OAV 5
LE PORTE DEL PARADISO
«OVERTURE AL TENKAI»
Data di produzione Febbraio 2004.
Durata 83 minuti circa.
Regia Shigeyasu Yamauchi.
Sceneggiatura Masami Kurumada.
Disegnatori Shingo Araki, Michi Himeno.
Cast: Musiche: Seiji Yokohama. Animazioni: Shingo Araki. Fondali: Takaaki Yamashite.
Periodo di ambientazione Dopo la saga di Hades.
Personaggi presenti: Pegasus, Sirio, Cristal, Andromeda, Phoenix, Isabel, Castalia, Artemide, Apollo, Toma, Teseo, Odisseo, Tisifone, Asher, Aspides, Shin, Mur, Toro, Gemini, Kanon, Cancer, Ioria, Virgo, Libra, Scorpio, Capricorn, Acquarius, Fish, Zeus, Dei dell'Olimpo.
In una baita di montagna, vicino ad un lago, Lady Isabel si sta prendendo cura di Pegasus. Il ragazzo è sopravvissuto alla battaglia contro Hades, durante la quale la spada del Dio l'aveva trafitto al cuore, ma è privo dei cinque sensi e giace in stato vegetativo su una sedia a rotelle. Improvvisamente, tre uomini compaiono sul lago. Uno di loro, il cui volto è parzialmente coperto da una maschera, ordina di uccidere Pegasus, ed attimi dopo gli altri due lanciano una pioggia di giavellotti verso il ragazzo. Pegasus non reagisce minimamente, ma i giavellotti lo feriscono solo superficialmente e si conficcano sulla sedia a rotelle o sul pavimento attorno a lui. "Chi osa ribellarsi al volere degli Dei, come ha fatto quest’uomo, pagherà il suo affronto con la sua stessa vita!" proclamano gli aggressori, che però sono stupiti per aver mancato il bersaglio e non essere riusciti ad ucciderlo. Improvvisamente, il guerriero con la maschera avverte una presenza e, preso un giavellotto, lo lancia contro una vetrata della baita, frantumandola. Da dietro la vetrata esce Lady Isabel, con in mano una coperta per Pegasus. Il guerriero con la maschera capisce che è stata lei a salvare Pegasus dal primo attacco e gli altri due le corrono incontro, ma, ignorandoli, la fanciulla avanza tranquillamente verso la sedia del ragazzo, e contemporaneamente il suo cosmo distrugge i vari giavellotti conficcati al suolo. Isabel sistema con cura la coperta sulle gambe di Pegasus, continuando ad ignorare gli aggressori. Il Cavaliere mascherato le chiede di non interferire, e quando Isabel finalmente chiede loro quale divinità li ha mandati, rivela che è stata sua sorella. Isabel comunque si rifiuta di abbandonare Pegasus, e non indietreggia neppure quando i nemici iniziano ad espandere i loro cosmi, mostrando di essere pronta a combattere se necessario. "Io non vi permetterò di fargli alcun male!". All'improvviso però, un altro cosmo si espande sulla zona, il sole scompare, ed al suo posto sul lago appare la luna, enorme e splendente d'argento. "Sulla terra, d’improvviso brilla il lume della luna. Una persona sola è capace di un simile prodigio: la Dea della Luna, che regna sulle tenebre. La sua luna risplende più forte dello stesso sole… un bagliore che può giungere solo da una Dea" comprende Isabel, ed infatti davanti a lei compare sua sorella Artemide, Dea della Luna. Artemide rimprovera Atena per essersi schierata con gli uomini e le chiede di consegnarle la Terra, affermando che non è più degna di governarla. "Cedi a me il governo della sorte dell’umanità. Fa che non sia vana la mia discesa sulla Terra!". Per alcuni secondi, Atena resta immobile senza rispondere, poi nella sua mano compare lo scettro di Nike. La fanciulla tuttavia non ha intenzioni bellicose e, sollevato l’oggetto, afferma "E sia, ti cederò il mio scettro, venerabile sorella!" intendendo che, consegnandolo ad Artemide, le darà il dominio sulla Terra. Artemide è stupita dall'arrendevolezza di Atena, mentre il guerriero mascherato, che sta osservando in silenzio la scena, resta colpito dalla purezza del cosmo della Dea della giustizia. Artemide comunque avanza per accettare lo scettro, ma prima di darglielo Atena le chiede qualcosa in cambio. La fanciulla chiede infatti il perdono e la salvezza di Pegasus e gli altri Cavalieri che, dopo aver a lungo sofferto, ora meritano di vivere in pace come uomini normali. Isabel afferma che, in cambio della salvezza dei Cavalieri, sacrificherà se stessa in modo da pagare al posto loro. Artemide non riesce a comprendere le motivazioni della sorella, ma accetta l'offerta, affermando che la vita degli uomini è comunque troppo breve per poter essere di fastidio agli Dei. D'altra parte però, se i Cavalieri "dovessero ancora oltraggiare gli Dei, non vi sarà alcun perdono!". Inginocchiandosi ai piedi della sorella, Isabel accetta la condizione e promette che Pegasus e gli altri non combatteranno mai più, poi consegna lo scettro di Nike, simbolo del suo potere. Come primo passo, Artemide decide di andare al Grande Tempio per prenderne possesso, e in un lampo di luce lei, i suoi Cavalieri ed Isabel scompaiono, lasciando il solo Pegasus, immobile sulla sedia a rotelle. Improvvisamente però, il ragazzo ha una visione, in cui rivede lo scontro finale con Hades ed il momento in cui la spada del Dio lo colpì al cuore. Per un attimo, il ragazzo rivive l'agonizzante dolore provato quella volta, poi si scuote e finalmente riapre gli occhi, immediatamente consapevole della decisione appena presa da Atena. Intanto, altrove, in un luogo fuori dal mondo, gli spiriti dei Cavalieri d'oro, con la sola eccezione di Micene, sono al cospetto degli Dei dell'Olimpo. Nudi ed inermi, i Cavalieri d'oro vengono accusati di essersi opposti agli Dei e per questo soffriranno per l'eternità. Fra tutti i custodi delle dodici case, solo Shin e Libra hanno il coraggio di ribattere le accuse, affermando "Noi siamo Cavalieri di Atena, e anche se privi del nostro corpo, macchiati dalla colpa e puniti dalla collera divina, è solo ad Atena che resteremo devoti!". Se sarà necessario combatteranno tutte le altre divinità in nome suo. Gli Dei, i cui corpi sono invisibili, non tornano sulle loro posizioni e dichiarano che le anime impure dei Cavalieri d'oro saranno sigillate, come esempio per le generazioni future. "Porremo dunque un sigillo sul vostro spirito! Un sigillo che punisca la vostra arroganza e la vostra indifferenza! Un sigillo eterno! Che incateni il vostro spirito per sempre, senza condevervi pace!" Spaventati, i Cavalieri d'oro si avvicinano istintivamente a quelli tra loro cui sono più legati. Mur, Ioria e Scorpio, Cancer e Fish, Acquarius e Capricorn, Gemini e Kanon si uniscono spalla a spalla, ed anche Toro e Virgo si avvicinano. Libra e Shin affermano che, anche se le loro anime saranno sigillate, la loro fede in Atena resterà intatta, e altri Cavalieri