stelle notizie più esaustive, ora che sapeva finalmente con chi aveva a che fare.
"Vi siete dimostrati degni guerrieri della giustizia! Sono fiero di voi, Cavalieri! Avete raccolto preziose informazioni ed avete salvato innumerevoli vite umane! La seduta è tolta, potete andare!", disse il Sacerdote, alzandosi e congedando i dorati custodi. "Signore!", esclamò Vernalis, con voce gentile e rispettosa. Alexer lo guardò, chiedendogli cosa volesse. "Ho portato un aspirante Cavaliere da Parigi. Mi ha aiutato a mettere in salvo gli abitanti della città ed ha una spiccata intuizione", rispose Pisces, inchinandosi leggermente. Il vicario di Atena sorrise e replicò: "Conducilo alla sala del trono ed attendetemi lì!" Il giovane annuì e corse ad eseguire le volontà del Sommo Alexer.
Sertan parlava con Syrma e Calx mentre usciva, con espressione greve e turbata. Alexer lo chiamò. Il custode della quarta casa rispose subito alla chiamata e si avvicinò, inchinandosi. Il Sacerdote gli strinse le spalle e con tono paterno gli rivolse la parola: "Non dev'essere stato facile scoprire che gli spettri del passato sono tornati. Perdonami se non ti ho messo a parte dei miei sospetti, ma volevo esserne certo prima di sbilanciarmi. Ricordati che puoi sempre contare su di me e sui tuoi compagni! Il desiderio di Atena è proprio questo: rendere gli uomini fratelli che si sostengono a vicenda!" Sertan lo guardò con espressione risoluta e grata. S'inginocchiò e rispose: "Vi ringrazio per le vostre parole! Voi siete per me il padre che il fato mi ha negato e senza di voi forse ora sarei preda della follia! Terrò fede al mio giuramento e sradicherò il male da questo mondo, a partire dal traditore Kharax!" Poi si alzò, lo sguardo fiero e ardente di giustizia, e lasciò la stanza. Nei suoi occhi verdi, Alexer aveva ritrovato la determinazione e la sete di giustizia della sfortunata Elestoria, moglie di Kharax e madre di Sertan, che dopo il tradimento e l'infamia del marito aveva continuato a perseguire e ad inculcare al figlio i principi del Grande Tempio. Ricordava ancora quella notte di pioggia quando il piccolo Sertan, bagnato ed infreddolito, pretese di vederlo e chiese di diventare un Cavaliere per "riabilitare il nome del suo casato". La tristezza e lo sconcerto che spiravano dal corpicino esile e tremante di quel bambino ora si erano tramutate in risolutezza e amore di giustizia. Quanta strada aveva fatto il Cavaliere di Cancer! Quante sfide aveva dovuto sostenere per dominare i sentimenti contrastanti del suo cuore e veicolare le voci delle anime che lo assillavano in continuazione! "Atena non poteva trovare migliore custode delle anime!", disse fra sé il Sacerdote, guardandolo uscire e raggiungere i compagni.
Sargas era seduto sull'ultimo scalino della tredicesima casa. Guardava il cielo grigio e le nuvole cariche di pioggia. I suoi occhi spaziarono sulla vastità e la quiete del Grande Tempio: le case dello zodiaco, ognuna con forme e caratteristiche peculiari, l'imponente meridiana, l'arena e le zone residenziali, talmente lontane da sembrare minuscole, la solitaria Altura delle Stelle e la triste collina del cimitero fitta di lapidi, memorie di glorie e guerre passate. D'improvviso, dei passi provenienti dalle sue spalle lo distolsero da quella visione e lo spinsero a voltarsi: era Vernalis.
"Che te ne pare della dimora di Atena?", esordì il Cavaliere, il cui volto era illuminato da un sorriso. Il bambino lo fissò per un attimo, poi rispose: "Nonostante sia un luogo spartano, adagiato su di un monte brullo e triste, trasmette una maestosità ed una solennità straordinarie!" "La stessa impressione che fece a me quando lo vidi per la prima volta", commentò Pisces, nella cui mente tornò vivido il ricordo della sua prima visita al Grande Tempio. "Andiamo! Il Sacerdote ti aspetta!", lo incitò poi, dandogli una pacca sulla spalla ed invitandolo a seguirlo. Sargas annuì e, un po' in apprensione, si lasciò guidare verso la sala del trono. Il corridoio era silenzioso, illuminato da torce fissate alle pareti di pietra. Il bambino si guardava intorno, colpito dalla mancanza di sfarzo che aveva sempre ritenuto essere il punto forte di una corte. Questo pensiero gli fece affiorare un sorriso: cosa ne poteva sapere l'umile figlio di contadini di lusso e di corti? La sua famiglia aveva sempre dovuto combattere contro la miseria e gli stenti per sopravvivere. La corte del re di Francia o i vari castelli di vassalli e signorotti, situati in luoghi impervi e difficili da raggiungere erano solo ombre lontane, dimore di un potere a loro ignoto, ma allo stesso tempo accettato e rispettato.
