Capitolo 27: La battaglia nel tempio sotterraneo
Nel tempio sotterraneo dei Runouni di Giada, Mamiya e Dorton osservavano preoccupati il nemico che sbarrava loro la strada, Adam, l’Horseman che rappresentava la Morte, "Dunque, guerrieri i cui antenati mi sconfissero, non volete sapere la mia storia?", domandò con gelida voce il Cavaliere.
"Certamente", replicò la Runouni del Topo, invitando il proprio compagno a non agire, lasciando il tempo al nemico di parlare ed a loro per riflettere.
"Io nacqui in quella che voi chiamate Mesopotamia, una terra che allora non era dominata da stati potenti, anzi le prime monarchie andavano ancora formandosi. Per il mio popolo ero un grande guerriero, forte e deciso, pronto a tutto per espandere i possedimenti della gente fra cui vivevo. Ma, malgrado avessi vinto decine di battaglie, sapevo che la vera gioia non era nel portare la Morte, bensì nel vivere con la mia sposa, proprio come immagino vogliate fare voi due", iniziò a raccontare l’Horseman, sorprendendo i due con la sua storia, così diversa dalle tre lette precedentemente.
"Giunse, però, anche per me il giorno della sconfitta, quando un’armata di nomadi attaccò il nostro villaggio, luogo poco fortificato e quindi facile da bruciare e distruggere. Combattei come un pazzo quel giorno, versando tutta la furia che avevo in corpo, ma non riuscii a salvare la mia sposa, che fu uccisa da quei vili esseri. Allora, la furia divenne disperazione. Uccisi e piansi fino al tramonto, quando, rimasto solo nel villaggio, fui ammazzato dai nostri nemici, che mi strapparono una vita che avevo rinnegato nel momento stesso in cui avevo visto il cadavere della donna da me amata.
Voi non immaginate nemmeno cosa voglia dire diventare un Horseman, è quasi come rivivere all’infinito la stessa esistenza, ma per ognuno di noi quattro è diversa. Per Silas, la cui Furia guerriera non era stata placata, vuol dire poter combattere di continuo. Per Kaspian, un sadico malignamente assetato di potere, significa portare disperazione e morte in tutto ciò che lo circonda. Per Kronos, il più feroce e spietato uomo mai esistito, significa gustare il piacere immenso di una Guerra. Per me, però, l’essere uno dei Quattro Cavaliere equivale ad un continuo rinnegare la vita, in tutte le sue forme ed aspetti. Per questo io sono la Morte, perché ho rifiutato la vita, anche quella nell’Oltretomba, che il dio olimpico Hades, allora in espansione anche verso i cancelli della Morte di altre culture, mi aveva proposto", spiegò con voce cupa e gelida Adam, la cui falce si sollevò contro i due Runouni.
"Ora permettimi una domanda", esclamò inaspettatamente Mamiya, "C’è un legame fra il vostro ritorno e le battaglie che i santi di Atena, insieme ai loro alleati, hanno affrontato negli ultimi venti anni?", domandò la guerriera del Topo.
"Che vuoi dire?", incalzò gelidamente l’Horseman, "Prima Hades, poi Urano, quindi Pontos e dopo Gea, sono gli stessi dei che vi hanno rifiutato, o che voi avete rifiutato", rifletté Dorton, intuendo quale fosse il fine della sua parigrado.
"Davvero non riuscite a vedere la reazione a catena che si è sviluppata da quando, trentatré anni fa, Saga di Gemini tentò di uccidere Atena, massacrando l’allora Gran Sacerdote Sion ed il cavaliere di Sagitter, Micene?", replicò con fredda voce Adam, "Reazione a catena?", ripeté perplesso Dorton, "Si, odio che richiama altro odio, Morte che si aggiunge a Morte, Guerra che avanza a seguito di un’altra, disperazione e furia che si accavallano su campi di battaglia sempre diversi, questo intendi per reazione a catena, giusto, Cavaliere?", esclamò dopo alcuni attimi Mamiya.
Il silenzio di Adam fu la risposta più lungimirante, "Prima la battaglia intestina, vent’anni fa, fra i cinque santi di Bronzo guidati da Seiya di Pegasus e l’esercito manipolato da colui che si faceva chiamare Arles. Ben cinque cavalieri d’oro, oltre a quasi tutti i santi d’argento morirono in quella lotta, insieme a diversi guerrieri minori. Poi lo scontro nel Regno dei Mari, scatenato dall’odio di Kanon di Gemini, che portò alla prima lotta fra dei di quell’era, quindi la battaglia contro Hades in cui tutti i santi di Atena, eccetto dodici residui, e le schiere del dio dei Morti, si spensero. In quella battaglia persero la vita persino tre dei. Pochi giorni dopo, la battaglia fra Ares e quattro divinità a lui avverse, che portò ad un nuovo gruppo di morti, quindi, vent’anni di pace quasi completa.
