Capitolo 26: Cinque scontri

Ai piedi del primo Tempio dello Zodiaco, i quattro cavalieri appena apparsi scrutarono con attenzione i due nemici che si trovavano dinanzi a loro, "La donna è Morrigan", esclamò Freiyr, riconoscendo la nemica del giorno prima, "L’altro è uno degli Horsemen, giusto?", domandò Neleo di Hammerfish, "Si, quello è Kronos, colui che rappresenta la Guerra", spiegò Lorgash, ripetendo per la seconda volta l’identità del nemico.

"Morrigan, è quello con l’armatura azzurra?", domandò in quello stesso momento il Cavaliere alla divinità guerriera, "Si, era lui il mio nemico di ieri", rispose la dea celtica, "Allora, io mi occuperò degli altri tre", ordinò l’Horseman, avanzando a cavallo, con la spada sollevata verso l’alto.

"Voi tre, con le armature dorate, avete voglia di uno scontro abbastanza pari? Io da solo contro tutti voi, e vi concedo anche la prima mossa", ridacchiò malignamente Kronos, invitando i due gold saints ed il mariner di Hammerfish a farsi avanti verso di lui.

"Tu, ragazzo, sei mio, invece", esordì Morrigan, invitando Freiyr ad attaccarlo con un gesto della spada.

I tre guerrieri olimpici si posero intorno all’Horseman loro avversario, "Bene, cavalieri, attaccatemi tutti insieme, se volete, tanto non avrete alcuna possibilità", li ammonì con tono sarcastico Kronos, "Lasciatelo a me", sentenziò subito dopo Lorgash di Capricorn, espandendo il proprio cosmo dorato, "Hai già perso due volte", lo derise il Cavaliere, "cosa speri di fare adesso?", domandò poi, prima che il nemico gli si lanciasse contro.

"Golden Cross", urlò Lorgash, creando la croce dorata con un veloce movimento delle braccia, "Ancora questo colpo, sei proprio patetico", osservò con tono freddo Kronos, saltando da sopra il cavallo, per apparire alle spalle dell’avversario.

"Ora prova il taglio della mia spada", esclamò l’Horseman, calando l’arma contro il capo del nemico. Lorgash si dimostrò, però, più veloce del previsto e con un inaspettato movimento parò la spada, bloccandola con i palmi delle mani, "Forse mi credi fin troppo facile all’ira, figlio del Caos", lo ammonì allora il santo d’oro, spingendolo indietro, "Kuzuryusen", invocò poi, scattando verso Kronos.

L’Horseman fu sorpreso dall’inaspettata ripresa del nemico, che riuscì a raggiungerlo con sei dei suoi nove colpi, che però non produssero alcun danno sull’armatura nera della Guerra.

"Non sono un cavaliere così inesperto da farmi sconfiggere dai tuoi giochi mentali, figlio del Caos, la battaglia fra me e te non è solo fisica, ma anche psichica, per dimostrare chi sia lo stratega migliore, giusto?", domandò seccamente il santo del Capricorno, espandendo il proprio cosmo dorato.

"Ammetto che sei furbo, mortale, ma cosa speri di fare? Finché non sarai capace di capire i miei punti deboli, fra noi ci sarà la differenza che c’è fra un mare ed un lago", replicò Kronos, espandendo il suo immenso cosmo.

"La grandezza?", domandò Lorgash, per nulla impaurito da quella presenza minacciosa, "No, la sostanza stessa", tagliò corto l’Horseman, lanciandosi in avanti con la spada circondata da immani fiamme, "Fendente dei mille guerrieri", invocò Kronos, scuotendo l’arma dinanzi a se.

Un’ondata d’energia, simile a mille tagli, si aprì dinanzi all’Horseman, travolgendo in pieno Lorgash, che cadde al suolo, ferito in più punti, solo grazie alle vestigia dorate, combinate con l’atanaton era stato capace di salvarsi, ma era ormai a terra, sanguinante.

"Ora il colpo di grazia", esclamò poi Kronos, sollevando l’arma contro il nemico, ma una voce lo fermò, "Diamond Dust", sentì urlare alle sue spalle, prima che il braccio e la spada non fossero completamente ricoperti di un sottile strato di ghiaccio.

"Un secondo cavaliere? Bene, ma ancora non siamo ai livelli giusti e nemmeno alle temperature adatte per me", lo ammonì l’Horseman, sciogliendo con il proprio cosmo quell’attacco portato allo zero assoluto.