Raggiunsero la porta della sala del trono, sorvegliata da due guardie. Queste ultime fecero un leggero inchino al Cavaliere e gli aprirono i battenti. Davanti agli occhi di Sargas apparvero un lungo tappeto rosso ed arazzi dello stesso colore che adornavano le pareti. In fondo notò il trono posto su tre scalini e due figure: una seduta, l'altra appoggiata alla destra del soglio sacerdotale. Vide Vernalis inginocchiarsi e ne seguì l'esempio, tenendo lo sguardo basso: un'aura di autorità ammantava i due uomini che aveva davanti. Un repentino timore lo investì ed un crudo disagio gli si disegnò in volto. Il Sacerdote fece loro cenno di alzarsi, poi puntò lo sguardo sul bambino ed iniziò a parlare: "Qual è il tuo nome, ragazzo?" Un po' esitante, a causa dell'emozione e del disagio che provava, alzò lo sguardo e rispose: "Mi chiamo Sargas, signore". "Benvenuto al Grande Tempio di Atena, Sargas. Io sono Alexer, Sommo Sacerdote della dea della giustizia, e l'uomo al mio fianco è il nobile Kanaad, ex Cavaliere di Virgo ed attuale Primo Ministro", si presentò il vicario di Atena, suscitando in Kanaad un misto di confusione e curiosità al sentirsi investito di quel gravoso titolo.
"Dimmi, Sargas, cosa ti ha spinto a chiedere di diventare un Cavaliere? E' un cammino lungo e tortuoso che non sempre conduce alla meta agognata. Molti hanno perso la vita nel tentativo di assurgere al rango di Cavaliere, sei consapevole di questo?", interrogò Alexer, con tono serio e autoritario. Il ragazzo sollevò il capo, guardando il Sacerdote, il cui viso era seminascosto dall'elmo, e con fermezza rispose: "Oggi per me è stato un giorno di lutto, ma anche di rinnovata speranza: ho perso quel che restava della mia famiglia, ma ho potuto contribuire, seppur in minima parte, a salvare un'intera città. Le gesta del nobile Vernalis, la sua abnegazione e la sua gentilezza mi hanno schiuso le porte di un mondo nuovo. Diventare Cavaliere e poter dare speranza e pace agli altri è ciò a cui desidero votare la mia vita. So che sarà un sentiero irto di difficoltà e che forse mi condurrà a prematura morte, ma voglio tentare. Voglio aiutare le persone a ritrovare i perduti sorrisi ed a costruirsi un futuro scevro di sofferenze e miseria".
Alexer aveva ascoltato con attenzione le parole del fanciullo che aveva davanti. Incrociò per un attimo lo sguardo con Kanaad, che sorrise in segno di approvazione, poi scese gli scalini e si avvicinò a Sargas. Gli pose una mano sulla testa e fece bruciare una frazione del proprio cosmo. "Avverti qualcosa?", gli chiese. Il bambino annuì col capo e aggiunse: "Un'immensa energia spira dal vostro cosmo, Sommo Alexer! Un'energia colma di giustizia e di amore". Il Sacerdote era stupito, pochissime persone normali erano riuscite a percepire così distintamente un'aura cosmica. "Il cosmo assopito dentro di te è prossimo a risvegliarsi. Al momento, però, è impossibile stabilire quale sarà la tua costellazione guida", commentò Alexer, ritirando la mano dal capo del ragazzo. "Costellazione guida?", domandò Sargas, incuriosito dalle parole del messo di Atena. "L'esercito di Atena è composto da 88 Cavalieri che prendono il nome dalle costellazioni dei due emisferi. Ad ogni costellazione corrisponde un unico Cavaliere per ogni epoca. Solo il prescelto dalle stelle può indossare l'armatura che lo accompagnerà per tutta la sua esistenza. I Cavalieri si dividono in quattro caste: i 12 Cavalieri d'Oro, i più potenti, che possono indossare soltanto l'armatura d'oro che corrisponde al loro segno zodiacale; i 24 Cavalieri d'Argento, la casta intermedia; i 48 Cavalieri di Bronzo, il rango più basso dell'esercito di Atena; ed infine i 4 Cavalieri che indossano corazze di materiale sconosciuto. Nessuno conosce la portata della loro forza perché rare sono state le volte che sono apparsi sulla Terra. Nel momento in cui il tuo cosmo si risveglierà potrò conoscerne la natura e sapere con certezza a quale costellazione sei destinato", rispose Alexer, assumendo un tono più disteso e gioviale. Poi guardò Vernalis e gli rivolse la parola: "A te l'onore di addestrare Sargas all'uso del cosmo, Cavaliere". Un po' spiazzato, Pisces s'inchinò ed annuì, leggendo nel gesto del Sacerdote un significato più profondo.
A lungo aveva vissuto in solitudine e solo a costo di grandi sforzi era riuscito a legare con i compagni. Tuttavia, a volte, sentiva ancora la voce dell'isolamento richiamarlo a sé e gli capitava di estraniarsi, proprio com'era successo durante il Consiglio di poco prima. Alexer doveva averlo compreso e gli aveva affidato l'addestramento di Sargas per tenerlo in costante contatto con qualcuno. In cuor suo gliene fu grato ed accettò di buon grado l'incarico. Guardò il suo allievo e gli sorrise. Poi il Sacerdote li congedò: si erano dati appuntamento a quando Sargas avrebbe finalmente risvegliato il cosmo.
