CAPITOLO SESTO: STRATEGIE.

Mentre i quattro gruppi di Heroes affrontavano i Kouroi risvegliati da Era ad Argo, a Micene e nella piana dell’Argolide, a Tirinto Ercole era a colloquio privato con Nesso del Pesce Soldato, uno degli Heroes della Terza Legione. Giovanissimo, con diciotto anni compiuti da poco, Nesso era un ragazzo sveglio e molto intelligente, con un enorme potenziale cerebrale, che Ercole aveva da tempo intuito e per questo lo aveva incoraggiato a coltivarlo. Tra le altre sue qualità, oltre all’alta velocità a cui era capace di muoversi e alla sua discreta forza fisica, superiore a quella dei suoi coetanei, Nesso conosceva tantissimi linguaggi naturali ed era in grado di captare informazioni anche dal sussurro del vento o dal linguaggio dei pesci.

Pochi mesi or sono, nell’ambito di una dislocazione strategica delle proprie truppe, Ercole aveva inviato Nesso in missione, affidandogli un incarico particolarmente importante, noto soltanto al Dio e al Comandante della Terza Legione, Alcione della Piovra. Poiché era a conoscenza del legame stretto esistente tra Era e il Dio dei Venti, Ercole aveva pensato bene di premunirsi, inserendo un uomo di sua fiducia nell’Isola di Lipari, dove Eolo abitava ormai da secoli, in compagnia dei quattro Venti, figli di Eos, al fine di ottenere tutte le informazioni possibili sui movimenti di Era, di cui, con molta probabilità, anche Eolo sarebbe stato informato. Come infatti avvenne. Ma ciò che Ercole non avrebbe mai pensato, né Era potuto prevedere, era di venire in possesso di un’informazione così potente, in grado di mutare le sorti del conflitto.

"Esiste un modo per fermare i Kouroi!" –Esclamò Nesso, ansimando per la fatica. Fin da quando aveva lasciato l’isola di Lipari non aveva avuto modo di riposarsi un momento, nuotando, cavalcando un delfino fino in Grecia ed infine correndo attraverso l’intero Peloponneso ad una velocità di gran lunga superiore a quella del suono, per raggiungere Tirinto in fretta, prima dei Kouroi. –"Un modo per estirpare il cosmo divino che sorregge quei Giganti e farli ritornare pura pietra! Iris lo ha spiegato ad Eolo! La Lama degli Spiriti!"

Ercole ascoltava con sommo interesse il resoconto di Nesso, ricordando le antiche leggende sull’arma da lui citata, per quanto non l’avesse mai vista: la Lama degli Spiriti era una spada che, si raccontava, era nata nel Mondo Antico dalle lacrime di una Dea, che aveva pianto così tanto per la perdita del suo amore che le lacrime si erano solidificate, diventando un’affilata lama impregnata del suo amore e di tutta la sua rabbia. Tale arma possedeva il potere di assorbire l’energia cosmica del corpo in cui veniva immersa, svuotandolo di forze e di vita e trasferendole al suo interno.

"Se potessimo usarla… Se potessimo disporne, mio Signore!" –Esclamò Nesso, eccitato dai poteri di questa lama, che Ercole gli stava descrivendo. –"Per i Kouroi sarebbe la fine, e anche Era tremerebbe, lassù, sul suo trono tra le nuvole!"

"Frena il tuo entusiasmo, giovane Pesce Soldato!" –Cercò di calmarlo Ercole. –"La Lama degli Spiriti, quantunque scoprissimo dove è celata, non è arma da poter essere usata con leggerezza! È nata da una lacrima e morirà tra le lacrime di chi la impugna! Così recita la profezia, e non vorrei che fosse una maledizione!"

"Dobbiamo trovarla!" –Incalzò Nesso, muovendo poi lo sguardo verso la parete laterale, dove una donna era rimasta immobile per tutta la durata della conversazione, Penelope del Serpente, Sacerdotessa di Ercole e sua Consigliera. –"Non credi anche tu?" –Nesso si rivolse infine a lei, introducendola nella conversazione.

