Capitolo 2
La discesa delle Alte Sfere
Sala del Grande Sacerdote
Seiya camminava nervoso per la grande sala drappeggiata di rosso, mentre Aiolos guardava fuori da una finestra assorto nei suoi pensieri. Molte cose non gli erano chiare e diversi dubbi assillavano la sua mente: cos’era quell’essere? Una divinità? Malvagità non l’aveva percepita durante il breve scontro, ma nemmeno un cosmo. Eppure quel pugnale era un rimando troppo chiaro per non pensare che la vita di Atena fosse in pericolo. L’affannoso brusio della sua mente venne messo a tacere da Seiya che, dopo aver tirato un pugno ad una colonna, sbottò per la tensione:
«Non mi importa del fato o di chi che sia. Non permetterò a nessuno di far del male a mia sorella! Che si facciano pure avanti, io sono pronto!»
«La tua impulsività è paragonabile solo alla tua stoltezza. Saori, non è più tua sorella! É la dea Atena e come tale devi pensarla! Altrimenti potresti essere portato a fare cose sconsiderate per via dei tuoi sentimenti. Una divinità, come un cavaliere, ha dei compiti e dei doveri e di essi deve risponderne se necessario.» Shaka della Vergine, con tono freddo e tagliente riprese il ragazzo scalcitante entrando nella sala insieme a Sion.
«Sembra quasi che di Atena non ti importi nulla! Che razza di saint sei? la sua vita è in pericolo e mi dici di star calmo?»
«Seiya datti una calmata, Shaka ti sta solo invitando a riflettere prima di agire, e tu, Vergine, cerca di moderare i termini, infondo è comprensibile il comportamento del saint di Pegaso» il Grande Sacerdote mise a tacere i due cavalieri e dopo di che interpellò Aiolos, che aveva seguito la scena in disparte: «Noi abbiamo percepito una forte energia provenire dalla periferia del Santuario; un energia che però non è identificabile con un cosmo. Cosa è successo?»
Il cavaliere di Sagitter spiegò l’accaduto nei minimi dettagli, riportando fedelmente il dialogo e mostrando ai presenti il pugnale.
«Che impressione ti ha dato?»
«Non la saprei descrivere esattamente, essenzialmente timore, ma non ho mia avuto la sensazione di essere seriamente in pericolo. Sembrava che ci stesse studiando.»
« "Non immischiatevi nelle faccende che riguardano le alte sfere"...chissà cosa vuol dire. Saka che ne pensi?» Sion si sedette sul suo seggio strofinandosi le tempie con la mano "in un momento così critico ci mancava solo questa" pensò.
Nel frattempo anche il cavaliere della Vergine si sedette per assumere la posizione del loto, poi cominciò a parlare:
«Purtroppo non ne so molto. Quello che posso dirvi è che noi siamo l’ultimo stadio della creazione, ovvero quello che viene detto dimensione, mondo o sfera materiale. Al di sopra esiste un’ulteriore sfera: quella degli dei, in cui le divinità dimorano nella loro vera forma e nella quale ritornano una volta che le loro spoglie mortali si estinguono. Oltre alla dimensione abitata dagli dei ve ne è una terza detta delle Alte Sfere, ma dei suoi abitanti non ho conoscenza. Tramite la meditazione sono riuscito a raggiungere solo la sfera delle divinità, al di là non mi è stato concesso andare».
«A questo punto non possiamo far altro che stare in allerta e vedere come si evolve la situazione. Aiols e Shaka avvertite gli altri Saint, tu Seiya, evita i colpi di testa. Io nel frattempo farò rapporto ad Atena»
«No, Sion! Non dite nulla a Saori, sarebbe un errore» intervenne il saint di Pegaso.
«Seiya, credi davvero che la Grande Atena non si sia accorta dell’incursione all’interno della sua barriera?»
«No, ma eviterei di dirle del pugnale...non vorrei che facesse atti sconsiderati. Già in passato ha offerto più volte la sua vita per proteggerci e...»
«Si ho capito quello che vuoi dire. Il suo sacrificio sarebbe inutile, anzi dannoso in questo frangente. Non ti preoccupare, del pugnale non farò parola» e il Grande Sacerdote scomparve dietro i pesanti tendaggi.