Una volta usciti, Kanaad chiese spiegazioni all'amico: "Cos'è questa storia del Primo Ministro?" Alexer lo guardò freddo e rispose: "Te lo dirò mentre raggiungiamo l'Altura delle Stelle. Ci sono ancora delle cose che devo sapere riguardo al nostro nemico!" L'ex Cavaliere di Virgo annuì e lo seguì verso le sue stanze. Giunti nella sala di convegno, Alexer appoggiò una mano sulla parete che guardava verso l'Altura delle Stelle ed aprì un varco dimensionale, lo attraversarono e pochi istanti dopo si ritrovarono sull'alto monte, di fronte a colonne di marmo corinzio incassate nella roccia. Il tempio era stato scavato all'interno della cima della montagna, dalla quale si poteva ammirare la maestosità del Grande Tempio. Il cielo si era fatto cupo ed i lampi creavano squarci di luce improvvisi; alitava un vento freddo, che portava con sé foglie ingiallite.
Il volto di Alexer si fece serio ed i suoi occhi si appuntarono su Kanaad, in attesa di risposte. "Ho uno strano presentimento. Sento che questa guerra vedrà anche la mia fine". Confuso, l'ex Cavaliere di Virgo gli poggiò una mano sulla spalla e lo trattenne, esclamando: "Che cosa stai dicendo? E cosa c'entra con la mia nomina a Primo Ministro?" Alexer si divincolò dalla stretta, scuro in volto, e varcò la soglia dell'edificio a passo sostenuto. Kanaad lo seguì, sempre più sorpreso dal repentino cambio d'umore dell'amico. Lo raggiunse ed insistette. Il ministro di Atena si fermò e senza voltarsi affermò con tono grave e solenne: "E' dovere imprescindibile di ogni Sacerdote assicurare un governo stabile al Grande Tempio dopo la sua dipartita. I ministri di Atena vengono scelti fra i Cavalieri d'Oro e, in assenza di candidati idonei, il governo è garantito dal Primo Ministro, che di solito è il Cavaliere d'Argento di Ara. Al momento l'armatura di Ara non è stata ancora assegnata ed i custodi dorati sono ancora troppo giovani. L'unico che potrebbe accedere alla carica è Pelag, ma compirà 18 anni soltanto l'anno prossimo. Tu conosci i segreti ed i misteri di questo luogo quanto me e sei la persona più adatta a ricoprire quest'incarico. Ti prego, Kanaad, non rifiutare quest'offerta!" Accompagnò le ultime parole poggiando una mano sulla spalla dell'amico e stringendola forte. L'ex Cavaliere di Virgo lesse in quel gesto una profonda inquietudine ed acconsentì al desiderio di Alexer.
Erano passati molti anni dall'ultima volta che lo aveva visto in quello stato: l'esercito di Ade imperversava in Grecia e l'esiguo numero di Cavalieri non consentiva strategie su larga scala. La gente moriva ed Alexer si sentiva impotente: forse per la prima volta nella storia le schiere di Atena rischiavano la sconfitta. Grazie al suo sangue freddo e ad una granitica lucidità era riuscito a risollevare gli animi, mettendo da parte i suoi timori. La Guerra Sacra era stata vinta, ma aveva lasciato segni indelebili nel vicario della dea della giustizia che lo spingevano a rendere sempre più forte e motivato il nuovo esercito di Cavalieri.
Alexer ringraziò l'amico ed un sorriso sollevato gli si disegnò in volto. Un lungo corridoio illuminato da torce, su cui si aprivano innumerevoli porte, si allungava davanti a loro. Imboccarono una porta sulla destra ed entrarono in un'ampia sala gremita di scaffali su cui erano accatastati codici e papiri. Al centro c'era un piccolo tavolo impolverato su cui era poggiato un candelabro di bronzo e candele per metà consumate. "Qui sono conservate le memorie dei Sacerdoti del Grande Tempio, vero?", chiese Kanaad, guardando la mole di documenti stipati in quella stanza. "Sì, sono sicuro che qui troveremo altre informazioni su Nergal ed il suo esercito", replicò il messo di Atena. "Mi avevi detto di aver già cercato notizie in questo archivio e di non aver trovato nulla", commentò il neoeletto Primo Ministro. "Finora non sapevo cosa cercare, ma adesso che i Cavalieri hanno svelato parte dei misteri, so dove guardare!", affermò con convinzione e ritrovata determinazione Alexer.
Si diresse verso una serie di scaffali su cui erano poggiati documenti molto antichi: nel corso dei secoli numerosi documenti erano stati ricopiati e racchiusi in codici per preservarne le preziose notizie conservate. Alexer si fermò davanti ad una libreria stracolma ed iniziò a leggere i titoli dei vari volumi. Si soffermò su un grosso libro dalla copertina verde ornata da borchie d'argento. Vi era scritto, in greco: Cronache delle Guerre del Grande Tempio dal Regno di Adonis a quello di Teudi. Abbracciava quasi ottocento anni di storia e in esso erano contenuti minuziosi racconti delle guerre sostenute dai Cavalieri e degli dei che avevano incontrato nel corso di quei secoli. "Come fai a sapere che in questo volume troverai ciò che cerchi?", domandò Kanaad, incuriosito dalla scelta dell'amico. "Non so se troverò qualcosa, ma è uno dei codici che finora non avevo ancora visionato", rispose Alexer, lasciando alquanto interdetto l'ex Cavaliere di Virgo. Si spostarono verso il tavolo ed Alexer iniziò a sfogliare il volume, scritto in onciale e fitto di parole. Certi passaggi erano difficili da decifrare, a causa dell'usura del tempo e dell'alternarsi di scrittori diversi. Il Sacerdote si armò di pazienza e con somma fatica riuscì a superare i punti più ostici del testo.
