Capitolo 10: Narcisismo
"Ci chiedi di lasciare l’isola?", tuonò Abel di Gemini, al guerriero di Venere postosi dinanzi a loro, "Si, cavaliere d’oro di Atena, ve lo chiedo che gentilezza, ma se mi costringerete dovrò ordinarvelo", ribatté il Pretoriano.
"Dimmi guerriero, tu chi sei?", domandò Gallio di Scorpio, fermando il parigrado di Gemini, desideroso di atterrare il nuovo arrivato.
"Mi chiamo Anchise della Conchiglia, discendente di Narciso e prima difesa di Venere", si presentò il Pretoriano.
"Perché tu, prima difesa di Venere, non hai affrontato tutti quei titani anche a costo della vita?", domandò beffardo Connor, riavvicinatosi agli altri cavalieri, "Perché dovevo compiere il mio dovere verso la dea nel modo migliore possibile, cioè senza morire", spiegò con tono deciso il guerriero.
"Ammetti di aver avuto paura", lo sbeffeggiò Minosse, "Attento alle tue parole, spectre, se non rimangi subito ciò che hai detto, ti dovrò sconfiggere", lo sfidò Anchise.
Il guerriero di Hades si pose immediatamente dinanzi al difensore di Venere, per nulla intenzionato a rettificare le sue parole.
"Judge di Grifon, che vuoi fare?", domandò perplesso Daidaros di Cefeo, "Avete detto che Venere ci può aiutare a sconfiggere Urano, quindi eliminerò costui, che ci impedisce di vederla", sentenziò lo spectre, "non vi preoccupate, non lo ucciderò", concluse.
Anchise avanzò verso il nemico, rendendosi finalmente visibile a tutti.
Le sue vestigia erano bianche e lucide come una bellissima conchiglia, il pettorale era un tutt’uno con la cinta, un unico lembo bianco, che, partendo dal collo, arrivava fino alle ginocchia, formando quasi un gonnellino dalla cinta in giù. I gambali erano due pezzi lisci e duri anch’essi di colore bianco, mentre le braccia erano coperte da due gusci di conchiglia talmente grandi da mostrare solo le mani del guerriero. Sulla testa, Anchise portava uno strano elmo, simile ad una perla.
I suoi capelli erano quasi lilla, mentre gli occhi gialli come perle illuminate dal sole, "Fatti sotto, vile buffone", tuonò il Pretoriano.
Minosse si lanciò contro l’avversario alla velocità della luce, colpendolo con diversi pugni e calci, ma Anchise non subì nemmeno un colpo, poiché si difese con i due gusci di conchiglia che portava sugli avambracci, i quali si rivelarono essere dei potentissimi scudi.
"Ora, cavaliere di Hades, tocca a me attaccare", lo minacciò il Pretoriano, puntando la mano sinistra verso di lui.
L’elmo di Anchise iniziò all’improvviso a brillare di una luce accecante, sembrò quasi che il sole stesso si fosse racchiuso spontaneamente in quella perla.
La luce brillò sul guscio sinistro del Pretoriano, prendendo la forma di una sfera, una perla, "Pearl light", tuonò all’improvviso Anchise, lanciando il colpo energetico con un veloce movimento del braccio sinistro.
Minosse bloccò la sfera di energia con le braccia, deviandola verso il mare, ma subendo, lo stesso, dei lievi danni alla nera surplice.
"Che cosa state facendo?", tuonò all’improvviso una voce femminile dal gruppo di spettatori.
Non si capì subito chi fosse, ma dal nulla, Edoné del Flauto si fece avanti, "Dovremmo combattere tutti insieme contro Urano, colui che ha ucciso le divinità a cui erano fedeli, non combatterci fra di noi", li sgridò la fanciulla.
"Ragazzina, il dio antico ha ucciso i vostri dei, non colei che io servo e che tutti i miei antenati hanno servito. Se mi fosse stato concesso non avrei voluto sporcare questo splendido e sacro suolo nemmeno con il vostro sangue, ma costui ha offeso il mio onore, l’onore di un discendente di Narciso", tuonò Anchise in risposta alla ragazza.
