Capitolo 14: Il gigante invulnerabile

Nelle nere lande dell’Oltretomba egizio non soffiava alcun vento, ma in ogni caso i cavalieri sentivano un lieve tremore nel rimanere dinanzi al gigante.

"Tu, sguattero di Urano, dimmi sono queste le mie prime vittime?", domandò l’essere mostruoso, voltando lentamente il capo, per ricevere un lieve e silenzioso sì dal titano.

"Miseri umani, sono Alcineo, gigante della Terra, il più feroce dei quattro giganti", si presentò il nemico.

Alcineo non attese una risposta dai suoi avversari, ma scattò verso di loro, per poi colpire il terreno proprio dinanzi agli avversari.

Tutti sentirono la terra tremare ed all’improvviso centinaia di braccia nere fuoriuscirono dal terreno, per colpire, come montanti, i diversi guerrieri olimpici ed egizi.

Minosse, Rhadamantis, Jenghis, Anhur portando con se Sed svenuto evitarono tutti l’attacco, allontanandosi dal campo di battaglia, mentre i due Astri di Apollo e Sekhmet rimasero dinanzi al gigantesco e maligno avversario.

"Voi tre che fate? Sperate per caso in una morte veloce?", domandò divertito Alcineo, "No, noi saremo i tuoi avversari", disse semplicemente Shuren della Corona, scambiando uno sguardo con Clio e con l’egiziana.

"Davvero? Forza, fatevi avanti, non vedo l’ora di massacrarvi, sono secoli che non dilanio un uomo", affermò divertito il gigante.

Shuren si fece avanti per primo, sollevando le mani al di sopra del capo, "Corona’s fire", urlò poi, scatenando il "Fuoco della Corona" contro Alcineo.

La sfera di fuoco corse velocissima verso il nemico, investendolo in pieno petto e provocando sul suo corpo una ferita profonda.

Il gigante barcollò indietro, ma quello che sembrava un urlo di dolore, si trasformò lentamente in una fragorosa risata, che il mostro emetteva mentre il suo corpo si risanava.

"Il meglio che sai fare, uomo? Vuoi che quelle due fanciulle ti aiutino, o ti accontenti di morire per mia mano?", domandò beffardo il gigante, sbattendo i piedi al suolo.

Improvvisamente fuoriuscirono dal terreno dei piedi, che come asce si chiusero su Shuren, cercando di colpirlo, ma l’Astro di Apollo fu più veloce ed evitò l’attacco nemico, movendosi lateralmente.

"Avvicinati al tuo comandante, guerriera, intanto attaccherò questo avversario comune", ordinò Sekhmet a Clio, scattando contro Alcineo.

"Cat claws", urlò l’egiziana, scatenando il proprio colpo contro l’avversario.

Ancora una volta il gigante non evitò l’attacco, subendolo in pieno petto, ma un’altra risata beffarda segnalò alla Pharaon di Bastet, che il corpo dell’avversario si risanava.

"Muori, donna", urlò il mostro, alzando il capo al cielo.

Dal terreno apparvero centinaia di mani, che cercarono di schiacciare Sekhmet proprio come si farebbe con un insetto, ma la guerriera egizia era più agile di quanto qualcuno potesse immaginare ed usufruì delle mani avversarie per saltare talmente vicino ad Alcineo da colpirlo in pieno volto con i propri calci.

Una serie di colpi, scatenati roteando su se stessa, investì il gigante, prima che Sekhmet toccasse nuovamente terra, appoggiandosi in modo felino sui propri arti.

La Pharon poté osservare il volto dell’avversario, danneggiato dai calci, ma che lentamente tornava lo stesso, crudele e per nulla ferito.

"Costui è invulnerabile", balbettò Clio, prima di toccare le corde della sua arpa.

"Ti sei avvicinata troppo, misera mortale", ringhiò il gigantesco mostro, alzando il piede contro Sekhmet, ma qualcosa accadde che Alcineo non si immaginava: improvvisamente si ritrovò circondato da centinaia di immagini della guerriera egizia, "Cosa succede? Come puoi duplicarti?", affermò perplesso, cercando di schiacciare le diverse immagini residue.

"Nemmeno quest’invulnerabile nemico è sordo alla mia <Illusion Melody>", affermò lietamente Clio delle Muse, ora accanto a Sekhmet e Shuren, tutti tre pronti alla lotta.