I lampi illuminavano le zone oscure della sala ed il vento, penetrando dalle feritoie nelle pareti, agitava la fiamma delle torce: il temporale si era intensificato, ma la spessa roccia del monte impediva al rumore della pioggia e dei fulmini di raggiungere le sale. Kanaad iniziò a girare per l'ampio salone, in cerca di altri volumi da consultare, sfogliandone alcuni e perdendosi a leggere brani che riteneva interessanti. "Ci siamo!", proruppe d'un tratto Alexer, distogliendo l'amico dalla sua lettura. "Cos'hai trovato?", domandò Kanaad, avvicinandosi al tavolo. "Sembra che il nostro nemico abbia fatto la sua prima apparizione sotto il regno di Teremun, il successore di Adonis. I Cavalieri stavano affrontando il dio egizio Onuris. Il testo dice che dopo la sua sconfitta, un'intensa aura malvagia apparve in Oriente. Atena, affiancata dai Cavalieri d'Oro Gordias di Leo ed Emyr di Scorpius, trovò il tempio da cui proveniva la fonte cosmica. I talismani intrisi del sangue di Atena furono inefficaci a sigillare quel nuovo nemico. Solo il sacrificio dei due Cavalieri garantì la vittoria alla dea. Kanaad, potresti portarmi il 'Libro delle Profezie di Delfi'? Qui dice che Atena consultò l'oracolo per saperne di più di quella nuova minaccia", raccontò il Sacerdote, con volto serio e meditabondo.
L'ex Cavaliere di Virgo si recò a passo svelto nella stanza adiacente e tornò pochi minuti dopo con un grosso volume nero. Lo porse al compagno, che lo ringraziò, e gli si pose accanto, in attesa di rivelazioni. Alexer lo sfogliò fino alle profezie pronunciate sotto il regno di Teremun. "L'ho trovata, Kanaad! Sono state aggiunte anche molte informazioni! Il Sacerdote Teremun doveva essere un uomo piuttosto scrupoloso!" Il testo era il seguente:
Ἀναιρέσεως ϑεός, παλαιοῦ γένους δαίμων
ϰόσμου ϰαϰόνους πληγή, ἀνϑρώπων ἐφιάλτης.
Πάλαι πρόγονοι ϑεοί αὐτόν ϰατεδίϰασαν,
φαῦλος λέων ἀλλότριος αὐτόν ἐξέλυσε,
ὑπ'ἀνϑρώπων ἐσφραγίσϑη,
ἐν τῇ σϰιᾷ χίλια ἔτη ἀναμενεῖ
εἶτα αὐτοῦ ϰῶμα ἀφήσει ϰαί ἀναβλαστήσει.
Ὁ γεννηϑείς μόνον ὑπό δειλοῦ αἵματος ϰαί ἁγίου ἰχῶρος
τόν ϑανατηφόρον νιϰᾶν δυνήσεται.
[Dio di distruzione, nume d'antica stirpe,
nefasta piaga dell'universo, incubo degli uomini.
Un tempo, dei primigeni lo giudicarono,
un infido leone straniero lo liberò,
dagli uomini fu sigillato.
Nell'ombra resterà mille anni,
poi il suo sonno cesserà e ritornerà in vita.
Solo colui ch'è nato da vile sangue e sacra linfa
potrà trionfare sul portatore di morte.]
Dopo aver letto queste parole, Alexer spalancò gli occhi: il sogno che sia lui che donna Irene avevano fatto e la nascita stessa di Calx assumevano un senso profondo. Inoltre, alcune frasi le aveva già sentite. Scavò a fondo nei ricordi e la memoria di quelle parole gli tornò. "Ora è tutto chiaro!", esclamò, ricomponendo quell'intricato mosaico nella mente. "Potresti spiegarlo anche a me?", sbottò Kanaad, un po' spazientito.
Il Sacerdote lo guardò con occhi severi ed iniziò a parlare: "Questa profezia si riferisce a Calx! Ci siamo sempre chiesti il motivo della sua nascita ed ora l'ho scoperto! Donna Irene ha sempre detto che il padre del ragazzo non era suo marito, ma qualcuno che ne aveva assunto le sembianze. Sai quanto me che solo gli dei hanno simili poteri ed i loro rampolli vengono definiti semidei perché condividono la natura umana e quella divina. Tutti al Grande Tempio hanno notato la naturalezza con cui manipola il cosmo ed inoltre è riuscito a riprodurre ed a migliorare il colpo segreto che io non sono mai stato in grado di perfezionare". Queste ultime parole lasciarono di stucco Kanaad: "Ti riferisci al colpo... che utilizzasti per sconfiggere Ade? Tu riuscisti a sopravvivere a malapena al potere devastante di quella tecnica!" "Infatti", rispose il messo di Atena, "ma Calx è riuscito non solo a controllarla, ma anche a migliorarla! Anche il Cavaliere cosmicamente più dotato verrebbe sopraffatto da un potere così vasto, ma non lui!"