"Indubbiamente possedere quell’arma ci darebbe un vantaggio innegabile sui nostri avversari, considerando soprattutto il fatto che, se davvero i Kouroi sono protetti da cosmo divino, non ho altre idee sul modo in cui potremmo abbatterli!" –Esclamò infine Penelope. –"Tuttavia le notizie al riguardo sono molto poche! Scarse, le definirei!" –E si avvicinò alla grande libreria di Ercole, recuperando un librone e poggiandolo sulla scrivania del Dio. Lo aprì e ne tirò fuori vecchie carte ingiallite dal tempo, redatte in greco antico, che Penelope sapeva leggere alla perfezione.

"Cosa dicono le antiche cronache?" –Domandò Ercole, toccandosi il pizzetto sul mento. –"Quante speranze abbiamo di trovare la Lama degli Spiriti?"

"Tante quanto quelle di affrontare i Kouroi senza di essa!" –Rispose Penelope. Lapidaria.

In quel momento bussarono con forza alla porta, obbligando il Dio ad affacciarsi, proprio per trovarsi di fronte il volto preoccupato di Artemidoro della Renna, il maggiordomo di Ercole, timido ed elegante, che sorreggeva il corpo stanco e ferito di Teseo del Camaleonte, uno dei guerrieri inviati a Micene insieme a Nestore.

"Teseo!" –Incalzò subito Ercole, aiutando l’uomo a sedersi su una seggiola. –"Che è successo? Dove sono gli altri?"

"Rapiti! Catturati! Annientati!" –Balbettò confusamente Teseo, tenendosi la testa che gli scoppiava, mentre Penelope si avvicinava con un secchio pieno d’acqua, per bagnargli la fronte febbricitante e pulirgli le ferite. –"Iris, la Messaggera degli Dei, ha catturato Nestore e Giasone! Li ha portati via!"


"E Priamo? E Asterione? E cosa ne è stato del Kouros? Lo avete abbattuto? Micene è salva?" –Continuò Ercole.

"Micene è salva.. ma abbiamo fallito!" –Affermò Teseo, abbassando lo sguardo, sentendosi colpevole. –"Sono riuscito a salvarmi grazie ai miei poteri mimetici! Io… perdonatemi se ho abbandonato i miei compagni… non avrei voluto! Ma non è stata viltà la mia, ma praticità! Nessuno di noi, neppure i nostri cinque cosmi uniti, è riuscito anche solo a scalfire il Kouros! Il cosmo divino di Era lo protegge, lo avvolge interamente, al punto da essere uno scudo impenetrabile! Non avrei avuto speranze da solo contro di esso, mentre adesso, così facendo, ho potuto portarvi queste notizie! Insieme possiamo liberare Nestore e Giasone!"

"Temo per loro!" –Commentò Ercole, sospirando. –"Se Era prova per i miei guerrieri anche soltanto un decimo dell’odio che prova per me, di loro non rimarrà niente! Pur tuttavia… confido in Nestore, nella sua capacità di resistere e nella sua forza di volontà!"

"Mio Signore! Concedetemi di andare a liberarli! Seguirò le tracce da Micene e forse riuscirò a scoprire dove Era si nasconde! Magari, con un gruppo di guerrieri scelti potremmo condurre un’azione improvvisa…" –Esclamò Teseo, agitatamente.

"Dove vuoi che si nasconda la Regina degli Dei? Sull’Olimpo, non credi?!" –Intervenne Nesso, ma Ercole li chetò.

"Era non è più sull’Olimpo da questa mattina! Ha lasciato il Monte Sacro poco dopo la nostra partenza, scivolando nell’alba verso oriente!" –Commentò il Dio. –"Non posso permetterti di partire, Teseo! Non adesso! Tirinto sta per essere assediata e ho bisogno dell’aiuto di tutti voi per difenderla!"

"Ma mio Signore… Nestore…" –Tentò di convincerlo Teseo.


"Ho fiducia in lui! Se la caverà!" –Tagliò corto Ercole, prima di fare cenno ad Artemidoro di condurre Teseo nell’infermeria, per farlo medicare in fretta. Usciti i due Heroes, Ercole fissò Penelope nel volto e la Sacerdotessa resse il suo sguardo per mezzo minuto.