Le sei entità
Mu, il guardiano della prima casa, aveva da poco finito di riparare le ultime armature. Il lavoro era stato ingente, perchè quasi tutti i cloth avevano subito pesanti danni. Le uniche rimaste integre erano le armature sacre, mentre le altre erano arrivate nella sua officina in condizioni disastrose. Inoltre, visto la scarsità di uomini e il frangente, non era stato possibile reperire la quantità di sangue necessaria per farle tornare allo stato originale.
Il cavaliere uscì all’aria della sera appena in tempo per vedere un tramonto rosso come il sangue che si espandeva e scompariva con il calar del sole. Un sole che aveva fatto capolino dopo tanti giorni di grigiore, ma che, nonostante questo, risplendeva di bagliori oscuri. Il suo sguardo si perse all’orizzonte e una stana sensazione l’assalì: "siamo sotto attacco". Fece appena in tempo a finire di pensarlo che cinque cerchi luminosi si disegnarono, da soli, sullo spazio lastricato innanzi alla casa del Montone Bianco.
Il primo prese fuoco e da esso scaturì un uomo. L’armatura che indossava aveva gli stessi bagliori sinistri e fiammeggianti del tramonto e ardeva come il fuoco da cuoi era venuto. Guardò per un istante il cavaliere e poi si rivolse ad una donna, che stava emergendo dal cerchio che aveva iniziato a brillare con più intensità e da cui si sprigionavano dei fulmini:
«Speranza, mia adorata sorella, sarebbe questo il Santuario? Pensavo a qualcosa di meglio, è un rudere!»
«Di che ti sorprendi fratello, hanno da poco subito l’attacco del custode dei celi, di quello del mare e di quello dell’otre tomba.» un terza donna vestita di un’armatura nera come la notte, e in cui erano incastonati degli specchi, rispose al fratello, uscendo dal cerchio che emanava fumo. Così come l’ombra è la contro parete della luce e il giorno della notte, Speranza e la nera signora erano simili e nello stesso tempo diverse; l’una bionda e l’altra bruna. Il trio si girò in tempo per salutare un secondo uomo che stava sorgendo dal cerchio, che aveva tagliato la terra provocando una profonda voragine. Era ricoperto da un ‘armatura verde brillante formata dall’intreccio di figlie e steli:
«Salute a voi, fratelli e sorelle!» poi anche lui sbirciò Mu: «E quello sarebbe un essere umano? Mi sembra un po’ fragilino! Sei sicura che quello che ci ha detto non sia frutto della tua immaginazione o della tua mano troppo leggera?»
«Non farti ingannare dalle apparenze. Fragile è il corpo, forte è lo spirito» rispose Speranza senza guardare il fratello.
«Giusta osservazione» un quinto essere comparì fluido come l’acqua dall’ultimo cerchio. Le sue vestigia erano cangianti nelle sfumature dell’azzurro e ricordavano le onde del mare in continuo mutamento «Sono veramente ansioso di conoscere di cosa sono capaci queste creature, che mi hanno sempre affascinato, ma che fin ora ho solo potuto scrutare da lontano. E chissà che non possiamo comprende meglio i più profondi desideri delle nostre dirette emanazioni.»
«Bha! Non penso che riuscirei a capire il motivo per cui le nostre emanazioni vogliono assomigliare a questi esseri. Gli abbiamo donato immortalità, trascendenza, poteri e armi, eppure a quanto pare non gli basta!» l’uomo vestito di foco fece una smorfia in direzione del cavaliere, facendo trasparire il suo scarso entusiasmo nel trovarsi li.
«Vorrei ricordarti, che se siamo qui, è proprio perchè c’è qualcosa in queste creature che ha suscitato l’interesse del Fato.» lo ammonì Speranza.
L’uomo a questo punto si rivolse a Mu, che aveva ascoltato il tutto in silenzio per cercare di capire le intenzioni degli invasori:
«Ei tu! È di qua che si passa per vedere Atena?»
«Per poter parlare con la dea dovrete superare tutti i dodici cavalieri d’oro che presiedono la scalinata dello Zodiaco e vi garantisco che non sarà facile! Vi consiglio caldamente di tornare da dove siete venuti!» il saint dell’Ariete parlò con voce ferma e determinata facendo risplendere il suo cosmo dorato come avvertimento.