L'ex Cavaliere della sesta casa rimase pensieroso e, quasi senza accorgersene, sussurrò: "Quindi... Calx è stato inviato da Atena?" Ad Alexer non sfuggì quel bisbiglio. Abbassò lo sguardo sulle righe del testo che aveva davanti e, sospirando, replicò: "E' probabile, anche se la nostra dea non ha mai agito in questo modo. Forse non lo scopriremo mai, ma l'importante è sapere di avere i mezzi adatti per sventare questa minaccia. Ho ricordato anche dove avevo sentito parlare degli Utukki.
Stavamo tornando da un incontro con l'imperatore Basilio II. Passammo davanti alla piazza di Santa Sofia e c'era un folto gruppo di persone: il vescovo Eustazio aveva appena pronunciato una sentenza di condanna contro un uomo accusato di eresia. A quel tempo i rapporti fra il Papato e le Chiese d'Oriente erano molto tesi ed Eustazio cercava in tutti i modi di mediare fra le opposte posizioni. Ti ricordi cosa urlava l'uomo mentre veniva cosparso d'olio bollente?"
Kanaad rifletté, tirando le fila di quelle lontane memorie, e poi esclamò: "Il millennio sta per scadere, gli Utukki e il loro sovrano oscureranno il sole... avevo dimenticato anch'io questo particolare! All'epoca credevamo che si trattasse di uno dei tanti fanatici religiosi che cominciavano a far parlare di sé, ma ora tutto ha più senso". "Chiederò al Patriarca e all'Imperatore di consultare i loro archivi: è molto probabile che il misterioso consigliere sia legato a quell'uomo", replicò il Sacerdote, il cui volto sembrava più disteso e rilassato. Tuttavia, le scoperte che aveva fatto sull'origine di Calx decise di tenerle per sé e vincolò al silenzio anche Kanaad.
"Perché vuoi tenere il ragazzo all'oscuro?", chiese l'ex custode della sesta casa, un po' contrario alla decisione dell'amico. "Calx è ancora giovane ed ha un temperamento vulnerabile. Se gli mettessimo addosso un fardello simile, crollerebbe e l'armatura non gli sarebbe d'aiuto. Un Cavaliere deve combattere volontariamente e non costretto da un obbligo. Se è davvero riposta in lui la nostra unica speranza di salvezza, dobbiamo lasciare che sia il fato a dipanare gli eventi. In fondo, se è scritto che Nergal verrà sconfitto da un semidio, avverrà! Se cerchiamo di incanalare il corso della storia secondo i nostri piani rischiamo di stravolgere gli esiti di questa battaglia!"
Kanaad era un po' perplesso, ma aveva fiducia nelle parole dell'ex Cavaliere di Gemini. Negli anni aveva dimostrato acume ed ampie doti strategiche. Era un uomo che tendeva a scrutare oltre le apparenze ed a sondare il cuore di ogni persona che incontrava. "Da quanto riporta il testo, mancano ancora sei anni alla rinascita del dio d'Irkalla. Qui dice che gli Utukki vengono definiti le 'Sette Pietre Preziose d'Irkalla' e che rinasceranno assieme al loro signore", aggiunse Alexer, riassumendo quanto scritto nel volume che aveva davanti. "Gli Utukki sono forse i demoni più potenti dell'universo, in grado di manipolare con maestria i sette elementi del regno infernale. Tuttavia, non sono imbattibili: se la gemma incastonata nella loro armatura verrà spezzata sia loro che Nergal sprofonderanno nell'oblio per sempre", lesse il Sacerdote, riflettendo su quelle parole. "La nostra priorità, al momento, è trovare la spia che si annida a Rodorio e Kharax. Sono certo che molto presto faranno la prossima mossa!", concluse Alexer. Poi si alzò, chiuse il volume, mettendoselo sotto braccio, ed uscì dalla sala, seguito da Kanaad.
Per tornare alla tredicesima casa presero un'altra strada. Circa cinquecento anni prima il Sacerdote Faramund aveva fatto costruire una galleria sotterranea che collegava l'Altura delle Stelle alle Case dello Zodiaco. I due s'incamminarono per il lungo corridoio e, d'un tratto, Alexer, quasi spinto da un'antica curiosità, disse: "Mi sono sempre chiesto perché Atena abbia affidato a me il governo del Grande Tempio. Il Sommo Garlef non mi è mai sembrato particolarmente propenso a nominare me come suo successore. Mi raccontava sempre del Cavaliere di Gemini che aveva combattuto con lui: si chiamava Sisoes ed aveva un fratello gemello di nome Thiroes. Pur avendo un cosmo simile, l'armatura di Gemini fu assegnata a Sisoes, mentre al fratello minore venne affidata l'armatura d'argento di Canes Venatici. Questa scelta aveva esacerbato l'animo già tumultuoso di Thiroes. I conflitti fra i due fratelli si erano fatti più aspri e col tempo sfociarono in una vera e propria guerra. Thiroes divenne un traditore, passando nelle fila del nemico per tessere i suoi piani di vendetta, e Sisoes, per lavare l'onta subita, abbandonò il conflitto che i Cavalieri stavano sostenendo per punire il fratello. Ci fu una Guerra dei Mille Giorni ed alla fine si uccisero a vicenda. La guerra fu vinta, ma le informazioni che Thiroes aveva fornito al nemico rischiarono di portare alla disfatta l'esercito di Atena. Ogni volta che l'anziano Garlef mi raccontava questa storia avevo il presentimento che non si fidasse di me. Pensavo che saresti stato tu a succedergli, visto che eri suo allievo, o il vecchio Waman di Aries".