"Adesso più che mai abbiamo bisogno della Lama degli Spiriti! E forse conosco l’uomo adatto per ritrovarla!" –Esclamò infine, stupendo Nesso e lo stesso Ercole.

Pochi minuti più tardi un uomo alto e magro, con lunghi capelli blu notte, raccolti in trecce sul davanti, entrò nello studio di Ercole, per la prima volta nella sua vita. Indossava la sua Armatura violacea, con una fascia bianca intorno al petto, simbolo del livello di conoscenza raggiunto nelle sue meditazioni, e teneva gli occhi chiusi.

"Tiresia dell’Altare al vostro servizio, potente Ercole!" –Esclamò l’uomo, inginocchiandosi di fronte al Dio.

"Perdonami se ho disturbato le tue meditazioni, Tiresia! Ma ho bisogno del tuo aiuto! Tirinto e i tuoi compagni ne hanno bisogno!" –Spiegò Ercole. –"Pare che tu disponga di un potere particolare, di una fantomatica vista capace di spaziare su luoghi lontani, capace persino di andare indietro nel tempo, seguendo la scia di ciò che è stato!"

"Voci simili che sussurrano sul mio conto quasi mi lusingano, oh potente Ercole, per quanto mi facciano somigliare più ad uno stregone che ad un guerriero!" –Rispose Tiresia con voce pacata.

"A me serve quel potere, Tiresia! Qua! Adesso!" –Esclamò Ercole con decisione, mentre Penelope posizionava di fronte a Tiresia una bacinella colma d’acqua di fonte. –"La Lama degli Spiriti! Dobbiamo trovarla! È l’unica arma con cui possiamo abbattere i Giganti di Era!"

"La Lama degli Spiriti?!" –Ripeté Tiresia, mentre Ercole gli spiegava in breve la situazione. –"Il mio maestro me ne parlò qualche anno orsono! Pare che se ne siano perse le tracce in Asia! Forse qualche monaco che vive in ascetismo, nascosto tra le impervie vallate dell’Hindu Kush o del Karakoram ne è il custode!"

"Puoi trovarla?" –Domandò infine Ercole.

"Posso provarci!" –Commentò Tiresia, inginocchiandosi di fronte alla bacinella. –"Ma ho bisogno di un tramite! Di un oggetto che sia appartenuto all’ultima persona che impugnò quell’arma, se non al creatore dell’arma stessa, che mi permetterà, se ne sarò capace, di seguire i flussi vitali della sua esistenza!"

"Magnifico!" –Commentò Nesso, gettandosi a sedere su uno sgabello. –"Non sappiamo neanche dove si trovi questa Lama! Come possiamo avere un oggetto appartenuto a chi l’ha impugnata l’ultima volta? Siamo arenati!"

Tiresia sospirò, scusandosi per non essere in grado di fare di più, ma Ercole si chinò su di lui, rinnovandogli la sua fiducia e porgendogli una ciocca di capelli di donna, consumati e antichi, ma, a sentir l’Hero, ancora impregnati di energia vitale. Un’energia vitale che, per quanto egli non l’avesse mai conosciuta, era molto simile ad un’altra che conosceva bene, essendo proprio di fronte a lui in quel momento.

"Mio signore… ma…?!" –Balbettò, per la prima volta in vita sua colto dal dubbio.

"Trova la Lama degli Spiriti!!!" –Esclamò Ercole, osservando Tiresia chinarsi sulla bacinella e gettarvi i capelli che aveva in mano. Quindi concentrò i propri sensi, espandendo il suo cosmo, caldo e profondo, che si dischiuse attorno a lui come i petali di un fiore, mentre il suo sguardo spaziava lontano, aldilà delle robuste mura di Tirinto. Abbracciò l’intera Grecia, immersa nel pallido sole di un mattino d’estate, scivolando verso Oriente, lungo le coste dell’Anatolia e perdendosi nell’interno, tra i deserti della Mesopotamia e i grandi fiumi, culla delle antiche civiltà. Ma non si fermò, continuando a spaziare ad oriente, superando le bianche vette dell’Hindu Kush, perdendosi nei meandri delle immense vallate dello Jamir, dove le immagini che scorrevano davanti alla sua mente presero a farsi confuse.

