I Figli del Fato
Capitolo 1
Delirio d’onnipotenza
Le oscure ore precedenti il sorgere dell’alba avvolgevano Atena che, sola sullo Star Hill, scrutava il cielo in cerca di risposte. Risposte che le stelle più non davano.
I luminosi astri ormai erano spenti, soffocati dalle grigie nubi della morte che l’incosciente guerra tra dei stava portando in tutta la creazione.
Nettuno e Ades si erano alleati per reclamare il loro posto sull’Olimpo e spodestare il re dei fulmini dal trono. Avevano quindi marciato uniti contro Zeus, ma come spesso avviene, quando c’è un lauto bottino da spartire, anche il signore dei mari e il nefasto sovrano degli inferi finirono per trovarsi presto in disaccordo. Scoppiò, di conseguenza, una guerra fratricida che coinvolse i restanti dei Olimpici, che si schierarono chi da una parte, chi dall’altra.
I violenti scontri e le devastazioni, provocate da questo insensato delirio d’onnipotenza, uniti ai cataclismi causati da una natura ormai fuori controllo, avevano colpito senza pietà anche il genere umano che, straziato, alzava il suo grido verso la sua ultima speranza: la grande Atena e i suoi guerrieri.
La dea guerriera intervenne, cercando di mediare e portare alla ragione le divinità che l’avevano perduta, ma invano. L’unico risultato era stato un attacco congiunto al Santuario di Atene dal quale i gold saint e i cinque cavalieri sacri ne erano usciti per miracolo o per uno strano gioco del destino.
E ora lei si trovava li, per pensare ad una soluzione...o per ritrovare se stessa. La sconfitta l’aveva infatti demoralizza mettendo in luce la sua debolezza.
"Come farò a confortare i miei cavalieri se io per prima non ho più speranza. Non ho più la forza per affrontare tutto questo, mi sento sola e disperata, eppure non devo cedere, ma fin quando riuscirò a farlo?" Atena strinse forte nella sua mano il bastone della vittoria per farsi coraggio, ma non ci riuscì. "Io...io non desidero tutto questo! Non voglio che i miei guerrieri muoiano, anche loro meritano una vita serena, ma io non ho la forza per potergliela offrire, io non sono più che l’ombra di una divinità, non sono più all’altezza dei miei compiti e poi io...io...solo per una volta, soltanto una volta avrei voluto..."
Non riuscì nemmeno a finire di pensare al suo desiderio più profondo; l’origine dell’opprimente senso di colpa che gli attanagliava il cuore.
Abbassò lo sguardo, e fissò lo strapiombo ai piedi dello Star Hill. Un’aria gelida proveniva dal fondo, mentre il nero della voragine gli sembrava giungere dagli abissi più reconditi della terra. Si avvicinò all’orlo del precipizio ed avvertì un senso di vertigine...
«Milady non dovreste essere quassù, è pericoloso!» Sion, il Grande Sacerdote richiamò l’attenzione della dea.
«Sion! Anche voi qui? Avete notizie su come sta procedendo la guerra?»
«Purtroppo no mia signora, ma i saint sopravvissuti si sono riuniti nella sala del trono come lei aveva chiesto». Rispose il Grande Sacerdote con sguardo mesto.
«Bene, allora non facciamoli aspettare» Atena si sforzò di sorridere, ma non ci riuscì.
I due si avviarono in silenzio verso le antiche costruzioni, mentre un nuovo giorno nasceva sulla Terra; un altro giorno senza sole.
Nel grande salone c’era fermento, voci si susseguivano rincorrendosi l’una con l’altra: alcuni si scambiavano informazioni sui fatti accaduti, altri cercavano di sistemarsi alla bellemeglio i resti scomposti dei cloth e in pochissimi azzardavano motti di spirito per tirarsi su di morale.
Il brusio si interruppe di colpo all’ingresso della dea, seguita dal Grande Sacerdote. Atena abbracciò con lo sguardo i presenti e fece una domanda di cui già conosceva la risposta:
«Siete tutti qui?»
«Si Grande Atena. Noi siamo gli unici sopravvissuti» Rispose Aiolos, cavaliere d’oro del Sagittario inginocchiandosi.
Di tutto l’esercito del Santuario era rimasto un manipolo di una quarantina di uomini: i cavalieri d’oro, qualche cavaliere d’argento e di bronzo, uno sparuto gruppetto di soldati semplici e il corpo scelto dei Guerrieri dalle Sacre Vestigia; composto da Seiya, Shiryu, Hyoga, Shun e Ikki.
