Capitolo Terzo

La sera incalzava nella valle greca e, tutti rigorosamente in fila indiana, venimmo scortati fino agli alloggi, poco distanti dall’arena, dalle guardie.

Scambiavo delle occhiate di intesa con Shura e Camus mentre camminavamo, nelle nostre teste era indelebile il pensiero dello scontro che avremmo senz’altro potuto ammirare.

L’ora stabilita era dietro l’angolo, io e gli altri ci incontrammo nel corridoio mentre i soldati chiudevano le porte delle terrazze.

Varcata la soglia i trovammo fuori nello spiazzale posto di fronte al fabbricato edile dove dormivamo.

Quatti quatti, in fila uno dietro l’altro, ci incamminammo velocemente verso il luogo predefinito.

Shura era primo della fila e guidava tutti, ma ad un tratto si fermò di colpo e con voce sospirata ci disse, continuando a darci le spalle:

<Attenzione…fermi, non fiatate, c’è qualcuno li in fondo>

Eravamo appostati dietro ad una frasca, io ero subito dietro di lui, dietro a me venivano in successione Camus, Aiolia e Aldebaran che chiudeva la formazione.

<Ci sono due soldati laggiù>.

<Potremmo abbatterli, che ne dite?>.

Girandomi verso Aldebaran con tono rimproverante esclamai:

<No Aldebaran…non dobbiamo correre il rischio di essere scoperti…facciamo le cose per bene, esattamente come era nei piani>.

Camus e Aiolia appoggiarono le mie parole ammiccando con il semplice movimento del capo.

<E poi, non possiamo siamo ancora inferiori…essi sono esperti…non dei dilettanti>.

Aggiunse Camus.

<Su questo non metterei la mano sul fuoco caro Camus>.

Pronunciò Aiolia alle sue spalle, con occhi decisi e sicuri.

<No, non possiamo rischiare uno scontro diretto ha ragione Mu…cerchiamo di passare il più velocemente possibile quando si girano per raggiungere l’altro capo della zona che hanno da pattugliare>.

Ribadì Shura.

<Ok…d’accordo tutti!?!>.

Voltandomi domandai.

Un "si" generale si innalzò dietro di me.

Shura si concentrò per un attimo cercando il momento giusto, i suoi occhi erano fissi sul bersaglio.

<Non ancora…non ancora…>. Il fiato era sospeso in aria e la tensione si tagliava come un coltello sul burro caldo.

<ORA!!!>.

Rispettando la fila indiana iniziale, seguimmo Shura che correva come il vento. Gli allenamenti stavano dando i loro frutti. Pochi secondi ci vollero per attraversare quella distanza che sembrava incolmabile.

Shura ci aveva distanziato di un bel po’, era veramente veloce, una lenticchia più di noi. I tre anni di vita che aveva in più si percepivano visibilmente.

Una volta sorpassati quell’ostacolo ci trovammo davanti l’arena davanti agli occhi, ma non si sentivano rumori venire dal suo interno, forse era già tutto finito o magari era stato rinviato ad un altro giorno senza data.

Fu Camus ad infierire:

<Non posso credere che sia già tutto finito, sarebbe stata una fatica ed un rischio corso inutilmente>.

<La faccenda non è chiara, io proporrei di entrare a vedere se ci sono movimenti strani, magari stanno facendo un momento di pausa>.

<Faremo come dice Mu, cerchiamo un posticino appartato>.

In un lato dell’arena stavano facendo dei lavori di ricostruzione, decidemmo di infilarci là, sotto le sbarre.

Muovendo gli occhi verso il centro però, non si scorgeva alcuna forma di vita. Nell’aria c’era comunque qualcosa che non andava, si sentiva a pelle, e poi un rumore fastidiosissimo incombeva, senza farci capire la fonte di provenienza.

Sembrava un fruscio assordante molto forte, quasi come quando si scuote un albero con foglie secche ancora appese ma ormai in procinto di cadere a terra.

<Ehi, ma cos’è che provoca questo rumore fastidioso? Forse…>

<Forse è il vento che viene a contatto con qualcosa >. Intervenne Camus sulle parole di Aldebaran.

Come in una fantastica magia fatta da chissà quale stregone, i due contendenti comparvero sulla scena, nell’appezzamento delimitato al centro della struttura.

Erano completamente sudati e respiravano faticosamente, avevano gli indumenti lacerati per non parlare dei segni, delle ferite e dei tagli che avevano sparsi sul corpo e sul viso.

Uno di fronte all’altro si guardavano intensamente, mantenendo la posizione di guardia, braccia alzate a mo' di attacco e difesa insieme.

Un fulmine attraversò il cielo e noi non ci eravamo neanche accorti che si era annuvolato preparandosi a far venir giù un violento acquazzone.

Quel fulmine scosse qualcosa dentro di me, rimasi fisso con lo sguardo sui due combattenti, li studiai attentamente e a quel punto capii determinate cose.

La mia espressione interrogativa tramutò in una di sorpresa. Avevo concretizzato tutto, gli occhi si sgranarono e la bocca si spalancò.