Tiresia tremò improvvisamente, agitandosi a scatti, mentre parole indistinte, molto confuse, uscivano dalla sua bocca. Parole nebulose che non riuscivano ad esprimere le immagini che turbinavano nella sua mente, preoccupando non poco Penelope e Nesso, e persino lo stesso Ercole.

"Sangue!" –Gridò improvvisamente Tiresia, tremando, mentre la sua mano destra era sospesa sulla bacinella d’acqua, senza mai sfiorarla. –"Una grande battaglia! Ombre! Lampi di luce! Una guerra tra monti impervi… scontri… lotte… e sangue, sangue, sangue! Oooh, quanto sangue dovrà ancora essere versato affinché l’uomo impari a volersi bene e a rispettarsi?" –Mormorò Tiresia, prima che, nell’agitazione che lo scuoteva interamente, la sua mano sfiorasse l’acqua della bacinella, rompendo l’incantesimo e facendolo crollare all’indietro di colpo, mentre Nesso si chinava per aiutarlo, preoccupato quasi che fosse morto. –"La Lama degli Spiriti è nello Jamir!" –Gridò, risollevandosi di scatto, con gli occhi aperti, dall’iride completamente bianca.

Penelope e Nesso rimasero in silenzio, un po’ turbati da quel rito particolare a cui avevano assistito, limitandosi ad aiutare Tiresia a rimettersi in piedi, in attesa di un cenno da parte del Dio dell’Onestà.

"Perfetto! Forniscimi ti prego le coordinate ben precise! Invierò immediatamente una squadra di Heroes nello Jamir, alla ricerca della Lama degli Spiriti!" –Esclamò infine il Dio, scrivendo alcune note su una pergamena. –"Nesso! Ancora una volta devo approfittare della tua velocità!"

"Ai vostri ordini, mio Signore!" –Affermò il ragazzo, inchinandosi, mentre il Dio gli consegnava un piccolo rotolo di pergamena, chiuso dal sigillo di Ercole.

"Affido a te questa missione perigliosa! Raggiungi Alcione, il tuo Comandante! La sua Legione è di stanza nel Mediterraneo Orientale, arroccata nella fortezza di Spinalonga, a Creta! Lei vi guiderà in Asia, grazie alle indicazioni di Tiresia!" –Spiegò Ercole, prima di mettere una mano sulla spalla del ragazzo. –"Non ho sbagliato quel giorno, dandoti la mia fiducia! Sei degno di meritarla!"

"Tornerò con la Lama degli Spiriti, mio Signore! E Alcione e i miei compagni della Legione del Mare saranno con me!" –Rispose Nesso, salutando il Dio e gli altri due Heroes ed uscendo in fretta dallo studio di Ercole.

Anche Tiresia, appurato che il Dio non necessitava più dei suoi servigi, si mosse per andarsene, ma prima di uscire, si voltò verso Ercole, avvicinatosi alla terrazza, e azzardò una domanda, con voce calma e pacata.

"C’è una cosa che vorrei chiedervi, possente Ercole ma non vorrei recarvi disturbo!"


"I capelli?!" –Lo anticipò Ercole, avendo compreso a cosa si riferisse. –"Appartenevano a Deianira, la mia Deianira, fidata compagna, figlia di Oineo, Re di Calidone, ingannata e abbandonata, e morta suicida per disperazione!"

