Capitolo 26: Scontro fra fabbri
Il gruppo di cavalieri olimpici avanzava lungo il corridoio, che perse all’improvviso il suo aspetto luminoso per diventare freddo ed accecato da una singola e gelida luce azzurra.
"Chissà cosa intendeva il vostro maestro parlando di un allievo dell’Ariete d’oro?", domandò Lune di Barlog.
"Che cosa vi riporta in mente l’immagine dell’Ariete d’oro?", ribatté il vecchio Jink, ridacchiando lungo il corridoio.
"Kiki", risposero quasi contemporaneamente Tok’ra e Neleo, "Si, il cavaliere d’oro dell’Ariete morto durante l’attacco dei titani", concordarono Eric e Real.
"Credete che si potesse riferire a lui?", continuò l’anziana guida, mentre il gelido corridoio si allargava, diventando, però, sempre più frastagliato.
"Kiki non potrebbe mai aver avuto un proprio allievo, era troppo giovane, ma nemmeno Mur ha avuto altri allievi, oltre il suo giovane e coraggioso fratello", rifletté il mariner di Hammerfish, "Esatto, mariner, ma ci fu un altro cavaliere d’oro dell’Ariete fino a 33 anni fa", tagliò corto il vecchio, prima di varcare l’entrata della quarta stanza.
"Giusto vecchio", esordì Myui, fermandosi sull’ampia volta che delimitava l’entrata, "Sion, cavaliere d’oro dell’Ariete durante la penultima guerra fra il nostro sire Hades e la dea Atena, quindi grande Sacerdote d’Atene e maestro di Mur dell’Ariete ed infine spectre risorto per volere del mio dio, che però tradì la sua fiducia, per ridare alla dea le vestigia divine", ricordò lo spectre di Papillon.
I cavalieri varcarono l’entrata.
La stanza non aveva una forma particolare, era semisferica, come le precedenti, ma tutte le sue mura sembravano composte di scaglie, "Sembra la corazza di una tartaruga", rifletté Eric, "Si, questo è il tempio di Genbu, la Tartaruga del Cielo Settentrionale", esordì Jink.
"Dove si trova il custode?", domandò Obbuan, guardandosi intorno, ma il suo sguardo si fermò dinanzi ad un’armatura violacea e verde a scaglie, una corazza rappresentante una gigantesca e, all’apparenza saggia, tartaruga.
"Qui c’è la cloth, ma il Beast Keeper?", si domandò Lune di Barlog, guardandosi intorno.
"Prima, spectre, hai parlato di Sion, affermando che il suo unico allievo fu Mur, ma sbagliavi, egli ne ebbe un secondo, anzi fu proprio Mur il secondo, poiché 255 anni prima il gran Sacerdote dell’Ariete aveva addestrato un altro giovane guerriero a cui fu dato un dono, lo stesso che ricevette l’altro santo d’Atena sopravvissuto a quella guerra con Hades", spiegò il vecchio Jink, avanzando al centro della stanza.
"L’altro santo sopravvissuto era quel Dauko di Libra", ribatté Lune di Barlog, "Il cui vecchio corpo si ritornò giovane al momento del nostro ultimo scontro con i santi di Atena", ricordò Myui di Papillon.
"Si, anche il nostro maestro Kaor ci ha raccontato una storia abbastanza simile", concordò Adtula del Leone.
"Misantropheus, questo è il nome di quel dono, lo stesso che ricevette il guerriero di Genbu", spiegò il vecchio Jink, chinandosi su se stesso.
Dal corpo dell’anziana guida partì una gelida folata di vento, che investì in pieno i cavalieri olimpici raggelandoli, poi quell’aria fredda scomparve, per fare posto ad un cosmo luminoso come una stella.
"In alcuni territori del Nord America le tartarughe si congelano spontaneamente il corpo per sopravvivere lungo l’inverno, il loro periodo di ibernazione può variare da pochi mesi ad alcuni anni", spiegò il vecchio, mentre il suo corpo sembrava congelarsi.
Nessuno dei cavalieri riusciva a credere a ciò che stava accadendo: il corpo della loro vecchia e buffa guida era diventato di ghiaccio ed ora quella statua gelida sembrava frantumarsi, in un’esplosione di luce.
Un corpo nudo e possente fuoriuscì da quei pezzi di ghiaccio e subito le vestigia della Tartaruga del Cielo Settentrionale andarono a coprirlo.