«Un vera tragedia» commentò la dea guardando Aiolos che teneva lo sguardo chino per non mostrare i segni del dolore, ma Atena se ne accorse:
«Aiolos sei ferito! Non dovevi inginocchiarti in queste condizioni!» il saint aveva infatti riportato una brutta frattura al ginocchio durante gli scontri.
«Non è nulla di grave, non si deve preoccupare»
Ma Saori si inginocchiò a sua volta e gli pose le sue mani sulla ferita.
«Mia signora non è necessario, mi creda...» disse commosso il cavaliere.
«Invece lo è, l’umanità conta su di noi è voi non potete combattere in queste condizioni» la dea scese dai gradini che la sopraelevavano dal resto dei suoi uomini e iniziò a guarire le ferite di ciascuno. Quando concluse le cure all’ultimo dei suoi soldati, Camus dell’Acquario le si avvicinò e le porse la domanda che tutti ormai si chiedevano in silenzio:
«Divina Atena, con franchezza, abbiamo qualche speranza di opporci alle altre divinità Olimpiche? Il nostro esercito è stato sbaragliato, il Santuario è distrutto e anche noi siano allo stremo, non solo fisicamente, ma anche spiritualmente...»
Saori fissò per un momento gli occhi del giovane che più di ogni altro era in grado di analizzare con fredda lucidità ogni situazione e vi vide l’incertezza. Ciò che temeva si stava realizzando: i suoi guerrieri stavano perdendo la speranza.
«Camus! Che razza di discorso è! Non è la prima volta che ci troviamo di fronte ad un’impresa disperata! Ed è proprio per risolvere queste situazioni che noi siamo diventati cavalieri! E per questo che noi esistiamo! NOI, SIAMO LA SPERANZA! SIAMO NOI CHE LA DOBBIAMO FAR BRILLARE NEI CUORI DEGLI UOMINI! E PER ESSA COMBATTEREMO, ANCHE A COSTO DELLA VITA!!» Intervenne Seiya.
«GIUSTO PER ATENA E PER LA GIUSTIZIA!» Urlarono tutti i guerrieri facendo risplendere al massimo i loro cosmi, rincuorati dalle parole del sacro saint di Pegaso.
«Grazie per la vostra fedeltà e dedizione! Vi chiederei quindi di ricostruire le fortificazioni e dare degna sepoltura ai caduti. Nel frattempo io e il Grande Sacerdote decideremo il modo più appropriato di agire». "alla fine sono stati i miei uomini a dare forza a me" pensò Atena sorridendo nel profondo del cuore.
I cavalieri si divisero quindi i compiti e presero congedo. Anche Sion lasciò la sala del trono per recarsi nella grande biblioteca del Santuario per consultarne gli antichi testi. Rimasero solo Seiya e Saori:
«Seiya, che ci fai ancora qui! Non sarebbe meglio se andassi ad aiutare gli altri?»
«Sono preoccupato per te, pensi che non me ne sia accorto?»
«Accorto? Non so di cosa tu stia parlando»
Seiya prese Saori per il polso e la portò tra le sue braccia:
«Seiya, sei impazzito?!»
«Smettila di preoccuparti che non c’è nessuno, e poi da quando è proibito per un fratello abbracciare la propria sorella?»
«Purtroppo quei tempi sono finiti. Ora sono...»
«La dea Atena! Ma per me sarai sempre la mia sorellina da proteggere! Comunque non dovresti essere così severa con te stessa perché è proprio questo tuo lato umano che ti rende grande, non il tuo cosmo smisurato!» il cavaliere di Pegaso scompigliò i lunghi capelli castani della giovane, che replicò imbronciata:
«Ma come ti permetti cavaliere scansafatiche!»
I due si guardarono e scoppiarono a ridere.
«Atena, i vostri uomini hanno fiducia in voi, forse sarebbe ora che anche voi l’abbiate in voi stessa. Ora vado o mi daranno per disperso! E poi gli altri quattro chi li sente se non li aiuto!»
Il saint se ne andò di corsa seguito dallo sguardo della dea:
«Grazie Seiya, grazie di tutto!».