A quelle parole, pronunciate con cruda asprezza, Tiresia e Penelope si irrigidirono un momento, certi di aver toccato un tasto dolente nella vita di Ercole. Tutti i suoi Heroes infatti, così come le Divinità dell’Olimpo e i cantori degli uomini mortali, conoscevano la triste storia di Deianira, la sposa amata da Ercole nell’età adulta. Per lei, il possente uomo sconfisse il Dio fluviale Acheloo e uccise a morte il centauro Nesso che l’aveva rapita. Ma il centauro, in punto di morte, convinse Deianira a prendere un po’ del suo sangue, di modo che se il marito avesse indossato una veste imbevuta della sua linfa vitale le sarebbe stato per sempre fedele. Deianira, debolmente accecata dalla gelosia, realizzò quindi per Ercole una veste cosparsa del sangue del centauro, ignorando che fosse in parte avvelenato, poiché Ercole lo aveva ucciso con una freccia imbevuta del sangue dell’Idra di Lerna. Infatti quando il marito indossò la veste, la pelle iniziò a bruciargli e capì che la sua fine era vicina. Così, chiese al figlio Illo di preparargli un rogo sul monte Eta e vi salì, ma mentre cominciò a bruciare Zeus con un rombo prelevò il figlio e lo portò sull’Olimpo, elevandolo al rango di Dio. Ma Deianira, quando seppe ciò che era accaduto, disperata si suicidò, in preda ai sensi di colpa. E i due non si rividero mai più.

"Dalle lacrime di Deianira nacque la Lama degli Spiriti ed ella, prima di morire, ne fece dono ad un Cavaliere di Athena, certa che la Dea l’avrebbe usata per difendere la giustizia e gli uomini, ideali a cui il marito da lei involontariamente tradito aveva dedicato parte della vita!" –Continuò Ercole. –"E soltanto le lacrime di una donna, dal cuore traboccante di amore e di dolore, potranno mettere fine al suo potere!"

Tiresia e Penelope annuirono con il capo, prima di accomiatarsi dal loro Dio, non prima che l’Hero dell’Altare confessasse un ulteriore dubbio che tormentava il suo cuore. La paura che Tirinto potesse essere distrutta anche dall’interno.

***

Nel frattempo, a Samo, nel risorto Heraion, Era contemplava dall’alto del trono le ambite prede che Iris, sua fedele Messaggera, le aveva consegnato. In ginocchio ai suoi piedi, con le braccia e le gambe avvolte da cerchi di energia dal colore dell’arcobaleno, stavano due Heroes di Ercole: Nestore dell’Orso, Comandante della Quarta Legione, e Giasone del Cavallo, catturati dalla Dea con l’aiuto del Kouros di Argo, che adesso si ergeva all’esterno del Tempio di Era, adibito nuovamente alla sua missione primaria, di difesa del luogo sacro per eccellenza della sua Dea.

"Mi congratulo per l’ottimo lavoro svolto, Iris!" –Sogghignò Era, alzandosi in piedi e iniziando a discendere la lunga scalinata in marmo chiaro che dal trono scendeva fino al pavimento dell’ampia sala, dove il suo braccio destro, il sacerdote Argo, e la Messaggera degli Dei controllavano a vista i due Heroes inginocchiati a forza. –"Queste prede, ai miei regali piedi prostrate, saranno un’utile merce di scambio che ci permetterà di condurre il gioco a modo nostro!"

"Mai!" –Gridò Nestore, rantolando a terra, stretto in una robusta morsa energetica. –"Non farete di noi ostaggi con cui ricattare il nostro Signore Ercole! Uccideteci piuttosto!"

"Lo farò, non preoccuparti, stupido orso!" –Lo zittì Era bruscamente, fissandolo con i suoi occhi color nocciola. –"E con voi sterminerò tutta quest’inutile brigata di derelitti, di patetici umani che hanno abbandonato la venerazione degli Dei Olimpici, per dedicarsi all’idolatria di un uomo che ha osato sfidare impunemente la collera celeste! Ercole imparerà, pagando con la sua stessa vita, che non è concesso agli uomini di prendersi gioco degli Dei!"

"È per questo che lo odiate non è vero?" –Esclamò infine Nestore, cercando di rialzarsi, senza curarsi delle conseguenze delle sue parole, che sapeva essere ben calibrate e dirette al bersaglio. –"Perché lui, unico tra tutti i Signori Olimpici, è ammirato tra gli uomini, e da loro lodato, amato, venerato, come fosse un Dio, per quanto egli in fondo non si sia mai sentito tale! Come voi non siete mai stati adorati!"