"Dunque eri tu l’ultimo Beast Keeper", esordì Tok’ra, "Si, Jink di Genbu è da sempre il mio nome, Sion mi fu maestro e mie sarebbero dovute essere le vestigia dell’Ariete, non di Mur o di Kiki", si presentò il guerriero.
Aveva un fisico possente, le pinne della gigantesca tartaruga costituivano le coperture per braccia e gambe, la coda, più lunga del normale, costituiva in parte la cinta dell’armatura ed in parte era un’arma, per ora nascosta. Il guscio dell’animale del Cielo copriva integralmente il corpo del guerriero, mentre il suo volto era nascosto dalla maschera di Genbu. Gli occhi del vecchio guerriero era neri e freddi, mentre i capelli lunghi e azzurri.
"Fermi, cavalieri", sentenziò Neleo, "Lui è mio", tagliò corto il mariner, facendosi avanti verso l’ultimo Beast Keeper.
"Tu conoscevi bene l’ultimo santo dell’Ariete mi è parso di intuire?", domandò il guerriero di Genbu, "Si, vecchio, io e Kiki siamo stati compagni e grandi amici durante l’allenamento presso il grande Fabbro di Efesto", rispose seccamente il mariner con il martello d’oro.
"Sei stato furbo ed in fondo sei anche simpatico, vecchio, ma non dovevi mettere in dubbio la potenza di Kiki, mio amico, che ho giurato più volte di vendicare", minacciò Neleo, indicando il nemico con il possente martello d’oro.
"Bene, mariner, ora proverai l’arma di Genbu", ribatté Jink, avvicinando la mano destra alla corazza, da cui estrasse un’ascia, piccola ed azzurra, simile, per grandezza al martello di Neleo.
"Eccoti la mia possente <Turtle axe>", esordì il Beast Keeper, puntando l’arma verso l’avversario.
"Bene, vecchio, allora anche tu subirai la mia arma, il <Sea hammer>", sentenziò il comandante dei generali dei Mari, scagliandosi contro il nemico.
Le due armi si scontrarono a mezz’aria, diverse scintille brillarono intorno ai due avversari, mentre l’esile ma possente ascia ed il maestoso martello d’oro si distanziavano, senza nemmeno una scalfittura.
"Ti faccio i miei complimenti, mariner, nessun’arma prima d’ora era mai resistita alla mia ascia, costituita nella notte dei tempi con una scaglia di Genbu, la divina Tartaruga", si congratulò Jink, "Ecco perché la tua arma ha resistito alla potenza del mio martello dei Mari, costruito con oro e sangue divino, perché anch’essa ha un’origine mitologica", ribatté Neleo, "Dunque non possiamo sperare di disarmarci vicendevolmente", convenne l’anziano Beast Keeper.
"Non ne sono sicuro", obbiettò il generale di Hammerfish, scattando contro il nemico.
Il martello e l’ascia si evitarono per colpire le vestigia dell’avversario. Un rumore tipico del metallo in frantumi risuonò nella zona circostante, il "Sea Hammer" aveva evitato la mano destra di Jink, per frantumargli l’avambraccio, ma allo stesso tempo, la "Turtle axe" si era scatenata contro il ventre di Neleo.
I due nemici si allontanarono l’uno dall’altro, il pettorale di Hammerfish era dilaniato al centro, mentre la copertura del braccio destro di Genbu era in pezzi, così come le ossa del Beast Keeper in quel punto. L’ascia della Tartaruga del Cielo Settentrionale cadde a terra, poiché la mano non riusciva più a tenerla.
"Sei temerario e furbo, generale, mi congratulo con te", esordì Jink, "Anche tu sei furbo e coraggioso, vecchio", ribatté Neleo.
"Ora, però, per rispetto e lealtà verso di te, ti attaccherò con la mia tecnica dei custodi dell’Oceano Pacifico del Nord", avvisò il mariner, concentrando il suo cosmo, "God Breath", urlò Neleo, scatenando il vortice di vento che già era di Baian di Seahorse.
Jink scattò di spalle e la possente corazza che difendeva le sue vestigia parò il vortice di vento del generale.
"Bel colpo, mariner, ora vediamo cosa farai dinanzi alla potenza di cui il mio maestro Sion mi ha dotato", minacciò il vecchio Beast Keeper sollevando le mani, che sembrarono produrre scintille e stelle, "Stardust Revolution", invocò Jink, calando le mani contro l’amico di Kiki.