sapranno combattere al loro posto. Gli Dei comunque non tornano sulla loro scelta e, con i loro immensi poteri, sigillano le anime dei custodi di Atene. Sulla Terra, Isabel prega Artemide perché l'umanità venga risparmiata, ma la Dea l'informa che gli Dei hanno preso la loro decisione e nulla gli farà cambiare idea. Pronta a tutto, Isabel si dichiara pronta a rischiare la propria vita pur di contrastare la volontà delle altre divinità. Intanto, alla baita, Pegasus si è finalmente rialzato. Il ragazzo avverte la scomparsa del cosmo di Atena, ma è troppo debole per camminare e si trascina a stento. Improvvisamente però viene raggiunto da Castalia che, dopo averlo soccorso, gli racconta di come dopo la battaglia con Hades, Isabel si sia presa cura di lui. Pegasus però continua ad insistere che è necessario raggiungere Atena, ed afferma di aver avuto un cattivo presagio per il futuro. Queste parole preoccupano Castalia, che guardando attorno trova a terra un ciondolo ornato da una pietra rossa. Quel ciondolo preoccupa la ragazza, che, dopo averlo legato alla sua cintura, consiglia a Pegasus di raggiungere il Grande Tempio, dove si trovano anche Tisifone e gli altri Cavalieri che non avevano partecipato alla battaglia in Ade. Seppur debole, il ragazzo obbedisce e raggiunge la Grecia. Al suo arrivo però, Pegasus trova il Grande Tempio molto cambiato. Ovunque ci sono rigagnoli o pozze d'acqua e l'intera zona è circondata come da un sottile vetro cristallino. Improvvisamente, sulla scena compare Tisifone, che informa il Cavaliere che quello ora è il Tempio di Artemide e non più di Atena. "Come osa un derelitto come te varcare la soglia di un luogo sacro!" Pegasus è contento di rivedere la donna, ma Tisifone gli ordina di andarsene e spiega come ormai sia il Grande Tempio che la Terra appartengano ad Artemide e non più ad Atena. "Atena ha abdicato in favore di sua sorella Artemide!". Pegasus non riesce a credere a queste parole, ma prima di poter fare altre domande viene attaccato a sorpresa da Asher ed Aspides. Incredibilmente, i due sono pronti ad ucciderlo in nome di Artemide se non lascerà subito il Grande Tempio. Pegasus non può credere a queste parole e dichiara di essere sempre un Cavaliere di Atena, ma i due lo attaccano senza esitazioni. Ancora in condizioni precarie, Pegasus subisce i primi colpi degli amici di un tempo. Cercando di reagire, il ragazzo prova a lanciare il suo Fulmine contro Aspides, ma il suo cosmo sembra scomparso e l'attacco non genera alcuna energia. Mentre Aspides scoppia a ridere, Tisifone attacca il ragazzo, atterrandolo con facilità. La donna gli ricorda che il cosmo dipende dall'ardore che si ha nel cuore, ed afferma che in quelle condizioni Pegasus non ha più alcuna energia. La sacerdotessa poi gli dice di nuovo di andarsene, e quando Pegasus ribatte affermando di essere ancora un Cavaliere di Atena, lo accusa di essere semplicemente troppo orgoglioso per accettare la realtà. Pegasus tenta un altro attacco, ma anche stavolta senza alcun risultato. Tisifone allora si scaglia contro di lui e, colpitolo numerose volte, gli lancia contro il Cobra Incantatore, frantumando il suolo e facendolo cadere in un precipizio. Persino Asher ed Aspides sono stupiti dalla violenza dell'attacco della donna, poi però si congratulano per la rapidità con cui ha eseguito l'ordine di Artemide di uccidere il Cavaliere e si allontanano. A sua volta anche Tisifone si incammina, pensando che probabilmente presto anche gli altri Cavalieri raggiungeranno il Grande Tempio. Nonostante tutto però, Pegasus è ancora vivo, ed attimi dopo si risveglia in una caverna sotterranea, sulle rive di un lago. Inizialmente, il ragazzo non riesce a credere che Tisifone e gli altri lo abbiano attaccato in quel modo, e si chiede se Atena abbia davvero abbandonato la Terra, poi però si accorge di qualcosa. A pochi metri da lui, quasi completamente immerso in acqua, Pegasus vede lo scrigno della sua armatura di bronzo. Sorridendo, il ragazzo si avvicina alla corazza, ma in quel momento un violento spasmo di dolore lo ferma. Pegasus capisce che è come se il suo corpo stesse rifiutando la vicinanza dell'armatura ed esita incerto, ma poi il desiderio di rivedere Atena ha il sopravvento ed il ragazzo riesce finalmente a raggiungere lo scrigno. Altrove, Isabel entra in una di enorme salone colmo d'acqua, pentita perché per il suo egoismo ha consegnato la Terra ad Artemide, segnando la probabile fine dell'umanità. Nella speranza di rallentare la catastrofe, la Dea si taglia il polso ed inizia a versare il suo sangue, affermando che quello proteggerà l'umanità. "Se non posso fermare gli eventi, posso cercare di ritardarli! Offro il mio sangue… per salvare il mondo!". Intanto, anche Andromeda è arrivato al Grande Tempio, attirato dalla scomparsa del cosmo di Atena e dalla presenza di quello di Artemide. Usando la catena, il ragazzo sta scalando una montagna, ma non può fare a meno di notare quanto sia cambiato il Grande Tempio. Improvvisamente, la sua catena avverte una presenza nemica, ed infatti uno dei tre guerrieri di Artemide appare nel cielo. Costui non è un normale Cavaliere ma un angelo messaggero divino ed a dimostrazione di ciò è capace di volare senza alcuna difficoltà. Il guerriero, il cui nome è Teseo, afferma che il Grande Tempio ora appartiene ad Artemide, ed in nome suo tutti gli uomini moriranno. Andromeda tuttavia, avendo disobbedito agli ordini divini, sarà il primo a cadere. Approfittando della sua abilità di volare, Teseo colpisce Andromeda con i poteri del suo cosmo, poi però, non volendo avere dei vantaggi contro un Cavaliere già inferiore, lo spinge fino alla cima della montagna, dove si trova un tempio in rovina. Non avendo scelta, Andromeda entra nel tempio, senza soffitto e di forma circolare, il cui pavimento è coperto da un sottile strato d'acqua. Immediatamente, lo scontro inizia, ma Andromeda non può contrastare l'abilità del nemico di volare e viene ripetutamente colpito dagli assalti di Teseo. L'ultimo colpo dell'angelo scaglia il Cavaliere contro quella che sembra una colonna di pietra al centro del tempio. Osservandola bene però, Andromeda si rende conto che quel pilastro è in realtà formato dai corpi pietrificati dei Cavalieri d'oro, le cui anime sono state in questo modo sigillate dagli Dei, come monito alle generazioni future. Sconvolto e amareggiato, Andromeda cade in acqua, proprio mentre Teseo concentra il suo cosmo per lanciare l'attacco finale. Stanco e amareggiato, il ragazzo non prova