"Taci, bestia!" –Lo schiaffeggiò Argo, Sacerdote di Era, facendo cadere Nestore a terra. –"Hai dimenticato chi hai di fronte? La Grande Dea Madre da cui ogni forma di vita discende! È così irritante vedervi muovere le labbra, che gli Dei vi hanno donato, per esprimere parole indegne piene di ingratitudine!"

"Parole che mi vengono dal cuore!" –Ringhiò Nestore, tentando di rimettersi in piedi, per quanto i cerchi di energia lo stringessero sempre più. –"Era, siete una Divinità patetica! Una Regina priva di trono e soprattutto di un regno su cui imperare! Di sudditi che possano adorarvi! È per questo che odiate Ercole! Perché egli ha avuto, ha ed avrà, senza che lo avesse previsto né voluto, tutto ciò che voi inseguite da secoli senza essere mai riuscita ad averlo: l’ammirazione delle umane genti, che per Ercole dimostrano amore ed affetto spontaneo, poiché vedono in lui l’amico, il compagno a cui rivolgersi, perché lo sentono come uno di loro! Mentre voi, che gli uomini avete sempre tentato di usare, di asservirli ad una venerazione forzata, languite dimenticata tra le nebbie del Monte Olimpo, rodendovi l’animo per la gelosia e l’invidia, incapace di trovare un modo per uscire dalla vostra crisi interiore che non sia distruggere l’isola felice del vostro rivale!"

Era arrossì in viso, adirata per le violente parole che Nestore le aveva rivolto, colpita nel profondo del suo orgoglio, di fronte ai suoi più stretti collaboratori. Sollevò il braccio destro, mentre il suo cosmo infiammava lo spazio attorno, esplodendo sotto forma di gigantesche onde di luce che travolsero i due Heroes, annientando le morse di energia che li attanagliavano e scaraventandoli lontano, con le Armature distrutte.

"Distruggerò Ercole, sì! E Tirinto e tutti i suoi difensori con lui!" –Gridò Era istericamente, mentre le onde di luce travolgevano imperterrite i due Heroes. –"Se per invidia o per brama di potere, lascio a voi stabilirlo! Se sarete anche vivi per poter giudicare! Ah ah ah!"

Travolti dalle onde di luce, Nestore e Giasone furono scaraventati contro un muro laterale dell’ampia sala dell’Heraion, schiantandosi proprio sull’arazzo che raffigurava i novanta Heroes di Ercole. Immediatamente, i simboli dell’Orso e del Cavallo iniziarono a brillare, mentre le Moire, chine sul loro lavoro, ai piedi della scalinata di marmo, cominciarono ad intonare una cantilena, monotona e greve come la morte. Nestore vi prestò orecchio e parve riconoscere un requiem di morte.

"Nooo!!!" –Gridò, espandendo il suo cosmo, cercando di liberarsi da quel pressante potere che lo stava schiacciando contro il muro, facendo a pezzi la sua Armatura e il suo corpo. –"Ursus arctos middendorffi!" –Ed aumentò la propria massa corporea, diventando un gigante, un colossale orso dagli artigli affilati che si lanciò avanti, esplodendo in un rabbioso grido animalesco.

Argo e Iris immediatamente si schierarono di fronte ad Era, sollevando un muro di energia cosmica contro il quale si schiantarono gli attacchi del gigantesco Orso, mentre Giasone, approfittando della distrazione di Era, riusciva a liberarsi dalla sua stretta e a rimettersi in piedi. Nestore lo incitò ad andarsene, a tornare da Ercole, sfruttando l’enorme velocità che gli era propria, ma Giasone esitò, non avendo cuore di abbandonare il proprio Comandante, condannandolo a morte certa.

"Vattene!" –Tuonò Nestore, agitando le braccia smaniosamente, per controbattere gli attacchi di Era, Iris e Argo. Ma Giasone non riuscì a correre via che venne colpito da un violento assalto energetico e scaraventato nuovamente al muro, mentre due figure apparivano ai suoi fianchi, imprigionandolo in una gabbia di energia.