Aiolos stava camminando tra le rovine degli edifici riservati alla servitù del Santuario. Sperava che almeno sui civili la mano delle truppe nemiche fosse stata meno pesante che sul campo di battaglia, ma anche li la morte regnava indisturbata. Ad infierire erano stati in particolare gli Skeleton, i soldati di più basso livello dell’esercito di Ades, che con le loro falci non avevano risparmiato ne donne ne bambini.
«Aiolos, tutto questo è inammissibile!» commentò Seiya dopo aver raggiunto l’amico.
«Già, non potendo competere con noi si sono sfogati sugli innocenti. Ades e i suoi uomini non hanno un minimo di dignità» il gold saint estrasse una falce conficcata in una colonna e la distrusse con rabbia.
«Sembra che gli dei olimpici siano impazziti, si comportano peggio degli umani che reputano inferiori. Ma non solo loro sono folli, anche l’epoca in cui siamo rinati sembra essere fuori controllo. La natura è nel caos più totale e anche qui al Santuario si sono verificati fatti insoliti»
«Che vuoi dire?»
«Non è normale ricordarsi della propria vita precedente. Non è concessa una cosa del genere ai mortali, è in più abbiamo conservato il nome che avevamo nella nostra vita passata. Senza parlare delle armature sacre» il saint di Pegaso guardò il suo cloth: «quando ho ricevuto l’armatura di Pegasus aveva già questa forma, quella della dell’armatura sacra. Il cavaliere della Vergine, non ne sa nulla?»
«No, purtroppo nemmeno lui sembra avere delle risposte. L’unica cosa che mi ha detto è che in quest’epoca la conoscenza delle alte sfere gli è negata»
«Sempre molto chiaro Shaka!»
«Che ci vuoi fare, è sempre stato così. Comunque hai ragione, anche la venuta della Grande Atena è anomala: non più comparsa ai piedi della sua statua, ma è nata da un soldato semplice e da un’ancella e per giunta è tua sorella! Però a volte ho l’impressione che in tutto questo ci sia un perchè. Insomma, qualcosa al di sopra di tutto e che ne manovra i fili»
«Può darsi» I due nel frattempo erano arrivati al limite del territorio protetto dalla barriera del santuario «Certo che è assurdo! Guarda Aiolos, è rimasta in piedi solo quella casupola!»
«Che dici, facciamo un ispezione, magari c’è ancora qualcuno vivo»
«D’accordo, tentar non nuoce»
I cavalieri entrarono nell’abitazione, che risultò essere più grande di quel che sembrava all’esterno e iniziarono ad ispezionare le varie stanze, ma senza trovare anima viva.
«Che strano sembra che qui gli spectre non siano passati. Ma sta di fatto che non c’è nessuno» Constatò Seiya e fece per tornare sui suoi passi.
«Aspetta, c’è ancora un’ultima stanza» Aiolos entrò e rimase senza fiato : «O dei!»
«Che è successo!» Il cavaliere venne raggiunto dall’amico, che a sua volta rimase sbalordito.
Su un letto a baldacchino giaceva il corpo inerte di una giovane fanciulla. La carnagione era pallida, ed emanava un leggero bagliore, mentre i capelli che scendevano lungo la sponda del letto sembravano una cascata d’oro liquido.
«Che stia dormendo?» chiese Seiya.
Aiolos si avvicinò al capezzale e toccò il polso della donna, il corpo era tremendamente freddo e non si sentivano i battiti del cuore.
«No, è morta! Ma a quanto pare non hanno infierito su di lei come sugli altri cadaveri.» ma appena il saint di Sagitter finì la frase la giovane aprì lentamente gli occhi e si rivolse al cavaliere:
«Dov’è Atena?»
La sorpresa dei due fu grande.
«Non si preoccupi, Atena è salva. Piuttosto lei è ferita? La portiamo subito alle dodici case per le cure mediche»
«Cavaliere di Sagitter, non hai risposto alla domanda. DOV’È ATENA?» la ragazza si alzò in piedi e il suo corpo e le sue vesti emanarono una luce abbagliante.
«Aiolos allontanati da li, presto!» urlò Seya, ma era troppo tardi. Aiols giaceva in ginocchio paralizzato da un terrore misto a reverenza.
«Sagitter alzati e conducimi da Atena» il cavaliere in stato di trans eseguì gli ordini, ma venne bloccato da Seiya, che scuotendolo lo fece tornare in se.
«A quanto pare non siete creature facilmente manovrabili, umani. Interessante» commentò la giovane osservandoli come se vedesse un uomo la prima volta.
