Capitolo 25: Maestro ed allievo
Il gruppo di cavalieri continuò ad avanzare lungo il corridoio e, lentamente, tutti si accorsero del nuovo cambiamento nell’ambiente circostante.
Non vi erano più grandi lanterne a risplendere, ma dei piccoli fiori di loto, brillavano lungo il corridoio, illuminando i passi dei cavalieri olimpici e di Jink, l’anziana guida che li precedeva.
"Preparatevi, cavalieri olimpici, conoscerete ben presto il possente Byakko, temete i suoi artigli", li avvisò il vecchio.
I cavalieri avanzavano, per nulla spaventati dalle parole dell’anziano, all’improvviso, però una fortissima ondata d’energia cosmica, scosse le membra dei cavalieri olimpici.
"Di chi è questo cosmo?", balbettò stupito Eric del Corvo, "Byakko, la Tigre del Cielo Occidentale, vi saluta in questo modo", spiegò il vecchio Jink.
"Che succede, cavaliere d’oro?", domandò perplesso Real della Lira, mentre anche Neleo ed Eric si stupivano nel notare Tok’ra di Virgo, tremare sulle gambe, come Obbuan del Caduceo ed Adtula del Leone.
"Questo cosmo", balbettò il santo della Vergine, "Si, cavaliere, sembra anche a me lo stesso, ma ha qualcosa di più feroce, non lo avevo mai percepito così", concordò l’anghellos sacro ad Ermes, "Credo però che sia il suo", ribatté affannosamente il custode della Spada di Ares.
"Di chi state parlando?", domandò Lune di Barlog, "Non è questo il momento delle risposte, spectre", tagliò corto Tok’ra, prima di avanzare dietro a Jink.
I cavalieri camminarono ancora per molto tempo lungo il corridoio, "Quella potenza si è percepita da una tale distanza?", si domandò Real, nell’avanzare accanto al suo parigrado del Corvo.
I cavalieri olimpici varcarono infine l’entrata della nuova stanza.
Si alzava al cielo come un tempio semisferico, alla cui sommità vi era una cuspide. Quattro gigantesche tigri d’oro costituivano le ante delle due entrate, quella settentrionale e quella meridionale.
Il gruppo di guerrieri sorpassò le due statue che davano verso l’area meridionale e videro un gigantesco fiore di loto posto al centro del tempio.
Una figura era seduto sullo strano trono in posizione meditativa, aveva il capo chino, perciò era facile notare completamente le vestigia, senza, però, cogliere niente dell’aspetto del misterioso uomo.
I gambali e le coperture delle braccia erano costituite da artigli, la cinta ed il corpo dell’armatura erano quasi un tutt’uno, divisi soltanto da una lieve spaccatura all’altezza del ventre. I colori delle vestigia era in parte dorato, in parte nero. Sulle spalle si espandevano delle difese ondulate, mentre sul volto si distingueva abbastanza chiaramente una maschera, simile al volto di una tigre.
"Benvenuti, cavalieri", salutò l’uomo dalle vestigia nere e dorate, "Chiamatemi, Byakko", sentenziò l’individuo, alzandosi in piedi ed impugnando una lancia dorata dalla lama dai neri riflessi.
Il cosmo di Byakko aveva proporzioni gigantesche ed appariva incredibilmente feroce, mentre il Beast Keeper lo espandeva.
Nuovamente tutti poterono notare Adtula, Tok’ra ed Obbuan tremare per il cosmo dell’avversario.
"Non può essere lui, è troppo feroce il cosmo", rifletté il santo d’oro, "Ma sembra la stessa persona", ribatterono gli altri due compagni d’addestramento.
Il guerriero scrutò i cavalieri olimpici, mostrando gli occhi verdi, simili a quelli di una tigre feroce, poi scosse l’arma che impugnava e delle ondate d’energia dorata si scagliarono contro il santo di Virgo, il quale le evitò con un fortuito scatto a destra.
"Bravo, cavaliere d’oro, hai evitato uno dei miei colpi", si congratulò il guerriero misterioso, "ma vediamo che farai, quando lo utilizzerò alla sua massima potenza", avvisò il Beast Keeper.
Byakko sollevò la lancia sopra il capo, mostrandosi in tutta l’imponenza del proprio corpo, "Furios tiger attack", urlò poi il guerriero, scatenando un terribile fendente dorato.
Il santo della Vergine pose le mani dinanzi al petto, incapace di evitare l’attacco nemico. L’impetuosità dell’attacco scagliò l’elmo della Vergine a terra e produsse un lievissimo taglio sulla guancia sinistra di Tok’ra.
