Capitolo 8: Tristi doni
"Come corre veloce", esordì stupito Skinir, nell’osservare che nessuno dei presenti, nemmeno il dio Balder, riusciva a tenere testa all’impetuoso passo di Thor, signore del Tuono e protettore dei popoli vichinghi.
Il suono del corno continuava a farsi più acuto, ogni passo che i cavalieri facevano in avanti; alla fine arrivarono al ponte arcobaleno.
Decine di guerrieri titani si scagliavano con tutta la loro potenza contro il divino custode, ma Hemdall con un soffio nel bianco corno, li scagliava tutti via, morti. Alcune volte il dio non ebbe nemmeno bisogno di utilizzare il bianco oggetto per eliminare i suoi nemici, gli bastava osservarli attentamente per investirli con una scarica d’energia violacea proveniente dal suo sguardo.
"La potenza di Hemdall è molto superiore a quella che ha usato contro di me", balbettò Bifrost stupito, "Si, cavaliere del Nord, il divino custode voleva solo provare le vostre capacità, che me e mio fratello, d’altronde", spiegò Balder. "Probabilmente non dovremo nemmeno scendere in campo", esordì dispiaciuto Aiace, osservando la facilità con cui il dio eliminava i deboli guerrieri titani.
"Forza, fatti avanti, tu che li comandi, sfidami, donna", urlò Hemdall, dopo aver eliminato gli ultimi guerrieri titani.
I cavalieri videro avvicinarsi una figura diversa, tutti loro riconobbero quel cosmo smisurato ed oscuro, proprio di un comandante di 2° grado.
"Qualcuno di voi la riconosce?", domandò disgustato Aiace, tutti negarono di conoscere quell’avversaria.
Il custode del ponte arcobaleno appoggiò il corno al suolo, "Sono Hemdall, il dio che difende il ponte Bifrost e tu sei?", domandò la divinità, "Sono Rosalind, comandante di 2° grado delle armate dei titani. Ho portato la distruzione fra le amazzoni sacre ad Artemide. Screamer è il mio titolo", si presentò l’assassina di varie guerriere consacrate alla dea della Caccia.
"Strano", sussurrò Skinir, "Cosa, mio fedele amico?", domandò incuriosito Freiyr, "Prima non vi ho fatto molto caso, ma nessuno ha notato che le loro armature sono troppo integre? Non credo che durante gli scontri passati non abbiano subito nemmeno un graffio e che i loro cosmi siano ancora così possenti", rifletté il guerriero di Alioth, "Si, hai ragione, god warrior", concordò Golia, il quale si ergeva dietro Thor.
"Custode divino, ti avviso, di norma non amo combattere se non per eliminare il mio bersaglio, cioè Balder e Thor in questo caso, ma se non ti togli subito dalla mia strada, il possente cosmo, che mio padre Urano ha rigenerato e che ora mi ricopre, ti spazzerà via con facilità", lo avvisò la titana.
"Taci, vile invasore, poiché ora subirai la piena potenza del bianco corno, che ha già segnalato una volta la mia fine", spiegò Hemdall, ispirando profondamente.
Il dio espirò dentro il corno: una potenza inaudita, partorita da un suono acutissimo, investì Rosalind, la titana assassina, la quale non poté fare altro che porre le braccia dinanzi al corpo, per difendersi.
La copertura del braccio destro andò in frantumi, ma questo fu l’unico danno che le vestigia di titanio subirono, una risata beffarda nacque sotto la maschera della titana.
"Ora sarò io a produrre un dolce suono", lo schernì la guerriera nemica, "Scream crush", urlò la nemica.
Il cosmo di Rosalind era incredibilmente più potente di quanto i cavalieri avessero mai potuto pensare, "Che sia più potente di Belinda e Dione?", balbettò stupito Xael, che a mala pena si teneva in piedi, "Non credo, è più probabile che i loro cosmi siano aumentati in proporzione a quello di Urano", rifletté Reptile dell’Anaconda, anch’egli spaventato dalla potenza della nemica.
L’urlo di Rosalind investì in pieno Hemdall. Il dio del Nord fu gettato indietro, lungo il ponte Bifrost, fino al centro dello stesso.
Il dio nordico si rialzò di scatto, "Non tenterò nemmeno di colpirti con il mio corno, so che si frantumerebbe contro le possenti vestigia di titanio, ma cercherò di superare le tue difese con la tecnica più potente che mi rimane, preparati, titana, ora subirai il vero potere dell’arcobaleno", la minacciò Hemdall.