"Né i miei calci, né gli arti di Bastet sono serviti a niente contro costui, cosa possiamo fare, Astri?", domandò dubbiosa Sekhmet, "Il fuoco della Corona Solare è altrettanto inutile, solo la musica dell’arpa di Clio finora lo ha colpito", rifletté Shuren.

"Permettimi di attaccarlo con la mia tecnica più forte, comandante", esordì la giovane guerriera sacra ad Apollo, "Si, Clio, attaccalo, poiché le tue sembrarono le uniche tecniche adatte a combatterlo, noi ti difenderemo da qualsiasi sua risposta", concordò il comandante degli Astri di Apollo.

L’Astro delle Muse scattò in avanti, "Glorysong", cantò utilizzando l’ultima tecnica che il defunto Sorrento di Syren aveva trasmesso a tutti gli allievi.

La musica dell’arpa sembrò colpire in pieno il gigante, difatti Alcineo iniziò a barcollare, percorso da profondi dolori, "Mi dispiace, ragazzina, ma nemmeno l’orribile suono che produci può fermarmi, poiché sono uno dei quattro titani ed ho ancora in servo per voi la mia tecnica d’attacco migliore", minacciò il gigante, "Terremoto dei giganti", urlò poi, mentre il suo corpo scompariva per metà nel terreno.

Clio si voltò di scatto, senza fermare la musica dell’arpa, e vide dietro di se il volto e l’immenso busto del gigante nemico, il quale cercò di schiacciarla con le grandi braccia.

"Corona’s fire", "Cat claws", urlarono allora i due compagni di battaglia dell’Astro delle Muse, colpendo in pieno il secondo Alcineo, che scomparve lentamente nel terreno, così da permettere a Clio di allontanarsi dal nemico.

Il gigante però non si arrese e colpì con un pugno il terreno, producendo un montante proprio sotto la guerriera sacra ad Apollo, che cadde a terra, ferita dal colpo avversario.

"Clio", urlò Shuren, correndo verso di lei.

"Bene, due in un colpo solo", sogghignò Alcineo, nel vedere gli Astri di Apollo fra loro vicini.

"No, gigante, sarò nuovamente io la tua avversaria", urlò in segno di sfida Sekhmet, scattando verso il nemico.

"Cat claws", urlò nuovamente la Pharaon, cercando di colpire il nemico, ma ricevendo il medesimo risultato degli attacchi precedenti.

Dal nero terreno dell’Oltretomba, Alcineo fece nuovamente apparire i propri arti, cercando di colpire con pugni di grande potenza la guerriera egizia, che ancora una volta ne approfittò per attaccare direttamente il corpo del gigante con i propri calci.

Questa volta, però, Sekhmet non atterrò ai piedi del mostro, ma facendo perno sul petto di lui, raggiunse, con una capriola aerea, i due Astri di Apollo, per notare, con suo grande stupore, che i propri colpi avevano centrato il nemico.

"Guardate, stavolta non riesce a rimarginare le ferite", affermò stupita la guerriera egizia, "Come lo hai colpito?", balbettò Clio, rialzandosi, "Come prima", disse semplicemente l’affascinante Pharaon di Bastet.

"No, penso invece che tu abbia trovato il suo punto debole, un singolo luogo in quel corpo immenso il cui dolore impedisce a questo mostro di risanarsi", affermò stupito Shuren, "ha grandi poteri, può diventare un tutt’uno con il terreno, ma se lo si colpisce in quel singolo punto del corpo non ha possibilità di sopravvivere", rifletté l’Astro della Corona.

"Terremoto dei Giganti", urlò infuriato Alcineo, mentre i tre parlavano fra loro.

La copia del gigante, dal busto in su, apparve alle spalle del trio di coraggiosi guerrieri, i quali lo evitarono con salti acrobatici, Sekhmet, ed attraverso l’"Illusion Melody", i due Astri.

Tutti e tre osservarono attentamente la copia e l’originale gigante, notando la perfetta somiglianza tra l’essere che li attaccava ed il mostro nemico, ma, inaspettatamente, Sekhmet notò una differenza, piccola, quasi impercettibile, un singolo sasso di quelli che componevano il petto di Alcineo era diverso da quelli della sua copia, più chiaro, più brillante.

"Ho trovato il punto debole", urlò Sekhmet, scatenando gli artigli di Bastet contro il gigante della Terra.