Kanaad aveva ascoltato con attenzione le parole dell'amico e rise: "Ti sbagli, Alexer, il mio maestro ti stimava profondamente e mi confidava spesso che se tutti i Cavalieri di Gemini fossero stati come te, il Grande Tempio ne avrebbe tratto solo vantaggi. Mi consigliò addirittura di prendere esempio da te! Secondo lui, tu eri il Cavaliere perfetto: potente, intelligente e devoto alla causa. Anche Waman gli suggerì di scegliere te come Sacerdote: lui si considerava troppo vecchio ed inadatto al ruolo di capo. Garlef era intenzionato a dirtelo, ma la guerra lo uccise prima di poterlo fare". Le parole dell'antico compagno lo stupirono: non aveva mai realmente compreso il motivo della sua nomina, ma ora i continui ammonimenti e la freddezza con cui era stato trattato nel periodo in cui aveva ricoperto il ruolo di Cavaliere di Gemini assumevano un senso. Garlef voleva solo renderlo forte abbastanza da reggere la pressione e le responsabilità del vicario di Atena sulla Terra.
I due amici continuarono a discorrere lungo il cammino, ricordando i vecchi tempi e pianificando le prossime mosse. Quando giunsero alla tredicesima casa, le prime stelle iniziavano a brillare nel cielo. Il temporale era cessato ed una brezza fredda e umida spazzava il monte.
Intanto, aiutata dalle tenebre, un'ombra si muoveva in direzione di Rodorio. Con passo circospetto, Kharax si avvicinò alla porta del deposito della casa del fornaio, bussò tre volte e dopo poco vide Eyra aprirgli con un sorriso. Entrò svelto e chiese dove fosse Lamashtu. La ragazza lo accompagnò in cucina, dove il demone sedeva sotto la finestra, guardando fisso l'esterno.
Lamashtu si girò, osservando il volto scuro e deluso dell'ex Cavaliere, e lo salutò con un cenno della testa. "Dobbiamo parlare", gli disse Kharax con una punta d'ira nella voce. Il demone lasciò la sedia su cui era accomodato e si avvicinò, domandando: "Che ti è successo? Sembri sconvolto. Forse hai saputo che i Cavalieri hanno scoperto il nome del signore d'Irkalla?" Kharax lo guardò dritto in volto, poi chiese ad Eyra di portargli una bottiglia di vino e di lasciarli soli. La ragazza obbedì e, dopo avergli servito il nettare dal color rubino, se ne tornò al deposito.
L'ex Cavaliere di Crater riempì il bicchiere di terracotta fino all'orlo e bevve tutto d'un fiato. Il demone lo osservava perplesso: negli occhi del compagno notava una profonda rabbia e si chiedeva cosa lo avesse reso così fuori di sé. Kharax si versò un altro bicchiere e lo tracannò d'un soffio. "La vigilanza qui a Rodorio è sempre serrata, vero?", esclamò d'un tratto, fissando Lamashtu col volto rosso. Il demone fece cenno di sì, cercando di scoprire la fonte dell'ira che scuoteva il traditore di Atena: "Si può sapere cosa ti è successo? Non ti ho mai visto così adirato!", lo incalzò, sedendosi di fronte a lui.
L'uomo abbassò il capo, stringendo il bicchiere che teneva in mano così forte da frantumarlo. Il suo palmo ed il tavolo si tinsero di rosso. "Voi demoni avete una mente collettiva, quindi dovresti sapere come si sono svolti gli scontri", disse, alzando gli occhi verso Lamashtu. Quest'ultimo annuì. "Hai scoperto quale Cavaliere potrebbe essere l'emissario divino?", continuò Kharax, sorseggiando il vino direttamente dalla bottiglia. "E' difficile stabilirlo con certezza. Noi Sabitti non siamo gli avversari più adatti a saggiare la potenza dei Cavalieri d'Oro. Sembrano tutti molto potenti, anche se due di loro possiedono un cosmo incredibile", rispose il demone, ripensando agli scontri cui aveva assistito nella sua mente.
"Chi sono?", chiese con foga Kharax, nei cui occhi si era accesa una luce sinistra. "I Cavalieri di Gemini e Pisces", rispose il demone, ancora stupito dallo strano comportamento del compagno. L'ex Cavaliere si alzò e, gettando la bottiglia ormai vuota in un angolo, accennò un sorriso: "Molto bene, sembra che la profezia stia prendendo vita!", esclamò, parlando più a sé stesso che a Lamashtu. "E' il momento di fare un passo avanti: dovrai prendere il posto di un Cavaliere o di una guardia del Grande Tempio ed osservare da vicino Gemini e Pisces", continuò, tornando a puntare gli occhi sul demone.