"Cavaliere, lascia combattere me, il sacro Caduceo mi aiuterà nello scontro", avvisò Obbuan, notando la profonda ferita sul volto del compagno d’addestramento.
"No, ha scelto me come suo avversario", sentenziò il santo della Vergine, preparandosi al contrattacco.
"Bene, ragazzo, sei determinato", si congratulò Byakko, sollevando nuovamente la lancia dai neri riflessi, "Furious tiger attack", tuonò nuovamente il Beast Keeper, scatenando per la seconda volta il suo attacco.
Tok’ra scomparve dinanzi agli occhi di tutti, mentre l’ondata d’energia oltrepassava la sua esile figura dorata, "Cavaliere della Vergine", esordì stupito Eric del Corvo, "Tranquillo, amico mio, il santo d’oro ha diverse tecniche e finora non ne ha mostrata neppure una", lo rassicurò Real della Lira con un sereno sorriso sul volto.
Byakko rimase fermo, la lama della lancia era ancora conficcata nel terreno, non variò la sua posizione, né per attaccare altri cavalieri, né per evitare dei loro attacchi, lo sguardo feroce era perso nel vuoto, seppur si poteva notare una certa gioia in quei due occhi verdi.
"Tigre occidentale, cosa stai osservando?", lo schernì la voce del santo d’oro, "Voltati e combatti, poiché ora tocca a me attaccare", avvisò il cavaliere.
Le braccia di Tok’ra si posizionarono ai fianchi del corpo, "Preparati, Byakko, poiché ora visiterai la valle del non ritorno", esordì il guerriero, tenendo gli occhi chiusi, "Volta di Minosse", invocò infine il santo, scomparendo insieme al suo nemico in un’esplosione di luce.
Il silenzio invase la sala con il gigantesco fiore di loto, passarono alcuni secondi interminabili, Jink rimase fermo, sbattendo lentamente il bastone sul duro suolo della stanza, mentre i cavalieri, sbalorditi alcuni, impassibili altri, attendevano il ritorno del custode della Sesta Casa.
Una seconda luce esplose nella grande stanza ed il cavaliere della Vergine fu di nuovo fra i suoi compagni, "Bene, cavalieri, ora attendiamo", suggerì il santo dai verdi e lunghi capelli.
Eric apparve visibilmente stupito da quelle parole e come lui anche i due spectres, ma non ci volle molto per capire di cosa stesse parlando Tok’ra: un’esplosione energetica, seguita da un ruggito, invase la stanza, scotendo le quattro statue a forma di tigri.
"Ruggito d’Oriente", invocò la voce di Byakko.
"Allora è lui", bisbigliò Adtula ad Obbuan, il quale rispose semplicemente chinando la testa e risvegliando ancora di più la curiosità nei due santi d’argento e negli spectres, oltre che in Neleo, che attendeva l’esito della battaglia vicino al vecchio Jink.
Tok’ra spiccò un volo ed evitò un primo attacco della sfera d’energia dorata, poi, voltandosi velocemente si avvicinò ad una delle quattro statue e con un secondo salto riuscì ad annullare il colpo energetico contro la tigre d’oro, che andò in cenere.
"Dunque è lei, maestro", affermò Tok’ra, cambiando voce e prostrandosi dinanzi a Byakko, di nuovo in piedi dinanzi a lui. Obbuan ed Adtula compirono lo stesso gesto, lasciando tutti stupefatti, eccetto Jink.
"Il suo cosmo, malgrado fosse molto più feroce, mi era famigliare, furioso e freddo insieme, ma questo non mi sarebbe mai bastato per chiederle di farsi riconoscere, ora, con questo suo colpo e provando il varco dimensionale contro di lei, ho avuto la certezza di quella che era stata una semplice intuizione", esordì il santo genuflesso.
"Il maestro di Tok’ra non è l’asceta? Lo stesso maestro di Kano?", bisbigliò Eric a Real, "Si, Kaor, l’asceta, ultimo dei cinque allievi di Shaka", rispose il santo della Lira.
"Non ultimo, ma penultimo, eravamo sei, non cinque", tagliò corto Byakko, togliendosi l’elmo.
Aveva un viso chiaramente indiano, gli occhi verdi sembravano adesso più freddi, ma sereni, mentre dei cortissimi capelli violacei, quasi assenti, si notavano sulla testa, quasi rasata, del Beast Keeper.