neppure a difendersi, ma improvvisamente l'apparizione di una fenice infuocata obbliga Teseo a deviare il suo attacco, che così manca Andromeda. In pochi attimi, le fiamme si diradano, rivelando Phoenix, giunto in soccorso del fratello come tante volte in passato. Andromeda è felice di vedere il fratello, ma il fato di Atena e dei Cavalieri d'oro lo fa disperare sulla vittoria. Dello stesso avviso è Teseo, che annuncia ai nemici come Isabel si sacrificherà in nome degli esseri umani. Phoenix però ricorda al fratello che loro sono Cavalieri di Atena, e che la loro missione è combattere in difesa dell'umanità, qualunque siano le circostanze. "Che Atena ci respinga o ci sconfessi, la nostra fedeltà è immutata! Che indossiamo o no l’armatura… che la stessa Atena esista o sprofondi nel nulla, noi siamo Cavalieri! Ogni singola ferita, ogni nostra cicatrice incisa nella carne lo prova! E ora il mio sacro dovere di Cavaliere di Atena mi impone… di spazzarti via!" urla Phoenix, che poi si lancia contro Teseo, ma l'angelo schiva il suo pugno con facilità e lo colpisce all'addome. Grazie al suo cosmo, Teseo respinge anche la catena di Andromeda, intervenuto in difesa del fratello, poi torna a concentrarsi su Phoenix, la cui forza sembra inutile contro il nemico. Cercando di non arrendersi, Phoenix tenta il Fantasma Diabolico, ma anche questo attacco viene evitato e Teseo mette fine allo scontro lanciando Phoenix contro la colonna di pietra in cui sono sigillate le anime dei Cavalieri d'oro. Mentre Andromeda soccorre il fratello, Teseo ammira stupito la determinazione dei suoi nemici, e capisce perché le divinità li considerino una minaccia. Vedendo l'angelo avvicinarsi, Andromeda si prepara a difendere il fratello, ma Phoenix gli chiede di fermarsi. Stavolta tuttavia il Cavaliere della Fenice non vuole far evitare ad Andromeda la battaglia, ma vuole combattere al suo fianco, come fanno due Cavalieri. "Non fraintendermi, Andromeda! Io adesso voglio solo combattere al fianco di un Cavaliere! Al fianco di un mio pari!". Onorato, Andromeda accetta l'offerta di Phoenix ed i due si preparano allo scontro. Teseo tuttavia è ancora troppo forte e veloce e, muovendosi con grande agilità, colpisce entrambi i nemici, atterrandoli di nuovo. I due fratelli giacciono svenuti e privi di forze ai piedi della colonna di pietra, in attesa della fine, ma, all'improvviso, i volti di pietra dei Cavalieri d'oro iniziano a piangere lacrime di sangue, che cadendo riscaldano l'acqua ed infondono nuovo vigore in Andromeda e Phoenix. Consapevoli del sostegno dei Cavalieri d'oro, i due si rialzano, forti dei ricordi delle vittorie passate, combattute senza mai temere la morte o considerare la resa. Davanti agli occhi sbalorditi di Teseo, Andromeda si lancia all'attacco con la catena, che però l'angelo riesce a schivare. L'offensiva del ragazzo tuttavia non è finita, e così Andromeda scatena la potenza della sua Nebulosa. Con un agile salto, Teseo evita anche questo colpo e si prepara a colpire dall'alto, ma in realtà gli assalti di Andromeda erano solo un diversivo per Phoenix che, comparendo da dietro le spalle del fratello, travolge il nemico con le Ali della Fenice. Teseo viene annientato dalla forza del colpo, mentre Andromeda e Phoenix ricadono in acqua, esausti ma vittoriosi. Dalla loro prigione di pietra, i Cavalieri d'oro commentano orgogliosi la vittoria, segno che anche dopo la loro scomparsa ci saranno sempre dei valorosi protettori di Atena pronti anche a sfidare gli Dei. "Siete i nostri successori, e prima che ognuno di noi sia scomparso da questo mondo, che le vostre gesta siano testimoni del nostro passato sulla Terra, e del valore di Cavalieri che abbiamo profuso per proteggerla! Che del nostro ideale di giustizia… resti almeno il ricordo eterno!". Intanto, non molto lontano, Pegasus, con indosso la sua armatura di bronzo, avanza barcollando tra le rocce, fino ad arrivare vicino ad un lago. L'apparizione di un cristallo di ghiaccio, segno della presenza di Cristal, fa gioire il ragazzo, ma ben presto la felicità viene sostituita dall'amarezza. Al suolo, privo dell'armatura e col corpo quasi completamente intrappolato nel ghiaccio giace riverso Sirio, mentre Cristal stesso cade al suolo con la corazza in frantumi, abbattuto da uno degli angeli di Artemide. Costui si chiama Odisseo ed è capace di usare i colpi segreti dei nemici contro di loro a suo piacimento. Pegasus corre subito in soccorso dei compagni, ma Cristal gli dice di fuggire temendo per la sua incolumità. Pegasus decide di affrontare lo stesso il nemico, ma non riesce a difendersi dai suoi attacchi e viene messo rapidamente in difficoltà. Prima di finire il nemico, Odisseo rivela che Atena si sta dissanguando e ben presto morirà. Tale consapevolezza dà a Pegasus la forza di reagire e bruciare il cosmo fino a lanciare ancora una volta il suo Fulmine, ma Odisseo riesce facilmente a fermare le sfere di energia ed a rilanciarle al mittente concentrate in un unico fascio di luce. Pegasus subisce in pieno l'attacco e la sua armatura va in pezzi, ma cerca comunque di continuare a battersi in nome di Atena. "Uomo e Cavaliere… che abbia ciò che gli Dei hanno perduto?" si chiede Odisseo, che però, seppur stupito dalla determinazione del nemico, continua a respingere facilmente i suoi attacchi, riducendolo in cattive condizioni. L'ultimo colpo però viene fermato da Cristal, che congela l'energia del nemico in modo da salvare Pegasus. Rinvigorito dalle parole del nemico, Cristal riprende la battaglia e scaglia contro Odisseo la Polvere di Diamanti. L'angelo ferma senza problemi il colpo e si prepara a rimandarlo indietro, ma dalle acque del lago emerge Sirio, che scatena il Drago Nascente contro il guerriero, obbligandolo ad usare gli stessi ghiacci di Cristal per difendersi. Alla fine comunque Odisseo esce indenne dallo scontro, mentre Sirio e Cristal subiscono in pieno l'esplosione di acqua e ghiaccio. Rimasto solo, Pegasus ricorda le battaglie passate ed i sacrifici di tutti coloro che sono morti in nome della giustizia. "Un Cavaliere della Dea Atena non può che continuare a combattere. Anche se è ferito nel corpo e nel suo spirito, avanza un passo alla volta dando l’ultimo sguardo, l’estremo saluto ai compagni caduti in battaglia! Ed è così che dà vita al miracolo: resiste, come estremo baluardo della giustizia!" Memore di ciò e delle antiche vittorie, il Cavaliere è determinato a continuare a battersi, ma le sue parole risvegliano gli spiriti combattivi di Dragone e