"Il vino ti fa sragionare, Kharax!", obiettò Lamashtu, "Se assumessi la forma di un Cavaliere verrei scoperto all'istante. Il mio cosmo è in grado di adattarsi ad un comune mortale, ma entrerebbe in conflitto con quello di un Cavaliere. Si noterebbe subito un cambiamento e perire
i senza aver concluso nulla. Inoltre, l'assenza di Makarios non passerebbe inosservata e potrebbe destare non pochi sospetti. L'archēgós riferisce ai Cavalieri di Bronzo e d'Argento che pattugliano il villaggio ed i dintorni ogni minimo dettaglio che ritiene dubbio". Le argomentazioni del demone velarono di delusione gli occhi di Kharax che, in preda all'ira, picchiò forte il pugno sul tavolo. "Allora dobbiamo distogliere l'attenzione da Rodorio! Chiederò a Sorush d'inviare un demone ad attaccare questo villaggio e ad indicare l'archēgós come complice di Nergal! Makarios č benvoluto da tutti qui e la sua dedizione alla causa potrebbe garantirgli l'incarico di capo villaggio. In tal modo, potrai spostarti senza destare sospetti e prendere il posto di una delle guardie del Grande Tempio, che non hanno cosmo!" Fiero di questo diabolico piano, Kharax scoppiò in una grassa risata.A Lamashtu quel piano non convinceva del tutto: per uccidere una guardia ed assumerne le sembianze avrebbe dovuto bruciare una frazione di cosmo che sarebbe stata di certo individuata come avvenuto tempo prima per Makarios. E se ciò accadesse dopo la sconfitta del demone inviato da Sorush, sarebbe stato tutto vano. Passò un po' di tempo a riflettere, poi gli venne un'idea: "Chiedi a Sorush di mandarne due: uno qui a Rodorio, l'altro al Grande Tempio! In questo modo potrò agire senza essere scoperto. Il cosmo dei miei compagni celerà il mio!" Kharax ne fu soddisfatto e, tirando fuori dalla tasca il prisma d'ambra, salutò e sparì. Riapparve nel giardino fatiscente e desolato della villa tardo-romana in cui si rifugiava il Sacerdote di Nergal, pronto a mettere in atto quanto concordato col demone del fuoco.
La perplessità di Lamashtu, però, non si era spenta: l'ex Cavaliere di Crater non aveva dato spiegazioni del suo umore nero e sembrava nascondere qualcosa. Tornò alla finestra, guardando dalle fessure delle ante il cielo privo di stelle e la luna velata dalle nuvole. "Possiamo fidarci di te, Kharax?", si chiese, sospirando pensieroso.
L'alba aveva sgombrato il cielo dalle nubi ed un sole tiepido e scialbo illuminava il Grande Tempio. Alexer e Kanaad erano sulla terrazza della sala del trono. "Kanaad, in mia assenza il Santuario è nelle tue mani. Devo incontrare l'Imperatore ed il Patriarca per scoprire il nome del misterioso consigliere e voglio farlo subito". L'ex Cavaliere di Virgo annuì e lo vide sparire in un varco dimensionale da lui aperto.
Alexer riapparve davanti al Palazzo Imperiale e si fece annunciare dalle guardie al cancello. Fu scortato fino alla Sala delle Udienze, dove Costantino Ducas lo attendeva. Era un uomo di quasi sessant'anni, canuto, dagli occhi nocciola, vestito con abiti sontuosi, intarsiati d'oro e di gemme. Il sacerdote di Atena salutò, facendo un leggero inchino, e fu invitato a sedersi. "Non credevo sareste venuto così presto, nobile Alexer. I miei soldati mi hanno raccontato dello straordinario eroismo del vostro Cavaliere. Tutta Bisanzio è in debito con voi!", disse Costantino, profondendosi in lodi.
"Bisanzio non è stata l'unica città ad essere attaccata. Ce ne sono state altre! Proprio per questo oggi mi trovo qui: ho urgente bisogno di consultare gli archivi imperiali ed anche quelli della basilica di Santa Sofia. Sospetto che l'uomo che si cela dietro questi attacchi sia un ex consigliere imperiale", rispose il Sacerdote con tono grave e incurante degli elogi dell'Imperatore.
Costantino parve turbato dalle dichiarazioni del vicario di Atena. Fin dai tempi di Costantino il Grande i rapporti fra l'Impero ed il Santuario di Atena erano sempre stati buoni, tanto che il Sacerdote della dea della giustizia ricopriva un ruolo importante nella gestione dei territori imperiali. "Avete delle prove a sostegno delle vostre parole?", chiese il Ducas, un po' indispettito dalle accuse mosse alla sua corte.
"Nobile Costantino, avrete di certo saputo dell'ostilità che il Monomaco aveva nei confronti del Grande Tempio. Ebbene, l'uomo di cui parliamo era un suo consigliere. Attentò alla vita di una giovane nobildonna bizantina affidata alla nostra custodia per trovare pretesti contro di noi, coalizzare gli alleati dell'Impero e muoverci guerra", spiegò Alexer, suscitando nell'Imperatore sentimenti contrastanti. Conosceva bene gli interessi e le trame di palazzo, in cui era incorso anche il suo predecessore, Isacco Comneno, che aveva abdicato pur di allontanarsi dallo strapotere del Patriarca e dalle pressioni turche ai confini del regno. Sapeva anche che il Monomaco aveva cercato di tessere una fitta rete di accordi proprio per concentrare la sua attenzione sul Grande Tempio, ma che i suoi piani erano sfumati. Rimase sovrappensiero per un attimo, poi disse: "Vi darò accesso agli archivi, nobile Alexer, ma per quanto riguarda quelli di Santa Sofia dovrete parlarne con Costantino Licude, il Patriarca". Parlarono di molte altre cose, dei sospetti che Costantino aveva su alcuni strateghi e delle ansie che gli davano i Turchi. Il Sacerdote di Atena lo ascoltò con attenzione, limitandosi ad annuire e concordare, poi lo ringraziò e l'Imperatore lo fece scortare fino alla sede degli archivi, che si trovava in un edificio non molto lontano dal palazzo.