Il cosmo del dio esplose oltre i limiti umani, "Rainbow eyes", urlò la divinità. Due vortici di luce partirono dagli occhi del dio, per poi unirsi in un gigantesco ciclone di colori, sembrava quasi un arcobaleno che roteava su se stesso, producendo un susseguirsi di colori roteanti, dritti contro il petto di Rosalind.
La comandante di 2° grado bloccò l’attacco con il braccio sinistro, ancora protetto dalle bianche vestigia, "Scream crush", urlò nel qual tempo la titana, lanciando un secondo colpo contro Hemdall, che non riuscì a difendersi, subendo in pieno un secondo attacco in pieno petto.
L’intera protezione del braccio e della spalla sinistra di bianco titanio andarono in pezzi, facendo barcollare indietro Rosalind, ferita. Hemdall, però, non poté gioire del suo colpo, poiché fu scagliato contro la parete rocciosa oltre il ponte arcobaleno, nel sacro territorio di Asgard.
"Divino Hemdall", urlò Bifrost, correndo ai piedi della divinità ferita mortalmente al petto, "Non ti preoccupare per me, mio caro amico, ora lascerò queste spoglie mortali per tornare nel Vahalla, il mio bianco corno eviterà che Urano si appropri di ciò che resterà dell’immortalità di Hemdall, di ciò che resterà di me, l’anima", esordì il dio, appoggiando la mano sulla spalla del cavaliere di Megrez.
"La titana non potrà più utilizzare le braccia, ma attenzione, la sua forza risiede nelle urla", balbettò il dio con le ultime forze, "posso fare solo un’altra cosa per voi, cavalieri, donarvi il mio sangue", sussurrò la divinità, mentre con un’ultima esplosione cosmica, materializzava un vaso di bianco cristallo, per poi appoggiarlo alla sua schiena, nel punto in cui era mortalmente ferito, "Appena sarà pieno, portate questo vaso ai fabbri di Efesto, loro sapranno come usare il mio sangue", ordinò il dio, prima di spirare tra le braccia di Bifrost, in lacrime per l’estremo sacrificio della divinità.
"Non posso permettere che le divinità muoiano, non più, inoltre Hades reclama vendetta", urlò all’improvviso Aiace della Garuda, gettandosi contro la nemica.
"Non ci riuscirà mai da solo", rifletté Freiyr, preparandosi a combattere, "Lo so, maestà, ma non serve che combattiamo tutti, mi occuperò io di aiutare lo spectre", affermò Skinir di Alioth, correndo dietro ad Aiace, "Ed io completerò la terna di folli", aggiunse Reptile, unendosi al successore di Luxor nell’inseguimento.
"Di nuovo degli uomini che mi sfidano", affermò infastidita la titana, "credo sia giunto il momento di farvi abbassare la cresta, galletti", li sbeffeggiò.
"Parla meno, poiché io stesso ho visto morire Lysithea, una tua simile", urlò Aiace, "Galattica Illusion", invocò il judge, scagliando l’attacco contro la nemica.
Rosalind non si mosse e subì il colpo in pieno petto, senza riportare alcun danno, "Volevi farmi del male con quell’attacco? Non credo tu abbia ucciso Lysithea, credo anzi che tu sia sopravvissuto al suo attacco per degli aiuti a te esterni", lo avvisò la titana.
"Uniamo i nostri colpi, judge della Garuda, è l’unico modo per sconfiggerla", suggerì Reptile, "Nemmeno se fossimo tutti a pieno padroni del settimo senso avremmo altra scelta", concordò Skinir, ambedue erano accanto ad Aiace adesso.
"Lupi nella Tormenta", tuonò Skinir, scatenando i feroci animali delle foreste, "Eyes shock", affermò poi il mariner dell’Anaconda, lanciando il suo attacco energetico, "Garuda Flap", aggiunse Aiace, scatenando la sua seconda tecnica.
Rosalind concentrò il possente cosmo di cui era dotata, "Scream crush", urlò la guerriera.
L’energia combinata dei tre colpi riuscì a tenere testa alla potentissima tecnica di Rosalind, per alcuni secondi i cavalieri ebbero quasi l’impressione di aver vinto la nemica definitivamente, ma l’impetuosa energia della titana, li sbalzò fuori dal ponte, seppur senza ferirli.
I tre cavalieri sarebbero caduti nel vuoto più profondo, fra il mondo di Asgard e quello di Midgard se Reptile non si fosse appeso per le gambe ad una roccia più sporgente, bloccando i due alleati, grazie alle lunghe e sottili braccia.
"Non mollare, generale dei mari, ti lanceremo subito qualcosa", urlò Freiyr, affacciandosi sullo strapiombo, "Non serve", urlò il mariner.