"Si, l’onore di un guerriero disgustosamente pieno di se", ribatté Minosse, nuovamente pronto alla lotta.
"Come osi?", tuonò il Pretoriano della Conchiglia, cercando di voltarsi, ma qualcosa glielo impedì, "Perché non riesco a muovermi?", si chiese il guerriero, "Semplice, idiota, perché ormai sei in mia balia, prigioniero dei fili del mio <Cosmic Marionette>", tuonò Minosse con fare beffardo, mentre sollevava in aria il suo nemico.
"Tu sarai anche il discendente di Narciso, la cui famiglia da anni difende la bellissima dea Venere, ma io sono Minosse di Grifon, uno dei tre giganti dell’Ade e come gli altri 107 spectres, la mia anima si reincarna ogni qualvolta il nostro signore e padrone Hades è pronto a conquistare la terra", lo sbeffeggiò lo spectre, torcendogli le braccia.
"Davvero? E su queste tante battaglia, che la mia dea ci raccontò essere 9, quante volte avete riportato una completa vittoria?", lo schernì Anchise.
"Pesa le parole, buffone", tuonò Minosse, chiaramente innervositosi, tirando ancora di più i fili che imprigionavano il Pretoriano.
"Credo sia giunto il momento che tu non faccia più l’agnello tra gli agnelli. Non fare più l’eroe per un’alleanza in cui non credi", gli ordinò Anchise, movendosi faticosamente.
"Reclamo delle passioni", tuonò il Pretoriano, colpendo in pieno volto lo spectre con un fascio di luce, che mandò in pezzi l’elmo.
Minosse barcollò indietro, lasciando la presa sul nemico, "Finalmente libero", furono le parole di Anchise.
Tutti osservarono il judge di Grifon barcollare, per poi fermarsi a capo chino sulla sabbia.
"Cavalieri di Atena", balbettò lo spectre, in piedi, con uno sguardo spento, "voi morirete!", tuonò infine, gettandosi contro colui che gli era davanti: Gallio di Scorpio.
"Minosse, quietati", lo supplicò il figlio di Albione, per nulla desideroso di combattere contro colui che sarebbe dovuto essere un suo alleato.
"Restriction", urlò il santo di Scorpio, cercando di bloccare lo spectre, ma il judge di Grifon fu più veloce ed arrivò alle spalle del gold saint, "Cosmic Marionette", tuonò il guerriero di Hades, sollevando fra i suoi sottili fili d’energia il cavaliere d’oro.
"Non lo colpite", ordinò Gallio a Daidaros e Kain, già pronti ad atterrare Minosse.
"Che cosa gli hai fatto Pretoriano?", urlò Abel di Gemini, "Niente di che", rispose seccamente Anchise.
"Principe, lo lasci a noi", esordirono Joen e Connor, nuovamente pronti alla lotta.
"Si, lasciami a loro, principe", li sbeffeggiò il Pretoriano della Conchiglia, "mi ci vorrà poco per sconfiggere anche loro", spiegò, "come ho fatto con Minosse".
Un suo di flauto riportò la quiete in quella spiaggia dove un gigantesco caos era stato creato dall’attacco del judge di Grifon.
"Che cosa mi succede?", urlò all’improvviso Anchise, accasciandosi al suolo, "Questa è la <songing dead>, la morte prodotta dal suono del flauto a siringhe, non amo utilizzare questo colpo, ma se la tua vanità ci impedisce di avanzare, ebbene sarò costretta a farne uso", esordì Edoné del Flauto, fermando momentaneamente la musica, "ora parla, cavaliere di Venere, cosa gli hai fatto?", domandò con gentilezza la bella fanciulla.
"Ho semplicemente fatto in modo che i suoi veri sentimenti si risvegliassero, che non seguisse più l’ordine che gli imponeva di restare alleato con chi odiava", balbettò Anchise, rotolandosi nel terreno.
"Un colpo psichico dunque", esordì l’anghellos del Flauto.
"Gallio, riesci a liberarti ed a paralizzarlo per alcuni secondi?", domandò la giovane al santo di Scorpio.