Cristal, che decidono di affrontare da soli Odisseo per permettergli di proseguire. Seppur inizialmente esitante, Pegasus accetta la scelta degli amici e corre via, lasciando a loro la battaglia. Mentre l'eroe si allontana, il potere di Odisseo si scontra col Drago Nascente di Sirio e la Polvere di Diamanti di Cristal lanciati al massimo livello. Mentre Sirio e Cristal subiscono in pieno il colpo nemico e crollano a terra, Odisseo sembra uscire illeso dal combattimento ed inizia ad incamminarsi, ma dopo pochi passi il suo corpo implode per effetto delle tecniche dei due eroi. Vittoriosi ma esausti, Sirio e Cristal lasciano a Pegasus l'arduo compito di salvare Atena. Il Cavaliere ha intanto raggiunto una zona sabbiosa, simile ad un deserto, ed avanza faticosamente tra le dune. Le ferite e la stanchezza però hanno ulteriormente indebolito il suo cosmo, e, dopo aver perso l'equilibrio ed essere caduto nella sabbia, Pegasus si chiede se ha ancora la forza di salvare Atena. Le sue preoccupazioni sono interrotte dall'arrivo del guerriero mascherato, che si presenta come Icaro, Cavaliere di Artemide. Icaro chiede al ragazzo cosa lo spinga a combattere anche ora che Atena non è più una Dea e sta morendo, e Pegasus gli risponde che lo fa perché crede ed ha sempre creduto in Isabel, e quindi lotterà sempre per lei. Icaro racconta che, desideroso di uguagliare la forza degli Dei, ha temprato il suo corpo, ottenendo un grande potere, e che ora è pronto ad usarlo contro un nemico che in passato ha combattuto e sconfitto gli Dei stessi. Pegasus dichiara di aver combattuto quelle battaglie per proteggere Atena, poi si prepara allo scontro. Icaro è consapevole della morte degli altri angeli per mano di Phoenix, Andromeda, Sirio e Cristal, ma reputa offensivo che un uomo dal cosmo debole come Pegasus voglia affrontare Artemide e lo attacca. Pegasus reagisce lanciando il Fulmine, ma il colpo non reca alcun danno ad Icaro che, seppur onorato di stare affrontando un Cavaliere che aveva combattuto e vinto gli Dei, si dice deluso dalla sua forza. Icaro atterra Pegasus usando delle scariche di energia e si appresta a finirlo col colpo di grazia. La sua mano però viene fermata da Castalia che, dopo avergli lanciato il ciondolo raccolto alla baita di Isabel, allontana il nemico con un calcio. La sacerdotessa rivela un ciondolo identico a quello di Icaro, se non per il colore della pietra, e dice di star cercando da tempo il proprietario del ciondolo con la pietra rossa. Icaro però non risponde e, lasciato cadere il ciondolo nella sabbia, afferma che il cosmo di Castalia è insignificante e l'attacca. "Il sentimento rende i mortali più deboli, ma non mi riguarda. Io sono già oltre!" dichiara Icaro, che li ritiene prova di debolezza, e afferna di non essere più un essere umano. Castalia però ribatte che proprio i sentimenti a volte rendono gli uomini più forti, proprio come succede con Pegasus, che ha sempre trovato dentro di se l'energia per rialzarsi e continuare a lottare. Icaro però resta delle sue posizioni, e pur affermando di avere avuto dei genitori ed una sorella, dice di non avere alcun ricordo di loro. "Non ho più nessuno, solo e solitario! Io sono ormai intoccabile, non provo alcuna emozione e non voglio la pietà degli esseri umani… tantomeno di una sorella!". Il guerriero si prepara ad uccidere Castalia, che non accenna neppure a difendersi, ma un fascio di energia di Pegasus lo centra al volto, facendolo indietreggiare. Nonostante Castalia stessa gli dica di non rischiare la vita per lei, Pegasus cerca di difenderla col proprio corpo dal potere di Icaro, ma viene spazzato via e cade in un crepaccio antistante. Castalia tuttavia continua a confidare nel fatto che il suo allievo salverà Atena e, ignorando Icaro, riprende entrambi i ciondoli e si allontana. Più tardi, mentre Pegasus, precipitato in un lago, riprende i sensi, Icaro osserva la luna, simbolo di Artemide, ed improvvisamente ricorda una scena della sua infanzia, in cui cercava di proteggere la sorella. A sua volta, altrove, Castalia ricorda la stessa scena e, osservando i pendagli, capisce che Icaro è proprio il fratello perduto che aveva a lungo cercato. Anche Icaro è vicino alla stessa conclusione, ma continua a desiderare di non avere più sentimenti per diventare più forte. Le sue riflessioni sono interrotte dall'arrivo di Artemide, ed i due discutono circa le sconfitte di Teseo ed Odisseo per mano di avversari in teoria più deboli. "Forse che quei Cavalieri possiedano qualità che a noi non sono concesse?". Artemide comunque rassicura Icaro dicendogli che ha la sua protezione e, accarezzandolo, gli ricorda che è l'unico umano che lei abbia mai scelto e in cui riponga fiducia. Ora più sicuro di se, Icaro promette di uccidere Pegasus, l'uomo che aveva sconfitto gli Dei, e di mettere così fine alla minaccia dei Cavalieri. Annuendo, Artemide si allontana, affermando che Pegasus morrà davanti ad Atena stessa. Intanto, il Cavaliere continua ad avanzare alla ricerca della sua Dea, ma è rallentato dalle ferite e da uno strano dolore al petto, che quasi gli impedisce di controllare il suo corpo. Icaro, sapendo dove il ragazzo è diretto, si pone sulla sua strada per affrontarlo di nuovo, dicendosi che, dimostrandosi superiore a colui che ha sconfitto gli Dei, diventerà un Dio lui stesso. Finalmente, i due sono di nuovo faccia a faccia e la battaglia riprende. Icaro schiva gli assalti di Pegasus e lo colpisce, ma il ragazzo, il cui cosmo sta crescendo sempre di più, riesce a resistere ed a mettere a segno un colpo. Reagendo di conseguenza, Icaro aumenta l'energia dei suoi attacchi e, dopo alcune schermaglie, decide di far vedere Isabel a Pegasus un'ultima volta e con un attacco potentissimo lo lancia fin nella sala dove Atena si sta lentamente dissanguando. Nel vedere la sua Dea, Pegasus la supplica di non porre fine alla sua vita in quel modo, e finalmente i due sono riuniti. Nel vedere le ferite del suo Cavaliere, Isabel lo abbraccia, dicendo che ora non è più la divinità della Terra e quindi i Cavalieri sono liberi dai loro obblighi nei suoi confronti. "Qualunque cosa accada, la mia vita appartiene soltanto a te! Dovessi voltare le spalle al mondo! Non importa… non importa se la cosa offende così tanto gli Dei!" risponde Pegasus. A queste parole, Isabel ricorda la promessa fatta ad Artemide di uccidere il ragazzo se si fosse opposto ancora agli Dei e sembra intenzionata a mantenerla. Atena convoca Artemide e le chiede indietro lo scettro di Nike, in modo da poter