Per la prima volta i cavalieri notarono uno dei doni che la natura aveva dato all’esile ed, all’apparenza informe, guerriero: l’elasticità. Reptile si sollevò sul bacino, riuscendo a portare la nuca all’altezza delle caviglia e lanciare Aiace e Skinir in alto, fino a raggiungere i loro compagni.
Fu poi facile per il mariner risalire, facendo leva su dei muscoli invisibili ad occhio nudo e sulle sue ossa leggere, ma resistenti.
"Ora pagherai", tuonò Aiace, scattando nuovamente in avanti, insieme a Skinir, mentre ancora Reptile si rialzava.
"Siete coraggiosi e pieni di doti nascoste, ma vediamo se avete anche paure nascoste", affermò la titana, aumentando il suo cosmo, mentre i nemici le si facevano incontro, "Panic scream", tuonò la guerriera.
La potenza dell’onda sonica investì in pieno Skinir, che con un salto aveva superato Aiace. Il guerriero di Alioth fu come paralizzato e barcollò indietro, diretto nuovamente verso la voragine, ancora una volta fu Reptile a salvarlo, lasciando scivolare a terra, in un punto sicuro.
"Come si sente?", domandò Aiace al mariner, "Sembrerebbe che questo colpo danneggi la mente", rifletté il generale dei Mari, "mi occuperò io di lui, tu, judge della Garuda, aspetta ad attaccare", suggerì Reptile.
"Non posso, buffo, ma leale, guerriero del Mare, non posso più attendere, sono impulsivo, lo so, questo mi ha portato più volte alla morte, ma ora devo fare l’estremo gesto, darò la vita, o eliminerò la mia avversaria, due sole possibilità mi sono date a questo bivio del mio destino", affermò sprezzante Aiace, lanciandosi contro la nemica.
"Per Hades, per Laimi e per Fregias", urlò il judge, "Garuda’s Flap", tuonò, scatenando il colpo da una distanza talmente minima, da essere impercettibile ad uno sguardo lontano.
"Sei coraggioso, guerriero dell’Ade, ma perirai comunque", ribatté Rosalind, prima di subire l’attacco, "Urlo celeste", tuonò la titana, mentre il feroce battito d’ali della Garuda le correva incontro.
La potenza dell’attacco di Rosalind polverizzò il seguace di Hades e corse incontro a Reptile, che inerme, stava curando la mente di Skinir, incapace a muoversi per il momento. "No!", urlò Freiyr, cosciente del rischio di morte del suo fedele servitore ed amico.
Fu il gigantesco Martello a trattenere il colpo nemico, "Ora, lasciala a me, guerriero dei Mari, avete già perso uno di voi", ordinò Thor, avanzando verso la nemica.
"Nobile gesto il tuo, dio vichingo, ma sarà anche la tua ultima azione", affermò Rosalind, ferma al centro del ponte arcobaleno, "No, titana, la mia ultima azione sarà ucciderti, se proprio è scritto che morirò su questo ponte", ribatté Thor, scagliandosi contro la nemica.
"Scream crush", urlò la comandante di 2° grado, scagliando il suo attacco contro Thor, ma il dio del Nord deviò con facilità l’onda sonica dalla grande potenza distruttrice.
"Martello tonante", urlò la divinità nordica, scatenando un fulmine, seguito da un possente tuono, contro la titana, che volò a terra, con l’elmo in pezzi.
"La cassa di risonanza del mio elmo è in pezzi, quindi il colpo base, che hai deviato è inutilizzabile, poco male, me ne restano ancora due", affermò Rosalind, rimettendosi in piedi, "Veramente ho già parato due delle tue tecniche", la contraddisse Thor, con fare spavaldo, "Ti sbaglio, dio nordico, il colpo da cui hai difeso i mortali prima era minore per potenza rispetto a quello che ha reso polvere lo spectre", spiegò la titana, preparandosi a riattaccare.
"Panic scream", urlò Rosalind, lanciando un colpo che Thor non riuscì ad evitare.
"Che cosa?", riuscì appena a balbettare il dio, prima di subire l’attacco psichico, che fece barcollare l’equilibrio del suo immane corpo.
Tutti osservarono stupiti, Golia era pronto a gettarsi nella mischia, "No, cavaliere d’oro, questo è il dono di mio fratello", obbiettò Balder, impedendo che il gold saint, o chiunque altro si immischiasse nello scontro.
Lo stupore si tramutò in terrore quando Rosalind, approfittando del momento di perdizione del nemico, lo colpì allo stomaco con un calcio, facendolo cadere. Fu un momento, ma sufficiente a far aprire la mano destra di Thor, da cui cadde il possente Martello, perdendosi nelle profondità del baratro tra Asgard e Midgard.
"Ora addio, dio del Nord", urlò la Screamer, "Urlo celeste", invocò, scatenando l’attacco più potente che avesse.