Dopo questo periodo, però, arrivò il tempo di Urano e quella guerra, durata poco più di due settimane, fu talmente furibonda da portare alla morte centinaia di esseri umani, spazzati via dall’ira dei titani, oltre alla scomparsa di diversi dei e dei seguaci del Cielo stessi. Dopo questa battaglia, a nemmeno due mesi di distanza, apparve Pontos, che manipolando i Tree Monks, fece scoppiare un’altra guerra, in cui una ventina di uomini persero la vita prima che quel dio fosse imprigionato di nuovo.
Ed infine arriviamo a Gea, la dea che ha usato voi Runouni. Quella battaglia, avvenuta un mese fa, portò ad uno scorrere di sangue ed odio tali da permetterci di rianimarci del tutto, in fondo si deve un po’ a tutti coloro che si sono combattuti negli ultimi vent’anni se noi siamo tornati", concluse l’Horseman.
"Perché hai detto che Gea vi ha permesso di rianimarvi?", domandò Dorton, "Vedi, Runouni", esordì Adam, "ogni malattia ha in se un po’ di Pestilenza, ogni scatto d’ira, uno spirito bestiale, ogni battaglia è parte di una Guerra, ogni corpo che perde la vita diventa un lembo della Morte, ma presi singolarmente, questi casi non sono così eclatanti, però, una volta congiunti dall’odio e dalla disperazione, diventano la forza di noi Quattro. Noi siamo insiti nel Mondo, essendo figli di Caos, poiché Egli rappresentava le parti peggiori del mondo, come Pontos, Urano e Gea ne erano le sostanze costituenti, così Caos ne era la parte distruttiva", concluse l’Horseman, sollevando la propria falce.
"Ti ringraziamo delle notizie, Cavaliere, anche se non ci hai detto come possiamo sconfiggerti, però, ci hai informato sulle vostre reali origini e spinte emozionali, cose che questo testo antico non avrebbe potuto dirci", replicò Mamiya, "ora, però, dobbiamo salutarti", avvisò, espandendo il proprio cosmo.
"Psico Trap", esclamò la guerriera di Giada, aprendo le mani dinanzi a se e cercando di bloccare con la propria energia psichica il nemico, che sembrò essere effettivamente intrappolato dal colpo di Mamiya.
"Corriamo", suggerì la guerriera, scattando in avanti insieme al compagno, ma, quando furono vicini all’Horseman, Adam si mosse, colpendoli entrambi con il piatto della falce, così da rigettarli indietro, storditi al suolo.
I due guerrieri erano a terra, non avevano ricevuto delle ferite per il colpo subito, ma sapevano che il nemico non aveva voluto ucciderli al primo attacco, "Come fare?", si domandò il Runouni del Cinghiale, "Fammi tentare un’altra possibilità", suggerì Mamiya, espandendo di nuovo il proprio cosmo.
"Rat illusions", invocò la guerriera di Giada, mentre una sottile scia di luce prorompeva dal suo corpo, per investire in pieno il volto di Adam, il quale, però, non sembrò cambiare posizione, né atteggiamento, mentre la faccia era celata dalla candida maschera simile ad un teschio. "Come speri di battermi così? Cosa devo temere io, che sono la Morte?", domandò l’Horseman, espandendo il proprio cosmo.
Dorton e Mamiya furono travolti da un colpo di falce, le loro membra furono aperte all’altezza del ventre, prima che cadessero al suolo, affogando nel loro stesso sangue.
Questa fu almeno la percezione che ebbero entrando a contatto con il cosmo del nemico, la sensazione stessa della Morte li invase, producendo dei brividi sul corpo di lei e lasciando lui confuso e terrorizzato.
"Se dinanzi ad un Horseman la fuga è impossibile, allora non c’è altra via che la battaglia diretta", sussurrò a denti stretti il Runouni del Cinghiale, espandendo il proprio cosmo luminoso e lanciandosi contro il nemico.
"Saber horns", invocò Dorton, cercando di colpire il nemico con le lame che aveva sulle braccia. Fu abbastanza semplice per Adam bloccare l’arto destro con la falce, ma inaspettatamente subì in pieno il sinistro, che, però, cozzò contro la bianca armatura dell’Horseman.
"Pensi che la Morte sia vulnerabile per semplici attacchi come i tuoi?", domandò il Cavaliere, "Non dovresti nemmeno sperare di toccarmi", sussurrò gelidamente il nemico, sollevando con il proprio cosmo il Runouni, che si ritrovò intrappolato in una rete d’energia.
"Questi sono i Fili della Vita", esordì Adam, "di certo conoscerai dei principi di agopuntura, secondo cui la forza vitale è incanalata in alcuni punti del corpo, bene, io ora tengo nelle mie mani dieci di questi punti vitali del tuo corpo", spiegò l’Horseman, "i nervi sensoriali, i muscoli degli arti, il cuore, le vene che si dirigono al cervello, ed altri, alcuni sono persino ignoti ai conoscitori dell’agopuntura", continuò, "quali preferisci che recida prima?", domandò infine, stringendone due fra il pollice e l’indice sinistro.
Con uno schiocco delle dita, Adam spezzò quei due fili, lasciando poi cadere al suolo Dorton, che apparentemente non sembrava per nulla ferito.
