SAINT SEIYA SOUL OF GOLD - EPISODIO N°2
SVELATO, IL SEGRETO DI YGGDRASIL!
Disegnatori ?
Data: 1990.
Personaggi presenti: Aioria, Lyfia, Mu, Aldebaran, Doko, Milo, Heracles di Tanngrisnir, Fafner di Nidhogg, soldati di Asgard, abitanti di Asgard.
Nella tormenta di neve, Lyfia, tornata in sé, accompagna un esausto Aioria alla ricerca di un rifugio, mentre il Cavaliere le dice che anche i suoi compagni molto probabilmente si trovano ad Asgard. Raggiunta una baita, il ragazzo sviene. Lyfia lo mette a letto e accende il caminetto, ma si accorge che non c'è né cibo né acqua, così esce di nuovo e raggiunge il villaggio vicino per chiedere aiuto nonostante la tempesta. Nessuno però le apre la porta, e alla fine anche lei crolla nella neve, ma per sua fortuna compare Mu, che la porta all'interno di una casa salvandola dall'assideramento. Al risveglio, Lyfia trova un bambino che le porge dell'acqua, mentre Mu le dice che per tutto il tempo ha ripetuto il nome di Aioria nel sonno. Lyfia, ignara del fatto che i due siano compagni, dice che il Leone ha creduto in lei nonostante fosse uno straniero, e per questo le è molto caro e vorrebbe aiutarlo, ma nessuno sembra volerle dare cibo o acqua. Mu spiega di essere in quel villaggio da giorni e di averlo trovato deserto, con tracce come se fosse stato abbandonato all'improvviso, e quell'unico bambino come superstite essendo andato al fiume a raccogliere acqua prima che tutti svanissero. Lyfia avverte che sta accadendo qualcosa di terribile, sensazione confermata dalla presenza di due soldati di pattuglia. Secondo il bambino, fanno sempre ritorno al tempio al centro del paese, dove si trova anche un Cavaliere di Asgard con l'effige di un drago. Terrorizzata, Lyfia capisce che si tratta di Fafner di Nidhogg, un uomo crudele che fa studi su Yggdrasil per ordine di Andreas, non esitando nemmeno a compiere esperimenti umani. Decide comunque di andare a indagare, ma Mu la convince a portare cibo e acqua ad Aioria, promettendo che se ne occuperà lui. Quando il bambino svela lo scrigno dell'armatura dell'Ariete, la ragazza comprende finalmente l'identità del suo salvatore. Poco più tardi, Mu raggiunge il tempio, da cui si innalzano grida di dolore che spaventano persino i soldati di guardia, spingendoli a dubitare di Fafner. Il Cavaliere li sente, ma l'arrivo dell'Ariete rimanda qualsiasi punizione, visto che Fafner decide di usarlo per i suoi esperimenti. Sconfitte facilmente le guardie con la psicocinesi, Mu prova a difendersi dalla frusta del Cavaliere con il Crystal Wall, ma l'arma, potenziata dal trovarsi ad Asgard, sfonda la sua barriera e lo travolge, lasciandolo alla mercé del nemico. Catturato, viene imprigionato tra le radici di Yggdrasil, dove Fafner inizia a succhiare il suo cosmo per favorire la crescita dell'albero. Pur sofferente, Mu rifiuta di chiedere pietà, e al contrario sorride. Intanto, Aioria finalmente si sveglia e viene raggiunto da Lyfia, che, felice di scoprire che si è ripreso, lo informa della situazione. Nel tempio, Mu spiega di essersi lasciato sconfiggere per poter studiare Yggdrasil da vicino e brucia il suo cosmo, liberandosi. Il Cavaliere d'Ariete non è uomo da poter combattere se non ne ha ben chiari i motivi, così ha preferito attendere che essi si mostrassero ai suoi occhi, ma ora è libero di sferrare la Starlight Extinction e travolgere l'avversario. Ferito solo lievemente, Fafner vorrebbe proseguire lo scontro, ma Mu avverte che ormai il Leone dormiente si è risvegliato, e infatti in quel momento Aioria fa irruzione insieme a Lyfia, costringendo l'Asgardiano a fuggire. Subito dopo, Mu crolla ansimante, con i marchi da Einherjar sul viso. Liberati gli abitanti del villaggio, Ariete e Leone concordano che qualcosa di malefico stia crescendo all'interno di Yggdrasil e decidono di andare a indagare, come detto anche da Hilda e Aioros.