«Cosa volete dalla dea?» Chiese Aiolos ancora frastornato.
«Uomo non immischiarti nelle faccende che riguardano le alte sfere. Di questa storia siete estranei. Conducimi da Atena e nessun danno riporterete»
«Spiacente signora o qualunque cosa voi siate! Nessuno può vedere la dea senza prima aver sconfitto i suoi guerrieri! E io non ho alcuna intenzione di lasciar passare chi ha intenzioni ostili nei suoi confronti!»
«No Seiya, fermo, non lo fare!» Urlò il saint del Sagittario, ma il suo compagno d’armi si era già lanciato all’attacco:
«Ryusei ken
!» Seiya scagliò il colpo e tutte le meteore azzurre centrarono il bersaglio, ma quando la luce azzurrina si dissolse ciò che comparve ai loro occhi li fece arretrare entrambi. Le vesti della fanciulla si erano dissolte mostrando un’armatura dorata, ma non era oro ciò che la proteggeva; erano tanti fili di luce solida che tessevano una trama e un ordito brillante come gli astri, mentre sul suo elmo risplendevano le stelle.«Non opponetevi a ciò che è inevitabile, conducetemi da Atena!Il Fato l’attende!»
«Mai! Non permetterò che venga fatto del male alla grande Atena!»
«Seiya non essere avventato! C’è qualcosa che va oltre la nostra comprensione! Non agire in modo impulsivo» gli ammonimenti di Aiolos servirono a ben poco e il saint di Pegaso si scagliò nuovamente contro il nemico bruciando al massimo il suo cosmo, ma questa volta il suo pugno venne bloccato dalla mano della donna che lo spinse indietro. La forza sprigionata dall’urto rase al suolo l’abitazione e scaraventò Seiya e Aiolos a terra.
«Sei veramente cocciuto! Non ero venuta qui per voi umani! Ma se questa è la tua decisione, io prenderò la mia. É allora sia!» La creatura chiuse gli occhi. L’energia che si irradiava dalle sue membra era fortissima e nella sua mano destra comparve il sole, mentre sulla sinistra la luna. I due corpi celesti si unirono e formarono una lancia di cui il sole costituiva la punta e la falce di luna, girata verso il basso, la pare inferiore dell’asta.
«Ve lo chiedo per l’ultima volta. CONDUCETEMI DA ATENA! IL FATO LA CONVOCA A COSPETTO»
«E IO TI RIPETO CHE NON LO FARÒ»
«SEIYA NOO!!!!!» Aiolos afferrò l’amico, ma non riuscì a trattenerlo e Seiya entrò in contatto con la lancia. Ciò bastò a dissolvergli il braccio fino alla spalla.
Il sint di Pegaso cadde in ginocchio, ma nonostante il dolore si rialzò e guardò fisso negli occhi quell’essere che gli si parava innanzi. I due sguardi si incrociarono per un istante che sembrò l’eternità, poi la creatura prese parola:
«Grande è l’universo che in te dimora, e nobili sono le tue intenzioni. Vero è quindi ciò che di voi è giunto nelle alte sfere. E forse ora capisco perché del Fato siete i prediletti. Non alzerò mano su di voi. Il destino della creazione seguirà altre strade.» detto ciò si rivolse ad Aiolos: «Grande è colui che dona tutto se stesso per proteggere la sua causa, ma è altrettanto nobile chi sa riconoscere ciò che di se è superiore! Alta in voi è la sapienza Sagittario».
«Chi siete e cosa volete dalla Grande Atena?» domandò nuovamente Aiolos.
«Come vi ho già detto quello che vogliamo da Atena non è affar vostro, ma esclusivamente suo. Chi siamo lo scoprirete presto perchè torneremo al Santuario, io e i miei fratelli. Dite alla guardiana della giustizia e della saggezza che la Speranza è stata al Grande Tempio e consegnatele un omaggio da parte mia. Lei capirà». Detto ciò la creatura si dissolse in pulviscolo luminoso.
«Seiya il tuo braccio è...» la voce di Aiolos denotava il suo stupore.
«Intatto! Com’è possibile? che sia stato tutto un sogno?» il cavaliere di Pegaso guardò incredulo il suo arto.
«No amico mio, è stato tutto reale» il gold saint raccolse un oggetto da terra.
«Ma questo è...» chiese Seiya stringendo i pugni.
«È il pugnale con cui Saga circa duecento anni fa cercò di uccidere la neonata dea Atena»
«»