"Che succede?", si domandò il Runouni, rialzandosi, "Non sento più l’armatura, né la terra sotto di me", esclamò fra se, "Ti ho tolto il senso del tatto", lo avvisò Adam, "Che cosa?", tuonò il Runouni, cercando di rialzarsi del tutto.
Un immenso dolore scosse però il corpo di Dorton quando appoggiò il palmo sinistro, facendo peso sul braccio, una sensazione così terribile da stordirlo, "Un filo per il tatto, l’altro per l’uso del braccio destro", spiegò l’Horseman, "Ed ora, è tempo che tu saggi la mietitura della Morte", concluse, sollevando la Falce.
"Rats attack", esclamò allora la voce di Mamiya, ripresasi e pronta ad attaccare il nemico con le sue tecniche energetiche.
Come già diversi attacchi prima, anche i topi energetici furono inutili contro le candide vestigia della Morte, che uscì illesa dall’impatto con il colpo nemico, "Non è questo il modo per sconfiggermi e tu, che sembri più furba del tuo compagno, dovresti capirlo", la ammonì Adam, espandendo di nuovo il cosmo contro di lei.
Ancora una volta Mamiya fu travolta dalla cruda scena della sua morte, ma riuscì a riprendersi subito da quell’inganno mentale, "So che non potrò mai sconfiggerti, Cavaliere della Morte, ma non posso certo restare immobile mentre cerchi di rubarmi la persona cui più tengo", avvisò la Runouni, espandendo di nuovo il proprio cosmo.
Adam rispose con un freddo scambio di sguardi a quelle parole così calde, ma, subito la sua attenzione fu ripresa da un cosmo che si espandeva dietro di lui, "Lighting impact", aveva invocato, infatti, Dorton, scatenando uno dei suoi attacchi energetici, ma nemmeno questo riuscì a scalfire le vestigia della Morte che si spostò da dinanzi al nemico, per avere entrambi gli avversari nel suo campo visivo.
"Sembra che fra di voi ci sia un grande legame, quindi, per non spezzarlo, vedrò di uccidervi contemporaneamente, senza però ricorrere a qualcosa che io stesso rimpiangerei di aver usato così presto", rifletté l’Horseman, sollevando la propria falce ed iniziando a rotearla, "Buco bianco della Morte", invocò poi Adam, mentre intorno a lui accadeva qualcosa di straordinario.
I due Runouni furono come attratti da ciò che si stava creando al di sopra di Adam, un gigantesco foro accecante, composto di luce bianca, un’energia tale da spingere verso di se i due guerrieri di Giada e le pareti intorno all’Horseman, che lentamente si sgretolavano.
"Dobbiamo fare qualcosa, altrimenti finiremo in quella specie di buco nero", esclamò Dorton, il cui braccio sinistro era come paralizzato sul fianco del corpo.
"Ho un’idea, ma è piuttosto pericolosa", esclamò Mamiya, mentre cercava di fermare la loro camminata verso la morte con le sue doti psichiche, senza riuscirvi. "Quale?", domandò il Runouni del Cinghiale, "Se te la dicessi, mi prenderesti per una pazza, ma purtroppo dovrai fidarti di me, ora che segneremo la fine di questo tempio", propose la guerriera del Topo, ricevendo un sorriso come risposta.
"Bene, allora lancia il tuo colpo subito dopo il mio, lungo la stessa traiettoria, usa l’attacco migliore che hai", propose la guerriera di Giada, lasciando esplodere il suo colpo migliore, "Psico fangs", esclamò lei, "Light Zoof", aggiunse subito dopo la Cupa Furia, scatenando il suo attacco più potente lungo la medesima traiettoria.
I due colpi non si diressero verso Adam, né verso il buco bianco sopra il suo capo, bensì li superarono entrambi per sfondare, con gli artigli psichici, la parete della caverna e distruggere le lunghe scalinate attraverso lo zoccolo luminoso di Dorton.
L’esplosione produsse migliaia di macerie che caddero velocemente verso il buco bianco, crollando sulla piccola galleria dove erano incise le memorie dei Runouni, che fu completamente schiacciata da quelle scale che conducevano alla superficie di Pechino.
Passarono alcuni minuti di silenzio, in cui nemmeno Adam riuscì a vedere cosa accadeva intorno a lui, quando poi la cenere si diradò, l’Horseman capì che i due nemici avevano creato quella frana per distrarlo, così da potersi teletrasportare altrove. "Non perderò tempo a cercare loro, l’unica cosa che mi importa è trovare il luogo in cui il drago respirò per l’ultima volta", concluse il Cavaliere prima di scomparire da quel luogo.
Poco lontano, in una strada deserta di Pechino, due figure coperte da verdi vestigia apparivano dal nulla, "Come stai, Dorton?", domandò Mamiya, appoggiando il compagno ad una parete, "Bene, e tu?", replicò il Runouni del Cinghiale, "Molto bene, anche se abbiamo dovuto distruggere il Tempio sotterraneo, ma almeno abbia recuperato l’oggetto della nostra ricerca, questo rotolo", osservò con un sorriso gentile la guerriera del Topo, scomparendo con l’uomo amato, diretti entrambi verso Atene, quando ormai era finita anche per loro la giornata di battaglie.