uccidere il ragazzo. La Dea della Luna è soddisfatta dal vedere la sorella parlare in questo modo e le rende l'arma. Pegasus non può credere che proprio Isabel voglia ucciderlo, ma è pronto a lasciarla fare se questo è quel che lei vuole. Isabel punta lo scettro verso Pegasus e lo affonda nel suo torace per alcuni secondi prima di ritrarlo. Tutti i Cavalieri avvertono il cosmo di Pegasus indebolirsi paurosamente. Andromeda e, altrove, Cristal esitano e sono incerti sul da farsi, ma Phoenix e Sirio li convincono rispettivamente a proseguire per raggiungere Atena il prima possibile. Anche Tisifone, Asher ed Aspides avvertono quanto sta succedendo, e in particolare la sacerdotessa è turbata dalla probabile morte di Pegasus. Isabel intanto porta il corpo del Cavaliere verso il cuore del tempio di Artemide, e pensa a come gli uomini, nonostante commettano numerosi errori, siano capaci di amare, e proprio l'amore li rende più forti degli Dei stessi. Poggiato Pegasus a terra, Isabel decide di avere fiducia negli uomini e piange per lui, sotto lo sguardo confuso di Artemide ed Icaro. La fanciulla chiede perdono al Cavaliere per averlo obbligato a combattere ancora una volta e le sue lacrime lo risvegliano. Pegasus stringe la mano di Isabel e, guardandola negli occhi, afferma sorridendo di essere felice di lottare per lei. Vedendo Pegasus rialzarsi, Artemide capisce che Atena non lo ha ucciso, ma lo ha liberato dalla maledizione di Hades, che indeboliva il suo cosmo e gli causava quei violenti dolori al petto. Atena dichiara che Pegasus combatte non perché gli viene ordinato, ma perché vuole farlo, e parimenti lei ha deciso liberamente di mettere il suo cuore al servizio degli uomini per proteggerli. Artemide ordina ad Icaro di uccidere Isabel ed il Cavaliere obbedisce, ma il suo assalto viene fermato a mezz'aria da Pegasus. Ora nel pieno delle forze, Pegasus danneggia l'armatura del nemico ed i due si battono alla pari. Intanto, Artemide decide a malincuore di uccidere di persona la sorella e col suo cosmo fa calare la notte sulla zona. Mentre lo scontro tra Pegasus e Icaro continua, con colpi ricevuti da entrambi le parti, Atena spiega alla sorella che è per aiutare gli uomini che agli Dei è stata data l'immortalità. A sua volta, Artemide ricorda che gli uomini sono solo una creazione divina e fa comparire il suo arco d'oro, col quale porrà fine all'esistenza della sorella. Forte delle sue convinzioni, Isabel è pronta a farsi uccidere ed avanza verso Artemide. Intanto, Pegasus e Icaro scagliano i loro colpi segreti alla massima potenza, ed è il Cavaliere di Atena ad uscire vincitore dallo scontro. Icaro, la cui maschera ed armatura sono seriamente danneggiate, rischia di precipitare nel vuoto, ma viene salvato da Castalia. Finalmente fratello e sorella sono riuniti. L'angelo, il cui vero nome è Toma, racconta di aver cercato di diventare forte per poter proteggere la sorella, e per lo stesso motivo aveva messo da parte tutti i sentimenti, ma ora ha capito che sono proprio loro a dare l'energia di andare avanti. A sua volta, Castalia chiede perdono perché, spinta dal dolore, aveva smesso di cercarlo e si era rassegnata. Nel vedere Pegasus ed Isabel insieme, Toma vorrebbe rimediare ai suoi errori, ma teme che ormai sia troppo tardi, visto che Artemide sta per uccidere la Dea della Giustizia. Pegasus avanza faticosamente verso Isabel per proteggerla, ma inciampa e non riesce a raggiungerla prima che la freccia sia scoccata. A sorpresa però, Toma stesso protegge la fanciulla col suo corpo, ricevendo la freccia in pieno petto. "Il mio corpo si è mosso da sé. Forse questo significa essere un uomo?" L'angelo non sa spiegare il perché del suo gesto, ma prima di crollare tra le braccia di Castalia supplica Artemide di non uccidere Atena. Pegasus, frustrato da tutto quel che sta succedendo e dai discorsi sulle divinità, attacca rabbiosamente Artemide con un fascio di energia chiedendosi chi sono veramente gli Dei. La sua domanda trova inaspettatamente risposta quando il suo attacco si dissolve nel nulla prima di raggiungere il bersaglio ed un cosmo potentissimo appare sul posto, accompagnato del rossore del sole al tramonto. Comparendo dal nulla, Apollo, fratello di Artemide e Dio del Sole, raggiunge il campo di battaglia. Il Dio afferma che gli uomini non hanno il diritto di porsi domande sugli Dei, poi rimprovera Artemide per il suo fallimento e decide di occuparsi personalmente di Atena. Con un solo gesto, Apollo porta Isabel davanti a se e la solleva dalla gola per strangolarla. Il Dio considera Atena una divinità inferiore per essersi avvicinata troppo agli uomini, ma un colpo di Pegasus lo obbliga a lasciare andare la sorellastra. Senza preoccuparsi minimamente, Apollo si muove ad una velocità tale da diventare intangibile ed evitare il colpo, poi, indignato dal gesto di Pegasus, decide di ucciderlo per primo. Pegasus tuttavia ricorda le vittorie con Nettuno ed Hades e, nonostante gli avvertimenti di Isabel, avanza deciso verso il nemico. "C’è una sola cosa che Castalia non mi ha mai insegnato: abbandonare la battaglia voltando le spalle al nemico!" Pegasus sferra il suo pugno, ma si infrange contro il cosmo di Apollo, che crea una sfera ardente in torno a se. Il signore del sole ricorda la mortalità degli esseri umani e scatena un'esplosione terribile, ma Pegasus ribatte affermando che il cosmo rende gli uomini parte dell'universo, e quindi immortali, ed usando tutte le sue forze riesce a contrastare l'immensa energia del nemico. L'esplosione, la cui luce viene vista da tutti al Grande Tempio, dissolve i frammenti dell'armatura di Pegasus e persino i suoi vestiti, lasciandolo nudo di fronte al Dio. Persino in queste circostanze l'eroe continua ad avanzare minacciosamente contro il Dio, ed anche Isabel, a sua volta nuda dopo l'esplosione, decide di seguirlo, per mostrare ad Apollo la sua determinazione nello schierarsi con gli uomini. Apollo è sempre più infastidito dalla determinazione del ragazzo e della sorella, ma prima che possa contrattaccare, Pegasus, deciso a colpirlo almeno una volta, brucia al massimo il suo cosmo e si lancia all'attacco. "Se gli errori dell’uomo lo hanno davvero destinato all’estinzione, un ultimo colpo proverà che l’uomo è esistito. Lascerà una sua traccia indelebile! Brucia ai limiti estremi, mio cosmo!". Il potere del suo cosmo genera una nuova armatura a sua difesa, ed anche grazie ad essa Pegasus riesce a ferire superficialmente al volto il Dio. Una nuova battaglia ha inizio.