Intanto, più o meno contemporaneamente all'avventura di Mu, Aldebaran raggiunge un'arena tra le nevi, dove Doko di Libra sta dando spettacolo sconfiggendo facilmente chiunque lo sfidi, in attesa che qualche compagno lo trovi. I due vanno a bere insieme, e Aldebaran confessa i suoi dubbi: erano morti in Ade, ma ora sono stati riportati in vita ad Asgard, quindi qualcuno si sta servendo di loro nonostante l'unica cui dovrebbero obbedire sia Atena. Il fatto che Doko la prenda così tranquillamente, perdendo anche tempo a bere, irrita ancora di più il Toro, ma Libra, pur ammettendo che qualcuno li vuole sicuramente usare, ammette di non essersi mai sentito vivo come ora, e sospetta sia lo stesso per il compagno, che, preferendo normalmente le azioni alla teoria, è ancora lì anziché aver fatto ritorno al Santuario. La conversazione viene interrotta da un richiamo: è il Cavaliere di Asgard Heracles di Tanngrisnir che, entrato nell'arena, sfida Doko a combattere. Libra accetta, ma fa combattere Aldebaral al suo posto, per permettergli di vendicare la sconfitta subita per mano di Alcor e Mizar al tempo della prima guerra tra Atene e Asgard. Riluttante, il Toro indossa l'armatura e si dispone nella classica posa a braccia conserte, ma rifiuta di attaccare, difendersi o persino muoversi nonostante l'avversario lo colpisca con la sua Ruota Falce, usando gli enormi coprispalla come dischi e ferendolo di taglio. La ragione è presto detta: Atena ha vietato i duelli personali, e quindi sente di non poter combattere finché non scoprirà per quale motivo è tornato in vita e si trova ad Asgard. Non volendo rinunciare al divertimento, Heracles cerca di motiverlo usando la spada per lanciare una scarica di energia verso il pubblico dell'arena, e costringendo Aldebaran a difenderli con il proprio corpo. L'Asgardiano lo crede morto, ma Doko avverte che non è così, e che anzi il cosmo del Toro sta crescendo. Aldebaran si chiede come avesse potuto dimenticare che lui non è il tipo d'uomo interessato a ragione o teorie, ma solo ai fatti: preferisce che siano altri a riflettere, tanto le ragioni prima o poi si mostreranno da sole. Brucia poi al massimo il suo cosmo, al punto che il corno spezzato dell'elmo per qualche momento ricresce e si trasforma, permettendogli di respingere Heracles con il Great Horn. Sorpreso, il Cavaliere di Asgard ammette che per un attimo il cosmo di Aldebaran ha superato il suo, e preferisce ritirarsi. Anche Toro però crolla affaticato, mentre sul corpo gli compaiono i marchi da Einherjar. Più tardi, lui e Doko si mettono in cammino verso Yggdrasil.
Altrove, Milo ha messo alle strette un soldato, apprendendo che nella vallata lì vicino si trovano sia i Cavalieri di Asgard che un Cavaliere d'Oro.
La logica, questa sconosciuta: Mu dice di essere ad Asgard da diversi giorni (vedi Note). E' bizzarra la presenza di un'arena in stile greco-romano in mezzo alle nevi di Asgard. Lyfia corre a cercare cibo e acqua, ma avrebbe potuto ottenere facilmente la seconda dalla neve fresca. Doko va tranquillamente a brindare con Aldebaran, senza alcun accenno a Shiryu che in quel momento dovrebbe star combattendo in Ade. Inoltre, non dovrebbero avere soldi e quindi poter pagare i drink. Dove sono gli scudi e l’elmo di Doko, o gli elmi di Mu e Aioria? Quando Aldebaran indossa l'armatura, i capelli lunghi scompaiono completamente. Lo scrigno dell'armatura di Leo è comparso dal nulla, e in generale tutti gli scrigni sono decisamente più piccoli che in passato. Mu dice di aver fatto tutto per poter studiare Yggdrasil, ma all'inizio non poteva sapere che le radici fossero nel tempio. Nello scorso episodio, Milo interrogava il soldato indossando la propria armatura d'oro, ma ora non ce l'ha.
Note: 6. Un episodio interessante più che avvincente, dove la parte più riuscita è il parallelismo tra Mu - che preferisce pensare prima di agire - e Aldebaran - che preferisce agire e lasciare i ragionamenti agli altri. I loro dubbi, portati avanti di pari passo grazie all'alternanza delle scene, si risolvono nel medesimo momento, esaltando le diverse personalità di entrambi. A soffrirne sono però gli scontri, ammesso che tali possano essere chiamati, e soprattutto i due Cavalieri di Asgard Fafner e Heracles, per adesso banali e stereotipati. Strana anche la leggerezza di Doko, poco in linea con il vecchio maestro della serie classica.
I due Cavalieri di Asgard hanno come simboli animali della mitologia nordica. Quello di Fafner è il drago Nidhogg, che nel mito vive tra le radici di Yggdrasil - non a caso teatro del duello - cercando di eroderle e consumarle, mentre quello di Heracles è Tanngrisnir, una delle due capre che tiravano il carro di Thor, il cui nome vuol dire "che arrota i denti". Seppur mortale, veniva periodicamente resuscitata dal dio ricomponendone la pelle e le ossa, che però dovevano rimanere integre. Come Frodi, entrambi usano delle armi, che nel caso del primo è una specie di frusta retrattile, vagamente simile a quella di Ryuho negli ultimi episodi di Omega, normalmente nascosta nel bracciale. Heracles invece usa una mazza a mò di spada, alternando colpi diretti, scariche di energia, lanci come se fosse un boomerang o usandola per lanciare gli scudi taglienti che porta sulle spalle. In termini di personalità, il primo è una specie di scienziato e ricorda molto da vicino Schiller del Cancro, non esitando a imprigionare le persone per i suoi esperimenti necessari per il sostentamento di Yggdrasil, mentre il secondo non mostra tratti particolari ma sembra amante della battaglia, per sleale che sia. Lyfia, che è tornata in sé dopo la misteriosa possessione dello scorso episodio, conosce almeno il primo di fama, a confermare una certa familiarità con i nuovi Cavalieri di Asgard agli ordini di Andreas. Da notare anche che entrambi hanno una pietra incastonata nelle armature, molto simile ai vecchi zaffiri di Odino.