"Si, messaggera di Ermes, ma non ucciderlo, è un nostro alleato", ribatté il figlio di Albione, "Non ti preoccupare di ciò, come mi ha insegnato la mia maestra Dafne, la morte non è sempre una necessaria punizione", spiegò l’anghellos.
"Scorpio nebula", tuonò Gallio, espandendo il suo cosmo dorato e scatenando una forte corrente di vento, che gettò il judge di Grifon sulla spiaggia, con i sottili fili d’energia spezzati.
"Gemro Ken", tuonò all’improvviso Edoné, colpendo l’ignoro spectre, che non fece nemmeno in tempo a rialzarsi, che già era nuovamente a terra.
"Conosci il colpo del Re diavolo, complimenti", esordirono quasi all’unisono i figli di Ikki.
"Pearl light", tuonò all’improvviso una voce alle spalle dei cavalieri, tutti ora intorno allo spectre.
La sfera d’energia di Anchise correva verso Edoné, indaffarata ad osservare come lo spectre reagisse alla cura che lei aveva usato per la sua mente: un nuovo terrore.
Quando la sfera era ormai a pochi passi dalla messaggera del Flauto, il cosmo dorato la bloccò.
"Sai, pretoriano, Minosse di Grifon è un guerriero veramente temibile e di certo, se non lo avessi distratto con le tue offese non saresti ancora qui a parlare con noi, ma a terra, dilaniato dai suoi colpi", esordì Gallio di Scorpio, tenendo la sfera di luce nemica ferma dinanzi a se, "hai attaccato dei guerrieri con il tuo stesso fine, evitare la morte di Venere, solo per il tuo onore ferito, non sei furbo come ti credi ed inoltre sei disgustosamente egoista, solo per questo vorrei ucciderti, andando contro agli insegnamenti di Shun, il mio sommo e giusto maestro", continuò il cavaliere d’oro, avanzando verso il nemico, "ma mi accontenterò di allontanarti dalla nostra strada", tuonò infine il figlio di Albione, mandando in frantumi la sfera d’energia luminosa.
"Scarlet Needle", tuonò il santo d’oro, ma Anchise su sufficientemente veloce e parò l’attacco con i suoi possenti scudi bianchi, "Se non sai fare di meglio, piagnucolone, ti uccido", lo minacciò Anchise.
Gli occhi di Gallio si riempirono di disgusto per quello stupido ed inutile alleato, "Ora proverai la vera potenza delle stelle di Scorpio", tuonò il cavaliere d’oro, "Needle storm", urlò il cavaliere d’oro, lanciando dei cuspidi contemporaneamente.
Anchise si mosse in maniera velocissima e riuscì a deviare ben sette di quelle cuspidi, ma tre lo colpirono in pieno, ferendolo alle gambe ed alla cinta.
"Non ti preoccupare, ho utilizzato i colpi alla minima potenza, non morirai, per alcune ore sai incapace di muoverti", gli spiegò Gallio di Scorpio.
Il santo d’oro si riavvicinò ai compagni e prese in braccio Minosse, che ancora non si era completamente ripreso, "Andiamo, cavaliere di Gemini?", domandò a colui che guidava il gruppo, "Si, cavaliere dello Scorpione", rispose quest’ultimo, prima che il gruppo di cavalieri avanzasse lungo il tempio di Venere.
Dopo alcuni passi, però, una folata di vento bloccò i dieci guerrieri. Un rumore roco li sorprese: qualcuno aveva chiuso le porte del tempio, "Avete sconfitto Anchise, che in realtà si è dimostrato uno stupido e sleale guerriero, ma con me non avrete altrettanta fortuna, vi eliminerò tutti ora, con un solo colpo", urlò una voce nell’oscurità.
Le fiaccole che illuminavano il corridoio si spensero ed una potentissima folata di vento investì i cavalieri, che volarono contro le porte sigillate, svenendo all’impatto.
"Troppo facile", si disse il misterioso guerriero, "Hai ragione, hai creduto che fosse troppo facile", gli rispose una voce.
"Chi sei?", urlò il misterioso avversario, "Sono l’unico che grazie a queste catene ha resistito al tuo attacco, sono Daidaros di Cefeo", si presentò il figlio di Shun, ora pronto a combattere.