Nello stesso momento una corona di rossi fiori di melograno circondò l’immenso corpo dell’Orso di Ercole, scivolando attorno a lui, prima che ogni fiore esplodesse in un lampo di luce, travolgendo l’attonito guerriero e obbligandolo a ritornare alle sue forme umane, di fronte allo sguardo soddisfatto di un uomo che teneva un fiore di melograno in mano. Un uomo che sembrava conoscere.

"Finalmente siete arrivati!" –Esclamò Argo, abbassando la barriera difensiva.

Tre figure si avvicinarono ad Era, inginocchiandosi ai suoi piedi, mentre Iris imprigionava nuovamente Nestore e Giasone in una stretta morsa con i suoi cerchi di energia colorata.

"Lode a te, Regina degli Dei! Noi, tuoi Emissari, siamo al tuo servizio, così ora come nel Mondo Antico!" –Esclamarono le tre figure, prima di sollevarsi nuovamente.

Fu così che Nestore e Giasone poterono osservare per la prima volta i tre Emissari, i guerrieri difensori di Era, i cui simboli erano evidentemente ispirati agli elementi del potere della Regina degli Dei: la Vacca, il comune epiteto alla Dea riferito, il Pavone, animale a lei sacro per eccellenza, e il Melograno, simbolo di fertilità e di morte. Tre Emissari dal cosmo vasto e potente, intriso di profonde venature divine, che mancavano invece anche ai migliori Eroi delle Legioni di Ercole, essendo essi soltanto degli uomini comuni, privi di qualunque legame con le Divinità che non fosse la devozione alla causa di giustizia e di onestà rappresentata dal loro Signore.

"Lasciateli a me, mia Signora! Saprò io in che modo servirmi di loro!" –Esclamò uno dei tre Emissari, sollevando un brillante fiore di melograno. Quindi si allontanò insieme ad Iris, per condurre i due Heroes nei sotterranei dell’Heraion, riservando loro un trattamento agonizzante al fine di risucchiare tutta la loro energia, fino a svuotarli e a renderli simili a larve. Nestore e Giasone vennero rinchiusi in una vasta stanza scavata nella roccia, molto aerata ed esposta a mezzogiorno, che non somigliava affatto ad una prigione, bensì ad un’immensa serra. Il pavimento era infatti costituito da terreno fresco e ben drenato e la parete meridionale non era altro che un’enorme lastra di vetro da cui filtravano i raggi del sole. Nestore e Giasone furono scaraventati a terra e liberati dai cerchi di energia di Iris, che rimase ai bordi della stanza insieme al guerriero che reggeva in mano un fiore di melograno.

"Non affannatevi troppo!" –Esclamò l’uomo, lanciando il fiore, che si conficcò nel terreno fresco proprio ai piedi dei due Heroes, straniati da quella singolare situazione. Immediatamente il terreno tremò e dalla terra sorsero enormi e lunghissimi steli di melograno, dalle foglie caduche e lanceolate, di un acceso verde lucente, e con fiori dal colore bianco perla; steli che fluttuavano nell’aria, agitati da vita propria, intrisi del cosmo del loro creatore, il malefico giardiniere che aveva trascorso anni ad interagire con le piante, rendendole sue schiave, fino a trasformarle in una micidiale arma da guerra. Ad un cenno dell’Emissario di Era, le migliaia di piante si avvolsero attorno ai corpi di Nestore e di Giasone, fermando i loro arti, bloccando i loro movimenti, stritolandoli come fossero pezzi di pane, e più i due Heroes tentavano di dimenarsi, di liberarsi da quelle morse pressanti, maggiormente gli steli di melograno sembravano stringerli, prosciugando ulteriormente la loro energia.

"Le piante che vi stanno stringendo in una crudele morsa hanno il compito di succhiare la vostra linfa vitale, l’essenza del vostro cosmo, che scorrerà via, bagnando il suolo di questa serra e dando nuovo impeto ai miei melograni!" –Spiegò l’uomo. –"Perciò non sforzatevi troppo di resistere, poiché non soltanto sarebbe vano, ma accelererebbe la vostra fine! Ah ah ah!" –Rise l’Emissario di Era, muovendosi per andarsene, lasciando Nestore e Giasone imprigionati in un mare di piante.