Il volto di Camus non apparve per nulla sorpreso da quella reazione, "Sembri pronto ad affrontare la morte, cavaliere d’oro", affermò Kronos, "Non la Morte, ma la Guerra, mostrandomi dinanzi ad essa pacifico e gelido come mio padre mi ha insegnato", replicò freddamente il santo dell’Acquario, espandendo il proprio cosmo.

"Ora riceverai la gelida danza del Nord, Cavaliere dell’Apocalisse, scoprirai cosa sia il freddo più intenso", avvisò Camus, "Se tu non hai intenzione di infiammarti, santo di Atena, allora, mi vedo costretto a darti io del fuoco", replicò con tono sarcastico l’Horseman, creando un cerchio dinanzi a se.

"Aurora Thunder Attack", esclamò in quello stesso momento il figlio di Hyoga, senza curarsi delle affermazioni nemiche, "Cerchio di Fuoco della Guerra", invocò allo stesso tempo Kronos, travolgendo il nemico con il proprio attacco, che sciolse la furia congelante dell’Aurora del Nord, investendo in pieno il giovane santo d’oro, che cadde al suolo, stordito. "Il particolare caldo che vi offriamo oggi e questo mio colpo non devo essere piacevoli per te che sei padrone delle energie fredde, ma non preoccuparti, ora troverai sollievo nella sconfitta eterna", minacciò l’Horseman, ma Neleo si pose dinanzi a lui, "Dimentichi me, Cavaliere?", domandò il mariner, mostrando il suo martello dorato.

"Un seguace del dio Nettuno, che per di più mi si avvicina così tanto? Scusa, monco, se mi ero scordato di te", lo derise Kronos, cercando di colpirlo con la spada infuocata.

Neleo fu più veloce del nemico, con un’agile rotazione del corpo, si piegò su se stesso, evitando il fendente, poi espanse il proprio cosmo attraverso il dorato martello, "Hammerfish", invocò poi il mariner, investendo l’Horseman con il proprio attacco, che però non ebbe effetto sulla nera armatura.

"Uno ha la strategia ed un’arma come Excalibur, l’altro ha la freddezza ed il terzo lo spirito di sacrificio necessario per rischiare", sussurrò fra se Kronos, "Iniziano a diventare pericolosi, dovrò dire ai miei fratelli di spazzarli tutti via", concluse, prima di notare il nuovo attacco avverso.

"God’s breath", aveva infatti invocato il comandante dei Mariners, scatenando il colpo che era già stato utilizzato da Baian prima di lui, "Non eccedere adesso, mortale", tuonò in tutta risposta Kronos, espandendo il proprio cosmo, "Nero rombo della Guerra", esclamò poi, scatenando l’attacco che aveva già mostrato ai nemici, con cui gettò al suolo anche questo terzo avversario.

"Bene, mortali, mi complimento con voi per la fatica che mi avete costretto ad affrontare, ma è tempo che la vostra vita finisca", esclamò Kronos, sollevando la spada verso il cielo, "Con tutte quelle che sono presenti nell’intera Grecia, dato il colpo che dovrò usare", affermò poi, iniziando a recitare dei versi in una lingua sconosciuta ai più, una forma arcaica di greco.

Poco lontano, anche la battaglia tra Morrigan e Freiyr sarebbe dovuta iniziare, ma la divinità celtica aveva preferito discutere prima con il suo nemico, "Ti darò qualche minuto di pausa prima di ucciderti", aveva esordito la dea, "dimmi, tu per caso sei un Tree Monk rinnegato?", gli aveva chiesto, sbalordendo il giovane Re.

"Come già ti dissi ieri, sono Freiyr di Dubhe, protetto del dio Odino, Re di Asgard, figlio di Hilde di Polaris e Siegfried di Dubhe, che come me erano consacrati al Signore degli Asi, non ho mai avuto a che fare con l’esercito celtico finché non dovetti combattere contro il loro comandante a Tir Na Nog", replicò seccamente il figlio di Hilda, espandendo il proprio cosmo.

"Hai sconfitto il guerriero del Faggio?", esclamò sorpresa Morrigan, "Allora che tu abbia ereditato", rifletté fra se, senza finire nemmeno la frase, con un sorriso maligno sul volto.

"Ora combattiamo, ragazzo mortale, vedremo quanta fortuna e quanto destino ha segnato la tua vita", lo sfidò la dea, lanciandosi contro di lui.

I fendenti della nera lama cozzarono più volte contro la sacra Spada Balmung, che riuscì a difendere il proprio padrone, capace di affrontare con sufficiente determinazione l’avversaria, "Credi davvero di potermi tenere testa a lungo? Io sono una dea, tu un semplice mortale, cedi e forse ti toglierò la vita senza farti soffrire", sussurrò Morrigan, cercando di decapitarlo con un veloce movimento della lama, ma il figlio di Siegfried ebbe i riflessi necessari per parare il colpo con una stoccata, spingendo indietro l’avversaria, "Mai", tuonò il Re di Asgard, lanciandosi in avanti.