Giuntovi, Alexer si fece indicare i documenti del regno del Monomaco ed iniziò a sfogliare alcuni volumi: erano perlopiù trattati o resoconti di eventi occorsi durante la sua permanenza sul soglio imperiale. Ne controllò altri, finché non s'imbatté in un piccolo volume dorato sul cui frontespizio era riportato: Notabili del regno di Costantino Monomaco. L'aveva trovato. Si sedette su uno dei tanti scranni presenti nella sala ed iniziò a leggerlo attentamente. Si concentrò soprattutto sulla fine degli anni Quaranta del secolo, seguendo le informazioni fornitegli da Donna Irene. Dopo alcune pagine trovò ciò che cercava: "Addì 10 maggio 6557 dell'Anno del Mondo [23 maggio 1048], il nobile Sorush di Feroz, persiano, sostituisce il barone Giovanni Bumbaca, accusato di corruzione".
Soddisfatto, Alexer lasciò l'archivio e si diresse verso Santa Sofia per incontrare il Patriarca. Quest'ultimo era un uomo basso, dal volto cosparso di rughe, su cui si aprivano due occhi verdi molto espressivi. Aveva sempre un sorriso accomodante e la sua voce, seppur malferma, denotava un piglio autoritario e severo. Conosceva Alexer fin dai tempi del Monomaco, sotto il cui regno era stato proedro [Presidente del Senato]. Non aveva mai appoggiato i piani di Costantino IX e si era schierato apertamente contro di lui. Quando aveva udito la richiesta del Sacerdote di Atena aveva acconsentito subito e lo aveva accompagnato personalmente. "Costantino era un folle e molti dei suoi consiglieri lo appoggiavano spinti dall'interesse. Ricordo questo Sorush di cui mi avete parlato: era un uomo misterioso, difficile da avvicinare, ma aveva un'influenza incredibile sulla debole mente dell'Imperatore. Più volte mi scontrai con Costantino a causa sua e dei progetti che portava avanti, ma non mi diede mai ascolto. Non avrei mai immaginato che dietro l'attacco a Bisanzio ci fosse lui!", raccontò il Patriarca, mentre raggiungevano la biblioteca della basilica. Prese un volume color porpora, adornato da borchie d'argento e lo porse al Sacerdote: "Le informazioni che cercate dovrebbero essere qui. Eustazio non scrisse molto, ma era attento ai problemi con il Papato di Roma e non disdegnava di compiere atti estremi, pur di appianare i contrasti". Alexer lo ringraziò e di buona lena si mise a cercare l'evento che gli era tornato in mente all'Altura delle Stelle. Non ci mise molto a trovarlo: "Ecco qui: addì 9 agosto 6532 dell'Anno del Mondo [22 agosto 1023], io, Eustazio, vescovo di Bisanzio, alla presenza del popolo e dei diaconi Giorgio Amauras e Michele Nisseno, condanno alla pena capitale Feroz, originario della Persia, reo di eresia. Il condannato non ha accettato di abiurare il suo credo e di abbracciare l'ortodossia e pertanto è stato bruciato vivo nella pubblica piazza. L'uomo aveva un figlio: gli incaricati del vescovado l'hanno cercato, ma risulta scomparso. Le ricerche sono state sospese", lesse il Sacerdote. Guardò in volto il Patriarca, che gli era seduto accanto ed accennò un sorriso: "Quindi il consigliere di Costantino è figlio di quest'eretico!", concluse, chiudendo il volume e ringraziando il Patriarca per il tempo che gli aveva concesso. "Confido che riuscirete a catturarlo e che portiate pace all'Impero", lo salutò quest'ultimo, accompagnandolo fino al sagrato della basilica.
Alexer tornò al Grande Tempio, riunì di nuovo i Cavalieri d'Oro e raccontò loro le ultime scoperte. Tuttavia, tenne nascosto il ruolo di Calx e la sua vera identità. In quei giorni arrivarono parecchie missive: i regni che erano stati attaccati chiedevano spiegazioni in merito, ma una su tutte, inviata da Toghrul Beg, era un'aperta accusa alle azioni del Grande Tempio. Il Sacerdote di Atena era deciso a riunire i vari re al Monte Athos per chiarire la situazione e mettere all'angolo il sultano che sembrava aver ereditato l'astio del Monomaco nei confronti del Santuario di Atena. Scrisse numerose lettere e l'appuntamento fu fissato per il giugno successivo.
Nel marzo del 1063 anche Elnath, Zosma e Yeng ottennero l'investitura ed andarono ad occupare rispettivamente le case del Toro, del Leone e della Bilancia. Sorush aveva approvato il piano di Kharax, ma volle aspettare il consesso per poter agire: eliminare buona parte dei regnanti in un colpo solo avrebbe gettato il mondo nel caos.