Tra i Cavalieri d'Oro, tornano Mu, Doko e Aldebaran, oltre a Milo intravisto nel finale. Mu indossa i tradizionali abiti del Jamir simili a quelli con cui si presentò a Sirio nel 10° episodio, e afferma di essere arrivato al villaggio già da alcuni giorni: a meno che Aioria non sia tornato in vita diversi giorni dopo di lui, bisogna a questo punto supporre che il Cavaliere di Leo sia rimasto prigioniero in cella più a lungo di quanto fosse sembrato nello scorso episodio. Parlando proprio di Aioria, Mu ripete un paio di volte che "il leone si è addormentato", citando il celebre motivetto del 1948 "The Lion Sleeps Tonight", e non è nemmeno la prima volta visto che lo Spectre Giganto lo aveva parafrasato nel 122° episodio della serie classica. Il fingersi sconfitti per carpire i segreti del nemico invece è un vecchissimo trucco usato di tanto in tanto anche nella vecchia serie, ad esempio da Sirio nel 3° OAV. Doko, che a fine puntata indossa abiti cinesi simili a quelli di Sirio con il pantalone verde scuro visto nel 120° episodio della serie classica, ha invece iniziato a combattere in un'arena, esteticamente basata sul Colosseo di Roma, già fonte di ispirazione del Palazzo dei Tornei nella serie classica. Col senno di poi, si trovava lì già nello scorso episodio, visto che aveva lo stesso fondale alle spalle durante il messaggio di Aioros. L'esistenza di una costruzione del genere è abbastanza strana, visto che le genti di Asgard avevano sempre mostrato un relativo pacifismo, e che Ilda difficilmente avrebbe tollerato battaglie ricreative per una popolazione già duramente provata dal clima. D'altra parte, sembra trovarsi molto lontano da Yggdrasil, e quindi dal palazzo di Ilda, ed è abbastanza malridotta da poter essere la rovina di qualche vecchia arena, in disuso fino all'arrivo di Doko. Il Cavaliere di Libra, i cui scudi sembrano scomparsi insieme all'elmo, dice ad Aldebaran di non chiamarlo formalmente Roshi, ovvero "vecchio maestro", il nome con cui è stato conosciuto per quasi tutta la serie classica, e accenna all'aver vissuto per oltre 200 anni grazie al Misopethamenos donatogli da Atena alla fine della guerra sacra del 1743. La leggerezza che mostra in questo episodio, simile a quella vista nei flashback dei manga prequel Lost Canvas e Next Dimension, è bizzarra perché nell'episodio 120 della serie classica Doko era finalmente tornato all'antica gioventù, ma solo da un punto di vista fisico, senza cioé perdere i ricordi o la maturazione avvenuta in quei due secoli.
Primo a entrare in scena tra i Cavalieri d'Oro la cui morte originale aveva preceduto il Muro del Pianto, Aldebaran compare in abiti civili occidentali, con una magliettina giallognola simile a quella vista nel flashback del 91° episodio della serie classica, e i capelli lunghi della serie di Hades. Girando un po' il coltello nella piaga, Doko gli ricorda la sconfitta subita per mano di Alcor e Mizar nel 74° episodio, definendola "umiliante", anche se le due agili tigri non vengono citate espressamente. Toro ricorda la regola per cui i Cavalieri non possono combattere duelli personali, ma solo per Atena: è uno dei principi alla base sia della serie classica che di Omega, citato da Arles come prima accusa contro Pegasus e soci, e da Geki a Palaestra per sedare le liti tra studenti. Aldebaran e Doko bevono liquore con ghiaccio, come Radamante nella serie di Hades, e ballano intorno al motivo per cui non sono ancora tornati al Santuario, senza però spiegarlo apertamente. Sempre la serie di Hades, oltre che Lost Canvas e Next Dimension, viene citata indirettamente da Heracles quando pensa che il Toro sia morto in piedi, cosa che effettivamente è una specie di tradizione per i custodi della seconda casa. Nel bruciare al massimo il suo cosmo, Aldebaran non usa il classico verbo "brucia", ma dice "ribolli", continuando la personalizzazione iniziata in Omega. A differenza di Aioria, non riesce a far evolvere l'intera corazza in armatura divina, ma solo il corno sinistro che, spezzato sin dai tempi del 44° episodio per mano di Pegasus, ricresce e si allunga.