Gli occhi di Thor, divenuti vitrei per l’attacco psichico, furono riempiti da un fulmine, il quale si ripeté, in maniera visibile a tutti, proprio al centro del ponte Bifrost.
Un bagliore, poi l’oscurità, il primo a poter nuovamente distinguere i due avversari fu Balder, "L’estremo sacrificio", affermò il nobile dio con le lacrime agli occhi.
Tutti i cavalieri sentirono le sue parole e videro il dio Thor in piedi, visibilmente ferito in più punti del suo possente corpo, ma con nuovamente il Martello, vibrante nel suo pugno.
Il Martello sembrava condurre in se una gigantesca carica elettrica, che circondava lo stesso corpo ferito di Thor.
Una scarica passò anche attraverso Rosalind, distruggendole le vestigia, "Ora, titana, diremo addio insieme a questo mondo", furono le uniche parole che con orgoglio e coraggio il dio del Nord rivolse all’avversaria, prima che un fulmine piombasse dal cielo, colpendo in pieno la sacra Arma di Thor.
Nuovamente la cecità per un’eccessiva luce ed una forte nebbia coprirono la vista dei cavalieri.
Solo dopo pochi secondi poterono vedere tutti l’estremo sacrificio di Thor, il quale era diventato cenere insieme a Rosalind, lasciando il suo Martello, come ricordo della sua grandezza e nobiltà.
Tutti caddero in ginocchio a piangere i due dei e lo spectre caduti, ma fu proprio Balder a risollevarli, trattenendo a stento le sue divine lacrime.
"Ora, cavalieri, non è il momento di indugiare, Hemdall e Thor vi hanno concesso dei doni", esordì il triste dio, "questo vaso pieno del sangue divino del Custode di Bifrost e la fiducia nella vostra potenza, che mio fratello vi ha donato in cambio della vita. I loro spiriti risiederanno presto nel Vahalla, poiché il Martello ed il bianco corno li difendono dal cosmo di Urano. Ora anch’io voglio donarvi qualcosa", spiegò il dio, prendendo una custodia di pelle cilindrica, nascosta dietro il lungo mantello.
"Cosa contiene?", domandò con un filo di voce Freiyr, ricevendo il dono, "Qui sono custodite le runes che Odino usò in quel giorno antico, non ero di certo di darvele, ma i gesti di Hemdall e Thor mi hanno convinto", spiegò Balder.
"Oltre alle runes, troverete le indicazioni, le uniche, per raggiungere le caverne dei nani ed il punto in cui tratteggiare i sacri simboli. So che fra voi c’è chi sa dipingere queste antiche lettere", affermò il dio, osservando Helyss del Pittore, "Voi la accompagnerete fino a quel punto, se vi sarà possibile, poi toccherà a lei ed a te, Freiyr, compiere l’antico comando", concluse Balder.
"Io?", balbettò il figlio di Siegfried, "Si, tu, giovane re, poiché sei il benvoluto da Odino, colui che dalla sua fede nel dio riceve l’invulnerabilità e che dal mio divino padre ha ricevuto l’armatura", rispose la divinità nordica.
"Ora andate, cavalieri, ancora molte battaglie vi attendono", ordinò in fine Balder, voltandosi solo verso le bianche ed isolate montagne di Asgard.
"Aspetta, sommo signore", urlò Freiyr, fermando il passo del dio, "Come figlio della Celebrante di Odino, voglio implorarti di accettare qualcuno che resti qui, per difenderti dai pericoli, qualcuno che ormai non ha più ragione di combattere questa guerra attivamente, chi più di tutti ha finora sofferto fra noi god warrior", supplicò il giovane principe, volgendosi poi verso Gutrun di Mizar, rimasta silenziosa da dopo la sua vittoria su Telesto.
"Ti prego, Gutrun", esordì Freiyr, "accetta questa missione, che possa placare il vuoto nella tua anima", affermò il figlio di Hilde, "Si, mio re", furono le uniche parole della guerriera, che in lacrime si inchinò dinanzi al god warrior di Dubhe.
"Bene, sembra che Odino abbia scelto un saggio mortale per indossare le sue vestigia", esordì Balder, "seguirò le tue suppliche, prenderò Gutrun come mia difesa personale", concordò il dio nordico.
Gli 8 cavalieri rimasti andarono via dal sacro territorio degli dei nordici, portando con se il vaso ricolmo del sangue di Hemdall e le indicazioni per trovare le caverne dei nani, oltre alla fiducia del defunto dio Thor, ma lasciarono lì, insieme a Balder, la giovane Gutrun, che già molti dolori aveva provato in questa guerra.