Il generale di Seahammer saltò indietro, movendo le mani, così da produrre un vortice di vento, "God Breath", urlò il mariner, mentre le ondate d’energia prodotte dal vento di Neleo disperdevano la potenza del colpo di Sion.
"Se vuoi attaccarmi usa una tecnica che i santi dell’Ariete non si tramandano di generazione in generazione", suggerì il comandante dei guerrieri di Nettuno.
"Sia, ragazzino, proverai la vera potenza del Cielo Settentrionale della Tartaruga", minacciò Jink, "No", ribatté Neleo, "tu proverai la potenza degli allievi del grande Fabbro. Il sacro sacerdote di Efesto", tagliò corto il mariner, sollevando il braccio destro.
"Che il grande Fabbro di Efesto guidi la mia mano, che Kiki mi osservi dal paradiso dei cavalieri e mi dia consiglio, affinché possa con il mio singolo colpo mostrare a costui, quali grandi guerrieri difesero la Prima Casa dello Zodiaco dopo Sion", pregò Neleo, mentre la lava circondava il suo braccio destro, "Volcano’s waves", urlò infine il mariner, scatenando l’attacco contro il vecchio Jink.
Il guerriero di Genbu stavolta non riuscì a parare il colpo, ma le vestigia mitologiche ressero l’impatto del colpo, senza riportare nemmeno un danno, "Questo tu lo definisci il potere di un fabbro? Osserva le mie vestigia, che io stesso ho rinforzato, niente e nessuno potrebbe scalfirle, mentre le tue cadranno con il mio ultimo attacco, il prossimo", minacciò il Beast Keeper.
Le mani di Jink si riempirono di luce, sembrava quasi che fossero ricolme di un qualche liquido dorato pronto a fuoriuscirne, "Mi hai invitato a non usare i colpi del mio maestro Sion, ebbene esaudirò la tua richiesta, questa è una tecnica originale di Jink di Genbu, Beast Keeper del Cielo Settentrionale e primo fra tutti i fabbri", sentenziò il guerriero, "Stardust Shellshock", urlò poi, scatenando una polvere di luce, che sembrò esplodere appena a contatto con l’aria, così da investire con una gigantesca ondata d’energia Neleo, le cui vestigia si danneggiarono in più punti.
Il mariner cadde a terra, sangue grondava dalle sue ferite e dai danni all’armatura, ma egli non si arrese, anzi si rialzò di scatto.
"Vecchio, posso lodare cento volte le tue doti guerriere e le tue abilità di fabbro, ma ciò non mi impedirà di danneggiare quelle vestigia, poiché l’amore fraterno che mi legava a Kiki, produce in me rabbia per le parole superbe che prima hai detto", avvisò il comandante dei generali dei mari, preparandosi ad attaccare, "Scatena il tuo miglior attacco, monco, non ti temo", ribatté beffardo Jink, "né sono stato superbo nel definirmi migliore di Mur e di suo fratello", concluse il guerriero di Genbu.
Il corpo di Neleo sembrò trattenere l’aria circostante, "Preparati, subirai la furia dei mari nella sua forma più vera, ciò che in tutte le isole del Pacifico temono", minacciò il mariner di Seahammer, "Biggest Tsunami", tuonò poi, scatenando la potenza dell’onda, che si scagliò inesorabilmente contro il Beast Keeper.
"Che cosa?", balbettò semplicemente il vecchio Jink, prima di essere investito in pieno dalla potenza dell’ondata energetica, che disintegrò la parte centrale delle sue vestigia.
Jink rotolò a terra, ma quasi subito fu di nuovo in piedi, pronto a combattere.
"Adesso basta, fabbri!", tuonò un’entità cosmica di natura divina, "Vi ordino di smetterla! Che tutti i cavalieri presenti nei diversi corridoi si presentino da me e dai miei famigliari, subito!", concluse la voce, che si trasmetteva attraverso un potentissimo cosmo.
Jink oppose le spalle all’avversario, "Seguitemi", disse, avanzando con l’andatura che aveva già prima della trasformazione, "Dove vai? Lo scontro non è finito", urlò Neleo, "Si, invece, per volere di Shiva, il Benevolo", ribatté semplicemente il Beast Keeper.
I cavalieri, una volta scoperto chi li aveva chiamati, seguirono la guida con le vestigia di Genbu, pronti ad incontrare gli dei asiatici.