«Task! Guarda come alza le penne il ragazzo! Levati se non vuoi farti male! io non sono caritatevole come mia sorella» e, vedendo che Mu non cedeva di un millimetro, ma anzi aveva aumentato l’intensità del suo cosmo, si diresse velocemente verso di lui dicendo: «Ora ti farò capire che non ci si deve immischiare nelle faccende delle Alte Sfere!», ma la corsa si concluse contro il Crystal Wall che il cavaliere aveva preventivamente eretto dopo la notizia della futura incursione. L’urto fu molto violento e l’essere finì sbalzato indietro:
«Ma che diamine è successo?! Che cos’è sta roba?» l’uomo si rialzò guardando torvo il Grande Mu.
«È un muro di cristallo! Mi spiace, ma di qui non si passa!»
«Che seccatura le leggi spazio temporali della vostra dimensione, ma pazienza, alterandole un pochino saremo da Atena in meno di una frazione di secondo!»
«Scordatelo! Abbiamo già sconvolto fin troppo le leggi che reggono la sfera materiale! Farlo ulteriormente sarebbe dannoso e finirebbe per vanificare il motivo della nostra venuta!» l’uomo rivestito d’acqua fermò il fratello appena in tempo.
«A quanto pare non ci resta che affrontarli tutti e dodici! Quindi diamoci una mossa!» concluse l’uomo con evidente soddisfazione all’idea di uno scontro.
«Fermo, quell’uomo è mio!» un voce femminile bloccò il tutto, e dietro alle cinque entità ne comparve una sesta, ricoperta di un mantello candido che non lasciava intravedere nulla della sua figura.
«Sorella arrivi in ritardo e vuoi pure togliermi il divertimento?»
«Non crucciarti fratello, ne restano altri undici con cui dilettarti!» e così dicendo si avvicinò alla barriera del cavaliere e vi poggiò le mani bianche, che fece scorre lente sulla sua superficie. Mu per la prima volta venne percorso da un brivido gelido che gli attanagliò lo stomaco e un sospetto balenò sconvolgente nei suoi pensieri: "Non può essere, è solo una leggenda". Il turbamento venne captato dalla creatura che ridacchiando disse:
«Paura cavaliere? Comunque in quest’epoca hai fatto veramente un buon lavoro. Sfruttando i ricordi della tua vita precedente sei riuscito a potenziare questa tecnica! Ora puoi creare una difesa durevole nel tempo e non più provvisoria. Lodevole, ma inutile.» la donna si allontanò dalla difesa invisibile e con la punta di uno strano oggetto tagliò la barriera che si ruppe in migliaia di frammenti. Poi si rivolse ai fratelli:
«Ora potete passare, ci vediamo da Atena!»
I cinque si avviarono di corsa verso l’ingresso della prima casa e Mu si preparò per attaccare, ma non riuscì a sferrare il suo colpo perché i suoi movimenti furono bloccati dalla pressione dell’aria. L’entità con l’armatura fiammeggiante si fermò quindi proprio davanti a lui e, guardandolo dall’alto in basso, lo derise:
«Senza il tuo muro non fai più lo sbruffone!»
«Lascialo stare e raggiungi gli altri. Con l’Ariete me la vedo io!» lo riprese la donna.
L’uomo proseguì, ma non prima di aver rivolto alla sorella un’occhiataccia.
«Finalmente siamo rimasti soli...cavaliere, o meglio Signore del Jamir, era da un po’ che volevo conoscerti» la donna si tolse il lungo drappo e mostrò un’armatura trasparente come il vetro, ma resistente come il diamante, che proteggeva un corpo esile e slanciato vestito di bianco. Impugnava un oggetto molto particolare e altrettanto particolari erano gli atri due che portava appesi alla cintura. Il grande Mu li riconobbe subito:
«L’olialcon, la star dust sand e il gamanion! Allora come sospettavo tu sei colei che diede questi oggetti al mio popolo!»
«Non esattamente. Io sono l’entità che nelle Alte Sfere controlla le leggi dell’aria, che si manifestano nel vostro mondo come agenti atmosferici. Inoltre amministro la sfera dello spirito legata ai sentimenti. Gli oggetti che tu vedi sono gli originali da me creati per permettere a quelle che voi chiamate divinità olimpiche di forgiarsi le armature per combattere i Titani, all’epoca del mito. In seguito questa tecnica, insieme a quella per ripararle, fu ceduta al capostipite del vostro popolo da Atena, ma questo avvenne in un tempo successivo. Dal Fato ho ricevuto il nome di Purezza» e schioccando le dita liberò il saint dalla pressione dell’aria che lo teneva bloccato.