"Sei stato furbo, allievo, non credevo mi avreste riconosciuto così facilmente, ho risvegliato completamente il mio cosmo per rendermi il più irriconoscibile ai vostri sensi, ma sembrerebbe che sia stato inutile", si congratulò l’asceta.
"A dirle il vero, maestro, la <Volta di Minosse> non è varco qualunque, solo il santo della Fenice riuscì, tempo or sono, ad uscirne, grazie alle sue possenti ali. Da allora, lei, mio venerabile maestro, mi ha spiegato che nessuno più vi riuscì, eccetto lei, che mi ha spiegato la via per raggiungere quel luogo, attraverso il controllo dell’ottavo senso", esordì il santo d’oro.
"L’uso della sfera d’energia, poi, mi ha dato la seconda, e più certa, prova della sua identità. Lei ci ha insegnato come concentrare il cosmo tramite l’Om, il richiamo dell’energia", concluse Tok’ra.
"Bene, allievo, ora alzati, però, poiché il nostro scontro non è ancora concluso", ordinò Kaor, mentre il santo d’oro lo osservava stupito, pronto a rialzarsi.
Il cavaliere della Vergine si alzò in piedi, "Maestro, non posso muovere la mia mano contro di lei", sussurrò il giovane cavaliere, "Fai male", ribatté freddamente il discepolo di Shaka, "Ruggito d’Oriente", tuonò poi.
Nuovamente un ruggito ed un’esplosione d’energia riempirono la sala, per concentrarsi in una sfera dorata, che si scagliò ancora contro Tok’ra, il quale la evitò con facilità, spostandosi alle spalle di Kaor.
"So che è inutile cercare di colpirti con la tecnica dell’Om, mio caro allievo, ma se non riuscirò a svegliarti con questo, dovrò veramente ucciderti", lo minacciò il guerriero di Byakko.
"Svegliarlo?", domandò Myui di Papillon, ascoltando il discorso fra i due, "Si, spectre, devi sapere che il nostro venerando maestro è sempre stato molto inflessibile su un punto: se vogliamo aiutare il prossimo dobbiamo riuscire a raggiungere la fredda padronanza dell’ottavo senso", spiegò Obbuan del Caduceo, "Cosa in cui solo Tok’ra è riuscito", concluse Adtula, custode della Spada.
"Questo almeno pensavo, allievi, ma ciò che ho sentito mi ha mostrato dubbi ed incertezze del santo di Virgo, indegno successore del grande Shaka", ribatté Kaor.
Tok’ra fu colpito da queste parole più da qualsiasi colpo subito fino a quel momento, "Indegno?", balbettò il santo d’oro, "Si, indegno, tu non meriti quelle vestigia, poiché sei stato sconfitto dai titani al Grande Tempio, credevi non lo sapessi?", tuonò l’asceta, "Ma, maestro, ho lasciato il campo di battaglia per soccorrere un compagno in pericolo", cercò di spiegarsi il giovane cavaliere della Vergine.
Kaor rimase inflessibile, "Questo non conta ed ora vedrai a tue spese le tue limitate capacità", lo sgridò.
Il guerriero di Byakko prese una posizione felina, conficcando la lancia nel terreno e chinandosi a metà, con le braccia sporgenti in avanti, "Luminosi artigli furenti", tuonò il Beast Keeper, scatenando due potentissime ondate energetiche dalle braccia.
Tok’ra vide dei giganteschi artigli correre verso di lui, per poi diventare, lentamente, delle vere e proprie zampe di una tigre, che lo investirono in pieno, gettandolo a terra ferito in più punti.
Kaor avanzava inflessibilmente verso l’allievo, "Mi attacchi dunque?", domandò l’asceta.
"Maestro, la prego si fermi", tuonò Obbuan, scattando in avanti con Adtula della Spada.
Il guerriero di Byakko si voltò e con un semplice sguardo fermò la corsa dei suoi due allievi, che si fermarono tremanti, "Non possiamo attaccarlo", balbettò l’anghellos del Caduceo.
"Forse voi no, ma noi andremo in contro a questo folle allievo di Shaka", urlò Lune di Barlog, scattando in avanti con Myui di Papillon, "E noi vi seguiremo, spectres", sentenziò Real della Lira, seguito da Eric del Corvo.
Bastò che un ruggito d’energia scaturisse dal corpo di Kaor perché i quattro fossero rigettati indietro con foglie da un possente vento.