Censure Mediaset /
Dati originali: Artemide: Arthemis. Apollo: Apollon. Odisseo: Odysseus. Teseo: Theseus. Toma di Icaro: Icarus Touma.
Manga: L'OAV non esiste nel manga.
Videocassette: L'episodio non è presente in videocassetta.
Fonti: Artemide è la Dea della Caccia nella mitologia greca. Era sorella pura di Apollo e, come lui, era esperta nell'uso dell'arco, che poteva usare anche per scatenare epidemie. Devota alla castità, puniva orribilmente chi osava insidiare lei o le ninfe del suo corteo. Icaro prende il nome da Icaro, personaggio mitologico figlio di Dedalo che, dopo essersi costruito delle ali con piume tenute insieme dalla cera, le usò per fuggire dal labirinto di Cnosso. Per superbia e imprudenza volò troppo vicino al sole, il cui calore sciolse la cera facendolo precipitare mortalmente in mare. Teseo è omonimo del leggendario re di Atene che uccise il Minotauro affrontò le Amazzoni e prese parte al viaggio degli Argonauti insieme a Giasone ed altri eroi. Odisseo prende il nome dall'originale greco di Ulisse, il navigatore che, dopo aver permesso ai Greci di vincere la Guerra di Troia, passò anni in mare senza poter tornare in patria per una maledizione di Nettuno. Per Apollo vedere il 3° OAV.
La logica, questa sconosciuta: Patricia, dopo aver ritrovato il fratello dopo 7 anni, dovrebbe prendersi cura di lui insieme ad Isabel, invece nel film non compare. Isabel impedisce che i giavellotti di Teseo ed Odisseo uccidano Pegasus, ma lascia comunque che venga ferito di striscio. Per essere un angelo, Teseo ha una pettinatura piuttosto moderna con tanto di trecce rasta. Pegasus si regge appena in piedi, come fa a raggiungere da solo il Grande Tempio dal Giappone? Il comportamento di Tisifone, Asher ed Aspides non ha alcun senso, attaccano Pegasus solo perché gli viene ordinato e non ci sono elementi ad indicare che stanno solo fingendo o che sono stati soggiogati da Artemide. L'armatura di bronzo di Pegasus era stata distrutta da Thanatos, quindi come mai ora si trova intatta in Grecia? (vedi Note). Andromeda viene lanciato a testa in giù contro il pilastro in cui sono le anime dei Cavalieri d'oro, ma prima di cadere ha il tempo di piegare il busto e guardarsi attorno. Nonostante Andromeda e Phoenix cadano più volte in acqua, non sembrano mai avere i capelli bagnati. Quando Pegasus indossa l'armatura manca l'elmo. Perché Castalia non indossa l'armatura prima di raggiungere il Grande Tempio? Isabel ha i poteri di guarire Pegasus dalla maledizione di Hades, quindi perché non lo ha risvegliato subito dal coma? La freccia di Artemide è ben visibile quando Icaro è di fronte ad Isabel, ma sembra sparire quando il ragazzo cade tra le braccia della sorella. Il potere di Apollo disintegra sia i vestiti che i resti dell'armatura di Pegasus, ma sul corpo del Cavaliere non c'è un graffio. Non è un errore in se, ma il modo in cui Isabel abbraccia Pegasus quando i due si ritrovano è certamente particolare. Quando viene inquadrato Sirio dopo la sconfitta di Odisseo, la posizione del suo braccio sinistro è leggermente diversa di quando l'Angelo si allontana dai due Cavalieri prima di esplodere. Quando Pegasus attacca Touma con il Fulmine nel loro primo scontro, sull'armatura dell'Angelo appaiono delle leggerissime ammaccature sull'addome e sul bracciale sinistro dove il Fulmine colpisce, ma subito dopo non ce n'è più traccia.