Erano loro che facevano quello strano fruscio, non il vento, non altre forme di vita, non l’acqua, proprio Aiolos e Saga. Costarono stavano combattendo ad una velocità straordinaria ed io, come gli altri, non riuscivo a vederli.

<Sono loro….sono loro….loro provocano quello strano rumore….stanno combattendo…ad una velocità supersonica >.

<No! Non ci credo…tu menti!>. Mi fermò allibito Aiolia.

<Invece, è proprio come dice Mu…caro…Aiolia >. Ribadì Shura.

<E’ incredibile, non posso credere che gli allenamenti sono mirati a rendere questo…>. Pronunciò Camus.

<Infatti…non vi siete accorti di essere diventati molto più forti e molto più veloci di qualsiasi essere umano? >. Disse Aldebaran.

Rimanemmo tutti in silenzio ad osservare l’andamento dell’incontro, per quello che potevamo.

Ci spostammo un po’ più avanti per vedere meglio, e ci fermammo ad ammirare.

Erano ancora fermi l’uno di fronte all’altro si stavano studiando, occhi concentrati e sudore caldo, pugni sollevati e gambe divaricate pronte per lo scatto incombente.

Saga affermò con voce soffocata dal fiatone:

<Sei decisamente migliorato Aiolos, gli allenamenti…che hai svolto in più a quelli usuali…sono finalmente serviti a qualcosa…tsk >.

<tse…Saga…la tua abilità è sempre stata leggermente superiore alla mia…ma questa volta noto anche io l’avvicinamento al tuo cosmo da parte mia, e posso eguagliarlo…>.

<Ne sei certo!?>. Domandò Saga, portando il braccio destro verso l’ alto e il sinistro all’altezza della cintura.Improvvisamente fu avvolto da un fascio di luce e di energia dorata, che si spandeva sempre più dal suo corpo.

Aiolos si mise in posizione di difesa e, disturbato dalla luce, portò le braccia sul volto a protezione degli occhi.

Dopo essersi caricato per circa un minuto, Saga si lanciò a tutta velocità sul cavaliere del Sagittario con un pugno bene assestato nello stomaco, Aiolos si piegò in avanti per l’impeto e la potenza espressa.

<E non finisce qui…>. Disse Saga al suo compagno.

Con una torsione del corpo ed una maestria nel gioco di gambe velocissimo, Saga si ritrova alle spalle dell’avversario, lo arpiona con le braccia e lanciandosi lui stesso all’indietro, lo scaraventa al terreno facendo sbattere lo sfidante di spalle e creando una voragine gigantesca.

Le nostre facce erano impietrite dallo stupore, anche a noi sarebbe spettata quella sorte?

Aiolos si rialzò lentamente, le rocce sgretolate gli cadevano dalla schiena e pulendosi con il dorso della mano la bocca sporca di sangue, mormorò:

<Mi aspettavo un attacco del genere…coff…per questo…ho badato a proteggermi il capo nell’impatto. Mi dispiace, ma la prossima mossa sarà quella che determinerà la tua sconfitta!!>.

Con un sorrisetto stampato sul viso Gemini rispose:

<tsk…dovevo prevedere questa tua insolente risoluzione nei momenti critici >.

Sagitter unì in pugni in uno solo e da una lucente energia, che emanava proprio da esso, scagliò una vastità di colpi alla velocità massima.

<ghiaiiiiiii-aaaaahhhhhh!!! >.

Potemmo vedere soltanto il corpo di Saga cadere pochi metri più avanti, la velocità ci impediva di osservare meglio.

Al termine del colpo Aiolos si ricompose compiaciuto.

Un minuto impiegò Saga per risollevarsi completamente e, con acciacchi in diversi punti del corpo, disse:

<La tua velocità nello sferrare i colpi è superiore alla mia, devo ricorrere a metodi più drastici…ma indispensabili…ed ora…CADI AIOLOS!!!…ESPLOSIONE GALATTICA fai il tuo dovere!!! >.

Il cavaliere dei Gemelli contrasse il braccio destro di lato all’altezza del petto con la mano aperta, mentre quello sinistro indicava il cielo scuro di nuvole.

<Sei impazzito Saga, non possiamo usare i nostri colpi più potenti in allenamento, andremmo contro i rischi prefissati dal Grande Sacerdote…fermati!…te lo ordino!…>.

Ma lo sguardo di Gemini rimase inflessibile , sempre con il suo sorrisetto provocatorio. L’espansione della sua potenza era arrivata così in alto che anche noi, totalmente inesperti, potevamo percepire.

Attendevamo solamente che sferrasse.

Dalla mano contratta di Gemini uscì però, un fascio di luce di bassa intensità, in pieno controsenso a quanto si era poc’anzi caricato.

Ma il debole colpo non era diretto ad Aiolos, infatti colpii il punto dell’arena dove eravamo posti noi, a pochissimi centimetri da Camus, che rimase fermo, congelato, per almeno 20 secondi.

<E’ da più di venti minuti che siete qui, sapete qual è la punizione per chi evade le regole?>.