Morrigan evitò con maestria il nuovo colpo del giovane Re, raggiungendolo poi allo stomaco con un calcio, che lo lasciò barcollare indietro, prima di appoggiarsi al suolo, "Altro che destino, la tua è mera fortuna", avvisò la dea, prima che dei bagliori prorompessero dal suo corpo, segni delle ferite appena ricevute dalle sorelle, che, come già ad Asgard, chiedevano l’invulnerabilità del loro legame.

Freiyr ebbe così il tempo di alzarsi e spostarsi vicino alla nemica, espandendo di nuovo il suo cosmo quasi divino, "Ti mostrerò la potenza della mia spada, quella ti farà cambiare idea", avvisò il god warrior.

"Avanti, attaccami", lo sfidò subito Morrigan, la cui voce sembrò poco sicura al giovane Re, il quale accettò la sfida, scatenando una serie di fendenti, uno successivo all’altro, tutti diretti verso l’avversaria, che, con incredibile abilità, li deviò tutti, cercando poi di superare le difese nemiche con un affondo. In quel momento accadde qualcosa di inaspettato: il cosmo di Freiyr brillò di un colore intenso, mentre i due duellanti furono gettati entrambi indietro, ritrovandosi ad alcuni passi di distanza l’uno dall’altra, pronti, però a continuare la sfida, malgrado il figlio di Siegfried non sapesse che cos’era successo.

Mentre questi due scontri si animavano ai piedi del Grande Tempio di Atene, altri due erano ancora fermi, quelli di Nemain e Badb, che attendevano l’esito della battaglia intrapresa da Morrigan e di quella Tethra, che in quello stesso momento stava uccidendo Ilew nel Tempio del Toro.

Il semidio celtico aveva appena ucciso il giovane guerriero del Salice, per poi proporre agli altri due avversari di ritirarsi, ma con sua grande sorpresa, Bifrost aveva rifiutato la gentile offerta, riprendendo in mano la propria spada d’ametista.

"Accetto la tua scelta, guerriero asgardiano, ma mi sorprendi negativamente lo stesso", esclamò Tethra, "Non hai una persona cara che ti aspetta se desideri morire ora?", domandò con voce triste il semidio, "No, una persona cara c’è, ma di certo starà rischiando anche lei la vita adesso, in India", replicò Bifrost, "e prima di tutto per lei non posso dimostrarmi un codardo abile solo nei sofismi", continuò poi, espandendo il cosmo lungo l’arma violacea.

"Ma soprattutto non posso deludere le anime dei miei compagni god warriors che prima di me si sacrificarono non preoccupandosi delle proprie vite", avvisò il guerriero di Megrez, "Questo è parlare", esclamò Tethra, espandendo a sua volta il proprio cosmo maestoso.

"Per Bud di Alcor, che diede la vita salvando la figlia, per Cetrydine, figlia di Mime, che morì affrontando con onore Telesto, il titano tessitore, per Yggdrasil, che allora si fece uccidere affinché io vivessi e vincessi; per il principe Fasolt, che morì uccidendo il gigante del Fuoco; per Skinir che si sacrificò per il destino del nostro Re; per Gutrun, figlia di Bud, che si spense nel duello mortale con Libra Oscuro, per non essere minore ai suoi parigrado; per il mio Re che ho giurato di servire; per il mio maestro Shiryu e per il casato dei Megrez di cui sono l’ultimo discendente. Per tutto questo io combatto, semidio celtico, e per tutto questo non posso perdere, né conoscere la ritirata adesso", concluse Bifrost.

"Ottimo, ragazzo", esclamò Tethra, "Taglio distruttore", esclamò poi, "Ryutsuisen", replicò il god warrior di Megres, rispondendo al colpo nemico con un attacco di quasi pari potenza, in cui mise tutto se stesso.

Le due ondate d’energia si danneggiarono vicendevolmente, ma nessuna fermò l’altra, che poté comunque raggiungere il proprio avversario, travolgendolo in pieno.

Real non vide cosa succedeva dinanzi a lui, ma attraverso dei suoni molto acuti poté capire gli avvenimenti. Sentì le vestigia di Megrez andare in pezzi all’altezza del petto ed un acuto rumore di sangue che si disperdeva sul corpo del proprio padrone, al qual tempo, percepì il sordo suono di una rottura e quello di una consecutiva ricostruzione, come se qualcosa si stesse componendo su della materia già preesistente, cambiandola.