Note: "Io sono Pegasus, di Atena Cavaliere!". Il film è ambientato alcuni mesi dopo la conclusione della saga di Hades. I Cavalieri, a parte Pegasus, sono guariti dalle loro ferite. Non c'è traccia però di Patricia. Le condizioni di Pegasus sono ovviamente dovute alla spada di Hades, con cui il ragazzo fu ferito alla fine della saga dell'aldilà. La spada, pur non avendolo ucciso, sembra averlo privato del cosmo e dei cinque sensi. Evidentemente Atena ha salvato i Cavalieri dalla distruzione dell'aldilà grazie ai suoi poteri divini. Il nome dell'angelo biondo non viene mai nominato nel film, ma in altre fonti ufficiali è chiamato Teseo. È ignoto se Teseo ed Odisseo sono effettivamente i personaggi leggendari o solo degli omonimi. Il modo in cui arrivano alla baita ed un successivo discorso di Artemide suggeriscono però che non siano esseri umani, ma veri e propri angeli. La punizione decretata da Zeus per Pegasus e, più avanti, i Cavalieri d'oro, suggerisce che il padre degli Dei era d'accordo con i piani di distruzione di Nettuno ed Hades. Le sue ragioni però al momento restano sconosciute. Come già era successo nel 3° OAV, Atena ed una divinità, in questo caso Artemide, si riconoscono subito pur non essendosi mai incontrate in epoche recenti, probabilmente grazie al cosmo. Per la prima volta nella serie, Isabel fa apparire la staffa con l'emblema di Nike solo usando il suo cosmo. Lo scettro sembra considerato il simbolo del potere di Atena, ed è plausibile che senza di esso la Dea, non essendo nel suo vero corpo divino, non possa usare a pieno i suoi poteri. Il fatto che Atena sia la Dea della Terra, nel senso della Dea che protegge la Terra, viene accennato per la prima volta da Syria nel 97° episodio. La spiegazione viene data nell'Hypermyth, in cui si spiega che Atena fu l'unica Divinità a porsi in difesa della Terra quando Ares decise di conquistarla. Nel sogno / flashback di Pegasus rivediamo la scena in cui Hades lo aveva colpito al cuore. Il Dio della Morte è disegnato come una figura indistinta, probabilmente per evitare di mostrarne la versione di Araki prima della conclusione della saga di Hades nell'anime. Curiosamente, l'armatura divina di Pegasus stavolta è bianca, e non azzurra come in una scena del 125° episodio aggiunta alla versione DVD, o come poi comparirà negli episodi dell’Elisio. Le divinità che i Cavalieri d'oro incontrano in quel che sembra un processo sono verosimilmente le dodici divinità maggiori olimpiche, a cui vanno sottratti Atena, Artemide e forse Apollo. Tra i Cavalieri d'oro ci sono Shin e Kanon, mentre non pare esserci traccia di Micene. Sebbene tutti abbiano gli occhi aperti, incluso Virgo, Libra e Shin parlano senza muovere le labbra, prova ulteriore che sono solo le loro anime ad essere in quel luogo. L'esistenza del fratello di Castalia era stata accennata la prima volta nel n°27 del manga (edizione Starcomics). In qualche modo Asher, Aspides e Tisifone hanno riparato le loro armature dopo i danni subiti per mano di Tahantos sempre nel n°27 del manga, ma visto che Mur è morto è possibile che le armature si siano esteriormente auto riparate, com'è successo varie volte nella serie. E' invece più misteriosa la presenza dell'armatura di bronzo di Pegasus. La corazza era stata distrutta da Thanatos ed in seguito i frammenti si erano evoluti diventando l'armatura divina. Visto che anche gli altri Cavalieri indossano le armature di bronzo, si può ipotizzare che in seguito alla vittoria su Hades le corazze divine siano tornate ad essere semplici armature di bronzo, e che la trasformazione abbia riparato i danni. Come la corazza sia finita in una caverna sotterranea del Grande Tempio è ignoto. La maledizione di Hades, oltre ad aver privato Pegasus del cosmo e dei sensi, sembra reagire dolorosamente alla vicinanza con l'armatura o con Atena. È possibile che l'armatura stessa, originariamente nata dal sangue di Atena, diminuisca l'effetto del maleficio, permettendo a Pegasus di usare almeno in parte il suo cosmo ed il Fulmine contro Odisseo. Non sappiamo come mai Andromeda e gli altri vengano al Grande Tempio, ma è probabile che avvertano il cosmo di Isabel diminuire e quello di Artemide comparire, e questo li spinga ad investigare. Anche se apparentemente sembra pietra, il pilastro in cui sono sigillate le anime dei Cavalieri d'oro è molto più resistente, visto che non crolla nonostante più volte i Cavalieri vi vengano lanciati contro. E' possibile che gli Dei vi abbiano apposto il loro sigillo, come Atena fece con l'anfora di Nettuno o la torre degli Spectre. Inoltre, è interessante notare che le figure dei Cavalieri d'oro sono più grandi di normali esseri umani, segno ulteriore che il pilastro ha quella forma per essere di monito a chiunque lo veda anche da lontano. Durante lo scontro tra Andromeda, Phoenix e Teseo, i Cavalieri d'oro piangono sangue, in maniera simile a com'era successo a Gemini, Acquarius e Capricorn durante la saga di Hades. La frase in cui nominano i Cavalieri di bronzo come loro successori ricorda invece i commenti di Pegasus e gli altri quando indossarono le armature d'oro nell'Elisio. Rispetto alla saga di Hades, l'occhio di Cristal è guarito e Sirio sembra avere di nuovo la vista. Nel primo caso, si era detto più volte che la ferita causata da Abadir era solo superficiale alla palpebra e l'occhio sarebbe guarito presto, nel secondo si può solo ipotizzare che qualcosa durante la battaglia in Ade, forse l'armatura divina o il cosmo necessario a raggiungerla, abbia rimediato agli effetti del potere di Krisaore. Oltre a saper lanciare attacchi d'energia, Odisseo sembra capace di controllare a piacimento i colpi nemici, e di rimandarli indietro aumentandone la potenza. Nel caso di Pegasus, riunisce le sfere del Fulmine in una sola, essenzialmente ricreando la Meteora di Pegasus. In passato solo le divinità avevano mostrato poteri simili. Per la prima volta Cristal si mostra capace di congelare anche dei colpi d'energia, in passato vi riusciva solo con le fiamme o altri elementi solidi. Nonostante, come visto nel fumetto introduttivo al film, Icaro abbia passato alcuni anni nella prigione Olimpica, probabilmente per aver osato ambire alla forza degli Dei, sembra bene informato sugli scontri e le vittorie passate di Pegasus, in particolare quelle contro Hades e Nettuno. Non è chiaro quando Icaro riconosca Castalia come sua sorella, visto che quando si incontrano nel deserto non sembra neppure leggermente stupito di vederla e non la chiama neppure per nome, ma più avanti ha un breve ricordo della loro infanzia. Secondo alcune teorie, la maschera che il ragazzo indossa gli ha offuscato parzialmente o completamente la memoria, e solo quando si incrina la sua vera personalità riemerge. Non ci sono comunque prove a sostegno di questa versione. Le parole di Isabel sui pregi ed i difetti dell'umanità ricordano quelle del 3° OAV, film con cui questo lungometraggio ha vari punti in comune. La scena in cui Pegasus crea dal suo cosmo una nuova armatura con la quale riesce a ferire superficialmente Apollo si trova dopo la sigla finale, e non è quindi certo che sia da considerare parte del film. Subito prima, una breve scena mostra un enigmatico dialogo tra Pegasus e Isabel, tornati a vivere normalmente. Da fonti esterne e interviste, pare che Apollo li abbia privati della memoria, cercando in questo modo di spezzare il legame che li unisce, e che siano proprio i ricordi perduti che Pegasus dice di voler andare a cercare.
Inizialmente, questo film sarebbe dovuto essere l’inizio del seguito ufficiale della serie classica, con il beneplacido dell’autore Kurumada, che aveva scritto un breve capitolo di prologo. Pare però che, in corso di produzione, sorsero dei dissidi tra il mangaka, che voleva un film più incentrato sui combattimenti, e la Toei, che, volendo farlo uscire nelle sale per San Valentino, spinse per una virata più romantica e poetica. Lo scarso riscontro al botteghino provocò una temporanea frattura tra le parti, al punto che i capitoli successivi della serie di Ade all’epoca ancora inediti - Inferno ed Elisio - vennero subappaltati dalla Toei alla Avex e prodotti con la più totale fedeltà al fumetto, oltre che con risorse economiche limitatissime. In seguito, Kurumada ha disconosciuto questo film, di fatto rimuovendolo dalla continuity, e ne ha ripreso qualche elemento e personaggio nel suo manga prequel e sequel Saint Seiya Next Dimension, che di fatto prosegue le vicende del manga. Dal canto suo, sancita la pace con l’autore, la Toei ha prodotto - diversi anni dopo - Saint Seiya Omega, seguito ufficiale della sola serie animata, ambientandolo in un futuro più lontano in modo da non scontrarsi con il resto della continuity.