«Perchè volete uccidere Atena?»
«Uccidere? Noi non siamo qui per uccidere Atena; o meglio, non è detto. Questo dipenderà da lei. Noi siamo qui perché la custode della giustizia deve rispondere del suo operato. Quindi con permesso, raggiungerei i mie fratelli.»
«La dea della Giustizia non deve rispondere di nulla a nessuno» il braccio teso di Mu bloccò l’avanzata della donna.
«Mu, neanche gli dei olimpici possono nulla contro il Fato, di cui sono seconda emanazione. Quindi o mi fai passare o sarò costretta ad ucciderti, anche se non era mia intenzione, ma d’altronde il destino della creazione va preservato»
«Io ho in mente qualcosa di diverso, nessuno ucciderà nessuno, ma farai un bel soggiorno nella prima casa. Crystal Net» La ragnatela di cristallo imprigionò Speranza tra le colonne dell’ingresso.
«Credi di potermi bloccare in questo modo?Anche se sono soggetta alle leggi di questa dimensione non sono inoffensiva!» e così dicendo una folata d’aria alzò tutti i frammenti del Muro do Cristallo e li fece turbinare intorno a se tagliando i fili che la imprigionavano. Dopo di che, schioccando le dita, li scagliò contro il saint dell’Ariete, ma finirono conficcati contro le colonne dell’ingresso della prima casa.
«Teletrasporto! Allora anche voi umani siete in grado di distorcere parzialmente lo spazio tempo!Siete più evoluti di quanto pensassi»
«Già, spiacente!E visto che anche tu hai rifiutato il mio unico modo per evitare di eliminarti, non mi resta altra scelta che fare sul serio. Il destino di Atena non lo lascio certo in mano vostra!» replicò il cavaliere materializzandosi alle spalle dell’entità: «Stardust Revolution».
Il colpo andò a segno, ma quando la polvere stellare si dissolse scoprì attonito che non aveva ottenuto l’effetto sperato:
«Impossibile, nemmeno un graffio» sussurrò.
«Mi hai solo fatto il solletico. Comunque veramente un colpo d’effetto! Cambiando discorso, non riesco a capire come mai ti ostini tanto a non farmi passare. Non è la prima volta che Atena è sottoposta ad una prova da parte del Fato.»
«Di che parli?»
«Come, non ti ricordi? Eppure grazie agli sconvolgimenti di quest’epoca dovresti aver memoria della tua vita passata!»
«Si, e allora?»
«Circa duecento anni fa Atena è stata messa alla prova per vedere se era all’altezza del suo compito, e tu, capendolo, non ostacolasti il Fato. Non è che la fiducia nella tua dea sia venuta meno in questi anni?»
«Non è così. Io sono un saint è il mio dovere è proteggere la dea a cui ho prestato voto e giuramento.» ma in cuor suo Mu era a conoscenza della debolezza e soprattutto della troppa umanità che, col tempo, aveva fatto assomigliare sempre più la dea ad una comune donna umana.
«Non mentire con me Ariete. Come ti ho già detto amministro i sentimenti e capto perfettamente il turbamento e l’incertezza della tua anima! Quello che ti sto chiedendo è di dimostrarmi la tua fede in Atena! Perchè se non hai fiducia nella tua dea, non hai ragione di essere qui è combattere al suo fianco!»
Mu in quel momento capì e quelle parole furono come una secchiata d’acqua gelida:
«È vero, ultimamente ho sempre pensato ad Atena come ad una ragazzina da proteggere e non ancora matura per affrontare la sua vita come conviene ad una divinità, ma questo non vuol dire che non abbia fiducia nelle sue capacità! Quindi ti lascio passare, conscio che Atena saprà affrontare degnamente e con successo la sua prova»
«Anch’io ho fiducia in lei nonostante i suoi limiti, e spero che Atena tracci il suo destino in funzione della creazione, così come hai appena fatto tu»
«Aspetta che vuoi dire con scegliere il proprio destino in funzione della creazione?» ma la domanda di Mu restò senza risposta perché la donna era già scomparsa oltre l’ingresso della Casa del Montone Bianco.