"Bifrost, come stai?", esclamò il santo della Lira, "Vivo, ferito, ma vivo", sussurrò con un filo di voce il fratello di Alberich, "E Tethra?", domandò poi il cavaliere d’argento, "Ormai è diventato una statua d’ametista, il mio colpo gli è stato fatale", osservò il god warrior, prima di perdere i sensi dinanzi al discendente di Orfeo, che cercò di curarlo fino all’arrivo di Odeon.

"Marito mio", sussurrò in quel momento Nemain, la cui voce fu troncata da un sibilante singhiozzo, mentre Taranis la osservava con attenzione, senza agire in alcun modo contro di lei, "tu non eri legato a nostra sorella, perciò non ti è stata possibile la salvezza in questa battaglia, ma non ti preoccupare, ben presto sarai vendicato", esclamò la dea celtica, sollevando la spada fiammeggiante contro il Tree Monk del Nocciolo, ora pronto a riprendere la battaglia, "Mi dispiace non attendere l’esito dello scontro mia sorella, ma devo vendicare l’uomo che mi amava", esordì la dea, prima che un dolore lancinante la fermasse.

Lo stesso dolore fu subito percepito da Badb.

Lo scontro fra Morrigan e Freiyr fu momentaneamente fermato dallo scomparire del cosmo di Tethra e dall’indebolirsi di quello del suo nemico, "Bifrost", esclamò preoccupato il Re di Asgard.

"Attento a te, mortale", lo minacciò in quel momento Morrigan, lanciandosi in avanti con la spada nera in mano. Il figlio di Siegfried fu però abbastanza veloce da parare il colpo nemico e spingere indietro l’avversaria, "Ora non posso combattere con te, dea celtica, ho un amico da soccorrere", esclamò il giovane Re, "Nemmeno per sogno", replicò con tono maligno la divinità, lanciandosi in avanti di nuovo.

L’ira, la preoccupazione e molti altri sentimenti si confusero nella mente del figlio di Hilde, il cui cosmo esplose in tutta la sua potenza, quasi superando i limiti conosciuti dallo stesso Re di Asgard nel momento in cui scatenava uno dei suoi fendenti, "Sacra Spada Balmung", invocò il giovane, attaccando.

L’ondata d’energia fu diviso a metà da un colpo deciso della dea nemica, ma le due parti di quell’attacco le arrivarono comunque contro, rendendo possibile l’incredibile: il copricapo le si ruppe e due profonde ferite si aprirono sulle sue guance.

Morrigan si fermò dopo la ferita subita, "Sei dunque tu?", balbettò la dea, prima che il suo volto fosse segnato dal più estremo terrore e lei scomparisse.

"Disordine e Furore, violenza e disperazione. Dal Caos provengo, Guerra, ed al padre innalzo un richiamo", era questa la traduzione più esatta dei versi recitati da Kronos, la cui energia sembrava invadere il terreno circostante. La scomparsa di Morrigan, però, troncò la concentrazione dell’Horseman.

"Che diavolo fa?", tuonò fra se il Cavaliere. "Guerrieri olimpici, per quest’oggi la nostra battaglia è stata interrotta, ma ricordatevi che non è ancora finita. Inoltre avvisate i vostri alleati che la dea della distruzione solcherà di nuovo le terre di Scozia domani", concluse prima di scomparire, lasciando i tre nemici fermi, senza la possibilità di scatenare i loro colpi migliori contro di lui.

Badb, ferma dinanzi a Rhiannon, si chinò su se stessa dal dolore, per poi rialzarsi con due cicatrici sulle guance, "Maledizione, allora avevamo ragione", esclamò fra se la dea, prima di scomparire, lasciando la nemica ferita libera di muoversi.

Medesima scena vide anche Taranis, quando la sua avversaria si rialzò, "Nemain", esclamò il Tree Monk, "Le stelle hanno donato il compito del Campione celtico al Signore del Nord, giusto?", domandò semplicemente il guerriero scozzese. La dea non gli rispose, ma il suo sguardo bastò a risolvere i dubbi del Signore delle Battaglie, "Dopo la scomparsa di vostra sorella, voi due diventerete mortali, giusto?", incalzò il Tree Monk del Nocciolo, ricevendo come risposta la scomparsa della nemica. "Giusto", si disse Taranis, allontanandosi dal campo di battaglia e dirigendosi verso i tre che avevano affrontato l’Horseman, ma soprattutto verso Freiyr, la chiave per sconfiggere le tre divinità celtiche.

Con un dubbio in meno si concluse la battaglia ad Atene, dove un semidio ed un nobile guerriero scozzese persero la vita in quel secondo giorno di Guerra.