Capitolo 17: L’allievo di Shiryu ed il guerriero dalla maschera di Sciacallo
Jenghis correva dentro il secondo cunicolo dalla destra, aveva evitato il primo, come domandato dal suo compagno d’addestramenti Rabat, ma si era inoltrato in questo secondo corridoio, che sembrava immergersi sempre più nelle profondità della terra.
"Raggiungerò gli inferi avanzando ancora", sdrammatizzò il berseker dell’Avvoltoio. "Hai quasi indovinato, cavaliere olimpico", esordì una voce cupa alla destra del guerriero di Ares.
Jenghis si voltò di scatto, "Bell’arma soldatino, ma chissà se la sai usare", si domandò il guerriero misterioso.
Centinaia di blocchi si staccarono dal muro, lanciandosi contro il custode dell’Ascia.
Fu facile per l’allievo di Shiryu distruggere i diversi blocchi con veloci movimenti della sua Arma incredibilmente potente, malgrado gli attacchi provenissero da più parti, "Dunque sei un telecineta, Pharaon", rifletté Jenghis, "ma che ne dici di presentarti?", propose il guerriero di Ares.
"Non ancora, vediamo che sai fare prima, cavaliere olimpico", sentenziò la voce cupa.
Un rumore scosse il silenzio successivo alle parole, qualcosa stava crollando sul berseker dell’Avvoltoio, "Il tetto", balbettò Jenghis, notando il gigantesco blocco nero cadergli addosso. Il berseker non vi pensò a lungo, "Ascia della Guerra", urlò, frantumando il nero ostacolo cadente dal cielo, che arrivò su di lui come una grande, ma innocua, manciata di cenere.
"Bel colpo, cavaliere olimpico", si congratulò la voce cupa, "Non sono un cavaliere olimpico, ma Jenghis dell’Avvoltoio, berseker di Ares e custode dell’Ascia del dio", si presentò spazientito il seguace del dio della Guerra.
"Bene, allora è giusto che anche io mi presenta, sono Sed di Vepvet il dio Sciacallo, allievo di Anubi e custode dell’Oltretomba", disse il nemico mostrandosi.
I gambali e le coperture per le braccia erano simili alle zampe dell’animale divino, la cinta, fino a poco sopra del ginocchio, rappresentava parte del corpo dello Sciacallo, il resto della divina bestia, eccetto la testa, costituiva il pettorale e le spalliere. L’elmo rappresentava la testa di Vepvet, una maschera, con il volto del dio animale, nascondeva lo sguardo del Pharaon, ma i lunghi capelli neri si vedevano nitidamente scendere sulle spalle del guerriero.
"Prima hai parlato di arrivare negli inferi, giusto berseker?", esordì Sed, "Si, Pharaon, perché?", incalzò Jenghis, "Perché avevi indovinato", rispose semplicemente il nemico con tono beffardo, sollevando la mano sinistra.
"Varco dei morti", urlò il Pharaon. Il berseker si spaventò: una nube nera nacque dalla mano di Sed e circondò ambedue i guerrieri, i quali corpi caddero a terra, come morti, mentre l’energia dei loro cosmi scompariva dalla piramide egizia.
"Dove mi trovo?", si domandò Jenghis, notando una lunga strada desertica in cui centinaia di corpi vagavano senza sosta, verso una singola direzione.
"Questo, berseker, è il mondo degli inferi", sentenziò Sed, apparendo dinanzi al guerriero di Ares.
"Il regno di Hades dovrebbe essere stato distrutto dopo la scomparsa del dio", balbettò il berseker, "Forse la tua visione è molto ristretta, ma gli inferi, o regno dei morti, sono una gigantesca dimensione parallela alla nostra, che è divisa in diverse regioni: una, l’Ade, custodita dal vostro dio e distrutta alcuni giorni fa; una collegata con il gigantesco albero nordico Yggdrasil, ma ve ne sono molte altre, fra cui quella che il mio maestro Anubi ed altri dei egizi controllano", spiegò Sed.
"Quindi hai trasportato i nostri corpi nell’Oltretomba?", domandò perplesso il berseker, "No, se guardi attentamente noterai che entrambi siamo senza armature", rispose beffardo il guerriero egizio.
Jenghis fu sorpreso nel notare di essere disarmato, proprio come il suo nemico, "Non pensare che questo sia un punto di parità, o un tuo vantaggio", lo derise il Pharaon. "Che vuoi dire?", domandò il guerriero di Ares, "Che qui la mia mente ed il mio cosmo ti piegheranno con facilità senza la tua armatura", spiegò Sed.
Improvvisamente il guerriero olimpico si sentì stritolare da una fortissima pressione, che lo stringeva braccia e gambe con una forza tale da inclinare la sua schiena.
"Non chiedi pietà?", domandò perplesso Sed, "Né mi spieghi che siete giunti qua per parlare con Ra?", incalzò divertito il Pharaon di Vepvet.
Jenghis lo guardò sorpreso, "Si, berseker, ho letto nella tua mente da quando siamo giunti in questo luogo, sembrerebbe che voi non abbiate nessun odio verso il mio signore e gli altri miei dei, ma malgrado questo, siccome il sommo Ra vi ha definito suoi nemici, per me siete tali ed anzi è un piacere, dopo tanto tempo poter combattere di nuovo ed uccidere", affermò il guerriero egizio, prima di scoppiare in una gigantesca risata.