Commenti: "Io credo nella grandezza dell’umanità… malgrado tutto!". Dopo più di dieci anni di attesa, la saga degli Dei diventa finalmente realtà ed apre i battenti con un film che suscita giudizi contrastanti. Il tema principale del racconto è il complesso rapporto tra le divinità e gli uomini, rappresentato dalla contrapposizione tra Artemide, che vuole punire la sorella per essere stata troppo vicina ai mortali, ed Atena, che invece è disposta a rinunciare al suo status divino per proteggere gli uomini. La contrapposizione tra umano e divino viene poi rispecchiata ulteriormente dai principali guerrieri delle due divinità: Icaro aspira a diventare un Dio e crede che la via da seguire sia mettere da parte i sentimenti, Pegasus invece ha sconfitto due divinità venendo proprio guidato dai sentimenti. Man mano che il film si sviluppa, l'essere una divinità assume via via più sfumature, dai commenti di Teseo ed Odisseo, stupiti dal vedere negli esseri umani una determinazione che agli Dei manca, alle parole di Isabel, secondo cui le divinità dovrebbero essenzialmente mettersi al servizio degli uomini, seguendo la logica che un grande potere comporta grandi responsabilità verso chi è più debole. Da questo scontro tra titani viene preso nel mezzo Pegasus che, debole e moribondo come non mai, sfoga la sua genuina frustrazione attaccando Artemide e dichiarando di combattere solo perché lo vuole, e non perché gli viene ordinato. Leggermente più in secondo piano, ma comunque evidente, è lo svilupparsi del rapporto tra Isabel e Pegasus. Sembra ormai evidente che gli sceneggiatori hanno deciso per i due una storia d'amore, dal momento che solo l'amore può spiegare la quieta rassegnazione di Pegasus quando Isabel finge di ucciderlo, o la decisione di Isabel stessa di affidare la Terra ad Artemide. Entrambi i temi sono resi perfettamente grazie ai dialoghi che, anche se un filino ripetitivi, sono di ottimo livello. Se però, per il livello degli argomenti trattati, ed il modo in cui vengono affrontati, questo film può essere considerato come uno dei momenti più alti nella storia dei Cavalieri, altrettanto non si può dire per i combattimenti. In passato, la serie era sempre riuscita a trovare quel delicato equilibrio tra il dialogo e l'azione, tra i sentimenti e le scene di lotta, e ciò aveva senz'altro contribuito a renderla una delle migliori in assoluto. Purtroppo in questo film quell'equilibrio sembra essersi spezzato, i combattimenti sono pesantemente sacrificati ed a causa di una regia non sempre all'altezza sono per lo più privi di ritmo. Lo scontro tra Andromeda, Phoenix e Teseo è quello realizzato meglio, e contiene una scena abbastanza spettacolare quando i due fratelli uniscono le forze e combattono insieme, ma quello tra Sirio, Cristal ed Odisseo è fortemente penalizzato dall'assenza delle scene più importanti. È ovvio che il regista e lo sceneggiatore hanno voluto concentrarsi sulle motivazioni dei Cavalieri più che sul combattimento vero e proprio, ma la cosa lascia comunque l'amaro in bocca, specie visto che i personaggi praticamente non si vedono più fino alla fine del film. Più in generale, gli altri quattro Cavalieri vengono quindi pesantemente retrocessi da protagonisti a mere comparse, e non sarebbe cambiato molto se nel film non fossero proprio stati presenti. Abbastanza sacrificato è anche il duello finale tra Pegasus ed Icaro, penalizzato dai continui cambi di scena su Isabel ed Artemide, che ne spezzano inevitabilmente il ritmo. Passando ai personaggi, i più affascinanti sono ovviamente Artemide e Toma. La prima appare molto genuina nella sua incapacità di capire le ragioni di Atena, cosa comprensibile per chi non ha vissuto per anni insieme agli umani, mentre nel secondo viene approfondito molto bene l'accecante desiderio di diventare una divinità uccidendo un uomo che in passato aveva sconfitto gli Dei. Purtroppo, per entrambi ci sono anche delle note negative, Artemide non riesce mai a farsi considerare una vera minaccia, ed alla fine scompare senza alcuna spiegazione, mentre con Toma non c'è alcuna spiegazione del rapporto con la ritrovata sorella Castalia. Quanto a Teseo ed Odisseo, entrambi introducono elementi interessanti ed innovativi nella serie, la capacità del primo di volare, quasi in stile Dragonball, e del secondo di usare a proprio piacimento gli attacchi nemici, ma il loro contributo al film si ferma qui ed alla fine risultano tutto sommato sterili e privi di qualsiasi approfondimento psicologico. La nota peggiore del film però è il comportamento, del tutto inspiegabile, di Tisifone, Asher ed Aspides. I tre, che (cronologicamente) pochissimo tempo prima avevano rischiato la vita per proteggere Patricia in nome dell'amicizia nei confronti di Pegasus, ora attaccano il ragazzo senza esitazioni solo perché gli è stato ordinato da Artemide. Si può ipotizzare che Tisifone abbia finto di uccidere Pegasus per fargli trovare l'armatura, ma gli altri due sembrano genuinamente decisi ad ucciderlo senza alcuno scrupolo, e nel film non viene detto o accennato niente che suggerisca che in qualche modo fossero sotto il controllo di Artemide. Per di più, il ruolo di tutti e tre è del tutto inutile allo svolgimento del film e sarebbero potuti essere messi tranquillamente da parte senza rimpianti. Molto migliore la resa dei Cavalieri d'oro, che per buona parte del film sono i soli ad avere chiare la loro missione e la loro posizione nello schema delle cose. Resta solo da sperare che un eventuale seguito non si dimentichi di loro, come pare successo con Patricia, lasciandoli a soffrire per il resto dell'eternità. Un ultimo commento sulla realizzazione tecnica del film: sublimi i disegni della coppia Araki-Himeno, di nuovo insieme dopo la saga di Hades, nella quale non avevano collaborato praticamente, e notevole anche l'uso della computer graphics, che viene sapientemente usata per aiutare i disegnatori e non per sostituirli, dando così ottimi risultati. Ben fatte, a mio parere, le musiche, generalmente appropriate anche se di un gradino sotto quelle della serie classica.