Quando Alcineo capì che il bersaglio dell’attacco era proprio quell’unico punto brillante, pose le braccia a difesa del proprio corpo, così da evitare di essere colpito nel suo unico punto vitale.

I tre guerrieri conoscevano ora come finire il loro avversario.

"Finché terrà le braccia dinanzi al petto, però, non potremo colpirlo", rifletté Clio, mentre l’immenso corpo del nemico si ergeva nuovamente in tutta la sua grandezza.

"Lasciate fare a me", esordì la giovane guerriera delle Muse, scattando in avanti, "Golden death hair", urlò poi, scatenando i propri capelli contro Alcineo, così da bloccargli le braccia, "Fate presto, non potrò resistere per molto", urlò poi, mentre il gigante cercava di tirare a se l’avversaria con la forza delle braccia, anche se sembrava che il primo colpo involontariamente scatenato da Sekhmet contro il punto vitale, lo avesse indebolito.

La Pharon di Bastet sollevò le braccia sopra il capo, "Ra’s eye", urlò, scatenando la sfera di fuoco che rappresentava l’occhio del dio Ra.

"Per il grande Apollo, per il mio maestro ed i miei compagni caduti, anche per coloro che ancora sono vivi, invoco l’ultima tecnica del Fabbro di Efesto", urlò Shuren, "Volcano’s fire", affermò, scatenando una corrente di fuoco, che si fuse con la sfera della guerriera egizia.

I due colpi riuscirono dove prima gli artigli di Bastet non erano arrivati: investirono il punto vitale di Alcineo.

Il gigante emise un urlo di dolore che rabbrividì tutti i presenti, poi lentamente il suo aspetto mutò, le diverse ferite che i tre guerrieri gli avevano provocato precedente riapparvero, danneggiando quel corpo fino ad allora perfetto.

"E’ diventato vulnerabile", esordì Clio, notando che persino le braccia del nemico si sgretolavano fra i suoi capelli.

"Non del tutto, impertinente essere inferiore", ringhiò Alcineo, tirando a se la guerriera delle Muse per i capelli, "Anche se dovessi morire, prima ti schiaccerò come un insetto fastidioso", minacciò il gigante maligno.

"Sekhmet, scatena nuovamente il tuo attacco verso il punto vitale", ordinò Shuren, "Vuoi tentare un’altra combinazione di colpi?", domandò l’egizia, "No, dobbiamo essere più precisi stavolta", ribatté il guerriero sacro ad Apollo, "Più precisi? Che intendi dire?", domandò perplessa la Pharon, "Non voglio che Clio muoia! Scatena il tuo attacco, guerriera egizia!", ordinò disperato l’Astro della Corona.

Sekhmet concentrò l’energia luminosa nelle mani sopra il capo, mentre il gigante tirava a se la giovane guerriera sacra ad Apollo.

"Ra’s eye", urlò poi l’egizia, scatenando nuovamente il proprio attacco, "Grazie", fu l’unica parola che Shuren gli disse con le lacrime agli occhi, prima di saltare in aria.

L’Astro della Corona si mise nella traiettoria dell’attacco della Pharaon, "Body flaming", urlò poi, circondando il proprio corpo di fiamme, che, grazie al sangue di Hemdall, aumentarono di intensità, facendo del comandante dei soldati di Apollo, una torcia umana, diretta contro il punto vitale del gigante.

"Addio Clio, vivi", furono le ultime parole che il giovane eroe disse, prima di schiantarsi contro l’indifeso gigante, perforandone il punto vitale.

Alcineo alzò gli occhi, ormai vuoti, al cielo nero e poi crollò a terra, simile a cenere.

Clio era libera, ma triste, poiché il suo comandante si era sacrificato per salvarla.

"Non sono stata sufficientemente brava, lui è morto per me", singhiozzò l’ultima guerriera di Apollo.

"No, guerriera, non eri tu a non essere abbastanza brava, era il nostro nemico ad essere superiore alle doti di chiunque fra noi", ribatté Sekhmet, cercando di consolare l’Astro di Apollo, "inoltre hai sentito le ultime parole di Shuren: vivi, questo egli ti chiedeva, non di restare a rammaricarti", concluse, sollevando la compagna d’arme.

"Avete perso un altro dei vostri compagni, però sono rimasto il vostro unico sfidante, non pensate che questo vi salverà da una delle divinità di Urano", sentenziò quietamente l’ultimo titano rimasto ad ostacolare i guerrieri olimpici ed egiziani.