"Tu sei solo un pazzo", urlò Jenghis in preda al dolore, "No, semplicemente un sanguinario", ribatté divertito Sed.
La rabbia riempì gli occhi del berseker, aveva finora combattuto semidei sanguinari per incontrare un dio alleato ed ora scopriva che anche un guerriero egizio era un sanguinario. Aveva visto morire Prometheus nel dubbio, mentre sacrificava la vita per difendere il fratello ed ora costui rappresentava la gente ignobile che tanto il famoso titano disprezzava. Tutto ciò Jenghis non poteva accettarlo.
"Che cosa?", balbettò Sed, mentre un gigantesco fulmine attraversava il corpo del nemico, liberandolo dalla presa psichica. "Avvoltoio energetico", tuonò Jenghis, scatenando il suo attacco contro il Pharaon egiziano, che fu investito in pieno.
Una nera nube circondò di nuovo i due guerrieri, che si ritrovarono nella piramide di Ra con i loro corpi e le loro armature.
"Ho di nuovo le mie vestigia", si disse il berseker, "Si, siamo tornati nei nostri corpi, poiché sei riuscito ad interrompere la mia concentrazione con quell’attacco", gli spiegò Sed, "Concentrazione?", ripeté perplesso l’allievo di Shiryu, "Si, guerriero olimpico, la concentrazione con cui avevo trasportato il tuo cosmo nell’oltretomba insieme al mio e la stessa con cui ora ti toglierò quell’Arma", affermò infine il guerriero di Vepvet, attirando a se l’Ascia di Ares.
L’Arma divina volò ai piedi del guerriero egizio, che non tentò nemmeno di raccoglierla, "So, che non mi è consentito toccare quell’oggetto divino", affermò con tono divertito l’egiziano.
"Ora, cavaliere di Ares, preparati, subirai il mio colpo più potente", sentenziò il Pharaon.
"Jackal attack", urlò, mentre gli artigli sulla mano sinistra sembravano illuminarsi di bianco.
Jenghis fu colpito in pieno volto, il suo elmo volò in aria ed egli ebbe un sussulto, "Una mente debole può essere facilmente controllata", gli disse Sed.
"Percepisco che Knuhum ha fallito contro il suo nemico, dovrò avvisare il comandante e forse aiutarlo", rifletté il guerriero egiziano, allontanandosi dal nemico.
Jenghis vide Sed allontanarsi, ma non poteva far niente, sentiva il suo corpo diventare sempre più debole e la mente svuotarsi, perdere ogni ricordo ed ogni barlume di speranza, "Cavalieri, sono coloro che riescono a compiere miracoli per la giustizia e per gli innocenti", sentì dire da una voce nella sua mente, "così come noi santi di Atena, anche tutti voi, miei allievi e guerrieri di altre divinità, dovete combattere ed essere pronti a sacrificarvi per un bene più grande. Quando il nemico vi appare immenso, cercate in voi la forza, poiché essa basterà", queste parole di Shiryu, il suo maestro, gli tornarono alla mente, con una nuova speranza, rinvigorita dal sacrificio del suo maestro e dalle morti che aveva già visto: Circe, uccisa dai titani, Rasuin, sacrificatosi per far fuggire lui ed Adtula, Shilthead, spectre che aveva sacrificato la vita per uccidere una titana ed Osol, che tuttora combatteva fra la vita e la morte.
Con uno sforzo immane, Jenghis si liberò dell’armatura e fece esplodere il suo cosmo, "Che potenza", balbettò Sed, fermandosi e voltandosi, nel sentire il nemico ancora abile a combattere.
Jenghis librava a mezz’aria, "Questa, guerriero egiziano, è la mia <Aura di battaglia>", esordì il berseker, "ora ti chiedo di cedere il passo, o dovrai cadere per mia mano", minacciò.
"Sei potente e saggio, berseker, si deve ammettere, ma anche tu devi capire che non posso lasciarti libertà d’azione, non mi è concesso, devo compiere il mio dovere verso i miei dei, come tu verso i tuoi", ribatté Sed, pronto a combattere.
"Nobili parole, che spero non siano le ultime, difenditi, Pharaon", urlò Jenghis, "Aura di battaglia", sentenziò in fine, scatenando tutta la sua energia.
Una folata d’energia elettrica investì il guerriero di Vepvet, scagliandolo contro un muro e lasciandolo a terra, senza forza.
"Temo che raggiungeremo di nuovo insieme l’Ade, Pharaon", affermò il berseker, prima che il suo cosmo si spegnesse ed egli cadesse a terra, vicino al nemico.
"Jenghis", si disse Lorgash, che correva nel corridoio centrale insieme al suo parigrado.
"Il berseker", rifletté Argo, avanzando ferito nell’acqua. "Sed", balbettò Bes, che a fatica aiutava Rabat nel portare il corpo del fabbro lungo il suo corridoio, ricco di sabbia, "E non solo lui, ragazzino", obbiettò rattristato il Silver saint.
"Il guerriero di Ares", si disse Kano, che barcollava in un corridoio oscuro.
"Un altro di noi sembra essersi spento", balbettò rattristata Awyn, mentre saliva una interminabile scalinata.
"Che il berseker sia caduto?", si domandò Noa dell’Otre, avanzando lungo il secondo corridoio da sinistra.
L’ebro avanzava preoccupato per la caduta di un altro loro compagno, quando il suo piede, si appoggiò sul nulla ed egli cadde lungo uno scivolo scuro.