"A… Aspetta un momento!!!" –Gridò Nestore dell’Orso, dimenandosi selvaggiamente all’interno di quella selva. –"Io ti ho riconosciuto!!!" –Esclamò, prima che due steli robusti gli strozzassero il collo. –"Traditoreee!!!"

L’Emissario di Era, con il simbolo del Melograno, si voltò un’ultima volta verso i due Heroes intrappolati in quell’agonia naturale, prima di sfilarsi l’elmo blu della sua Armatura e rivelare il suo volto, solcato da un sorriso perverso. Un volto che Nestore e Giasone conoscevano bene, poiché apparteneva a uno degli Heroes più cari ad Ercole.

Nuovamente assisa sul suo trono nella grande sala, Era sorrideva soddisfatta, mentre Argo, in ginocchio di fronte a lei, continuava a lamentarsi e ad offendere gli uomini, da lui eternamente disprezzati. Improvvisamente un debole cosmo fece la sua comparsa nell’Heraion, venendo immediatamente percepito dalla Dea e dai suoi Emissari, che subito si spaventarono, non riconoscendolo, ma Era fece loro cenno di tacere, cercando di aiutare il suo informatore a mettersi in contatto con lei.

"Mi avete dunque riconosciuto, Regina degli Dei?!" –Domandò la giovanile voce.

"Dev’essere accaduto qualcosa di preoccupante, Lica, se tenti di metterti in contatto con me tramite il cosmo, rischiando di essere scoperto e di far fallire i miei piani!" –Esclamò la Dea.

"C’è qualcosa di cui penso dobbiate essere informata, mia Signora!" –Spiegò Lica, raccontando ad Era la spedizione che Ercole aveva organizzato in Asia, con il fine di recuperare la Lama degli Spiriti, spedizione di cui egli stesso faceva parte. –"Le possibilità di riuscita sono minime! Pur tuttavia, qualora la missione dovesse aver successo…"

"La missione fallirà!" –Tuonò Era, interrompendo bruscamente il giovane e alzandosi dal trono di scatto, di fronte allo sguardo preoccupato persino di Argo. –"È tuo compito adoperarti per farla fallire, Lica, per boicottarla in ogni modo possibile, per creare ritardi e disturbi di ogni sorta! Per far sì che la Terza Legione si perda per sempre nelle impervie vallate del Karakoram! Ah ah ah!" –Sghignazzò Era, mentre la comunicazione con il suo informatore scemava di intensità.

"Farò del mio meglio, mia Signora!" –Furono le ultime parole che Era udì, prima che il collegamento tramite il cosmo scomparisse nel vento.

"Lo spero per te!" –Esclamò Era, scendendo imbestialita gli scalini di marmo della sala del trono.

"Mia Regina!" –La chiamò Argo, rimasto in ginocchio di fronte allo scranno. –"Inviate me in Asia! Saprò servirvi nel migliore dei modi, facendo fallire quel miserabile tentativo di opporvi resistenza!"

"Apprezzo il tuo intervento, Argo, ma devo rifiutarti il permesso! Tu sei il mio Sacerdote, il mio più fidato consigliere! L’unico uomo che valga la pena salvare! E rimarrai con me fino alla fine, a contemplare la rovina di Ercole dall’alto di Samo senza sporcare di sangue o di polvere la tua splendida veste!" –Esclamò Era, prima di rivolgersi ai due guerrieri inginocchiati alla base della scalinata. –"Vacca! Pavone! Sfrecciate in Asia e impedite a quei patetici umani di portare a compimento la loro missione!"

"Con qualunque mezzo?" –Sogghignò Kyros del Pavone, alzandosi in piedi e fissando la Dea con aria di sfida.

"Con qualunque mezzo!" –Puntualizzò Era, prima di voltarsi e incamminarsi nuovamente verso il trono. –"La Lama degli Spiriti non dovrà cadere in mano di Ercole! Costi quello che costi, essa sarà mia!"