Rimanemmo tutti immobili facendo finta che non stesse parlando con noi, anche se oramai non potevamo evitare il confronto verbale, eravamo stati scoperti a tutti gli effetti.

Dopo un sospiro distensivo Aiolos disse:

<Uff…mi hai fatto venire i brividi Saga, senza l’ausilio dell’armatura delle stelle non so quante speranze avrei avuto di sopravvivere all’impeto del tuo colpo >.

<eh eh….Aiolos, conosco bene le severe leggi che vigilano. Era solo un modo per testare e farti vedere il mio reale cosmo amplificato ai limiti estremi. Dalla tua espressione mi posso ritenere soddisfatto, no credi? eh eh, no avrei mai lasciato partire il Galaxian Esplosion. Ma adesso occupiamoci di quei marmocchi ficcanaso >.

<Mi ero accorto anche io della loro presenza già da un bel po’. Come avranno fatto ad eludere le guardie?…>.

<Non lo so, ma ce lo diranno proprio loro >.

Rivolgendosi a noi continuò:

<Allora!! Come vi discolpate?! >.

<Saga, non essere troppo severo con loro, in fondo sarebbero potuti fuggire dal Grande Tempio, e invece non l’hanno fatto per venire a vedere il nostro addestramento. Questo lo considererei un atto molto nobile >.

<Si Aiolos…comunque non è concesso un simile comportamento, e la legge parla chiaro vanno pun…. >.

<Saga…calmati….prenderò io le loro parti davanti al sacerdote, chiederò a lui stesso di essere punito al posto di quei fanciulli >.

<Sei pazzo Aiolos? Le punizione sono severe, vuoi essere esiliato dalla Grecia? Oppure…>.

<Non succederà…. Stai tranquillo, sono pronto a difenderli. Essi sono coloro che ci affiancheranno un giorno nelle battaglie in nome di Atena qui alle dodici case e non mi sembra giusto che perdano delle energie importanti per aver compiuto una cosa che sapevano fondamentale per il loro cammino. Mi prenderò sol’io la responsabilità >.

<Fai pure…non ti ostacolerò più…ora mi ritiro, sono stanco…buonanotte Aiolos >. Rispose Saga girando le spalle per avviarsi agli alloggi.

<Anche a te, compagno >.

Il cavaliere dopo aver salutato Gemini ci invitò a scendere giù in mezzo al campo di battaglia, per gustare il sapore della terra smossa dal combattimento.

Era piuttosto malridotto e teneva un braccio intorno alle spalle del fratello Aiolia, con cui non poteva parlare da parecchio tempo per via dei troppi impegni al Santuario.

<Sentite giovani amici ? Questa è la sensazione che si percepisce durante o al termine di ogni incontro, anche voi ben presto riuscirete a capire il significato delle mie parole >.

Aveva un sorriso stampato sul volto e ci guardava uno per uno negli occhi. Erano occhi di chi conosceva la sofferenza e la fatica, occhi esperti nella tecnica e fiduciosi delle proprie capacità, occhi sapienti.

Disse:

<Adesso vi riaccompagnerò nelle camere, dovrete riposarvi, da domani inizia un periodo importante che anticipa, di uno o due giorni, la vostra partenza definitiva. E poi è rischioso rimanere qua, occhi indiscreti potrebbero vedervi >.

Con una calma inconfutabile, Aiolos ci accompagnò lentamente per la strada che conduceva alle stanze. Ad un certo punto incrociammo 3 soldati che, correndo, ci raggiunsero con tanto di lance alzate dritte verso di noi.

Aiolos intervenne subito:

<No fermi, sono sotto la mia custodia >.

Alle parole del cavaliere i soldati riposero le armi in basso. Oramai tranquillizzati, uno di loro, forse di grado più alto rispetto agli altri, disse:

<Possono ritenersi fortunati allora, pochi minuti fa abbiamo catturato un ragazzo che tentava la fuga dal Tempio. Ci sono voluti 3 di noi per fermarlo completamente, sembrava una cane rabbioso. Egli ha già subito la punizione che meritava, se vuoi sincerarti dell’appartenenza al gruppo dei giovani gold saints, dirigiti pure di fronte alle finestre degli alloggi. Che tutti si rendano conto della fine che si rischia a prendersi gioco del Grande Tempio >.

Senza perdere tempo, con Aiolos ci affrettammo a vedere chi avesse osato tanto. Shaka, Milo o Aphrodite ? Gli unici rimasti. Arrivati al punto indicato il ragazzo penzolava da una corda ben stretta alle braccia ed al petto.

Aveva la testa ricurva verso terra, e la schiena era tappezzata di ferite e tagli, provocati, senza dubbio, da una frusta o un bastone.

Non ci fermammo però a guadare attentamente, Aiolos ci aprì il portone della struttura e, rimanendo fuori, ci osservava entrare in fila indiana.

Rimanemmo tutti molto sconcertati nel realizzare che il ragazzo punito era DeathMask.

Egli nel pomeriggio aveva origliato ed immagazzinato il piano di Shura quindi sapendo anche lui come uscire, intelligentemente e furtivamente aveva agito insieme a noi.