"Mariner, tu non fai niente?", domandò Jink a Neleo, "No, vecchio, poiché questo non è uno scontro, ma una prova da superare per Tok’ra, come lo sarebbe stata per Kiki se si fosse trovato dinanzi al grande Fabbro", spiegò il generale con un braccio solo.
"Maestro, non mi costringa ad attaccarla", esordì il cavaliere della Vergine, "Veramente è ciò che cerco di fare da quando mi sono tolto la maschera, allievo", sentenziò l’asceta.
Una lacrima sembrò scendere sulla guancia del cavaliere di Atena, mentre concentrava il cosmo nelle mani, "Abbandono dell’Oriente", tuonò il santo, scatenando la tecnica base della Vergine.
Kaor non evitò l’attacco, ma lo deviò con un veloce movimento del braccio destro, "Sei stato tu a affermare che l’Om è una tecnica che io stesso vi ho insegnato, quindi come speri di battermi con questo colpo? Usa l’arma massima del mio venerabile maestro Shaka!", ordinò il guerriero di Byakko.
"Il <Tenbu Horin>", balbettò Obbuan, "ecco dove voleva condurlo", sussurrò l’anghellos al berseker.
"Indica al sacro cerchio dell’Oriente la via, subito!", ordinò nuovamente il guerriero di Byakko.
"Non puoi chiedermi questo, non posso usare quella tecnica su di lei", obbiettò Tok’ra, "Bene, allora sarò io ad usare la furia della Tigre d’Occidente su di te", ribatté Kaor, "Luminosi artigli furenti", tuonò di nuovo il Beast Keeper, investendo ancora una volta il suo allievo con la propria potenza.
"Il <Rikudo Rinne>, o <Volta di Minosse>, l’<Abbandono dell’Oriente> ed il <Tenbu Horin>, tutte tecniche che lei mi ha insegnato", esordì Tok’ra, rialzandosi, "Ma, malgrado ciò, lei stesso mi ha spiegato che solo con l’impegno sarei riuscito a conoscerle a pieno, poiché nessuno a parte il vero Shaka di Virgo ne conosceva i veri segreti. Ed il vero segreto dell’Ultimo Colpo Sacro della Vergine risiede nella capacità di difendere ed offendere contemporaneamente, una tecnica che nessun avversario sa sconfiggere. Ikki della Fenice non riuscì ad evitare quel colpo, ma proprio grazie ad esso trovò la via per il settimo senso, nemmeno tre santi d’oro insieme riuscirono a confrontarsi contro questa tecnica senza dover ricorrere al colpo illecito", rifletté il giovane santo d’oro.
"Conosco meglio di te la storia di Shaka, non serve che me la ricordi, allievo", obbiettò Kaor, "Lo so, maestro, ma pensavo ad alta voce, cercando il vero motivo per cui lei mi ha chiesto ciò", obbiettò Tok’ra, preparandosi al contrattacco, "e forse ho trovato la ragione", concluse.
"In segno di rispetto seguirò il suo ordine, sperando di aver capito il suo vero insegnamento", esordì il santo della Vergine, "Tenbu Horin", urlò poi.
"Luminosi artigli furenti", urlò Kaor, mentre gli occhi del suo allievo si aprivano, prospettandogli l’attacco.
Un’ondata d’energia investì il guerriero di Byakko, che cadde a terra, rotolando indietro di alcuni passi.
Quando, però, cercò di rialzarsi, Kaor non vi riuscì, "Sei stato furbo, mi hai tolto l’olfatto, il senso alla base dell’equilibrio", si congratulò il maestro, cercandosi di mettersi in piedi.
"Ora andiamo, cavalieri, poiché la lezione credo sia conclusa", sentenziò il santo della Vergine a viso chino.
Nessuno si mosse, neppure Jink stavolta sembrava capire cosa fosse successo, "Potete passare, cavalieri, poiché l’ultima lezione è stata appresa, il degno successore di Shaka ha chiuso il suo cerchio, capendo che la pietà non è un difetto per colui che deve essere definito l’uomo più vicino ad un dio, né i poteri della Vergine devono chiudere la via versa l’aiutare i propri compagni", spiegò infine Kaor, sedendosi nuovamente nella posa del fiore di loto.
"Fra qualche ora riuscirò nuovamente a mettermi in piedi, allora, allievi, ci rivedremo, intanto ponete attenzione dinanzi a Genbu, l’allievo dell’Ariete d’oro", concluse l’allievo di Shaka, prima che il suo cosmo si assopisse.
Il gruppo di cavalieri, incuriosito da queste ultime parole, seguì Jink lungo l’ultimo pezzo del corridoio.